Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
14 July 2014

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 33 - Edizione CA)
Iniziativa del Fai
La rinascita e i mestieri verdi
 
E se la rinascita passasse per il paesaggio e i “mestieri verdi”? È la domanda al centro dell'iniziativa proposta per oggi alle 17,30 all'Istituto europeo di design, viale Trento 39, dal Fai Sardegna.
Dopo i saluti della presidente regionale Maria Antonietta Mongiu e del capo delegazione di Cagliari Giovanni Cappai, l'incontro si articolerà in tre focus coordinati da Susi Ronchi con esperti di scienze agrarie, architetti, paesaggisti, dirigenti del settore. Il primo focus si concentra sul tema “Città Periferia Campagna: un filo verde tra agricoltura biodiversità giardini”, il secondo su “Le scuole del verde”, il terzo su “Il progetto nel verde”.
Partecipano l'agronomo Angelo Aru, l'ex direttore regionale del Mibact Paolo Scarpellini, Enza Chessa del dipartimento di Economia e Sistemi arborei dell'Università di Sassari, il dirigente del Corpo forestale Giuseppe Delogu, i direttori del dipartimento di Agraria di Sassari Giuseppe Pulina e dello Ied Ilene Steingut, gli architetti Teresa De Montis, Giaime Cabras e Marinella Cogodda, il land artist Antonino Pirellas.
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 32 - Edizione CA)
I vuoti urbani di Castello
Le ferite dei bombardamenti trasformate in discariche
Troppi gli spazi distrutti e abbandonati. Frau: «Bisogna anche conservare la memoria»
 
Le ferite dei bombardamenti sono ancora evidenti. In alcune zone di Castello il tempo si è fermato al 1943, tra le macerie dei palazzi. Diversi spazi inutilizzati sono stati trasformati in parcheggi, discariche e ripostigli e l'assessore Paolo Frau annuncia che col Piano particolareggiato del centro storico sarà previsto il recupero di quelle aree.
«Lì dentro fanno di tutto», commenta un anziano residente indicando un rudere tra via Cannelles e via Lamarmora. «Credo che lo usino come discarica. Ma negli spazi nascosti del quartiere ci sono anche attività illecite e nessun può dire niente»: l'uomo chiede di mantenere l'anonimato perché se il rione alto della città non è più pericoloso come un tempo, tra gli abitanti esistono ancora codici da rispettare. «Dove ci sono i palazzi distrutti c'è spesso un viavai di gente, in alcuni casi si tratta di residenti abusivi mentre altri vanno per buttare rifiuti. Ma c'è chi parla anche di piante di marijuana», racconta un'altra residente, rigorosamente anonima. «Non ci sono più i vigili e non c'è controllo - aggiunge - una volta ho fatto una segnalazione alla Polizia e la pattuglia si è fermata sotto casa per chiedermi informazioni, mostrando a tutti che li avevo chiamati io: non si fa così, altrimenti ci facciamo fa gli affari suoi».
A Castello non ci sono solo la Cattedrale, il palazzo Regio e altri edifici di pregio storico: spazi distrutti e abbandonati si trovano tra via Canelles, via Lamarmora e via dei Genovesi, nella parte alta di piazza Palazzo e di fronte a piazza Carlo Alberto. Negli ultimi anni ci sono stati tanti interventi di riqualificazione nel centro storico che hanno fatto sparire i tetti bombardati da Stampace e dato nuova vita alle strade di Castello ma nel cuore della città le ferite provocate dagli alleati bruciano ancora.
A fine mandato Emilio Floris aveva portato in Aula il Piano particolareggiato del centro storico ma la Giunta Zedda aveva poi deciso di bloccarlo. «C'era molto da rivedere in quel piano - spiega l'assessore all'Urbanistica Paolo Frau - ma ora il lavoro degli uffici e della facoltà di Architettura è alle battute finali e siamo vicini alla nuova adozione».
Cosa cambierà per i vuoti urbani di Castello? «Il precedente piano imponeva la ricostruzione di edifici identici a quelli abbattuti dalle bombe ma non è più condivisa la scelta di puntare sul falso storico e abbiamo stabilito che potranno essere realizzate strutture differenti, sempre rispettando la sagoma, le altezze e il ritmo di aperture e finestrature».
Ma non tutti i resti dei bombardamenti sono destinati a sparire. Uno degli edifici distrutti è Palazzo Aymerich con il portico Laconi che collegava via Canelles e via Lamarmora. Il progetto di recupero ha avuto un iter tortuoso e l'anno scorso il Consiglio di Stato ha cancellato i vincoli che nel 2006 avevano bloccato il cantiere. «Stiamo dialogando con la proprietà perché in una parte di quell'area vorremmo che fossero mantenuti gli effetti dei bombardamenti - annuncia Frau - perché è giusto sistemare gli edifici distrutti ma è importante anche conservare la memoria e mostrare cosa è una guerra. E proprio in questo periodo ne abbiamo bisogno».
Marcello Zasso
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 32 - Edizione CA)
Città metropolitana
Assemblea generale di Confindustria
 
Oggi alle17, nella sede di viale Colombo 2, si terrà l'assemblea generale degli associati alla Confindustria Sardegna meridionale. Sarà dedicata al tema, Cagliari, città metropolitana, ponte sul Mediterraneo, tra industria, turismo, cultura e progetti di sviluppo. Interverranno l'assessore regionale Cristiano Erriu, il Commissario per l'attuazione del Piano Sulcis, Salvatore Cherchi, il sindaco di Sarroch e presidente Cacip Salvatore Mattana, il sindaco di Cagliari Massimo Zedda. Si parlerà, insieme al presidente dell'Associazione Maurizio de Pascale, della candidatura di Cagliari a città europea della cultura, della zona franca nell'area portuale, del Piano Sulcis ed altri temi importanti per il futuro dell'Isola.
 

LA NUOVA SARDEGNA
4 – La Nuova Sardegna
Fatto del giorno – pagina 2
i cantieri infiniti
Sardegna, sprecati 176 milioni
in opere mai portate a termine
di Umberto Aime
 
CAGLIARI I cinque colossi delle incompiute sarde sono sfuggiti di nuovo, in massa e chissà perché all’anagrafe del ministero delle Infrastrutture. Fra i 68 cantieri fantasma censiti al 30 giugno, mancano proprio quelli più scandalosi: sulla Carlo Felice, anche se un appalto è ripartito pochi giorni fa, le monumentali opere per il G8 di La Maddalena, che tra l’altro sono corpo di reato nell’inchiesta penale sulla cricca romana delle bustarelle. Non c’è traccia neanche delle dighe di Maccheronis, Monte Nieddu e Torpè, abbandonate in corso d’opera ad esempio dalla Maltauro, oggi impelagata in un giro impressionante di mazzette dalle Alpi alle Isole. Detto di chi è assente ingiustificato, negli ultimi anni la Sardegna ha sperperato, ingoiato e triturato 176 milioni e 275mila euro in incompiute. È davvero un bel patrimonio gettato al vento e che nel calderone nazionale (2,6 miliardi) ha un peso specifico intorno al sette per cento, non male senza i colossi di cui all’inizio. Per l’inizio della settimana, il Governo ha annunciato che col decreto sblocca-Italia proverà a ridurre la striscia delle incompiute con 1,34 miliardi. Alla Sardegna potrebbero arrivare 22,5 milioni. L’elenco. C’è un po’ di tutto, nella lista nera isolana, che appunto con 68 incompiute è al secondo posto nazionale, dietro alla Sicilia (72) e davanti alla Puglia (59). Fra gli appalti pubblici interrotti: scuole, palazzetti dello sport, cimiteri, teatri e anfiteatri, strade, musei, aule di uno o più Consigli comunali, centri sociali, uffici giudiziari da ampliare e lasciati a metà, a Olbia, perché nel frattempo un ministro Guardasigilli ha deciso che non servivano più. E ancora: l’orto botanico di La Maddalena, il canile consortile a Ozieri, la casermetta dei carabinieri a Marreri (Nuoro), l’autodromodo vicino ad Arborea e anche lo stadio Is Arenas, a Quartu, al centro dell’indagine sul Cagliari calcio, con l’arresto mesi fa del suo ex presidente Massimo Cellino. Comunque a far la parte da leone, nella lista, sono le opere idriche: lo schema del Rio Flumineddu, la bretella di collegamento fra i bacini Tirso e Flumendosa o quello che avrebbe dovuto unire il Temo al Cuga. Fra le grandi opere ferme ci sono anche quelle del Consorzio industriale di Cagliari intorno al Porto canale, che fino a non molti anni fa era l’emblema delle incompiute in Sardegna. I peggiori. Ci sono cantieri aperti negli anni novanta, appena abbozzati e da allora abbandonati fino a diventare impresentabili monumenti di come può essere sprecato il denaro pubblico. Per qualcuno di questi lavori manca poco o nulla all’inaugurazione, altri sono appena all’inizio e ora rischiano di essere destinati all’oblio. Al primo posto, con oltre 36 milioni, c’è l’appalto per il Flumineddu bandito dall’Ente acque, che si aggiudica anche il secondo (17milioni) con l’accoppiata Tirso-Flumendosa. Terza piazza per il Cacip di Cagliari (l’ex Casic). Quarto il comune di Arborea (16 milioni) con l’autodromo. Chiude la top five, lo stadio di Is Arenas, a Quartu, con otto milioni. Dietro la lavagna. Di sicuro c’è l’Ente acque, col primo e secondo posto, poi il Consorzio industriale cagliaritano e subito dopo una cinquantina di Comuni. Quello messo peggio è Nuoro con cinque macchie nere, poi Oristano e Ozieri, 3 a testa e a chiudere con due appalti sospesi San Sperate, La Maddalena, Olbia e Sennori. La grande assente. A parte l’Ente delle acque, nell’elenco la Regione è citata una sola volta: 335 milioni spesi a suo tempo per non realizzare se non al 71 per cento, secondo il progetto approvato dal Genio civile oristanese, la «ristrutturazione della rete idrica nell’area industriale di Arborea». Il futuro. Oggi è difficile dire quale di questi 68 cantieri sospesi nel nulla, rivedrà la luce grazie al decreto sblocca-Italia del Governo. Forse neanche uno, perché le priorità nazionali sembrano altre. Lo sa bene l’assessore regionale ai Lavori pubblici, Paolo Maninchedda, che ha dovuto battere i pugni su più tavoli, per costringere l’Anas a far ripartire l’incompiuta delle incompiute, la 131. Avere altri soldi da Roma sarà molto, molto difficile.
 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Provincia di Sassari – pagina 16
Piccoli architetti e grandi sogni ad Alghero
Settanta bambini hanno frequentato la “Junior summer school” organizzata dall’Università
 
ALGHERO Una settantina di bambini delle scuole elementari, di età compresa tra i 7 e i 10 anni, hanno portato la loro allegria e vivacità nelle aule della facoltà di Architettura per una tre giorni di “Junior summer school” voluta dal direttore del dipartimento professor Bibo Cecchini e supportata dallo staff di docenti. Tre giorni vissuti nell’ex asilo Sella dove si sono alternate le attività ludiche, ma anche i laboratori progettuali, piccole ricerche, addobbi, tutti indirizzati a conoscere e migliorare i luoghi dove vivono quotidianamente. Un percorso di attività formativa ma anche capace di stimolare i piccoli ad esprimere le loro valutazioni , i giudizi, per esempio, sul colore di una facciata, sulle auto nel centro storico, i loro spazi per i giochi, il verde per migliorare gli ambienti abbandonati , quelli non graditi e quelli desiderati, e, perché no, anche un piccolo orto domestico. Cecchini è particolarmente convinto della iniziativa, ci crede al punto da ipotizzare Alghero quale sede di una «città universitaria per bambini». L’annuncio lo ha dato in occasione della presentazione dei progetti degli studenti di Urbanistica sulla città, presente il sindaco Mario Bruno, sostenendo il concetto che in un luogo come quello che ospita la facoltà, si parla di Alghero, è possibile svolgere una azione importante di riqualificazione urbana dalla quale può trarre giovamento anche l’aspetto turistico della Riviera del Corallo. Tornando alla “Junior summer school” e a conferma del gradimento che l’iniziativa ha trovato nelle famiglie, quando è stato diffuso l’avviso dell’inizio della scuola estiva, in soli due giorni si è raggiunto il tetto massimo consentito di adesioni. La tre giorni del Dipartimento di Architettura, oltre agli aspetti educativi e formativi, ha posto ancora una volta in evidenza il ruolo centrale che la facoltà può svolgere nel contesto socio economico della città. L’evento con i più piccoli si è concluso nella serata di sabato con la presentazione dei lavori realizzati dai bambini, presenti insieme ai docenti della facoltà che hanno seguito l’iniziativa, gli amministratori comunali, dirigenti scolastici e le maestre della scuola primaria che dal prossimo anno avranno i loro scolari più ricchi per questa esperienza “universitaria”.
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Cultura – pagina 23
Fai, “I mestieri della terra” oggi a Cagliari
 
CAGLIARI “ Quale Rinascita? Mestieri della terra” è l’iniziativa promossa dalla Presidenza Fai Sardegna e dalla delegazione di Cagliari. Oggi alle 17, 30 all’Ied in Viale Trento 39. Dopo i saluti della residente regionale Maria Antonietta Mongiu e del capo delegazione di Cagliari Giovanni Cappai, l'incontro si articolerà in tre focus coordinati dalla giornalista Susi Ronchi con esperti di scienze agrarie, architetti, paesaggisti, dirigenti del settore, land artists. Il primo focus s’intitola “Città periferia campagna : un filo verde tra agricoltura, biodiversità, giardini”. Partecipano Angelo Aru, agronomo Università di Cagliari; Paolo Scarpellini, architetto, già direttore regionale Mibact; Enza Chessa, Dipartimento di Economia e Sistemi Arborei Università di Sassari. Il secondo focus ha per tema “Le scuole del verde”, con Giuseppe Delogu, dirigente Corpo forestale e di vigilanza Ambientale della Regione; Giuseppe Pulina, direttore Dipartimento di Agraria Università di Sassari; Ilene Steingut, direttrice Ied. Il terzo focus s’intiola “Il progetto nel verde”. Partecipano: Teresa De Montis, architetta; Giaime Cabras e Marinella Cogodda, architetti vincitori Borsa di studio “Renzo Piano”; Antonino Pirellas, land artist Il fine del Fai è conservare l’interdipendenza tra arte, storia, natura che rende unico il paesaggio italiano e sardo in particolare. Il recupero della vocazione agricola dei territori oggi ha bisogno di più formazione e competenza che nel passato. «Non bisogna stancarsi – sottolinea Maria Antonietta Mongiu – di parlare del recupero dell’agricoltura e dei suoi mestieri in una regione che importa l’80% di ciò che consuma e che si è condannata ad una vera e propria servitù alimentare».

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