Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
05 July 2014
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
 

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’Unione Sarda / Cronaca Regionale (Pagina 9 - Edizione CA)
Sì bipartisan, riserve del M5S
OLBIA. LA COMMISSIONE SANITÀ SUL SAN RAFFAELE
Vargiu: una sfida straordinaria. Il Qatar: «Rimarremo 17 anni»
INVIATO Augusto Ditel, @augustoditel
OLBIA «Tranquilli, nessuno scappa: per 17 anni, il Qatar non lascerà la Sardegna». Lucio Rispo è un manager napoletano dai capelli bianchi che divide la sua vita tra Doha e l’Italia (Roma e Milano). Conosce e segue passo passo tutto ciò che la Fondazione dello stato arabo vuole realizzare nel campo dell’economia della conoscenza. Ieri, al termine dei lavori della Commissione politiche sociali della Camera, guidata da Pier Paolo Vargiu , dopo un sopralluogo nel cantiere, Rispo ha fornito un dato inedito dopo una sorta di interrogatorio cui è stato sottoposto dai deputati, sardi e no. «Persone competenti», ha commentato, senza entrare nei dettagli delle domande né degli interrogativi degli scettici. Uno di questi è il grillino Massimo Baroni , primo firmatario di un’interrogazione al premier Matteo Renzi che ha messo in luce le mille perplessità del M5S (ci sono anche le firme di Emanuela Corda e Andrea Vallascas ), emerse anche durante la conferenza stampa finale al museo di Olbia, prima che i deputati sentissero il Qatar, il rettore dell’Università di Sassari Attilio Mastino , il sindaco di Olbia Gianni Giovannelli e i colleghi dei distretti galluresi guidati da Antonio Satta e Romeo Frediani .
LO SCONTRO «Chi è stato il negoziatore? - si è chiesto Baroni - Letta o Renzi?». Domanda che ha provocato la dura reazione del deputato del Pd Gian Piero Scanu , che ha apostrofato il collega con toni coloriti e accesi.
La risposta alla domanda l’ha poi fornita lo stesso Rispo, il quale ha ricostruito tutta la vicenda nata nel settembre 2012, poi portata avanti dall’allora presidente del Consiglio Enrico Letta e dal governatore Ugo Cappellacci , infine approdata ai giorni nostri con Francesco Pigliaru . Il tutto è avvenuto con l’avallo e la supervisione della Farnesina.
Anche il parlamentare nuorese del Centro Democratico Roberto Capelli ha espresso qualche riserva, pur non dicendosi contrario all’iniziativa che «diventerà un centro di rilevanza regionale come il Brotzu di Cagliari». Capelli ha invitato tutti alla «prudenza, anche perché non si conosce il piano industriale. Il giudizio finale lo darò tra un anno».
IL PRESIDENTE Soddisfatto per la “due giorni” sarda, Pier Paolo Vargiu non ha esitato a definire «straordinario, non l’investimento, ma la sfida del cambiamento culturale e la prospettiva di saper attrarre nuove risorse in Sardegna. Il Governo ha trattato questo investimento in modo straordinario prendendo addirittura l’impegno di modificare due leggi dello Stato: la straordinarietà quindi non è rappresentata dai soldi, ma dalla prospettiva di spingere verso l’alto la qualità della sanità sarda».
LE UNIVERSITÀ Sia il rettore dell’università di Cagliari Giovanni Melis , sia quello di Sassari Attilio Mastino , hanno considerato positivamente l’apertura dell’ospedale, in funzione di «un nuovo concetto di sanità», ma si sono scagliati contro la Regione, accusata di «essere in netto ritardo nella definizione degli indirizzi operativi delle Aziende Ospedaliere».
I COMMENTI Anche il deputato sulcitano Francesco Sanna (molto vicino a Letta) ha sottolineato «l’azione sinergica tra le istituzioni nazionali e regionali». Allo stesso modo il presidente della Commissione regionale alla Sanità Mondo Perra (la sua presenza a Olbia è stata contestata da Edoardo Tocco che lo ha accusato di non aver avvertito nessuno della sua missione gallurese) ha rimarcato che «il nostro organismo ha affrontato con determinazione la proposta d’investimento e ha deciso in pochissimo tempo proprio per colmare il buio che ha contraddistinto la Sanità in Gallura, con benefici per tutta l’Isola». Un grazie senza se e senza ma è poi arrivato dal neo deputato forzista Settimo Nizzi : «È un esempio, questo, dell’esperienza del fare. E, a prescindere dalle appartenenze politiche, bisogna ringraziare Pigliaru, Renzi, Lorenzin e Ganau». Per Gian Piero Scanu «questa è un’inversione di tendenza che rimedia a una carenza storica di cui avevamo assoluto bisogno ed è anche un’alternativa al modello di sviluppo turistico falso e fuorviante».
LE RISORSE Intanto, a proposito di soldi, si è appreso che a giorni la Qatar Foundation Endowment depositerà al Banco di Sardegna oltre 150 milioni di euro. Sessanta serviranno a rimettere in sesto il cantiere, altri cento per acquisire il bene dal tribunale di Milano (gli avvocati stanno perfezionando gli ultimi dettagli), 70 milioni all’anno saranno i costi operativi, più 10 per la ricerca. A giorni, la notizia di nuovi accordi nel campo dello sport.
L’ultimo passaggio sarà il contratto di programma, con la firma del Gran Capo qatarino, del governatore e del premier Matteo Renzi. Ma sulla data, nessuno si sbilancia.
 
 
2 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 44 - Edizione CA)
CONTAMINATION LAB
Partiranno lunedì e andranno avanti fino a mercoldì 9, nella Cittadella universitaria di Monserrato (sala congressi, asse didattico di Medicina) le attività della seconda edizione del Contamination Lab Cagliari, il progetto di formazione e accompagnamento sui temi dell’innovazione e dell’imprenditorialità che l’Università di Cagliari nell’ambito del progetto Innova.Re - Innovazione in rete.
 
 
3 - L’Unione Sarda / Economia (Pagina 19 - Edizione CA)
CREDIT CRUNCH. Nobili (BankItalia): adesso è necessario utilizzare il denaro della Bce
MILLE MILIARDI NEL CASSETTO
Malavasi: è fondamentale il ruolo delle banche regionali
E se arrivassero veramente mille miliardi? Potrebbe non essere un’utopia credere in un reale allentamento dell’attuale stretta del credito, messa in atto dalle banche verso aziende e famiglie. «Ma segnali e margini per auspicare in una positiva ripresa dei consumi sembrerebbero esserci tutti». L’economista dell’Università di Cagliari, Roberto Malavasi, commenta così l’annuncio da parte del presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, sui mille miliardi di euro che potrebbero essere destinati per i nuovi prestiti a lungo termine alle banche condizionati al credito per famiglie e imprese (in gergo Ltro). «Le condizioni possono esserci anche se», ammette Malavasi «centrare l’obiettivo non sarà facile. Gli istituti di credito dovrebbero ritornare a fare le banche commerciali. Nel senso che dovrebbe essere di nuovo valorizzata la capacità delle banche regionali e locali di stare sul territorio perché proprio loro sono in grado di fare la differenza».
Il tema della crisi finanziaria e della stretta del credito è stato affrontato ieri a Cagliari nel corso del convegno internazionale “Financial Crisis and Credit Crunch. Micro and Macroeconomic implications”, che si è tenuto nell’aula magna della Facoltà di Scienze economiche, giuridiche e politiche, e al quale hanno partecipato, tra gli altri, anche Andrea Nobili, componente dell’Ufficio studi della Banca d’Italia, e Beniamino Moro, ordinario di Economia politica dell’Università di Cagliari.
L’evento è stato programmato nell’ambito di un progetto di ricerca coordinato da Stefania Rossi, docente di Economia nel dipartimento di Scienze economiche e aziendali. «La liquidità la sta mettendo la Banca Centrale europea. Gli istituti di credito», precisa Malavasi «dovrebbero unirsi e convincersi che riaprire le maglie del credito per potenziare l’economia è la chiave di volta per ridare linfa allo stesso sistema bancario».
Andrea Nobili, dell’Ufficio studi della Banca d’Italia, ritiene che l’ipotesi formulata da Draghi sia «assolutamente verosimile, nel senso che è basata su stime fatte sulle singole banche centrali, poi aggregate insieme. Ovviamente, lo studio di queste misure è stato fatto in maniera tale che possano essere diverse da quelle approntate in precedenza. Le precedenti misure, infatti, erano state fatte per azzerare un problema di liquidità del sistema bancario. Adesso, questo problema non c’è più perché sappiamo che la Banca Centrale ha iniettato tantissima liquidità. Il problema, quindi, è quello di veicolarla all’interno del sistema produttivo del nostro paese».
Eleonora Bullegas


 
4 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 37 - Edizione CA)
Bambini autistici e terapie,
il caso finisce in Parlamento
Il trasferimento della clinica Macciotta di Cagliari al Policlinico universitario di Monserrato e all’ospedale Pediatrico-Microcitemico finisce in Parlamento. In un’interrogazione al ministro della Sanità Lorenzin il senatore dell’Udc Antonio De Poli lamenta la sospensione delle cure di logoterapia per i bambini autistici. Il parlamentare chiede all’esponente del Governo «provvedimenti affinché i piccoli malati e le loro famiglie possano continuare a ricevere l’assistenza necessaria e migliorare la qualità di vita per coloro che sono colpiti da tale grave disabilità».
De Poli rimarca anche «la negazione del servizio di psicomotricità per i piccoli malati di autismo». Il senatore afferma che «i reparti di Clinica pediatrica e Neuropsichiatria infantile sono stati accorpati ad altri nei quali si curano differenti patologie e ciò comporterebbe l’interruzione delle terapie psicomotorie». Il Governo deve intervenire per «assicurare il ripristino di queste terapie di fondamentale importanza per i piccoli pazienti».
In realtà l’Azienda ospedaliera universitaria ha trovato una soluzione temporanea a quest’ultimo problema: da martedì le terapie neuropsicomotorie saranno di nuovo attive in una palestra ricavata al pianterreno del San Giovanni di Dio «in attesa che la Asl, competente in materia, trovi uno spazio definitivo».
 
 
5 - L’Unione Sarda / Commenti (Pagina 25 - Edizione CA)
In Italia dati inquietanti
Se la prevenzione è quasi ignorata

Paolo Pani
Salute e malattia sono una nostra costruzione mentale. Nel corso di laurea di Medicina lo studente studia prima la Fisiologia (il normale funzionamento del nostro corpo) quindi la Patologia; in parte la Fisiologia viene poi dimenticata, la Patologia fa da padrona, per la Medicina, l’uomo è tale solo in quanto malattia, un malato da curare, compare lo stetoscopio, lo studente diventa “medico”, la sua aggettivazione è “curante”, il malato-paziente diventa un numero.
Per lo studente la Medicina sarà camice bianco, cura della malattia, terapia, prescrizione e somministrazione di farmaci, è quanto lo studente ha imparato durante il suo corso di studi. La salute rimane fuori, oscurata. Il nostro sistema sanitario è ad un buon livello di funzionamento, e tale è riconosciuto anche a livello internazionale.
Si deve però registrare, con preoccupazione, un dato negativo, per l’Ocse l’Italia è all’ultimo posto fra le nazioni europee per i finanziamenti sulla prevenzione, appena 0.5% della spesa sanitaria totale. Quali le ragioni? Si potrebbe tentare un’interpretazione: l’Italia vive oggi la contingenza, la quotidianità, il giorno per giorno, dimentica il passato, non pensa al suo futuro. La prevenzione è invece futuro, prende le distanze dal presente, i suoi effetti (vantaggi) non sono immediati.
Nei corsi universitari (Medicina, Biologia, Sociologia) e nei corsi di specializzazione la prevenzione non ha riferimenti precisi, non ha un suo diritto di cittadinanza, è quasi terra di nessuno. L’Igiene, una materia la cui prevenzione dovrebbe essere uno dei suoi importanti capitoli, è, invece, ancora finalizzata alla Patologia, l’Igiene dell’uomo malato. In realtà la prevenzione, per sé, è di difficile collocazione, sarebbe forse più opportuno allargare la sua rappresentazione, parlare di cultura della prevenzione fuori dai confini medico-sanitari, educare alla prevenzione oltre le sue rigide nozioni di natura accademica, medica.
La cultura della prevenzione per essere tale deve essere pervasiva, comprensibile, occupare spazi (“propaganda” per una cultura della prevenzione), dalla famiglia alla Scuola, all’Università ai mass media (giornali, radio e televisione, la rete informatica). Non è facile, sono gli artigiani della qualità con i loro divani contro l’igienista delle camminate, la dieta ipocalorica contro il doppio cheeseburger con patatine fritte, minimi gli spazi per la prevenzione. La Medicina si difende: «le malattie sono genetiche, ereditarie».
 
 
6 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 43 - Edizione CA)
Movida senz’alcol, universitari contrari
«Vergognosa e prossima al proibizionismo», e anche «lesiva del diritto di tutti i cagliaritani a poter vivere la propria città a 360°»: non è piaciuta all’associazione universitaria UniCa 2.0 l’ordinanza con cui la Prefettura ha vietato il consumo di bevande alcoliche per strada dopo le 22, nei quartieri di Marina e Stampace.
L’associazione rivendica «l’indiscutibile influsso positivo risultante dalla presenza vivace dei giovani nei quartieri centrali della città da quando questi sono diventati meta di aggregazione giovanile. Quartieri che fino a pochi anni fa erano infrequentabili e pericolosi nelle ore notturne. Allo stesso modo ci chiediamo come possa un’amministrazione pensare di promuovere l’idea di Cagliari come città giovane, universitaria e attrattiva, data anche la sua candidatura a Capitale Europea della Cultura 2019, se non è in grado di trovare soluzioni adeguate al problema della convivenza tra giovani e abitanti dei quartieri storici, oltre a quello di sottoscrivere un provvedimento prefettizio di ispirazione papalina e settecentesca».
Dopo l’attacco, la mano tesa: UniCa 2.0 indica all’amministrazione «la via del dialogo e dell’ascolto, ma non solo dei residenti». In quanto «cittadini universitari, che aiutano non poco il sostentamento di numerosissime attività locali», gli appartenenti all’associazione si mettono «a disposizione per spiegare l’inutilità di certi divieti a favore di soluzioni altrettanto pragmatiche ma più funzionali alle esigenze di tutta la città e non solo di qualche decina di persone».
 
 
7 - L’Unione Sarda / Cronaca di Nuoro (Pagina 57 - Edizione CA)
NUORO. Ancora polemica Università e Tasi,
Arghittu contesta il segretario Pd
Nuove raffiche di fuoco amico dentro il Pd nuorese. Nei giorni scorsi la ferma replica del capogruppo in consiglio comunale Giovanni Deiana al segretario cittadino Francesco Manca che aveva proposto di stornare metà degli introiti della Tasi a favore dell’Università. Ora si dissocia da Manca il suo vice, Antonio Arghittu, che è anche consigliere comunale. «Tali dichiarazioni non rappresentano la linea del Partito democratico di Nuoro - sostiene - infatti non sono mai state discusse né in assemblea, né in direzione, né in segreteria».
LE ACCUSE «Questo modus operandi - continua Arghittu - del tutto avulso dalle regole che governano la linea politica di qualsiasi partito, appare inopportuno e poco rispettoso nei confronti del lavoro svolto dal gruppo consiliare del Pd, dalla rappresentanza in Giunta e dal sindaco. Organismi che si sono spesi per dare una risposta efficace alla grave crisi economica e sociale in atto in questi anni. E hanno anche dovuto arginare dinamiche politiche esogene che tentavano di compromettere gli equilibri politici». Poi sull’Università: «Confermo che è un punto fondamentale e prioritario per il Pd e proprio per questo sono fermamente convinto che essa non possa essere utilizzata strumentalmente e surrettiziamente. È mia premura evidenziare che le deliberazioni adottate dalla maggioranza in materia di imposta unica e di Tasi sono state assunte tenendo conto della difficile condizione dei contribuenti, famiglie e imprese. E poi servizi come l’Università spettano allo Stato e alla Regione».
Francesca Gungui




LA NUOVA SARDEGNA
 
8 - La Nuova Sardegna / Sardegna - Pagina 4
SAN RAFFAELE
Appuntamento mercoledì a Milano con i tre commissari per acquistare l’edificio
A guidare la delegazione della Qf ci sarà Guido Rossi, l’ex presidente della Consob
Qatar: pronti a comprare ma l’ospedale è da rifare
di Serena Lullia
OLBIA L’offerta di acquisto per l’ex ospedale San Raffaele è pronta. La Qatar foundation la presenterà sul tavolo dei liquidatori mercoledì a Milano. Nel pool di legali che seguono la trattativa fallimentare per conto del gruppo dell’emirato c’è anche Guido Rossi, ex presidente di Telecom e Consob, commissario straordinario della Federcalcio all’indomani dello scandalo di Calciopoli. Trattativa finale. La conferma che il Qatar tiene premuto il pedale dell’acceleratore per chiudere la trattativa arriva anche da Lucio Rispo, rappresentante della Qatar foundation endowment. «Nei prossimi giorni presenteremo l’offerta di acquisto – dichiara Rispo, a Olbia in audizione alla commissione Sanità della Camera – . Di certo serve un intervento di ristrutturazione massiccio. Costerebbe meno rifare l’ospedale nuovo che riadattarlo. Ma questa non è una critica. L’edificio è stato realizzato anni fa, nel rispetto delle regole della Regione e dello Stato vigenti allora e per soddisfare una richiesta di servizi diversa da quella attuale». Lavori per 60 milioni. I liquidatori avrebbero valutato lo scatolone bianco alle porte della città 2mila euro al metro quadro. La struttura voluta dalla Fondazione Monte Tabor di Don Verzè è costata circa 185 milioni di euro. Il calcolo dei debiti con i creditori e le banche si aggira intorno ai 170 milioni di euro. Secondo un primo calcolo della Qatar foundation, solamente per riadattare l’ospedale alle nuove esigenze, servirebbero 60 milioni di euro. Edificio fuori norma. Il nuovo San Raffaele è stato pensato con una attenzione particolare per la riabilitazione. Il 40 per cento dei posti letto sarà dedicato a questo servizio. «Ma né i bagni, né i corridoi, né gli ascensori sono a misura di paziente che deve essere riabilitato – aggiunge Rispo –. Tutto da riadattare. Anche gli impianti sono da rifare e nell’area c’è perfino un abuso edilizio». Burocrazia stop. La data scelta per presentare l’offerta di acquisto non è casuale. All’inizio della prossima settimana arriverà il via libera definitivo alla delibera della Regione che accredita l’ospedale. Una delibera che dà certezze. «Fino a oggi non eravamo nelle condizioni di presentare una proposta di acquisto – aggiunge Rispo –. Non c’erano le certezze che arrivano dalla delibera regionale. Inutile comprare la macchina fino a quando non hai la patente». Rispo dà una lettura ottimista del futuro. Davanti non ci sarebbero più ostacoli burocratici su cui inciampare. «Tutte le questioni burocratiche sono state definite – commenta –. In questi mesi abbiamo lavorato con persone eccezionali per trovare un accordo. Abbiamo anche iniziato la creazione delle due aziende sarde con sede in Sardegna, già capitalizzate. Stiamo muovendo fondi nelle banche sarde. L’aspettativa che si è creata in questo territorio aumenta la nostra responsabilità e ci pone di fronte al dovere di fare la nostra parte nel migliore dei modi. Un dovere morale che va al di là degli aspetti contrattuali, nel rispetto di questa fantastica terra che ci ha accolto con così grande affetto». La data di metà luglio, indicata per la firma finale dell’accordo con il governo potrebbe essere rispettata. La commissione frena. Frena l’ottimismo di Rispo il presidente della commissione Sanità della Camera, Pierpaolo Vargiu, Riformatori, a capo della delegazione di Montecitorio in visita al San Raffaele. «Non ritengo possibile che la firma arrivi a metà luglio – dichiara –. L’azione della commissione ha permesso di accertare che il Governo ha trattato questo investimento in modo straordinario, prendendo l’impegno di modificare due leggi dello Stato pur di renderlo possibile. Ma queste modifiche richiedono tempi non brevissimi». Dubbi pentastellati. Con una interrogazione il deputato 5 stelle Massimo Baroni chiede di capire chi sia il negoziatore della trattativa con il Qatar. «Il negoziatore è Renzi o il governo Letta che è ancora il sottoscrittore degli accordi col Qatar? E i 50 milioni che spenderà all’anno la Regione per il San Raffaele verranno sottratte ad altre realtà sanitarie?».
 
La delegazione della Camera in visita a Olbia teme che i tempi per il sì definitivo possano dilatarsi
Commissari tra dubbi e rassicurazioni
OLBIA Si conclude con la visita all’ex San Raffaele la inusuale attività della commissione Sanità della Camera. In trasferta da Roma per fare uscire dalla dimensione virtuale la discussione sul futuro dell’ospedale sardo. Unanime il giudizio sul futuro della sanità sarda grazie alla nascita del Bambin Gesù. Ma anche sull’esigenza di non interrompere l’iter. «Abbiamo trovato una struttura bella ma a rischio deterioramento. Bisogna fare presto», dice Donata Lenzi, Pd. Applausi all’impegno Renzi-Pigliaru arrivano dal deputato Settimo Nizzi, Fi che poi aggiunge. «Dobbiamo dare una risposta sanitaria puntuale, rapida, di qualità. Non ci impantaneremo in situazioni che prevedono lungaggini burocratiche, cavilli amministrativi e legali. C’è chi chiede soldi, chi i soldi li vuole investire. Noi vogliamo il servizio. Medici bravi, infermieri professionali bravi e strutture amministrative che funzionano». Soddisfatto il deputato Pd Gian Piero Scanu, un po’ il padre della nuova vita del San Raffaele. «Una visita straordinaria quella della commissione – commenta –. Denota non solo una attenzione di tipo politico verso la Sardegna, ma una sensibilità che va oltre l’ordinaria richiesta. A Olbia e in generale in Sardegna c’è un disperato bisogno di questa struttura. Basti ricordare le centinaia di famiglie che spesso, senza adeguati strumenti finanziari, affrontano lunghi viaggi della speranza. La realizzazione di questo ospedale credo possa miracolosamente determinare addirittura una inversione di tendenza. Invece che essere esportatori di speranza potremmo offrire noi una speranza. Ma credo anche sia un’alternativa a un modello di sviluppo stereotipato e falso, fuorviante della nostra isola. La Sardegna, nell’ambito degli investimenti ha dato tanto in termini di consumo del territorio. Credo sia arrivato il momento che le meraviglie naturalistiche della nostra terra vengano valorizzati su un altro versante. Questa struttura creerà molti più posti di lavoro di nuove seconde case». Prudente Roberto Capelli, Cd. «Sono prudente sulle aspettative per l’investimento e la dimensione dei numeri, come i 1800 posti di lavoro di cui si parla. I tempi sono maturi per conoscere il piano industriale». (se.lu.)

 
Mastino e Melis chiedono la stessa attenzione anche per le Aziende ospedaliere
I rettori: «Ora serve una vera collaborazione»
CAGLIARI I dieci milioni, ogni dodici mesi e fino al 2024, promessi dalla Qatar foundation per la ricerca, piacciono e fanno gola alle due università. Ascoltati dalla commissione Sanità della Camera, i rettori Attilio Mastino e Giovanni Melis sono stati chiari, a Sassari e a Cagliari: «Non pensiamo a forme di concorrenza, ma all’integrazione con la nuova struttura», «Vogliamo collaborare ed essere partner scientifico e punto di riferimento per l’alta formazione e la didattica». Mastino e Melis sanno bene che lo sbarco del San Raffaele costringerà tutta la sanità pubblica isolana a un salto di qualità e lo hanno detto: «È una straordinaria opportunità per dare un’accelerata al servizio sanitario, che ormai vivacchia, oppure è impegnato ogni giorno a superare gli infiniti ostacoli e gli innumerevoli vincoli burocratici». Ma vogliono essere messi nelle condizioni di partecipare ad armi pari. I due rettori, ad esempio, hanno rimarcato che «la celerità dimostrata dalla Regione con l’importante investitore internazionale, non c’è stata nei confronti delle Aziende ospedaliere miste di Sassari e Cagliari, che dal 2007 aspettano ancora l’atto aziendale, l’unico strumento utile per definire ruolo e competenze della struttura». Mastino è stato duro su questo vuoto di sette anni: «È vergognoso che al confronto con un nuovo modello di sanità, le Università debbano presentarsi ancora in una posizione di debolezza». Un’altra perplessità, ricordata da Melis, è stata che «il piano della Qatar foundation non si conosce ancora nel dettaglio: «L’auspicio è che sia concordato d’intesa con i territori e le università, per evitare inutili doppioni bisogna puntare alla convivenza fra vecchie e nuove eccellenze e stringere un legame forte fra assistenza, ricerca, alta formazione ed eccellenza sanitaria». Mastino è entrato anche nello specifico: «La nostra facoltà di medicina non vuole rinunciare ai 522 posti letto, alle sue 30 strutture complesse e ai suoi 4 dipartimenti, perché l’alta formazione ha assoluta necessità di interagire con la pratica medica. Confermato il nostro, la collaborazione sarà massima: vogliamo interagire e firmeremo da subito accordi di collaborazione con la nuova struttura ospedaliera di Olbia». E ancora il rettore di Sassari proprio sul tema specifico della ricerca, o meglio di «un’auspicata rete regionale di ricerca scientifica», ha proposto che il tavolo tecnico sia ampliato nel momento in cui sarà definito il partenariato», per «avere una mappatura esatta dell’esistente, dai centri di eccellenza ai macchinari a disposizione, e perché solo così la collaborazione potrà essere reale ed efficace». È questo il memorandum che Regione, Qatar foundation e Bambin Gesù avranno il dovere di tenere sempre a mente. (ua)
 
 
9 - La Nuova Sardegna / Economia Sardegna - Pagina 17
Il convegno sul credito: «Le banche regionali hanno vantaggi da sfruttare»
FINANZA INNOVATIVA PER L’ISOLA
di Alfredo Franchini
CAGLIARI Quali sono gli effetti della stretta creditizia sulle famiglie e sulle imprese? L’impatto della crisi più profonda, generata dalla vicenda dei mutui subprime in America nel 2006 e protratta nel tempo, è devastante per le fasce più deboli della società e per le piccole imprese. È quanto è emerso ieri nel convegno internazionale promosso dalla Facoltà di Scienze economiche che ha avuto il contributo di diversi economisti italiani e stranieri. Nel sistema sardo c’è un’anomalia: la concentrazione degli sportelli (al 70%) tra due gruppi, Banco di Sardegna e Intesa Sanpaolo. Ma la sintesi a cui si è arrivati è che questa anomalia non abbia inciso per niente sulla stretta creditizia su cui giocano altri fattori. «Ci sono le condizioni per allentare il credit crunch», spiega Roberto Malavasi, docente di Tecnica bancaria e componente del comitato scientifico del convegno, «la liquidità la sta mettendo la Banca centrale europea e le banche si devono convincere che potenziare l’economia è la chiave di volta per dare allo stesso sistema bancario, una via tutta nostra allo sviluppo economico». La pioggia di soldi, mille miliardi di euro, che la Banca centrale europea ha destinato agli istituti di credito porta Malavasi a dire «meno male che Draghi c’è»: l’impatto sarà positivo su Pil e inflazione. Ma dalle banche ci si attende qualcosa di più, a cominciare da quelle sarde: «Il radicamento sul territorio, come nel caso del Banco di Sardegna, è un fattore da sfruttare», afferma Malavasi, «se il Banco prendesse una trentina di giovani e li mandasse a fare la finanza innovativa che si fa a Ginevra o sulla piazza di Londra e poi li riportasse nell’isola per reinnestarli in quell’albero sano che è il Banco, credo che ripartirebbe tutta l’economia sarda». Attenzione: non è l’apoteosi della finanza creativa: «Il contrario, ritorniamo all’economia reale soddisfatta da una finanza innovativa, non quella vecchio stampo che lascia tutto il rischio addosso alle banche, un rischio fondato su una raccolta tutta monetaria. Anche gli investitori devono avere opportunità diversificati di investimento in modo che ognuno di noi sia messo nelle condizioni di scegliere una via alternativa al deposito bancario». Si ipotizzano fondi di aziende regionali, o bond emessi da aziende sane dell’isola, certificati ovviamente dall’istituto di credito sardo. Ma per questo, forse, dovrà prima passare la nottata della crisi più profonda. Giuseppe Cuccurese è intervenuto come presidente dell’Abi regionale per circoscrivere il fenomeno del credit crunch: le regole stringenti della vigilanza europea hanno cambiato il modo di fare banca, ha detto. La crisi del mercato immobiliare ha fatto saltare quello che una volta era un caposaldo del rating: oggi i possedimenti immobiliari non sono un metro di valutazione. E allora visto che le banche hanno come compito principale quello di finanziare le iniziative imprenditoriali, ecco che il valore essenziale è il business plan dell’impresa e la conoscenza della banca sul territorio. La crisi genera anche insolvenze e partite incagliate per le banche. E i dati dell’Abi sono inconfutabili: se anche in un settore trainante come il turismo si arriva al 25% di insolvenze, si capisce che il problema non è il credit crunch ma la crisi economica.
 


QUOTIDIANI NAZIONALI

Link: rassegna stampa MIUR

 

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