Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
11 June 2014
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI


 
L’UNIONE SARDA

1 - L’Unione Sarda / Economia (Pagina 12 - Edizione CA)
 
PROGRAMMA LIFE
Sono sardi soltanto sei progetti
Come costruire un’Europa più ecosostenibile: istruzioni per l’uso. Il progetto comunitario Life mette a disposizione quasi tre miliardi e mezzo di euro per progetti "green" e così lo Sportello Ricerca europea di Sardegna Ricerche, in collaborazione con le Università di Cagliari e Sassari, ha organizzato ieri nell’auditorium della Banca di Credito Sardo a Cagliari, una giornata informativa sul piano di finanziamenti, in attesa dei primi bandi del 16 giugno. «I fondi regionali sono ridotti al lumicino», ha detto Maria Paola Corona, presidente di Sardegna Ricerche nel suo discorso introduttivo. «Per questo dobbiamo rivolgerci all’Europa e garantirci risorse e occasioni di sviluppo utilizzando tutte le risorse disponibili».
La giornata è proseguita con l’intervento di Stefania Betti, punto di contatto nazionale Lifeal Ministero dell’Ambiente, arrivata a Cagliari con il compito orientare i beneficiari tra le tante opportunità offerte dallo stanziamento di Bruxelles. «L’Italia, con 306 progetti e 627 milioni ricevuti, è stata un caso di eccellenza della scorsa edizione di Life. Ciò dimostra come l’Italia abbia un enorme capitale di conoscenze da mettere in rete».
Il focus sulla Sardegna (soltanto sei progetti presentanti contro i 46 dell’Emilia Romagna) ha confermato invece che l’Isola ha grandi margini di espansione. «Ma si deve puntare sulla sostenibilità delle proposte», ha sottolineato Betti « perché le idee finanziate, una volta avviate, devono camminare con le loro gambe, per trovare sbocchi e diffusione nel territorio».
Luca Mascia

 
 
 
 
2 - L’Unione Sarda / Cronaca di Nuoro (Pagina 49 - Edizione CA)
NUORO. Attività didattiche bloccate, sit in sulle scale del Comune
UNIVERSITÀ, ESPLODE LA RIVOLTA DEGLI STUDENTI
Un sit in scaturito dalla paura che, confessano, dietro il mancato trasferimento dei fondi al Consorzio, ci sia la volontà di cancellare del tutto l’Università nuorese. Ieri pomeriggio gli studenti di Scienze ambientali e forestali e di Giurisprudenza hanno improvvisato una protesta sulle scale del Comune. E annunciano che manterranno il presidio fin quando non arriveranno i soldi e il Governo regionale non varerà una legge che garantisca finanziamenti sistematici per il capoluogo barbaricino.
ESAMI BLOCCATI Da quando i lavoratori della cooperativa Ecotopia hanno incrociato le braccia, venerdì scorso, perché da otto mesi non ricevono lo stipendio proprio a causa del congelamento del denaro destinato al Consorzio universitario, le attività accademiche sono pressoché bloccate. «Sono saltate le prove di Patologia, e quelle di Inglese», fa sapere Paquale Canu di Scienze ambientali. I compagni di corso e di Scienze forestali accanto a lui incalzano snocciolando il rosario di tutti gli stop previsti all’orizzonte: «Perfino la discussione delle tesi, e chissà allora quando finiremo quest’anno».
SOLIDARIETÀ A ECOTOPIA Ma la colpa, precisano gli stessi, «non è certo di Ecotopia», dice il rappresentante Simone Tuscano, «ma della Regione che non si decide a varare una legge che disciplini in modo sistematico le risorse per l’Università barbaricina. Il che avrebbe garantito il denaro a beneficio di questi operatori preziosi per il funzionamento generale di tutta la macchina».
SFIDUCIA COLLETTIVA Ieri li ha ricevuti l’assessore comunale Paola Demuro. Ma lo scetticismo è tanto. «Non ci bastano più le timide promesse di una soluzione a breve», aggiunge Carla Caboi, «vogliamo certezze. Siamo arrivati a un dunque. Magari riusciranno a tamponare in un modo o nell’altro l’emergenza, ma poi tra sei mesi, un anno, rischiamo di trovarci nella stessa situazione».
GLI IMPEGNI La sfiducia è dunque molta. Anche se, nel frattempo, dagli organismi regionali arrivano annunci che fanno ben sperare: l’assessore all’Istruzione Claudia Firino, oggi incontrerà il governatore Francesco Pigliaru: l’impegno è quello di liberare il saldo 2012 e un acconto dei fondi 2013. «Il che ci rende felici, non vediamo l’ora di riprendere a lavorare», dice la presidente di Ecotopia Gina Loi, «ma prima di far rientrare lo sciopero i dipendenti vogliono vedere il decreto».
Francesca Gungui
 
 
REAZIONI Gli appelli di Forma e Bornioli
I ritardi nei fondi a sostegno dell’università nuorese sono denunciati in un’interrogazione di Daniela Forma, consigliere regionale del Pd. Sollecita il presidente Pigliaru e l’assessore alla Pubblica istruzione a sbloccare il finanziamento. È urgente - dice Forma - che il Consorzio sia messo nelle condizioni di onorare il pagamento delle fatture emesse dalla cooperativa Ecotopia che non riesce a garantire gli stipendi ai dipendenti da diversi mesi. «Occorre dare priorità ai trasferimenti alle sedi universitarie decentrate in modo che non rientrino tra le risorse che rischiano il blocco a causa del rispetto del patto di stabilità». Sulla vicenda dice il presidente di Confindustria, Roberto Bornioli: «I fondi all’università di Nuoro devono essere resi strutturali. È inaccettabile che ogni anno l’ente universitario, come la biblioteca Satta, l’Ailun, il Man, debbano elemosinare le risorse per andare avanti senza avere certezza sui fondi. Un’istruzione di qualità e un adeguato sviluppo del settore culturale costituiscono tasselli importanti per la crescita del territorio». L’associazione “Atene sarda” esprime solidarietà ai lavoratori di Ecotopia.

 
 
 
 
3 - L’Unione Sarda / Speciale (Pagina 5 - Edizione IN)
COLLEZIONI D’ARTE
Come un quadro può raccontare la nostra storia
T erra isolata, poco raccontata nelle pubblicazioni se non da qualche scrittore o studioso in prevalenza straniero, la Sardegna antica rappresenta una delle tematiche più richieste dai collezionisti sardi.
L’attaccamento alle proprie origini sembra una costante per gli appassionati di antiquariato, in particolare per i carlofortini che sperimentano la condizione "dell’isola nell’isola" e sono tra i più assidui ricercatori di pezzi a trattazione sarda o realizzati da artisti nostrani.
Il fascino del passato in tutte le sue sfaccettature si traduce nel collezionismo nobile dell’arte pittorica e della scultura nelle massime espressioni di Biasi e Ciusa.
LE CERAMICHE Di sicura suggestione le ceramiche degli anni ’30 e ’40 che riproducono personaggi in costume realizzati da vari artisti per le fabbriche torinesi di Lenci ed Essevi (acronimo di Sandro Vacchetti).
Anche i gioielli antichi in filigrana, in argento e oro e il costume sardo sono molto ricercati dagli appassionati, come del resto gli argenti.
Sono numerosi i collezionisti dei punzoni cagliaritani e degli "assaggiatori" delle varie epoche che attestavano il titolo dell’argento.
Anche il libro antico, la stampa, la cartografia e la "veduttistica" rientrano nel novero dell’arte sarda nobile più apprezzata.
LE STAMPE Il più famoso collezionista cagliaritano Luigi Piloni, sfidando l’usura del tempo raccolse vecchie stampe, antiche carte geografiche della Sardegna e tavole contenenti immagini del capoluogo nel libro "Cagliari nelle sue stampe" e nelle "Carte geografiche della Sardegna".
Nel 1981 donò all’università di Cagliari "La collezione d’arte sarda" comprensiva di circa 1000 opere esposta oggi in via Università.
Tra le tematiche "povere" a soggetto sardo troviamo la cartolina d’epoca. Tra le più ricercate quelle in formato piccolo che comprendono un arco temporale tra le fine dell’800 e l’anteguerra.
LE CASSAPANCHE Per gli amanti del mobile tengono il mercato le tradizionali cassapanche e la mesiglia mentre i collezionisti non disdegnano i francobolli e le monete legate all’isola che spaziano dal periodo del primo re di Sardegna Amedeo II, a Vittorio Emanuele III.
LE TEMPERE L’antiquario cagliaritano Luca Barbieri ha recuperato da una collezione privata 8 rare tempere su cartoncino raffiguranti i costumi sardi da datarsi verso la fine del 700, di cui solo tre già pubblicate realizzate da Agostino Verani, pittore ed illustratore di straordinaria raffinatezza.
«Si tratta di una scoperta unica che riassume le tematiche sarde più care ai collezionisti.
Nelle tempere si ritrovano infatti i costumi sardi più antichi suddivisi per aree geografiche, finemente riprodotti seguendo una meticolosa cura del dettaglio che non trascura i gioielli.
Campeggiano le vedute di Cagliari con il Bastione, gli interni del palazzo Viceregio e una casa campidanese.
La certosina collezione - conclude Luca Barbieri - costituisce la testimonianza più antica e completa dell’iconografia del costume sardo che precede anche il La Marmora.
Si impreziosisce dunque anche di un importante valore storico- scientifico e sarebbe interessante effettuare uno studio per verificare se la tradizione è stata fedelmente conservata o se nel tempo, i costumi, abbiano subito dei piccoli cambiamenti».
Leyla Manunza
 
 
 
 
 
 
4 - L’Unione Sarda / Primo Piano (Pagina 6 - Edizione CA)
Dopo l’intervista del rianimatore Peppinello Saba, intervento del neurofarmacologo
DIETRO IL DESIDERIO DI MORIRE
Gian Luigi Gessa: le commozioni sospette di tanti obiettori
Gian Luigi Gessa, Neuroscienziato
L’outing di Peppinello Saba sull’eutanasia - nell’intervista pubblicata domenica scorsa su L’Unione Sarda- ha provocato sgomento, soprattutto sgomento. Anche giudizi morali negativi. Ma è la sua affermazione che la dolce morte sia una pratica consolidata in molti ospedali che ha suscitato il più vibrante negazionismo.
Ma l’eutanasia è una cosa seria. Riguarda i malati terminali che chiedono di essere aiutati a morire perché la loro vita è solo sofferenza e mancanza di dignità. A questi infelici vengono oggi offerte diverse soluzioni. Si concede di interrompere le terapie quando i farmaci non sono più efficaci, ad esempio i farmaci antitumorali, e si lascia che la malattia faccia il suo corso, giorni, mesi fino alla morte. Questo aiuto si chiama interruzione dell’accanimento terapeutico. In alternativa, si accetta la possibilità di staccare la spina, cioè fermare un macchinario che artificiosamente tiene in vita il paziente e lasciare che muoia soffocato, una morte non veloce e non indolore. Infine, come nel caso di Terry Schiavo, è stato ritenuto umanamente lecito lasciar morire di fame e sete la paziente che, essendo in uno stato vegetativo, presumibilmente muore senza sofferenza...in quindici giorni.
Tuttavia, il medico dispone di un metodo più umano, più sicuro, più rapido, indolore per far morire un paziente. Questo metodo si chiama eutanasia, la dolce morte. È incomprensibile che questa parola venga esecrata mentre definisce un metodo di gran lunga meno barbaro e ipocrita. Credo sia utile una definizione. L’eutanasia può essere attiva o passiva. Passiva significa favorire la morte di un malato terminale togliendogli una terapia o un trattamento ma evitando che muoia soffrendo: quindi somministrandogli dei farmaci che tolgano la sofferenza ma in dosi tali da non provocare la morte. Oppure può significare la sospensione del trattamento ad un individuo incosciente. Il confine tra eutanasia passiva e interruzione dell’accanimento terapeutico è ambiguo. Eutanasia attiva consiste invece nella somministrazione di farmaci che inducono anestesia, insensibilità totale, sonno, morte, indolore e veloce. I cattolici sostengono legittimamente che l’eutanasia non è lecita perché ritengono che Dio sia il padrone della nostra esistenza. È vero che qualche medico cattolico talvolta aiuta Dio, che ha tanto da fare, a staccare la spina. Chi si oppone all’eutanasia argomenta che non è lecito che il medico aiuti il malato a morire poiché la sua missione è aiutare a guarire secondo il giuramento di Ippocrate. Invece il medico è la persona più indicata ad aiutare questi pazienti, perché sa più di chiunque altro se il paziente ha un male veramente incurabile. Sa quando e come morirà. Conosce i farmaci capaci di far dormire per sempre e velocemente. Può scoraggiare le richieste ingiustificate di eutanasia, ad esempio da parte di un paziente depresso.
Alcuni obiettano che non c’è più bisogno di eutanasia perché la medicina offre risposte alle sofferenze più insopportabili. È vero, gli analgesici eliminano il dolore fisico nella stragrande maggioranza dei casi, ma c’è una piccola percentuale di pazienti nei quali il dolore non è controllabile. Inoltre, ci sono forme di sofferenza nelle malattie terminali che sono altrettanto insopportabili: il senso di soffocamento, la nausea e il vomito incoercibile, la sete insopprimibile, l’incontinenza che degrada la dignità. Quando uno o più di questi sintomi diviene intollerabile è ragionevole che quel paziente, colpito da un male incurabile - che è già depresso all’idea di dover morire, di lasciare i propri cari, i progetti incompiuti, ed è terrorizzato che la sua condizione peggiori - chieda di essere aiutato a morire. Alcuni generosamente concedono che se qualcuno vuole proprio suicidarsi lo faccia pure senza l’aiuto di altre persone. Ma se certi riescono a togliersi la vita senza aiuti, altri non possono farlo senza che qualcuno li assista. Pensate ai tetraplegici o ai vecchi malati terminali, completamente soli perché sopravvissuti ai propri cari. Eppure molte persone hanno una sensibilità strabica: piangono per gli individui non nati (embrioni congelati) ma si commuovono meno per gli immigrati che annegano. Mandiamo a morire in guerra giovani sani, nel mondo pratichiamo la pena di morte, godiamo nel vedere uccidere e ferire al cinema, ma siamo inorriditi che si possa offrire un atto compassionevole ad un malato terminale che vuole morire senza soffrire, con dignità.



LA NUOVA SARDEGNA
5 - La Nuova Sardegna / Sport (Pagina 44 - Edizione OR)
 
OLIMPIKA, MEDICINA BISSA IL SUCCESSO DEL 2013
Un risultato straordinario e un bottino finale di 13 medaglie d’oro, 11 d’argento e una di bronzo
CAGLIARI Aperta dai Tamurita e chiusa dai Dimonios. Un filo musicale e culturale, il nuovo rock sardo e la Banda della Brigata con l’inno di Mameli, che si è sposato alla perfezione alle olimpiadi universitarie. OlimpiKa si chiude con oltre milleseicento partecipanti, cinquemila followers, nove giorni di sport e sfide, due video su YouTube con 2.700 visualizzazioni, una maratonina in cui l’ateneo ha ritrovato se stesso. E rilanciato l’attenzione sulla lotta alle violenze di genere. L’associazione culturale Il Paese delle Meraviglie e il Cus possono gioire.
Dal concerto al Parco di Monte Claro, sale e verve universitaria, al nuoto ospitato dalla piscina Acquasport di Cagliari, fino alle delegazioni straniere. Coninno e bandiera ufficiale, fiamma e braciere. Un mix vincente. Accademia, pista e voglia di provarci. «Una festa coinvolgente e ricca di spunti» dice il rettore Giovanni Melis. Ma anche integrazione e formazione avanzata: i tre convegni che hanno preceduto le gare aprono una fase nuova. «Sport e perfezionamento specialistico su temi che i nostri studenti possono incamerare» spiega la professoressa Piras. Promotrice dei convegni, attenta alla presenza dei ragazzi dei licei e delle delegazioni di Bangla Desh, Senegal, India, Cina e Filippine, ha supportato dal via le idee degli organizzatori. «Dal pomeriggio alla notte sport, musica, writer e aggregazione» aggiunge Alessio Correnti, presidente del Paese delle meraviglia. Anche gli Special Olimpics hanno preso parte ad OlimpiKa. Con loro, Avis, Admo e varie associazioni di volontariato. E la classifica? Tra le sei facoltà, prevale Medicina con un bottino di 13 medaglie d’oro, 11 d’argento e una di bronzo. Per i futuri chirurghi, che bissano l’edizione 2013, ha ritirato la Coppa, Giulia Innocenti, mezzofondista di casa. A seguire, Ingegneria e Architettura (12 oro, 10 argento, 13 bronzo), Scienze (8), Studi Umanistici (4, 3, 4), Scienze Economiche Giuridiche e Politiche (3, 12, 11), Biologia e Farmacia (2, 3, 3). «L’agonismo e la determinazione giusta con lo spirito di una festa» segnala Adriano Rossi, presidente del Cus. Insomma, nove giorni da centodieci e lode. E lo sguardo già rivolto all’edizione 2015.
Mario Frongia
 
 
 
 
6 - La Nuova Sardegna / Sardegna - Pagina 5
Il NUOVO STATUTO
Dalle imprese alle università: «È il momento della svolta»
CAGLIARI La stagione delle riforme è fondamentale per rilanciare il sistema economico della Sardegna. Lo hanno detto i rettori delle università di Cagliari e Sassari, Giovanni Melis e Attilio Mastino, alla commissione Riforme del Consiglio regionale. «La nostra specificità –ha sottolineato Melis – non solo va difesa ma ampliata in termini di competitività e d’identità. La riscrittura dello Statuto sarà fondamentale per definire i rapporti finanziari con lo Stato e da lì bisogna ripartire per eliminare gli svantaggi nelle infrastrutture, nei trasporti, nell’energia e nella formazione». Secondo Attilio Mastino, «il disegno riformatore deve porsi come obiettivo non solo la rimozione del sottosviluppo, ma anche la promozione dell’identità», ma visto «il clima nazionale ostile nei confronti delle specificità a essere rinforzata dovrà essere soprattutto la Legge Statutaria, per permettere alla Sardegna di fare quello che oggi non può fare ». Sempre, nell’aula della stessa commissione, sono stati raccolti anche i suggerimenti di Confindustria, Confapi e delle diverse associazioni del mondo cooperativo. Alberto Scanu (Confindustria Sardegna) ha detto che «oggi è indispensabile sfuggire dall’uso distorto dell’autonomia, come è capitato in questi 60 anni, altrimenti si continuerà ad alimentare il sottosviluppo e non lo sviluppo ». Per Scanu, «il cambio di marcia deve essere immediato e va bene una nuova assemblea costituente purché non si trasformi in un carrozzone». Confindustria ha fame di risultati: «Finora – ha detto Marizio De Pascale (Confindustria Cagliari) abbiamo assistito a una duplicazione di competenze e funzioni che hanno appesantito la macchina Regione e reso la vita impossibile alle imprese». Semplificazione decentramento è stata la proposta di Roberto Bornioli (Confindustria Nuoro) per rilanciare le zone interne. È il peso della burocrazia ad affondare la Regione, ha detto Enrico Gaia (Confapi) e «ora è il sistema economico a pretendere che sia alleggerito». Per il mondo delle cooperative (Legacoop, Agci e Confocooperative) la stagione delle riforme potrebbe essere l’ultima occasione per il rilancio della Sardegna.
 
 
 
 
7 - La Nuova Sardegna / Sardegna - Pagina 6
RIVOLUZIONE NELL’ASSISTENZA
IL SAN RAFFAELE A OLBIA: TERREMOTO
SUGLI ASSETTI DELLA SANITÀ REGIONALE
Attesa per i dettagli del progetto tra speranze e timori. L’Anaao: sulla ricerca importanti investimenti. I dirigenti delle Asl di Nuoro e Sassari: «Aspettiamo di conoscere bene il piano prima di dare giudizi»
di Pier Giorgio Pinna

La Nuova Sardegna di mercoledì 11 giugno 2014
Gli operatori sul campo cominciano a delineare i possibili cambiamenti legati all’apertura del Bambin Gesù e al programma d’interventi Made in Qatar
SASSARI Nessuno discute sul “se”. Tutti vogliono capire il “come”. Ma l’ok al nuovo ospedale targato Qatar non si esaurisce in una questione di avverbi. Scuote nel profondo gli assetti della sanità regionale. È uno tsunami dagli effetti dirompenti. E appunto come un maremoto avrà contraccolpi che in Sardegna costringeranno a rimodulare l’intero sistema ricerca-assistenza. Almeno questa è la visione di tantissimi operatori sul campo: espressa in un quadro di opinioni e commenti che coinvolge Asl, università, sindacati, medici, infermieri, pazienti. Disco verde. Secondo molti infatti la modalità del via libera all’ex San Raffaele di don Verzè, ora ribattezzato Bambin Gesù, non è un tema che possa riguardare solo la favorevolissima Olbia e la Gallura. E neppure potrebbe esaurirsi nelle “vibrate reazioni” reazioni e nei campanilismi in difesa d’interessi territoriali. Perché gli argomenti scottanti, secondo gli addetti ai lavori, non si fermano alle valutazioni politiche. Ossia alle analisi fatte dai partiti e all’attesa del “sì” del 24 giugno nei palazzi della Regione: con i diversi schieramenti all’interno di centrosinistra e centrodestra già orientati in maniera trasversale a sostegno oppure all’opposizione del maxi-progetto. Business contrapposti. In maniera ugualmente ovvia, c’è un ulteriore fatto evidente: il piano Made in Medioriente sta provocando fibrillazioni tra i proprietari di cliniche private che nell’isola temono di vedere erose le loro posizioni. Quale tipo d’impatto. Eppure, il centro del problema non sarebbe neanche questo. Come sottolineano nelle ultime ore parecchi esperti, il cuore della delicatissima faccenda è piuttosto rappresentato da un altro elemento. E cioè da quali scelte saranno fatte per dare vita al masterplan varato sull’asse Vaticano-Qatar. In poche parole, si riparla del “come” il Bambin Gesù e i suoi quasi 300 nuovissimi posti-letto contribuiranno a rivoluzionare gli equilibri esistenti, e da decenni consolidati. Con riferimento tanto al panorama regionale della salute (compresa la speranza per tanti ammalati di non dover più ricorrere a cure fuori dall’isola) quanto al business che da sempre condiziona decisioni e investimenti nell’isola in questo settore così cruciale. Prudenza. A ogni modo, almeno in questa fase, spesso nell’esame della posta in gioco da parte di numerosi operatori sardi prevale una posizione sintetizzata nella frase-tipo: «Prima di un giudizio definitivo, stiamo a vedere che cosa succede con esattezza». Attenzione. Ma il grandissimo interesse per l’imminente svolta, oggi, traspare comunque in qualsiasi corsia di clinica e ospedale. E tutto questo a prescindere dalle valutazioni individuali. Aziende sanitarie. Il direttore generale dell’Asl di Sassari, Marcello Giannico, tiene però a sottolineare un preciso aspetto: «Le scelte che verranno fatte riguardo alla nuova struttura sanitaria privata del San Raffaele di Olbia sono soltanto di natura politica e interessano prevalentemente l’organizzazione sanitaria a livello regionale». «Aspetto perciò gli atti di programmazione - aggiunge – E nel frattempo porterò avanti il mio mandato esclusivamente sulla base degli atti d’ indirizzo finora indicati dall’assessorato regionale alla Sanità». Lati positivi. Anche Antonio Maria Soru, suo collega ai vertici dell’Asl di Nuoro, preferisce la cautela di chi vuol vedere tutte le carte del mega-progetto prima di sbilanciarsi in una valutazione basata su dati parziali o frammentari. «In linea di massima posso però dire che ci troviamo di fronte a un’occasione da non perdere – rimarca il manager – In casi di questo tipo, infatti, tante volte si parte in un certo modo e poi al momento conclusivo si finisce in un altro. Confido nelle capacità di analisi dell’assessore regionale, Luigi Arru, e degli esperti nominati con il compito specifico di sopppesare ogni sfumatura. Più in generale sono convinto che i nostri medici sapranno confrontarsi con le realtà emergenti e che l’investimento del Qatar rappresenti un’importante conquista per tutta l’isola». «Spetterà poi alle conferenze provinciali con i sindaci e alla commissione regionale occuparsi della questione senza preoccupazioni e allarmismi», è la conclusione del direttore. I medici. Nessun timore neppure da parte di Susanna Montaldo, la cagliaritana presidente dell’Anaao sarda, con oltre 600 iscritti il maggiore sindacato di categoria degli ospedalieri. «Uno dei nodi da sciogliere riguarda la completezza delle notizie: nei giorni scorsi abbiamo provato a chiedere lumi all’assessore Arru, ma ci ha riferito che per il momento non si conoscono le “specialità” previste per il nuovo ospedale», dice la dirigente sindacale. «Non si sa neppure con precisione se il Bambin Gesù sarà un centro generalista, pediatrico, misto o destinato ad altre branche ancora – prosegue – Come si fa quindi a capire se la rete ospedaliera attuale sarà indebolita o no?». «Quel che invece mi appare più nitidamente definita è l’importanza degli investimenti sulla ricerca scientifica: ecco, per quel che concerne quest’aspetto, mi sembra che possiamo prepararci a sorprese positive e a giorni ne sapremo di più», afferma Susanna Montaldo. 
 
 
 
 
8 - La Nuova Sardegna / Sardegna - Pagina 6
IL RETTORE DELL’UNIVERSITÀ DI SASSARI
Mastino: «Più collaborazione per evitare i doppioni»
SASSARI Attilio Mastino come sempre non si nasconde dietro un tatticismo diplomatico: «L’investimento a Olbia può essere una straordinaria occasione di modernizzazione della sanità in Sardegna soltanto a condizione che le attività assistenziali siano progettate d’intesa con il territorio e con i due atenei sardi», dice in premessa dopo essere stato chiamato a pronunciarsi sul maxi-investimento promosso da Vaticano e Qatar. «Tutto questo è indispensabile – aggiunge il rettore dell’università di Sassari – per evitare inutili doppioni. Così come per legare la formazione degli operatori sanitari, l’alta formazione, la ricerca e l’assistenza». Il Magnifico non pensa a forme di concorrenza. La sua idea è quella di «una integrazione e di una costante consultazione tra specialisti». «Soprattutto per garantire la funzionalità dei corsi di laurea, dei dottorati e delle scuole di specializzazione, sempre con l’occhio rivolto alla salute dei cittadini», chiarisce. Per poi aggiungere: «Francamente non credo che i generosi investitori del Qatar siano animati solo da obiettivi legati al profitto economico e alla rendita: penso che l’occasione da loro offerta possa essere una eccezionale opportunità per dare un’accelerata al servizio sanitario regionale, che ormai vivacchia, cercando ogni giorno di superare gli infiniti ostacoli e gli innumerevoli vincoli burocratici». «È per essempio una vergogna che l’Azienda ospedaliera universitaria, istituita nel luglio 2007, non possa contare ancora oggi su un “atto” che ne definisca la struttura - attacca Mastino – Non intendiamo presentarci al confronto in posizione di debolezza. È per questo che abbiamo chiesto ai diversi assessori regionali che si sono succeduti di approvare finalmente l’atto aziendale, ormai definito nelle sue linee essenziali». «L’università di Sassari non vuole infatti rinunciare ai suoi 522 posti letto, alle sue 30 strutture assistenziali complesse, ai suoi 4 dipartimenti – afferma il rettore – E tutto questo perché l’alta formazione ha assoluta necessità di interagire con l’assistenza e la pratica medica, ha necessità di nuove strutture e di tecnologie di altissimo livello». «Credo quindi che l’investimento in programma a Olbia, con la costruzione della nuova strada di collegamento con Sassari, possa essere l‘occasione per ripensare l’assistenza pubblica in chiave moderna, per accreditare adeguatamente tutte le strutture, per spendere rapidamente tutte le risorse disponibili – puntualizza – Come i 95 milioni dei fondi Fas per il nuovo ospedale universitario». «Insomma, dobbiamo tutti cambiare passo, accelerare, accettare la sfida, legare ancora di più le Asl di Nuoro, Oristano, Olbia e Sassari all’università». rileva il rettore. «Il nostro ateneo firmerà accordi di collaborazione con la nuova struttura ospedaliera, disporrà “comandi” e incarichi per docenti che operano da noi, programmerà la chiamata degli abilitati – sostiene in ultima analisi Attilio Mastino – E chiederà di partecipare ai tavoli tecnici sulla ricerca e sull’assistenza, senza riserve, ma con la voglia forte di far crescere la qualità dell’assistenza in Sardegna e perseguire l’eccellenza: con generosità e impegno». (pgp)


9 - La Nuova Sardegna / Sardegna - Pagina 6
IL RETTORE DELL’ATENEO DI CAGLIARI
«Così l’isola avrà risorse consistenti»
Melis fiducioso nell’operato della giunta
«L’ateneo di Cagliari vede positivamente l’investimento in corso a Olbia», spiega il rettore, Giovanni Melis (foto). «Intanto, siamo in una posizione di fiduciosa attesa perché la giunta regionale ha coinvolto da subito le due università sarde – prosegue – E poi devo rimarcare che grazie a investimenti così notevoli nel campo della sanità sarda sarà possibile una svolta in positivo». Il rettore aspetta comunque di vedere come si svilupperanno i piani in concreto. «Conosciamo solo in parte i programmi, perlopiù per quel che riguarda la ricerca scientifica – tiene a puntualizzare – Ma ci sono anche interrogativi aperti. Mi chiedo, per esempio: da dove proverranno gli organici da impiegare nella nuova struttura?». «Ma al di là dei singoli aspetti che saranno affrontati dai dipartimenti di Medicina nei dettagli mi pare che un’iniziativa di questa portata favorisca le aperture e gli scambi internazionali, tutte possibilità delle quali l’isola ha estremo bisogno», aggiunge Giovanni Melis. Per poi aggiungere ancora: «Se un domani emergeranno perplessità di ordine sanitario per quanto attiene all’assistenza e ai rapporti con l’università vedremo comunque di affrontarli nel migliore dei modi: ma nel frattempo non possiamo sottrarci alla sfida». (pgp)
 
 
 
10 - La Nuova Sardegna / Sardegna - Pagina 6
DELITALA: «Devono coinvolgerci fin dall’inizio»
Giuseppe Delitala è direttore del dipartimento di Medicina a Sassari. Segue con attenzione il piano d’investimenti e oggi spiega: «Arrivano stimoli alla ricerca e capitali freschi. Sento però parlare di un polo con 260-280 posti di degenza e allora immagino che saranno sottratti alla comunità sanitaria di Olbia e Tempio». «C’è dunque il rischio che un’iniziativa così importante abbia riflessi sulla rete regionale e sulle due aziende ospedaliere-universitarie – aggiunge – In qualche caso si potrebbe creare un effetto boomerang per il nostro territorio. Chiarisco con un esempio: le scuole di specializzazione. Forse molti non lo sanno ma esiste un rapporto tra il numero degli iscritti e quello dei posti letto disponibili, tanto nelle università quanto negli ospedali. Mi chiedo allora: i nuovi posti letto del Bambin Gesù come saranno strutturati in questo senso? faranno massa critica per consentirci di non far diminuire gli specializzandi». «È appunto partendo da considerazioni del genere che mi auguro un coinvolgimento immediato della nostra università nel progetto», prosegue il professore, convinto che «più in generale si debba capire meglio certi passaggi». «E mi riferisco – aggiunge – al polo di eccellenza per la ricerca di cui sento parlare: pensare di poter bypassare il nostro ateneo è fuori discussione». «Un terzo punto chiave sono le “specialità”: ancora non si sa quali saranno ma è bene sin d’ora che si sappia che non potranno essere in concorrenza con quelle già esistenti in Sardegna», sostiene in definitiva il docente. (pgp)
 
 
 
11 - La Nuova Sardegna / Sardegna - Pagina 6
Le perplessità di Sussarellu: pensiamo alla sanità pubblica
L’ORDINE DEI MEDICI: «I POSTI LETTO IN PIÙ? A CARICO DELLO STATO»
«Ma ben vengano le contromisure per i settori scoperti»
SASSARI «Una premessa, innanzitutto: la sanità pubblica resta prioritaria. E subito un’altra considerazione: il costo del Bambin Gesù non può essere fatto gravare sul nostro sistema di assistenza». Secondo il presidente dell’Ordine dei medici del Nord Sardegna, competenze estese da Alghero a Olbia, i posti letto in più dovranno essere considerati a carico dello Stato, e non della Regione. Agostino Sussarellu su questi aspetti non ha incertezze né perplessità. Da anestesista calibra le parole per evitare incidenti diplomatici com’è solito dosare i farmaci con estrema precisione. Ma da rappresentante della categoria detta con fermezza le condizioni per evitare quella che a suo dire potrebbe rivelarsi una pericolosa deregulation. Quale dovrebbe essere allora il ruolo d’investitori come il Qatar? «I privati? Ben vengano. Ma soltanto se la loro azione può servire a integrare le carenze della rete sanitaria pubblica». Tuttavia si parla d’investimenti finanziari notevolissimi. «Al di là delle garanzie che vengono date sulle assunzioni e sull’occupazione, mi domando però in che cosa si sostanzi concretamente il loro progetto. Ancora non conosciamo nei dettagli a quali reparti e a quali settori della ricerca facciano riferimento». Su che cosa si dovrebbe puntare? «Da chi viene a casa nostra mi aspetterei che chiedesse a noi di che cosa abbiamo bisogno. Se devo costruire una casa nella quale esiste già una cucina, non starei ad ascoltare un imprenditore che mi chiedesse di farne un’altra». Che cosa vuol dire? «Mi pare chiaro. È inaccettabile che si progettino reparti o cliniche in concorrenza con quelle presenti sul nostro territorio. Occorre piuttosto che a livello regionale si definiscano prima gli spazi dove l’intervento sarebbe al contrario più che necessario». Perché il governo dovrebbe farsi carico del problema? «Renzi ha accolto con entusiasmo gli investimenti ipotizzati dal Qatar. Esiste allora la possibilità di considerare quest’intervento internazionale come destinato a un polo d’eccellenza in capo all’intero servizio sanitario nazionale, con quel che significa un domani in termine di spesa pubblica». Perché? Che cosa teme? Pensa che i costi diventeranno insostenibili? «Noi abbiamo un piano sanitario bloccato da anni, nel quale peraltro si parlava già del San Raffaele dal 2008. Ed è piuttosto evidente un fatto: dovrà essere rivisitato presto anche alla luce di questi sviluppi. In ogni caso, i posti letto previsti per il nuovo ospedale, senza un provvedimento come quello che richiama il governo nazionale alle sue scelte, sarebbero calcolati a detrimento dell’intero monte fissato su scala regionale». Con quali conseguenze? «Beh, quello è un numero che deve tenere conto delle sforbiciate da spendig review stabilite appunto dallo Stato. Ecco, allora un’altra soluzione semplicissima: non considerare più i nuovi posti letto nel tetto da calcolare per i tagli programmati». Insomma: lei ha paura che vengano sottratte risorse al servizio sanitario pubblico regionale. «Mi sembra chiaro che si pongano quesiti allarmanti. Soprattutto nel momento in cui si sente sempre più spesso parlare del ridimensionamento dei piccoli ospedali sardi». Invece qual è il suo parere sugli investimenti per la ricerca? «Sono d’accordissimo su tutto quello che favorisce l’innovazione scientifica. Mi aspetto però un accordo che coinvolga a pieno titolo le nostre due università. Così come la possibilità, attraverso specialità e reparti che non abbiamo nell’isola, di contrarre la mobilità dei pazienti oggi costretti a farsi curare fuori della Sardegna». (pgp)
 
 
 
 
 
12 - La Nuova Sardegna / Economia Sardegna - Pagina 13
Giornata di studio per partecipare al maxi bando europeo su clima e ambiente
PROGETTO LIFE, IN PALIO 3,4 MILIARDI
CAGLIARI Dal vecchio programma Life dell’Unione Europa al nuovo finanziato con 3,4 miliardi fino al 2020. Dai progetti in corso d’opera nell’isola, a cominciare dal monitoraggio di squali e razze nel Mediterraneo alla conservazione di dune e stagni nel Cagliaritano e nell’Oristanese, a quelli che verranno se la Sardegna sarà capace di salire sul treno in corsa lanciato da Bruxelles sulla difesa del clima e dell’ambiente. È questo l’obiettivo dichiarato, conquistare una fetta finanziaria del progetto Life2, dello Sportello Ricerca europa dell’Agenzia Sardegna Ricerche, e delle università di Cagliari e Sassari: la Sardegna deve essere pronta a salire sul treno, quando saranno pubblicati i bandi, il primo a metà giugno. È una grande occasione per «contribuire a un’economia efficiente che abbia come base lo sviluppo e le politiche ambientali europee». Che Bruxelles creda fino in fondo a questa strategia è confermato dall’aumento (più 40 per cento) degli stanziamenti destinati agli ecoprogetti. Nei sette anni precedenti, con tre progetti, la Sardegna ha dimostrato di poter essere una protagonista. Lo stesso deve avvenire quando partirà, ormai a giorni, il nuovo Programma Life. La concorrenza sarà forte visto che il pacchetto di 3,4 miliardi non sarà assegnato per quote riservate agli Stati membri, ma solo in base «al valore assoluto dei progetti», ha detto Stefania Betti, punto di contatto nazionale di Life per conto del ministero dell’Ambiente. Lo Sportello europeo di Sardegna Ricerche, come ha detto la presidente Maria Paola Corona, «vuole essere il punto di riferimento per chi nell’isola parteciperà ai prossimi bandi» e le candidature potranno essere di enti pubblici, privati e associazioni no profit. Soprattutto perché questa volta, rispetto alla precedente edizione, sono due le novità: i progetti integrati e quelli di assistenza, «destinati entrambi a migliorare l’integrazione delle politiche ambientali e in difesa del clima a partire dalla qualità dell’acqua, dell’aria e delle specificità dei territori fino alla gestione dei rifiuti». Sul piatto europeo ci sono 3,4 miliardi fino a l 2020 e la Sardegna non può sprecare la grande occasione. (ua)
 
 
 
 

13 - La Nuova Sardegna / Nuoro - Pagina 30
Dopo la denuncia della coop, in campo anche i giovani
SIT IN DEGLI STUDENTI: «QUESTA È LA BATTAGLIA DI TUTTO IL TERRITORIO»
«I soldi arretrati non bastano, serve un piano di rilancio»
di Valeria Gianoglio
NUORO «Abbiamo chiesto un dibattito pubblico a Nuoro con l’assessore regionale Firino, e ora chiediamo anche il sostegno dei sindaci di tutto il territorio, perché questa non è più solo la battaglia di 33 dipendenti di una cooperativa che lavora per l’università, ma è la battaglia di noi tutti, di noi studenti, in particolare, per salvare questo ateneo. E stavolta non ci basterà vedere l’arrivo dei fondi arretrati, che ogni anno spariscono e poi arrivano, ma vorremo che si arrivasse alla stabilità finanziaria che in questi 20 anni, per colpa della politica e anche di troppi anni di commissariamento, l’università nuorese non ha mai avuto». Seduti sui gradini del Comune, nonostante l’arsura che si fa sentire e un po’ di fiacchezza fisiologica, gli studenti universitari nuoresi cominciano la loro personalissima battaglia pro-ateneo. Ed è una lotta corale, sentita, figlia di anni e anni di promesse mancate, trascorse a sudare per ogni piccola conquista che li mettesse sullo stesso piano dei loro colleghi di Sassari e Cagliari. «Se non fosse che ci crediamo e vogliamo bene a questa università – dicono – se non fosse che ci lavorano tante persone, come i dipendenti della cooperativa Ecotopia e i nostri docenti, che ci danno tanto, forse oggi non saremmo ancora tutti qua». La loro rabbia, mista a una dose industriale di frustrazione, è riemersa negli ultimi giorni, quando gli studenti hanno visto che i dipendenti della coop Ecotopia, che gestisce i servizi tecnico-amministrativi per conto del Consorzio universitario, sono scesi in piazza per denunciare mesi di stipendi arretrati a causa dei soliti fondi regionali in stra-ritardo. In altri tempi, forse, il fronte si sarebbe spaccato: cooperativa da un lato, e studenti dell’altro. Anche perché lo sciopero degli operatori della coop, in queste ore, sta causando il rinvio di decine di esami universitari. Ma questi, evidentemente, sono tempi nei quali è necessario far fronte comune, e in questa vicenda in particolare il fronte comune nasce proprio dal cuore. Così, anziché protestare per gli esami che saltano, gli studenti universitari nuoresi hanno deciso di non lasciare soli i soci della coop, e anzi, scendere in campo anche loro. Ieri mattina, hanno incontrato il commissario del Consorzio universitario, Caterina Loi, questo pomeriggio incontreranno il sindaco Sandro Bianchi, e nei prossimi giorni, se la Regione accetterà l’invito, vedranno anche l’assessore Claudia Firino nel corso di un dibattito pubblico a Nuoro. «Le chiediamo un incontro – scrivono in una lettera aperta all’esponente della giunta Pigliaru – per discutere della situazione contingente e futura. Siamo fortemente preoccupati per il futuro della nostra sede che, in un territorio difficile come il centro Sardegna, svolge un ruolo particolarmente importante con riflessi in campo economico, sociale e in campo culturale». Ieri pomeriggio, invece, gli stessi studenti hanno fatto un sit-in davanti al Comune e distribuito un mucchio di volantini ai passanti. In quelle righe, sottoscritte da tutti – l’associazione degli studenti forestali, gli studenti di diritto delle amministrazioni, gli studenti di infermieristica e la coop Ecotopia – c’è la loro idea per il futuro dell’università nuorese. «Necessita – scrivono – di stabilità finanziaria, amministrativa, puntualità dei pagamenti, strutture adeguate, servizi per gli studenti, piano di sviluppo pluriennale». Altro che semplici fondi arretrati, insomma: stavolta gli studenti non sembrano volersi accontentare. «Ci siamo stufati – dicono – di assistere ogni anno a questo teatrino dei fondi che non arrivano, e dei fondi che poi arrivano in ritardo. E se anche, come sembra, adesso i fondi dovessero essere sbloccati, noi chiediamo di più. Chiediamo che si affronti il problema alla radice. La vera battaglia sarà quella di risolvere il problema per il futuro. Vogliamo, ad esempio, che finisca la fase di commissariamento ma non perché il commissario non abbia lavorato bene, ma solo perché serve un organo più forte. E poi ci chiediamo: che fine ha fatto il discorso-fondazione e il discorso del campus universitario? è tutto dimenticato oppure è un progetto concreto?». La protesta, insomma, è ben lontana dall’essere conclusa, al di là del discorso dei fondi. E sempre ieri, nel dibattito, sull’ateneo sono arrivati altri interventi e prese di posizione. Il consigliere regionale Pd, Daniela Forma, ha presentato una interrogazione sul caso-fondi. «I fondi all’università devono essere resi strutturali» afferma, invece, il presidente provinciale di Confindustria, Roberto Bornioli. «Una Regione che blocca i fondi per la Cultura è e rimarrà sempre una Regione zoppa, contro cui ci opporremo con tutte le nostre forze».
 
 
 
 
14 - La Nuova Sardegna / Sport - Pagina 43
VENTO DE L’ALGUER
Corto Maltese è imbattibile
Università seconda, con lode
ALGHERO Le previsioni promettevano un grecale allegro. Avrebbe dovuto accompagnare i partecipanti al Trofeo Nuova Capolino, seconda prova del campionato “Vento de l’Alguer”, fino alla boa situata dentro il golfo di Porto Conte, nel cuore dell’Area Marina Protetta di Capo Caccia-Isola Piana. E il sospirato grecale è finalmente arrivato a fine gara, ma ha consentito soltanto a 6 barche di tagliare entro il tempo massimo previsto. Giustamente, in ossequio allo spirito di queste veleggiate organizzate dalla Lega Navale Italiana di Alghero, è stata presa dai “giudici di gara” la decisione di redigere la classifica finale sulla base dei tempi di passaggio alla boa di Porto Conte. In questo modo quasi la metà della flotta dei partecipanti è riuscita a concludere positivamente la veleggiata. E così Corto Maltese di Sabia, portato in gara da Roberto Sechi, ha vinto nella classe Sailboat, con Fastidiosa e Buddhana in seconda e terza posizione. Su Fastidiosa era impegnato un equipaggio formato da studenti universitari dell’ateneo sassarese, guidati dal responsabile della squadra velica Uniss Luca Losito. Per l’occasione la squadra dell’Università ha affidato la barra del timone al “manico” locale Alessandro Cabras. E i risultati sono stati più che positivi. In classe Vele bianche Big la vittoria è andata a Luna Storta di Salvatore Soggiu, seguito da Ferula e Picka 2. Nella categoria Vele bianche invece solo due barche sono riuscite a girare la fatidica boa e entrare nella classifica finale; nell’ordine Maori di Pietro Delogu e La Poderosa. La premiazione si è tenuta nel tardo pomeriggio presso casa Gioiosa, sede del Parco Naturale regionale di Porto Conte. Presenti tutti gli equipaggi e gli organizzatori della manifestazione. Antonio Mannu




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