Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
03 June 2014

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 10 - Edizione CA)
È un cagliaritano il migliore di Yale
Fabio Manca
 
Conquistare Yale battendo la concorrenza di 28 mila studenti di tutto il mondo è difficile. Risultare tra i migliori tutti gli anni lo è di più. Laurearsi summa cum laude e onori in Biologia cellulare molecolare ed evolutiva in una università che ha sfornato capi di Stato, premi Nobel e manager di multinazionali è l'apoteosi.
Enrico Ferro, ventiduenne cagliaritano, ci è riuscito il 19 maggio scorso al termine di un percorso ricco di soddisfazioni e riconoscimenti. L'ultimo lo ha ricevuto il giorno della cerimonia di laurea quando ha saputo di essere il vincitore del premio Alpheus Henry Snow, che viene assegnato allo studente dell'ultimo anno di corso che si è distinto per una combinazione di eccellenti risultati accademici, carattere e personalità «tali da risultare fonte di ispirazione per gli altri studenti, stimolando in loro la passione per il sapere».
Del resto è così che nelle migliori università americane e del mondo motivano gli studenti. Mettendo a loro disposizione per 24 ore al giorno, 7 giorni su 7 - in cambio di rette non inferiori a 50 mila dollari - un esercito di mentori e tutor, alzando costantemente l'asticella degli obiettivi «e ricordandoti in ogni momento che non sei mai arrivato e devi sempre dimostrare il tuo valore», spiega. Non solo nello studio ma in tutti i campi. Perché per avere sempre il massimo dei voti (il peggiore che Enrico Ferro ha preso nella sua carriera a Yale è stato un A-, l'equivalente di un 10-) devi eccellere nel profitto, nello sport, nella musica, nel volontariato. E possibilmente, come nel suo caso, arricchire il curriculum con esperienze all'estero.
Infatti mentre frequentava l'ateneo di New Haven, lo studente cagliaritano è stato a Lima, in Perù, per approfondire le influenze dell'alcol sulle cure per l'Hiv presentando poi i risultati a una conferenza internazionale dell'Aids society. Per le stesse ragioni è stato a Kuala Lumpur, in Malesia, mentre in Togo e in India ha sviluppato un programma di educazione sanitaria: «Riguardava l'importanza di lavarsi le mani o bollire l'acqua prima di berla, una cosa per noi scontata ma non per i paesi in via di sviluppo, con conseguenze gravissime sulla loro salute. Non a caso lavarsi le mani è considerata la più importante scoperta scientifica degli ultimi duecento anni».
Yale gli ha insegnato ad avere una grande capacità critica e di analisi. «Ti insegnano che se non ce le hai non sei nessuno perché la conoscenza è già nei libri, è tutto già scritto. Tu devi aggiungere qualcosa, sei lì per questo», racconta. «Ti spronano a riconoscere i tuoi punti di forza, le tue debolezze, a sviluppare le tue capacità di leadership ma nel contempo a essere sempre umile, a rispettare nello stesso modo la segretaria e il grande statista».
I suoi record accademici gli hanno fatto guadagnare un posto d'onore alla Phi Beta Kappa, un'associazione studentesca, la più antica in America, fondata nel 1776 con intenti prevalentemente culturali, dove si viene accolti solo se si raggiungono ragguardevoli risultati accademici.
«Una delle cose che mi ha colpito del sistema americano è che ti educa a sviluppare un senso di riconoscenza verso la tua università. Loro investono su di te, ti danno tutto, contribuiscono in modo determinante ai tuoi successi ma fanno in modo che tu ti senta sempre uno di loro e condivida anche materialmente la tua fortuna. È per questo che del consiglio direttivo di Yale fanno parte personaggi come il segretario di Stato John Kerry o l'ex ambasciatore Usa in Italia David Thorne oltre a manager di grandi multinazionali e presidenti della Corte suprema. Gente che non solo partecipa alla gestione e allo sviluppo dell'università ma fa cospicue donazioni ogni anno».
 
Enrico Ferro è sempre stato il migliore della classe. Ma è anche un bravo tennista, ha giocato a pallanuoto, ha buoni tempi nel nuoto, suona il pianoforte, la chitarra e il basso, parla perfettamente l'inglese e lo spagnolo, ha fatto esperienze di volontariato.
Quattro anni fa, mentre collezionava nove e dieci in tutte le materie al liceo scientifico salesiano Don Bosco, ha avuto il tempo di superare 50 tra esami e test durissimi ed un colloquio. È per questo che ha vinto la concorrenza di 28 mila studenti da tutto il mondo ed è stato uno dei 12 europei e dei due italiani che sono stati ammessi a Yale.
 
Nell'ultimo anno ha studiato, e molto, anche per essere ammesso alla scuola di Medicina, il passaggio successivo al baccalaureate , simile alla nostra laurea breve. Un percorso complesso ed estremamente competitivo. Soprattutto se, come lui, non si punta a una facoltà pubblica ma a una delle 15 scuole più esclusive degli Stati Uniti come Stanford, Northwestern, John Hopkins o Harvard in ciascuna delle quali vengono ammessi non più di cento studenti da tutto il mondo. Inutile dire che Ferro è stato scelto da tutte le università alle quali ha presentato domanda (il percorso è raccontato nell'articolo sotto) ma ha scelto Harvard dove dalla fine di agosto si trasferirà.
In questi anni i suoi obiettivi sono cambiati. «Quando sono arrivato a Yale pensavo di studiare medicina per curare le persone, ora ho deciso di occuparmi di salute globale un campo dove ai fattori clinici bisogna unire conoscenze in campo economico e politico. Le racconto un aneddoto: sono stato alla conferenza mondiale sull'Aids. Lì è emerso che finalmente anche i pazienti meno malati possono ricevere il trattamento con farmaci antiretrovirali. Ma l'Organizzazione mondiale della sanità non ha i soldi per farlo. Occorre trovarli. Morale: per migliorare la salute globale non basta la conoscenza clinica, servono milioni di medicine in più, bisogna trasportarle in Africa o nei paesi musulmani che non le accettano. Sono problemi complessi da affrontare e risolvere. Ecco, questo è ciò che farò nella vita».
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 10 - Edizione CA)
«Ecco come sono stato ammesso ad Harvard»
IL RACCONTO. Il neo dottore spiega il lungo percorso per entrare nel prestigioso ateneo
 
«Il percorso per l'ammissione alla scuola di medicina ad Harvard e nelle altre università statunitensi è lungo e complesso e dura nove mesi. Ma in realtà l'acquisizione dei titoli e e delle esperienze necessarie per diventare competitivi nel processo di ammissione richiede non meno di tre anni di lavoro. Di solito sono i primi tre del college ma sono sempre di più gli studenti che spendono uno o più anni sabbatici per rafforzare il proprio curriculum in vista della competizione per entrare in una delle prestigiose università degli Usa.
Per potersi immatricolare in una scuola di Medicina, gli studenti devono aver conseguito il baccalaureate e aver superato una serie di esami di Chimica organica, Fisica, Biologia e Inglese che costituiscono il percorso accademico di pre-medicina. Ognuno di questi corsi dura un anno ed è associato a un laboratorio di uguale durata. I voti ottenuti al college sono importanti per filtrare i candidati tra i settemila studenti che cercano di entrare nelle migliori università. Ma contano anche attività extracurricolari come ricerca in campo biomedico, volontariato e sport, visto che si ritiene che uno sport di squadra sia propedeutico alla preparazione di un lavoro d'equipe.
Un ulteriore requisito accademico è il Medical college admission test, un esame di oltre tre ore diviso in tre sezioni. Quella di scienze fisiche include chimica organica e fisica con 52 quesiti da risolvere in 70 minuti. Idem per la sezione delle scienze biologiche, che comprende biologia e chimica organica. Nella sezione del ragionamento verbale ci sono 40 domande a cui rispondere in un'ora per le quali non bastano nozioni teoriche ma occorre essere in grado di integrare nel momento le proprie conoscenze con le informazioni contenute in alcune riviste che vengono consegnate. Agli studenti viene chiesto inoltre di individuare professori e mentori che li presentino.
Ma questo è solo l'inizio. Ogni studente deve presentare una domanda “primaria” di 15 pagine a cui deve essere allegata una lettera in cui ci si racconta. Poi è richiesta una domanda secondaria che contiene altre lettere motivazionali. Dei 7000 studenti che completano questi passaggi, circa 500 vengono scelti da ogni università e vengono chiamati a sostenere un'intervista che dura un giorno. Circa 100 vengono ammessi in ogni ateneo. Considerate le scarse possibilità di ingresso, è opportuno presentare domanda in almeno 10-15 scuole».
Enrico Ferro
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 22 - Edizione CA)
Sarà Liesl Jobson ad aprire il labirinto delle idee
Festival Domani sera a Cagliari il via alla sesta edizione di “Leggendo Metropolitano” Penso, scrivo e gioco
 
Camminavamo senza cercarci, eppure sapendo che camminavamo per incontrarci. (Julio Cortázar) Che gioco. Si può sempre deragliare e ripartire. Lo sapeva bene lo scrittore argentino Cortázar quando ci ha regalato “Il gioco del mondo”, uno dei libri con istruzioni per la lettura. Chi giocava con le perle di vetro nell'immaginaria Castalia del romanzo di Hermann Hesse, altro non era che una colta élite. Nulla è più intrigante di un gioco, di parole, della mente, del cuore, dei numeri. Lo sa bene “Leggendo Metropolitano”, il festival della letteratura internazionale, che apre domani a Cagliari la stagione dei festival letterari isolani e che quest'anno propone come filo conduttore “I giochi dell'Essere”.
«Nel gioco - spiega sicuro Saverio Gaeta, direttore del festival organizzato dall'associazione Prohairesis - c'è il seme dell'Essere. Le parole stesse, che danno significato alle cose, nient'altro sono se non il gioco continuo tra lettere e suoni». Non resta che armarsi di fantasia e curiosità e avventurarsi nel fitto dedalo di giochi proposti dal festival.
Che quest'anno regala al pubblico un'anticipazione. Domani pomeriggio alle 19.30 al Bastione di Santa Croce, tradizionale quinta di “Leggendo Metropolitano” sarà ospite Liesl Jobson, la scrittrice sudafricana per la prima volta in Italia per presentare il suo ultimo lavoro “Cento strappi”, cento racconti brevissimi accompagnati da cento scatti che descrivono il suo Sudafrica. L'appuntamento battezzato “La narrazione tra parola e musica” sarà giocato con il musicista dei Sikitikis, Alessandro Spedicati (Diablo).
Dopo l'assaggio, il via ufficiale, con uno straordinario ospite alle 19 (Santa Croce) come lo scienziato Edoardo Boncinelli. Il tema è “Playing brain”, il cervello che gioca o i giochi del cervello? L'avventura (intellettuale) è assicurata. Sapevate che si può giocare e curarsi con i libri? Spiegheranno come si fa, alle 20.30 sempre al Bastione, Ella Berthoud (pittrice) e Susan Elderkin (scrittrice) che insieme hanno fondato un servizio di biblioterapia a Londra. Robert J. Aumann, premio Nobel per l'Economia e grande esperto di giochi ripetuti sarà alle 21 al teatro Civico di Castello. Con lui Armando Massarenti, filosofo e responsabile delle pagine di Scienza e filosofia del Sole 24 ore.
Avete figli che vivono sdraiati sul divano di casa e da quella postazione fanno tutto? Michele Serra è l'esperto in materia, nonché l'autore del libro di successo “L'arte di stare sdraiati” (Bastione di Saint Remy alle 22). Una delle novità dell'edizione “Leggendo Metropolitano” 2014 sarà il viaggio nei musei italiani con una guida d'eccezione come il filosofo Francesco Cataluccio. Primo appuntamento (alle 23 al Teatro civico) con gli Uffizi a Firenze.
Protagonista della giornata di venerdì sarà Piergiorgio Odifreddi, alle 19.30 al Bastione Santa Croce. “Breve storia dell'Essere”, il titolo dell'incontro in cui il matematico, logico e saggista, abituato a muoversi fra divulgazione scientifica, storia della scienza, filosofia, politica, religione, avrà occasione di parlare anche del suo ultimo libro, “Sulle spalle di un gigante. E venne un uomo chiamato Newton”. Alle 20.30, al Teatro Civico di Castello, Michele Mari spiegherà “Il gioco nella letteratura”. Sono solo due preziose segnalazioni della seconda giornata. Scoprirle, con il giornale giorno per giorno, sarà un gioco.
Caterina Pinna
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 22 - Edizione CA)
Assegnato dai Rotary Club
Il premio La Marmora all'Istituto bolognese leader nel progetto per il radiotelescopio
 
Il prestigioso “Premio La Marmora”, giunto quest'anno alla ventisettesima edizione, è stato assegnato dai Rotary Club di Cagliari all'Istituto di Radioastronomia (IRA) di Bologna che, inserito all'interno dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), è stato essenziale leader nella realizzazione del grande radiotelescopio denominato SRT - Sardinia Radio Telescope - in territorio di San Basilio. Nel corso di un'affollata e solenne cerimonia, svoltasi nell'Aula Magna dell'Università di Cagliari, l'ambìto riconoscimento è stato consegnato dai presidenti dei Rotary cittadini ai tecnici e agli scienziati dell'Istituto bolognese che tanto hanno contribuito alla realizzazione di uno dei più grandi radiotelescopi del mondo.
Il Premio, nato da un'idea del poeta-scrittore Marcello Serra e reso operativo grazie al professor Angelo Cherchi, venne ufficialmente istituito nell'anno rotariano 1976-77. Viene assegnato ad un ente, istituzione, studioso, tecnico, operatore economico, scrittore o artista non sardo che, con la propria opera ed attraverso la propria attività, contribuisca alla valorizzazione della Sardegna, al suo progresso economico, sociale e culturale, alla migliore conoscenza della sua immagine in Italia ed all'Estero. Per questo motivo è intitolato e si ispira alla figura del generale piemontese Alberto Ferrero de La Marmora il quale - nella prima metà dell'Ottocento - dedicò una parte rilevante della sua attività e dei suoi studi alla Sardegna, con pubblicazioni che ebbero il merito di focalizzare l'attenzione su un'Isola allora sconosciuta, soprattutto all'estero.
Il Premio è costituito da una targa in bronzo, opera d'arte ideata dall'artista sardo Dino Fantini, raffigurante la sagoma della Sardegna ed il profilo del La Marmora. Nell'albo d'oro figurano nomi di grande prestigio tra personaggi, enti ed istituzioni.
L'assegnazione di quest'anno al “Radiotelescopio dell'Istituto di Radioastronomia di Bologna” rientra nella filosofia del Premio che ha voluto rendere omaggio a un progetto di rilevanza mondiale che valorizza la Sardegna e il territorio di San Basilio. (c. f.)
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 30 - Edizione CA)
Oggi il flash mob dei Giovani medici
 
Si terrà oggi alle 14 un flash mob statico di protesta nell'ingresso principale del Policlinico universitario di Monserrato. Una manifestazione organizzata dai Giovani medici (Sigm), che si interrogano sulla situazione dell'iter pre-concorsuale per l'accesso alla formazione specialistica di area sanitaria 2013/2014. «Il reperimento di finanziamenti aggiuntivi e l'emanazione del decreto ministeriale sul regolamento per le modalità di accesso alle scuole di specializzazione con graduatoria nazionale», scrivono, «rimangono ancora i nodi da sciogliere nell'approssimarsi della scadenza di luglio, individuata dal Miur per l'indizione delle procedure concorsuali a graduatoria nazionale».
Con il nuovo regolamento ancora fermo al Consiglio di Stato, infatti, il Sigm si chiede se il Miur sia in grado di confermare il timing annunciato, che prevede l'espletamento delle prove entro la metà di ottobre. «I Giovani medici rinnovano la richiesta di fornire agli aspiranti specializzandi tutte le indicazioni utili alla preparazione per il concorso. Disagi si registrano anche per gli specializzandi non medici di area sanitaria, per i quali, ad oggi, non c'è una previsione dei tempi di pubblicazione dei bandi di selezione da parte delle Università, le quali attendono dal Miur l'emanazione di un'apposita circolare autorizzativa».
Durante il flash mob verranno appesi i camici bianchi stendendo un filo con il messaggio “questi sono i giovani della sanità che sacrificate senza accorgervene”, o “questi sono i medici a cui la sanità italiana sta rinunciando”.
 
L’UNIONE SARDA
6 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 30 - Edizione CA)
L'analisi
Una città a misura di studente
 
L'ex caserma di Sant'Avendrace, gli edifici militari di Calamosca, il vecchio cinema Due Palme, la Casa dello studente di via Roma. Per non parlare di quello che era il deposito di Monte Urpinu dell'Aeronautica, per il quale si spendono centinaia di migliaia di euro all'anno per la vigilanza. L'elenco degli edifici pubblici abbandonati è lungo. Palazzine che, spesso, hanno un valore solo nei bilanci, ma che potrebbero diventare il volano dell'economia. Il capoluogo si sta spopolando e può rinascere con i giovani. È fondamentale puntare sul turismo, ma non solo. Perché non concentrare gli sforzi e trasformare Cagliari in città per gli studenti? Con il clima mite, l'Università di primo livello e i voli low cost servono solo strutture per ospitarli. E le abbiamo. (a. a.)
 
L’UNIONE SARDA
7 – L’Unione Sarda
Economia (Pagina 15 - Edizione CA)
Vento in poppa sulle barche hi-tech
NAUTICA. Innovazione anche sulle imbarcazioni da diporto
 
Ricerca, progresso e tecnologia. In una parola, innovazione. Questo il motore nascosto della vela. Applicata all'estremo nelle campagne di Coppa America, ma replicabile anche alla nautica da diporto, per renderla sempre più competitiva sui mercati, con un'attenzione particolare all'ecosostenibilità.
Questo il concetto affrontato venerdì nell'auditorium del Cis a Cagliari, durante il primo seminario della sezione Sardegna dell'Associazione Italiana di Tecnica Navale, che ha visto alternarsi esperti del settore e i loro diversi punti di osservazione. Sportivi, anzitutto. La scienza al servizio della performance, accomuna infatti la realtà e il lavoro di realtà veliche tutte italiane, ma di peso internazionale. Come il team di Coppa America, Luna Rossa Challenge, che negli ultimi anni ha concentrato energie e ingegneri sullo studio e sviluppo delle componenti ottimali di catamarani ad altissima velocità. Alcune, come il foil, declinabili anche nella nautica da diporto. Naviga nella stessa direzione anche il pluridecorato skipper cagliaritano Andrea Mura, che ha trasformato l'Open 50' Vento di Sardegna con un lavoro minuzioso, finalizzato all'alleggerimento dello scafo e alla sua preparazione in vista delle passate e prossime regate oceaniche. E, con barche ormai datate, l'innovazione si fa strumento di recupero. Seguendo le apposite direttive europee e l'attività già in corso per gli autoveicoli, il Design for Disassembly punta allo smontaggio dei singoli elementi e al loro riuso o riciclo.
Nasce così il prototipo tutto cagliaritano del catamarano multifunzione, che darà vita a uno spin off dell'Università di Cagliari diretto dal professor Paolo Congiu (Economia) su idea e brevetto del segretario di Atena Sardegna, Luca Carboni.
Clara Mulas
 
L’UNIONE SARDA
8 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 9 - Edizione CA)
«Una sanità di genere»
CONVEGNO. Appuntamento venerdì
 
Sanità di genere e tra classi, con occhio di riguardo alla situazione in Sardegna. Se ne parlerà nel corso di un convegno organizzato dal Centro di iniziativa democratica, venerdì 6 giugno alle 17 presso la facoltà di Scienze giuridiche, economiche e politiche in viale Fra' Ignazio a Cagliari. Al dibattito, che sarà coordinato dalla sociologa Anna Oppo, parteciperà anche l'assessore alla Sanità, Luigi Arru.
Il tema in questione - il binomio sanità-società - sarà messo a fuoco prendendo spunto da due recenti volumi curati da Antonio Sassu (Genere e salute in Italia, Carocci 2013 e Salute e società in Sardegna, Cuec 2014).
Lo scopo sarà quello di mettere a confronto le rispettive prospettive ed esperienze da parte di scienziati di area medica, politico-sociale e di operatori medico-sanitari.
Tra gli interventi in programma, quelli di Luciano Carboni, Margherita Chessa, Gavino Faa, Anna Loi, Sergio Lodde, Maurizio Porcu e Antonio Sassu. E per il Centro di Iniziativa Democratica: Carlo Arthemalle, Pietro Maurandi, Giancarlo Nonnoi e Marco Sini. (ro. mu.)
 

LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Commenti – pagina 14
patrimonio a rischio
Prelievi di geni dalle piante, la Regione tuteli la biodiversità
di Ignazio Camarda
 
La richiesta della multinazionale olandese delle sementi Rijk Zwann di prelevare il germoplasma di numerose specie progenitrici di piante coltivate ed endemiche della Sardegna, pone all'attenzione della comunità sarda un problema che è di una estrema attualità in tutto il mondo. Esiste una ricerca spasmodica da parte delle multinazionali sementiere e farmaceutiche di piante che dalla tradizione popolare o meno sono considerate utili per l'alimentazione e/o medicinali, in modo particolare nelle aree, scarsamente toccate dallo sviluppo tecnologico, in cui le popolazioni locali hanno conservato la coltivazione di cultivar legate al luogo e la pratica di curarsi con piante secondo tradizioni spesso millenarie. È noto che la ricerca medica ha fatto progressi fondamentali con lo sviluppo della chimica e con la possibilità di identificazione delle molecole responsabili di una risposta risolutiva per la cura di affezioni e malattie più o meno gravi. La possibilità offerta dalla ricerca scientifica di potere modificare geneticamente il corredo genetico in una data specie ha portato a quella che ora viene comunemente chiamata ingegneria genetica. È indubbio che la conoscenza dei meccanismi della riproduzione e della sequenza dei geni negli organismi animali e vegetali rappresenta uno straordinario strumento utile in tantissimi campi, dalla alimentazione alla medicina, dalla produzione di sostanze per via biologica piuttosto che da sintesi chimica, ma tutto questo ha un contraltare. Infatti, ormai è invalsa la pratica di brevettare le specie geneticamente "migliorate o modificate" con la motivazione che trattandosi di entità in qualche modo nuove, risultino di proprietà privata dell'industria che ha prodotto quel particolare ceppo di vario interesse. Il discorso apparentemente non fa una piega, ma non si considera il fatto che in realtà, quel particolare gene, o quella particolare modifica del genoma, non potrebbe funzionare se non nel contesto di altre decine di migliaia di geni in cui viene inserito. Accade così che per un gene introdotto ci si appropria di altre decine di migliaia di geni. Inoltre gli stessi geni che vengono manipolati non sono creati ex novo ma provengono o da processi naturali oppure derivano dai millenari processi di domesticazione operati da comunità che oggi sembrano impossibilitati a difendere il proprio patrimonio biologico. La richiesta per la raccolta di germoplasma fatta dalla multinazionale olandese con il fine del miglioramento genetico e brevettazione delle piante coltivate anche di specie endemiche molto rare si colloca in questa falsariga. Si tratta di un contingente di specie che rivestono un grande interesse dal punto di vista genetico e applicativo, in gran parte già oggetto di ricerche da parte di ricercatori del Centro per la Conservazione e valorizzazione dell'Università di Sassari e dei botanici dell'Isola. La carenza di una normativa regionale sulla tutela della Biodiversità costituisce una lacuna inaccettabile che lascia spazio alla possibile predazione indiscriminata del patrimonio biologico autoctono del germoplasma che la Sardegna possiede e che dopo dovremo pagare a caro prezzo. Personalmente, anche perché sono nettamente contrario per principio alla brevettazione delle piante in tutte le loro espressioni della biodiversità specifica, che considero bene comune inalienabile di tutta l'umanità, ritengo necessario che il governo regionale respinga e comunque sospenda in attesa delle disposizioni di legge che regolino le attività in questo delicato settore. Ancora si attende che la Sardegna, buon ultima tra le regioni italiane, colmi questo carenza con una legge regionale adeguata ai tempi e che eviti che la Sardegna sia terra di nessuno.
* Direttore Centro per la Conservazione e Valorizzazione della Biodiversità vegetale dell'Università di Sassari
 
LA NUOVA SARDEGNA
10 – La Nuova Sardegna
Sport – pagina 37
L’Università riscopre la vela latina
Anche un equipaggio dell’ateneo turritano al via della Regata del Pescatore
 
SASSARI Grande attenzione nell'aula Eleonora D'Arborea dell'Università di Sassari dove è stata presentata l'ottava edizione della Regata del Pescatore. Presente il Rettore Attilio Mastino, che ha detto dell'interesse dell'ateneo e sua personale per l'iniziativa dell'AssoVeLa di Porto Torres, che quest'anno ospiterà, a bordo della lancia Auriga, un equipaggio composto da studenti dell'Università di Sassari. Il professor Mastino si è complimentato con AssoVeLa per le sue iniziative sportive e culturali, della passione con cui il sodalizio ha allestito, e tiene aperto, l'interessante Museo del Porto. La Regata del Pescatore è una manifestazione nata dalle sollecitazioni di alcuni armatori di barche a vela latina che, pur partecipando alle regate dedicate a questo antico armo velico, erano un po' frustrati per la pochezza dei loro risultati agonistici, dovuti, almeno in parte, alla scarsa attitudine velocistica dei loro legni. Ma da appassionati del mare, con una tradizione alle spalle, segnalavano la loro perizia marinaresca e abilità nella pesca. A Lorenzo Nuvoli, segretario di AssoVeLa e appassionato di cose di mare, è venuta l'idea. Una gara mista, con partenza dalla spiaggia, prova di voga e di vela, ma soprattutto della capacità di ri-trovarsi in mare. I partecipanti, ha spiegato Nuvoli, ricevono infatti in dotazione una simbolica attrezzatura di pesca, formata da un peso, sul quale è scritto un numero, una sagola e un galleggiante, consegnati divisi al timoniere. Che, durante il percorso tra la spiaggia dello Scoglio Lungo e la zona di “pesca”, coperto a forza di remi, lo deve assemblare. Arrivati sul posto l'attrezzatura viene calata a mare e a questo punto si spiegano le vele per una gara su un percorso a triangolo. Percorso che si conclude nella zona di pesca, dove ogni equipaggio dovrà recuperare il suo attrezzo. Chi non riesce o ne salpa uno sbagliato è fuori. Vince il primo che tocca terra con il suo attrezzo a bordo. Una prova che unisce passione per vela e barche alla competenza marinaresca, la stessa che un tempo permetteva ai pescatori di vivere dal mare. Di questo e di memoria ha parlato l'antropologa Gabriella Mondardini nel suo bell'intervento. Presenti Piero Canu, delegato dell'Università per lo sport, Costantino Ligas, assessore del comune di Porto Torres e Andrea Fiori, presidente di AssoVeLa. Antonio Mannu

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