Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
31 May 2014

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Prima pagina
Rapporto Crenos
ECONOMIA SARDA
SEMPRE IN AFFANNO
BENE IL TURISMO
OLIVIERI A PAGINA 18
 
Economia (Pagina 18 - Edizione CA)
La Sardegna in maglia nera
Il Pil cala del 3.3%, i consumi delle famiglie del 3.5
RAPPORTO CRENOS. Sono 117 mila le persone senza lavoro, il tasso al 17,5%
 
Sardegna ancora in affanno. Tanto più se il confronto è con l'Europa. Ragionando in termini di Pil, l'Isola precipita in 190esima posizione su 272 regioni del Vecchio continente. Il Prodotto interno lordo sardo è sceso, nel 2012, del 3,3% rispetto all'anno precedente, dopo un triennio in cui era rimasto quasi costante, a differenza del resto d'Italia: per l'esattezza, tocca i 17.500 euro per abitante contro una media nazionale di 23.300. Sotto tono i consumi pro capite delle famiglie: dopo la leggera flessione del 2011, segnano nel 2012 un preoccupante calo (-3,5% rispetto all'anno) di poco inferiore al 4,2% nazionale. A tutto questo si aggiunge una disoccupazione ai massimi, di molto superiore alla media nazionale.
Sono questi i dati più preoccupanti che emergono dal 21esimo rapporto Crenos sull'economia dell'isola presentato ieri nell'aula magna della facoltà di Ingegneria. L'unica nota positiva arriva dal comparto delle vacanze: la presenza di turisti cresce, soprattutto grazie agli stranieri.
L'OCCUPAZIONE Male invece il lavoro: la Sardegna presenta nel 2013 un tasso di disoccupazione del 17,5%, in aumento di due punti rispetto al 2012, per complessivi 117mila disoccupati. Preoccupa pure il dato sullo scoraggiamento, vale a dire l'entità dei potenziali lavoratori che non sono alla ricerca di un lavoro ma che lo accetterebbero se venisse loro offerto. Nel 2013, ben 247mila potenziali lavoratori sardi soffrono della mancanza di un'occupazione, soprattutto uomini (+12% tra il 2007 e il 2013 contro i 3 punti per le donne). I rapporto registra un aumento dei lavoratori scoraggiati da circa 88mila unità nel 2004 a 130 mila nel 2013 e un'incidenza che passa dal 12,7% al 19,5%, di gran lunga superiore al dato nazionale ma inferiore a quello del Mezzogiorno.
L'ISTRUZIONE La crisi ha colpito maggiormente i lavoratori meno istruiti per i quali la disoccupazione cresce dal 2007 di 11,5 punti percentuali, mentre per i più istruiti l'aumento è stato del 2,9%. Nel 2013 il tasso di disoccupazione regionale di chi possiede un diploma di licenza media è pari al 21,5%, mentre chi ha conseguito una laurea, un master o un dottorato è pari al 9,7%. «I laureati», commenta il rettore dell'Università di Cagliari, Giovanni Melis, «trovano occupazione in minor tempo rispetto ai non laureati».
I TRASPORTI Non bene nemmeno i trasporti: l'utilizzo di mezzi pubblici e soprattutto delle ferrovie è di gran lunga sotto la media nazionale. «Stiamo lavorando», ha detto l'assessore del Bilancio, Raffaele Paci «sono certo che la Sardegna possa riprendere la crescita».
IL TURISMO Per quanto riguarda il comparto turistico, i numeri, oltre a registrare un forte incremento rispetto all'anno precedente, evidenziano una sempre più massiccia presenza di stranieri. Con due vantaggi: destagionalizzazione e maggiore capacità di spesa rispetto agli italiani. Sebbene la Sardegna attragga una quota di stranieri inferiore alla media nazionale (41 contro il 47%), la domanda dall'estero cresce più velocemente rispetto ai concorrenti del turismo balneare, come Sicilia, Puglia, Calabria e Corsica.
I COMMENTI «C'è ancora da fare, lo ammetto», sottolinea Paci, «ma da questo rapporto arrivano segnali interessanti. L'industria è un settore sempre esportatore e l'agricoltura resta la carta vincente, perché noi dobbiamo puntare su ambiente, agroindustria, turismo: cioè su quei settori che rappresentano i nostri vantaggi naturali e ci potranno permettere di crescere di più».
Ma l'accento ricade sull'istruzione. «La qualità della formazione», osserva Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Giovanni Agnelli, «è fondamentale. In Sardegna, c'è una situazione molto particolare, perché dalla seconda elementare la valutazione della qualità dell'istruzione registra livelli superiori al resto d'Italia, ma la situazione precipita a partire dalla prima media, mostrando un vero e proprio declino». Secondo Gavosto «solo una scuola di qualità può garantire una crescita economica consistente e preparare a sfide in settori strategici come il turismo. In Sardegna», conclude «c'è un aumento di laureati e diplomati, ma è un andamento troppo lento». E non sufficiente.
Lanfranco Olivieri
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Primo Piano (Pagina 9 - Edizione CA)
Svolta sul patto di stabilità: l'incognita è la spesa sanitaria
Deficit più rischiosi. Paci: incentivo a far meglio. Pili: chi ci crede è troglodita
 
Dovremo essere più bravi a spendere. Puntuali e rigorosi, soprattutto sulla sanità: eventuali deficit costeranno ancor più cari, rubando risorse ad altri interventi. Le nuove regole sul patto di stabilità (quando diventeranno operative: serve una legge nazionale) saranno un vantaggio solo se la Regione si dimostrerà virtuosa. Dal 2015, secondo l'annuncio del governo dopo il vertice di giovedì con la Giunta, non dovrebbe più esistere il tetto rigido alla spesa, che impedisce di utilizzare tutte le entrate. Il patto verrà rispettato attraverso il pareggio di bilancio.
Significa che la spesa pubblica dovrà corrispondere alle entrate di cui gode la Regione. Meccanismo chiaro, ci si interroga sulle conseguenze: e l'opposizione le immagina negative. Il capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, Pietro Pittalis, preannuncia che chiederà al governatore Francesco Pigliaru e all'assessore al Bilancio Raffaele Paci di riferire presto in aula. E il deputato Mauro Pili parla di «annunci per trogloditi», sottolineando che «non esiste nessun accordo. Il patto di stabilità si modifica con norme, non con comunicati stampa». «Stiamo eliminando il vincolo demente del patto di stabilità», ribadisce Pigliaru in un convegno, «e sarò istericamente attento a evitare che porcherie e sprechi pesino sui nuovi spazi finanziari»,
COSA CAMBIA Nel 2014, su circa 7,5 miliardi di entrate complessive, meno di 4 sono soggetti al patto di stabilità (la sanità e altre voci minori non vi rientrano): è possibile spenderne 2,4, di cui quasi 2,2 per spese obbligatorie. La Giunta ha chiesto di portare il tetto di spesa a 3,6 miliardi: il governo ha promesso un allentamento entro pochi giorni (inferiore alle richieste, si presume).
Ma, soprattutto, dall'anno prossimo dovrebbe cambiare tutta l'impostazione. I verbi al condizionale derivano dal fatto che sarà necessario un passaggio legislativo in Parlamento (forse con la prossima legge di stabilità nazionale) per applicare alla Sardegna il sistema già in vigore nelle Province di Trento e Bolzano. Se l'impegno sarà mantenuto, non ci sarà più una cifra rigida fissata come tetto alle spese. La Regione potrà spendere tutte le sue entrate.
LA SANITÀ Se dovesse spendere di più, andando in deficit, che cosa accadrebbe? Con le regole attuali sul patto di stabilità, chi lo sfora subisce sanzioni pesanti. Dovrebbe rimanere un meccanismo simile. Le attenzioni di molti si concentrano però sulla spesa sanitaria perché col vecchio regime, essendo fuori patto, era regolarmente in deficit.
Ora, di fatto, questo diverrà impossibile. O molto pericoloso. Ma l'assessore Paci non lo vede come un problema. «Anzi, avremo più incentivi a risparmiare», spiega: «Prima non c'era stimolo a farlo perché, sempre per i vincoli di spesa, i soldi che non mettevi sulla sanità non potevi spenderli in altro modo. D'ora in poi invece ogni euro risparmiato lì potrà essere utilizzato in investimenti diversi».
È vero anche il contrario: se la sanità andrà in disavanzo lo si potrà colmare sempre all'interno delle entrate complessive, quindi sottraendole ad altri interventi programmati. «Ma non dobbiamo pensare che adesso ci sia un mirino puntato sulla sanità», precisa l'assessore: «Valgono le stesse considerazioni per il trasporto pubblico locale, la forestazione, le università e altro ancora».
Quanto al timore che il pareggio di bilancio possa essere aggirato con mutui per investimenti, «non c'è nessuna intenzione simile», garantisce Paci: «I mutui con la Bei o la Cassa depositi e prestiti si fanno se è consentito e utile».
IL CENTRODESTRA «Dubito che ci consentiranno davvero di spendere davvero tutti i 7,5 miliardi di entrate», riflette però Pietro Pittalis: «Nell'annuncio del governo ci sono molte cose non chiarite. Vedo troppe fughe in avanti, esultano per un risultato al ribasso». Il capogruppo forzista auspicava l'attuazione immediata della sentenza della Corte costituzionale che «riconosce il diritto della Sardegna all'adeguamento del patto di stabilità. Invece otteniamo un risultato minimo».
L'ex governatore Pili dichiara che «il governo non regala niente e anzi, con la complicità di Pigliaru e compagni, ci assesta un nuovo duro colpo, come quello del 2006 che portò la Regione a doversi pagare tutta la sanità e i trasporti. Questa notizia è roba da bufale e maialetti». Perché sono solo annunci, e soprattutto perché «la Regione deve raggiungere coi suoi soldi il pareggio. Ovvero: o taglia o mette nuove tasse». Tradotto dal burocratese: «Arrangiatevi coi vostri soldi, lo Stato non ci mette un euro». Pili dà dei «pellegrini» a Pigliaru e Paci, perché consentono che la Sardegna sia la prima a sperimentare il nuovo sistema: «Non iniziano certo dalla Sicilia, che riceve dallo Stato oltre l'80% della copertura delle spese sanitarie».
Giuseppe Meloni
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 32 - Edizione CA)
Tennis, atletica e badminton: studenti universitari in campo
SA DUCHESSA. In mille alla cerimonia d'inaugurazione di “OlimpiKa”
 
Per una settimana niente libri, né biblioteche o esami. Lo studio, per gli iscritti alle facoltà cagliaritane, i prossimi giorni si svolgerà sui campi di gioco e in piscina, nella seconda edizione di OlimpiKa, le olimpiadi universitarie partite ieri a Sa Duchessa con la cerimonia d'inaugurazione. Una parata di mille e più tshirt colorate, striscioni, bandiere e costumi tradizionali delle comunità straniere invitate alla sfilata, per ricordare che lo sport è «strumento di crescita, socializzazione e integrazione», come ha ricordato il rettore dell'Ateneo cagliaritano, Giovanni Melis.
La sfilata della bandiera della manifestazione e dell'associazione Special Olympics, che punta sullo sport per supportare i giovani affetti da disabilità mentale (una rappresentativa parteciperà alle gare), seguita dalla tradizionale accensione del braciere al ritmo delle percussioni, ha dato il via alla manifestazione, ideata dall'associazione studentesca Il Paese delle Meraviglie e realizzata da Ateneo e Cus. Un'esibizione di capoeira e un concerto a Monte Claro - il primo di un programma musicale che ogni sera, sempre a Sa Duchessa, vedrà alternarsi gruppi etnici e locali - hanno chiuso la serata.
LE GARE Da oggi fino al 7 giugno, appuntamento sui campi del Cus e in vasca, all'Acquasport di viale Diaz. Ogni pomeriggio dalle 15 a mezzanotte, agonisti e amatori si cimenteranno in gare di atletica leggera, pallacanestro, calcio a cinque, tennis, tennistavolo, nuoto, pallavolo, badminton. Sei le facoltà in gioco: Biologia e Farmacia, Ingegneria e Architettura, Scienze, Scienze economiche, giuridiche e politiche, Studi umanistici e Medicina e Chirurgia. Quest'ultima è campionessa uscente, per aver vinto la scorsa edizione dopo il testa a testa con la squadra di ingegneri.
TRADIZIONE Oltre alle classiche discipline sportive e alla mezza maratona in forma di staffetta nel giorno finale, la manifestazione strizzerà l'occhio alla tradizione sarda. Mercoledì alle 18, sarà presentato “S'Istrumpa - Manuale storico didattico” di Piero Frau, il primo saggio illustrato sull'antica lotta dei sardi. Durante la presentazione, si terrà una serie di esibizioni di gherradores e studenti, volte a promuovere una disciplina riconosciuta anche dal Coni.
Clara Mulas
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Provincia Sulcis (Pagina 45 - Edizione CA)
Viaggio nel deserto
Tra industria e commercio della città rimane poco
 
La Sanità è un capitolo a parte, il pezzo grosso di una città che perde quota da tempo. C'è la serrata delle industrie, le attività commerciali decimate giorno dopo giorno. Tutti protagonisti di un tessuto produttivo allo sfascio. Perché chiudere, significa falcidiare buste paga, servizi e benessere. «Ci stanno togliendo tutto», protestano gli iglesienti: «Ormai, in città, non è rimasto nulla, compresi gli spazi dove praticare sport». Lo stadio Monteponi, giusto per citarne uno importante, è chiuso per lavori. Nella piazza virtuale di Facebook, in quella dove regna la statua di Quintino Sella, ormai non si parla d'altro. Anche se dieci anni fa, l'agonia di Iglesias, poteva essere fermata, quando la comunità denunciava la perdita di servizi e uffici scippati (Equitalia, Enel, Telecom), tutti trasferiti altrove. Spesso nella vicina Carbonia. L'intonazione del “de profundis” è una litania ininterrotta. Nel frattempo, hanno chiuso decine e decine di attività commerciali, comprese le storiche boutique del centro. Mentre le imprese della zona industriale, dove mancano perfino i servizi essenziali, come fogne e illuminazione, aprivano e fallivano. Fra queste la Rockwool, fabbrica della lana di roccia chiusa dal 2010. Segue l'Università di Monteponi, scommessa cominciata nel '97. La morte prosegue: quest'anno si aggiungono in fila il Multisala Cineworld di Monte Figu, il tribunale di Serra Perdosa, il carcere di Sa Stoia. Chiude tutto, in quella che è stata una ex provincia a due (con Carbonia), il cui peso politico avrebbe dovuto contare. Per difendere ciò che è stato lasciato andare senza lottare. L'ospedale “F.lli Crobu”, gioiello della pediatria, è stato chiuso nel 2006. ( i. m. )
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Provincia Ogliastra (Pagina 54 - Edizione CA)
Lanusei
Un filosofo al liceo: Tagliagambe e la maturità
 
Una lectio magistralis in vista della maturità. Questa mattina Silvano Tagliagambe, professore di filosofia ed epistemiologia che ha insegnato nelle più prestigiose università italiane ed estere, dalla Sapienza di Roma a quella delle scienze di Madrid passando per gli atenei di Cagliari e Sassari, incontrerà gli studenti delle quinte classi del liceo Leonardo Da Vinci di Lanusei per una conferenza dal titolo “Il problema della verità nella filosofia tra Ottocento e Novecento”. I ragazzi da giorni si preparano all'incontro voluto dai docenti e dalla presidenza dell'istituto superiore ogliastrino a poche settimane dall'esame di maturità. La conferenza ha lo scopo di preparare i ragazzi e farli riflettere sui loro obiettivi in vista della prima vera prova della loro carriera scolastica e, soprattutto, della difficile scelta della facoltà nella quale vorranno proseguire gli studi. Il professor Tagliagambe dopo aver illustrato le tematiche della lectio risponderà alle domande degli studenti.
 

LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Prima pagina
RAPPORTO CRENos
Redditi in calo: l’isola sempre più povera
 
Il rapporto Crenos disegna una Sardegna sempre più povera che vede l’Europa allontanarsi. Il Pil pro capite in un anno è sceso del 3,3%. Ma è anche emergenza istruzione.
FRANCHINI A PAGINA 8
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 8
Redditi giù, isola in coda all’Europa
Sardi impoveriti nell’ultimo anno, ma la crisi è sociale. Emergenza istruzione: un giovane su tre non ha competenze
di Alfredo Franchini
 
CAGLIARI Rilanciare la questione sarda non è un’impresa né disperata né retrò. E il Rapporto Crenos, presentato ieri, ha fatto questo: se da una parte i dati dell’economia sarda sono peggiorati, la strada da percorrere è chiara: «Riforme e buona amministrazione», ha affermato Raffaele Paci, assessore alla Programmazione. Dopo tre anni in cui la ricchezza era stabile, il Pil pro capite è sceso del 3,3%. Significa che i sardi si sono impoveriti: oggi il reddito è di 17.500 euro a testa contro i 23 mila della media nazionale. «Le prospettive a breve termine non aprono all’ottimismo», dice Stefano Usai, direttore del Crenos, il centro di ricerche economiche delle Università di Cagliari e Sassari che, in precedenza, è stato diretto agli inizi da Pigliaru e poi da Paci per un decennio. «La ripresa potrà esserci solo dal 2015».
Europa. Sardegna sempre più lontana dall’Europa che conta: siamo al 190° posto nella graduatoria della ricchezza, guidata dai grandi centri urbani, Londra, Lussemburgo, Bruxelles, Amburgo con il triplo della media europea.
Produzione. La struttura produttiva del’isola, (146.526 imprese, 89 ogni mille abitanti), è in calo. Aziende di piccole dimensioni, sottocapitalizzate, frammentate nelle attività produttive; il settore primario concentra il 24% delle imprese regionali contro una media nazionale del 16%.
Emergenza. Molti dei disagi attuali dipendono dal ridimensionamento di quanto si produce, una tesi avvalorata dai dati illustrati da Fabio Cerina. I numeri dicono molto ma non tutto: la questione sarda non dipende solo dalla carenze delle risorse finanziarie ma da un’autentica emergenza sociale: il capitale umano, lo spopolamento tra denatalità e nuove emigrazioni. Una terra a rischio di desertificazione industriale dove sono crollati consumi e investimenti; e dove aumenta il numero dei poveri.
Spopolamento. «La Sardegna è un’isola in crisi demografica», spiega Andrea Gavosto della Fondazione Agnelli, «ci sono alcune province, come Oristano e il Medio Campidano con tasso di natalità zero. La popolazione sarda è destinata a restringersi nei prossimi anni». E a questo si aggiunga il triste record della dispersione scolastica e del basso valore dell’istruzione: «Un terzo dei giovani sardi», afferma Gavosto, «non ha un adeguato livello di competenze». Prese in considerazione le diverse prove - secondo il rappresentante della Fondazione Agnelli - si salvano per qualità solo le scuole elementari, poi s’inizia il declino. «Come investire nel turismo»? chiede Gavosto, «se la formazione non è adeguata. Una cosa da fare subito è potenziare la formazione tecnica».
Lavoro. Il mercato del lavoro è peggiorato nel 2013 rispetto all’anno precedente. Disoccupazione al 17,5% che vuol dire 117 mila disoccupati. Le donne sono più istruite ma anche più scoraggiate dalla difficoltà di trovare un’occupazione. Il Rapporto Crenos prende in esame il più strategico dei motori di crescita: la valorizzazione del capitale umano e quindi la scuola e l’università.
Laurea. «Il Crenos conferma l’importanza della laurea sul mercato del lavoro», afferma Giovanni Melis, Rettore dell’Università di Cagliari, «i laureati trovano un’occupazione in minor tempo rispetto ai non laureati. Il mercato del lavoro dà ancora valore all’istruzione universitaria».
Turismo. Qualche nota positiva arriva dall’industria delle vacanze. Dopo il calo di arrivi e presenze nel 2012, l’anno passato segna un’inversione di tendenza. L’analisi conferma il fenomeno dell’internazionalizzazione della domanda turistica ma la Sardegna attrae una quota di stranieri inferiore alla media nazionale. Resta il male della stagionalità: il 14% dei turisti italiani ha visitato l’isola al di fuori del periodo giugno-settembre contro il 22% degli stranieri. Tra l’altro i turisti stranieri che spendono più degli italiani, (94 euro al giorno contro 61), sono un veicolo per la promozione dei prodotti agroalimentari.
Servizi pubblici. La spesa corrente pro capite delle amministrazioni locali è di 1.270 euro contro i 1.070 della media nazionali, (996 euro al Sud). La spesa nell’isola è in crescita, (+1,1% nell’ultimo anno ma nell’ultimo lustro era salita del 3,6%). Aumenta la spesa sanitaria: 1.768 euro per abitante, 81 euro in più della media. Ospedali. E’ importante l’indicatore sulla mobilità ospedaliera interregionale: il tasso di viaggi dall’isola verso ospedali della penisola presenta uno dei valori più bassi (5,3%) ma in aumento dell’1,2%. Conclusione. Le parole chiave del Crenos per il futuro sono turismo, ambiente, agroalimentare e information technologiy che si contrappongono al malfunzionamento delle istituzioni, l’inadeguatezza del capitale umano e la carenza delle infrastrutture. L’intervento pubblico non può creare il mercato né suscitare lo spirito d’impresa ma deve costruire un contesto favorevole.
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 8
patto di stabilità
Paci: «Conta la credibilità della Regione»
 
CAGLIARI Raffaele Paci è intervenuto ieri alla presentazione del Rapporto Crenos: «Mi piacerebbe intervenire da economista ma sono qui a rappresentare quella politica buona senza la quale non si va da nessuna parte». Inevitabile il tema del Patto di stabilità per il quale solo il giorno prima sono state cambiate le regole. L’assessore alla Programmazione ha ribadito che «restiamo dentro al Patto» ma con il solo obbligo del pareggio di bilancio. L’isola contribuirà al risanamento della finanza pubblica, (attraverso gli accantonamenti), ma potrà spendere le altre risorse liberamente. «I pilastri dell’azione di governo», ha detto Paci, «sono l’istruzione e la buona amministrazione che deve quindi semplificare le procedure». Quello che conta - è la tesi di Paci - è la credibilità delle istituzioni. «Con il governo non abbiamo firmato niente», afferma l’assessore, «mica dobbiamo andare dal notaio. C’è un comunicato ufficiale su carta intestata Palazzo Chigi e questo basta». La giunta - dice Paci - si è rapportata al governo in modo diverso partendo dall’analisi e dai grafici: «Abbiamo usato il metodo Crenos», spiega l’assessore al Bilancio, «e il governo ha riconosciuto la nostra credibilità». Il modello di accordo seguito per la Sardegna dovrebbe essere riproposto alle altre regioni speciali, a cominciare dalla Valle d’Aosta. In realtà, Trento e Bolzano hanno già sperimentato il cambio delle regole che è stato proposto alla Sardegna per il 2015. «Ora dipende da noi», conclude l’assessore, «ogni euro che riusciremo a risparmiare potrà essere adoperato per gli investimenti».
 
LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 8
Imprese di successo: «Noi restiamo qui»
Imprenditori dell’alimentare e del manifatturiero: «Lavoriamo bene, nell’isola c’è molto ingegno»
 
CAGLIARI Chi ha detto che i sardi non sono ingegnosi e non sanno fare impresa? E’ un luogo comune che Vito Gulli di As Do Mar vuole sfatare. E racconta la storia dell’impresa che lavora il tonno a Olbia e che, fortunatamente, non ha alcuna intenzione di delocalizzare l’azienda. «Dieci anni fa abbiamo deciso di effettuare un investimento basandoci su uno dei vecchi mestieri: pulire il pesce non è facile come sembra e qui lo sanno fare bene». Per il tonno - spiega Vito Gulli - ci sono solo due aziende al mondo che costruiscono le macchine adatte all’industria, attrezzature che non sono in vendite ma vengono date solo in leasing. «Noi siamo riusciti, grazie all’ingegno dei sardi, e farci costruire delle macchine a nostra misura, partendo dall’industria del sigaro e del tabacco». Gulli, genovese, è un sostenitore dell’assunto che ognuno debba fare il proprio mestiere: «Noi facciamo impresa e i politici non devono fare impresa. E tra noi c’è il cittadino: senza i consumatori si ferma tutto. Adesso, con questa contingenza, ci basterebbe tornare ai livelli di consumo di qualche anno fa». Da questo punto di vista l’imprenditore di As Do Mar sfata anche il mito della decrescita felice: «Ci può essere una crescita felice basta che sia fatta nell’ambito di equilibrio». La ricetta dice anche che l’export è importante ma non ci si può attendere miracoli: «Il pronto soccorso nostro devono essere i consumi interni da rilanciare». Richieste alla politica? Trasporto merci (a dir poco carente) e metano. E i sardi, antichi mestieri a parte, dovrebbero lavorare di più insieme. L’altra testimonianza dal mondo delle imprese è venuta da Usvaldo Paris dell’Antica Fornace Villa di Chiesa nella piana di Ottana. «Abbiamo 130 lavoratori tutti sardi che producono guarnizioni di gomma. La produzione è tutta esportata dall’isola: al 70 per cento va all’estero e il restante trenta nella penisola». Cerchietti di gomma per gli orologi, guarnizioni per i rubinetti. «Sapete quanto è l’assenteismo»? chiede Paris. La risposta è che arriva al massimo al due per cento, un tasso fisiologico. «Nel giro di sette, otto anni», afferma Paris, «possiamo raddoppiare lo stabilimento. In Sardegna si può lavorare meglio che a Bergamo».(a.f.)
 
LA NUOVA SARDEGNA
10 – La Nuova Sardegna
Attualità – pagina 9
«Pubblica amministrazione inefficiente»
Intervista sui nodi della crisi sarda a Franco Argiolas, membro del Consiglio superiore a Palazzo Kock
di Giacomo Mameli
 
ROMA Condivide "totalmente" l'analisi che Ignazio Visco ha proposto ieri al piano nobile di Palazzo Kock, parlando dell'economia italiana. Due frasi su tutte: un «lascito pesante della recessione» e una «caduta drammatica dell'attività». Le ricette? Il Governatore, tra le altre, ha rivendicato «un'azione capillare di recupero di efficienza nella pubblica amministrazione». Da qui parte Franco Argiolas, 67 anni, imprenditore, uno dei tredici saggi che siedono nel Consiglio superiore del nostro istituto di emissione, per parlare della situazione sarda «più pesante di quella nazionale, e non solo per gli insopportabili tassi di disoccupazione, in special modo di quella giovanile». Qual è uno dei pesi più opprimenti? «L'inefficienza della pubblica amministrazione, della burocrazia regionale: il malanno peggiore che si abbatte ogni giorno sull'Isola che vuol fare, reagire. È una burocrazia che si elide a somma zero fra un assessorato e l'altro. Chi non ha a che fare con la Regione, e molto spesso anche con i Comuni, non sa quali percorsi a ostacoli debbano compiere i cittadini per un ottenere un minimo nulla osta che richieda pareri, per esempio, dei funzionari dell'Industria, dell'Agricoltura e dell'Ambiente. Gli assessorati sono a tenuta stagna, non comunicano tra loro. Più volte ho parlato di una invisibile, ma potente cupola del No che tutto frena. Nessuno si vuol assumere responsabilità. I dirigenti hanno avuto deleghe che non esercitano, spesso per incompetenza.». Il motivo? «Mi dispiace essere drastico ma interpreto il pensiero di tanti imprenditori, di migliaia di artigiani, agricoltori e pastori: l'impreparazione dei burocrati. Mi auguro che il presidente Pigliaru, di cui conosco le credenziali e la serietà, riesca a risolvere questo nodo: che tutto strozza. Si parla tanto di meritocrazia ma in viale Trento e dintorni è parola vana. Nessuno la applica, basta pensare a tante promozioni decise per appartenenza non per competenza. Se io assessore non individuo merito e capacità debbo poter rimuovere gli incapaci che non possono essere protetti in eterno. Ci sono giovani preparati, plurimasterizzati che potrebbero dare impulso alla nuova Regione di Pigliaru». Sotto accusa solo la burocrazia? E le imprese tutte - o quasi - rivolte alle prebende di mamma-Regione? «Anche diversi imprenditori hanno le loro responsabilità. Così come le hanno alcune banche che non riescono a valutare il valore di un'azienda in sofferenza ma con i fondamentali in ordine. Molti direttori di banca suonano l'allarme al primo cartellino rosso». In quali settori? «La criticità maggiore è nell'edilizia. Il mercato è fermo, ne risentono aziende un tempo blasonate. L'edilizia ferma blocca anche l'artigianato. Con le vendite di nuove case e con le ristrutturazioni calate di quasi il 50 % non c'è da stare allegri perché il mattone non è più il pronto soccorso anti-disoccupazione operaia. Teniamo poi conto che l'assenza della grande industria pesa come un macigno dal Sulcis a Portotorres. Il prossimo Rapporto della Banca d'Italia sulla situazione economica della Sardegna (verrà presentato a Cagliari il 17 giugno) denuncerà questa paralisi produttiva dell'Isola». Lei si occupa di agroalimentare. Settore ugualmente in crisi? «Sì, ma meno di altri. Ci salva l'export che per molte aziende, come la mia di Serdiana e altri impianti enologici, incide ormai per il 50%». Quali i mercati più promettenti? «Gli Emirati Arabi. Lavoriamo benissimo con Dubai che ci apre le porte per il resto della penisola araba. L'agroalimentare sardo di qualità sta conquistando buone posizioni in Cina, in Russia, negli States. Apprezzano il made in Sardinia Germania e Inghilterra». Quanto incide il caro trasporti nel ridotto movimento turistico? «Moltissimo. Non ci si rende conto del caro-traghetti che costringe molte famiglie italiane ed europee a dirottare verso la Grecia e la Croazia. Qui la Regione dovrebbe essere propositiva: le tariffe vanno abbattute senza se e senza ma. Non basta esibire Serpentara, Cala Luna o Budelli. Le famiglie fanno l'analisi costi-benefici.?". Ha denunciato i lacci della burocrazia. Quali altri macigni pesano sulla Sardegna? «La qualità del nostro sistema scolastico non adeguato ai tempi. Ci siamo resi conto di quanti universitari scelgano sempre più atenei nazionali? Stesse cose per la sanità che va organizzata meglio perché le professionalità esistono».
 
LA NUOVA SARDEGNA
11 – La Nuova Sardegna
Sassari – pagina 22
L’Ateneo scende in piazza
per sostenere le donazioni
 
SASSARI Anche l’università di Sassari partecipa al progetto Rubium del Rotary club Sassari Nord “Doniamo di cuore”. Giovedì l’ateneo sassarese sarà in piazza d’Italia (dalle 8,30 alle 12,30 sarà presente l’autoemoteca dell’Avis) per testimoniare l’importanza vitale delle donazioni di sangue: il fabbisogno è infatti cresciuto nell’isola ed è indispensabile soprattutto nella terapia trasfusionale. L’università, ha deciso di dare il patrocinio alla giornata del 5 giugno, e ha invitato i docenti, il personale e le loro famiglie a prendere parte all’evento.

Questionnaire and social

Share on:
Impostazioni cookie