Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
15 May 2014

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Speciale (Pagina 30 - Edizione CA)
Classifiche
Portale dell'Ue aiuta a scegliere l'ateneo giusto
 
Il Politecnico di Milano (nella foto) e l'Università di Bologna figurano al quinto e sesto posto della classifica di 724 università nel mondo per collaborazione col mondo economico, una graduatoria guidata dalla Erasmus da Rotterdam (Olanda) e dall'Istituto federale di tecnologia di Zurigo (Svizzera). Sono alcune delle curiosità che emergono da U-multirank, nuovo strumento on-line, finanziato con 2 milioni di euro da Bruxelles e presentato ieri dalla Commissione europea. Il portale permette una ricerca personalizzata a seconda della materia e del tipo di preparazione che lo studente si propone di ottenere. E che analizza le performance delle università secondo numerosi indicatori sottolineando così i punti di forza di ciascun ateneo, come evidenziato oggi dal commissario Ue all'Educazione Androulla Vassiliou. Il portale è consultabile all'indirizzo http://www.umultirank.org.
 

LA NUOVA SARDEGNA
2 – La Nuova Sardegna
il nuovo paradigma di renzi
La fine della concertazione opportunità per il sindacato
Straordinaria occasione di tornare alla funzione originaria e di “stringere i bulloni” con i rappresentati ora che la politica ha scelto l’autosufficienza
di Luciano Marrocu
 
Data ai primi decenni del Novecento il problema del rapporto tra sinistra al governo e sindacati. Si pose ai due primi governi laburisti del 1924 e del 1929-31 e la soluzione avanzata dal premier laburista Ramsey MacDonald fu che il Labour al governo, se voleva essere un “national party” , doveva, quando fosse stato (come poi fu) necessario, scontentare i sindacati, che pure il Partito laburista avevano fondato e finanziavano. Con la fine della seconda guerra mondiale, sarebbe venuta una nuova luna di miele tra Partito laburista e trade unions, quando i sindacati inglesi avranno la loro parte nella costruzione dell' Welfare State. Ma la difficoltà di fondo nei rapporti tra partito e sindacati risulterà tutt'altro che risolta. Paradossale che sia stata Margaret Thatcher a togliere al Labour le castagne dal fuoco chiarendo una volta per tutte che si può governare anche contro i sindacati. Una conclusione che Tony Blair, il laburista più a lungo al governo nella storia britannica, fece tranquillamente propria. La questione, naturalmente, si è posta anche in altri paesi democratici, e non solo laddove i partiti di matrice operaia hanno avuto la responsabilità di governare. Quanto all'Italia, essa ha avuto un decorso particolare per il fatto che il Pci, che aveva un legame strettissimo con il maggiore sindacato, la Cgil, è stato, salvo alcune brevi parentesi, sempre all'opposizione, e ha quasi sempre trovato una ovvia e naturale sintonia con le rivendicazioni di un sindacato in buona parte sotto il suo controllo. Diversa la posizioni del Psi, a lungo al governo con la Dc, e in posizione minoritaria all'interno della Cgil. Con Craxi alla presidenza del Consiglio, si registrarono sulla questione numerose oscillazioni, ma quando la riduzione dei punti di scala mobile venne considerata l'arma decisiva nella lotta all'inflazione, il leader socialista non evitò affatto lo scontro frontale con la Cgil. La “concertazione”, considerata come un metodo per decidere obiettivi economico-sociali comuni a cui partecipano tanto il governo quanto i sindacati, ebbe il suo momento d'oro negli ultimi anni Ottanta e, a sprazzi, in quelli Novanta. Trovando il suo punto più alto con il governo Amato, quando nel luglio del 1992 governo e sindacati si accordarono su una politica dei redditi, accordo a cui seguì una durissima legge finanziaria che prevedeva 93mila miliardi di lire di imposizioni fiscali e tagli di spesa. Nei decenni successivi le condizioni politiche ed economiche sono cambiate più volte. Non è cambiato invece l'atteggiamento dei vertici sindacali, che hanno continuato a considerare la concertazione non come una politica legata a particolari congiunture economiche e a particolari condizioni politiche ma come il metodo permanente nei rapporti tra governo e sindacato. Un permanente do ut des in cui il sindacato cede risorse di combattività vedendosi attribuite in compenso quote di autorità e responsabilità. Renzi ha bruscamente cambiato il paradigma. Che ciascuno reciti la sua parte in commedia, faccia cioè il proprio mestiere. Nessun tavolo di trattative, insomma. L'unico sindacato con cui avrebbe trattato, ha detto una volta Renzi, è il sindacato che non c'è, quello dei disoccupati. Non è più strana a questo punto la convergenza tra Renzi e i settori più radicali del sindacato, con la Fiom di Maurizio Landini in particolare. Che non ha fatto mistero di considerare Renzi un alleato nel suo personale progetto di “rottamazione” dei vecchi mandarinati sindacali. Il fatto che la politica abbia scelto l'autosufficienza può rappresentare in effetti una straordinaria opportunità per il sindacato di ritornare alla sua funzione originaria e di “stringere i bulloni”, come ha detto un dirigente della Fiom, con chi rappresenta.
 
LA NUOVA SARDEGNA
3 – La Nuova Sardegna
Sassari – pagina 20
Montella: sogno una città universitaria
Il direttore del Dipartimento di Scienze Biomediche, candidato alla carica di rettore, espone i punti del suo programma
di Gabriella Grimaldi
 
SASSARI Quattro mandati di seguito come direttore del Dipartimento di Scienze Biomediche, gli studi a Sassari («questa è la mia università») ma anche le esperienze all’estero e i master per manager della sanità lo hanno convinto a candidarsi alla carica di rettore che sarà rinnovata con le votazioni del 17 giugno. «Penso siano caratteristiche importanti – dice Andrea Montella, docente di anatomia umana, 55 anni di La Maddalena – ma ci vuole anche capacità di ascolto, soprattutto nei confronti degli studenti, che devono sempre rimanere al centro di ogni progetto di rinascita del nostro ateneo». E infatti nelle quaranta pagine di programma molto spazio è dedicato al ruolo degli studenti nell’università, dall’accoglienza alla riforma della didattica: «Abbiamo bisogno di rivedere i corsi seguendo le richieste degli studenti, da una parte, e quelle del territorio dall’altra, per rendere i titoli spendibili nel mercato del lavoro agevolando l’ingresso in settori come il turismo e la cultura». Ma Montella parla anche di potenziamento della docenza ai fini del miglioramento della qualità della formazione in modo che sia ancora più orientata verso l’internazionalizzazione, di revisione delle scuole di specializzazione, dei dottorati di ricerca e dei master e dell’ulteriore qualificazione dell’organizzazione amministrativa relativamente alla didattica. Restano naturalmente nodi fondamentali da risolvere come l’abbandono universitario, la scarsa regolarità del corso di studi, un orientamento tutto da rivedere e gli scarsi sbocchi occupazionali. Tutte criticità che Montella sottolinea di voler affrontare immediatamente, se i colleghi gli daranno fiducia. «Sia chiaro, non è tutto da buttare, nel nostro ateneo – continua il professore –, ci sono anche punti di forza che bisognerà incrementare, a partire dalla mobilità studentesca che è già molto buona. Ma è necessario concentrarsi sulla mobilità dei docenti». Altro punto “caldo” del programma è la ricerca, la sua qualità e le sue prospettive. «Non si può ignorare il rischio che i tagli alle risorse possano penalizzare il ruolo della ricerca ma la scommessa può essere quella di creare un contatto molto più stretto con il tessuto economico». A questo proposito c’è da chiedersi quale debba essere il ruolo dell’università riguardo ai temi ambientali, alle bonifiche industriali e ai progetti sulla chimica verde. «L’università ha già allestito gruppi di ricerca relativi all’ambiente – dice Montella – e credo che abbia già dimostrato interesse e presenza qualificata in questo importantissimo dibattito. Soprattutto ci si è concentrati sugli effetti che l’inquinamento provoca sulla salute umana. Ma tutti i dipartimenti, da quello di Agraria a quello di Economia sono fortemente impegnati per dare una valutazione concreta su quelli che saranno i passi fondamentali verso il futuro». E, sempre a proposito di ambiente, il direttore del Dipartimento di Scienze Biomediche pensa al risparmio energetico come cavallo di battaglia dell’università a partire dalle stesse strutture di ateneo che dovranno essere rese indipendenti dal punto di vista economico. Infine un accenno al ruolo dell’università nel contesto urbano. «Intendo impegnarmi perché Sassari diventi davvero città universitaria, una città a misura di studente, in cui il governo locale, con le sue scelte operative, tenda a privilegiare la coesione sociale, la diffusione e la disponibilità alla conoscenza, la creatività, la libertà, la qualità dell'ambiente naturale e culturale». Un obiettivo che Montella conta di perseguire da rettore: «Penso di arrivare al ballottaggio. Io ce la metterò tutta, per il resto sono nelle mani dei miei colleghi».
 
LA NUOVA SARDEGNA
4 – La Nuova Sardegna
Cultura – pagina 33
Mont’e Prama e il santuario: il georadar ne svela i segreti
Gli studiosi hanno individuato nel sottosuolo una immensa quantità di anomalie
Il geologo Gaetano Ranieri: «Non sono riuscito a dormire per l’emozione»
di Claudio Zoccheddu
 
CABRAS Se fosse la tessera di un mosaico, la visione d’insieme dovrebbe essere sterminata. Definire i lavori sul sito di Mont’e Prama come un semplice scavo archeologico sembra quasi riduttivo. Le colline del Sinis potrebbero nascondere il sancta sanctorum dell’archeologia del Mediterraneo, una miniera dove l’oro è rappresentato dal valore culturale dei possibili, e molto probabili, ritrovamenti: «Se dovessi fare un paragone lo farei con le miniere del Sulcis. Qua però non si scava il carbone ma la cultura, la vera ricchezza di un territorio». Gaetano Ranieri, ordinario di Geofisica applicata della facoltà di Ingegneria dell’Università di Cagliari, ha scandagliato la collina che si affaccia sul versante nord dello stagno di Cabras con un georadar, uno strumento che è stato in grado di raccogliere un’impressionante mole di riferimenti. Il numero dei dati rilevati e ispezionati è mastodontico: 100 miliardi. Una cifra spropositata che ha spostato il sito di Mont’e Prama sotto la lente d’ingrandimento del ministero dei Beni culturali: «Tra qualche settimana incontrerò il ministro Dario Franceschini e parleremo di Mont’e Prama. Spero di riuscire a portarlo nello scavo. Questo sito merita l’attenzione di tutti». Nel carnet degli appuntamenti del professor Ranieri c’è anche la politica regionale: «Nei giorni scorsi ho discusso la questione con l’assessore Claudia Firino e presto ne parleremo anche con il presidente Pigliaru». L’affare Mont’e Prama è più promettente di quanto si possa immaginare. I dati registrati dal georadar, e le prima scoperte avvenute subito dopo un semplice diserbo dell’area di scavo, hanno fatto sbilanciare gli esperti: «Stanotte non sono riuscito a chiudere occhio dall’emozione», ha detto ancora Ranieri prima di snocciolare una parte dei datti raccolti durante l’indagine del georadar in una superficie di circa sei ettari: «Abbiamo registrato 57mila anomalie. Qua sotto potrebbe esserci di tutto». Le onde radar hanno rilevato “linee organizzate” e “linee divise” di materiali sospetti, quasi tutti a una profondità compresa tra i 50 centimetri e il metro e mezzo. In altre parole, sotto la terra di Mont’e Prama potrebbero esserci strade, mura difensive e perfino un favoloso lastricato, forse la base di quel tempio la cui presenza è stata ipotizzata da tanti ma che nessuno ha mai ritrovato. A incoraggiare gli archeologici c’è la prima scoperta “ufficiale” dell’equipe guidata da Gaetano Ranieri: «A trenta metri di profondità c’è una falda di acqua dolce e l’acqua era necessaria in un tempio del sesto secolo prima di Cristo», ha concluso Ranieri. Ora la palla passa agli archeologi, che dovranno verificare le “anomalie” rivelate dal georadar. A Mont’e Prama, ieri, c’era Raimondo Zucca che, per conto del Consorzio Uno di Oristano, sta organizzando lo scavo: «Dopo aver rinvenuto alcune lastre lavorate abbiamo pensato al santuario immaginato da Giovanni Lilliu nel 1973 e da Carlo Tronchetti nel 1981. Ecco perché parliamo di un tempio». Il lavoro, quindi, è ancora tanto: «Per fortuna possiamo contare sull’aiuto di venti persone, tra cui quattro detenuti del carcere di Massama che hanno già fatto un lavoro fantastico». Anche le istituzioni sono dalla parte delle ricerca: «La Soprintendenza archeologica sta facendo uno sforzo notevole ma dobbiamo ringraziare anche la curia arcivescovile di Oristano, che ci permette di scavare sulle sue terre, e le due università sarde». L’avventura è appena all’inizio ma i presupposti sono come brividi di piacere che solcano le schiene di chi scava con la speranza di aggiornare una cospicua fetta dell’archeologia del Mediterraneo.
 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Cultura – pagina 35
Barracciu: «Sì a Berlinguer»
Sassari, il sottosegretario si impegna per l’intitolazione della nuova Biblioteca
 
ROMA «E' dovere di un Paese civile e democratico ricordare e tramandare ai nostri figli la statura morale ed intellettuale di uno dei più illuminati politici che non solo la Sardegna ma l'Italia intera abbia mai espresso». Così Francesca Barracciu ha deciso di aderire all’iniziativa di intitolare ad Enrico Berlinguer un luogo fondamentale nella storia culturale di Sassari, la nuova biblioteca universitaria. Iniziativa che ha coinvolto centinaia di cittadini in pochissimo tempo e di cui sono primi firmatari Manlio Brigaglia, Salvatore Mannuzzu, Simonetta Bagella, Gianni Caria, Paolo Carta, Daniela Cossiga, Vindice Lecis, Sante Maurizi, Antonietta Mazzette, Paola Pittalis, Pier Paolo Roggero, Sandro Roggio, Lucia Angelica Salaris, Giovanni Antonio Tabasso, Sandra Tedde. Tutti uniti nella volontà di dare il nome del grande politico alla nuova biblioteca della città dove Berlinguer è nato. Appello rivolto al ministero con una lettera indirizzata a Dario Franceschini e attraverso le colonne della Nuova Sardegna con un articolo dell’attore Sante Maurizi che scritto: «l’11 giugno ricorre il trentesimo anniversario della morte di Berlinguer. Per Sassari un’occasione per onorare la propria tradizione di luogo di studio e di elaborazione del pensiero politico». Richiesta subito accolta dalla Barracciu. «Particolarmente significativa sarebbe la scelta di intitolare ad Enrico Berlinguer un luogo simbolo di cultura della sua città natale, dove egli ha studiato e dove studieranno e si formeranno tanti giovani sardi, alcuni dei quali rappresenteranno la futura classe dirigente della Regione e, auspico, del Paese». Ha dichiarato il sottosegretario del ministero dei beni culturali. «In un momento storico in cui l’antipolitica si è insinuata pericolosamente nei pensieri di tanti italiani, e a trent’anni dalla sua scomparsa, mantenere vivo il ricordo di in un uomo, che fece della giustizia sociale e della rettitudine morale uno stile di vita e un ideale politico, è un segnale importante che si può e si deve dare», dice la Barracciu condividendo l'appello lanciato nei giorni scorsi, e dichiarandosi impegnata a verificare l'esistenza delle precondizioni necessarie per intitolare la nuova biblioteca di Sassari ad Enrico Berlinguer e «a studiare il percorso per onorare opportunamente la sua persona e il suo pensiero».
 

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