Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
13 May 2014

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Primo Piano (Pagina 11 - Edizione CA)
Spiagge invase, proteste ovunque: il dilemma economia-ambiente
La Posidonia? È un bene ma all'Isola costa troppo
 
Piangono soprattutto ad Alghero, ma il lamento è collettivo, da una costa all'altra: il turismo rischia di affondare su quei banchi di piante dal nome dolce (Posidonia) che diventa amaro quando è affiancato dall'aggettivo “spiaggiata”. Alghe, con una certa approssimazione. Nell'anno 2014, a stagione avviata, ce n'è molta. Troppa. «Con un problema di immagine», si dice ovunque. Ma soprattutto di costi: perché quelle tonnellate morbide e talvolta maleodoranti non possono essere trattate male. Sono la salute dei mari e delle spiagge. E la cura, scritta e prevista, si paga. Ma chi deve sborsare? E qui si arriva al cuore della questione: i Comuni. Che non hanno soldi e si sfiancano - quando scelgono responsabilmente di sfiancarsi - per non perdere la nave che porta altri soldi: cioè l'industria delle vacanze. L'ultima rimasta in Sardegna.
È lo specchio perfetto del dilemma ambiente-economia. Il nostro dilemma. «La Posidonia ha un ruolo importante nel bagnasciuga, protegge la spiaggia», ricorda Piero Addis, ecologo ricercatore all'Università di Cagliari: «Favorisce l'accumulo di sabbia e la formazione delle successioni vegetali che poi stabilizzano le dune». In cifre spicciole, un metro cubo di Posidonia «riesce a trattenere 40-50 chili di sedimento». Per non parlare delle virtù in mare: la Posidonia ricicla biomassa, «produce ossigeno, è l'habitat di un gran numero di specie». E lo spiaggiamento, precisa Addis, «è un fenomeno naturale, quindi variabile. Dipende dalle mareggiate».
Quest'anno il fenomeno è più sensibile. E si spiega in questo modo: «Idrodinamismo molto intenso, sciroccate fortissime, le mareggiate strappano i fasci e liberano le foglie. Da qui gli accumuli». Ma tutto questo non coglie impreparati. Per gli ambientalisti si stupisce Stefano Deliperi: «È incredibile che ogni anno riaffiori la lamentazione. Sospetto che si tratti di ignoranza e comodità». Più la seconda che la prima, se significa non-intervento (o intervento sbagliato) e risparmio. Le linee guida indicate fin dal 2008 dalla Regione, in accordo col ministero dell'Ambiente, «sono logiche. Capisco l'esigenza economica: ma se si elimina la Posidonia il degrado aumenta, e così l'erosione. Si vuole questo?». A dire il vero, la normativa è più vasta e parte dal decreto Ronchi. Il punto è una certa confusione tra alghe (che talvolta sono indicate come “scarti vegetali”) e rifiuti, tanto più che la Posidonia è assimilata comunemente all'alga. In ogni caso, fermo restando che entro la fascia demaniale dei cinque metri intervengono gli enti locali (ma ci sono competenze anche della Capitaneria e della Forestale), nelle zone in concessione spetta ai privati provvedere. «Ovvio che ci sono violazioni», conclude Addis.
Cosa bisogna fare? In sintesi, è preferibile che i banchi rimangano in zona. Se sono «incompatibili» con la balneazione, bisogna rimuoverli (spazzati i rifiuti) con strumenti poco invasivi (meglio se manuali, e in ogni caso niente cingolati) e sistemarli in «strutture amovibili» garantendo l'aerazione ed evitando la dispersione eolica e «i cattivi odori». Al termine della stagione la Posidonia deve tornare nel luogo di provenienza. Solo in casi eccezionali si autorizza il trasporto negli impianti di smaltimento, una volta separata la sabbia. Tutto questo ha un prezzo alto. Alla fine «l'unico vero problema sono le risorse», conferma il sindaco di Sant'Anna Arresi, Paolo Dessì. si parla di Porto Pino dove in una stagione non si spende mai meno di 20-30 mila euro. «Da quando sono a capo dell'amministrazione ho sempre chiesto finanziamenti: non ho avuto una lira e neppure un euro. Abbiamo movimentato tonnellate di alghe, una volta abbiamo speso oltre 120 mila euro, che nessuno ci ha restituito». Di più: nella scorsa legislatura regionale erano stati annunciati fondi per aiutare i litorali importanti. «Dove sono finiti? Spariti».
Roberto Cossu
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Primo Piano (Pagina 10 - Edizione CA)
Eppure è una risorsa: compost e dintorni
 
Incredibile la quantità di complicazioni attorno alla Posidonia spiaggiata. La prima è l'incertezza normativa. Per esempio, ricorda Augusto Navone, questa pianta «è ricca di cloruri». Dunque è rifiuto speciale e, in base a direttive europee, non si può raccogliere - caso mai si rendesse necessario - in discariche normali. Lo smaltimento viaggia sui 70-80 euro a tonnellata. E col rischio di sprecare sabbia. Ancora e sempre il problema costi. Ma perché non pensare a un sistema che elimini i cloruri e trasformi le alghe in rifiuti ordinari?
In generale, è un incrocio di leggi, suggerimenti, raccomandazioni e lacune. Ed eventuali deroghe. Le linee guida della Regione sono diventate così una sorta di vangelo conservativo «buono e utile». Ma dovrebbe essere solo un passo, per pensare poi in termini intelligenti, «facendo capo anche alla storia, all'esperienza», esorta l'ecologo Piero Addis. E al progresso, alla tecnologia, alle innovazioni nell'arte dello sfruttamento. Già, perché l'alga può essere una risorsa interessante se utilizzata in maniera diversa e virtuosa. Per esempio nei compost, ovvero più energia o possibilità di uso come fertilizzante: «Si potrebbe ottenere pomodori meravigliosi», spiega Navone. Superfluo ricordare che se ne discute da tempo e da altre parti i progetti abbondano.
Altra possibilità: l'impiego come coibentante. Insomma, volendo, non mancano le alternative alla rimozione pura e semplice verso la discarica.
Ma nell'Isola è un'impresa. «Decisamente», concordano tutti, dagli operatori agli studiosi, agli ambientalisti, «c'è poca attitudine ad affrontare i problemi da questa angolazione». E non solo sul fronte alghe. Bisognerebbe convocare esperti che trovino soluzioni, le collaudino e le mettano in pratica. Difficile. Si preferisce attendere un aiutino dalla natura. (r. c.)
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 36 - Edizione CA)
Università
Gli studenti a lezione di iniziativa aziendale
 
Imparare a fare impresa, capire i meccanismi aziendali e sviluppare nuove iniziative. È l'obiettivo del “ContaminationLab Cagliari”, un'iniziativa dedicata agli studenti e ai laureati dell'Università di Cagliari che si terrà dal prossimo settembre al febbraio 2015. Le iscrizioni al secondo progetto sul “percorso sulla cultura di impresa, dalla generazione dell'idea di business a work shop specialistici”, devono essere sottoscritte entro venerdì alle 13 compilando il form online sul sito del CLab.
Il programma prevede una sessione introduttiva di una settimana a luglio. Tra settembre e novembre i partecipanti saranno seguiti nella costruzione delle squadre di lavoro e nella nascita dell'idea di business. La terza fase, da dicembre a febbraio, punterà al perfezionamento dell'idea con appuntamenti di lavoro specialistici in collaborazione con imprenditori e investitori. Il test di ammissione è di tipo motivazionale e non richiede una preparazione specifica. Inoltre non è necessario avere già un'idea innovativa da sviluppare. Per informazioni, sito web “clab.unica.it”, email “clab@unica.it”, Facebook “Contamination Lab Cagliari”, Twitter “Unicaliaisonoff”.
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Primo Piano (Pagina 8 - Edizione CA)
«La politica non s'intrometta»
Camurri: gestione corretta, i consiglieri rispettino il loro ruolo
CAMERA DI COMMERCIO. Il segretario generale replica ai sospetti su incarichi e consulenze
 
C'è chi sostiene che sia solo una guerra per la conservazione e chi malignamente prevede che le carte finiranno in procura. Certo è che le contestazioni dei consiglieri camerali Roberto Bolognese e Mario Stevelli al segretario generale della Camera di commercio di Cagliari Luca Camurri, cui contestano alcuni incarichi e la scelta di alcuni fornitori di beni servizi, hanno fatto molto rumore.
Gualtiero Cualbu, tra i 32 esponenti del consiglio camerale, pensa di sapere perché: «Camurri sta rivoluzionando la Camera di commercio e a qualcuno questo dà fastidio». Quanto alle contestazioni, «chi ritiene che ci sia qualcosa di penalmente rilevante si rivolga alla procura».
LA REPLICA DI CAMURRI Ma a chiarire la sua posizione ci ha pensato ieri direttamente Camurri con una lettera ai consiglieri. Un testo in cui chiarisce «che non sarà permesso ad alcuno di danneggiare la sua etica professionale» e in cui auspica non solo «di non vedere intromissioni politiche su ambiti di esclusiva competenza del management» ma anche di «potersi concentrare in futuro sulle strategie e non sulle relazioni tra i vari organi dell'amministrazione».
A Bolognese, che nella lettera sostiene di avere «l'obbligo di controllare l'attività delle strutture di gestione», il manager piemontese (ma cagliaritano di nascita) ricorda che la legge separa le competenze degli organi di indirizzo come il consiglio da quelle di chi gestisce, tra cui il segretario generale. Proprio la convinzione che Bolognese e Stevelli interpretino erroneamente il loro ruolo induce Camurri a giustificare le loro affermazioni perché - scrive nella lettera «se così non fosse si tratterebbe di valutare le ipotesi di diffamazione, calunnia e danno d'immagine».
LE ACCUSE Dopo aver ricordato di aver dovuto prendere molte decisioni strategico-gestionali in poco tempo per migliorare innanzitutto la qualità professionale del personale, Camurri entra nel merito delle accuse. A proposito della scelta del fornitore che si occuperà di «coaching, tutoring e sviluppo delle competenze dei dipendenti», spiega che «per un decennio alla Camera non si è investito nello sviluppo delle competenze» e che la scelta è ricaduta su aziende qualitativamente certificate a livello nazionale dopo un'indagine di mercato che ha coinvolto anche la Sardegna. Un altro incarico conferito a uno studio di Torino (Bolognese sottolinea la ricorrenza di incarichi a imprese piemontesi) nasce - evidenzia il segretario generale - «proprio dall'esigenza di mutuare da realtà camerali nazionali, virtuose sotto il profilo delle buone prassi, e replicarle nella realtà cagliaritana».
Il manager chiarisce di non aver alcun vincolo a interpellare aziende locali, se non per iniziative promozionali. «Per l'individuazione dei fornitori dei servizi le logiche devono essere improntate alla qualità del risultato». Sull'accordo con un'altra camera di commercio per l'assunzione di un dirigente a tempo determinato, Camurri spiega che «nessuna camera di commercio sarda ha al momento il tipo di professionalità richiesta per cui è stata fatta richiesta a Unioncamere per individuare la persona giusta».
FIERA E POLEMICHE Poi c'è il caso del finanziamento alle pmi per l'internazionalizzazione. Parte dei fondi - ha osservato Bolognese - sono andati a imprese che hanno esposto alla Fiera di Cagliari. Che c'entra la Fiera, è l'osservazione del consigliere, con l'internazionalizzazione? Camurri dice di trovare strano che ci si soffermi su quel bando «e non sugli oltre quattro milioni di investimento destinati nel 2013 e nel 2014 agli interventi promozionali per lo sviluppo delle imprese locali».
Bolognese si chiede anche perché per certi incarichi non sia stata scelta l'università di Cagliari. Camurri risponde che «sono stati avviati contatti con l'ateneo e altre realtà cagliaritane per individuare ipotesi di collaborazione».
Fabio Manca
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Provincia Medio Camp (Pagina 46 - Edizione CA)
Samassi
Le strade tradizionali della terra cruda
 
Prima la visita (oggi dalle 9 alle 17) alle case di terra cruda, poi la presentazione (alle 17.30) del libro incentrato sull'architettura moderna italiana e sulla tradizione vernacolare. Sono i due elementi della secondagiornata di TerrAccogliente: l'iniziativa di valorizzazione dell'architettura in ladiri. La visita, in mattinata, alle case in terra di Soleminis, Villasor, Serramanna, Samassi, è rivolta agli studenti che partecipano al Corso di Architetture in terra cruda - Culture costruttive e sviluppo sostenibile. Alle 17,30, nella sala consiliare del Comune di Samassi, la presentazione del libro Orgoglio della modestia - Architettura moderna italiana e tradizione vernacolare , di Michelangelo Sabatino, a cura di Enrico Pusceddu, sindaco di Samassi e presidente dell'Associazione Nazionale Città della Terra Cruda. Partecipano Antonello Sanna (dipartimento di Ingegneria dell'Università di Cagliari) e Nicolò Migheli (sociologo).
Ignazio Pillosu
 
L’UNIONE SARDA
6 – L’Unione Sarda
Cronaca di Nuoro (Pagina 55 - Edizione CA)
Sardegna centrale
Un progetto di rilancio in sei punti
 
Sei punti per arginare la crisi economica e demografica che strozza la Sardegna centrale. Confindustria e sindacati sono decisi a reclamare attenzione su progetti fondamentali come la valorizzazione dell'ambiente a fini turistici e ambientali con l'istituzione di aree protette e di marchi a sostegno delle produzioni tipiche. Irrinunciabile la tutela ambientale con investimenti mirati alla prevenzione del dissesto idrogeologico.
La cultura è altro punto cardine del progetto di sviluppo con il decollo del distretto nuorese. Obbligato il piano delle infrastrutture per ridurre le pesanti carenze attuali. Il sostegno alle imprese è legato agli interventi per le aree di crisi, annunciati da tempo e già in forte ritardo: prevedono forme di fiscalità di vantaggio, bonus e strumenti di esenzione contributiva per gli operatori dei territori svantaggiati. Il decentramento dell'amministrazione regionale con il trasferimento a Nuoro dell'assessorato regionale all'Ambiente e della sede del Corpo forestale è un altro passo invocato, assieme a investimento a sostegno dell'università nuorese e dell'alta formazione. ( m. o. )
 

LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 4
Aziende sanitarie, otto modelli diversi di “trasparenza”
Ognuna fa a modo suo quando pubblica i bilanci sulla Rete
Ricerche complicate e comparazioni impossibili sui costi
di Umberto Aime
 
CAGLIARI La commissione Salute del Consiglio regionale, senza distinzione fra maggioranza e opposizione, l’altro giorno dall’assessore alla Sanità ha preteso un’«immediata trasparenza» sui bilanci delle otto Asl. Anzi, qualche commissario si è addirittura risentito perché l’ospite, convocato in audizione, non avesse pensato da solo di presentarsi con la «necessaria contabilità». Flemmatico e senza far pesare che molti dei suoi interlocutori siedono in quei banchi da molto prima che lui entrasse in Giunta, Luigi Arru, il medico-assessore, ha risposto: i conti saranno presto disponibili. Così, nella saletta del Palazzo, il fuoco di fila è diventato meno pressante di quello all’inizio della seduta. Salvo il puntiglio di chi, a cifra grossa, ha ricordato: «La spesa sanitaria pesa sul bilancio della Regione intorno al 65 per cento ed è tutta a nostro carico». Poi subito dopo: «Il costo vivo della sanità è di 3 miliardi e 338 milioni sui 7 complessivi in bilancio». Per denunciare infine: «Ormai il deficit delle Asl è molto vicino al tetto dei 380 milioni». Tutti i commissari, a quel punto, si sono fatti tristi, per poi prendersela con la maggioranza se cinque anni fa erano all’opposizione, o viceversa, ma questa è un’altra storia. La caccia. Memorizzati questi numeri tutt’altro che fantastici e nell’attesa dell’annunciato dossier ufficiale, senza voler sorpassare nessuno a sinistra e neanche a destra, quei bilanci pretesi a gran voce dai consiglieri regionali dovrebbero essere consultabili da tempo sulle home page delle Aziende sanitarie, alla voce «Amministrazione trasparente», bottone rosso nella colonna di sinistra. Purtroppo non è così facile scaricarli come dovrebbe essere e non lo è neanche per i navigatori più abili. La colpa è tutta delle otto Asl, perché nonostante le disposizioni stringenti ogni Azienda pubblica quello che vuole. Non c’è omogeneità fra i documenti e persino alla voce «chi siamo» le personalizzazioni sono esagerate, con libertà di ogni tipo persino sulla storia delle Province d’appartenenza e sui chilometri costieri o montani amministrati. Utili e perdite. Scoprire ad esempio come le Asl hanno chiuso l’ultimo bilancio disponibile, quello del 2012, è infilarsi in un labirinto: sono troppi vicoli ciechi. Per cominciare, il risultato finale dell’Azienda di Sassari, la numero 1, è scritto nella delibera 502 del 29 giugno 2013, firmata dal direttore generale Marcello Giannico: +13.406,80 euro, l’utile dichiarato. Impossibile invece sapere come lo stesso anno è andata all’Asl di Cagliari, che per grandezza è fra le prime cinque Aziende sanitarie nazionali. Alla voce bilanci, gli uffici della 8 non hanno caricato il consuntivo del 2012 e per scusarsi mettono le mani avanti «In questa sezione sono consultabili solo i consuntivi dal 2008 al 2011». Del 2012 quindi non c’è traccia. Eppure da qualche parte deve pur essere (certo negli uffici, non sul sito) se nell’arcinota e contestata delibera salva Asl della giunta Cappellacci, adottata un mese dopo la sconfitta elettorale, all’Azienda cagliaritana è stato assegnato un trasferimento netto superiore di 50 milioni rispetto al lordo previsto. Per la precisione, 920 milioni contro 872. Il che vuol dire: questa è una Asl da «profondo rosso», ma scovarlo fra le «trasparenze» è difficile. Più a Nord, nell’Azienda di Oristano, a quanto pare non si dannano certo l’anima per pubblicizzare i conti: «Pagina in fase di completamento», è la giustificazione che sfiora il ridicolo per colpa di un refuso: scrivono bialncio, testuale. Poi la navigazione continua più spedita per concludersi con un file compresso che sputa fuori 15 sottocartelle. Nella prima si legge 7.307.243, è questo l’utile d’esercizio del 2012. Siccome è una performance niente male, per esaltare il risultato propongono anche il raffronto con la perdita del 2011, -14.261.081. È interessante, l’idea delle tabelle specchiate: i due bilanci affiancati chiariscono bene l’andamento della gestione da un anno all’altro, ma non tutte le Aziende hanno la stessa delicatezza seppure autoreferenziale. L’Asl 6 di Sanluri prova invece a fare la prima della classe: uno sopra l’altro pubblica il bilancio consuntivo del 2012 (-216.278 comunque meno pesante del -9.962.716 del 2011) e quello preventivo del 2013 seppure in forma sintetica. Addirittura fa meglio l’Asl 3 di Nuoro, che è proiettata davvero nel futuro: non pubblica il 2012, ma il bilancio di previsione triennale 2014-2016, con ipotesi di perdita compresa fra 445 e 635 mila euro. Con una curiosità, è questa l’unica Azienda a risparmiare sull’inchiostro: le cifre, precisa la legenda, «vanno intese in migliaia di euro» e quindi a prima vista (ma solo a prima vista) le spese sembrano più contenute. All’Asl 7 del Sulcis hanno una predilezione per gli archivi: i bilanci in serie sono dal 2009 al 2012, ma chissà perché non c’è il 2011. Comunque a pagina 8 di una relazione corposa, 128 fogli pdf, il dato è un utile: 3.481.872 contro un -10 milioni e mezzo del 2011, per colmare il “buco” presente nell’altra videata. Negli uffici amministrativi dell’Asl di Olbia, la numero 2, è certo di casa l’efficienza: del 2012 hanno caricato delibera di approvazione, nota integrativa e relazione finale. Del 2013 lo stato economico e il conto economico più gli allegati del piano triennale. Per l’anno in corso, è cliccabile il pacchetto intero. Un esempio da seguire, non c’è dubbio, con i costi addirittura divisi per trimestre. Le pecche sono altre: alcuni documenti hanno un download (scaricamento) lentissimo e poi a mettere paura sono gli oltre 6 milioni di perdita ancora da certificare per il 2013. Dalla lunga carrellata è evidente che ogni Asl ha un suo modo d’intendere la trasparenza e comparare le tabelle non è possibile. Ci vorrebbe omogeneità e anche di questo dovrà occuparsi l’assessore, oltre che provare a ridurre la spesa. Chi siamo. A proposito di differenze è nelle home page che le Asl danno il meglio. In quella di Nuoro l’apertura è riservata agli auguri di Pasqua, ormai vecchi, del manager. In Gallura sono precisi nello svelare che amministrano soprattutto chilometri costieri. A Sassari dichiarano fino all’ultimo dipendente (4.978). Cagliari si vanta di essere nella top ten nazionale. Sanluri pubblica il numero degli «abitanti serviti», 102mila. Oristano si presenta con una vigorosa stretta di mano. Sì, servirebbe pulizia anche nel «chi siamo», non solo nella «trasparenza amministrativa».
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Sassari – pagina 20
la visita di luigi nicolais
Il presidente del Cnr: aiutiamo lo sviluppo locale
Il numero uno del Consiglio nazionale delle ricerche ha incontrato i dipendenti nel campus di Baldinca: «Incrementeremo la presenza nell’isola»
 
SASSARI «Il vostro lavoro è fondamentale per lo sviluppo sociale ed economico dell'isola. Voi ricercatori svolgete una ruolo fondamentale per l'innovazione e per la ripresa economica, particolarmente in una delle regioni maggiormente colpite dalla crisi». Lo ha detto ieri sera il presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Luigi Nicolais, incontrando i lavoratori dell’area di Sassari nella sede di Baldinca a Li Punti. «Nonostante il momento difficile del Paese - ha aggiunto Nicolais - sono qui per dirvi che il Cnr vuole puntare sulla permanenza in Sardegna e che mi auguro possa incrementare la sua presenza nell’isola. Puntiamo sulla chimica verde, sull'agroalimentare, l'ambiente e la genetica - ha concluso il presidente del Cnr - il nostro ruolo chiave deve essere quello della ricerca e dell'innovazione, prestando sempre attenzione verso le istanze del territorio in cui operiamo». Luigi Nicolais era accompagnato dai direttori dei dipartimenti di Scienze Bio-agroalimentari, Francesco Loreto, e di Scienze Chimiche e Tecnologie dei Materiali, Luigi Ambrosio. Dopo l’incontro con i dipendenti Nicolais ha fatto visita al rettore dell'Università di Sassari Attilio Mastino, mentre stamattina vedrà il presidente della Provincia Alessandra Giudici per fare il punto sulle convenzioni già in atto tra gli enti. Il Cnr è presente in Sardegna nelle tre province di Cagliari, Oristano e Sassari con oltre duecento unità di personale di ruolo e circa cento unità di personale in formazione. Nell'area della ricerca Cnr di Sassari, che occupa una superficie di circa 6.000 metri quadrati tra studi e laboratori, operano sei istituti nelle macro-aree dipartimentali di Scienze Chimiche e Tecnologie dei Materiali, Scienze Bio-agroalimentari, Terra e ambiente, Medicina. Presso la provincia di Sassari sono dislocate il maggior numero di sedi di organi Cnr. Inizialmente sparse nel territorio del sassarese ed ospitate presso sedi Universitarie o di altri consorzi di ricerca, trovano oggi la loro definitiva collocazione presso la nuova sede del "Campus di Li Punti". Presso l' Area di Sassari, trovano ospitalità circa 120 unità di personale a tempo indeterminato, unitamente a numerosi studenti e ricercatori esterni, grazie anche alle borse di studio e bandi offerti dal Cnr. Scopo del Campus è quello di fornire assistenza logistica, di servizi e favorire l'aggregazione e la valorizzazione della ricerca compiute nelle sedi locali, le cui finalità hanno valenza internazionale. (l.f.)
 
LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Sassari – pagina 23
Progetto sicurezza di ateneo e vigili del fuoco
Firmato un accordo di collaborazione per la gestione delle emergenze sul lavoro
 
SASSARI Siglato un accordo di collaborazione tra il Dipartimento di scienze biomediche dell’ateneo e il corpo nazionale dei vigili del fuoco - direzione centrale per la prevenzione incendi e la sicurezza tecnica. L’obiettivo dell’intesa è la stesura di linee guida per la gestione delle emergenze e la formulazione di proposte e di norme di settore nell’ambito della prevenzione di incendi con persone disabili presenti nelle attività lavorative civili e industriali. Hanno firmato il documento il direttore del dipartimento di Scienze biomediche, Andrea Montella, e il direttore centrale per la prevenzione incendi e sicurezza Fabio Dattilo, alla presenza del rettore dell’ateneo, professor Attilio Mastino. I referenti del progetto di ricerca sono, per il corpo nazionale dei Vigili del fuoco, Luca Manselli, dottorando di ricerca al dipartimento di Scienze biomediche, l’architetto Stefano Zanut e il comandante provinciale dei Vigili del fuoco, Angelo Porcu. Al momento della firma era presente anche Giampietro Boscaino, Direttore dell’Istituto superiore antincendi del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco.
 
LA NUOVA SARDEGNA
10 – La Nuova Sardegna
Cultura – pagina 33
Biblioteca universitaria
«Diamole il nome di Enrico Berlinguer»
La richiesta al ministro dal mondo culturale sassarese per ricordare l’impegno civile di un grande leader politico
L’11 giugno ricorre il trentesimo anniversario della morte
Per Sassari un’occasione per onorare la propria tradizione di luogo di studio e di elaborazione del pensiero politico
di Sante Maurizi
 
SASSARI Era bello, a Sassari durante Monumenti aperti, vedere tanta gente su e giù per lo scalone del vecchio ospedale di piazza Fiume. Come un anno fa, quando fu possibile accedervi – sempre per Monumenti aperti – dopo il restauro conservativo che ne svelò i volumi, i materiali, le graniglie, gli infissi, i volti in pietra e i nomi dei tanti benefattori che permisero l'avvio dell'opera e il mantenimento nei decenni delle sue funzioni. Restauro curatissimo persino in dettagli apparentemente insignificanti, come lo stucco ai bordi delle vetrate che dai bracci delle camerate si affacciano sulla cappella. (Lo stucco: cingomma dei poveri, memorie di mestieri lontani e del povero Ernesto Nemecsek, il cui nome viene scritto in lettere minuscole, per una ingiusta condanna, nei verbali della "Società dello stucco" dei ragazzi della via Pàl). Forse è proprio il cappellone della Santissima Annunziata a illustrare nel modo più efficace quella Sassari di metà Ottocento che sentì stretti gli abiti di un tempo: i colori accesi, l'altare, gli affreschi, le statue e il baldacchino affastellano gotico, rinascimento, controriforma e neoclassicismo in uno spazio ristretto, quasi con l'urgenza di recuperare il tempo perduto. Come appunto andava facendo, e in fretta, una classe dominante che coglieva l'opportunità di essere dirigente anche grazie alla realizzazione di opere di pubblica utilità. Ora la città sta per riallacciarsi a quella fase così rilevante della propria storia. Il 23 giugno, al termine di un'operazione di trasferimento complessa e delicata, la Biblioteca Universitaria inaugurerà nell'"ospedale vecchio" la propria sede, alla presenza del Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini. Gli oltre trecentomila volumi si sposteranno dal Rettorato a piazza Fiume per meno di mezzo chilometro, ma il tragitto fra modalità di fruizione così diverse è ben più consistente. Quello della Biblioteca non sarà un semplice trasloco. Sarà una rifondazione: un ospedale realizzato grazie alle donazioni di cittadini sassaresi e del Sassarese ritorna nella disponibilità dei sassaresi e del Sassarese come centro di cultura. L'Adriano di Marguerite Yourcenar diceva che fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, "ammassare riserve contro l'inverno dello spirito". Quelle scorte saranno raccolte a Sassari in spazi dove trovò riparo l'inverno dei corpi. Tutti gli aspetti di un'operazione così importante debbono allora essere considerati attentamente, a maggior ragione perché convergono nella sua definizione tematiche attualissime e concrete: lo status dei beni librari e archivistici nell'era digitale, la condizione generale del Paese e quella particolare, drammatica per tanti aspetti, della città. Dare spazio ai libri e al pensiero in tempi come questi può essere un gesto eversivo e disperato, o dare impulso alla fisionomia di un territorio. Allora anche la possibile intitolazione della biblioteca è parte non secondaria delle strategie di comunicazione di un luogo che non può essere un mero deposito, ma può proiettarsi all'esterno come fulcro dinamico di iniziative e identità. Ed è bene che il tema diventi di discussione pubblica, sappia sfuggire ai meccanismi opachi degli uffici ministeriali e delle gerarchie burocratiche (immagino procedure più complesse di quelle di una commissione comunale sulla toponomastica) per diventare patrimonio dei cittadini. Ciò che dovrebbero auspicare per prime le istituzioni locali e i rappresentanti politici regionali e nazionali, coinvolgendo direttamente il Ministro e la sottosegretaria Francesca Barracciu. L'appello che promuove l'intitolazione della biblioteca a Enrico Berlinguer contiene in breve tutte le ragioni della proposta. Se ne potrebbero aggiungere altre. Perché è imbarazzante che a Berlinguer la sua città abbia intestato un tratto di collegamento su una rotatoria, in una zona periferica e non abitata. Perché è il sassarese dell'età contemporanea più famoso al mondo. Perché è il trentennale della scomparsa. Perché è Enrico Berlinguer.
 
LA NUOVA SARDEGNA
11 – La Nuova Sardegna
Cultura – pagina 33
il documento
Tra i primi firmatari Brigaglia e Mannuzzu
 
SASSARI Un gruppo di intellettuali, giornalisti, operatori culturali, ricercatori universitari, professionisti, ex magistrati firmano un appello per l’intitolazione della Biblioteca universitaria ad Enrico Berlinguer. Ecco il testo dell’appello: «Trent'anni fa moriva Enrico Berlinguer. Rivolgiamo un appello al Ministro dei Beni Culturali e a tutte le istituzioni interessate perché venga intitolata a Enrico Berlinguer la Biblioteca che a breve trasferirà a Sassari la sede dall'Università all'ex Ospedale di piazza Fiume. Sassari, la città nella quale Berlinguer è nato e si è formato negli anni cruciali della giovinezza, ha l'occasione irripetibile non solo di ricordarne la passione e l'impegno politico e civile, ma di onorare nel modo migliore la propria tradizione di luogo di studio ed elaborazione del pensiero politico». Primi firmatari: Manlio Brigaglia, Salvatore Mannuzzu, Simonetta Bagella, Gianni Caria, Paolo Carta, Daniela Cossiga, Vindice Lecis, Sante Maurizi, Antonietta Mazzette, Paola Pittalis, Pier Paolo Roggero, Sandro Roggio, Lucia Angelica Salaris, Giovanni Antonio Tabasso, Sandra Piras Tedde Adesioni su bibliotecaenricoberlinguer@gmail.com e www.change.org
 
LA NUOVA SARDEGNA
12 – La Nuova Sardegna
Cultura – pagina 33
Quando vince il desiderio di bellezza
Che cosa significa lo straordinario successo di “Monumenti aperti” a Sassari e a Cagliari
di Costantino Cossu
 
Aprite un qualsiasi quotidiano, agganciate un qualsiasi sito Internet, sintonizzatevi con il telecomando su un qualsiasi canale televisivo: l’immagine dell’Italia che ne ricavate sembra essere quella di un Paese incialtronito. Tangentopoli che ritorna; la vergogna dei morti a Lampedusa senza che nessuno riesca a fare niente per fermare le stragi ricorrenti; lo squallore delle scritte in curva Sud all’Olimpico, durante la partita Roma-Juventus, con la solidarietà a Daniele De Santis, il tifoso che avrebbe sparato a un supporter del Napoli; talent show che ormai sfruttano, nella guerra dell’audience, anche i bambini. La tentazione di alzare bandiera bianca è forte. Ma poi accadono fatti che restituiscono almeno un po’ di speranza. Ad esempio ciò che s’è visto a Sassari e a Cagliari durante gli ultimi due week end, quando decine di migliaia di persone hanno partecipato a Monumenti aperti. Le cifre sono davvero impressionanti: 96.000 visitatori e Cagliari e 42.000 a Sassari. Famiglie intere che sospetteresti sedate per sempre da “Amici” o da “Facebook” e che invece vedi fare la fila davanti al Museo Sanna a Sassari o all’Orto botanico a Cagliari. In un clima di festa in cui la curiosità della scoperta, il piacere della conoscenza erano autentici. E tangibile era la passione per la bellezza. Che cosa vuol dire questa sete di conoscenza e di bellezza in un Paese che per molti versi appare invece in preda a un generale imbarbarimento? Si potrebbe suonare ancora una volta la solfa secondo cui l’interesse della gente dimostra, contro un diffuso luogo comune, che “con la cultura si mangia”; che, tradotto, significa che con la cultura si possono produrre profitti e reddito. Ma francamente non è questo che interessa. E per due motivi. Primo, perché ci sono realtà (cito soltanto Venezia) in cui per produrre reddito attraverso la cultura si sono fatti danni enormi, violentando assetti urbani e identità storiche. E bisognerebbe fermarsi anche a riflettere su che cosa sono diventati alcuni grandi musei (in Italia e all’estero) consegnati alla logica del massimo guadagno. Il secondo motivo è che il desiderio di conoscenza e di bellezza è importante non tanto perché può produrre profitto, ma perché può funzionare da antidoto a una deriva antropologica che nel corso del ventennio berlusconiano ha cancellato ogni segno di comune appartenenza. L’Italia consegnata a un devastante individualismo proprietario. E allora la cultura è importante non tanto perché ci si mangia, ma perché attraverso il sapere critico si acquista autonomia di pensiero e quindi libertà. Un Paese senza cultura (senza dissenso) è più facile che diventi un Paese di servi. Ecco perché i 42.000 di Sassari e i 96.000 di Cagliari, in coda per visitare monumenti e musei, sono un segnale forte di resistenza.

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