Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
17 February 2014

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Provincia di Cagliari (Pagina 20 - Edizione CA)
Monserrato ora punta su parchi e ambiente
 
Gli studenti delle facoltà di Ingegneria di Cagliari e di Architettura di Alghero sono stati chiamati dall'amministrazione a disegnare il nuovo futuro urbanistico di Monserrato. Il progetto si chiama ReUse ed è stato fortemente voluto dall'amministrazione guidata dal sindaco Gianni Argiolas.
Il dipartimento di ingegneria civile, ambientale e architettura di Cagliari, ha fornito diverse proposte sulla riqualificazione dell'area dell'ex cimitero comunale. Dove oggi ci sono parcheggio e degrado, polvere e fango a seconda delle stagioni, potrebbero insediarsi diverse associazioni e soprattutto potrebbe nascere un grande spazio pubblico con tanto di parchi e vari servizi.
L'università algherese si è invece occupata di sviluppare ipotesi sull'intero territorio monserratino. Tra le problematiche analizzate, il tema idrogeologico: è stato infatti proposto di fermare l'acqua poco prima della 554 servendosi di vasche che potrebbero essere pensate anche come grandi spazi pubblici. Altro spunto di riflessione è stato lo studio di un gruppo di futuri architetti che punta sul recupero delle aree soggette al piano di risanamento cercando di far coesistere la costruzione delle residenze con la vocazione agricola delle zone attraverso gli orti.
I prossimi appuntamenti annunciati dal consigliere comunale Antonio Dessì: «Il 3 e 4 marzo è previsto un workshop sulla progettazione paesaggistica coordinato dal paesaggista di fama internazionale Joao Nunes».
Federico Zucca
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Pagina 11 - Sassari
GIUDICE DEL LAVORO»LA SENTENZA
Trasferte “illegittime”, medico risarcito
Dirigente costretto a viaggiare da Sassari a Oristano: l’Azienda ospedaliero-universitaria dovrà sborsare oltre 80mila euro
di Nadia Cossu
 
SASSARI Costretta per 4 anni a viaggiare ogni giorno da Sassari a Oristano per raggiungere il posto di lavoro. Ora il giudice ha disposto che a un dirigente medico debbano essere risarciti oltre 80mila euro per quelle trasferte considerate “illegittime”. La storia. L’Azienda ospedaliero universitaria di Sassari nel 2009 attinge alla graduatoria della Asl 5 di Oristano (in virtù di una apposita convenzione) per assumere un dirigente medico a tempo indeterminato. Daniela Piras prende atto della proposta e, essendo di Sassari, accetta ben volentieri di lavorare nella sua città. È il 10 settembre del 2009. Il dirigente aspetta la chiamata per la firma ma è un’attesa vana considerato che l’Aou anziché perfezionare il procedimento con la stipula del contratto, nel 2010 sceglie di bandire un concorso – con decisione dichiarata illegittima dal Tar nelle more del giudizio – per selezionare un altro lavoratore al posto della Piras, «in aperta violazione degli impegni assunti». La sentenza. Ora il giudice del lavoro Elena Meloni ha riconosciuto alla dottoressa (assistita dagli avvocati Rita Vallebella e Maria Immacolata Marginesu) un risarcimento record di oltre 80mila euro per i viaggi sostenuti da Oristano a Sassari. La sentenza è molto chiara. La Piras «per poter raggiungere quotidianamente la sede di lavoro a Oristano dal luogo di residenza (Sassari) – scrive il giudice – per il periodo dal 25 settembre 2009 al 16 maggio 2013 ha dovuto affrontare mensilmente la spesa di mille euro per il noleggio di un autoveicolo e mediamente 500 euro per il carburante, considerato un percorso quotidiano di 250 chilometri». E aggiunge, il giudice, che queste spese sono «diretta conseguenza del comportamento dell’Azienda che non ha proceduto all’assunzione della ricorrente nei tempi rispettosi della procedura... La Piras ha senz’altro dovuto affrontare le spese di viaggio per raggiungere dal luogo di residenza quello di lavoro, cosa che non avrebbe fatto se fosse stata assunta a Sassari dal settembre del 2009 come era suo pieno diritto». Spiega bene, il giudice del lavoro, che l’Aou «ha violato gli impegni contrattualmente assunti privilegiando la soluzione di indire una selezione non solo illegittima e immotivata ma assolutamente contraria a esigenze di economicità, speditezza e trasparenza dell’agire amministrativo». L’antefatto del concorso contestato. Era stato un concorso sfortunato, quello bandito nell’estate 2010 per l’assunzione di due dirigenti medici d’ospedale dell’Azienda ospedaliero universitaria. Nato male e finito peggio: spazzato via da due sentenze del Tribunale amministrativo, per “difetti” macroscopici. Come la violazione di una delle più elementari regole nelle prove scritte: l’anonimato. E poi, una strana contraddizione evidenziata, carte alla mano, dalla ricorrente Piras, in una delibera dell’allora commissario straordinario dell’Aou. In pratica, su quell’atto si dava conto di un parere «che sembrava fosse acquisito positivamente», ha detto l’anno scorso il Tar «mentre in realtà era negativo». Anche a causa di questi vizi secondo la magistratura amministrativa la graduatoria nata da quella selezione andava annullata. Dopo le due cause al Tar andate a buon fine, anche il giudice del lavoro ora dà ragione a Daniela Piras e condanna l’Aou al risarcimento di 80mila euro.
 

LA NUOVA SARDEGNA
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 20 - Cultura-Spettacoli
il dibattito
Senza ricerca scientifica per l’Italia non c’è futuro
Dal caso stamina sino ai tagli che fanno fuggire all’estero gli scienziati
Il tradizionale disprezzo italico per la scienza accentuato dall’esaltazione dell’ignoranza e dalla approssimazione dei mass media
di Alessandro Aresu
 
È una caratteristica dell’informazione accentuare al massimo le vicende di attualità e poi dimenticarle, anche quando hanno un significato profondo. Il caso di Caterina Simonsen è uno di questi: l’Italia ha discusso animatamente alla fine di dicembre sugli insulti e le minacce di morte a una ragazza che ha ringraziato la scienza per averle permesso di vivere e di seguire le sue passioni. Poi ce ne siamo scordati, come se non contasse più nulla. In realtà l’Italia, per essere più precisi, si è dimenticata della scienza. La vicenda di Caterina Simonsen, le polemiche sulla sperimentazione animale e sul caso Stamina hanno dietro la grave situazione della cultura scientifica del nostro Paese. È una storia di lunga data e avremmo fatto bene a prestarvi più attenzione in un anno decisivo come il 2013. Anno decisivo. Perché parliamo di un anno decisivo? Qualche anniversario ne segna l’importanza. Ricordiamo, per esempio, i novant’anni del Consiglio nazionale delle ricerche e i cinquanta anni dal Premio Nobel per la Chimica a Giulio Natta. Rita Levi Montalcini amava citare una frase di Vito Volterra, il matematico fondatore del Cnr: «Muoiono gli imperi, ma i teoremi di Euclide conservano eterna giovinezza». Volterra fu un antifascista intransigente, uno dei pochissimi che non concesse nulla al regime, rifiutando il giuramento di fedeltà. Fondò il Cnr su due principi ancora molto attuali: l’esigenza della promozione pubblica della ricerca e il suo legame col mondo industriale. Giulio Natta era l’icona di un’Italia che sapeva essere grande nell’interazione tra la ricerca e l’industria. È un’immagine che oggi sembra sbiadita, anche se il polipropilene di Natta ha un futuro radioso, dato che si stima che nel 2019 possa raggiungere un valore commerciale di ben 145 miliardi di dollari. Elefante nella stanza. Già all’epoca della fondazione del Consiglio Nazionale delle Ricerche, l’Italia pativa la sottovalutazione della cultura scientifica. Qui bisogna affrontare «l’elefante nella stanza»: se oggi il disprezzo della scienza è accentuato dall’esaltazione dell’ignoranza e dalla diffusione di un dilettantismo che sconfessa la professionalità in sé e per sé (un tema che in particolare per tutto ciò che riguarda la salute ha conseguenze allucinanti), la cultura alta non è priva di colpe. In particolare, nella cultura italiana la colpa dell’umiliazione della scienza ricade sugli umanisti, e in particolare sui filosofi. La visione di Croce nei confronti della scienza è sempre stata ancillare, fino al disprezzo. Gentile fu responsabile di aspre polemiche con Federico Enriques. La filosofia del Paese di Galileo ha avuto anche tra i suoi ranghi veri pontieri tra cultura umanistica e cultura scientifica, tra cui Giulio Preti e Ludovico Geymonat, ma sono rimasti una specie rara rispetto alla ripetizione acritica di slogan come «la scienza non pensa», che uno storico della scienza come Enrico Bellone faceva bene a ridicolizzare. Nella cultura umanistica, anche a livello internazionale, come dimostrano alcuni libri di Martha Nussbaum, si ha spesso un approccio da «fortino» verso la scienza. Onesti con i giovani. Non si sottolinea abbastanza che l’umanesimo può trarre nuova linfa dall’interazione con le scienze e la tecnologia, e non si sente abbastanza l’esigenza di essere onesti e non ipocriti con i giovani sugli studi e le opportunità lavorative. Viviamo in un Paese dove esistono persone che pensano veramente che il cancro sia «un’invenzione delle multinazionali» e dove pare che le regole del «metodo scientifico» debbano essere stabilite dal Tar. Inutile lamentarsi. Ammettere il disagio è necessario, ma lamentarsi è inutile. Le conseguenze di questa scelta strategica vanno ben oltre i fatti di cronaca: riguardano il futuro dell’industria e dell’occupazione in Italia. E riguardano il futuro della nostra vita pubblica, nel percorso europeo sulla scienza, la ricerca e l’innovazione, tracciato per i prossimi mesi e i prossimi anni dal programma Horizon 2020 e dall’ambizione di una Maastricht della ricerca, di cui il nostro continente avrebbe bisogno. Oggi la «geopolitica della scienza e della ricerca» influenza il mondo e deve essere parte della nostra capacità di pensarlo. Un momento felice degli istituti di ricerca, con un investimento lungimirante, può trainare lo sviluppo: si pensi al ruolo svolto dal CRS4 in Sardegna negli anni Novanta o all’importanza che riveste un’eccellenza come il Parco scientifico e tecnologico del Qatar per il posizionamento internazionale di quel Paese. Il ruolo delle donne. La vita politica italiana nel 2013 ha fatto alcuni passi avanti, che è opportuno riconoscere. Scienziate come Maria Chiara Carrozza ed Elena Cattaneo sono state chiamate a ricoprire importanti ruoli di governo e di rappresentanza del Paese. Elena Cattaneo, da senatore della Repubblica, ha continuato a intervenire coraggiosamente, in particolare in riferimento all’approccio parziale che la trasmissione televisiva “Le Iene” ha assunto sul caso Stamina, rappresentando «un’idea falsata della controversia, dove Vannoni doveva apparire il benefattore contro cui si erano scatenati i poteri forti e cattivi, incarnati dagli scienziati, ovviamente sempre al soldo delle case farmaceutiche (sia chiaro, le stesse che producono i farmaci che spesso salvano la vita a noi e ai nostri figli)». Questa attenzione non deve ridurre il problema della scienza alle «quote delle donne scienziate». Ci invita semplicemente a guardarci attorno, riconoscere la realtà, darle voce. Basta sciamani. Non possiamo scordarci di Caterina Simonsen, della dignità della sua battaglia e delle sue opinioni. Il modo migliore per non dimenticarla è cambiare l’approccio dell’Italia verso la scienza e la cultura scientifica, fare dell’Italia un posto dove si possa fare ricerca con dignità, dove un biochimico sia ascoltato più di uno sciamano, dove chi si impegna per ampliare i confini della conoscenza e per trovare soluzioni ai problemi viene ammirato, e non disprezzato o squalificato. È un cammino difficile ma è, a tutt’oggi, una strada obbligata per dare un futuro all’Italia.

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