Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
18 May 2014
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’Unione Sarda / Speciale (Pagina 32 - Edizione CA)
È un crogiuolo di tecnologie, imprese, idee
Può nascere una nuova Silicon Valley?
Se percorrete la costa occidentale degli Stati Uniti, da sud sino a nord di San Francisco, arriverete ad una baia nascosta. Rimarrete senza fiato per la bellezza della natura e se siete sardi, per la similitudine delle coste alle sarde. La Silicon Valley non conosce crisi però, e continua ad essere il più grande baricentro imprenditoriale del mondo, generando un’infinità di tecnologie, imprese, idee e ricchezze senza eguali.
Seguendo tale esempio si sta attualmente cercando di ricostruire altri spazi fecondi per l’imprenditorialità nel mondo e nell’intento di studiarli, la più famosa emittente inglese, la BBC, ha lanciato un nuovo programma televisivo. In concomitanza, gli esperti della Silicon Valley hanno rilasciato utili consigli a chi volesse emulare queste conquiste.
Vint Cerf, tra i fondatori di internet e direttore di Google, parla della Valley come di un amalgama di realtà accademica, settore privato, investimenti di ricerca ed imprenditori. «Partì tutto quando il docente di Stanford, Terman, capì che gli investimenti federali per la ricerca portarono alla vincita della seconda guerra mondiale. Li sfruttò allora per ampliare il dipartimento di ingegneria di Stanford ed insieme ad altri due neo laureati, Hewlett e Packard, avviò nuove imprese. Creò una comunità vibrante di capitali di rischio e un mercato azionario fortemente lucrativo, con imprenditori di grande esperienza, compresa quella del fallimento, mai considerato segno di incompetenza, ma passo fondamentale per il successo. Le leggi californiane semplificano per di più il lancio delle attività e da qui questa cultura straordinaria ha preso avvio».
Michael S. Malone, giornalista e autore accademico, ammette che non è facile replicarne i successi per tre motivi. «Il tempo: è la più antica comunità high-tech sulla Terra e capisce ogni sfumatura del mondo digitale. La posizione: era una zona agricola disabitata, con terreni a buon prezzo e una grande città nelle vicinanze. Beneficiò delle migrazioni e dei nuovi posti di lavoro nel settore aerospaziale e dell’elettronica. L’infrastruttura: offriva una vasta gamma di istituti e scuole sia di medio che di altissimo livello, come Stanford e Berkeley. Questi tre fattori hanno creato una quarta ragione per il successo: la cultura. Non ne esisteva una da debellare e fu facile crearne una nuova su queste basi: l’assunzione del rischio, il multiculturalismo, la meritocrazia, l’imprenditorialità e l’accettazione e ammirazione per l’insuccesso».
«Il fallimento è il fondamento per l’innovazione!» continua Paul Saffo, docente a Stanford. «Qualsiasi impresa fallisce almeno due volte prima di avere successo. Persino quando funziona, per sopravvivere nel lungo termine deve innovare. Apple ha per esempio annientato uno dei suoi prodotti migliori, l’Ipod, incorporando la funzione di lettore musicale nell’iPhone. Se non lo avesse fatto la concorrenza lo avrebbe sicuramente anticipato». Vivek Wadhwa, imprenditore, accademico ed autore, sottolinea: «Qui si condividono idee, si creano reti e interconnessioni tra persone; ci si apre alle nuove idee e alla diversità. Oltre la metà degli innovatori della Valley sono nati all’estero. Il clima è eccellente, le montagne, l’oceano, i parchi aiutano a promuovere la cultura dell’ottimismo, della tolleranza e della condivisione».
Judy Estrin, ex direttore tecnologico della Cisco ed imprenditrice conclude: «I buoni ecosistemi imprenditoriali si sviluppano dove ci sono almeno due università, perché gli studenti portano le idee nel mondo, si ha poi bisogno di una o due grandi aziende, perché gli imprenditori acquisiscono qui esperienza e sviluppano poi un’idea propria, ed infine, una politica che semplifichi al massimo l’avvio di attività». Seguendo questi consigli si otterrebbe esattamente un’altra Silicon Valley? «No. Ma si potrebbe ottenere un’equivalente ecosistema imprenditoriale adatto ad una zona diversa - forse per l’assistenza sanitaria, forse per l’industria alimentare o l’agricoltura».
Ottimi consigli. Il buon clima e la natura in Sardegna ci sono, rimane da implementare seriamente il resto.
Caterina Latte

 

2 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 38 - Edizione CA)
Il Comune assicura: «Abbiamo preso le contromisure e risolto tutti i problemi
Quei libri ad alto volume Schiamazzi e qualche furto alla mediateca di via Pola
Silenzio, parla la tesi. Non deve volare una mosca, quando uno studente universitario è in sala lettura, ma c’è biblioteca e biblioteca. Il silenzio è d’oro in quella universitaria, al massimo d’argento in quella comunale, che si chiama Mem (Mediateca del Mediterraneo), aperta due anni fa con il trasferimento da via Newton e frequentata da tutta la popolazione, ragazzini e vecchietti compresi. Capita così che si litighi perché vola la suddetta mosca e l’universitario è spesso nervosetto. A volte capita che la tensione - nel magnifico complesso dal sapore europeo nell’ex mercato di via Pola - raggiunga livelli di guardia: frequentatori aggressivi, ragazzini che fanno squillare i telefoni per disturbare chi legge o rubano i giornali.
Qualcuno - in una mail a L’Unione Sarda - sostiene che talvolta accada di peggio: ad esempio, che gli armadietti per il pubblico siano usati per nascondere refurtiva. Roba da carabinieri, che difatti alla Mem ci sono andati più di una volta. Ora, per ottenere la chiave dell’armadietto, si deve mostrare un documento. Mem terra di nessuno? «Non scherziamo», sorride Gian Battista Marotto, dirigente dell’assessorato alla Cultura. «È tutto sotto il livello di guardia», assicura Dolores Melis, il funzionario che sovrintende la Mem, «tenendo conto che qui sono concentrati biblioteca centrale, biblioteca ragazzi, mediateca, archivio storico comunale, emeroteca, infopoint culturale, archivio multimediale e sala Internet, e tra poco sarà aperto anche l’ultimo piano. Certo, a volte si fatica a trovare gli equilibri». Una guardia giurata potrebbe essere la soluzione? La funzionaria scuote la testa: «Riusciamo a governare la situazione. Qualche maleducato è stato punito con la sospensione, la questione della refurtiva negli armadietti è solo un sospetto, perché abbiamo trovato alcune confezioni di occhiali». Lo spirito, spiega Melis, è opposto alla filosofia della biblioteca universitaria: «Quello è un posto esclusivo, com’è giusto che sia, mentre la Mem è inclusiva: il nostro scopo è far entrare tutti, soprattutto i ragazzini, e la presenza di una guardia contrasterebbe con l’atmosfera di coinvolgimento».
LO SPAZIO Gestita per conto del Comune da un’associazione temporanea di imprese con alcuni spazi affidati a Camù, Cineteca sarda e Umanitaria, la Mem viaggia sui 90mila prestiti l’anno e una media di 350 presenze al giorno. Al centro c’è un bar dove s’incontrano tutte le generazioni: liceali, universitari, cittadini, anziani. «È una biblioteca sociale», sottolinea il dirigente Marotto, «ed è in centro: capita che passi qualche sfaccendato rumoroso, ma capita soprattutto che ragazzini e altri cittadini siano attratti ed entrino. Ogni volta è una vittoria». Secondo Marotto, «il controllo sociale funziona: gli utenti seri, cioè quasi tutti, governano i pochi disturbatori, che perdono sempre. Questa è una comunità».
Luigi Almiento

 

 



LA NUOVA SARDEGNA 
 
3 - La Nuova Sardegna / Cultura e spettacoli - Pagina 34
Biblioteca universitaria, idee a confronto
Si è ormai aperto il dibattito sulla proposta di intitolazione ad Enrico Berlinguer di una delle più antiche istituzioni sassaresi
L’APPELLO
La petizione al ministro Franceschini ora apre un fronte di discussione
Pochi giorni fa un gruppo di intellettuali, di professionisti, di magistrati, di giornalisti ha lanciato un appello al ministro dei Beni culturali, Dario France- schini, perché la Biblioteca della Universi- tà di Sassari, in occasione del suo immi- nente trasferimento nella sede dell’ex ospedale di piazza Fiume (nella foto), sia intitolata ad Enrico Berlinguer, di cui sta per essere celebrato il trentesimo anniversario della morte. L’appello ha raccolto nel giro di pochi giorni più di un migliaio di adesioni, anche fuori della Sardegna (Nadia Urbinati, Giancarlo De Cataldo, Massimo Carlotto, Lella Costa). Tra gli aderenti sardi, Salvatore Mannuzzu, Manlio Brigaglia, Paolo Fresu, Bianca Pitzorno, Giulio Angioni, Bruno Tognolini, Maria Giacobbe, Guido Melis). Anche Francesca Barracciu, la sottosegretaria ai Beni culturali – il ministero che poi alla fine dovrà prendere la decisione – si è detta d’accordo con i promotori dell’appello. In questa pagina, insieme con l’intervento di uno dei primi firmatari della petizione, Paolo Carta, riportiamo anche la posizione contraria di Eugenia Tognotti. Si apre un dibattito in cui differenti posizioni potranno confrontarsi.
PERCHÉ SÌ
Un nome che spalanchi ai giovani gli orizzonti più vasti del sapere
di Paolo Carta
Docente di Storia delle dottrine politiche Università di Trento
Come ha ricordato Sante Maurizi, su queste pagine, è bello che il nome cui intitolare la nuova Biblioteca Universitaria di Sassari diventi oggetto di discussione pubblica. Le biblioteche universitarie, ovunque nel mondo, sono il cuore pulsante della vita accademica; il luogo nel quale le nuove generazioni sperimentano, accanto al rigore della ricerca scientifica, la gioia di essere parte di una comunità, sia pure per un breve e circoscritto periodo di tempo. È in quelle sale che s’impara a pensare autonomamente. È lì che il lavoro fatto nelle aule, genera nuova vita e nuove idee. E benché la nostra eredità non sia preceduta da alcun testamento, come amava ripetere René Char, è pur vero che quel lascito si conserva anche e soprattutto nelle biblioteche. Intitolare una biblioteca, dunque, implica che si rifletta oggi su ciò che vorremmo fosse ricordato domani. Su chi vorremmo che la nostra città ricordasse domani. Quale esempio del nostro recente passato desideriamo che non sia dimenticato in futuro? Quale espressione della nostra città ci sentiamo di voler presentare a chi frequenterà quella biblioteca? La scelta è nostra ed è in un certo senso una scelta identitaria, perché dice molto di chi siamo noi oggi. L’idea di dedicare a Enrico Berlinguer una biblioteca universitaria, sottoscritta spontaneamente e con grande interesse da tanti sostenitori, riempie di gioia. A trent’anni dalla scomparsa, si presenta la possibilità di rendere adeguatamente omaggio alla personalità che più di ogni altra ha interpretato la cifra caratteristica della città, per la quale del resto è nota nel mondo: quella misteriosa e persistente fertilità dimostrata nella crescita della cultura politica, non solo isolana. La scelta di Enrico Berlinguer potrà ricordare a quanti frequenteranno la Biblioteca Universitaria, l’importanza di coltivare orizzonti ampi negli studi così come nella vita. Incoraggerà gli studenti dell’isola a mirare in alto, come gli arcieri prudenti del Machiavelli, i quali, conoscendo "fino a quanto va la virtù del loro arco", e sapendo che il bersaglio è troppo lontano, "pongono la mira assai più alta". Certo l’esempio di Berlinguer è solo un esempio: un modo per restituire l’"odore" di una virtù politica di cui il mondo intero ha fatto esperienza. La politica è, infatti, tra le altre cose, quell’attività, che mediante un confronto tra uomini liberi, tenta di risolvere i problemi cronici che affliggono una comunità. Insieme ad essi fa fronte anche a quelli del tutto nuovi e inattesi, che si presentano per di più in circostanze destinate a mutare nel tempo. Difficilmente pertanto si presta a essere indirizzata mediante la semplice applicazione di esempi tratti dal passato, che poco o male si adattano al presente. E tuttavia, perché possa ritrovare la propria credibilità, davanti alle facili tentazioni di eliminarla definitivamente dalla sfera delle attività umane, ha bisogno di ricercare nel passato quegli esempi di giudizio e responsabilità, che da soli giustificano il coraggio di affrontare nuove sfide nella luce abbagliante della sfera pubblica. Esempi come Enrico Berlinguer. Se si sceglierà di intitolare a Enrico Berlinguer, la nuova biblioteca universitaria sarà chiaro che Sassari è ancora una città capace di correre il rischio di compiere per sé le scelte più semplici e ovvie, direi quasi naturali. Quale scelta migliore, dunque, di un suo concittadino, che non ha mai smesso di difendere la buona politica?
perché no
PERCHÉ NO
Un tempio della cultura che non ha bisogno di padrini
di Eugenia Tognotti
Docente di Storia della medicina Università di Sassari
«Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati». Si ha l’impressione di trovarsi nella condizione espressa in questo caustico aforisma di Brecht ad avanzare qualche riserva sulla proposta di intitolare a Enrico Berlinguer la Biblioteca universitaria. Vale però la pena, qualche volta, di mettersi o di trovarsi dalla parte del torto, se si hanno buone ragioni per sostenere posizioni diverse rispetto a quelle del consistente gruppo di intellettuali che hanno lanciato un appello. Intitolare a Enrico Berlinguer quella piazza del sapere che è la Biblioteca universitaria della città in cui è nato, assumerebbe un significato di grande valore civile, sostengono i promotori dell’iniziativa, sostenuti dal sottosegretarioai Beni culturali Francesca Barracciu. Che insiste sulla necessità di mantenere vivo «il ricordo di un uomo, che fece della giustizia sociale e della rettitudine morale uno stile di vita». Ora, Dio solo sa se non avremmo bisogno dei valori che egli praticava – rigore, moralità, equilibrio, tenacia – che gli sono unanimemente riconosciuti, per uscire dalla deriva etica che ha investito questo Paese. Ma perché non cominciare a esercitarli, nel concreto dell’azione politica e nelle istituzioni, quei valori politici, etici, morali da trasmettere alle giovani generazioni? E’ con l’esempio, e non con un’intitolazione della Biblioteca universitaria, che si creeranno le condizioni per battere malcostume politico e corruzione. Ma vi sono molte altre ragioni per dire che non si tratta di una scelta “giusta”. Intanto Enrico Berlinguer è un punto di riferimento per tutti, e non solo per Sassari e i sassaresi. Perché, viene da chiedersi, scegliere un’intitolazione – e a tamburo battente – per l’antica Biblioteca universitaria di Sassari, 200.000 volumi, un patrimonio librario di alta specializzazione cresciuto e organizzato nel corso di quattro secoli? Non ha un nome, per dire, la Biblioteca universitaria di Pavia , una delle più antiche e importanti università italiane ed europee, 650 anni di storia, che pure potrebbe attingere ad un interminabile repertorio di nomi di celebri maestri, tra cui quello del premio Nobel per la Medicina Camillo Golgi, che in quell’Università insegnò per decenni. Né sono intitolate a un qualche gigante del pensiero o personaggio illustre le Biblioteche di altre grandi Università italiane. Che intitolano, semmai, singole aule, dipartimenti, biblioteche di Facoltà a studiosi o scienziati che hanno aperto la strada al progresso o segnato un’epoca, come Alessandro Volta o Cesare Beccaria, autore del celeberrimo pamphlet “Dei delitti e delle pene”, cui si devono i concetti fondamentali del diritto penale moderno. Effettuate, in genere, in occasione di anniversari, le scelte di intitolare scuole, biblioteche, istituti a figure che hanno lasciato una traccia significativa di sé, illustrando la cultura, le arti, le scienze, la storia delle idee, sono molto impegnative, soggette a precise procedure. Non per niente, sono affidate, in genere, a organi ollegiali – consigl, commissioni, Senato accademico (quando si tratta di istituti scientifici o aule)– che decidono dopo aver preso in esame diverse opzioni. E, non di rado, le decisioni provocano polemiche aspre, come quella in corso nel paese veneto di Santa Maria di Sala sull’intitolazione a Sandro Pertini di una sala teatro. A decidere sarà il ministero dei Beni culturali: c’è da sperare che la proverbiale lentezza delle procedure intervenga a dettare decisioni più meditate. 
 
 
    




QUOTIDIANI NAZIONALI

Link: rassegna stampa MIUR

 

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