Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
06 February 2014
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 34 - Edizione CA)
Notizie locali
DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA Master in bioedilizia
 
Scade oggi il termine per iscriversi al master in “Bioedilizia ed efficienza energetica” promosso dal Dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e architettura dell’Università.
 
 
2 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 37 - Edizione CA)Il Cua all’attacco MENSA UNIVERSITARIA, tutto fermo: proteste
Il Cua, Collettivo universitario autonomo, rilancia dalla sua pagina Facebook la protesta per la mensa di via Trentino, chiusa da circa due anni: «La pazienza è finita», avvisano gli studenti, e punzecchiano i politici distratti dalla campagna elettorale. Nella struttura nascosta dagli impianti sportivi del Cus per il momento ci sono i tavoli, ma di pasti neanche l’ombra. «L’Ersu continua a rimandare la riapertura, ogni volta con una scusa diversa, illudendo studenti e operatori della mensa», polemizzano i futuri dottori.
Nel 2009 il Cda dell’Ersu dà il via ai lavori. Poi lo stop. Nel luglio 2012 sembra che la situazione si sblocchi, ma servono la variante al progetto del Comune e il certificato di collaudo del Genio civile: arrivano a giugno del 2013. Ma mancano ancora il certificato di prevenzione incendi (Vigili del fuoco) e quelli dell’agibilità e dei lavori svolti (uffici comunali dell’Edilizia privata). «Gli ultimi interventi sono stati fatti verso metà dicembre», sottolinea il Cua: «Da allora è tutto fermo». (sa. ma.)
 
 
3 - L’Unione Sarda / Cultura (Pagina 24 - Edizione CA)
SHOAH Incontro con Beate Klarsfeld
«La mia vita a caccia di ex nazisti»
« M a certo, io sono una casalinga. Sì, ho scritto qualche articolo, ma non sono una giornalista». Beate Klarsfeld sorride. In realtà la sua vita è ben diversa da quella di una che sfaccenda tutto il giorno dentro casa: da oltre 40 anni dà la caccia agli ex criminali nazisti. Un impegno, morale e civile, talvolta anche fisico, che divide con il marito Serge, figlio di un ebreo morto ad Auschwitz, e poi trasmesso ai figli Lida e Arno, che ora indossa la divisa dell’esercito israeliano.
A Cagliari per il convegno su “Shoah, Giustizia e Memoria”, la berlinese Beate, 75 anni tra pochi giorni, racconta una scelta, estesa negli anni ovunque ci siano dittature e diritti soffocati. Un filo di rossetto sulle labbra le illumina il viso e un tailleur pantalone grigio, con appuntata la Legion d’onore francese, avvolge il corpo magro e agile.
Signora Klarsfeld, lei e suo marito Serge avete speso oltre 40 anni della vostra vita a cacciare gli ex nazisti. Come è nato questo bisogno di giustizia?
«Questa storia inizia con uno schiaffo, quello che ho dato al Cancelliere Kurt Georg Kiesinger».
Uno schiaffo?
«Nel 1961 ho conosciuto mio marito Serge e due anni dopo ci siamo sposati. È stato lui, ebreo di origini rumene, ad aprirmi gli occhi: suo padre era morto ad Auschwitz. Tre anni dopo, in Germania, diventava Cancelliere Kiesinger, un uomo che era stato una pedina di collegamento tra il ministero della Propaganda di Joseph Goebbels e quello degli Esteri: non gli veniva contestata alcuna responsabilità, né si muovevano critiche sul suo passato. Credo che la mia generazione avesse la responsabilità di non essere in alcun modo complice del silenzio, ma fosse invece necessario ricordare. Per prima cosa, io e Serge abbiamo smascherato il suo passato: la difesa di molti ex nazisti era quella di dire di essere stati all’oscuro, di non sapere dello sterminio degli ebrei. Nel suo caso era difficile sostenerlo, e poi c’erano documenti chiari, forniti dalla Ddr. Il nostro lavoro aveva creato attenzione da parte della stampa, ma nonostante questo, nulla cambiava davvero. Bisogna fare qualcosa di più».
Come dare un ceffone.
«Sì, un’azione simbolica, qualcosa che smuovesse le coscienze. Prima a Bonn, al Bundestag, ho urlato dalla tribuna nazista, dimettiti . Nel novembre del 1968 a Berlino, durante il congresso della Cdu, gli ho dato quello schiaffo. Fu un gesto eclatante, grazie al quale molti intellettuali come Günter Grass o Henrich Böll ci diedero il loro sostegno. Naturalmente tutto questo ha avuto per me conseguenze giudiziarie, ma poiché ero diventata cittadina francese sono stata processata e condannata da una corte in Francia».
Il suo Paese non riusciva a fare i conti con un difficile passato?
«Sono stati fatti molti passi avanti da quello schiaffo in poi. Ho compiuto un altro gesto simbolico, candidandomi con la Linke per la presidenza della Repubblica contro Joachim Gauck. Non avevo alcuna chance, ed è caduta nel vuoto anche la richiesta fatta dalla Linke di assegnarmi per il lavoro fatto una croce d’onore, onorificenza equivalente alla Legion d’onore».
C’è una letteratura fantastica sulla caccia ai nazisti. Voi li avete scovati sfogliando l’elenco telefonico.
«Erano tutti integrati nella società politica. Sembrava che la giustizia tedesca non volesse processarli. Heinrich Illers, ex capo della Gestapo a Parigi, lo rintracciammo in Bassa Sassonia, presidente di un tribunale specializzato in vittime di guerra. L’ex SS Kurt Lischka si occupava di esportazioni. Ma non era semplice portarli alla sbarra. Quando ci rendevamo conto che la protesta non bastava, passavamo ad azioni plateali: lui tentammo di rapirlo. Alla fine sono stati tutti processati da corti tedesche, e noi abbiamo visto queste persone condannate dai loro figli».
Mai chiudere gli occhi….
«C’erano tanti figli di deportati che non potevano capire perché questi criminali fossero ancora in libertà e loro non avessero ottenuto alcuna giustizia».
In Francia è esploso il caso Dieudonné. Vede segni di razzismo e antisemitismo prendere corpo?
«Non è libertà di pensiero dire che non sono esistite le camere a gas ed essere contro la memoria dell’Olocausto. A Parigi ci sono state molte dimostrazioni di estrema destra e sinistra, in suo favore. Si diceva: è cabaret, umorismo, io vedo un pericolo politico».
Lei ora è presidente onoraria dell’associazione per il Memoriale sardo della Shoah.
«Con la nostra fondazione supportiamo tutti i luoghi legati alla memoria dell’Olocausto. Dal memoriale di Berlino a quello di Wannsee. Serge è il vicepresidente del Memorial della Shoah, a Parigi. Il campo prigionieri di Camp de Milles, in Aix en Provence, è diventato il luogo della memoria, e sono moltissimi i giovani che lo visitano. L’Italia è al secondo posto per numero di studenti che visitano il lager di Auschwitz. I treni carichi di ebrei, diretti a questo lager, partivano proprio da Camp de Milles. L’errore è stato credere che in Francia gli arresti degli ebrei fosse opera dei tedeschi. Non è così. Il caso Papon ha ben messo in evidenza le responsabilità del governo di Vichy. Serge ha raccolto tutte le storie e le foto di bimbi ebrei francesi scomparsi in Francia».
Ci sono dossier ancora aperti?
«Per otto vecchi, ci lavora il centro Wiesental. È l’ultimo soffio».
Caterina Pinna
 
 
4 - L’Unione Sarda / Cultura (Pagina 25 - Edizione CA)
STORIA E SOCIOLOGIA
L’Occidente capitalista interpretato attraverso l’evoluzione del Terzo Mondo
Esiste in Sardegna «una tendenza della nuova generazione di studiosi, impegnata negli ultimi dieci anni a indagare l’Occidente capitalista passando per i continenti subalterni, in particolar modo Asia e Africa», spiega Alessandro Pes dell’ex Facoltà di Scienze politiche di Cagliari, curatore, insieme alla collega Marisa Fois di “Politics and minorities in Africa” (Aracne). Il volume fa parte della “Nova collectanea africana”, una collana che con otto pubblicazioni annuali osserverà il continente dimenticato attraverso una spontanea frammentazione di temi e prospettive.
Emergono così le vicende dei cinesi neri del lacerato Sud Africa, quelle dei Bantu-Jareer in Somalia, la marginalizzazione degli Haranites, in Mauritania, quella dei copti in Egitto. L’analisi oscilla fra storia e sociologia, è attraversata, sostiene Pes, «dalla strumentalizzazione delle minoranze, usate dalle maggioranze per conservare e perpetuare il potere. In questo l’Africa non differisce da Stati Uniti ed Europa». Una prospettiva incastonata nella grammatica gramsciana e valida anche nei luoghi delle primavere arabe: «Le rivendicazioni politiche e culturali delle minoranze sono sempre state presenti nel Maghreb», spiega Marisa Fois, che in “La minoranza inesistente” (Carocci) ha approfondito il tema studiando la vicenda dei berberi nella costruzione dello stato algerino. Svilita dalla guerra la Francia colonialista allenta la sua presa sull’Algeria, dove nel fermento dei dibattiti politici del critico 1949 l’identità linguistica e tradizionale berbera viene sacrificata in nome di un’omologazione fondata sulla cultura arabo-islamica.
Luca Foschi
 
 
5 - L’Unione Sarda / Provincia di Oristano (Pagina 53 - Edizione CA)
CUGLIERI Ex seminario teologico:
il Comune presenta i progetti
Dopo aver ricevuto l’ex Seminario teologico dalla Regione che l’ha ceduto al prezzo simbolico di un euro, l’amministrazione comunale passa ora alla fase operativa. Per domani l’esecutivo guidato da Andrea Loche ha organizzato un’assemblea pubblica dove dialogherà con la popolazione cuglieritana per illustrare prospettive e progetti in ballo per valorizzare lo spazio dell’ex seminario. In particolare l’amministrazione comunale ha intenzione di sviluppare il progetto regionale della borsa del Turismo religioso "Anima Mundi" e dare spazio all’attività didattica universitaria di archeologia in collaborazione con l’Università di Berlino. Ma c’è anche il progetto presentato dalla Conferenza episcopale sarda, che vorrebbe invece condividere il grande immobile, per realizzare "Un’Isola nel Mediterraneo". Il piano prevede la realizzazione di un Centro di studi, formazione religiosa, ma anche del volontariato e cooperazione sociale. In pratica per fare dell’ex Seminario un Polo didattico scientifico multidisciplinare.
Joseph Pintus


LA NUOVA SARDEGNA 
 
6 - La Nuova Sardegna / Pagina 17 - Cultura-Spettacoli
 
ISTRUZIONE 
Più Università, così la Sardegna può rompere l’isolamento 
di EUSEBIO TOLU
Dipartimento di Scienze Biomediche Università di Sassari
Parlare di Università e di Territorio significa fare uno sforzo per comprendere le dinamiche e le motivazioni che spingono le città della Sardegna a chiedere a gran voce la istituzione e la stabilizzazione di sedi universitarie. La sensazione è che le autorità locali ritengano indispensabile avere una sede universitaria nel proprio territorio, forse proprio per cercare di superare quel senso di isolamento e di abbandono vissuto dalle popolazioni che loro stessi amministrano. È una richiesta di aiuto che viene rivolta non solo alle Università storiche della Sardegna ma anche al mondo politico ed imprenditoriale dell’intera Regione. In altre parole una richiesta di "più" Università che proviene da un territorio piuttosto variegato, ricco e povero allo stesso tempo, che giustifica l’appellativo di "Sardegna come un Continente", coniato da tempo da molti autori, anche non sardi. La varietà di paesaggi, tradizioni, costumi giustificano questo modo di rappresentare la nostra bella isola. Ne siamo tutti orgogliosi, anche se non si può non constatare che la realtà non è proprio riconducibile ad una semplice, e se si vuole romantica, rappresentazione dell’Isola Continente. Emerge con prepotenza la differenza palpabile tra le aree territoriali che si affacciano sul mare e le aree dell’interno dell’isola (non solo Barbagia e Nuorese), dove uno stato di progressivo isolamento, accentuato da una condizione di precarietà della viabilità e dei collegamenti, è causa di un particolare disagio, politico, economico e sociale. Qualcuno ha definito queste aree come isole nell’Isola. Una sorta di matriosca del disagio che va dalle coste verso il centro dell’isola. Questi territori hanno spesso sofferto e soffrono di un fenomeno che appare assai vasto nelle proporzioni, e che ha visto e vede tuttora coinvolte soprattutto le generazioni dei più giovani, costrette a migrare verso territori urbani più lontani per trovare soluzioni più appetibili ai loro problemi. Eppure queste isole nell’isola esprimono un patrimonio culturale e di contenuti di inestimabile valore, che sono riferibili alla loro storia recente e pregressa, e che coinvolgono la tradizione, le usanze, i costumi, una ricchissima letteratura e una enorme varietà di manufatti, frutto di un lavoro artigianale di assoluto pregio e rilievo. Non può essere trascurata o fatto in modo che vada perduta una tale ricchezza di valori umani, storici e sociali, che di "per sè" contribuirebbero al rafforzamento del profilo identitario dell’intero popolo sardo. Il loro recupero appare oggi più che mai un imperativo categorico e "più" Università nel territorio potrebbe rappresentare un forte segnale di svolta. Tuttavia, senza un forte e tangibile interesse, e senza il coinvolgimento delle Istituzioni pubbliche e private nella programmazione delle singole attività universitarie, è difficile individuare margini di diffusione e di crescita culturale collettiva, e viene lasciato spazio, al contrario, al concetto ormai obsoleto delle sedi gemmate, finanziate con risorse pubbliche. Occorre, dunque, che il territorio venga diversamente valorizzato, attrezzandolo per migliorare il livello dell’offerta organizzativa e strutturale con il coinvolgimento degli Enti territoriali e dalle realtà economiche locali, che appaiono fondamentali sia per la definizione delle politiche da perseguire, sia nella prospettiva di una propria disponibilità alla erogazione di finanziamenti. I portatori di interesse dovranno agire di concerto nell’ambito di un nuovo patto sociale, con l’obiettivo di potenziare la crescita dell’economia e la diffusione della conoscenza e del saperi, strumenti assolutamente necessari per tenere insieme le ragioni della competitività e della coesione sociale delle popolazioni più disagiate e dell’intera Sardegna. Come si usa dire adesso, bisogna cambiare passo, ma la strada da seguire appare tracciata.
 
 
7 - La Nuova Sardegna / Pagina 24 - Sassari
ALGHERO 
Si parla di sviluppo sostenibile 
Aula magna Architettura, bastioni Pigafetta, Alghero Domani e sabato dalle ore 9.15
ALGHERO Domani alle 9.15 l’aula magna del Dipartimento di Architettura ospiterà il XXXIV Seminario per la Cooperazione Mediterranea “Le campagne e le città: prospettive di sviluppo sostenibile in area Mediterranea”. Il seminario è organizzato dall’Isprom (Istituto di studi per il Mediterraneo) sotto gli auspici della Regione, in collaborazione con il Dipartimento di Architettura e la Conférence permanente des Villes historiques de la Méditerranée, con il contributo dell’Agenzia “Sardegna Promozione”. Dopo i saluti del direttore di Architettura Bibo Cecchini, del commissario Antonello Scano e dell’assessore regionale Sergio Milia seguiranno le relazioni di Salvatore Cherchi, presidente Isprom; Attilio Mastino, rettore dell’ateneo; Raimondo Zucca, dell’Università di Sassari; Zeyneb Samandi. I lavori proseguiranno nel pomeriggio e nella giornata di sabato.


8 - La Nuova Sardegna / Pagina 24 - Sassari
FISIOTERAPIA 
Corso di agopuntura auricolare 
Dipartimento di Scienze biomediche dell’Università Domande entro le ore 12 di sabato 8 febbraio
SASSARI Il Dipartimento di Scienze biomediche dell’Università ha istituito il corso di perfezionamento in “Neuromodulazione auricolare antalgica in fisioterapia”, in collaborazione con la Scuola medica internazionale di agopuntura auricolare di Sassari. Il corso è rivolto a trenta laureati in Fisioterapia. I termini per presentare domanda scadono l’8 febbraio alle ore 12. Non farà fede il timbro postale. Il corso, articolato in 6 incontri, avrà inizio il 21 febbraio e si concluderà il 22 marzo. La domanda di partecipazione al concorso di ammissione, da redigere su carta semplice, deve essere indirizzata al direttore del Dipartimento di Scienze biomediche e inviata a mezzo raccomandata con avviso di ricevimento a: Dipartimento di Scienze biomediche, Sezione Anatomia umana, viale San Pietro 43/c, 07100 Sassari, oppure potrà essere presentata alla al medesimo indirizzo.

 
9 - La Nuova Sardegna / Pagina 29 - Sassari
CONCORSO CON CENA,
ad Architettura non ne sanno nulla 
ALGHERO In principio fu (anche se non mancano riferimenti biblici) l’acquisto di un calciatore dilettante della Bassa Padana che venne “pagato” due prosciutti e sei palloni regolamentari. E siccome dall’arte pedatoria all’arte grafica il passo è breve, perché non retribuire l’opera di un designer, di un creativo o più creativi con una robusta cena? Detto fatto, e così un consorzio di ristoratori algheresi ha deciso di bandire un concorso di idee per la creazione di un logo che caratterizzasse la loro associazione. I premi? Al primo classificato una (si spera) ricca cena per quattro persone in uno dei ristoranti aderenti; al secondo classificato una cena per due persone mentre il terzo si dovrà consolare con dieci euri. E per sottolineare che non si trattava di uno scherzo, è stato sottolineato che il tutto avveniva con la collaborazione del Dipartimento di Architettura, Design e Urbanistica dell’università di Sassari. Il concorso, pubblicato su alcuni siti, non è passato inosservato. Soprattutto fra chi lavora, o cerca di lavorare, facendo conto sul proprio estro e sulla propria creatività. Designer e creativi che, a dir poco, si sono risentiti. E sul web si è scatenato il finimondo. Con commenti a volte ironici, a volte sarcastici. Non sono mancate le battute al vetriolo anche di esponenti della ristorazione algherese. E l’università? Secca la precisazione di Arnaldo Bibo Cecchini, direttore del Dipartimento di architettura. «Immagino che il concorso sia una provocazione sulla linea della campagna “creativi sì, coglioni no” anche se alcuni mi dicono che si tratterebbe di una proposta seria. Posso ribadire che il “Dadu” non c’entra niente, e che il suo direttore e gli organi di governo non ne sono stati informati e non avrebbero avallato un’iniziativa del genere». Il professor Arnaldo Cecchini ricorda che il dipartimento collabora «con entusiasmo con le associazioni e con le realtà produttive della città, ma discutendo il modo e le forme con attenzione, parola per parola e rispetto per chi lavora: di rispetto, in quella proposta non ne trovo. Abbiamo un nome e una faccia, ci appartiene e nessuno è autorizzato a usurparla e utilizzarla senza la nostra autorizzazione. Punto». Com’è tradizione, la polemica è destinata a durare ancora a lungo. Almeno fino al 12 febbraio, giornata nella quale verrà proclamato il vincitore del concorso di idee che tanto ha fatto parlare sia in città, sia nel resto della nazione.




 

QUOTIDIANI NAZIONALI

Link:
rassegna stampa MIUR

 

Questionnaire and social

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