Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
01 February 2014
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

 
L’UNIONE SARDA
 
 
1 - L’Unione Sarda / Speciale (Pagina 29 - Edizione CA)
Radioterapia oncologica Il Businco di Cagliari
All'avanguardia contro i tumori

Linee moderne, molta luce, acciaio, legno e plexiglass a vista. È l'ultimo nato fra i reparti dell'ospedale Businco, di Cagliari (inaugurato nel 2008). La Radioterapia oncologica (prima ospitata nella sede storica) è il punto di riferimento, per i tumori, di tutti gli ospedali di Cagliari, Iglesias, Carbonia, San Gavino e Oristano, più le cliniche universitarie. Un bacino di utenza di circa 700 mila persone. Il primario, Giancarlo Lay, la definisce «un imbuto in cui convergono i presidi di mezza Sardegna». Imbuto dal collo stretto perché, a 6 anni dall'apertura, «si è rivelato sottodimensionato: abbiamo liste d'attesa di due mesi e spazi a volte poco funzionali». Unico rammarico, per una macchina con un organico di 75 persone (12 medici e 3 specializzandi) in marcia a pieno regime, «però oggi sono pochissimi i pazienti che si fanno curare nella penisola: stop ai viaggi della speranza».
Orgoglio giustificato da un'intensa attività, «ci interessiamo di tutte le neoplasie, facciamo 2.600 trattamenti radianti all'anno», e da un apparato tecnologico spesso d'avanguardia: «L'acceleratore lineare è di ultima generazione. Ci mancano il cyberknife, per interventi altamente sofisticati di radioterapia stereotassica e radiochirurgia e la tomotherapy, importante per i pazienti che hanno già subito una irradiazione. Funzioni che saranno assicurate dal true beam, apparecchio che stiamo per acquistare con un project financing: costa 2,5 milioni». Operazione non facile, in tempi di spending review, «ma questo reparto è come la Ferrari: se non la adegui al progresso tecnologico, sei fuori».
Nella nuova sede, Lay ha organizzato il lavoro in équipe: una si occupa dei tumori del distretto cervico-facciale, sistema nervoso centrale e sfera otorinolariongoiatrica, un'altra di quelli toraco-polmonari, (esofago, apparato digerente, stomaco, pancreas e polmone), una terza della sfera genitale maschile-femminile «e sta per nascere il gruppo di Patologia della mammella, il tumore più comune nella donna (nell'uomo è quello alla prostata). Circa 600 pazienti all'anno».
Attività istituzionale ad ampio spettro, nella quale spiccano trattamenti unici in Sardegna. Come la Iort, (Intra operative radio therapy) Radioterapia intraoperatoria, eseguita durante l'intervento chirurgico sul carcinoma mammario. Dal 2009, il gruppo di Lay la pratica nel reparto di Chirurgia sperimentale diretto da Giuseppe Murenu, «ma contiamo di estenderla anche alle neoplasie del distretto addominale-pelvico: prima all'addome e al retto, poi, forse, a pancreas e stomaco». Innovativa anche la metodica stereotassica, che consente di concentrare un'alta dose di radiazioni sul tumore e la Total body irradiation (cioè su tutto il corpo del paziente).
Nel reparto si esegue la Brachiterapia delle neoplasie ginecologiche e fra poco Giancarlo Lay conta di iniziare la collaborazione con Antonello De Lisa, ordinario di Urologia all'università di Cagliari, «per praticare la Brachiterapia ad alto rateo di dose (High dose rate) nella prostata, in sostituzione di quella a basso rateo (Low dose rate). Ed eseguendo, in 2 sedute, un trattamento che, col metodo tradizionale, si svolgerebbe in 6-7 settimane. In pratica, si tratta di impiantare semini di radioisotopi che il paziente trattiene nel suo corpo, venendone così irradiato. È una forma di cosiddetta radioterapia interna». Metodologie innovative, ma senza perdere d'occhio altre importanti esigenze del malato. Il reparto del Businco è infatti l'unico in Sardegna ad avere un reparto di degenza: «Avevamo 34 posti letto, poi ridotti a 15 anche su mia richiesta, nei quali ricoveriamo pazienti che arrivano dal nord Sardegna e non possono viaggiare tutti i giorni, né andare in albergo. Soprattutto se sofferenti o non autosufficienti».
Lucio Salis
 
 
 
2 - L’Unione Sarda / Primo Piano (Pagina 18 - Edizione CA)
LA BUSSOLA EUROPA  Centro Studi L’Unione Sarda
Predisposto un documento di programmazione dei fondi comunitari
UNA CRESCITA INTELLIGENTE Definiti priorità e obiettivi per i prossimi 7 anni
Il 2014 sarà un anno di novità: nuova programmazione europea e nuova legislatura. A livello comunitario, nella “Strategia 2020”, sono state definite tre priorità fondamentali connesse tra loro: crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Per concorrere a tali finalità e orientare nella direzione stabilita le risorse comunitarie disponibili a livello regionale, è stato predisposto il Documento Strategico Unitario per la programmazione dei fondi comunitari (DSU). In questo documento sono state definite le priorità da assumere nel prossimo settennio e fissate le premesse per l'elaborazione dei programmi - strutturati ed incardinati su un sistema di indicatori misurabili - che dovranno essere espressione diretta di strategie organiche di sviluppo.
Per valutare gli avanzamenti nel perseguimento della Strategia Europa 2020, la Commissione Europea individua una serie di indicatori che attengono ai temi dell'occupazione, degli investimenti in R&S, dei cambiamenti climatici e dell'efficienza energetica, dell'istruzione e della povertà, in relazione ai quali sono stati fissati target diversi per ogni Paese Membro.
Questo significa che nel processo di programmazione regionale, considerato l'orientamento al “risultato” che ispira questo nuovo ciclo di programmazione, sarà attribuito un ruolo fondamentale alle attività di valutazione della fattibilità degli obiettivi che la Regione intende raggiungere nel periodo 2014-2020. I nuovi regolamenti comunitari si riferiscono in questo caso alla valutazione ex-ante che ha diversi obiettivi, tra cui: “valutare la coerenza dell'asse- gnazione delle risorse di bilancio con gli obiettivi del programma” e “in che modo i risultati attesi contribuiranno al conseguimento degli obiettivi”.
La valutazione è pertanto un “must” nei programmi comunitari, non si può decidere di non farla. Si può scegliere però tra farla correttamente, per utilizzare al meglio i risultati e aiutare i decisori pubblici a prendere delle “decisioni informate”, piuttosto che farla per mero obbligo normativo, considerandola una semplice appendice del Programma.
In aggiunta a ciò, il momento storico fortemente caratterizzato da scarsità di risorse, ci riporta alla mente una regola basilare dell'economia. Robbins sosteneva infatti che “data una graduatoria di obiettivi, si devono operare delle scelte su mezzi scarsi applicabili ad usi alternativi”. In altri termini, considerata la scarsità di risorse pubbliche a disposizione è fondamentale fare delle scelte e stabilire quali politiche adottare per contribuire alla ripresa della regione. A tal fine la valutazione consente di capire se le politiche avranno degli effetti, quando (nel breve o nel medio-lungo periodo) e, soprattutto, su quali individui o su quali macro-variabili (tasso di disoccupazione, tasso di crescita del Pil, tasso di inflazione).
I modelli di valutazione verranno, quindi, stimati considerando che le politiche interagiscono tra loro e che ognuna di esse ha degli effetti diretti ma potrebbe averne anche di indiretti, positivi o talvolta anche negativi. Si dovranno pertanto stabilire le interazioni esistenti sia tra politiche micro, che agiscono su “gruppi di beneficiari omogenei” - si pensi a titolo di esempio agli interventi di contrasto all'abbandono scolastico o a quelli contro la disoccupazione giovanile - sia tra politiche che coinvolgono diversi livelli. Il caso tipico è quello in cui delle politiche macro, come quelle di rilancio dell'economia regionale, interagiscono con politiche micro rivolte a una selezione di settori produttivi e ambiti tecnologici da promuovere, sui quali concentrare gli interventi.
Il lavoro del valutatore inizia perciò ipotizzando un legame causale tra gli interventi e gli effetti di questi (elemento richiamato costantemente nei documenti preparatori del nuovo ciclo di programmazione) e procede poi sottoponendo a verifica empirica queste relazioni.
Questo non vuol dire demandare al valutatore la scelta delle politiche da attuare, che rimane comunque di competenza del politico che ha un mandato elettorale, significa invece consentire al politico di prendere decisioni “informate” sulle politiche che intende adottare e di rendicontare ai cittadini l'uso delle risorse pubbliche.
Lucia Schirru, Giorgio Garau

 
SCELTA OCULATA DELLE RISORSE PUBBLICHE
È necessario migliorare l'efficacia della spesa
Paolo Mattana
Ordinario di Economia politica
È sempre più pervasivo, nel dibattito pubblico, il richiamo alla valutazione dell'intervento pubblico come leva per migliorare l'efficacia della spesa. Non è solo la severità dell'attuale congiuntura a spingere per meccanismi che consentano una scelta oculata tra gli usi alternativi delle risorse pubbliche, ma anche un ormai acquisito approccio culturale dell'opinione pubblica che, dopo un lungo periodo di benign neglect, esige che l'operato del decisore pubblico sia sottoposto a esame da parte di soggetti indipendenti che esprimano giudizi validabili dalla comunità scientifica sull'opportunità, il disegno, le performance e gli effetti degli interventi posti in essere.
Esigenze ormai ineludibili di valutazione emergono sia in ambiti prettamente settoriali, quali quello delle politiche del lavoro, dell'abbandono scolastico, dello sviluppo rurale - in cui il decisore pubblico è chiamato a giustificare l'uso di imponenti risorse a fronte di risultati che appaiono quantomeno deludenti - sia in ambiti più generali, dove l'intervento pubblico complessivo concorre con le dinamiche del settore privato nel determinare la performance relativa di un paese/territorio. L'attività di valutazione può prodursi ex-ante, rispetto a un'azione pubblica in divenire, oppure a posteriori, a verifica degli esiti ottenuti. Mentre le valutazioni ex-ante consentono di “mettere in fila” i risultati attesi da singole azioni per ottenere una migliore “messa a punto” dell'intervento o, addirittura, di motivare l'abbandono di una tipologia di intervento a favore di altre più “incisive”, le valutazioni a posteriori fotografano ciò che si è ottenuto grazie all'intervento e consentono un opportuno confronto, sia con i risultati attesi, sia con le risorse impegnate. È utile far cenno al fatto che le valutazioni ex-ante richiedono tipicamente l'uso di modelli complessi per la simulazione degli effetti; le valutazioni a posteriori necessitano invece di opportuni confronti tra la condizione osservata dopo l'intervento e una adeguata approssimazione della condizione ipotetica, detta controfattuale, che si sarebbe osservata, per gli stessi soggetti e nello stesso periodo, in assenza di intervento. Le valutazioni a posteriori sono quelle che più spesso il decisore pubblico si esime dall'intraprendere; eppure i benefici di una tale attività, in termini di “apprendimento”, per una più informata ripetizione dell'intervento, sono davvero inestimabili.
Al di là delle aperture di facciata, l'impressione è che una tale “cultura del risultato” non abbia ancora fatto breccia nella mentalità del decisore pubblico; a differenza di altri paesi, particolarmente quelli anglosassoni e scandinavi - dove le decisioni di spesa pubblica si fondano su severi processi di selezione - duole constatare come da noi l'attività di valutazione non appaia in cima alla scala delle priorità istituzionali; pur osservando che esistono marcate differenze territoriali - che per una volta non vedono la nostra Regione in posizioni di retroguardia - i decisori pubblici si affidano alle valutazioni sporadicamente, con risorse residuali e senza un'adeguata programmazione.
 
Intervento cruciale in uno scenario di crisi
RAZIONALIZZARE LE AGEVOLAZIONI
Daniele Bondonio
*Professore di Statistica economica presso l'Università del Piemonte orientale
L e politiche di aiuto alle imprese, negli ultimi decenni, hanno mantenuto in Europa e in Italia un ruolo di primaria importanza. Nell'ultimo ciclo di programmazione delle risorse comunitarie circa 6-8 miliardi di euro sono stati spesi ogni anno nell'Ue per interventi a supporto delle spese di investimento delle imprese. In ogni regione italiana, negli ultimi anni, sono stati operativi in media quasi una quindicina di interventi agevolativi di fonte legislativa nazionale e un largo numero di agevolazioni di base legislativa regionale.
Nell'attuale scenario di crisi economica risulta sempre più cruciale, anche nel nostro paese, razionalizzare il variegato quadro delle agevolazioni e indirizzare verso gli strumenti maggiormente efficaci le limitate risorse pubbliche disponibili. Per ottenere tale risultato, uno strumento di rilevante importanza è rappresentato dalla valutazione d'impatto controfattuale. Questo tipo di analisi mira a valutare l'impatto di un intervento pubblico su risultati utili per la collettività, quali ad esempio l'incremento occupazionale, degli investimenti, della produzione e/o del livello di innovazione.
Altro elemento distintivo di questo tipo di analisi è la definizione di impatto come la differenza tra gli incrementi di investimento/occupazione/produzione/innovazione registrati nelle imprese agevolate e i cambiamenti che si sarebbero verificati in assenza dell'intervento pubblico. Tale differenza definisce l'effettiva “addizionalità” dell'intervento pubblico, elemento essenziale per produrre un impatto positivo per la collettività.
Quest'ultimo aspetto è di estrema importanza: non sempre le agevolazioni con la maggiore richiesta da parte delle imprese rispetto ai fondi disponibili, o con la migliore gestione amministrativa dei loro aspetti procedurali sono quelle che producono la maggiore addizionalità. Ciò si verifica ad esempio (anche in presenza di interventi molto ben gestiti) ogni volta che una impresa incamera gli aiuti per investimenti che ha già deciso di intraprendere e che realizzerebbe comunque anche in assenza dell'agevolazione.
Una recente valutazione d'impatto controfattuale prodotta per la commissione europea su dati italiani (di cui chi scrive è stato responsabile scientifico), ha evidenziato come i contributi a fondo perduto creino in media meno addizionalità occupazionale, di investimenti e di fatturato, in rapporto alla spesa pubblica sostenuta, rispetto ai finanziamenti agevolati. Questi ultimi creano maggiore addizionalità per le piccole imprese rispetto alle grandi imprese, evidenziando come una delle principali criticità degli ultimi anni su cui le agevolazioni pubbliche devono intervenire sia la difficoltà di accesso al credito per le imprese che non hanno i mezzi per offrire adeguate garanzie bancarie. Sulla base di questi risultati la commissione europea si appresta a redigere le linee guida per l'utilizzo dei fondi strutturali europei in cui saranno probabilmente escluse le grandi imprese per alcune tipologie di agevolazione.




LA NUOVA SARDEGNA

3 - La Nuova Sardegna / Pagina 44 - Varie
L’ACCORDO 
Ateneo e Coni rinnovano il patto di collaborazione
SASSARI Al termine di un incontro tra il magnifico rettore dell'Università di Sassari Attilio Mastino e il delegato provinciale del Coni Lucio Masia è stato firmato il protocollo di intesa che impegnerà le due istituzioni ad una fattiva collaborazione per il prossimo quadriennio. «Con la stipula dell’accordo - si legge in una nota del Coni - si darà avvio ad una serie di progetti nel campo didattico-scientifico in ambito sportivo sfruttano le sinergie e le professionalità del Coni e dell'Università di Sassari». L’Ateneo e Coni saranno dunque impegnati «nello sviluppo all'accrescimento delle proprie competenze tecnico scientifiche, con le conseguenti positive ricaduta nel nostro territorio». Il magnifico rettore Attilio Mastino e il delegato del Coni di Sassari Lucio Masia si sono detti soddisfatti e sicuri che l'intesa raggiunta darà vita a iniziative congiunte che convolgeranno gli studenti dell’Università e non solo.
 
 
 
4 - La Nuova Sardegna / Pagina 44 - Varie
L’UNIVERSITÀ SCOMMETTE SULLA VELA 
Accordo di collaborazione tra l’ateneo sassarese e la Mec3 Sport: si allarga l’offerta sportiva per studenti e professori 
SASSARI L’obiettivo è ambizioso: consentire all’intera comunità universitaria, dagli studenti ai docenti, dal personale amministrativo a quello tecnico, di avvicinarsi agli sport acquatici come la vela, il windsurf, il kite, il surf e il sup e, nel lungo peridodo dar vita alla prima squadra agonistica dell’Università di Sassari. È quanto si prefigge il progetto Surf-Amo che vedrà protagoniste l’Università di Sassari, nella forma del partenariato, e l’associazione sportiva dilettantistica Mec3 Sport. Il progetto è stato presentato ieri mattina all’Università di Sassari. Nell’aula Eleonora d’Arborea erano presenti il rettore dell’Ateneo turritano Attilio Mastino, il delegato allo Sport dell’Università di Sassari Piero Canu, il rappresentante dell’Asrd Mec3 Sport Giacomo Sanna, il comandante della Scuola sottufficiali della Marina Militare a La Maddalena Claudio Gabrini e la campionessa d’Italia Roberta Piras, neo iscritta alla facoltà di Scienze naturali. Il progetto, siglato nei giorni scorsi, si presenta come un’occasione per aprire, all’interno dell’Ateneo turritano, una finestra sugli sport legati al mare e alla natura. L’Università di Sassari si inserisce così, in un contesto per lei quasi del tutto nuovo. Un ingresso, in una realtà tutta da esplorare, che non poteva che essere naturale per l’Ateneo. L’Università infatti, oltre all'immediata vicinanza alla costa, è presente direttamente con le proprie strutture ad Alghero, Olbia e Oristano, città fortemente legate alle attività veliche. Il rettore Attilio Mastino, sottolineando quanto «l'esperienza sportiva costituisca una componente fondamentale della formazione dello studente», ha voluto mettere l’accento proprio sull’aspetto dell’internazionalizzazione. «L’Università – ha aggiunto il rettore – si sta aprendo sempre di più nel processo di accoglienza a studenti dell’Unione europea e a studenti dei Paesi extraeuropei e queste iniziative contribuire a rendere più interessante la nostra offerta». L’associazione sportiva Mec3 Sport nell’arco dei primi 5 anni del progetto lavorerà per creare la prima squadra di vela targata Università di Sassari. «Il nostro obiettivo – afferma Giacomo Sanna di Mec3 Sport – è quello di avviare, nell’arco del primo anno, la prima Uniss-Cup. Grazie alla collaborazione con il “Consorzio del Vento” che nel 2014 ha già messo a calendario sette manifestazioni, i nuovi iscritti potranno mettere subito in pratica i corsi base partecipando alle regate amatoriali». Si tratta di un potenziale bacino di circa 15.000 studenti e oltre 3.000 tra professori e addetti amministrativi che potranno cimentarsi su una tavola o una barca a vela. Per gli aspiranti “atleti” della comunità universitaria si potranno aprire le porte di una serie di corsi di avvicinamento mirati alle discipline della vela che avranno prezzi concordati e scontati. E potranno farlo nell’arco di tutto l’anno, anche nei periodi invernali o di bassa stagione. Sono stati pensati infatti corsi base di windsurf, con noleggio attrezzatura, negli spot di Alghero, Stintino e Coluccia, quindi di kiteboarding ad Alghero, Stintino e Valledoria. A questi si aggiungono i corsi base di surf e sup (stand up paddle, sport nato nella Hawaii e ormai diffuso in tutto il mondo) ad Alghero. Chiudono i corsi di vela e vela latina, sempre con noleggio delle attrezzature, negli spot di Alghero, Stintino e Coluccia.
 


QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa CRUI
Link: rassegna stampa MIUR

 

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