Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
17 December 2013

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Economia (Pagina 20 - Edizione CA)
FORMAZIONE. Piano per 525 laureati
Ora i master si frequentano in Sardegna
 
Avranno l'opportunità di scegliere tra 21 corsi e potranno acquisire competenze specifiche negli ambiti della sostenibilità ambientale, del marketing territoriale per lo sviluppo turistico, della pianificazione e progettazione territoriale, ma anche della sicurezza alimentare. È riservato a 525 neolaureati sardi il nuovo ciclo di lezioni del Master in Sardegna, promosso dall'assessorato regionale del Lavoro, in collaborazione con gli atenei sardi e le migliori università nazionali ed estere. Per questo progetto di cooperazione internazionale, la Regione ha stanziato 3 milioni e 220mila euro, circa 6.200 euro per ogni partecipante. L'obiettivo è garantire ai giovani neo laureati la formazione e gli strumenti per favorire un loro inserimento lavorativo.
I CORSI La selezione dovrebbe essere avviata a gennaio. I corsi avranno una durata di 6 mesi, per un totale di 1.500 ore. Oltre alle università di Cagliari e Sassari, tra i partner nazionali del Master in Sardegna rientrano anche la Cattolica di Milano e di Piacenza, il Politecnico di Torino, gli atenei di Bologna, Ferrara, Firenze, Pavia e Napoli, e l'ordine degli ingegneri. Il partenariato internazionale è stato, invece, avviato con le università di New York, Auckland (Nuova Zelanda), Vienna, Berlino, San Paolo del Brasile, Barcellona, Lisbona, Melbourne, Toronto, Harbin (Cina), Marsiglia e Versailles. «Ogni Master precedentemente effettuato fuori dall'Isola», ha chiarito ieri l'assessore regionale del Lavoro, Mariano Contu, «aveva un costo che oscillava tra i 35 e i 40mila euro. In alcun casi, si arrivava anche ai 70mila. In quel modo, però, si riuscivano a finanziare al massimo 60 corsi. Ora, invece, con la soluzione del Master in Sardegna è possibile cofinanziare un maggior numero di borse. Il costo medio per ogni partecipante è di 6.200 euro. Per alcuni corsi, agli allievi si chiede una quota di partecipazione che varia tra i 500 e i mille euro».
IL PIANO I corsi inseriti all'interno del programma 2013-2014 sono finalizzati a «trasferire competenze tecnologiche», ha aggiunto Giovanni Melis, rettore dell'ateneo cagliaritano, «ma anche ad avvicinare i giovani al mondo del lavoro. L'università di Cagliari è molto attenta nel valorizzare il capitale umano. Crediamo possa essere l'arma vincente per competere in tempi di crisi». L'ateneo del capoluogo sardo ha deciso di scommettere su corsi legati anche a tematiche critiche. «Tra i master», ha sottolineato Melis, «ci sono anche quelli sul management (per migliorare la qualità della dirigenza, pubblica e privata), sul rischio idrogeologico, sulla gestione della sicurezza nel mondo del lavoro e sulla progettazione europea».
Eleonora Bullegas
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Economia (Pagina 20 - Edizione CA)
Spendere i fondi Ue
LA CISL. Resta da utilizzare ancora il 50% del Fesr
 
La Cisl chiede l'apertura di un tavolo con la Regione sui fondi Ue: «Dalla futura programmazione comunitaria 2014-2020 deve arrivare lo choc necessario per imprimere una svolta al sistema produttivo sardo». Con la Giunta, il sindacato vuole «costruire un percorso di priorità che favorisca l'impiego delle risorse per il rilancio della competitività e dell'occupazione». Un tavolo di confronto, insomma, che faccia anche il punto sulle risorse ancora da spendere della passata programmazione.
IL BILANCIO Con la conclusione del settennio 2007-2013, spiega il segretario regionale della Cisl, Giovanni Matta, «si dovrebbe infatti chiudere la fase di valutazione di quanto è successo all'interno del sistema economico sardo e di quali conseguenze hanno prodotto le risorse stanziate, che, lo ricordiamo, raggiungevano i 2 miliardi e 200 milioni tra Fesr e Fse e un miliardo e 250 milioni per il Psr (Piano sviluppo rurale)». L'unico fondo in linea con i target di impegno e spesa è quello del Fse, i cui stanziamenti sono stati indirizzati su programmi come il microcredito e il master&back. Per quanto riguarda il Fesr gli ultimi dati dicono che sono state utilizzate poco più del 50% delle risorse stanziate e resta da spendere - sino al termine del periodo di rendicontabilità - oltre un miliardo di euro. «Sono ferme ancora le risorse per le infrastrutture in genere, materiali e immateriali», conclude Matta, «e mai come in questo periodo ci sarebbe bisogno di accelerare la spesa su questo versante». ( lan. ol. )
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 48 - Edizione CA)
L'edizione critica al centro di un incontro
La tesi di Sandro Pertini: se ne parla a Cagliari
 
Si svolgerà domani al THotel di Cagliari, dalle 9,30, la presentazione della edizione critica della tesi di laurea in Scienze Sociali sul tema della cooperazione discussa da Sandro Pertini all'Università di Firenze nel 1924. Un documento molto importante che permette di cogliere meglio il significato delle battaglie del grande antifascista sia contro il regime di Mussolini sia in vista della lotta politica ispirata al socialismo.
L'iniziativa, che si svolge sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica, è stata già organizzata con successo in diverse città italiane ed è un'occasione importante per ricordare anche in Sardegna la figura molto amata del “Presidente Partigiano”. La tappa cagliaritana è organizzata da Legacoop Sardegna con il patrocinio della Fondazione Banco di Sardegna e dell'Ames (Associazione per la mutualità, la storia e la cultura dell'economia sociale). La tesi di Pertini viene ripubblicata a quasi novant'anni di distanza dalla sua stesura, dopo la riscoperta nel fondo delle tesi conservato presso la Biblioteca Umanistica dell'Università di Firenze, salvatosi dall'alluvione che nel 1966 sconvolse il capoluogo toscano.
Alla presentazione intervengono Sebastiano Tringali, curatore del volume; Claudio Atzori, presidente di Legacoop Sardegna; Gianluca Scroccu, storico e biografo di Pertini; Antonello Cabras, presidente della Fondazione Banco di Sardegna; Ignazio Angioni, senatore della Repubblica, e Gianluigi Granero, Presidente di Legacoop Liguria. Modera Luigi Coppola.
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 25 - Edizione CA)
Blocco R, ci sono 50 milioni
Ospedale universitario, gara d'appalto nel 2014
POLICLINICO. Previsti quattro nuovi corpi, ieri l'inaugurazione del Blocco Q
 
I progetti sono già stati acquisiti, la gara d'appalto partirà nei primi mesi del 2014, la strada per la creazione dell'Ospedale universitario è già tracciata. Cinquanta milioni di finanziamento per realizzare il blocco R messi a disposizione dalla delibera del Cipe, quaranta sono già disponibili. Serviranno per creare quattro nuovi corpi: ospiteranno i reparti di Urologia, Ortopedia, Dermatologia, Oculistica, Ematologia e Genetica. Manca solo la firma dell'Accordo di programma tra Governo, Regione e Università.
LE CERTEZZE DI FADDA «Da parte nostra c'è piena disponibilità a venire incontro alle esigenze della Sardegna per la realizzazione della nuova struttura», assicura il sottosegretario alla Salute Paolo Fadda. «Accelereremo al massimo l'esame dei documenti che ci verranno presentati». Il Policlinico di Monserrato cresce ancora: l'obiettivo è riunire al suo interno tutte le cliniche sparse per Cagliari. «Non basta costruire strutture, ci vuole sicurezza per il personale», sottolinea Fadda. «Per questo abbiamo approvato un provvedimento che proroga tutti i contratti a termine e fissa le regole per stabilizzare i precari».
LA VISITA DI CAPPELLACCI Calzari verdi e cuffietta intonata come vuole la prassi, il governatore della Regione Ugo Cappellacci visita il neonato reparto di Ostetricia e Ginecologia al terzo piano del blocco Q. Gian Benedetto Melis gli fa strada tra i corridoi: «La scelta cromatica è azzardata ma convincente», fa notare il direttore sanitario davanti alla sala parto dalle pareti color zaffiro. Cappellacci annuisce: «C'è una bella atmosfera, sembra di essere a casa». Dopo l'apertura - quindici giorni fa - col trasferimento dal San Giovanni di Dio, arriva anche l'inaugurazione ufficiale con tanto di taglio del nastro. «Questo centro si candida come eccellenza sul piano della sanità regionale, nazionale e non solo», afferma il governatore. «È un motivo d'orgoglio per l'Isola».
CARDIOLOGIA E OTORINO Prima il trasferimento della Terapia intensiva dalla clinica Macciotta, due settimane fa l'ultimo passaggio che ha chiuso il cerchio della Neonatologia. «È un tassello importante che si inquadra in un percorso di ammodernamento delle strutture sanitarie dell'Isola», spiega l'assessore alla Sanità Simona De Francisci. «Stiamo riqualificando e accreditando interi reparti». Il prossimo passo porterà a Monserrato anche la Cardiologia e l'Otorinolaringoiatria. «Stiamo portando avanti questo progetto di accorpamento delle cliniche universitarie sparse nel territorio, secondo noi fondamentale per migliorare tutta l'assistenza e la qualità della didattica», osserva il rettore Giovanni Melis.
IL TAGLIO DEL NASTRO Al battesimo ufficiale non manca nessuno, in prima fila Ennio Filigheddu, direttore dell'azienda ospedaliero-univeristaria, Vassilios Fanos, direttore della Neonatologia e della Terapia Intensiva, qualche rappresentante dei Riformatori (Michele Cossa, Franco Meloni), Cesare Moriconi del Pd, il presidente dell'ordine dei medici Raimondo Ibba, il sindaco di Monserrato Gianni Argiolas.
Sara Marci                                              
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 25 - Edizione CA)
Polemiche sulla sanità
Botta e risposta tra Vargiu e De Francisci
 
L'inaugurazione del Policlinico regala un botta e risposta sui costi della sanità sarda: «Secondo i dati del ministero dell'Economia consuma 371 milioni di euro in più rispetto alle assegnazioni annualmente date dal Comitato per la Programmazione economica», osserva il presidente della commissione Sanità alla Camera, Pierpaolo Vargiu. Ma l'assessore regionale Simona De Francisci ha un'altra idea: «Il fabbisogno della Sardegna non è di 2, 9 miliardi, come sostiene il Cipe. Noi ci autofinanziamo, non ce ne importa niente della delibera del ministero dell'Economia. La sanità sarda cammina per conto suo».
Il deputato dei Riformatori parla di «disavanzo del tredici per cento rispetto alla spesa assegnata. Se fossimo una regione finanziata da risorse statali, saremmo ampiamente costretti a un piano di rientro da tempo». Ma la De Francisci ironizza: «Chi parla di disavanzo mi fa ridere, è una polemica messa in campo dalla sinistra e in questo periodo viene ulteriormente strumentalizzata». Per l'assessore «è un falso problema» e in ogni caso «non si possono volere strutture all'avanguardia ma non il disavanzo. La coperta è corta».
Il taglio del nastro e il rinfresco non lasciano da parte le polemiche. Vargiu torna alla carica: «Dire che si vuole garantire un'ottima qualità dell'assistenza in tutta la Sardegna è una presa in giro. Dobbiamo capire quali sono i centri su cui concentrarci e quali risposte vogliamo ottenere». La De Francisci risponde ancora una volta: «Gli sprechi ci sono e vanno contrastati. Spendiamo 300 milioni di euro di prestazioni non appropriate. Su questi stiamo lavorando molto e faremo di tutto per ridurre i costi. Ma non lo può dire un ministro dell'Economia o un sottosegretario che la Sardegna deve rinunciare ai farmaci antiblastici o ad altro per non spendere 300 milioni in più». (sa. ma.)
 
L’UNIONE SARDA
6 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 13 - Edizione CA)
Annuncio dell'assessore Crisponi
Artigianato in mostra «Presto nascerà il distretto del tappeto»
 
Per tutelare e valorizzare un prodotto principe dell'artigianato sardo, presto nascerà il «Distretto del tappeto sardo». Lo ha annunciato ieri mattina l'assessore al Turismo Luigi Crisponi inaugurando a Cagliari una rassegna internazionale del settore. Fino a giovedì 19 dicembre alla Bottega Santa Croce (ex Isola) di Cagliari (in via Santa Corce 39) saranno in vetrina i manufatti prodotti e i risultati raggiunti nell'ambito del progetto di cooperazione «Sviluppo dei saperi artigianali e integrazione dei sistemi produttivi in Marocco e in Italia».
«La Regione ha realizzato e sta realizzando una serie di attività nel settore artigiano - ha affermato l'assessore Crisponi - capaci di mettere in luce una Sardegna autentica che crea sviluppo economico riscoprendo, nel contempo, le sue tradizioni identitarie e secolari ma aperte alla modernità e all'originalità».
Nel quadro del progetto in collaborazione con alcune cooperative femminili marocchine e associazioni di migranti marocchini residenti in Sardegna sono stati realizzati dei laboratori progettuali, grazie anche al contributo di alcune realtà artigianali sarde e alla partecipazione delle facoltà di architettura delle Università di Cagliari e Sassari.
La presentazione è stata occasione per l'assessore Crisponi per parlare anche di un'altra iniziativa di valorizzazione dell'artigianato artistico e tradizionale di imminente realizzazione: «Abbiamo approvato nell'ultima seduta di Giunta una delibera intitolata “Trame dell'identità di Sardegna” - ha detto - e, nella prossima riunione, presenterò un altro provvedimento che la completerà dal punto di vista attuativo, istituendo il “Distretto del tappeto sardo”, una rete fortemente identitaria e aggregante, che coinvolga i centri dove è presente e si sviluppa la produzione del tappeto, integrando l'intera filiera artigiana, l'ambito di riferimento è regionale ma la vendibilità internazionale».
 
L’UNIONE SARDA
7 – L’Unione Sarda
Provincia di Oristano (Pagina 40 - Edizione CA)
«Salvate l'università»
Gli studenti in difesa del Consorzio Uno: no ai tagli
ORISTANO. Giovedì la giornata sarà dedicata ai laureati e ai docenti
 
ORISTANO Bacio accademico ai corsi di laurea dell'università da parte dei ragazzi del Consorzio Uno: «Ci riteniamo degli studenti fortunati - evidenziano in una lettera aperta - che le istituzioni la salvaguardino». Un attestato di stima al quale il management dell'istituto renderà grazie giovedì, in occasione della ormai tradizionale giornata “Uno day”.
La lettera - diffusa nelle ore in cui si è appreso dei tagli che subiranno a partire dal nuovo anno i dipendenti dell'università - è stata sottoscritta da “studenti di vari corsi di laurea”. Si sottolinea come, i ragazzi, «a differenza di altri centri universitari, vengano trattati da persone». Un «rapporto diretto e di confronto», quello con i docenti, che «stimolano quotidianamente verso una preparazione di qualità».
Un istituto, dotato «di attrezzature e strumentazioni all'avanguardia, un vero laboratorio, una biblioteca con oltre mille testi, un'aula multimediale, laboratori linguistici, tutor esperti e manager didattici», nel quale esiste un «efficace tramite con le aziende per tirocini. Sono fortunato: incontro il mondo del lavoro prima della laurea».
Ma l'attenzione adesso è tutta rivolta verso i tagli: «Vogliamo un impegno concreto in questa direzione da parte di tutti, dalla Regione alle istituzioni locali». In attesa che ciò avvenga giovedì, a partire dalle 19 al Chiostro del Carmine, in occasione dell'Uno day, «giornata dedicata ai laureati e agli specializzati del 2013, a tutti gli studenti e docenti della sede universitaria di Oristano», si discuterà anche di questo problema che ciclicamente si presenta per la sede universitaria di Oristano.
Fabrizio Carta
 
L’UNIONE SARDA
8 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 49 - Edizione CA)
Un'affascinante mostra (fino al 19) a Cagliari
Tappeti, borse, cuscini: caleidoscopio artigiano fra l'Isola e il Marocco
 
La quinta in fondo alla sala ex Isola di via Santa Croce è una distesa di grandi cuscini in lana naturale bianca e nera filata a mano, che paiono usciti dalle pagine di Elle Decor. Scenografici e utili complementi per la casa che emanano il profumo della lana vergine, riportano alle trame delle tessiture sarde ma sono arricchiti da inserti rossi, grandi e piccoli pois in rilievo messi in ordine non casuale, mutuati dalle camicie tradizionali delle donne marocchine. Dai muri pendono invece strisce modulari che a tre a tre formano tappeti intercambiabili; ce n'è una con disegni quadrati in bianco e nero, che si unisce a due strisce monocrome di folta lana nera marocchina, componendo un tappeto di contemporanea raffinatezza. Poi borse, ampie, con elaborati manici, dove si riconosce sempre la cifra dei nodi e del ricamo marocchino, che ricordano l'orbace nostrano, ammorbidito e in meno scontato dialogo con inserti di altre lane. Ancora, elaborate collane, qualcuna ricorda gli estrosi “ornamenti per il corpo” che realizzava Ruth Guggenheim, moglie di Nivola.
Tutto questo è la mostra (con asta benefica) esito - fino al 19 - di Artimed, progetto di collaborazione della Regione Sardegna col coinvolgimento del Dipartimento di architettura, design e urbanistica dell'università di Sassari-Alghero e quello di ingegneria civile, ambientale e architettura di Cagliari, e dell'associazione “Amal Sardegna-Marocco”. A tenere le fila dello scambio fra Sardegna e Marocco riguardo i saperi tradizionali legati a tessitura, intreccio e filigrana è stata Roberta Morittu, designer dalle riconosciute competenze in materia, che già un anno fa aveva presentato il sito www.mediterraneancraftsarchive.it, il bel documentario “Il sapere delle mani” di Gianfranco Cabiddu e due pubblicazioni, “L'eredità del fare” e “Tessere conoscenze”.
Un lavoro sul campo, con permanenze in oasi marocchine e altri luoghi rurali, come Boujad, per uno scambio di saperi fra Sardegna e Marocco, che passasse dal coinvolgimento delle donne marocchine e dalle loro piccole cooperative, con workshop come l'ultimo, recente, al quale hanno partecipato alcuni studenti degli atenei di Sassari, Alghero e Cagliari. In tempi di ibridazioni e pensiero glocal, individuare oggetti e simboli identitari di Marocco e Sardegna e far scaturire nuovi manufatti e nuove competenze, può dare esiti non scontati, diversi dal trito e vago concetto dell'etnico o dell'ancor peggiore “etnochic”. Questo è il caso del lavoro svolto da Roberta Morittu, che ha insegnato forme della tessitura tradizionale sarda alle donne marocchine, facendo vedere come i loro stessi telai potevano produrre trame diverse e come particolari delle loro lavorazioni, estrapolati e valorizzati, potevano dare esiti imprevisti. Così come ha messo in contatto le donne dell'associazione “Amal Sardegna-Marocco” con alcune artigiane sarde, producendo le borse e le collane in mostra. Ciò che resta, oltre all'esperienza umana, alla felice sinergia con le università e con la casa di Tommaso Lussu di Armungia, è una memoria fruibile da tutti, studenti e artigiani.
Con Marco Sechi, responsabile del progetto, Gabriella Massidda, direttrice della Presidenza della Regione, e la preziosa collaborazione di docenti come Nicolò Ceccarelli, del dipartimento di Alghero, e Stefano Asili, di Cagliari, Artimed apre finestre su un comparto, quello artigiano sardo, molto in sofferenza, fra costi, concorrenza e prezzi eccessivi. Formare un nuovo pensiero, col vitale coinvolgimento delle università, fare della diaspora un volano di sviluppo locale dell'una e dell'altra riva, appare una via opportuna, di feconda creatività e umanità.
Raffaella Venturi
 

LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Attualita
LO STUDIO DELL’ECONOMISTA PEROTTI
Costi delle Regioni a confronto: ogni sardo spende 45 euro l’anno
di Alfredo Franchini
 
CAGLIARI Un fiume di denaro, un esempio di federalismo sbagliato. Quanto costa la politica delle regioni italiane? Molto, moltissimo e, con una distanza siderale dai costi standard, perché ci sono troppe differenze tra le varie regioni. Parliamo dei costi delle istituzioni e quindi dei consiglieri regionali, degli ex consiglieri in pensione, del personale e del contributo ai gruppi. Assemblee d’oro. In Italia i Consigli regionali costano un miliardo l’anno, i compensi lordi dei consiglieri sono circa 230 milioni di euro cui vanno aggiunti 170 milioni per pensioni e vitalizi dei consiglieri cessati. I contributi ai gruppi arrivano a cento milioni. Numeri elaborati dall’economista Roberto Perotti su lavoce.info. Dopo aver fatto la premessa che la politica ha sempre un costo - solo le dittature non sopportano quel tipo di spese - qui siamo in presenza di un sistema a picco che ha utilizzato denaro destinato all’attività politica per altri fini. Il parlamento isolano. I dati si riferiscono al 2012 e la Sardegna per spese complessive, (73.970.000 euro), si piazza al quarto posto dopo il Consiglio regionale della Sicilia (156.107.000), del Lazio (83.893.000) e della Calabria (78.933.000). L’isola precede Lombardia (68.452.000), Campania (66.358.000) e Veneto (51.606.000). Vitalizi. Se si scorpora il dato sardo si scopre che il costo degli ottanta consiglieri è stato di poco superiore ai 19 milioni, cui si aggiungono 16 milioni per i consiglieri cessati dal servizio, (pensioni e vitalizi), 28 milioni per tutto il personale. Il contributo ai gruppi, su cui si stanno sviluppando diverse inchieste giudiziarie, è stato di 4.281.000 euro. Assieme alle spese varie si arriva al costo totale, cioè all’indice di spesa che le regioni ritengono necessaria per consentire ai propri consiglieri di svolgere al meglio il proprio lavoro. La media italiana della spesa totale di ogni singolo consigliere varia dai 410.000 euro della Valle d’Aosta e i 415 mila euro del Trentino a un milione di euro per un consigliere del Piemonte, uno e mezzo per la Calabria e addirittura 1.700.000 in Sicilia. I sardi si trovano anche qui nella parte alta della graduatoria: 925 mila pro capite. (Non significa che quei soldi siano andati al singolo consigliere, è il risultato delle spese complessive). Stipendio. La spesa dei 1.117 consiglieri delle regioni italiane varia, come si può osservare nella tabella pubblicata in alto, dai 118.000 euro in Emilia, ai 140 mila della Valle d’Aosta ai 244.000 del Piemonte, 270 mila del Lazio e 281.000 della Calabria; in Sardegna il costo è di 240 mila euro. Costi fissi. «Se vi sono dei costi fissi», spiega Roberto Perotti, «ci si aspetterebbe che nei consigli più piccoli il costo totale medio per consiglieri fosse stato più alto. I dati, invece, indicano l’esatto opposto: più grande il Consiglio, più alto il costo totale medio per consigliere», spiega il docente dell’Università Bocconi. «Sembra che vi siano quindi notevoli diseconomie di scala: se siano dovute a sprechi o altri fattori è difficile dire. E’ però interessante notare che una regione medio grande come l’Emilia, usualmente considerata bene amministrata, in totale spende per ciascun suo consigliere 650 mila euro, molto meno della media nazionale. (La Sardegna ne spende 925 mila). Con lo stesso numero di consiglieri (e una popolazione inferiore), la Calabria spende quasi due volte e mezzo l’Emilia».
 
LA NUOVA SARDEGNA
10 – La Nuova Sardegna
Pagina 15 - Sardegna
Vertenza aperta nei siti archeologici «Noi precari a vita»
S’inasprisce la protesta degli operatori nell’isola
La rivolta riparte da Orune: «Anche noi andiamo tutelati»
di Paolo Merlini
 
Da ieri uno dei monumenti archeologici più importanti della Sardegna è nascosto allo sguardo dei visitatori da un grande telo bianco, sul quale è stata tracciata la scritta “Basta! Tutela anche per gli operatori”. È la nuova, eclatante protesta degli operatori dei beni culturali – musei, siti archeologici e biblioteche – per uscire da un precariato che in qualche caso data anche trent’anni. Sono circa ottocento lavoratori in tutta la Sardegna, donne e uomini che chiedono stabilizzazione occupativa e pagamenti puntuali: ieri il coordinamento che li riunisce, “Nessuno a casa”, ha denunciato che la Regione ha coperto le loro spettanze solo fino ad agosto. A questo si aggiunga che i trasferimenti avvengono generalmente per conto dei comuni, e così ritardi si sommano a ritardi, mettendo sul lastrico numerose famiglie. Rivendicazioni. Un centinaio di loro si sono riuniti ieri a Su Tempiesu, a poco più di tre mesi dalla clamorosa protesta di Peppino Goddi, il presidente della società che gestisce la tutela e le visite al sito vicino a Orune. Goddi aveva attuato lo sciopero della fame per diversi giorni, attirando l’attenzione dei media ma, a quanto pare, non quella della classe politica regionale, visto che sostanzialmente la situazione che riguarda queste figure di lavoratori è ancora immutata. Questa volta, al sipario simbolico calato sui beni culturali da parte di chi ne garantisce la sicurezza e la fruizione, si aggiunge la protesta del non voto alle prossime regionali. «Abbiamo raccolto circa ottocento schede elettorali – dice Alberto Pusceddu, a nome del comitato –. Appartengono agli operatori che hanno aderito alla protesta e alle loro famiglie». La storia. Proprio il caso personale di Pusceddu è emblematico della protesta: è il presidente della cooperativa Sa Jara Manna, che con 18 soci gestisce dal lontano 1985 i siti della Giara di Gesturi (comprende anche Setzu, Tuili e Genoni). Un precariato che dura da 28 anni, insomma. «Chiediamo che la Regione faccia un salto di qualità investendo sui beni culturali e paesaggistici e dia risposte concrete al problema dei posti di lavoro, confermando quelli esistenti e agendo affinché siano messi in sicurezza». Questioni mai risolte. Gli operatori chiedono che la Regione affronti una volta per tutte il nodo dei beni culturali. Come? «Approvando la proposta di legge che istituisce una fondazione ad hoc e offra garanzie di stabilità ai lavoratori che garantiscono il funzionamento del sistema», aggiunge Peppino Goddi. «Non si capisce perché – continua l’operatore di Su Tempiesu – un disegno di legge che unisce tre diverse proposte, e che è stato approvato all’unanimità da due commissioni regionali, non sia ancora passato in consiglio per l’approvazione». Impegni di Francesca Barracciu. La candidata governatore del centrosinistra ieri mattina era a presente a Su Tempiesu. «Conosco molto bene il problema di questi lavoratori perché nella passata legislatura facevo parte della commissione cultura, e sono stata relatrice della legge 14 del 2006 che ha riordinato la gestione dei beni culturali. Sono convinta che la qualità del servizio che possiamo offrire ai turisti che vengono a visitare i nostri beni culturali passa anche attraverso la sicurezza e la stabilizzazione delle persone che ci lavorano. Altrimenti è inevitabile che la loro precarietà si riverberi su un sistema che, a mio avviso, deve diventare uno dei fulcri per lo sviluppo della Sardegna. I lavoratori lamentano giustamente che si è fermato il cammino della legge che li riguarda, ma il perché bisogna chiederlo a Cappellacci e alla sua maggioranza». Va bene la stabilizzazione degli attuali operatori, ma che fine faranno le aspirazioni dei giovani laureati? «Sono entrambe aspettative legittime, per niente in contrapposizione. Il sistema dei beni culturali in Sardegna ha grandi potenzialità che vanno esplorate e sostenuti. Oggi siamo ancora ai minimi termini».

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