Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
20 December 2013

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 –L’Unione Sarda
Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
Il monito dell'autunno nero del 1992
Uscire dall'euro? Non è proprio il caso
Beniamino Moro
 
Il dibattito sull'euro si sta facendo molto animato. Si discute della convenienza di un'eventuale uscita dall'euro per tornare alla lira. In molti non si rendono conto di che sciagura ciò realmente significherebbe. Per rinfrescarci la memoria, torniamo indietro a quando non c'erano i vincoli dell'Unione monetaria europea (Ume), avevamo la lira e la piena sovranità monetaria esercitata dalla Banca d'Italia e potevamo fare ogni anno tutto il deficit di bilancio che serviva a finanziare una spesa pubblica incontrollata, che cresceva a dismisura più o meno come accade oggi.
Negli anni '80 del secolo scorso, eravamo il Paese di Bengodi, consumavamo a debito molto più di quello che producevamo. Fu così che, con un rapporto deficit/Pil che nel corso del decennio viaggiava al livello medio dell'11,3%, il debito pubblico che nel 1982 era pari al 63,4% del Pil, dieci anni dopo, nel 1992, raggiunse il 105,2%. L'inflazione nel 1980 era salita al 21,2%, mentre il Tesoro per potersi finanziare sul mercato offriva tassi sui titoli pubblici in media sopra il 12,5%, il triplo di oggi. Talvolta neanche a questi rendimenti riusciva a collocare l'intera offerta programmata: nell'asta di fine agosto del 1992, ad esempio, restarono invenduti 3.300 miliardi di Bot annuali, nonostante i rendimenti fossero saliti al 17,8%. Per cercare di porre rimedio, il 10 luglio di quell'anno il governo Amato fece una prima manovra da 30 mila miliardi di lire, che includeva una patrimoniale del 6 per mille sui depositi bancari e postali, ma non fu sufficiente.
In una situazione di grave fragilità, già dall'estate era partito l'attacco speculativo verso la lira, che raggiunse il culmine il 4 settembre quando il tasso di cambio, sino ad allora tenuto fisso dall'accordo Sme (Sistema monetario europeo) a 650 lire per marco, crolla improvvisamente a 765,5. Per difendere il cambio, la Banca d'Italia sacrifica riserve per 48 miliardi di dollari.
Si stava abbattendo sull'Italia una tempesta finanziaria perfetta, col rischio concreto di insolvenza e conseguente bancarotta del debito pubblico. L'unica nota positiva di quell'estate fu l'accordo sindacale del 31 luglio, che pose fine alla scala mobile, congelando i salari, e che successivamente darà un contributo decisivo al salvataggio del Paese.
Un ultimo tentativo di uscire dall'empasse fu fatto dalla Banca d'Italia portando il tasso ufficiale di sconto (oggi allo 0,25%) al livello stratosferico del 15%, ma fu inutile: l'Italia fu costretta ad uscire dallo Sme dopo una svalutazione che alla fine dell'aggiustamento supererà il 25% contro il marco. Dietro l'angolo c'era il default.
Per evitare il baratro, il governo Amato il 13 settembre fece la ormai famosa manovra da 93 mila miliardi di lire (composta da 43,5 mila miliardi di tagli, 42,5 mila di nuove tasse e 7 mila di dismissioni), pari al 5,8% del Pil. Con quella di luglio, la correzione complessiva dei conti pubblici fu pari al 7,8% del Pil, che in termini assoluti e in proporzione al Pil oggi corrisponderebbe ad una manovra da 120 miliardi di euro. Quella manovra non solo servì, come dichiarò il premio Nobel per l'economia Franco Modigliani, per far rientrare l'Italia nel “consorzio delle società normali”, ma costituì anche la premessa per la futura adesione all'Ume, che nei suoi primi 13 anni ci ha regalato, solo di minori interessi sul debito pubblico, 800-1000 miliardi di euro. I vincoli europei sono stati il faro che ci ha guidato nel processo di risanamento dei conti pubblici sino allo scoppio della crisi. Oggi c'è chi propone di sbarazzarcene. Ma è solo una pia illusione. Se uscissimo dall'Ume, il nostro debito resterebbe di oltre 2 mila miliardi e diventerebbe in valuta straniera. Per finanziarlo, lo spread salirebbe alle stelle, come nel 1992, con la prospettiva dell'insolvenza e il fallimento del Paese.
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Nuoro e Provincia (Pagina 46 - Edizione CA)
Nuoro
Fascicoli on line per gli avvocati
 
NUORO Giustizia in formato digitale. Il tribunale di Nuoro si prepara all'attività del 2014 con una novità che velocizzerà il lavoro a centinaia di avvocati. I quattrocento legali del foro potranno collegarsi direttamente al punto d'accesso regionale attivato dall'assessorato agli Affari generali, risparmiando tempo e danaro e quindi dando risposte più celeri ai loro clienti.
l progetto si chiama Iresud 2 e questa mattina sarà ufficializzato con la sigla dell'intesa tra l'assessore Mario Floris e il presidente provinciale dell'Ordine provinciale degli avvocati Priamo Siotto. All'incontro che darà il via libera al procollo d'intesa saranno presenti anche il presidente del Tribunale di Nuoro Vito Morra e il docente di informatica giuridica dell'Università di Cagliari Gianmarco Gometz. Grazie all'accordo gli avvocati potranno consultare online i fascicoli informatici. Assieme al punto d'accesso avranno a disposizione il software Redattore atti. ( fr. gu. )
 

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