Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
05 December 2013
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
 

 
 
L’UNIONE SARDA

1 - L’UNIONE SARDA / Economia e Borsa (Pagina 17 - Edizione CA)
Inps
Borse  di studio destinate agli studenti
Nell'ambito delle iniziative a sostegno della formazione universitaria, post universitaria e professionale, la direzione regionale dell'Inps ha sottoscritto una convenzione con l'Università di Sassari per promuovere 16 borse di studio per la frequenza di dottorati di ricerca. Il Bando di concorso è stato pubblicato sul sito web www.inps.it (sezione dipendenti pubblici) e sul sito dell'Università www.uniss.it.
Possono partecipare al concorso i figli e gli orfani di ex dipendenti pubblici, in possesso dei requisiti previsti dal Bando. Le domande vanno trasmesse, esclusivamente per via telematica, dallo studente interessato entro il 10 dicembre. Per accedere all'Area riservata sul sito web dell'Inps (Servizi Online - Elenco di tutti i Servizi - Ex Inpdap) e inoltrare la domanda di partecipazione al bando, l'interessato deve essere in possesso del Pin.
 
 
2 - L’UNIONE SARDA / Provincia Sulcis (Pagina 32 - Edizione CA)
IGLESIAS. Il geologo è stato nominato ieri mattina dal ministro dell'Ambiente Andrea Orlando
Geoparco, nuovo commissario
Il docente universitario Gian Luigi Pillola al posto di Antonio Granara
IGLESIAS Il Parco Geominerario della Sardegna ha un nuovo commissario. Si tratta di Gian Luigi Pillola, professore universitario di 55 anni originario di Gonnesa. Subentra a Nino Granara, il cui mandato è scaduto nei giorni scorsi.
L'atto di nomina è stato firmato ieri mattina a Roma dal ministro dell'Ambiente Andrea Orlando. Pillola insegna Paleontologia e Museologia naturalistica nella facoltà di Scienze della Terra dell'Università di Cagliari.
«Sono sorpreso, ma pronto a mettermi subito al lavoro - commenta - conosco bene la realtà del Geoparco in quanto ho lavorato come volontario per l'ente. Mi aspetta un compito impegnativo e per me si tratta della prima esperienza di questo tipo. Ho sempre fatto il docente universitario». Gian Luigi Pillola conosce bene anche il commissario uscente. «In questi anni ci siamo incontrati spesso - aggiunge - anche recentemente ho partecipato una iniziativa insieme al dottor Granara». L'ex consigliere regionale del Pdl nei giorni scorsi ha lasciato intendere di non essere disponibile per un eventuale altro mandato. Dietro la decisione si sarebbero ragioni personali e familiari. Il nuovo commissario nei prossimi giorni sarà a Iglesias. Avrà il compito non certo facile di traghettare il Geoparco verso la riforma.
Recentemente il Governo con un decreto ha ridotto il consiglio direttivo dell'ente che passa da 17 a 9 componenti: un presidente e otto consiglieri. Quattro per i ministeri, due per la Regione e due degli enti locali. La presenza dei Comuni è ridotta al minimo e per questa ragione la Consulta della associazioni del Parco Geominerario ha protestato a più riprese chiamando in causa l'amministrazione regionale e i parlamentari sardi.


3 - L’UNIONE SARDA / Cronaca Regionale (Pagina 6 - Edizione CA)
Il direttore del Consorzio di Bonifica ricostruisce la drammatica corsa dell'acqua
Maccheronis, barriera fragile
«Ha tenuto, ma non nasce per arginare una piena»
TORPÈ L'incompiuta di Maccheronis era troppo piccola per arginare il disastro. Diga di ritenuta, fatta apposta per approvvigionare d'acqua potabile Alta Baronia e Bassa Gallura, e non di “laminazione”, ovvero: non era stata concepita per arginare una piena. Attrezzata per contenere 22 milioni di metri cubi, se ne è vista piovere addosso 115 milioni. E l'impatto è stato devastante. Il 18 novembre, quando è iniziato l'evento eccezionale, il livello dell'acqua nella diga raggiungeva i 38 metri ma poi è cresciuto fino a 46 (8 metri oltre il livello di tracimazione).
LE CIFRE «Durante la piena sono entrati nella diga, come punta massima, 5 mila metri cubi al secondo e ne sono usciti 3.500», riferisce Antonio Madau, direttore generale del Consorzio di Bonifica della Sardegna Centrale, che gestisce l'invaso di Maccheronis a Torpè in nome e per conto dell'Enas, ente acque della Sardegna. Delega piena: ogni decisione che riguarda la diga passa per l'ufficio nuorese. Il cui funzionario però non vuol sentir parlare di effetto Vajont. «La costruzione - dice Madau - ha retto perfettamente dal punto di vista statico. Ci sono stati solo danni limitati all'avandiga, che stiamo comunque già riparando».
Resta l'eccezionalità di Cleopatra, che la diga non avrebbe potuto arginare neppure se fossero stati conclusi i lavori di ampliamento, bloccati per via di un contenzioso con l'impresa vincitrice dell'appalto chiamata a sollevare il volume dell'invaso di tre metri, con il conseguente aumento della capacità futura di 10 milioni di metri cubi. «Durante il picco dell'emergenza, ovvero nelle 12 ore di allerta massima, sono stati scaricati all'interno dell'invaso, che era vuoto per due terzi, 115 milioni di metri cubi di acqua; 15 sono stati contenuti nei serbatoi, altri 100 sono ovviamente andati a finire a valle sui territori di Torpè e Posada». Qui i danni sono stati enormi: ettari ed ettari completamente sommersi dall'onda di piena. Distruzione ovunque: nelle colture, nelle abitazioni. Purtroppo, anche con il tributo di una vittima a Torpè, dove un'anziana donna è rimasta intrappolata nella sua abitazione che costeggia l'alveo del fiume.
ESTATE E INVERNO I livelli della diga cambiano secondo la stagione e in base a parametri che risentono delle possibili precipitazioni, decisamente più copiose nel periodo invernale e di lieve entità dalla primavera in poi. La diga di Maccheronis va tenuta in inverno ad un livello che al Consorzio definiscono basso. «Sono cifre variabili», sottolinea ancora l'ingegner Madau. «Si va dai 35 ai 38 metri sul livello del mare, sufficienti per accogliere una portata ordinaria. Invece l'invaso a primavera si carica d'acqua, con la diga che viene riempita fino a raggiungere un massimo di 42 metri sul livello del mare». In questo periodo la funzione di raccolta diventa importantissima per assecondare le esigenze idriche, ma anche industriali, di un territorio vasto (cinque comuni tra cui Siniscola, Torpè, San Teodoro, Posada e numerose frazioni), che durante la bella stagione per i consistenti flussi turistici vede crescere sensibilmente la popolazione e di conseguenza il bacino di utenza. «La diga ancora una volta ha avuto un'azione importantissima contenendo, nei limiti del possibile, una quantità notevole d'acqua, direi di portata millenaria, che altrimenti avrebbe causato dei danni ancora maggiori nel territorio».
 CUMBIDANOVU L'onda di piena è arrivata invece nella diga di Cumbidanovu ad Orgosolo prima che a Torpè. Anche qui, come in Baronia, i danni sono stati enormi nel territorio e dove erano in corso i lavori di realizzazione di un'incompiuta, andati avanti a singhiozzo tra mille vertenze. Un fiume di fango che correva alla velocità di 1500 - 1600 metri cubi al secondo ha spazzato il cantiere e danneggiato gravemente anche alcune opere che in questi anni si erano già concluse. Per il professore Andrea Saba, docente di Ingegneria idraulica all'Università di Cagliari, è già da salutare come un evento benefico e positivo il fatto che la diga non sia crollata. «Non sono al corrente di che cosa sia successo nello specifico nei due siti di Torpè e Orgosolo - commenta l'esperto - ma sono convinto che sia stato fatto tutto il possibile. Per quanto riguarda la messa in sicurezza del cantiere è un'operazione che risulta quasi impossibile di fronte ad un evento atmosferico di queste proporzioni».
Luca Urgu
 
 
4 - L’UNIONE SARDA / Cronaca Regionale (Pagina 7 - Edizione CA)
Fasce fluviali, il verdetto
Questa mattina la decisione sul Piano che interessa Terralba e Uta
Oscar Cherchi appoggia la proposta del Comune oristanese
TERRALBA È stata posticipata ad oggi (alle 9 a Villa Devoto) la riunione del comitato istituzionale dell'Autorità di bacino che deve decidere sul Piano stralcio delle fasce fluviali che interessa esclusivamente i comuni di Terralba e Uta. Solo questi due centri sardi infatti si sono ribellati alla proposta avanzata dalla Regione che voleva vincoli edilizi nel novanta per cento dei due territori. Una ribellione che ha spinto le amministrazioni comunali a presentare un loro “Piano” alternativo che prevede rischi idrogeologici elevati solo in alcune aree. Oggi quindi si conoscerà il futuro di questi due centri anche se non è escluso che l'Autorità di bacino decida alla fine di far esaminare tutti gli studi delle due amministrazioni comunali dall'Università di Cagliari prima di approvare un Piano.
ALTRI STUDI Intanto il Comune di Terralba sta facendo il possibile affinché oggi si possano esaminare anche gli studi aggiuntivi a quelli già fatti dalla Ipros di Padova, società che ha avuto la commissione da parte del Comune di stendere il Piano “alternativo”, redatti dal capo ufficio tecnico Romano Pitzus. «Proprio la tragica alluvione dell'altra settimana ha confermato la bontà di questi studi - ha scritto Pitzus in una nota - Il canale del Rio Mogoro ha retto benissimo l'onda, nonostante la portata d'acqua di oltre 230 metri cubi al secondo. Ed è proprio la sua tenuta il motivo del contendere tra il Piano stralcio delle acque fluviali della Regione e quello dell'Ipros».
IL SINDACO Pietro Paolo Piras, primo cittadino terralbese, sottolinea: «La natura ci ha dato ragione, mostrando come quasi tutte le aree di Terralba non siano state minimamente colpite dall'alluvione dell'altra settimana, nonostante sia stata di una portata eccezionale. Non siamo sconsiderati, superficiali o cinici: chiediamo solo all'Autorità di bacino di esaminare attentamente il Piano della Ipros prima di prendere una decisione».
 LA REGIONE «Premetto che a decidere quale piano approvare sarà l'Autorità di bacino, ma personalmente ho visto che il Rio Mogoro ha retto l'impatto dell'onda, quindi per me sarebbe più giusto approvare il Piano dell'Ipros che prevede meno vincoli per Terralba», rimarca l'assessore regionale all'Agricoltura Oscar Cherchi. «Si potrebbe comunque aspettare il parere dell'Università di Cagliari prima di decidere».
 L'APPELLO «Auspichiamo che i componenti dell'Autorità di bacino non agiscano d'impulso sotto l'effetto emotivo provocato dall'onda mediatica attuale», dichiarano i componenti del Comitato “Salviamo Terralba” - E che, senza una chiara e completa conoscenza dell'evento alluvionale accaduto, non si approvi un piano punitivo, che prevede vincoli sull'intero territorio comunale terralbese anziché limitarli alle aree che realmente presentano criticità. L'unica conseguenza di questi vincoli sarebbe quella di bloccare le attività produttive fino a uccidere lentamente l'intera vita socioeconomica della nostra cittadina».
Antonello Loi
 
 
5 - L’UNIONE SARDA / Cultura (Pagina 44 - Edizione CA)
PERSONAGGI. Un convegno e una mostra per ricordare il grande intellettuale
NEL NOME DI GIAIME PINTOR «Vivo a Roma ma sono sardo»
Gli studiosi: figura eccezionale, troppo poco celebrata
«Un piccolo gruppo, una notte di dicembre, uno sperduto paese del sud, un fronte di guerra da attraversare, un sentiero di campagna lungo un torrente, un campo minato sfuggito ai ricognitori, uno scontro a fuoco, un'esplosione nell'oscurità. E alle prime luci dell'alba il corpo riverso in una vigna sotto un muretto».
In “Servabo” Luigi Pintor rivive così le parole di chi ha avuto l'onere di comunicargli la morte del fratello maggiore Giaime. A decenni di distanza «l'assurdo racconto alla luce fioca di una lampada» conserva, nelle fratture di una sintassi dove soffocano i verbi, l'onirico anonimato nel quale si spengono talvolta le vite degli eroi. Giaime Pintor moriva il primo dicembre del 1943 dilaniato da una mina nei pressi di Castelnuovo al Volturno. A capo di un piccolo drappello di partigiani cercava di attraversare le linee nemiche per raggiungere la Resistenza a Roma.
Un convegno e una mostra, chiusa pochi giorni fa al Teatro Lirico, hanno fatto rivivere a Cagliari la figura del giovane intellettuale che spesso si presentava dicendo «Sono Giaime, Giaime Pintòr, o Pìntor come dicono molti, vivo a Roma ma sono sardo».
«È stata un'occasione per ricordare una figura molto legata a Cagliari e alla Sardegna», spiega Monica Grossi, a capo della Soprintendenza ai beni archivistici dell'isola, istituto organizzatore degli eventi. «Una figura eccezionale e poco celebrata, la cui tragica fine coincide con l'inizio della Resistenza al nazifascismo». Settant'anni e un'identità nazionale che ancora si muove ambigua come l'accento sulle vocali di Pintor.
Conosciamo la vita di Giaime soprattutto grazie alle opere di Maria Cecilia Calabri, insegnante di Storia e Letteratura italiana che nel 1994 incontra nella redazione del Manifesto Luigi Pintor, pronto, come rievocato nel convegno di Cagliari, a «indicarmi la strada della demitizzazione».
Con la Calabri Pintor cessa d'essere il primo santino della resistenza comunista per riacquisire la profondità di un intellettuale complesso. Un borghese elegante ed elitario, restìo alle volgarità culturali del fascismo e per questo pronto, dopo l'8 settembre, a tradurre in azione il principio libertario che le umane lettere avevano tenuto in vita.
«Un uomo del '900», spiega Monica Pacini dell'Università di Firenze, che ha invece analizzato le lettere scritte da mamma Dedè Dore Pintor alla famiglia. Una prospettiva laterale che permette di addentrarsi nei tempi lunghi dell'austera e aristocratica famiglia sarda. «Una donna dell''800, che sentiva nelle letture del figlio Giaime, Proust, Mann, Svevo, le minacce e il disordine del nuovo secolo».
Il convegno del Lirico è stato anche un'occasione per mettere a contatto giovani di ieri e di oggi. I ragazzi dell'Istituto ITIS Dionigi Scano si sono avvicendati in una maratona di lettura dei testi di Pintor. Alcune studentesse della facoltà di Scienze della Comunicazione dell'Università di Cagliari hanno presentato il progetto “Giaime Pintor”, archivio multimediale (prossimo alla pubblicazione su un sito) di documenti e immagini inedite. «Un viaggio splendido», racconta Sara Carboni, una delle partecipanti al progetto.
Spiega Albertina Vittoria, docente di storia contemporanea all'Università di Sassari. «L'ultima lettera al fratello prima della morte riassume tutto: il proprio tormento, il tracollo del regime, la necessità di agire. La leggo spesso agli studenti, ma raramente qualcuno conosce Pintor o si entusiasma per la sua vicenda». Caduta l'agiografia, al presente resta l'anestesia antieroica dell'ennesimo ventennio.
Luca Foschi


6 - L’UNIONE SARDA / Sulcis Iglesiente (Pagina 33 - Edizione CA)
Portovesme
Container bloccati, ricorso al Riesame
PORTOVESME In attesa che l'Agenzia delle dogane e il consulente della Procura effettuino le loro analisi sul materiale, la Portovesme srl fa ricorso al Tribunale della Libertà per chiedere il dissequestro del “pastello di piombo” sbarcato al Porto canale di Cagliari dentro una ventina di container il 7 novembre e bloccato da doganieri e Noe. Il documento è stato depositato dall'avvocato Massimo Melis, legale della multinazionale: la vicenda sarà discussa in aula l'11 dicembre.
Il dubbio degli inquirenti e del pm Giangiacomo Pilia è che non si tratti ancora di un prodotto finito e da commercializzare. Per questo il magistrato ha indagato per “traffico illecito di rifiuti pericolosi” Carlo Lolliri, amministratore delegato della “Portovesme srl” (azienda cui era destinato il prodotto, circa 600 tonnellate), per poi incaricare il docente universitario di chimica Antonio Francesco Devillanova di compiere analisi su natura e qualità del pastello. (an. m.)


 
7 - L’UNIONE SARDA / Cronaca di Cagliari (Pagina 20 - Edizione CA)
Lo sballo spiegato ai ragazzini
«L'effetto del “fumo”? La galera»
Lezione del farmacologo Gian Luigi Gessa in una scuola media
«Se le droghe ti piacciono tanto perché non ti droghi anche tu?» La prima domanda è spiazzante. La seconda ancora di più. «Perché le sigarette sono legali se fanno venire il cancro?»
Di fronte a centoventi tredicenni affamati di risposte che lo fissavano dai banchi con gli occhi sgranati, il neurofarmacologo Gian Luigi Gessa ha dovuto ricorrere a tutta la sua esperienza di oratore per evitare di essere travolto. Per prima cosa ha sorriso e salutato con calore, poi si è fatto coraggio, ha preso un bel respiro e ha iniziato a rispondere. «Non mi drogo perché le droghe fanno perdere la voglia di vivere», ha detto, «alla seconda domanda, invece, non so davvero cosa rispondere. Il perché le sigarette siano legali è un mistero anche per me». Un'ammissione spontanea e sincera che si è rivelata decisiva per conquistare i ragazzi.
SCIENZIATO IN CATTEDRA Da quel momento nessuno si è più distratto e le due ore di lezione previste sono filate via in fretta tra proiezioni di diapositive e mani ininterrottamente sollevate per prenotare altre domande. Gessa, come suo solito, ha parlato con calma, scegliendo le parole e fissando a sua volta gli alunni negli occhi. «Quando si ha di fronte una platea di adolescenti tenere alta l'attenzione su un argomento così delicato è un'impresa (quasi) impossibile». L'approccio era fondamentale, insomma, e la tattica adottata dall'ottantunenne scienziato si è rivelata impeccabile.
Con la loro spontaneità gli studenti lo hanno ripetutamente colpito ma mai affondato. Gessa l'ha spuntata utilizzando le loro stesse armi e alla fine i ragazzi pendevano dalle sue labbra.
I protagonisti sono stati gli studenti della scuola secondaria di primo grado Tuveri di via Venezia. Se ieri mattina la lezione speciale ha coinvolto le cinque terze del plesso, oggi sarà la volta delle seconde, per un totale di 250 ragazzi.
COME SI DIVENTA DIPENDENTI «Dobbiamo provare a rispondere insieme a una semplice domanda», ha esordito Gessa parlando in prima persona plurale, «ossia come mai si diventa dipendenti da alcol, cocaina, eroina, cannabis, gioco d'azzardo, sesso o cibo. La risposta è che le droghe destituiscono i neuroni usurpandone l'azione e influenzando negativamente una parte del cervello che controlla funzioni importanti, fondamentali per la sopravvivenza. Si tratta della parte dove si formano le emozioni, i pensieri e dove nascono le motivazioni».
DOMANDE A RAFFICA «Perché alcune droghe sono proibite mentre altre sono consentite?», ha domandato con sguardo serio Vittorio, 13 anni. «Quali sono i componenti chimici dell'ecstasy?» ha invece chiesto con tono da adulta la dodicenne Melina e «Come mai è possibile morire anche dopo la prima assunzione?». E ancora: «Come ti è venuta questa fissa per le sostante stupefacenti?» Gessa non ha mai perso il suo aplomb. «La verità», ha scherzato, «è che sono abituato a parlare con gli adulti, ogni tanto anche con i topi quando mi trovo da solo nel mio laboratorio, ma con ragazzi giovani come voi non mi capita tanto spesso».
I RISCHI DELLE “CANNE” A una domanda specifica sugli effetti della cannabis, Gessa ha risposto in modo più pratico che scientifico. «Il primo effetto è che si rischia di finire in prigione, il secondo è che si imbocca subito la strada per passare alle droghe pesanti». Tuttavia per lo scienziato le droghe hanno anche un lato positivo. «In un certo senso si sono riscattate di tutto il male che hanno fatto risarcendo l'umanità con le informazioni e le conoscenze che hanno prodotto. Personalmente le assolvo perché senza le droghe oggi non avremmo mai avuto la conoscenza del cervello che invece abbiamo».
EVITARE IL TERRORISMO Il segreto per fare breccia nei giovani esiste. «Bisogna evitare di fare terrorismo perché non c'è cosa peggiore. Per non rischiare di essere screditato o di autoscreditarsi, l'esperto ha solo una possibilità: limitarsi a fare una corretta informazione ed è ciò che faccio io. Chi ascolta deve avere la possibilità di capire e di farsi un'idea precisa di costi e benefici». La scelta di restare lontano dalle droghe diventa così consapevole in quanto profondamente motivata. «Essere credibili e informare correttamente è fondamentale», chiosa Gessa, «quando si parla di dipendenza non è mai solo un fatto di consentire o proibire. Bisogna conoscere e trasmettere questa conoscenza, bisogna accendere una luce nei ragazzi».
Docenti in prima linea. Il preside della scuola Tuveri, Giovanni Mazziotti, ha ringraziato il luminare per la grande disponibilità. Soddisfatta l'insegnante di Scienze, Elisabetta Mastrogirolamo. «Quando si ha l'opportunità di avere a scuola un esperto di fama mondiale», ha commentato, «i motivi di interesse sono tanti anche per noi docenti». I ragazzi erano preparati. «L'argomento era già stato affrontato in classe. L'obiettivo è ovviamente prevenire, fare in modo che rinuncino alla fatidica prima volta». Ma non è facile.
FUMO A 13 ANNI «Per esperienza posso dire che a 13 anni sono tanti i ragazzi che provano a fumare per emulare il mondo degli adulti. Le informazioni che ricevono provengono dalla televisione, da internet, dai videogiochi. Purtroppo il più delle volte sono distorte e dunque pericolose».
DATI ALLARMANTI Anche l'alcol fa paura. Un recente studio congiunto condotto dalla Asl 8 insieme agli esperti dell'Università di Cagliari ha dimostrato la scarsa consapevolezza dei giovanissimi sui rischi legati all'abuso di alcol e sui danni correlati. Tra gennaio e marzo 2012 sono stati intervistati, tramite un questionario anonimo, 1595 studenti delle prime classi di dieci scuole superiori del capoluogo e dell'hinterland (14-15 anni l'età media). È venuto fuori che l'83% del campione non sa a quanto equivale la quantità di alcol presente in un bicchiere di vino, il 67% non sa che sia l'assunzione cronica di alcol che l'ubriacatura occasionale è dannosa per tutti gli organi. Non solo. Il 33% ha ammesso di aver assunto droghe e/o alcol perché si sentiva triste, mentre il 46% lo avrebbe fatto per divertirsi con gli amici.
Paolo Loche
 
 


LA NUOVA SARDEGNA
 
8 - LA NUOVA SARDEGNA / Pagina 17 - Cultura-Spettacoli
IL DIBATTITO 
L’università e la “limba”. Non siamo certo all’anno zero 
di EUGENIA TOGNOTTI 
Occorre una certa dose di coraggio per intervenire nel dibattito sulla lingua sarda. E anche un certo sprezzo del pericolo se chi scrive è un intellettuale e/o un accademico critico nei confronti della standardizzazione del sardo e di un bilinguismo perfetto e unificato ope legis. Il meno che gli può capitare è di sentirsi indicare come un nemico della limba, arroccato in difesa di una posizione di mediatore tra una cultura centralista egemone e la periferia delle lingue minoritarie . Ne sanno qualcosa lo scrittore e antropologo Giulio Angioni e il rettore dell’Università di Sassari Attilio Mastino, che pure si è battuto per inserire la difesa della lingua sarda nel nuovo Statuto. Dopo i loro interventi su questo giornale - e in particolare su quello del rettore Mastino - sono piovute critiche e osservazioni irridenti da parte di movimenti e comitati che si propongono come gli unici difensori della identità linguistica e nazionale dei sardi. Un ambito nel quale l’Ateneo turritano avrebbe fatto poco o niente, collocandosi agli ultimi posti in Europa, lontanissima, manco a dirlo, dalla mitica Università di Barcellona. Il fatto è che, per i massimalisti, l’affermazione che all’Università il sardo non può essere utilizzato per insegnare qualsiasi materia (la fisica, la matematica, la biologia) suona come un pregiudizio ideologico e non come la pura e semplice verità: diversi sistemi linguistici hanno diverse possibilità, egualmente importanti, ma differenti, cosa che non significa negare universalità anche alla più “piccola’ delle lingue minoritarie, bensì prender atto di diverse possibilità e modalità di esprimerla. Come sostiene il grande scrittore triestino Claudio Magris: «Una distinzione fra lingua e dialetto è scientificamente insostenibile; sappiamo benissimo, ad esempio, che il friulano ha una sua compiuta organicità, strutturale e storica. Non so se ciò renda necessario insegnare l’inglese o la fisica in friulano e non credo che per questo i miei avi, i miei nonni e mio padre, friulani, mi considererebbero un rinnegato. Una delle più universali liriche che io abbia mai letto è una poesia di dolore per la morte di un bambino, creata da un ignoto poeta Piaroa, un gruppo di indios dell’Orinoco . (…) Non credo tuttavia che in lingua Piaroa si possano scrivere La critica della ragion pura, le Ricerche sopra la natura , le cause della ricchezza delle nazioni o la Commedia”. Quello che l’Università può fare e sta facendo è molto. Esiste qui a Sassari una tradizione decennale di studi di linguistica sarda, e materie come la storia, l’antropologia, l’archeologia, l’epigrafia hanno contribuito in questi anni ad aprire nuovi orizzonti. Con il Progetto di formazione ‘Il Sardo a scuola’ per gli insegnanti, approvato di recente dall’Assessorato alla cultura, si prepara a svolgere un ruolo insostituibile nel creare le condizioni migliori per lo studio del sardo nella scuola. Non siamo all’anno zero, come si dice e non certo in virtù di decreti e fondi regionali. Per certi aspetti la lingua sarda, le lingue di quest’isola non sono state mai così in salute come chiunque può constatare, data l’evidenza culturale del fenomeno. Si ritrovano nella musica sperimentale, nei lavori teatrali, nei film e nei romanzi che hanno attraversato il Tirreno ( Soriga, Fois ecc. ) . E c’è , eccome, un “parlare sardo” , forse meticcio ma naturale, che risuona nei paesi e nel cuore popolare delle città, come Cagliari e Sassari. Occorre ribadirlo. Il sardo non può essere usato regressivamente in opposizione alla lingua nazionale . Alcuni dei più agguerriti sostenitori del sardo ope legis isolano alcune frasi di Gramsci contenute in una lettera in cui rimprovera alla sorella di non aver insegnato il sardo alla figlia, dimenticando che contemporaneamente auspicava che il «popolo» si riappropriasse della cultura alta e magari del latino, che aiuta a capire la complessità del mondo e a non lasciarsi ingannare. Neppure dal localismo folcloristico più esagitato.
 
 
9 - LA NUOVA SARDEGNA / Pagina 21 - Sassari
Sanità 
Due tesi di laurea svelano il mobbing tra gli infermieri 
SASSARI Qual è la percezione del mobbing tra gli infermieri? Una risposta arriva da due tesi di laurea in Scienze infermieristiche che sono state discusse nei giorni scorsi all’Università di Sassari. Due laureande, Katiuscia Mei e Francesca Cuccu, hanno distribuito un questionario sul mobbing a un campione di cento infermieri professionali e caposala e 159 tirocinanti del corso di laurea in infermieristica, operanti nella Asl e nell’Azienda ospedaliera universitaria. Le studentesse sono state guidate nel lavoro da Eugenia Tognotti, docente di Storia della Medicina, e Maria Pina Dore, docente di gastroenterologia, insieme al correlatore Giovanni Sotgiu, docente di Statistica medica. Per mobbing si intende quella serie di atti persecutori sul posto di lavoro messi in atto da superiori o colleghi contro un individuo. Se il mobbing classico resta minoritario, attestandosi sul nove per cento del campione, una buona parte dei soggetti ha dichiarato di aver sperimentato comportamenti che provocano disagio e malessere. In particolare, tra gli infermieri professionali, il 18 per cento ha denunciato un aumentato carico di lavoro rispetto a quello dovuto, l’11% ha lamentato accuse infondate, un altro 11% la sensazione di essere sottoposti a controllo, il 9% minacce verbali e il 3% la rimozione da un incarico, assegnato in seguito ad un collega con competenze inferiori, per un totale del 62 per cento. Fra i tirocinanti invece le azioni mobbizzanti più percepite sono state la rimozione da un incarico (10 per cento), l'essere denigrati alla presenza di colleghi o pazienti o visitatori o superiori (8,2%), la richiesta di svolgere attività superiori alle proprie potenzialità (8,2%), mentre nel 4% e nel 3% dei casi hanno dichiarato di essere stati oggetto di accuse infondate e di minacce verbali. Significativi anche i dati sui sintomi clinici che confermano come il mobbing abbia ripercussioni sulla salute. Su quanti hanno dato almeno una risposta positiva sulla percezione di comportamenti mobbizzanti, infatti, 89 tra professionali e tirocinanti hanno lamentato sintomi gastrointestinali come dolore addominale e dispepsia. La somministrazione del questionario, da compilare in forma anonima, è stata approvata dal Comitato etico della Asl. L’idea delle tesi è nata dall’esigenza di verificare la percezione del mobbing sugli infermieri a livello locale. Diversi studi hanno infatti individuato quello infermieristico come uno dei contesti nei quali il mobbing ha una diffusione elevata. Anna Sanna
 
 
10 - LA NUOVA SARDEGNA / Pagina 32 - Nuoro
IL CASO» DIRITTO ALLO STUDIO 
Casa dello studente, trovati gli alloggi mancano gli inquilini 
Dopo mesi di proteste l’Ersu recupera quindici posti letto Ma gli universitari non li vogliono più: ora è troppo tardi 
di Valeria Gianoglio
NUORO E adesso che finalmente sono spuntati fuori i tanto attesi appartamenti, mancano gli studenti per poterli occupare. Sembra nata proprio sotto una stella sfortunata, insomma, la vicenda della casa dello studente a Nuoro città. Comincia un paio di mesi fa tra i mugugni e le decise proteste degli universitari barbaricini iscritti nel corso di laurea di Scienze forestali, prosegue con la loro richiesta di avere «al pari dei colleghi sassaresi diversi appartamenti a canone agevolato», e finisce purtroppo con un nulla di fatto. E ci finisce, almeno per ora, nonostante l’impegno del presidente dell’ente per il diritto allo studio, il medico nuorese Gianni Poggiu. Era stato proprio Poggiu, a inizio ottobre dopo le proteste degli studenti barbaricini, ad assicurare che al più presto avrebbe risolto il pasticciaccio della casa dello studente nuorese. O meglio, Poggiu aveva annunciato che in attesa di trovare i fondi per realizzare una struttura ad hoc, si sarebbe preoccupato di mettere una pezza immediata al problema, trovando alcuni appartamenti disponibili a Nuoro. «Sono stato studente fuorisede anch’io –aveva detto Poggiu – e capisco molto bene per questo i problemi e le difficoltà incontrate dagli studenti fuorisede. Ma ricordo anche che non ho potuto occuparmi prima della vicenda degli alloggi, perché sono stato rinominato alla guida dell’Ersu solo da fine luglio, e ad agosto l’attività era interrotta». Certo è che con la ripresa delle lezioni e l’avvio dell’anno accademico ora in corso, la questione della carenza di alloggi per gli studenti a Nuoro era riesplosa in tutta la sua potenza. Da un lato gli studenti di Scienze forestali, e in particolare quelli raccolti nella loro associazione, l’Ausf, che reclamavano una maggiore attenzione dall’Ersu e la fine della fase di presunti privilegi a favore degli studenti sassaresi. «Abbiamo anche noi diritto alla casa dello studente o ad alloggi ad affitto agevolato» avevano detto gli universitari nuoresi. Dall’altro lato, dunque, il presidente dell’ente, Gianni Poggiu che ricordava soprattutto come tra il dire e il fare ci fosse di mezzo soprattutto la mancanza di fondi, e il fatto che «gli ultimi fondi arrivati dalla Regione per le sedi universitarie gemmate risalgono al 2004/2005». Lo scontro, insomma, era stato piuttosto deciso, ma proprio nelle ultime settimane la situazione sembrava essersi risolta con la fine della caccia agli appartamenti per gli studenti. L’Ersu ne ha trovato, infatti, cinque per un totale di 15 posti letto, in un palazzo che si trova vicino ad Eurostock e al market che si trova nella stessa via. Ma a questo punto è sorto un nuovo problema. Un ostacolo che gli stessi studenti avevano segnalato dall’inizio: gli studenti per occupare quegli appartamenti, adesso non ci sono più. Si erano già organizzati trovando altri alloggi non appena le lezioni erano cominciate. E ora? Si è arrivati al paradosso: ci sono gli appartamenti ma non ci sono più gli studenti per occuparli. O meglio: non ci sono più quelli che erano nell’apposita graduatoria. Mentre altri che sono stati contattati, non trovano giusto pagare 225 euro per la stanza.
 



QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa CRUI
Link: rassegna stampa MIUR

 

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