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ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
01 December 2013
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
 

 
L’UNIONE SARDA

 
1 - L’UNIONE SARDA / Cronaca di Cagliari (Pagina 31 - Edizione CA) 
Domani mattina scatta il trasferimento: dalle 8 ricoveri e nascite a Monserrato
È L’ORA DEI VAGITI AL POLICLINICO
Ginecologia e Ostetricia: finisce l’era del San Giovanni
Ginecologia e Ostetricia dal San Giovanni al Blocco Q del Policlinico, tutto pronto per il grande trasferimento: domani alle 8 apre il nuovo reparto e chiude i battenti dopo 150 anni la struttura di via Ospedale. Stanno per entrare in funzione sei sale parto più una sala emergenze al top della tecnologia europea. Nel nuovo reparto di Monserrato, in queste ore, fervono i preparativi e - contemporanemente - si continua a lavorare normalmente al San Giovanni proprio per garantire la continuità dell’assistenza alle donne e in particolare alle partorienti.
IL TRASFERIMENTO È bene ricordare ai pazienti che sino alle 7.59 di domani mattina i ricoveri routinari e le urgenze saranno accettate al San Giovanni di Dio. Un minuto dopo, alle 8, tutto cambia: i ricoveri, sia routinari sia le urgenze saranno effettuati nella struttura del Policlinico e cesserà del tutto l’attività di ricovero della Clinica ostetrica e ginecologica del San Giovanni di Dio. In parole povere, da quell’ora i ricoveri dovranno essere inviati solo ed esclusivamente al Blocco Q. Per garantire che tutto avvenga senza disagi e in assoluta sicurezza, saranno attive due equipe in contemporanea: una al San Giovanni, l’altra al Policlinico.
VISITE AL POLICLINICO Per quanto riguarda le attività ambulatoriali. Le prenotazioni tramite Cup che saranno effettuate da lunedì, saranno indirizzate tutte al Policlinico. Attenzione: «Chi ha già una prenotazione ambulatoriale fissata al San Giovanni e non è stato avvertito della modifica della struttura accettante», avvertono dalla direzione dell’Azienda ospedaliero-universitaria, «dovrà presentarsi in via Ospedale e non dovrà recarsi al Policlinico».
L’IMPEGNO DELLO STAFF SANITARIO Il trasferimento della degenza e delle attività sta comportando un grande sforzo per medici, infermieri, degli operatori sanitari della Clinica ostetrica e ginecologica ma anche per tutti gli altri dipendenti dell’Aou. Tutti gli uffici e le unità operative collaborano l’uno accanto all’altro.
IL NUOVO REPARTO È composto da 36 posti letto per le degenze e quattro in day hospital e un organico di 150 operatori tra medici, ostetriche, infermieri e operatori socio-assistenziali. «La sala operatoria e tutte le sale parto sono dotate dei più sofisticati sistemi sanitari e di sicurezza». Di altissimo livello anche l’assistenza pre e post partum. «Un impianto logistico unico per modernità, umanizzazione, accoglienza e d organizzazione». C’è il collegamento diretto con la terapia intensiva neonatale, «a contatto di porta e quindi di immediato accesso al momento del bisogno».
LO STAFF Per Ennio Filigheddu, direttore generale dell’Azienda ospedaliero universitaria, «il trasferimento è importante per tutta la sanità sarda». Il direttore sanitario Roberto Sequi parla «di un’operazione importante», grazie anche al grande lavoro e alla dedizione di tutto il personale dell’Aou. Dal punto di vista sanitario è stato fatto uno sforzo incredibile. Davvero ora la sanità è più vicino e al servizio del cittadino». Anche il direttore amministrativo Piero Tamponi è soddisfatto: «L’impegno di tutta la Aou per il miglioramento strutturale e infrastrutturale è teso a migliorare la qualità e l’offerta sanitaria». Gian Benedetto Melis, direttore della Clinica ostetrica e ginecologica, è in fibrillazione: «È un giorno importantissimo. E lo sarà ancora di più per le future mamme e i bambini che nasceranno in questa struttura moderna e accogliente».
 
 
2 - L’UNIONE SARDA / Cronaca di Cagliari (Pagina 29 - Edizione CA)
LA PAROLA ALLO SPECIALISTA: «Una terapia congrua consente una discreta qualità della vita»
Come si può combattere la malattia
A volte stai bene e potresti scalare montagne, altre volte non sei in grado neppure di allacciarti le scarpe. Il Parkinson è così: a poco a poco inibisce i muscoli, debilita il fisico e massacra l’umore, ma «iniziamo a non definirlo più “morbo”, visto che una terapia congrua consente una discreta qualità della vita anche dopo 20, 30 anni dalla diagnosi». Parola del neurologo Antonino Cannas, responsabile del Centro Parkinson del Policlinico Universitario di Cagliari e organizzatore del convegno alla Cittadella, ieri mattina, in occasione della V Giornata nazionale sulla malattia di Parkinson.
L’aula magna Boscolo, quasi al completo, ha riunito medici, pazienti e familiari per fare il punto su quella che solo in Sardegna interessa tremila pazienti, e che nel giro di 40 anni ha più che triplicato il numero delle diagnosi. Infatti, se negli anni Settanta il Parkinson colpiva in media 70 persone ogni 100 mila abitanti, oggi arriva a contarne circa 250: «Merito di una diagnosi sempre più accurata che consente di attribuire al Parkinson sintomi prima trascurati, come disturbi vescicali o dell’umore, oscillazioni della pressione, rallentamento motorio lateralizzato», ha spiegato Cannas, «ma anche “colpa” di un lungo elenco di farmaci, 150 al momento, in grado di anticipare l’insorgere della malattia».
Anche l’ereditarietà gioca un ruolo importante - sono documentate 13 forme di Parkinson su base genetica - insieme ai fattori ambientali. L’età di esordio della patologia, solitamente compresa fra i 55 e 65 anni, può abbassarsi fin sotto i 30 o raggiungere gli 80: Raimondo Pala, presidente dell’associazione Parkinson Sardegna, ne aveva appena compiuto 43 quando, nel 2003, la malattia è entrata senza neppure bussare alla porta. «Quando sto bene lavoro in maniera dinamica, pratico sport e mi dedico ai fornelli», ha raccontato, «ma ci sono periodi in cui non riesco a infilarmi i calzini o a prepararmi un tè, e quando questo accade, a livello psicologico è devastante ancor più che nel motorio. È come se Mr. Hyde si impossessasse di me, e ci vuole una terapia fortissima perché ritorni Dottor Jackyll».
Di Parkinson non si muore, ma i pazienti conoscono bene le tappe di un percorso degenerativo fino dipendere totalmente dai familiari: «Anche per questo abbiamo costituito l’associazione: per insegnare loro a gestire al meglio un parkinsoniano, oltre che per essere più forti noi, soprattutto rispetto a tematiche come la fisioterapia». Sebbene i soldi per i farmaci non manchino, infatti, poca attenzione viene ancora rivolta all’attività motoria, indispensabile per ridurre e rallentare gli effetti della patologia: «Solo un anno fa la Sanità ha omologato il Tai Chi Chuan nelle linee guida nazionali», ha commentato lo specialista Francesco Collu. L’attore Tino Petilli, fratello di una parkinsoniana, ha interpretato alcuni testi, mentre Pasquale Mura, 54 anni, ha suonato la pianola e l’armonica davanti alle sue maschere in legno. Ha il Parkinson da 15 anni, ma quando entra nella sua saletta, fra strumenti musicali e attrezzi di falegnameria, la malattia la lascia fuori.
Michela Seu
 
 
3 - L’UNIONE SARDA / Spettacoli e Società (Pagina 55 - Edizione CA)
A Quartu
“Parole nel tempo”
Parte stasera a Quartu la rassegna teatrale “Parole nel tempo”. È in programma all’Houdini Theatre, in via De Gasperi 48. La traduzione dei testi è di Patrizia Mureddu, la messa in voce, le musiche e la drammaturgia del suono sono firmate da Gaetano Marino. La rassegna (ingresso a cappello), incentrata sulla letteratura classica greca, è organizzata in collaborazione con l’Università di Cagliari, facoltà di Studi umanistici, Dipartimento di Filologia Letteratura Linguistica e l’associazione culturale Aula39.
Il via alle 19 con “Iliade - Libro XXII - Achille. Ettore” di Omero. Una traduzione integrale, «perché l’ascoltatore possa avere un’idea, anche se inevitabilmente parziale, del grado di suggestione e di coinvolgimento emotivo che la recitazione dei rapsodi era in grado di esercitare sul pubblico del tempo», si legge nella presentazione.
Domenica prossima, alla stessa ora, in scena “E ragionar d’amore”, rileggendo il “Simposio” di Platone. Domenica 15 dicembre, sempre alle 19, è in programma “Quando la donna è una dea”, intrighi e amori sull’Olimpo e dintorni.
 
 
4 - L’UNIONE SARDA / Cronaca Regionale (Pagina 11 - Edizione CA)
OLBIA. Ieri al meeting sul turismo
L’ottimismo del Governatore davanti agli imprenditori: «Insieme ci risolleveremo»
OLBIA «Siamo appena usciti dall’emergenza stretta che ha messo in ginocchio la Sardegna, ora dobbiamo rialzarci e guardare al futuro. Creare i presupposti per la ripresa dall’alluvione che ha causato vittime, danneggiato luoghi e infrastrutture, ma anche l’immagine dell’Isola». Il governatore Ugo Cappellacci ribadisce così il sostegno agli operatori del settore turistico, riuniti ieri mattina ad Olbia per il 7° meeting “Turismo: un futuro fra difficoltà e segnali di ripresa”. Il presidente della Regione punta ad una massiccia campagna mediatica per attirare i visitatori in una terra flagellata dal ciclone. «La Sardegna è ancora una bella terra - dice ad amministratori locali, operatori turistici, di compagnie marittime e società di gestione aeroportuale, agli studenti presenti all’incontro - Dobbiamo ripartire dal 17 novembre, dal giorno prima della tragedia. Si deve pensare a fare nuova economia, al turismo deve essere assicurato il massimo supporto, assieme ad altri comparti produttivi». Di diverso avviso l’onorevole Giampiero Scanu: «Non è vero che la Sardegna è come prima del giorno del nubifragio, è tutta un’altra cosa. Dunque dobbiamo ripartire dal 18 novembre per costruire il futuro». E lancia una proposta: «Suggerisco una verifica con Area (l’Azienda regionale per l’edilizia abitativa): in queste ore a Olbia ci sono centinaia di persone senza un tetto sopra la testa, mentre si contano 3 mila appartamenti invenduti. Ci sono le condizioni per potervi trasferire un migliaio di sfollati?». Poi aggiunge: «È tempo di far rispettare le regole che ruotano attorno a salute, ambiente e lavoro». A distanza di due settimane dall’alluvione è difficile per gli interlocutori parlare di modelli alternativi di sviluppo turistico. Ma non si può rimanere inermi, sottolinea Ramona Cherchi, portavoce del Consorzio albergatori di Olbia: «Dobbiamo produrre reddito, incrementare le presenze turistiche, non solo nei mesi estivi. Allo spavento e al dolore deve seguire un’informazione positiva, volta soprattutto al mercato internazionale». Durante il meeting emergono segnali di ripresa sul fronte degli arrivi e delle presenze straniere nell’Isola, sono pari al 47,5 per cento del totale. Nella provincia gallurese gli stranieri superano di 200 mila unità gli italiani. L’analisi economica è del docente universitario Carlo Marcetti. I dati li snocciola l’assessore regionale al Turismo Crisponi: «Nel 2013 ci attesteremo su 10 milioni e 500 mila presenze nelle strutture isolane, a settembre era stata raggiunta la quota di 9 milioni 200 mila».
Walkiria Baldinelli
  


LA NUOVA SARDEGNA
 
5 - LA NUOVA SARDEGNA / Pagina 12 - Attualità
LA CRISI Dramma lavoro persi 100mila posti tra i colletti bianchi
Pesante il tributo degli impiegati alla congiuntura negativa In aumento anche i laureati disoccupati: sono 325mila
ROMA La crisi non conosce zone franche, non ci sono rifugi soprattutto nel mondo del lavoro, sempre più ristretto. Non c’è più spazio nemmeno per colletti bianchi o laureati. In un solo anno tra gli impiegati sono andati persi quasi 100mila posti, mentre tra i “dottori” i disoccupati sono saliti ancora, raggiungendo quota 325mila. I dati dell’Istat, aggiornati al terzo trimestre del 2013, rispecchiano un mercato del lavoro che fa acqua da tutte le parti e comincia a fare a meno anche di risorse qualificate, colpendo quello che, almeno una volta, veniva definito ceto medio. Confrontando le ultime tavole dell’Istituto di statistica, con quelle dell’anno precedente, dei 522mila occupati in meno ben 95mila sono classificati come impiegati. Se la perdita media subita dall’occupazione per luglio-settembre 2013 è stata del 2,3%, per i colletti bianchi sale al 3,5%. Certo a fare peggio è ancora la categoria che raggruppa gli operai e gli artigiani, tra loro le persone a lavoro sono diminuite di 320mila unità (-5,6%). Soprattutto non è il primo anno di crisi per le tute blu e per coloro che esercitano lavori manuali. Invece, ancora nel 2012, gli impiegati avevano mostrato di potere ancora reggere alla crisi. Il bilancio dell’ultimo biennio di recessione vede una caduta degli occupati tra operai e artigiani pari a oltre 600mila unità, mentre per i colletti bianchi le perdite toccano quota 108mila di cui la stragrande maggioranza si è concentrata proprio negli ultimi dodici mesi. D’altra parte la crisi, dopo essersi pesantemente abbattuta sull’industria, sta ora intaccando i servizi, il settore terziario, quello dei colletti bianchi. Insomma la crisi fa vittime dappertutto. E neppure il titolo di studio, il famoso “pezzo di carta”, conta più di tanto. Tra il terzo trimestre del 2012 e lo stesso periodo del 2013 tra i senza lavoro i laureati sono aumentati ancora, cosicché negli ultimi due anni sono saliti di 96mila, con un balzo del 41,9%. Meglio comunque di chi approda sul mercato del lavoro senza titolo accademico. Tra i non laureati, infatti, i disoccupati sono saliti ancora di più (+50,7%). Sui dati Istat sulla disoccupazione in aumento fra i laureati AlmaLaurea - consorzio di 64 atenei italiani - fa presente che «il dato è molto allarmante ma tra i giovani diplomati della medesima fascia di età, nello stesso periodo, la disoccupazione è aumentata dell’85% e per il complesso dei 25-34enni la disoccupazione è cresciuta del 69%». Né si deve dimenticare - dice AlmaLaurea - che prendendo in esame l’intero arco della vita lavorativa, pur con le difficoltà iniziali di inserimento, la laurea ha garantito finora migliori esiti occupazionali rispetto al diploma di scuola secondaria superiore (oltre 12 punti percentuali), migliori retribuzioni (+50 per cento) e maggiore corrispondenza tra competenze richieste e quelle possedute nello svolgimento delle proprie mansioni lavorative. Dalle analisi di AlmaLaurea emerge che i tempi lunghi di inserimento dei laureati, aggravati dal percorso di studi secondari, uno dei più lunghi d’Europa, comportano che il differenziale retributivo tra laureati e diplomati, pari ad oggi al 48% nell’arco dell’intera vita lavorativa, si riduca al 22% nella fascia d’età 25-34 (contro una media Ocse del 40%), e lieviti fino al 68% in quella 55-64 anni (contro una media Ocse del 73%).
 
 

QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa CRUI
Link: rassegna stampa MIUR

 

Questionnaire and social

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