Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
16 November 2013

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
Capitale della Cultura 2019,
Cagliari scelta tra le sei finaliste
L'annuncio di Enrica Puggioni: «È davvero una soddisfazione immensa»
 
La notizia arriva calda calda, mentre il sindaco è alle prese con la conferenza stampa sul teatro lirico: «Siamo stati selezionati», dice l'assessore Enrica Puggioni irrompendo nell'ex sala Giunta. Cagliari è tra le sei città italiane che parteciperanno alla gara per diventare «Capitale europea della cultura» nel 2019. Un obiettivo a cui l'esecutivo sta lavorando da mesi. «Ci sono Comuni che hanno speso centinaia di migliaia di euro e si sono posti questo traguardo da anni, è una soddisfazione immensa». Massimo Zedda ha parlato del «prestigio e dell'indotto che può derivare da questa decisione, perché il nome della città girerà in tutta Europa. Durante la presentazione della candidatura abbiamo fatto vedere i cantieri che sono in corso, come quelli di Sant'Elia. Lavori già iniziati: forse anche per questo siamo stati scelti».
LA SCELTA Cagliari è dunque tra le sei candidate italiane per la Capitale Europea della Cultura 2019 insieme con Lecce, Matera, Perugia-Assisi, Ravenna e Siena, scelte dalla giuria europea presieduta da Steve Green. La notizia è stata confermata anche dal ministero dei Beni culturali e del Turismo. La giuria tornerà a riunirsi nell'ultimo trimestre del 2014, per valutare i progetti modificati delle città preselezionate, sulla base delle raccomandazioni che saranno formulate dalla giuria stessa.
LA COMMISSARIA EUROPEA Androulla Vassiliou, commissaria europea per l'istruzione e la cultura, spiega l'importanza di aver ottenuto un traguardo di questo tipo: «Per Cagliari, Lecce, Matera, Perugia-Assisi, Ravenna e Siena, entrate nella “short-list” delle candidate italiane, già la sola nomination può arrecare alle città interessate importanti benefici a livello culturale, economico e sociale, a condizione che la loro offerta sia inserita in una strategia di sviluppo a lungo termine basata sulla cultura». Poi ha proseguito: «Incoraggio tutte le città preselezionate a sfruttare al meglio tale opportunità». Al ruolo di Capitale della Cultura erano candidate più di venti città, «un record» per la Commissaria europea. Oltre alle sei entrate nella short- list: Aosta, Bergamo, Caserta, Vallo di Diano e Cilento con la Campania e il Mezzogiorno, Erice, Grosseto- Maremma, L'Aquila, Mantova, Palermo, Pisa, Reggio Calabria, Siracusa, Taranto-Sudest, Urbino e Venezia- Nordest.
LE CAPITALI Ogni anno sono due le Capitali europee della Cultura. Nel 2019 la seconda città sarà in Bulgaria, dove la preselezione sarà fatta il mese prossimo. Fino al 2019 le future capitali della Cultura saranno: Umea (Svezia) e Riga (Lettonia) nel 2014, Mons (Belgio) e Plzen (Repubblica ceca) nel 2015, Wroclaw (Polonia) e San Sebastián (Spagna) nel 2016, Aarhus (Danimarca) e Paphos (Cipro) nel 2017 e La Valletta (Malta) e Leeuwarden (Olanda) nel 2018. (m. r.)
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 5 - Edizione CA)
«Questa crisi fa paura»
In piazza per dare una sveglia al Governo
A Cagliari manifestazione sindacale e degli studenti
 
Cagliari si è fermata per protestare contro la Legge di Stabilità. Un migliaio di lavoratori di tutti i settori (come scuola, trasporti, edilizia, sanità) è sceso in piazza per partecipare allo sciopero generale di quattro ore indetto da Cgil, Cisl e Uil, organizzato in contemporanea con la mobilitazione nazionale. Allo sciopero hanno partecipato anche gli studenti, circa trecento, che sono stati protagonisti di qualche momento di tensione con le forze dell'ordine prima della partenza del corteo.
NUOVI SPETTRI La manifestazione dei lavoratori si è aperta alle 10,30 in piazza del Carmine, ma già un'ora prima le bandiere delle tre sigle sindacali coloravano tutta la zona. Nel mirino dei sindacati, come detto, soprattutto la Legge di Stabilità del governo. Tra i lavoratori le preoccupazioni sono legate a vecchi e nuovi spettri, come povertà, disoccupazione, precariato. Paure alle quali dà corpo Alberto Pruner, 51 anni, da 33 operaio in un'azienda di costruzioni. «Ho affrontato altre crisi», ha detto, «ma questa volta ho paura di non farcela». I sindacati hanno chiesto misure per diminuire le tasse per lavoratori e pensionati, risorse per rivalutare le pensioni, iniziative per dare efficienza alla spesa pubblica. Il tutto attraverso un ventaglio di proposte che hanno come obiettivo principale il taglio degli sprechi.
FISCO INIQUO Secondo Carmelo Farci, segretario generale Cgil Cagliari, che ha aperto gli interventi dal palco, «occorre cambiare il modo in cui viene affrontata la questione fiscale» che nelle proposte del Governo «appare debole per i lavoratori e i pensionati». Sono questi ultimi, in particolare, i più colpiti dalla Legge di Stabilità. «Il 45,5% dei pensionati sardi vive con meno di mille euro, mentre il 14,5% si ferma a cinquecento euro». «Non c'è più tempo, la Sardegna ha bisogno di risposte», ha detto Gianni Olla, segretario provinciale Uil. «Risposte per l'edilizia, per esempio, che continua a perdere posti di lavoro, ben 30.000 negli ultimi 5 anni tra diretti e indotto». «Con questa Legge di Stabilità si rischia di non erogare più i servizi che occorrono alle imprese e alle famiglie», ha affermato Mimmo Contu della Cisl. Sotto accusa anche la Finanziaria regionale. «Non vediamo politiche che siano in grado di dare risposte», hanno detto i sindacalisti. In piazza, accanto a lavoratori e pensionati, c'erano anche giornalisti e operatori dell'emittente televisiva Sardegna 1, senza stipendio ormai da quattro mesi.
GLI STUDENTI Un'ora prima della manifestazione organizzata da Cgil, Cisl e Uil, sempre in piazza del Carmine, si sono radunati circa trecento studenti delle scuole superiori per chiedere più investimenti per scuola e università. Verso le 9,30, ci sono stati momenti di tensione con le forze dell'ordine: pomo della discordia, l'orario di partenza e l'itinerario del corteo. Tutto si è concluso con un chiarimento verbale. A quel punto il corteo si è messo in movimento, ha attraversato via Crispi, e una volta arrivato in piazza Yenne si è unito agli studenti universitari, in sit-in davanti alla statua di Carlo Felice.
Mauro Madeddu
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 45 - Edizione CA)
L'emigrazione nelle colonie: ricerca degli atenei isolani
Sardegna d'oltremare: la memoria recuperata grazie ai social network
 
C'è un vuoto nella memoria dell'emigrazione dalla Sardegna. Se le storie di quanti hanno lasciato l'Isola nel Novecento per cercare fortuna Oltreoceano, nella Penisola o nelle più ricche regioni d'Europa sono state sufficientemente tramandate, si sono invece smarriti i racconti dei tanti sardi che dall'inizio dell'avventura coloniale italiana e fino alla Seconda guerra mondiale raggiunsero l'Africa. Erano contadini, commercianti e soldati accomunati dal sogno che il nazionalismo alimentava: civilizzare, rendere fiorenti e rigogliose le terre di conquista che i detrattori, nel fervente dibattito sulla questione, consideravano uno “scatolone di sabbia”.
Il progetto “Sardegna d'oltremare” - coordinato dalla cattedra di Storia contemporanea dell'università di Cagliari (col professor Luciano Marrocu) e a cui partecipa anche l'ateneo sassarese - intende recuperare le testimonianze di quanti, persuasi dalla propaganda o costretti dal reclutamento militare, raggiunsero l'Eritrea, l'Etiopia, la Somalia e la Libia.
«Non si conosce il numero esatto dei sardi che tra la fine dell'Ottocento e la Seconda guerra mondiale migrò in Africa», dice Valeria Deplano, titolare di un assegno di ricerca finalizzato proprio alla realizzazione del progetto. «Le difficoltà di reperire i dati - sottolinea - sono dettate dal fatto che, durante il fascismo, i flussi di italiani nelle colonie dell'Impero venivano registrati come spostamenti interni». Gli archivi, quelli dei distretti militari in particolare, saranno fonti preziose per rispondere al bisogno informativo. Contatti sono stati anche attivati con l'Università di Addis Abeba.
Le due unità di ricerca (una per ciascun ateneo) avranno parallelamente il compito di arricchire i numeri con le interviste ai testimoni.
Alla voce dei pochi superstiti si unirà quella dei familiari che custodiscono i racconti dei coloni d'Africa o di coloro che su quel fronte combatterono la Seconda guerra mondiale. Lettere, diari e fotografie saranno parte integrante del progetto che, finanziato dalla Regione, ha come modello un lavoro già svolto e disponibile in rete (www.memoriecoloniali.org) dall'università di Modena.
Comprende schede sui protagonisti, ricordi, ritratti di un bianco e nero ingiallito che, documentando esperienze individuali, costruiscono una memoria collettiva.
Perché anche la storia dei sardi d'Africa possa essere riscoperta e tramandata, da alcuni giorni l'università di Cagliari, attraverso un tam tam avviato sui social network, ha lanciato un appello: «Avete nonni, bisnonni, zii, compaesani, che sono stati in Libia, Eritrea, Somalia o Etiopia? Conoscete le loro storie, avete le loro foto nei cassetti? Potete far diventare la storia della vostra famiglia parte di una storia più grande, potete contribuire a “Sardegna d'oltremare”. Sulla pagina Facebook che ha lo stesso nome del progetto, è possibile segnalare la volontà di contribuire alla ricerca.
Questo invece è l'indirizzo mail a cui possono essere inviati i contributi: sardegnadoltremare@gmail.com.
Manuela Arca
 

LA NUOVA SARDEGNA
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 14 - Ed_Cagliari
INNOVAZIONE»I RICONOSCIMENTI DELLA BANCA DI CREDITO SARDO
Otto aziende isolane pronte a cavalcare la ripresa economica
La cerimonia di premiazione all’Università di Cagliari
De Felice (Intesa): la crescita coinvolgerà anche la Sardegna
di Stefano Ambu
 
CAGLIARI I problemi ci sono, nessuno li nasconde. Ma bisogna guardare avanti: anche perché, dicono gli economisti, c'è qualche segnale di schiarita. Pure per la Sardegna. Un po' in ritardo, ma le previsioni sono quelle: piccola ripresa. E la seconda edizione di “Promuovere l'eccellenza per sostenere la crescita”, il premio di Banca di credito sardo arrivato quest'anno alla seconda edizione, anche in questa prospettiva, ha voluto essere un riconoscimento. Ma anche un incoraggiamento. Otto le aziende premiate: Sono B Metal srl impiantistica e macchinari, Maori future concept, nautica, Cala Ginepro srl, turismo, Sardex, moneta virtuale, sugherificio Ganau, agroindustria, Domenico Manca spa agroalimentare, Centro carni srl agroalimentare, Essedi srl energia. La cerimonia di consegna delle targhe si è svolta ieri pomeriggio nell'aula magna del Rettorato dell'Universitá di Cagliari. Le otto imprese sono state scelte da una giuria- comitato scientifico composto dal presidente della Sfirs Antonio Tilocca, dall'assessore al bilancio Alessandra Zedda, dal responsabile di Cagliari della Banca d'Italia Nevio Eligio Rodighiero, dai rettori dei due atenei sardi Giovanni Melis e Attilio Mastino e dai direttori delle testate La Nuova Sardegna e l'Unione Sarda, Andrea Filippi e Anthony Muroni. «Abbiamo voluto dare un segnale di positività – ha detto il direttore generale della Banca di credito sardo Pierluigi Monceri – andando fuori da uno scenario di lamentele e rammarico per guardare invece il bicchiere mezzo pieno. Le difficoltà ci sono, inutile negarlo. Ma ci sono anche segnali di ripresa. Il comitato scientifico ha voluto premiare le aziende che in diversi campi si sono dimostrate intraprendenti e capaci di stare sul mercato». I settori su cui l'isola deve puntare? Secondo gli esperti sono quattro: agricoltura, turismo, Ict ed energia. I segnali di speranza sono stati evidenziati nella relazione del capo economista di Intesa San Paolo Gregorio De Felice: una crescita che, anche se con un po' di ritardo, coinvolgerà pure la Sardegna. «Per quanto riguarda la situazione italiana – ha detto – ci sono segnali di stabilizzazione del ciclo economico: la contrazione dell'attività produttiva si sta fermando. E anche gli ordini delle imprese fanno pensare a una piccola ripresa. Per il nostro Paese la previsione è di 0,5 per il prossimo anno e di 1,1 nel 2015. I risultati in Sardegna dovrebbero vedersi con uno-due trimestri di ritardo». Per la Sardegna il traino sarà costituito dalla domanda estera soprattutto nei settori manifattura, servizi e soprattutto turismo. «Gli ultimi dati dell'isola – ribadisce De Felice – contrassegnati da una forte presenza straniera sono un classico esempio: dovrebbe essere la costante anche per i prossimi anni».
 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 35 - Ed_Cagliari
Capitale della Cultura 2019: Cagliari in finale
 
CAGLIARI La giuria di selezione incaricata di valutare le candidature delle città italiane per l'attribuzione del titolo di Capitale europea della cultura 2019 si è riunita ieri a Roma e ha raccomandato l'inserimento di Cagliari, Lecce, Matera, Perugia, Ravenna e Siena in un elenco ristretto. Una volta che l'Italia avrà avallato tale raccomandazione, le città preselezionate compileranno l'atto di candidatura entro l'estate prossima. La giuria si riunirà nuovamente nel terzo trimestre del 2014 e raccomanderà la città italiana da designarsi Capitale europea della cultura 2019. Androulla Vassiliou, Commissaria per l'Istruzione, la cultura, il multilinguismo e la gioventù, ha dichiarato: «Desidero congratularmi con le città per la loro nomination dopo la prima fase della competizione. Più di venti città – un numero record - sono in corsa per il titolo. Questa è la prova della popolarità dell'evento “Capitale europea della cultura". Il solo fatto di essere iscritte nell’elenco ristretto per l'attribuzione del titolo può dare alle città interessate importanti benefici a livello culturale, economico e sociale, a condizione che la loro offerta sia inserita in una strategia di sviluppo a lungo termine basata sulla cultura». « Le Capitali sono l'occasione per i cittadini europei per imparare a conoscersi meglio- ha dettoAndroulla Vassiliou-, condividendo patrimonio storico e valori, in altre parole, per provare un sentimento di appartenenza ad un'unica comunità di cittadini europei. Incoraggio tutte le città preselezionate a sfruttare al meglio tale opportunitàà»."
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 21 - Ed_Cagliari
Villacidro, convegno sullo spopolamento
 
VILLACIDRO La Sardegna si sta inesorabilmente spopolando, a cominciare dalle zone interne. Il Medio Campidano, più di tutti, sta subendo una drammatica perdita di abitanti (550 in meno nel solo 2012), che si spostano verso i centri maggiori dell’isola o sulla penisola. Le Acli Provinciali di Cagliari, per discutere dell’allarmante fenomeno, hanno organizzato il convegno “Migrazione e spopolamento nel Medio Campidano”, che si terrà oggi (ore 17), nel sala convegni del Caffè Letterario di piazza Zampillo. L’incontro, che vedrà la presentazione di un’importante ricerca sullo spopolamento delle zone interne, vedrà la partecipazione, tra gli altri, del presidente delle Acli di Cagliari, Mauro Carta, del vicepresidente del Consiglio Regionale della Sardegna, Michele Cossa, del sindaco di Villacidro, Teresa Pani, e del ricercatore del CRENoS, Marco Sideri. Nel corso del convegno, si discuterà, dati alla mano, dei motivi che spingono tanti sardi a lasciare i piccoli centri dell’interno, ormai a rischio desertificazione. Un fenomeno che, nel caso del Medio Campidano, riguarda anche i comuni più grandi: da Villacidro a Guspini (maglia nera), fino a Serramanna, San Gavino e Sanluri: negli ultimi due anni hanno perso diverse centinaia di residenti. «A emigrare – spiega Mauro Carta, autore della ricerca insieme a Marco Sideri – sono in particolare i più giovani, spinti dalla mancanza di lavoro. E’ sull’assenza di prospettive di vita che bisogna dunque agire se si vuole combattere seriamente la piaga dello spopolamento».(l.on)
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 31 - Ed_Cagliari
«Quante inesattezze sulle ex Semolerie»
Il progettista del campus universitario contesta gli interventi di alcuni consiglieri: «Non esistono ostacoli urbanistici»
 
SASSARI Il progetto della cittadella universitaria alle porte della città non è morto e sepolto. «La sentenza definitiva – dice l’architetto e progettista Giovanni Mossa – può darla solo il Consiglio comunale dopo una votazione. Non di certo una riunione della commissione Urbanistica o una mozione dei consiglieri». La conclusione dell’ultima seduta della commissione ha lasciato sbalorditi i proprietari dell’area adiacente il cimitero. «Sappiamo perfettamente che al Consiglio comunale spetta la decisione ultima sulla fattibilità del campus universitario, e la localizzazione delle ex Semolerie può piacere o meno, così come l’idea stessa di campus. Ma non è giusto tirare in ballo degli ostacoli urbanistici così come si è asserito in commissione, perché le ex Semolerie al momento rappresentano in città l’area più idonea ad ospitare un progetto di così ampio respiro. Certamente di più dell’ex Brefotrofio di via delle Croci, perché privo di aree verdi e perché destinato ad attrezzature assistenziali, ospedaliere o ad un eliporto ». Per quanto riguarda invece la destinazione d'uso delle ex Semolerie, l’architetto Mossa parla di una totale fattibilità del campus: «Si è affermato più volte che la destinazione prevista dal Puc non consentirebbe le destinazioni d'uso previste in progetto in quanto l'unica ammissibile sarebbe la "G.1.1.2 Università ed ERSU". E’ un approccio errato: il progetto infatti non prevede né un "Campus universitario" del tipo anglosassone, bensì un insieme coordinato di differenti destinazioni d'uso, fra loro compatibili, non riservate in forma esclusiva agli studenti residenti al suo interno, ma aperte sia agli studenti che risiedano esternamente al complesso, sia a tutti i cittadini. Tale soluzione garantirebbe anche l'Ersu riducendo, se non addirittura azzerando, i costi di gestione. Le destinazioni d'uso previste in progetto rientrano totalmente all'interno di quelle previste nella zona A1 e nel dettaglio e nell'ordine di elencazione delle norme tecniche di attuazione del Puc». Specificatamente le classificazioni prevederebbero questo: d.1.1 uffici e studi professionali privati (ambulatorio medico e sportello bancario). d.2.2 pubblici esercizi per la somministrazione di alimenti e bevande (mensa-ristorante-bar).d3.1 strutture alberghiere (immobile di nuova realizzazione di tipo alberghiero da realizzare in sostituzione di immobile privo di valore storico monumentale con meno di 70 anni di vita). d3.5.5 strutture ricettive-residence ( residence collettivo con spazi cucina pertinenziali). d3.5.9 foresterie (piccola foresteria a disposizione dell'Ente). d13.1 locali di intrattenimento e svago, cinema e teatri (piccola multisala). d14.1 circoli privati, sedi di associazioni, scuole private, attrezzature private per lo sport (palestra fitness, piscina scoperta, impianti sportivi gestibili eventualmente anche dal Cus). d.14.2 centri ed attrezzature sociali e culturali di interesse generale di livello urbano (piccolo museo multimediale sulla storia industriale della città). «Si è anche sostenuto che le ex Semolerie si trovino in una zona troppo decentrata. Ma allora qualcuno dovrebbe spiegare perché il Puc la classifica come A1, cioè come centro matrice. E perché per ben due versioni del Piano urbanistico in quell’area viene ribadita una scheda norma che prevede una riqualificazione del tutto compatibile col nostro progetto». (lu.so.)
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 33 - Ed_Cagliari
«Limba comuna, un errore Al sardo serve più libertà»
Luciano Marrocu, storico e narratore, interviene nel dibattito sulla lingua sarda «I versi in campidanese di Giulio Angioni molto più utili di tutti i progetti astratti»
di Costantino Cossu
 
Docente di Storia contemporanea all’Università di Cagliari ma anche apprezzato autore di narrativa, Luciano Marrocu interviene nel dibattito sulla lingua aperto da Attilio Mastino per dire nella sostanza due cose: 1) il progetto della limba comuna è sbagliato; 2) il sardo va tutelato, ma «quanto meno esso ha a che fare con le costrizioni e le durezze della legge tanto meglio è». Giuseppe Corongiu, direttore del Servizio lingua sarda della Regione, nel suo libro “Il sardo una lingua normale” accusa gli intellettuali, e in particolare gli accademici, di essere (non oggi ma da sempre) i più acerrimi nemici dell'identità nazionale dei sardi. E' vero? «Se la vogliamo mettere in termini così generali, senza gli "intellettuali" – da Giommaria Angioy, al canonico Spano, a Emilio Lussu, a Giovanni Lilliu – non ci sarebbe un'identità nazionale dei sardi, e se ci fosse avrebbe contenuti diversi e che con ogni probabilità non ci piacerebbero». L'idea dell'identità nazionale dei sardi (come del resto quella di tutti i popoli del pianeta) ha una sua precisa genesi storica. Possiamo sommariamente ricordarla? «Forme di identità nazionale dei sardi esistono anche nella Sardegna di antico regime ma una moderna identità nazionale sarda prende forma a partire dalla fine del Settecento, in corrispondenza alla "Sarda Rivoluzione”, e acquista ritmo e spessore con la cosiddetta "Rinascenza" intellettuale dei decenni centrali dell'Ottocento – il solito canonico Spano – tanto per intenderci e tanti altri. L'impatto con lo Stato unitario italiano, paradossalmente, favorisce il precisarsi di una identità sarda, che spesso si accompagna senza tensioni e contraddizioni a quella italiana. Un processo di doppia nazionalizzazione, sarda e italiana, lo vediamo anche durante la prima guerra mondiale: Emilio Lussu è il padre fondatore del sardismo moderno, mantenendo un profilo ideologico da patriota italiano. Non mi vorrei sbagliare, ma mi pare che Lussu sia stato cancellato dai discorsi dei sardismi più recenti». Viviamo in una fase storica in cui i processi di globalizzazione hanno prodotto reazioni identitarie forti, su base religiosa prevalentemente, ma anche su base etnica. Solo reazioni di difesa aperte a esiti anche molto pericolosi o anche opportunità di restituire voce a mondi cancellati per secoli? «Non vedo in Sardegna espressioni di identitarismo reazionario, se così vogliamo chiamarlo, ma vedo una diffusa generosa esigenza di dare dignità ed espressione a una cultura e a una lingua che si intende valorizzare e difendere. Per altri, che magari non hanno il sardo come lingua madre, la lingua e la cultura sarde sono una straordinaria scoperta e una occasione di arricchimento. Per alcune élites le tematiche identitarie sono una risorsa da spendere sul mercato politico: lo dico senza scandalizzarmi, succede in Sardegna, succede in ogni parte del mondo». Veniamo alla questione della lingua. La strada su cui si è puntato dal 2006, quella della creazione di uno standard comune, è quella giusta? «Mi consenta una risposta secca. La trovo sbagliatissima. Gli esiti visti finora sono grotteschi. Credo che il sardo, la lingua sarda, debba essere difesa dalle lingue “comuni” di ogni genere e di ogni tipo. A me personalmente emoziona ancora il campidanese terragno e tutt’altro che “comune” usato dal mio illustre prozio Efisio Vincenzo Melis, professore di matematica a Cagliari e a Guamaggiore, suo paese natale, creatore di Ziu Paddori, che ha fatto ridere e commuovere generazioni di sardi del Sud e del Nord». Che ruolo possono avere scuola e università? «Un ruolo importantissimo. Mi limito a menzionare il fatto che nella mia facoltà, la facoltà di lettere di Cagliari, è nata e si è affermata una tradizione di studi di linguistica sarda che ha un prestigio internazionale. Lo stesso si può dire per gli studi antropologici e archeologici. Anche lo studio del sardo nella scuola, che sicuramente va promosso, deve avere una base operativa nella università». Come giudica l'onda sovranista che percorre la politica regionale? «Da quel che ho capito, e confesso di non aver capito molto, si tratta di una strada intermedia tra autonomismo e indipendentismo. Di positivo c'è una disposizione più cortese nei confronti di noi sardi "italioti" e la presenza nelle file sovraniste di persone di esperienza e di valore». Oltre che uno storico, lei è uno scrittore. Bilingue come tutti i sardi, lei ha scelto di scrivere in italiano. Scelta che i fautori dell'identità nazionale dei sardi contestano a lei come agli altri scrittori sardi contemporanei. Come risponde? «Mi deve concedere un po' di autobiografia linguistica. L'italiano è la mia lingua madre e le sono molto affezionato: non potrei scrivere se non in italiano. Il campidanese era lingua madre dei miei genitori. Ho scoperto in tarda età che il campidanese non solo lo capisco perfettamente ma in qualche modo lo parlo. Un piccolo miracolo, ma insufficiente perché io possa pensare di scrivere in sardo. Però, dovessi provare con la poesia, cosa che non ho mai fatto, mi piacerebbe farlo in campidanese. Per ora leggo Giulio Angioni e il suo “Tempus” che, detto fra parentesi, ha fatto per il sardo mille volte di più delle lingue comuni e di mesania. La lingue si rinnovano e crescono così, quando scrittori di talento ne rivelano tutta la complessità». E se la vera identità dei sardi più che pura e "unificata" fosse meticcia? «Ciò che usualmente viene chiamato identità dovrebbe essere considerato a mio giudizio come uno spazio di soggettività e libertà. Più che di identità meticce parlerei di identità plurime. Se però qualcuno vuol essere un sardo a 360 gradi o a 18 carati sia libero di esserlo, purché non pensi che tutti debbano essere o sentirsi sardi al modo suo. In altre parole, quanto meno il sardo, la lingua sarda, ha a che fare con le costrizioni e le durezze della legge tanto meglio è».
 
LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 42 - Ed_Cagliari
Premi Ussi, parata di star
Appuntamento alle 10.30 al PalaCus di Cagliari con campionissimi di ieri e di oggi
 
CAGLIARI Lo sport premia i suoi campioni. Ragazzi e club che si sono distinti nell’ultima stagione ma anche vecchie glorie che hanno lasciato ricordi indelebili nei tifosi. L’Ussi ha fatto le cose per bene a cominciuare dalla cornice dela manifestazione: “Sport come integrazione e salute”. Da qui, le attenzioni e il patrocinio concesso dalla ministra per l’Integrazione, Cécile Kyenge e dal presidente del Coni nazionale, Giovanni Malagò. Ci sarà il pienone oggi dalle 10.30 in poi, nel PalaCus di Sa Duchessa. L’Ussi apre le porte agli immigrati e al volontariato, ai giovani e ai veterani. Senza scordare il mondo del giornalismo, della formazione e della cultura. I Premi Ussi puntano a riconoscere risultato agonistico, ma non solo. Non a caso tra i premiati compare Gigi Riva (mezzo secolo in Sardegna), gli eroi dello scudetto del ’70 (Tomasini, Greatti, Poli, Brugnera e Reginato), Angelo Binaghi, Gigi Datome, la Promogest, Fabio Aru, Oualid Abdelkaber, l’Amsicora, Veronica Baldaccini, Manuel Cappai, il Centro di coordinamento dei Cagliari club, Leonardo Coiana, la Dinamo Sassari, Donatella Faedda, Claudia Pinna, Fabio Poddighe, Falou Samb, lo Special Olimpics, il Team solidale e la Torres calcio femminile. In sostanza, uno spaccato isolano che rappresenta, almeno in parte le espressioni di un movimento che, anche con poche risorse, a disposizione cresce. E partecipa allo sviluppo delle nuove generazioni. Con uno sforzo suppletivo, continuo e lontano dalla ribalta, per quanti operano nel volontariato e nell’assistenza. Alla cerimonia interverrà anche il campione del mondo Bruno Conti. E nel corso delle premiazioni sono previsti video di figure di rilievo internazionale quali Valeria Straneo (vice campione del mondo di maratona) e le fresche vincitrici della Fed Cup 2013.

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