Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
05 November 2013
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
 

 
L’UNIONE SARDA

 
1 - L’UNIONE SARDA / Cronaca di Cagliari (Pagina 22 - Edizione CA)
NELLA FACOLTÀ DI STUDI UMANISTICI
Prodotti e servizi della comunicazione, da oggi il master
Un master di primo livello in Management dei prodotti e servizi della comunicazione. Oggi, alle 10.30, nell’aula magna Motzo della facoltà di Studi Umanistici, in via Is Mirrionis 1, viene avviata l’attività didattica del master, che dura un anno ed è proposto dal dipartimento di Pedagogia, psicologia, filosofia e promosso da corso di laurea in Scienze della comunicazione. Lo staff del master e i docenti presentano l’offerta formativa.
GLI ISCRITTI Il Master ha 45 iscritti: un successo che attesta l’interesse verso il mondo della comunicazione e della gestione dei servizi ad essa legati. L’età degli allievi è compresa tra i 23 e i 30 anni (24 corsisti), con punte anche tra i lavoratori over45 (10 iscritti).
E-LEARNING E UNIVERSITÀ Le lezioni si svolgono in aula, ma sarà possibile seguirle a distanza in streaming live. Un sistema di videoconferenza e una piattaforma web consentono inoltre di poter contare su docenti qualificati ed esperti, che possono portare avanti la proposta didattica con più facilità e maggiore possibilità di interazione.
IL MONDO DEL LAVORO Il master rappresenta uno dei tasselli dell’offerta formativa dell’ateneo e punta a formare specifiche conoscenze e competenze professionali nell’ambito della gestione della comunicazione. Nel corso dell’inaugurazione, ne discutono alcuni rappresentanti del mondo del lavoro e del territorio tra cui Alessandro Vagnozzi (delegato education Giovani Imprenditori Confindustria Sardegna) e Gianfranco Quartu (responsabile ufficio stampa comune di Cagliari).
GLI STAGE Il master prevede periodi di stage in aziende ed enti convenzionati del territorio regionale. Nell’ambito dei servizi per i laureati, l’ateneo di Cagliari supporterà il master con iniziative legate alla possibilità di avviare contratti di apprendistato di alta formazione e ricerca.
Ulteriori informazioni anche sulle iniziative legate al master possono essere reperite sul sito www.com.unica.it/master. Per la didattica e sugli aspetti organizzativi del corso, gli interessati possono contattare la dott.ssa Valentina Favrin chiamando, dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13, al 320/4431800. Email: favrin@unica.it.
 


2 - L’UNIONE SARDA / Cultura (Pagina 40 - Edizione CA)
Per la miglior tesi di laurea. Cerimonia domani a Sa Illetta
Storia dell’arte medievale: premio per ricordare Coroneo
Sarà incoronato domani il vincitore del premio per la miglior tesi di laurea in Storia dell’arte medievale. Il riconoscimento è intitolato a Roberto Coroneo, docente e preside della facoltà cagliaritana di Lettere, scomparso all’età di 53 anni. La cerimonia si terrà nella sala Sabater della fattoria “Sa Illetta” alle 17,15. «È questa la prima edizione di un concorso che, pensato e promosso dall’associazione culturale Sa Illetta - dice Idimo Corte, presidente del sodalizio - è stato fortemente voluto per onorare la figura di Coroneo che tanto ha dato alla storia dell’arte medievale e altrettanto ha dato ai suoi studenti ai quali ha lasciato la grande eredità dei suoi studi».
Coroneo percorse rapidamente la carriera universitaria. Era considerato un giovane in un ambiente tradizionalmente dominato dalla gerontocrazia. Da ricercatore, divenne professore associato e quindi ordinario. È morto nel gennaio del 2012. Ricopriva allora l’incarico di preside della facoltà di Lettere. A lui si devono le più importanti pubblicazioni relative alla storia dell’arte medievale in Sardegna e un’eredità culturale che, insieme al rimpianto per le doti umane riconosciutegli anche dagli allievi, è ancora fortemente radicata nell’ambiente accademico.
La cerimonia sarà caratterizzata dalla Lectio Magistralis di Cosimo Damiano Fonseca, teologo, accademico dei Lincei e già rettore dell’Università della Basilicata, dal titolo: “Quando vivevamo in grotta: archetipi e processi insediativi nell’area mediterranea”. Interverranno Andrea Pala, docente di storia dell’arte medievale dell’Università di Cagliari nonché allievo di Roberto Coroneo che ne traccerà un ricordo; Rossana Martorelli, docente di archeologia cristiana e medievale dell’Università di Cagliari e Tatiana Kirova, preside della facoltà di Lettere-Beni culturali Università telematica internazionale Uninettuno; Idimo Corte dell’associazione culturale Sa Illetta. Coordinerà i lavori Cecilia Tasca, docente di archivistica dell’Università di Cagliari. (m.a.)



 
3 - L’UNIONE SARDA / Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
Gara di solidarietà per il diritto allo studio dei ragazzi del Sulcis
«Così abbiamo “adottato” i figli della crisi economica»
Vent’anni, originaria di un paesino del Basso Sulcis, iscritta in Medicina a Cagliari, quest’anno non avrà la borsa di studio cui pure (come altri 2.600 studenti sardi) avrebbe diritto: a consentire a questa “figlia della crisi” di continuare a frequentare l’università, l’aiuto insperato di un benefattore, un professionista sardo che vive a Bruxelles. «Io e mia moglie l’abbiamo scelta dalle graduatorie dell’Ersu», racconta lui: «Il nostro è un investimento sul futuro dell’Isola, non tocca ai ragazzi pagare la crisi». Esempio contagioso: un imprenditore cagliaritano farà altrettanto. NOCE A PAGINA 3
 
Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
«Io e mia moglie abbiamo deciso dopo un servizio in tv sui giovani senza futuro»
UN DONO PER LA FIGLIA DELLA CRISI
Borsa di studio revocata, professionista le paga l’affitto
Vent’anni, originaria di un paesino del Basso Sulcis, papà senza lavoro, la borsa di studio che l’anno scorso c’era e questo (causa tagli) non c’è più: B., iscritta al secondo anno in Medicina a Cagliari, è la tipica “figlia della crisi”. Fino a qualche giorno fa era disperata: senza borsa, il percorso di studi intrapreso con tanta buona volontà (e ottimi voti: tutti 28 e 30, finora) si faceva impervio, forse impossibile. Certo, ha diritto a non pagare tasse universitarie né mensa, ma a casa i soldi per la stanza in affitto non si possono proprio chiedere.
A volte, però, i miracoli accadono. Ad aiutare B. «fino alla laurea» saranno un professionista sardo e sua moglie. Vivono a Bruxelles. Due perfetti sconosciuti, per la ragazza.
 NOTIZIE DALL’ISOLA Un anno fa, via satellite, vedono sul tg di Videolina un servizio su una manifestazione di protesta a Cagliari. Nel corteo, in via Roma, spicca uno striscione: “Figli della crisi”. Gli studenti del Sulcis Iglesiente (che anche in questi giorni, da quasi un mese, sono nuovamente in presidio a Cagliari, con le tende, per chiedere un futuro) quel 29 ottobre 2012 sono per la prima volta in piazza, accanto agli operai che protestano per l’imminente chiusura dell’Alcoa. Per la coppia è uno choc: «Avevamo letto i dati sulla crisi in Sardegna. Quelle immagini, però, hanno dato corpo e volti alle cifre. Eravamo sconvolti. Abbiamo pensato ai nostri tre figli, tutti laureati, che già lavorano, sparsi per mezza Europa. Non è giusto che questi ragazzi paghino una crisi di cui non hanno colpa. Così abbiamo deciso: appena possibile saremmo scesi nel Sulcis e avremmo cercato di aiutare un ragazzo o una ragazza».
VACANZA-MISSIONE Passano dieci mesi. In agosto i due sono in Sardegna. «Noleggiata un’auto e fatta base a Chia, giorno per giorno abbiamo battuto tutto il Sulcis: da Iglesias a Carbonia a Portoscuso. Abbiamo visitato scuole medie e licei, parlato con professoresse, a Iglesias con un parroco, con lavoratori dell’Alcoa. A tutti abbiamo chiesto di indicarci una famiglia che potessimo aiutare. Nessuno, però, si è voluto prendere la responsabilità di sceglierne una a discapito di altre. In due settimane abbiamo fatto forse un bagno. Il giorno prima del volo di ritorno, eravamo molto sconfortati, un’amica di mia moglie, a Cagliari, ci suggerisce di chiedere informazione all’Ersu. Ci andiamo, senza appuntamento. Una dirigente molto gentile e preparata ci spiega che molte delle borse di studio dell’ente sono state tagliate dalla crisi e molti ragazzi bisognosi e meritevoli (i cosiddetti idonei non beneficiari) non avranno soldi. Le graduatorie, aggiunge, saranno pubblicate a ottobre anche su internet. Ci è sembrata la strada giusta».
L’INCONTRO I due tornano a Bruxelles. A ottobre, le graduatorie sono on line. Fra i nomi degli “idonei non beneficiari” c’è quello di B.: la coppia si informa, decide che è la persona giusta e chiede un contatto all’Ersu. La settimana scorsa, il professionista e sua moglie sono di nuovo a Cagliari. L’appuntamento con B. è in piazza San Benedetto. «Un incontro emozionante, con un comprensibile imbarazzo iniziale. Lei ci ha fatto un’ottima impressione: seria, educata, colta, appassionata, ha scelto Medicina perché il suo obiettivo è di aiutare gli altri; è impegnata nei tirocini, fa sport. Andiamo con lei al suo paesino, incontriamo i genitori: brave persone, dignitosissime, che meriterebbero più attenzioni e sostegno da parte delle istituzioni. Per superare l’impaccio, al papà di B. ho raccontato che so benissimo cosa si prova a perdere il posto perché vent’anni fa l’azienda per cui lavoravo fallì e passai settimane terribili, con tre figli da crescere e il mutuo da pagare: a salvarmi fu l’aiuto di una persona che conoscevo a mala pena. Ora sto semplicemente restituendo ciò che ho ricevuto allora. Spendere questi soldi non ci manderà in rovina, e poter fare qualcosa ci rende felici: dovremmo essere noi a ringraziare B. e i suoi genitori. Non è beneficenza, ma un investimento per il futuro della nostra isola, dove speriamo di tornare a vivere, tra qualche anno, per goderci la pensione».
CONTAGIO Prima di ripartire per Bruxelles, a Cagliari, il primo sintomo del contagio: la coppia va a trovare un cugino, un imprenditore con moglie e due figli. «Quando abbiamo finito di raccontargli la vicenda ci ha chiesto il numero dell’Ersu: “Vogliamo aiutare anche noi un figlio della crisi”, ci ha detto. Lo ha fatto davvero. E ora speriamo che qualcun altro abbia la stessa idea».
Marco Noce
 
 
 
4 - L’UNIONE SARDA / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
ERSU. Daniela Noli: «Spesso va avanti solo chi ha alle spalle una famiglia con possibilità»
LA MANNAIA SUGLI AIUTI AGLI UNIVERSITARI
«I tagli al diritto allo studio sono continui, e a livello nazionale manca una politica di sostegno»: a parlare non è una dei “Figli della crisi” in presidio da quasi un mese davanti alla sede del Consiglio regionale, bensì Daniela Noli, presidente dell’Ersu. È sull’ente che si abbattono gli effetti delle sforbiciate.
Quando Roma taglia, non tutte le Regioni ne risentono alla stessa maniera. Un conto è ridurre gli stanziamenti pubblici alla Lombardia, dove c’è un ricco tessuto di fondazioni bancarie che finanziano anche borse di studio, un altro in Sardegna dove c’è una sola fondazione bancaria e i tassi di disoccupazione e abbandono scolastico sono fra i più alti d’Italia.
1,2 MILIONI IN MENO L’anno scorso, per le borse di studio destinate agli studenti sardi l’Ersu ha potuto disporre di 8 milioni e 400 mila euro («perché potevamo contare su alcuni residui di bilancio»). Quest’anno, 7 milioni e 200 mila: un milione e 200 mila euro in meno. Risultato? «Abbiamo ricevuto 5.224 domande da parte di studenti idonei, per reddito e per merito, a ricevere le borse di studio - spiega ancora la presidente - ma abbiamo potuto accontentarne soltanto 2.642».
Ciò significa che gli «idonei non beneficiari» sono 2.582: 2.582 studenti sardi le cui famiglie hanno redditi e situazioni patrimoniali non certo floride, e il cui rendimento negli studi (misurato col sistema dei crediti ma anche col rispetto degli obblighi formativi) è stato giudicato positivamente. Ragazzi con le carte in regola, e ai quali l’Ersu garantisce comunque l’esenzione dalle tasse universitarie e dalla quota mensa, ma che non riceveranno le borse di studio, il cui ammontare oscilla tra i 1.440 e i 3.254 euro. È fra questi che il professionista sardo di Bruxelles ha trovato la sua beneficiaria. Degli altri 2.581 molti probabilmente getteranno la spugna, interromperanno il loro percorso di formazione, andranno a ingrossare le fila dei sardi a spasso.
AIUTI AI DISABILI «In questa situazione - ammette Daniela Noli - sempre più spesso va avanti negli studi solo chi ha alle spalle una famiglia che può sostenerne le spese». L’Ersu qualcosa fa: «Giovedì scorso - racconta ancora la presidente - abbiamo trasmesso al Consiglio regionale una delibera del nostro Cda che prevede l’impiego, per il supporto ai colleghi disabili, di studenti scelti proprio dalla graduatoria degli “idonei non beneficiari”: dovranno, per esempio, accompagnarli alla mensa. L’impegno prevede 150 ore di lavoro nell’arco dell’anno accademico, che di solito vengono concentrate nell’arco di due mesi, e un contributo di 10 euro l’ora». Ce n’è abbastanza per coprire una parte delle spese per un alloggio a uno studente fuori sede.
FUGA DALL’ISOLA La presidente chiude con una riflessione: «L’ultimo provvedimento deciso dal ministro Carrozza prevede cinquemila euro di contributo a chi si iscrive in atenei diversi da quelli del luogo di residenza: in Sardegna, questo rischia di tradursi in una fuoriuscita di studenti verso sedi ritenute più appetibili. Una scelta che solo alcune famiglie potranno permettersi di affrontare». (m. n.)
 
 
 
 
 
5 - L’UNIONE SARDA / Provincia Medio Camp (Pagina 29 - Edizione CA)
LUNAMATRONA
Il paese aiuta i bambini della Tanzania
LUNAMATRONA Salvare i bambini malnutriti dell’arcipelago di Bumbire, in Tanzania. L’amministrazione comunale ha stretto un patto di ferro con il Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università di Cagliari e l’associazione Bhalobasa. Insieme hanno elaborato un progetto contro la malnutrizione infantile della terra africana con una spesa di 17 mila euro. La Giunta comunale lo ha approvato ed ha chiesto alla Regione un finanziamento di 8.700 euro. (an. pin.)
 
 
 
 
6 - L’UNIONE SARDA / Cultura (Pagina 40 - Edizione CA)
Si apre questo pomeriggio all’Exmà la sesta edizione del Festival
“IERI, OGGI, DOMANI, LE SFIDE DELLA SCIENZA”
Quando Galileo Galilei vide un cielo nuovo
«La scienza non ha altro comandamento che servire la scienza». Questo faceva dire Bertold Brecht al suo Galileo, un uomo “colpevole” di aver capito grazie a uno strumento straordinario come il cannocchiale l’errore su cui poggiavano la teoria del sistema tolemaico e con essa le verità della Chiesa. Sappiamo tutti come andò: il processo, l’abiura, l’esilio nella casetta in Toscana dove il grande scienziato scrisse ancora i suoi pensieri sui suoi studi. Un tesoro prezioso di ricerca e intuizioni lasciato all’umanità insieme a quel cannocchiale e alle speciali lenti con le quali Galileo vide un nuovo cielo.
“Il nuovo cielo di Galilei” è giusto il titolo della conferenza con la quale Michele Camerota, professore dell’Università di Cagliari aprirà questo pomeriggio la sesta edizione del Festival della Scienza, un bellissimo e intelligente appuntamento, promosso dall’associazione “Scienza società scienza”, che animerà Cagliari da oggi fino a domenica con incontri, appuntamenti, conferenze, laboratori e mostre che avranno come ideale filo conduttore la capacità della scienza di guardare sempre un passo in là per cercare di oltrepassare i limiti. Una passione racchiusa nello slogan “Ieri, oggi, domani, le sfide della scienza”.
Si comincia dunque alle 16,30 all’Exmà, con le pagine del “Siderus Nuncius” raccontate dal professor Camerota e lette, in alcuni brani, dall’attore Gaetano Marino. Quando il 13 marzo del 1610 il piccolo libro di Galileo Galilei vide la luce, l’assetto celeste cambiò drasticamente: il vecchio cielo di Aristotele lasciò per sempre il posto a un nuovo cielo dove la stella del sole era e restava immobile. Una scoperta straordinaria.
È questa la forza della scienza: rivoluzionare le vite. Dalle cose che oggi ci appaiono semplici come l’arrivo alla fine degli anni ’50 della corrente elettrica in molti centri della Sardegna ancora al buio , al presente quotidiano fatto di tablet, smartphone, notizie che volano velocissime in rete. Per non parlare dell’invenzione degli antibiotici o della scoperta del Dna, il libro genetico nel quale è scritta la storia.
Il menu del Festival è ricchissimo. Sono 57 gli appuntamenti in programma che culmineranno domenica mattina alle 10,30 all’Exmà. Marco Cattaneo, direttore delle riviste “Le Scienze” e “National Geografic Italia”, affronterà il tema della comunicazione della scienza. Che ha un linguaggio peculiare ma non per questo meno chiaro. Ce lo dirà (mercoledì) uno degli ospiti, Guido Pegna dell’Università di Cagliari, che andrà alla ricerca dei modi e delle tecniche rintracciati nei narratori di scienza. Andrea Frova, scrittore e professore universitario di La Sapienza, converserà (giovedì) col collega cagliaritano Franco Meloni sul libro “La passione di conoscere. Storia intima della scienza che ha cambiato il mondo”. Ancora uno scrittore Antonio Pascale, insieme con Amedeo Balbi intreccerà un racconto a due voci che ci farà viaggiare dall’origine dell’universo ai giorni nostri. Non mancheranno i ritorni, come quello di Gianluigi Gessa che cercherà di spiegare che cosa succede nel cervello quando ci si sente felici, e di Giorgio Haeusermann. A lui il compito di dirci con quali giocattoli hanno trascorso l’infanzia Einstein, Galilei e Newton.
Quest’anno il Festival, che ha il patrocinio della commissione nazionale dell’Unesco, abiterà per diverse iniziative anche al parco di Monte Claro.
Tutte le informazioni sugli appuntamenti sono disponibili nei siti: www.scienzasocietàscienza.eu e www.festivalscienzacagliari.it e agli indirizzi email presidente@scienzasocietascienza.eu e info@scienzasocietàscienza.eu. (c.p.)
 
 
 
7 - L’UNIONE SARDA / Salute (Pagina 45 - Edizione CA)
Ricerche e traguardi raggiunti dagli studiosi dell’ateneo cagliaritano
Gli universitari in Europa, dal lupus all’artrite reumatoide
La Reumatologia, in Sardegna, ha solide tradizioni. Sulla scia di Ugo Carcassi, sono andati in cattedra una serie di suoi allievi. A Cagliari, prima Giuseppe Perpignano, oggi Alessandro Mathieu; a Sassari, Giuseppe Passiu. Alessandro Mathieu prosegue l’attività di ricerca, sulla strada tracciata dal Professore. In particolare, nel campo delle malattie infiammatorie sistemiche, che vanno dalle forme di artrite cronica (reumatoide, spondilite anchilosante, spondiloartrite ecc.) alle connettiviti (lupus, sclerosi sistemica o sclerodermia, polineurite, dermatoneusite, vasculiti e sindrome di Sjogren. «Con ottimi risultati - precisa Mathieu-: in particolare nel campo delle spondiloartriti. In Sardegna, è stata individuata la variante di un gene che predispone fortemente alla spondilite anchilosante. Da questo punto di partenza abbiamo capito qual è l’impatto della genetica nel determinare la malattia. E ancora non siamo arrivati alla fine del percorso. Questa ricerca ci ha dato la possibilità di aprire un’ipotesi su questa particolare suscettibilità genetica dei sardi». Ma l’attività della cattedra di Reumatologia non si è fermata nel territorio isolano: «Nell’ambito del lupus e delle connettiviti, abbiamo fatto parte del gruppo abbastanza ristretto dell’Euro-lupus e da lì siamo partiti con ricerche, anche di tipo epidemiologico, soprattutto sul Neuro lupus, cioè l’impatto del lupus sul sistema nervoso centrale. Due anni fa, l’équipe cagliaritana si è inserita in un gruppo di ricerca sul Lupus finanziato dalla Comunità europea e ha vinto un premio per un progetto in via di conclusione. Si è trattato di uno studio multicentrico, coordinato da Mathieu, che ha interessato le università di Roma, Padova, Pisa, Bari e altre, che promette interessanti sviluppi. Meno di un anno fa, gli stessi reumatologi hanno portato a termine un progetto di Telemedicina, chiamato Remoto, sulle modalità di sorveglianza a distanza delle attività di recupero della funzionalità della mano nei pazienti con sclerosi sistemica. Bene quindi la ricerca di Reumatologia in Sardegna e buona anche la rete di ambulatori in un territorio che però, sotto il profilo topografico, penalizza i pazienti. «Una rete - sottolinea il professore - che considerando la diffusione delle malattie reumatiche nell’Isola, deve essere potenziata». (l.s.)
 
 
 
8 - L’UNIONE SARDA / Commenti (Pagina 50 - Edizione CA)
La teoria di Jean-Paul Fitoussi
Uno speciale lampione per illuminare le menti
di Gianfranco Sabattini*
*Università di Cagliari
Lo stato in cui versano al momento le democrazie industriali avanzate è vittima dell’irragionevolezza dei loro poteri pubblici; lo sostiene Jean-Paul Fitoussi in “Il Teorema del lampione, o come mettere fine alla sofferenza sociale”. Ma da dove viene l’irragionevolezza? Per rispondere alla domanda, Fitoussi ricorre all’apologo del tizio che cerca «le chiavi sotto un lampione», non perché le ha perse nell’ambito del cono di luce, ma solo perché sceglie quel punto per cercarle; l’apologo sta nel fatto che l’irragionevolezza, che pervade la capacità di analisi dei fenomeni della crisi in atto da parte dei poteri pubblici, dipende non solo dallo spazio illuminato, ma anche dalla natura del lampione utilizzato.
La crisi dei mercati ha scosso in profondità il capitalismo, ma «l’economia di mercato resta insormontabile all’orizzonte». Ciò perché si affronta il futuro “alla luce” di una teoria economica tanto mummificata da aver smarrito il senso positivo del perseguimento del benessere sociale e della sua sostenibilità. Allora, che fare? Per Fitoussi, la crisi e gli errori commessi nell’affrontarla hanno consentito di imparare molto su quel che è mancato per la definizione di politiche pubbliche migliori. Ma se è così, se si dispone come afferma Fitoussi di una maggior conoscenza riguardo agli errori commessi, perché i poteri pubblici stentano ad applicare la maggior consapevolezza acquisita per far funzionare meglio i sistemi sociali delle democrazie industriali?
Fitoussi manca di dirlo; poiché in democrazia sono esclusi gli “atti di forza”, la via di fuga dalla crisi deve essere allora trovata nel senso dell’esperimento mentale sugli esiti negativi della eccessiva concentrazione della ricchezza, compiuto già nel XIX secolo in “Progresso e libertà” da un economista americano sconosciuto, Henry George. Se l’egemonia senza regole dei mercati determina una crescente e definitiva espulsione di quote di forza lavorativa dalle attività produttive e un eccesso di concentrazione della ricchezza, allora sarà inevitabile che prima o poi sopraggiunga un momento in corrispondenza del quale il prodotto sociale potrà essere ottenuto azzerando quasi totalmente l’occupazione. In tal modo, i capitalisti potranno appropriarsi dell’intero prodotto sociale con l’impiego di pochi lavoratori. L’intera forza lavorativa disponibile cesserà di partecipare alla distribuzione della ricchezza prodotta; e per quanto il costo della “riproduzione” della forza lavorativa disponibile, ma disoccupata, potrà essere fatto uguale al costo della biada per i cavalli o dell’olio lubrificante per il funzionamento delle macchine, la produzione complessiva eccedente tale costo di riproduzione, rimanendo invenduta, mancherà di tradursi in ricchezza reale, riducendo il sistema sociale a vivere all’interno di un’economia funzionante in regime di uno stato stazionario regressivo, per il cui superamento sarà giocoforza assumere decisioni ragionevoli e appropriate. Questo limite, per quanto possa sembrare impossibile a raggiungersi, rappresenta un punto verso cui tende sempre più l’attuale modo di funzionare dei sistemi industriali in crisi; un limite, perciò, che dovrebbe rappresentare il giusto lampione per illuminare le menti di coloro che devono assumere le decisioni più consone alla bisogna dei sistemi sociali moderni in crisi.
 
 
 
9 - L’UNIONE SARDA / Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
Numeri impietosi e bizzarre ricette
La politica e le rivoluzioni mancate
Roberto Casu
A inizio 2013 a Cagliari e in provincia i disoccupati erano 125.851. Il tasso di disoccupazione generale sfiorava il 14% (contro l’8,4 della media nazionale), quello giovanile arrivava al 44% (media nazionale 37%). Sempre a inizio anno il nostro giornale ha pubblicato i dati sulla mortalità delle aziende nel Cagliaritano: in dodici mesi nuove iscritte alla Camera di commercio 4222 , chiuse 4.951, saldo negativo 729. Posti di lavoro persi 5457: 1663 nell’edilizia, 1205 nel commercio, 1087 nelle manifatture, 1502 nei servizi alle famiglie. Completano il quadro il crollo del pil regionale (-3,5% nel 2012), il dato sulla ricchezza media prodotta in un anno da ciascun sardo (17.250 euro contro una media nazionale di 23.500) e da ciascun cagliaritano (18.800 euro contro i 35.000 dei milanesi).
Infine il dato che forse più di tutti racchiude e sintetizza la portata della crisi: secondo una ricerca dell’Università di Cagliari la ricchezza regionale è prodotta da appena il 31% della popolazione.
Immaginiamo che i nostri politici, di maggioranza e di opposizione, dal presidente della Regione agli assessori ai parlamentari sardi fino all’ultimo dei sindaci, conoscano a memoria questi dati e, soprattutto, siano coscienti del loro significato reale: di quanto disagio, sofferenza, infelicità, emarginazione, povertà, possa mascherare l’arida ed astratta oggettività dei numeri. Le umiliazioni di un giovane laureato che non trova lavoro: non solo quello per cui ha studiato, ma un qualsiasi lavoro. Il dramma dei genitori costretti a rinunciare all’istruzione dei figli. E a vederli partire, emigrati, come facevano i nonni e gli zii. Una piaga che credevamo sconfitta si è nuovamente infettata: partono i figli che hanno studiato (all’estero troveranno opportunità che in Italia e in Sardegna noi adulti non abbiamo saputo costruire) e partono soprattutto i figli che non hanno potuto studiare e che all’estero faranno i camerieri.
Sfrattati da un’Italia che ha dimenticato se stessa, che rinnegando i suoi giovani rinnega le ragioni profonde del suo essere comunità e Patria di tutti. È come vivere, essere risucchiati, dentro l’immagine riflessa e distorta di uno specchio: il diritto allo studio, al lavoro, alla casa, a un fisco equo, ad essere cittadini titolari di uguali diritti e pari doveri, tutto si riduce - in questo specchio che ci tiene in gabbia - a grottesca parodia di battaglie e valori dimenticati.
A Cagliari, per esempio, ci si azzuffa con impeto degno di miglior causa su un concerto mancato di Massimo Ranieri. E nessuno parla dei disoccupati e dei senzatetto.
Un tempo - neppure troppo lontano - si lottava per la scuola dell’obbligo, per l’Università di massa (tranquilli, non è una parolaccia), oggi si combattono eroiche battaglie per le piste ciclabili.
 È vero, la rivoluzione non sarà un pranzo di gala. Ma non è neanche una passeggiata ecologica per cicloamatori.
 
 
 
10 - L’UNIONE SARDA / Spettacoli e Società (Pagina 43 - Edizione CA)
“A tutto Rodari” in facoltà
Il libro “A tutto Rodari. Tutti gli usi della parola a tutti” (Cuec), a cura Maria Carmen Sulis e Agnese Onnis, sarà presentato da Mariella Marras domani alle 17 nell’Aula magna del Corpo Aggiunto della facoltà di Studi umanistici di Cagliari. Parteciperanno M. Teresa Ferretti, moglie di Rodari, e Mario Di Rienzo, presidente del Centro studi Gianni Rodari di Orvieto.
 
 




LA NUOVA SARDEGNA
 
11 - LA NUOVA SARDEGNA / Pagina 6 - Sardegna
CAGLIARI 
Impronte digitali finte: un sistema per smascherarle 
CAGLIARI Una nuova tecnologia impedisce di usare un’impronta digitale finta, ad esempio di plastica, per frodare i sistemi di riconoscimento delle impronte digitali: il sistema è stato messo a punto da un gruppo dell’università di Cagliari nell’ambito di un progetto europeo sui sistemi di sicurezza biometrici. Negli ultimi anni, i software di riconoscimento facciale, vocale e digitale sono usciti dai film di fantascienza per diventare reali in dispositivi come smartphone e tablet. Il consorzio Tabula Rasa, che comprende 12 organizzazioni (tra cui l’università di Cagliari) da sette Paesi, studia l’efficacia di questi nuovi software. Grazie a un finanziamento europeo di 4,4 milioni e 1,6 milioni di euro, sono state condotte ricerche e test in questo ambito. Il progetto di Tabula Rasa ha generato molti sistemi di sicurezza biometrici efficaci tra cui la nuova tecnologia messa a punto nel Pra Lab diretto da Fabio Roli e nell’unità di ricerca sulle tecnologie biometriche diretta da Gian Luca Marcialis. Il sistema impedisce a un malintenzionato di usare un’impronta digitale finta per frodare i sistemi di riconoscimento delle impronte digitali che sono oggi utilizzati negli aeroporti e che in futuro lo saranno nei bancomat.
 
 
 
12 - LA NUOVA SARDEGNA / Pagina 17 - Cultura-Spettacoli
IL DIBATTITO 
Campus Ersu, confusione tra gli interessi privati e quelli pubblici 
di ANTONIETTA MAZZETTE 
L’articolo di Antonello Mattone sulla questione del campus universitario a Sassari, pubblicato su queste pagine domenica scorsa, contiene alcune dimenticanze e qualche inesattezza. La prima riguarda gli studenti, ovvero quelle 250 persone che avrebbero diritto ad un alloggio e che, se realizzato il cosiddetto campus a ridosso del cimitero e di un centro commerciale, avrebbero non pochi problemi di attraversamento e di sicurezza, oltre che di integrazione nella vita urbana quotidiana. La seconda dimenticanza riguarda la città. Si può ragionevolmente pensare di incidere su un pezzo di città, chiedendo a posteriori le modifiche delle vigenti regole urbanistiche, senza prima aver avviato un serio confronto con l’amministrazione comunale? È come se qualcuno entrasse a casa nostra senza bussare e chiedere il permesso. È ciò che è avvenuto nei mesi scorsi, solo che il Consiglio comunale non si è limitato a prenderne atto, ma è entrato nel merito e ha bocciato a larga maggioranza il progetto di trasformare le ex-semolerie Azzena in una parziale struttura ricettiva. Sottolineo parziale, perché tutto il resto è business di un privato (dalle piscine alle multisala). La terza dimenticanza riguarda i costi. Sette milioni solo per comprare un’area da bonificare e in parte da tutelare, situata in una zona poco appetibile dal punto di vista abitativo, è una cifra significativa persino a Manhattan. Di fatto, ogni posto letto costerebbe circa 160 mila euro. Con una cifra inferiore ai sette milioni, acquistando e restaurando il Turritania, di proprietà pubblica, si potrebbe disporre rapidamente di 180 posti letto che corrispondono ad oltre la metà del totale di quelli che si metterebbero a disposizione spendendo 40 milioni nelle ex-semolerie. E se poi si acquistasse l’area del brefotrofio a Piandanna, sempre di proprietà pubblica, quanti posti letto e quanti servizi si potrebbero costruire con i restanti milioni? Che significa lavoro e nuove attività economiche che durano nel tempo. Mattone scrive: «Il rischio principale su cui dovrebbero riflettere gli amministratori locali è quello delle definitiva perdita dei venti milioni di Fas concessi per un progetto specifico, che non potrebbero essere rimodulati né destinati ad altre soluzioni edilizie». Perché mai non potrebbero essere rimodulati? La rimodulazione è una pratica abituale e la questione non è tecnica, ma è eminentemente politica. È evidente che con quei soldi non si possono acquistare campi di grano, ma rimodulare, seguendo un altro progetto di residenze studentesche, è fattibile a una condizione: che l’Ersu prenda atto che il suo progetto è stato bocciato, che ne presenti un altro, stavolta di concerto con l’amministrazione comunale, e chieda la rimodulazione alla Regione. Se non lo fa, è l’unico responsabile dell’eventuale perdita del finanziamento. E aggiungo: in tempi di crisi possiamo permetterci il lusso di spendere male il denaro pubblico? La proprietà dell’area ha chiesto un parere tecnico agli uffici comunali sul suo progetto. Rientra nelle sue prerogative. Ciò che invece stupisce è lo stato di stand-by dell’Ersu. In quest’operazione c’è sempre stata una confusione tra legittimi interessi privati e interesse pubblico. In Italia ciò è accaduto spesso ed è ormai dimostrato che solo in rari casi l’interesse privato ha coinciso con quello pubblico. Non entro nel merito del progetto del privato, se ottiene il nulla osta dal Comune e utilizza i suoi denari per costruire case o qualunque altra cosa e le immette sul mercato, nulla da eccepire. Ma confesso che mi sfugge la ragione per cui il denaro pubblico debba essere utilizzato per finanziare un progetto di un privato, con attorno qualche alloggio per studenti.
 
 
 
13 - LA NUOVA SARDEGNA / Prima pagina
LA POLEMICA SULLA LIMBA
«Ecco i veri assassini della lingua sarda»

di ATTILIO MASTINO
Il libro Il Sardo una lingua" normale"di Giuseppe Corongiu, direttore del Servizio lingua sarda della Regione, si presenta come un Manuale per chi non ne sa nulla, non conosce la linguistica e vuole sapere di più o cambiare idea. L’ho letto per capire le ragioni profonde della polemica che l’attraversa ma non mantiene nessuna delle sue promesse. CONTINUA A PAGINA 33
 
Pagina 33 - Cultura-Spettacoli
il dibattito delle idee 
È ORA DI SMASCHERARE I VERI ASSASSINI DELLA LINGUA DEI SARDI 
Nel libro di Giuseppe Corongiu una logica intollerante amico/nemico che con le diversità uccide anche sa limba
di ATTILIO MASTINO
Il libro Il Sardo una lingua "normale" (Edizioni Condaghes, 272 pagina, 20 euro)di Giuseppe Corongiu, direttore del Servizio lingua sarda della Regione Sardegna, si presenta come un Manuale per chi non ne sa nulla, non conosce la linguistica e vuole sapere di più o cambiare idea. L’ho letto col sincero intento di capire le ragioni profonde della polemica che l’attraversa. Debbo dire che il libro non mantiene nessuna delle sue promesse. A prescindere dai contenuti scientifici, inesistenti, l’autore si ritiene investito del ruolo di guardiano del tempio dell’ortodossia linguistica e si dedica a dare colpi a chi non condivide il suo illuminato pensiero. Il testo è costruito sulla bipartizione amici/nemici, attribuendo a questi ultimi biasimevoli posizioni di retroguardia in tema di lingua. Meraviglia l’abilità di chi è certo di rappresentare la sintesi di pensieri diversi, e prima di tutto le posizioni degli assessori regionali degli ultimi vent’anni, sempre e comunque dalla parte del potere. Trovo inspiegabili queste oscillazioni e sorprendente il cambiamento di campo a proposito della Limba sarda comuna, avendo conosciuto Corongiu come sostenitore della Limba de mesania. Un nuovo Manzoni? Per il resto, molte cose banali e perfino condivisibili. Spicca la ricostruzione della «questione linguistica» in chiave anti-accademica, con l’obiettivo scoperto di finalizzare la storia del mondo alla provvidenziale comparsa in scena di un nuovo Alessandro Manzoni. Eppure proprio Manzoni è criticato per il ruolo verticistico assunto nella nascita della lingua italiana standard, mentre è lodata la posizione più democratica a favore del multilinguismo di Graziadio Isaia Ascoli. È davvero inaccettabile il tono aggressivo verso «gli accademici nichilisti e carichi – d’invidia» (chissà poi perché) e l’attacco frontale ai docenti dell’Università di Sassari additati come «nemici del bilinguismo», con una ricostruzione dei fatti (penso alla Conferenza di Alghero di due anni fa) decisamente scorretta. L’incontro è stato certo vivace, ma nessuna polemica si è svolta nei confronti di chi, come me, ha una storia personale legata a Giovanni Lilliu, alla Sotziedade de sa limba sarda, alla Scuola di studi sardi. In difesa del bilinguismo mi batto dal 1976, come attesta la deliberazione del Consiglio comunale di Bosa, approvata su mia proposta. Non posso dunque essere indicato come uno dei «nemici» su cui si appunta la vis polemica di Corongiu e non è una questione personale. L’approccio alla «questione della lingua», ricostruita in senso finalistico e provvidenzialistico, appare ingenuo e vittimistico, oltre che autoreferenziale. Sullo sfondo c’è un giudizio apocalittico e non condivisibile sulla lingua sarda, «che ha avuto – scrive Corongiu – solo brevi momenti storici di ufficialità e secoli bui di considerazione esclusivamente dialettale di natura antropologica e folclorica, compreso l’attuale». È ovviamente il patriota che parla. Che delle cose che ama, con «livore e una foga antiaccademica», per usare le sue stesse parole. Posizioni pericolose Trovo pericolose alcune posizioni assunte da Corongiu su varie questioni e mi sembra vada ribaltata l’accusa rivolta agli «assassini del sardo», che a mio avviso sono quelli che vogliono abbandonare la difesa della ricchezza linguistica e della profondità di una lingua che non può essere disprezzata per la sua immaginaria storia di «frammentazione linguistica dialettale». Innanzitutto, l’autore si propone di amputare la letteratura sarda, cancellando le opere di coloro che hanno scritto anche in italiano (penso a Grazia Deledda), in latino, in castigliano, in catalano. Non ci piacciono i plotoni di esecuzione innalzati per scomunicare gente come il canonico Giovanni Spano ed Emilio Lussu. Mi ha colpito l’idea di relegare all’ambito dialettale la lingua di Bitti o quella di Quartu, alla ricerca di una ipotetica LSC standard e normale, più autorevole della tradizionale «accozzaglia di dialetti», visti da Corongiu con disprezzo e superiorità di stampo coloniale. La Limba sarda comuna nascerebbe solo a condizione di rinnegare quelle che Corongiu considera «le 377 parlate isolane» e soprattutto di rifiutare la bipartizione della lingua sarda «biforcuta» tra Logudorese e Campidanese. Non fa parte della mia cultura accettare espressioni irrispettose nei confronti della lingua sarda, né apprezzo l’autolesionismo e la politica di esclusione verso chi la pensa diversamente, sia pur impegnato su obiettivi comuni. La profondità della storia Inoltre, ho trovato offensivi i giudizi liquidatori nei confronti dei premi letterari, voluti, secondo Corongiu, dalla «cultura egemone» per gratificare «il poeta dopolavorista», «un subalterno, uno che vive ai margini del mondo culturale». Espressioni che hanno il sapore dell’intolleranza e del disprezzo. Concordo sull’esigenza di difendere l’unitarietà della lingua sarda, ma senza stringerla in un abbraccio mortale, senza uccidere la diversità e la profondità della storia: la Regione Sardegna ha fatto molto attraverso gli sportelli linguistici e la presenza diffusa sul territorio. Il movimento linguistico può lavorare ancora di più con l’Università, che ha inserito la difesa della lingua sarda nel nuovo statuto e intende operare concretamente con il progetto di formazione «Il sardo a scuola», finalmente approvato perché «congruo con la programmazione regionale». Eppure sappiano quanti ostacoli siano stati frapposti, tanto che le somme destinate sono andate in perdute. Nella relazione per l’imminente inaugurazione dell’anno accademico riaffermerò che «l’ateneo ribadisce la volontà di battersi in difesa del bilinguismo e per la promozione della lingua sarda». Sostengo la necessità di una maggiore integrazione tra politiche universitarie e politiche linguistiche regionali. Tradizione di studi Il nostro ateneo vanta una tradizione di studi in materia di lingua sarda; la nostra commissione può contribuire a radicare delle competenze diffuse sulle quali si deve costruire una politica linguistica per il futuro. Sono convinto che le posizioni scientifiche sulle quali l’Università si sta attestando non siano di retroguardia: penso anzi che il lavoro linguistico già fatto ci metta ai primi posti in Europa come laboratorio di soluzioni fondate sulla problematicità del territorio. Anche il tentativo di rappresentare i sardi come pocos, locos e malunidos è un modo gravissimo di svalutare la cultura della Sardegna. Dobbiamo partire dal rispetto per i sardi, pronti a confrontarci con chiunque. Il nostro bacino di utenza include studenti che provengono da aree sardofone, ma anche di espressione sassarese, gallurese e catalana, un’area cioè tradizionalmente caratterizzata dalla compresenza di lingue. Circostanza che rappresenta una ricchezza da esaltare e valorizzare. Credo che ciascuno sia libero di scrivere ciò che crede: in questo caso però il rischio è che la posizione del direttore del Servizio lingua sarda sia confusa con la ben più intelligente posizione dell’assessore Sergio Milia e della Regione Sasrdegna, che sarebbe opportuno venisse precisata in sede ufficiale.
 
 
 
14 - LA NUOVA SARDEGNA / Pagina 34 - Cultura-Spettacoli
SCIENZA, TRA I SEMICONDUTTORI E IL BIG BANG 
Da oggi sino a domenica a Cagliari si svolge la sesta edizione del Festival. Appuntamenti tra l’Exma e Monte Claro 
di Walter Porcedda
CAGLIARI Per sei giorni Cagliari sarà, a partire da oggi, la città della Scienza. Con un programma fitto di incontri, mostre e laboratori, perfino spettacoli e animazioni, per indagare e informare sulle maggiori sfide della ricerca, quelle che nei prossimi anni potranno cambiare molti degli attuali scenari della vita e della società. Dall’informatica alla fisica, dalle nanotecnologie all’energia. Cosa sta bollendo nella pentola degli scienziati? Sì, perché il tema del festival della scienza , allestito con il patrocinio dell’Unesco e promosso e organizzato in copllaborazione con la Biblioteca provinciale di Cagliari e dal comitato Scienza Società Scienza, presieduto da Carla Romagnino, che si apre questo pomeriggio, alle ore 16.30, nei locali della Sala conferenze dell’Exma – location dove si terranno tutte le manifestazioni assieme al Parco di Monte Claro – è proprio quello del confronto tra il passato, il presente e il futuro della scienza. Cinquantasette gli appuntamenti in programma ai quali vanno aggiunti la ventina di postazioni operative di laboratori interattivi che per tutta la durata della manifestazione ruoteranno attorno a temi della matematica, della chimica, della fisica e delle scienze naturali allo scopo di coinvolgere grandi e piccoli, studenti, ricercatori e semplici curiosi. Queste, alcune delle iniziative particolarmente interessanti da seguire con attenzione (il programma completo si può consultare in Rete al seguente indirizzo: www.festivalscienzacagliari.it ). Oggi intanto l’inaugurazione. Il tema è “Il nuovo cielo di Galileo”. Protagonista sarà Michele Camerota dell’Università di Cagliari. che prende lo spunto dalla pubblicazione , nel 1610, del “Sidereus Nuncius” , un libricino di sessanta pagine con cui Galileo dava conto delle straordinarie scoperte da lui fatte nei mesi precedenti con il telescopio. Camerota è l’autore (con M.Bucciantini e F.Giudice) del volume “Il telescopio di Galileo, una storia europea” edito da Einaudi e finalista al Premio letterario Galileo 2013. Mercoledì ad esempio vale la pena di seguire, alle ore 16.30 “Come scrivono i narratori di formazione scientifica?” conferenza di Guido Pegna con cui si racconta proprio delle tecniche di narrazione scientifica, i modi , le forme e gli stilemi. Giovedì alle 18, nella Sala polifunzionale di Monte Claro “La passione di conoscere” è l’incontro tra Andrea Frova (Università di Roma) e Franco Meloni (Università di Cagliari) che passa in rassegna mezzo secolo di fisica, dal transistor all’era digitale, passando per i semiconduttori che hanno rivoluzionato la ricerca scientifica ma anche il nostro modo di vivere. Venerdì da non perdere ad esempio (alle 10,30 a Monte Claro) il dibattito sul tema di forte attualità: “Vivere bene rispettando l’ambiente”. Protagonista la giornalista scientifica Paola Emilia Cicerone autrice (con J.Rossi Maon e S. Minniti” del libro “Ecologica. La vita a basso impoatto ambientale alla portata di tutti”. E alle 18 a Monte Claro c’è pure “Dal Big bang alla civiltà in sei immagini” incontro tra l’astrofisico Amedeo Balbi e lo scrittore Antonio Pascale. Sabato 9 (Exmà) alle 10,30 da non perdere è “Il Dna incontra Facebook” appuntamento con il giornalista e scrittore Sergio Pistoi autore del libro omonimo edito da Marsilio. Alla stessa ora (ma a Monte Claro) c’è anche Giorgio Hausermann di Locarno che ci svela con quali giocattoli si dlettassero Galileo, Newton e Eistein. Domenica 10 infine, (ore 10,30, Exma), “La comunicazione della Scienza oggi è il tema dell’incontro con Marco Cattaneo direttore di “Scienze” e “National Geografic Italia”intervistato per l’occasione dal giornalista Giancarlo Ghirra.
 
 
 
15 - LA NUOVA SARDEGNA / Pagina 24 - Agenda
Taccuino di Sassari
CORSO DI FORMAZIONE
L’Istituto di Studi e Ricerche "C. Bellieni" e l’associazione "Sardegna Viva" organizzano un corso gratuito di formazione politica: Democrazia, federalismo, nuove statualità. Il corso prevede 9 conferenze, tenute da diversi relatori, con un’ora di lezione e 30 minuti di dibattito. Le lezioni si svolgeranno il sabato mattina dalle 10.30 alle 12 nell’aula "Nivola" del Dipartimento di Scienze Umanistiche e Sociali dell’Università di Sassari, in piazza Conte di Moriana 8. La partecipazione è gratuita. Per info e adesioni mandare una email entro il 7 novembre a: istitutobellieni@gmail.com con l’indicazione di nome, cognome e data di nascita.
 



QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa CRUI
Link: rassegna stampa MIUR

 

Questionnaire and social

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