Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
27 September 2013

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 13 - Edizione CA)
I geni giocano in difesa
Lo studio di un gruppo di 40 ricercatori sardi ha dimostrato
che una parte delle cellule del sistema immunitario è ereditata
di Stefano Salone
 
Un po' io, un po' Dio. Quando frughi tra miliardi di cellule del corpo umano e studi per anni la frenetica attività dei geni, la convinzione di poter scoprire l'origine della vita apre nuove strade alla ricerca scientifica. E, in attesa di sapere se ai piani alti dell'Universo qualcuno ci ha dato una mano, un gruppo di studiosi sardi aggiunge un importante contributo per capire come funziona l'uomo: la risposta del sistema immunitario non è solo una reazione alle infezioni causate dall'aggressione di un "nemico" esterno, ma è anche soggetta a controllo genetico. Insomma, la capacità del sistema di difesa del nostro organismo di combattere l'attacco di virus e batteri ha una componente ereditaria. E lo stato di salute e la facilità di guarigione dipendono anche da babbo, mamma, nonni e altri parenti diretti persi nella notte dei tempi.
Pubblicato ieri sull'ultimo numero di Cell , la rivista biomedica più importante al mondo, lo studio dell'equipe guidata dallo scienziato Francesco Cucca traccia un nuovo scenario nella cura delle malattie. Ma per capire l'importanza del lavoro svolto da un team internazionale di specialisti, dove hanno un ruolo di primo piano gli studiosi di Cnr, Crs4, Università di Sassari e Sardegna Ricerche, bisogna fare un piccolo passo indietro. «Il sistema immunitario è un filtro tra noi e il mondo esterno: sa riconoscere il pericolo e ci difende». È come un grande esercito, organizzato secondo precise gerarchie, dove i diversi tipi di cellule sono specializzate nella risposta agli attacchi con un'azione coordinata. Perché niente è lasciato al caso quando il corpo si deve proteggere. «Esistono due risposte differenti: quella innata, grossolana e di pronto intervento, e quella “adattiva”, più potente e mirata». La prima usa barriere naturali come pelle o mucose che funzionano da “spazzini” e distruggono cellule e particelle estranee senza distinzioni. L'altra entra in azione quando il nemico supera la prima linea oppure si ripresenta giorni, mesi o anni dopo il primo attacco con il contatto iniziale. «Questa seconda difesa è una risposta specifica perché il sistema immunitario ha memoria delle aggressioni subite e capisce al volo come e chi deve neutralizzare». Diventa quindi un cecchino infallibile e selettivo, capace di centrare il bersaglio (e solo quel bersaglio) che ormai conosce bene e per il quale ha costruito una cartuccia adatta.
Ma una guerra non si vince con due fucilate e pochi tiratori scelti. L'analisi di numero e caratteristiche delle sentinelle armate diventa, quindi, il primo requisito per dimostrare come i geni influenzano i meccanismi di difesa del nostro corpo. «Non tutti gli esseri umani hanno lo stesso numero di cellule soldato». Si pensava fosse l'effetto della reazione dell'organismo alle infezioni, differente da individuo a individuo. Poi la svolta, legata alla scoperta del gruppo di quaranta ricercatori sardi che lavorano su un campione di 2870 volontari scelti tra Lanusei, Ilbono, Elini e Arzana. «Alcune persone hanno per eredità genetica un numero maggiore o minore di cellule soldato indipendentemente dalle infezioni».
Un passo dietro l'altro. Il team di scienziati analizza il ruolo dei geni nel controllo e nella regolazione del numero di circa cento tipi differenti di sentinelle armate utilizzando il campione appartenente al progetto Progenia-Sardinia. E, grazie ai volontari reclutati in Ogliastra, si arriva a un secondo risultato: l'analisi dettagliata del numero delle cellule del sistema immunitario e il profilo genetico degli individui esaminati con un alto livello di precisione. «La Sardegna e le persone dei quattro comuni scelti per la sperimentazione sono un laboratorio di eccezionale valore». E i ricercatori del Cnr non si fanno pregare. «Abbiamo identificato 23 varianti genetiche indipendenti associate a tipi particolari di cellule immunitarie. Confrontando i risultati ottenuti con quelli già acquisiti e consultabili su banche dati abbiamo scoperto che, in alcuni casi, quei geni erano associati a malattie autoimmuni come diabete di tipo uno, sclerosi multipla, artrite reumatoide». Quindi, quelle particolari cellule hanno un ruolo determinante in queste specifiche patologie.
La posta in gioco è molto alta: trovare una relazione che lega il numero delle cellule armate all'insorgenza delle malattie autoimmuni significa dare all'industria farmaceutica un riferimento preciso per lo sviluppo di nuove terapie per neutralizzare il “fuoco amico”, quando il sistema di difesa non riconosce più i propri concittadini e conduce un attacco diretto contro le cellule sane del suo stesso organismo perché non riesce più a distinguerle dai nemici. Questa risposta anomala è alla base delle malattie autoimmuni.
La naturale evoluzione dello studio spiana la strada a ulteriori esperimenti per stabilire quali farmaci somministrare per far diminuire la quantità delle cellule che predispongono l'organismo all'insorgenza della malattia o per far aumentare quelle con una funzione protettiva. In questo modo, si individua un bersaglio terapeutico. «È come mettere due pali in un campo di calcio dove si giocava senza porte». Ma adesso l'industria farmaceutica sa dove tirare il pallone. Con una prospettiva allettante: la Sardegna potrebbe diventare un ottimo terreno di gioco sotto i riflettori del mondo scientifico. Perché da quando l'Ogliastra è diventata microcosmo ideale per gli studi sul patrimonio genetico, lo stesso gruppo di ricercatori che ha scoperto l'ereditarietà del sistema immunitario, due mesi fa ha pubblicato sulla rivista Science , un'altra scoperta importante. «Nel patrimonio genetico dei sardi c'è l'insieme di quello che si trova in tutti gli altri europei». E perfino una traccia che ci riporta ai primi Homo sapiens vissuti in Africa, antenati di tutti noi, senza distinzione di sesso o razza.
Questo doppio successo made in Sardinia ha già fatto il giro del mondo in sessanta giorni perché la squadra di Cucca ha vinto quest'anno scudetto e Champions League della genetica. «Gli studi sono distinti e trattano temi differenti, ma hanno punti di contatto: il campione utilizzato per la sperimentazione è, almeno in parte, lo stesso e i risultati ottenuti in Sardegna sono validi (e quindi applicabili) ad altre popolazioni».
Tutto fila liscio, salvo un dettaglio non proprio insignificante traducibile con una semplice domanda: chi paga le ricerche del progetto Progenia nate e cresciute nel magico quadrilatero dell'Ogliastra? Solo il governo degli Stati Uniti. Che dal 2001 sponsorizza lo studio attraverso l'Istituto Nazionale della Salute. «Ma nel corso degli anni ci sono stati tagli ai finanziamenti e abbiamo fatto salti mortali per proseguire nel progetto e farlo avanzare ulteriormente». Con un rischio. «Se il nostro lavoro non sarà sostenuto con fondi adeguati anche in casa nostra, sprecheremo una grande occasione per dare ai nostri studi una prospettiva, non solo scientifica ma anche economica». Perché la conoscenza rende più liberi e consapevoli ma, se si costruiscono certe condizioni, anche più ricchi. «E la Sardegna può diventare un polo di attrazione per l'industria biomedica, compresa quella farmaceutica». Che ragiona in termini di profitto quando traduce su scala industriale i risultati della sperimentazione. «Non penso solo alla cura delle malattie autoimmuni, ma anche ai problemi legati all'invecchiamento, come il progressivo deterioramento del nostro sistema immunitario».
Non è solo una speranza. «La vita si allungherà ancora e il nostro compito è migliorare la qualità del nostro passaggio sulla Terra. Penso a farmaci in grado di prevenire e ridurre gli effetti negativi del tempo e alla medicina rigenerativa che, grazie all'uso delle cellule staminali, permetterà di riparare o ricostruire organi e tessuti». Con autorizzazione speciale del Padreterno. «Non mi dichiaro ateo perché questa parola non mi piace, ma non credo nell'origine spontanea della vita». E allora come la mettiamo alzando gli occhi al cielo? «Siamo dei robot biologici che hanno raggiunto un livello di consapevolezza senza precedenti, almeno sul nostro pianeta. Però, anche se saremo capaci di manipolare in modo più sofisticato Dna e cellule seguendo sempre regole etiche condivise, dobbiamo essere ben consci dei nostri limiti».
E allora possiamo già fare un “copia e incolla” di piccole parti del nostro corpo, ma non riusciremo mai a costruire una cellula da zero. «Nei nostri esperimenti ci sarà sempre bisogno di partire da una “matrice viva”: possiamo modificarla dieci, cento o mille volte ma non crearla». E, nell'eterna ricerca del senso della vita, l'unico consiglio possibile è di viverla pienamente. Rubando una frase di Picasso. «Diventa chi sei».
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Spettacoli e Società (Pagina 55 - Edizione CA)
A Cagliari
In scena la filosofia
 
“Il conflitto dei valori” è il tema della terza edizione del “Festival di Filosofia” a cura di Roberta De Monticelli e Pierluigi Lecis che si terrà a Cagliari a maggio. Ancora nomi top secret per la manifestazione organizzata dal Teatro Stabile della Sardegna in collaborazione con l'Ateneo Cagliaritano. «Stiamo lavorando affinché sia quell'importante appuntamento che ha stupito anche noi», annuncia il direttore artistico della compagnia Guido De Monticelli. Il concetto di “valore” appare sempre più offuscato nella realtà contemporanea, secondo gli organizzatori. Per questo, nelle sue declinazioni, è al centro del cartellone della nuova stagione di prosa. Nell'attesa si propongono gli appuntamenti di letture e riflessioni sulla terrazza del Teatro Massimo, intitolati “L'esilio della bellezza”. Le letture diventano spunto per approfondimenti sul valore e sulla bellezza. Ieri le parole di Anna Maria Ortese, mentre giovedì 3 ottobre, alle 19, spazio a Luigi Pirandello. Si parla di diritti umani con i testi della filosofa Jeanne Hersch, con l'ultima data fissata per il 17 ottobre allo stesso orario. ( m.va. )
 

LA NUOVA SARDEGNA
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Ed_Cagliari
Nel Dna il sistema immunitario
Lo studio su 3mila sardi aiuta a capire diabete e celiachia
RICERCA del CNR coordinata da docente Di sassari
 
È sarda l’èquipe di scienziati del Consiglio Nazionale delle Ricerche, guidata dal professor Francesco Cucca docente dell’università di Sassari che ha scoperto l’ereditarietà del sistema immunitario. Grazie a test su tremila sardi di 4 paesi si potranno capire i meccanismi di malattie autoimmuni come diabete e celiachia.
 
LA NUOVA SARDEGNA
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 5 - Ed_Cagliari
Il Consiglio di Stato rimuove Massidda: non ha competenze
Ribaltata la decisione del Tar, deve subito lasciare l’incarico
Accolto il ricorso del preside della facoltà di Giurisprudenza
di Mauro Lissia
 
CAGLIARI Fare il parlamentare per cinque legislature non basta ad acquisire le competenze tecniche e culturali indispensabili per svolgere con la competenza necessaria il ruolo di presidente di un’autorità portuale: l’ha stabilito la quarta sezione del Consiglio di Stato che, ribaltando la sentenza del Tar Sardegna, ha accolto il ricorso in appello del preside della facoltà di Giurisprudenza di Cagliari, Massimo Deiana e ha annullato tutti gli atti legati alla nomina dell’ex senatore del Pdl, Piergiorgio Massidda e condannato il ministero delle Infrastrutture, la Regione e l’esponente del centrodestra sardo a pagare spese di giudizio per quattromila euro. La sentenza è definitiva e l’effetto immediato: dopo circa due anni, l’ex senatore del Pdl dovrà lasciare l’ufficio di via Roma e l’Authority portuale verrà probabilmente commissariata fino alla conclusione della nuova procedura di nomina. Di certo, gli enti cui la legge affida la designazione delle terne di candidati alla gestione del porto dovranno tener conto di questa decisione estremamente chiara: i candidati devono possedere il requisito della «massima e comprovata qualificazione nei settori dell’economia dei trasporti e portuale» previsto dall’articolo 8 della legge 84/1994. E perché il requisito ci sia - hanno scritto i giudici amministrativi supremi - serve una laurea specifica e la comprovata conoscenza tecnica dei problemi legati al governo e alla gestione dei porti. Quelli che - come ha sostenuto l’avvocato Silvio Pinna nei ricorsi presentati per Deiana - mancano a Massidda. Il quale, scrive il Consiglio di Stato, medico fisiatra e chirurgo estetico, da parlamentare si è occupato di temi sanitari. E’ vero che ha fatto parte della commissione trasporti «ma - scrive il giudice estensore Umberto Realfonzo -sarebbe una tesi aberrante sostenere che partecipare alla votazione di provvedimenti ad esempio sulla giustizia farebbe di un parlamentare un giurista esperto». Peraltro la sua presidenza della Commissione trasporti, dal marzo al giugno 2011 «non è stata certo il frutto della sua pregressa qualificazione o esperienza professionale nel settore, ma anzi è avvenuta per valutazioni esclusivamente politiche e sarebbe stata proprio finalizzata a far acquisire una parvenza di competenza per poi poter giustificare la designazione all’autorità portuale». Come dire che i giudici si affiancano a Deiana nel sostenere che Massidda si sia guadagnato un simulacro di requisito tecnico grazie a una sorta di corsia politica preferenziale, creata per aprirgli la strada dell’Authority cagliaritana. Insufficiente però - a giudizio del Consiglio di palazzo Spada - a rendere legittima la sua nomina perché «la funzione parlamentare di per sè non implica alcuna attività e responsabilità di contenuto professionale o gestionale, pertando deve escludersi la sua automatica utilizzabilità ai fini per cui è causa, come ha affermato il Tar». Nel caso di Massidda poi «è evidente l’estraneità del suo percorso politico-parlamentare alle competenze previste dalla legge» e da questo deriva che l’esponente del centrodestra «deve probabilmente la sua nomina alle sue capacità politico-relazionali» e non alla sua competenza, che riguarda il campo medico. Non solo: per i giudici amministrativi «la indubbia “fiduciarietà” della nomina (rivendicata dal ministero dei Trasporti, ndr) non può essere ancorata a criteri personali, amicali o di militanza politica». Al contrario di quanto sostenuto nella causa dalle controparti di Deiana - il ministero delle Infrastrutture e trasporti, la Regione, la Camera di commercio di Cagliari, i comuni di Cagliari, Capoterra e Sarroch, la Provincia di Cagliari - il preside di giurisprudenza possiede tutti i titoli e le competenze tecniche indicate dalla legge, come dimostra il suo sterminato curriculum di docente di diritto della navigazione e il fatto che la stessa Autorità portuale e la Regione gli abbiano affidato negli anni consulenze su temi specifici che gli enti non erano in grado di affrontare coi propri mezzi e le proprie competenze. Per Deiana una vittoria su tutta la linea. Nessun commento dal docente: «Per me parla con chiarezza la sentenza».
 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 18 - Ed_Cagliari
Con Nurnet si può adottare un nuraghe
Nasce una fondazione partecipata che attraverso le 370 Pro loco regionali punta a creare un archivio storico
di Alessandra Sallemi
 
CAGLIARI Una passione chiamata Sardegna lunedì 23 settembre ha preso la forma giuridica di una fondazione partecipata, lo scopo dei 38 soci è costruire un progetto (il nome c’è già: Nurnet) che faccia conoscere nel mondo la potentissima identità culturale di un’isola «che non è tutta nel suo bagnasciuga», come ha spiegato in conferenza stampa un ingegnere che vende energia (Giuseppe Zanardelli) e che sosterrà la fondazione cedendo una quota su ogni contratto stipulato. Sta prendendo terreno la consapevolezza che la Sardegna ha una protostoria tanto straordinaria quanto misconosciuta, è noto che il patrimonio archeologico sardo non è mai stato censito nella sua smisurata interezza, a vari livelli istituzionali si comincia a prendere atto che la Sardegna resta ancora in troppe parti del mondo «un’isola vicino alla Costa Smeralda». Così, da un’idea di Antonello Gregorini (responsabile dell’ufficio studi dei Riformatori), un ex direttore generale dell’assessorato regionale al Turismo (Giorgio Valdes), un esperto di programmazione europea (Paolo Marongiu), un’esperta di comunicazione sociale (Federica Lai), un grafico pubblicitario (Antonio Palumbo) e via elencando archeologi, ricercatori ecc. hanno deciso di promuovere un progetto da tenere sempre aperto alla partecipazione attraverso facebook con la pagina già lanciata “Nurnet”. La pagina esiste da poche settimane, ma è già stata creata una Nurnet tedesca e una Nurnet catalana. L’operazione censimento non verrà condotta secondo modalità tradizionali: la fondazione si avvarrà della collaborazione di Sardegna Ricerche e del Crs4, ma l’idea forte è quella di «costruire l’archivio del nostro patrimonio con una campagna autogenerativa – ha spiegato Gregorini presidente temporaneo – che si chiama “Adotta un nuraghe”, attraverso le 370 pro loco della Sardegna chiameremo le comunità locali a essere patner del progetto. Nei paesi tante persone conoscono siti archeologici a volte sconosciuti ai più, girando l’isola andremo a spiegare come “adottare un nuraghe”, come si entra nelle nostre pagine. Contiamo di sviluppare un diario sull’adozione, ogni conoscitore locale racconterà storie e leggende sul sito, poi per ognuno di questi un archeologo produrrà una scheda scientifica. Il progetto, infatti, vuol tenere ben in evidenza sia il livello empatico, sia quello scientifico». La portata dell’operazione si comprende quando si scopre che nel piano paesaggistico regionale «sono contenuti solo 4.500 oggetti come patrimonio», mentre secondo l’Istituto geografico militare si scende a 3.500. La realtà ben conosciuta invece testimonia 15 mila soltanto di nuraghe e poi ci sono le “pietre” (menhir, tombe di giganti). Per descrivere le potenzialità del patrimonio sardo Giorgio Valdes scomoda Stonehenge e l’Isola di Pasqua: «Le pietre di Stonehenge sono state messe così nel 1960 e la disposizione oggi non sarebbe più quella. Però è un sito che viene visitato da un milione di persone l’anno: su un sogno hanno costruito il business turistico. L’Isola di Pasqua è un sasso in mezzo al mare dove vivono 4.500 persone, non ci sono animali e sopravvive una sola pianta, ci vogliono due giorni di viaggio per raggiungerla, il viaggio costa moltissimo. Ebbene: l’Isola è frequentata da 200 mila turisti l’anno. L’organizzazione mondiale del turismo ha diffuso i dati sui flussi di viaggiatori nel pianeta: 560 milioni di turisti preferiscono l’Europa, 300 mila di loro le sponde del Mediterraneo: si può bene immaginare che un po’ di questi possano prestare attenzione alla Sardegna, se qualcuno gliela racconta».
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 36 - Ed_Cagliari
Una scoperta sarda
Il sistema immunitario ha una base ereditaria
Lo studio su tremila isolani pubblicato su Cell e su Science Coordinato da Francesco Cucca dell’università di Sassari
 
CAGLIARI E’ sarda l’èquipe di scienziati del Consiglio Nazionale delle Ricerche che ha scoperto l’ereditarietà del sistema immunitario. Di che cosa si tratta? Il sistema immunitario spiegano gli scienziati– è un complesso network di cellule, tessuti e organi che lavorano insieme per combattere gli agenti patogeni. Il numero delle cellule immuni è particolarmente importante per il corretto funzionamento del sistema immunitario e per il nostro stato di salute, ma non è chiaro se esso dipenda semplicemente dalla reazione rispetto alle infezioni o se sia anche soggetto a fattori genetici. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista “ Cell”con oltre 30 autori italiani a poche settimane di distanza da un’altra pubblicazione dello stesso gruppo su Science. Il gruppo di ricerca guidato da Francesco Cucca, direttore dell’Istituto di ricerca genetica e biomedica del Consiglio nazionale delle ricerche (Irgb-Cnr) e professore di Genetica medica dell’Università di Sassari, ha evidenziato come la genetica giochi un ruolo fondamentale nella regolazione dei livelli circolanti di cellule del sistema immunitario. «Obiettivo dello studio è capire se e in che misura le cellule circolanti del sistema immune siano ereditate per linea famigliare e quali geni siano eventualmente implicati», afferma Serena Sanna, ricercatrice dell’Irgb-Cnr che ha coordinato le analisi statistiche. «I risultati del lavoro hanno dimostrato che i livelli delle cellule hanno una forte base ereditaria e, ad avvalorare questa tesi, sono stati identificati numerosi siti del genoma umano coinvolti in tale regolazione genetica». Il team di ricercatori ha analizzato il ruolo dei geni nella regolazione dei livelli di circa 100 differenti tipi cellulari attraverso uno studio di associazione condotto in un totale di 2.870 individui provenienti da quattro paesi della Sardegna e appartenenti al progetto ProgeNIA/SardiNIA, che studia le basi genetiche di oltre 800 parametri di rilevanza biomedica. In questo studio inoltre il profilo genetico individuale è stato esaminato a un livello di risoluzione senza precedenti, grazie al sequenziamento dell’intero genoma di molti individui inclusi nello studio. «Sono state identificate 23 varianti genetiche indipendenti associate a particolari cellule immunitarie, in maggior parte nuove, sebbene alcune fossero già state proposte in altri studi ma senza una solida significatività statistica», aggiunge Maristella Steri, statistico presso l’Irgb-Cnr. I ricercatori hanno poi confrontato i risultati ottenuti con i dati presenti in database pubblici scoprendo che in alcuni casi questi geni erano già associati a celiachia e malattie autoimmuni come colite ulcerosa, diabete di tipo I, sclerosi multipla, artrite reumatoide. Studi precedenti dell’Irgb-Cnr, nell’ambito del progetto ProgeNIA/SardiNIA, hanno identificato geni associati ad altezza, glicemia, colesterolo, lipidi ematici e parametri ematologici come l’emoglobina fetale. «I sardi – dice Cucca – rappresentano una popolazione ideale per gli studi di genetica, con risultati che spesso hanno una valenza più generale per il resto dell’umanità: in questo caso, capire come la genetica regoli il sistema immunitario e l’autoimmunità ci avvicina allo sviluppo di terapie nuove e più efficaci per il trattamento di patologie autoimmuni». (p.p.)

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