Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
22 September 2013
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
 

 
L’UNIONE SARDA

1 – L’Unione Sarda - Cronaca di Cagliari (Pagina 29 - Edizione CA)
POLICLINICO. L’assessore De Francisci: il 18 ottobre si trasloca dal “Civile”
«È COME NASCERE IN HOTEL»
Tecnologie e design nel nuovo reparto Ostetricia

Tutto è studiato nel dettaglio, le apparecchiature sono all’avanguardia, le camere rifinitissime. «C’è una grande attenzione verso la donna», osserva compiaciuta l’assessore alla Sanità, Simona De Francisci, durante il sopralluogo nel blocco Q del Policlinico di Monserrato. Mancano ancora gli ultimi ritocchi, ma il grosso è fatto. «Siamo contenti di aver rispettato i tempi, non era certo facile», commenta orgoglioso Ennio Filigheddu, direttore generale dell’Azienda ospedaliero-universitaria. E fissa i tempi: «I reparti apriranno il 18 ottobre». Dopo una vita lunga quasi centocinquant’anni il San Giovanni di Dio sta per esalare l’ultimo respiro in vista del trasferimento, mentre il reparto di Ostetricia e Ginecologia del Policlinico emette i primi vagiti in attesa di dare alla luce i nuovi nati. Si completerà così il polo materno-neonatale che già ospita la Terapia intensiva e la Puericultura.
IL REPARTO Il tour dell’assessore inizia al secondo piano, dove oltre all’area prematuri e immaturi, tra meno di un mese sarà attivo il puerperio. Le pareti sono accese da tinte vivaci, sei stanze da due posti letto si preparano alla nuova operatività. L’ambulatorio per le visite è spaziosissimo, nel nido l’atmosfera è resa accogliente dagli affreschi a tema: cicogne in volo e l’immagine di un bimbo avvolto da un telo bianco. «L’ingresso dev’essere ancora arredato, ma gli operai procedono senza sosta», assicura Gian Benedetto Melis, direttore della clinica di Ostetricia e Ginecologia e cicerone per l’occasione. Il terzo piano è un tripudio di colori. Ogni sala travaglio ha il nome di una gemma. C’è quella Zaffiro, le pareti blu mare e il bagno intonato, accanto la stanza Rubino, dove ogni cosa ha le sfumature di rosso acceso. E poi Topazio, Ambra, Smeraldo e Acquamarina. Nelle prime due c’è anche la vasca per il parto in acqua: «È un albergo a cinque stelle», scherza Melis. Sul lato opposto dello stesso corridoio c’è la sala operatoria, cioè il fiore all’occhiello del reparto. Le apparecchiature sono supertecnologiche, le pareti di cristallo rilanciano luci a led dai mille colori che riproducono le tonalità delle stanze. Un grande monitor, dotato del modernissimo touch-screen, trasmette le immagini dell’intervento alla direzione. In teleconferenza, la diretta può essere rilanciata verso qualsiasi sala operatoria del mondo.
LA TECNOLOGIA La luce endoscopica del lettino è una particolarità unica: «Permette ai medici di non avere zone d’ombra durante gli interventi», spiega Melis: «Sono tutti strumenti all’avanguardia, il meglio che potessimo avere». L’assessore De Francisci annuisce soddisfatta. La riproduzione sulla parete di una veduta del Golfo degli Angeli è forse un modo per far sentire le neo-mamme a casa. A scanso di equivoci, Melis precisa: «I bimbi che nasceranno al Policlinico da genitori residenti a Cagliari potranno essere registrati all’anagrafe del Capoluogo».
Sara Marci
 

2 – L’Unione Sarda - Cultura (Pagina 52 - Edizione CA)
La Cagliari di Bacaredda
GIORDANO BRUNO, IL SUO BUSTO HA CENTO ANNI
Nel settembre di cento anni fa, Cagliari è tutta presa da un’euforia “nuovista”. Il 20 viene inaugurato il villaggio di Campo Carreras, il primo complesso di case operaie scaturito dalla lunga battaglia scatenata dai partiti popolari dopo i moti del 1906. Il 28 fa il suo solenne ingresso in città il nuovo arcivescovo Francesco Rossi, che per sette anni guiderà la Chiesa diocesana. Sabato 21, nella rotonda dirimpetto a Porta Castello, viene scoperto il monumento a Giordano Bruno, opera di quell’Antonio Bozzano che appena due mesi prima ha donato alla città il busto di Dante Alighieri, a guardia del liceo-ginnasio Dettori, nella omonima piazzetta. Esito di una larga sottoscrizione popolare non soltanto cagliaritana, l’opera è stata voluta da un comitato al quale partecipano alcune società anticlericali, sia le sezioni repubblicana, radicale e socialista. Ne è presidente il chimico Ernesto Puxeddu, rettore dell’Università.
Nel 1913 il capoluogo - 63mila residenti - è amministrato, ormai da due anni da Ottone Bacaredda e da una giunta liberal-radicale, con un alto indice massonico. Partono le nuove linee del tram elettrico, iniziano le migrazioni estive al Poetto, s’appalta la scuola di Villanova, le strade sono un cantiere ininterrotto e sono in adeguamento il forno municipale e i locali per gli infettivi. L’Unione Sarda, con la nuova direzione Ascanio Forti, ha quasi raddoppiato la foliazione e attivato la tipografia di Terrapieno. Nell’edicola cittadina, accanto a L’Unione s’affacciano La Voce del Popolo, settimanale cattolico sostenitore di Edmondo Sanjust, e Il Giornale Democratico, espressione dei liberali avanzati e dei massoni dell’Associazione Democratica costituitasi nel 1911.
È in questo scenario che la ripresa del mito bruniano sfocia nell’evento settembrino di un’erma che - commenterà un giorno il senatore Ignazio Serra - farà piangere i monsignori che debbono di necessità passare al suo fianco per andare o ritornare dal seminario di via Università o in episcopio. A ricevere l’opera d’arte è, per conto del Comune, l’assessore Pernis, Venerabile della loggia. Si procede per il teatro Civico dove l’assessore Satta-Semidei, leader dell’Associazione Democratica, tiene l’orazione ufficiale. Durerà tredici anni la permanenza a plein air di Giordano Bruno. Nel 1926 il commissario prefettizio fascista Vittorio Tredici rimuoverà quella statua, con l’obiettivo strumentale di rimpiazzarla con quella di un serafico San Francesco, celebrato nel settimo centenario della morte. L’Assisiate sarà poi sistemato nella piazza Carlo Alberto, e il domenicano eretico sarà sostituito da un palmizio, più gradito al regime. Uscirà dal sacco che lo ha imprigionato dopo oltre un anno, sembra per pressioni di Giovanni Gentile, e collocato in un nicchione nell’atrio dell’Università. Così fino al 1946, quando la facoltà di Lettere, in migrazione verso la via Corte d’Appello, vorrà portarselo dietro, bissando nel 1960 alla volta di Sa Duchessa, dove ancora si trova.
Gianfranco Murtas
  
 

3 – L’Unione Sarda - Provincia Sulcis (Pagina 42 - Edizione CA)
Carbonia e Sant’Antioco
Punici e fenici: un convegno internazionale

CARBONIA Poco meno di 260 archeologi ed esperti accreditati, dal Canada all’Australia, dal Brasile a Israele, una trentina di università presenti, sei giorni intensi di lavori cui prenderanno parte centinaia di studenti ed appassionati. Sono i numeri di un evento di portata planetaria: l’ottavo congresso mondiale di studi fenici e punici che si terrà a Carbonia e a Sant’Antioco dal 21 al 26 ottobre.
IL PROGRAMMA Sottotitolato “Dal mediterraneo all’Atlantico: uomini, merci e idee tra Oriente e Occidente”, il consesso mondiale nasce da una proposta dell’archeologo Piero Bartoloni, da anni direttore degli scavi nella cittadella fenicio punica di Monte Sirai. Il programma, curato dal comitato organizzatore composto dagli archeologi Michele Guirguis, Elisa Pompianu, Antonella Unali, Gabriele Carenti, Sara Muscuso e Rosana Pla Orquis, prevede l’inizio delle attività il 21 ottobre alle 9,30 al Teatro Centrale di Carbonia: il Governatore Ugo Cappellacci, il sindaco Giuseppe Casti e altre autorità scientifiche daranno il via alle sessioni che entreranno nel vivo nel pomeriggio nella Grande miniera di Serbariu. Nell’aula Astarte si discuterà di “Abitati e vita quotidiana”, nell’aula Melqart “Arte e artigianato”. Argomenti che verranno ripresi il giorno successivo a partire dalle 9. Il 23, oltre che di “Arte ed artigianato”, si discuterà di “Interazioni, sostrati e adstrati”.
SANT’ANTIOCO La riflessione sulle interazioni culturali prosegue il 24 ottobre alle 9 nell’aula consiliare di Sant’Antioco; contestualmente alle 9 al Pierre Pub sessione su “Riti funerari e necropoli”. Invece alle 15,30 gli esperti si cimenteranno in aula consiliare su “Religione e archeologia del sacro” e al Pierre Pub su “Storia e numismatica”. Il 25 ottobre verrà introdotta alle 9 al Pierre Pub anche la sessione “Epigrafia e filologia”. La giornata del 26 sarà dedicata alla visita dei siti.
Andrea Scano
 

4 – L’Unione Sarda - Commenti (Pagina 55 - Edizione CA)
Qualcuno pensa di risolvere la crisi da solo
False virtù di (presunti) liberi mercati

di Gianfranco Sabattini*
*Università di Cagliari

Il prolungarsi della crisi pone al mondo della cultura, della scienza e della politica l’urgenza di trovare nuove idee per il governo del capitalismo; è la tesi di fondo che sostiene Geoff Mulgan, Chief Executive of the National Endowment for Science Technology and the Arts e Professore in diverse università, tra le quali la London School of Economics. La tesi è il contenuto sia del suo libro non ancora presentato in Italia (“The locust and the bee”) sia del suo recente articolo apparso sulla rassegna stampa di Reset il 5 giugno scorso.
Secondo Mulgan, per superare la crisi occorre individuare un “modello di sviluppo che sia sostenibile, inclusivo e idoneo a un contesto di competizione globale sempre più intensa”. Le soluzioni dovranno spiegare perché la crisi attuale, dura a morire, si è verificata, per stabilire cosa sia più conveniente fare per normalizzare e stabilizzare il funzionamento delle economie nazionali e con esse dell’intera economia mondiale. A tal fine, occorrerà ricorrere a “opzioni politiche che siano adottabili nella pratica e nelle istituzioni”, per rispondere alle ansie di un’opinione pubblica che non sa spiegarsi perché “l’economia non solo non sta più riuscendo a generare ricchezza e posti di lavoro ma non ha più neanche molto senso”.
Che fare allora? I continui summit volti a “risuscitare l’economia pre-2007” non rispondono più alla bisogna, in quanto le tradizionali politiche pubbliche correttive del cattivo funzionamento dei mercati hanno perso ogni efficacia. Mulgan elenca numerose linee d’azione che potrebbero concorrere a frenare gli esiti dei comportamenti predatori che spesso si verificano nel mercato e a incoraggiare quelli dovuti a comportamenti creativi e innovativi: tra le azioni utili a raggiungere il primo obiettivo indica, ad esempio, nuove regole per la riorganizzazione dell’attività bancaria, con cui trasformare l’attività finanziaria da “padrona” a “serva” dell’economia; tra quelle utili a raggiungere il secondo obiettivo indica il ricorso a modelli innovativi di istruzione e l’erogazione di incentivi alle università di nuova generazione. Se la crisi non sarà presto risolta sarà inevitabile che i cittadini vadano alla ricerca in proprio di soluzioni pratiche.
Mulgan coglie certamente nel segno allorché individua le cause della crisi nei comportamenti predatori degli operatori economici; però anche le sue proposte sono formulate con lo sguardo rivolto al passato, in quanto non considera che le possibili azioni cui egli fa riferimento sono fortemente condizionate dall’egemonia, all’interno di tutte le istituzioni politiche ed economiche sulle quali si regge il capitalismo, di forze schierate in difesa delle supposte capacità virtuose dei mercati; è perciò assai difficile che le linee d’azione da lui indicate (riorganizzazione dell’attività bancaria, ricorso a modelli innovativi di istruzione, erogazione di incentivi alle università di nuova generazione, ecc.) possano essere accolte. Per la loro attuazione, appare più plausibile auspicare che i cittadini non pensino di poter porre rimedio in proprio agli esiti della crisi e decidano, invece, di contribuire alla formazione di uno schieramento di forze politiche riformiste fortemente coese, per dotare lo schieramento della forza necessaria a rompere l’egemonia di chi ora, non disinteressatamente, continua ad esaltare e a tutelare le false virtù dei presunti liberi mercati.
 
  
5 – L’Unione Sarda - Provincia di Sassari (Pagina 49 - Edizione CA)
PORTO TORRES. Un convegno organizzato dal Consorzio industriale
IL FUTURO: CHIMICA VERDE
Vertice su un mercato che punta ai prodotti alternativi
PORTO TORRES La chimica tradizionale è ormai morta, quella verde sta nascendo a Porto Torres per iniziativa di Novamont e Syndial, unite nella joint venture che ha preso il nome di Versalis. L’attesa è enorme e le aspettative pure.
L’attesa è spasmodica da parte di tutto il territorio e delle istituzioni, per le importanti ricadute economiche che dovrebbe avere legate all’espansione vertiginosa di un mercato sempre più attento all’utilizzo di prodotti nati dalle bioplastiche. Per discutere del Nord Sardegna come futuro "polo europeo della chimica verde", il Consorzio provinciale industriale ha organizzato una giornata di studi in collaborazione con il dipartimento di chimica e farmacia dell’Università.
Il polo della chimica sta crescendo all’interno dell’ex petrolchimico dove si trovano non soltanto aree Eni, ma anche aree di proprietà del Consorzio Asi: «Dal 2005 la maggior parte di esse sono sotto un vincolo di carattere ambientale - ha detto il presidente dell’Asi Franco Borghetto -. In sostanza, l’istituzione del Sito d’interesse nazionale di Porto Torres ha contribuito, insieme ad altre ragioni, a limitare fortemente ogni iniziativa di carattere industriale».
Fra i relatori c’erano Giulia Gregori, rappresentante delle politiche comunitarie di Novamont, Gianni Girotti, direttore ricerca e sviluppo e Marco Versari, responsabile affari istituzionali Novamont.
G. B. P.
 
 



LA NUOVA SARDEGNA

6 – La Nuova Sardegna / Pagina 10 - Attualita
MASTINO: «UNIVERSITÀ E CHIESA, DUE STORIE CHE SI INCONTRANO»
Il rettore di Sassari ricorda l’esortazione di Giovanni Paolo II: «Operare sempre a favore dei grandi valori dell’uomo»
Il rettore dell’Università di Sassari, Attilio Mastino, è uno dei rappresentanti del mondo della cultura che oggi incontreranno Papa Francesco alla Pontificia Facoltà Teologica. di ATTILIO MASTINO Questo pomeriggio a Cagliari, presso la Facoltà Teologica, avrò l’onore di portare al Santo Padre Papa Francesco il saluto degli studenti, dei professori e del personale dell’Università di Sassari in occasione di questa prima visita in Sardegna, in quella terra che un commentatore di Platone chiamava e argurofleps nesos, l’isola dalle vene d’argento, Ichnussa e Sandaliotis. Sono trascorsi 50 anni dal Concilio Ecumenico, un evento di profezia e di risurrezione. Siamo commossi per questa così alta presenza, che costituisce un riconoscimento della storia e della funzione educativa delle due Università sarde, che hanno alle spalle quattro secoli di vita a partire dall’età spagnola. Alle origini dell’Università di Sassari c’è la nascita nel 1562 del Collegio gesuitico, l’arrivo di docenti catalani, castigliani, portoghesi, il conferimento dei titoli accademici dal 1612, il riconoscimento del valore regio dei diplomi con la carta dell’8 febbraio 1617, quando Filippo III trasformò il collegio di Sassari in università di diritto regio con le facoltà di filosofia e teologia. Nel 1632 Filippo IV concesse la possibilità di graduare anche in diritto civile e medicina. Sono gli anni della nascita della festa dei Candelieri, alla metà di agosto, quando attraverso i Gremi si sviluppò una tradizione, quella del culto per Maria di Betlem, che continua a far incontrare quattro storie lunghe, quattro storie parallele, la storia della Chiesa, la storia dell’Università, la storia della città di Sassari e la storia della Sardegna. Una tradizione religiosa imperniata sul culto della Madonna, rinnovato nei momenti di crisi, come quelli che stiamo vivendo drammaticamente in questi mesi. Il sigillo storico del nostro Ateneo rimanda alle radici cristiane della Sardegna, alla colonia di Turris Libisonis fondata da Giulio Cesare nel golfo dell’isola d’Eracle (l’Asinara) e al martirio sotto Diocleziano e Massimiano del soldato palatino Gavino, del presbitero Proto, del diacono Gianuario. Negli anni immediatamente successivi alla persecuzione, un’iscrizione latina ricorda che il vulgus e il populus di Turris Libisonis era concorde, forse sotto l’autorità del suo vescovo, nell’apprezzare gli operatori di giustizia. L’immagine dei martiri testimoni della fede non è solo un lontano richiamo privo di significato, ha il senso di una storia che attraversa quasi duemila anni, che passa attraverso i pontefici di origine sarda Ilaro e Simmaco, tocca il sardo Eusebio di Vercelli e il caralitano Lucifero. Ma anche la vicenda delle spoglie di Agostino di Ippona tra Karales e Pavia in età longobarda rimanda ad una storia che in qualche modo è patrimonio dell’intera Sardegna, passando dopo la parentesi bizantina, per l’autonomia dei quattro regni giudicali, l’arrivo dei catalano aragonesi, i legami con la chiesa di Roma. Oggi sentiamo il dovere di raccogliere un’eredità di lunga durata, ma soprattutto di guardare al futuro. Troppo pochi giovani si laureano in Sardegna, troppo diffusa è la disoccupazione giovanile, troppi ritardi si sono accumulati a danno dello sviluppo della nostra isola. Con il nuovo statuto abbiamo preso atto dei nostri doveri e delle nostre responsabilità, abbiamo collocato lo studente al centro delle politiche accademiche e abbiamo dichiarato di voler promuovere la cultura come bene comune. Nel nostro Ateneo un’epigrafe collocata presso l’Aula Magna ricorda la visita a Sassari di Giovanni Paolo Magno il 28 maggio 1985, quando il Papa esortò la comunità universitaria ad operare sempre a favore dei grandi valori dell’uomo, affinché alla luce della scienza e della fede il suo cammino sia illuminato da profonda e vera sapienza. Mi pare che quel messaggio possa essere declinato oggi anche laicamente e rappresentare la vocazione1 propria dell’università pubblica alla formazione e alla ricerca, entrambe libere da condizionamenti, rispettose del pluralismo, attente al futuro dell’umanità, impegnate per la pace.
 

7 – La Nuova Sardegna / Pagina 28 - Sassari
Convegno
IN VETRINA LA RICERCA UNIVERSITARIA
Per due giorni in città e a Porto Torres i dottorandi italiani
SASSARI Per far conoscere il loro lavoro e per far comprendere l’impegno con cui portano avanti le loro ricerche, nonostante i tagli statali, hanno scelto Sassari e Porto Torres. La ricerca scientifica italiana si ferma per due giorni per fare il punto. Domani e martedì l'Adi - acronimo di Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani – presenta “Ricerca in vetrina”: una manifestazione nazionale che intende presentare al grande pubblico il lavoro svolto dai precari della ricerca: dottorandi, dottori di ricerca, assegnisti e ricercatori a tempo determinato. Sono 120 i giovani studiosi che arriveranno a Sassari da tutta Italia e dall'estero per comunicare i risultati delle proprie ricerche in tutti i settori scientifico disciplinari. L'apertura a Sassari. L'evento, intitolato “Ricerca in vetrina. Originalità e impatto sul territorio regionale della ricerca scientifica di dottorandi e dottori di ricerca”, si aprirà domani alle ore 9 nell'aula magna dell'Università di Sassari (piazza Università) con i saluti del rettore Attilio Mastino, del sindaco Gianfranco Ganau, dell’assessore regionale alla Pubblica istruzione Sergio Milia, del Presidente di Adi Sassari Marco Calaresu. Le sessioni, ribatezzate per l'occasione “vetrine”, andranno avanti per l'intera giornata . Si prosegue a Porto Torres. Il giorno dopo, martedì 24 settembre, il convegno itinerante si sposterà nella sala conferenze “Filippo Canu” in corso Vittorio Emanuele 95, con inizio alle ore 9. Alle 18.30, alla fine delle “vetrine”, la manifestazione si concluderà con la consegna degli attestati di partecipazione ai ricercatori. «La scelta della doppia sede per lo svolgimento del convegno “Ricerca in vetrina” non è casuale« si legge in una nota dell’Università. È Marco Calaresu, presidente di Adi Sassari, a spiegare perché l’associazione dei ricercatori ha scelto le due città del nord Sardegna. «Sassari, con il suo ateneo, rappresenta il capoluogo di un'area vasta di crisi, che ha bisogno di riconoscere nei giovani precari impegnati nella ricerca una delle principali fonti di sviluppo e innovazione – dice Calaresu –, un motore della crescita capace di generare valore e capitale sociale, che deve essere in primo luogo trattenuto sul territorio (contro la fuga dei cervelli) e in seconda battuta, messo in grado di operare a pieno regime, al servizio non solo dell'Accademia, ma delle Istituzioni, dell'impresa e della società civile». «Il Comune di Porto Torres – prosegue Calaresu –, con il suo scalo merci e passeggeri, rappresenta la principale porta di accesso marittimo al Nord Ovest della Sardegna, ed è l'emblema di un territorio fortemente compromesso sotto il profilo sociale, ambientale ed economico». «Vittima di un modello di sviluppo esogeno legato a produzioni del passato che necessitano di essere riconvertite – conclude il presidente dell’Adi –, il territorio ha bisogno di intercettare proposte, soluzioni e sperimentazioni innovative che portino a concrete prospettive di trasformazione e rilancio».
 

  

 
QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa CRUI
Link: rassegna stampa MIUR

 

Questionnaire and social

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