Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
21 October 2013

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 30 - Edizione CA)
Sorpresa, l'uomo nuragico era immune dalla malaria
La presenza del flagello accertato nell'età cartaginese
Arrivano i risultati di una ricerca delle Università di Sassari, Torino e Pisa
 
Nell'età nuragica la Sardegna era immune dalla malaria. È il sorprendente risultato di uno studio storico-paleoimmunologico condotto dal dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Sassari, dal dipartimento di Scienze della salute pubblica e pediatriche dell'Università di Torino e della divisione di Paleopatologia dell'Università di Pisa. La presenza di quell'antico flagello è invece accertata per l'età cartaginese. Ma non è tutto. Gli studi hanno verificato la presenza di un'altra malattia: la leishmaniosi umana (un'antropo-zoonosi), nella forma viscerale, da mettere verosimilmente in relazione con il ravvicinato contatto degli allevatori-cacciatori raccoglitori con i cani, reservoirs dell'infezione.
Lo studio “Approccio paleobiologico alla storia della malaria e della leishmaniosi in Sardegna dall'età Prenuragica al Medioevo” è stato condotto da un gruppo di ricerca su materiali osteoarcheologici forniti dalle Soprintendenze alle antichità di Cagliari e di Sassari, con fondi della fondazione del Banco di Sardegna. Sulla base di una cartografia della malaria (collegata ai dati paleoclimatici) predisposta dalla professoressa Eugenia Tognotti, storica della Medicina (dell'Università di Sassari), il team scientifico - composto da paleopatologi (Gino Fornaciari e Valentina Giuffra, Università di Pisa), paleoimmunologi (Raffaella Bianucci, Università di Torino), paleoantropologi (Lino Bandiera, Università di Sassari) - ha impostato il lavoro che si è avvalso della possibilità di effettuare screening di ampia portata sulle collezioni osteoarcheologiche, capaci di fornire, in questa prima fase della ricerca, una risposta di tipo qualitativo (ovvero presenza/assenza del patogeno).
Nel caso della malaria, l'utilizzo di questi test, la cui sensibilità e specificità su materiale antico è già stata confermata in studi precedenti, permette di identificare le proteine delle diverse specie del genere Plasmodium (falciparum,vivax, ovale, malariae). Le indagini paleo immunologiche sono state effettuate su campioni di siti di varie aree geografiche, corrispondenti a diverse epoche storiche e datati con il metodo del radiocarbonio: età nuragica; età fenicia; età romana; prima età moderna.
Non sono stati identificati casi di malaria, né di leishmaniosi umana nei reperti osteologici provenienti dai siti di età nuragica. Sono invece risultati positivi alla malaria due campioni esumati da siti come quello di Sa Figu (600-560 a.C., periodo Cartaginese). Qui è stato rilevato anche un possibile caso di co-infezione malaria-leishmaniosi. «Anche se occorrerà rafforzare questi risultati preliminari attraverso analisi metagenomica, che abbiamo già impostato - hanno sottolineato gli autori dello studio - quello che è già emerso permetterà di scrivere una pagina nuova non soltanto nella storia di quell'antico flagello, ma in quella della Sardegna stessa».
«Quello che è emerso in questo studio - aggiunge Eugenia Tognotti - sembra dare ragione a ciò che hanno sostenuto nel secolo scorso alcuni studiosi sardi: le popolazioni che innalzarono le grandiose costruzioni tronco-coniche, chiamate nuraghi, erano in buona salute, non indebolite dalle febbri. La malaria (gli anofeli erano già presenti, forse trasportati dalle navi fenicie) si diffuse in Sardegna nel quinto sec. a.C come in altri paesi rivieraschi del Mediterraneo: un effetto della “globalizzazione” indotta dai fenicio-punici nei paesi che si affacciavano sul Mediterraneo».
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 30 - Edizione CA)
Da oggi al 26 congresso internazionale degli studi fenicio punici
Sulcis, archeologi dal mondo: il punto sul popolo del mare
 
Per Carbonia e Sant'Antioco inizia oggi una settimana memorabile. Sino al 26 ottobre il gotha dell'archeologia internazionale sbarcherà in una terra, il Sulcis, che le cronache degli ultimi anni associano quasi quotidianamente alle mille facce della crisi. Ed invece una ricchezza, che arriva da quasi 3.000 anni, c'è: sono le vestigia fenicio puniche (sparse anche nel resto della Sardegna) grazie alle quali si terrà in questo lembo sud occidentale l'ottavo Congresso mondiale degli studi fenicio punici: “Dal Mediterraneo all'Atlantico: uomini, merci e idee tra Oriente e Occidente”.
Si comincia stamattina alle 9,30 al teatro Centrale di Carbonia, piazza Roma, con una cerimonia delle grandi occasioni che deriva dall'organizzazione messa a punto dall'Università di Sassari in collaborazione con i Comuni di Carbonia e Sant'Antioco e la ex Provincia di Carbonia Iglesias. Il convegno darà voce a duecento studiosi provenienti da 24 nazioni e sarà suddiviso in sessioni tematiche con incontri che si svolgeranno a Carbonia (Grande Miniera) e a Sant'Antioco (aula consiliare e Pierre Pub).
Dopo varie edizioni ospitate in prestigiose sedi europee (Roma, Cadice, Tunisi, Palermo) la Sardegna ospita per la prima volta il congresso che servirà a fare il punto sulle scoperte e accrescere la valutazione positiva già tributata al popolo del mare che, creando colonie, diffuse la conoscenza e la cultura. Il comitato d'onore che questa mattina aprirà i lavori è composto dal presidente del congresso, l'archeologo Piero Bartoloni, il rettore dell'Università sassarese Attilio Mastino, il direttore del Dipartimento Scienze dell'uomo Maria Margherita Satta, il direttore dell'Istituto studi mediterranei Paola Santoro e il sovrintendente archeologo Marco Minoja. Nel pomeriggio al via i lavori su “Arte e Artigianato” e “Vita quotidiana”. Attese 170 relazioni e alcuni inediti sul periodo in cui si manifestarono gli insediamenti.
Andrea Scano
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Provincia Medio Camp (Pagina 23 - Edizione CA)
Siddi
Fotovoltaico, ecco i soldi per aiutare gli studenti
 
Dal sole la fonte economica per gli aiuti agli universitari del paese. L'amministrazione di Siddi ha deciso di impiegare i 15 mila euro annui che arrivano nelle casse comunali grazie all'impianto fotovoltaico sistemato nella circonvallazione per le borse di studio per gli studenti che frequentano l'università. Unico parametro il merito, indipendentemente dal reddito familiare. «Spesso pensiamo solo ai disoccupati da impiegare nei cantieri comunali, ma anche questi giovani sono disoccupati e oltretutto studiano», ha spiegato il sindaco Stefano Puddu, «ed è giusto vengano premiati per i loro risultati scolastici». 31 le borse di studio concesse. Il Comune ha anche stanziato ulteriori 2700 euro per alunni di medie e superiori.
Antonio Pintori
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Provincia Ogliastra (Pagina 26 - Edizione CA)
TORTOLÌ. Nuovo distretto
Futuro spaziale per l'Ogliastra grazie al Dass
 
TORTOLÌ Una piccola industria a vocazione avveniristica, la Opto Materials di Arbatax, rappresenta il meglio delle imprese ogliastrine in seno al neo costituito Distretto Aerospaziale della Sardegna (Dass). In attesa che l'Ogliastra possa calare sul tavolo carte pesanti come il Poligono del Salto di Quirra e l'aeroporto di Tortolì, cioè le infrastrutture al centro delle più importanti sperimentazioni aerospaziali: dagli aerei senza pilota alla navicelle Usv del Cira.
MISTER FUTURO Il titolare della Opto, il dentista di Urzulei Piergiorgio Lorrai, siede nel consiglio d'amministrazione del Dass, grazie all'acquisizione di una quota dell'11per cento, a fianco di colossi del settore come Vitrociset. Tra gli undici soci fondatori figurano enti pubblici prestigiosi come l'Istituto nazionale di Astrofisica, il Crs4, Sardegna Ricerche e le Università di Cagliari e Sassari. «Abbiamo voluto scommettere sul futuro dell'industria duale (militare e civile) - commenta Lorrai - anche in rappresentanza delle imprese che verranno ad insediarsi nel territorio. Devo dare atto al presidente della Regione di aver mantenuto l'impegno preso durante la sua visita in Ogliastra». Opto Materials ha già fornito al consorzio europeo componenti ottici per i satelliti e sistemi di puntamento per i caccia-bombardieri .
IL SINDACO «In questo contesto - sottolinea Mariano Carta sindaco di Perdasdefogu - attendiamo una svolta decisiva verso la riconversione duale del Poligono e la nascita di nuove attività produttive capaci di dare lavoro ai giovani del territorio». Tra i soggetti promotori del Distretto figura anche la Provincia Ogliastra, prima che venisse cancellata dal referendum. «Abbiamo sempre creduto nel Distretto - spiega l'ex vicepresidente Roberto Cabiddu - fin dal novembre del 2012, quando il consiglio recepì il progetto Dedalo del ricercatore ogliastrino Alessandro Loddo».
Nino Melis

LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 15 - Sassari
I nostri antenati nuragici erano immuni dalla malaria
 
SASSARI I nostri antenati nuragici erano immuni dalla malaria. Sono i sorprendenti risultati di uno studio storico-paleoimmunologico condotto dal Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università sassarese, dal Dipartimento di Scienze della Salute Pubblica e Pediatriche dell'Università di Torino e della Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa. Lo rende noto un comunicato dell’ateneo secondo il quale «la presenza di quell’antico flagello è invece accertata per l’età cartaginese. Inoltre, è stata verificata la presenza di un’altra malattia: la leishmaniosi umana (un'antropo-zoonosi), nella forma viscerale, da mettere verosimilmente in relazione con il ravvicinato contatto degli allevatori-cacciatori raccoglitori con i cani, serbatoio dell’infezione». Lo studio “Approccio paleobiologico alla storia della malaria e della leishmaniosi in Sardegna dall’età Prenuragica al Medioevo” è stato condotto su materiali osteoarcheologici forniti dalle Soprintendenze alle antichità di Cagliari e di Sassari, con fondi della Fondazione del Banco di Sardegna. «Sulla base di una cartografia della malaria (collegata ai dati paleoclimatici) predisposta dalla professoressa Eugenia Tognotti, storica della Medicina delll’ateneo turritano – fa sapere l’università – il team scientifico - composto dai paleopatologi Gino Fornaciari e Valentina Giuffra (Pisa), la paleoimmunologa Raffaella Bianucci (Torino), il paleoantropologo Lino Bandiera (Sassari) - ha impostato il lavoro che si è avvalso della possibilità di effettuare screening di ampia portata sulle collezioni osteoarcheologiche». Le indagini paleo immunologiche sono state effettuate su campioni di siti di varie aree geografiche, corrispondenti a diverse epoche storiche e datati con il metodo del radiocarbonio: età nuragica, età fenicia, età romana e prima età moderna. Non sono stati identificati casi di malaria, né di leishmaniosi umana nei reperti osteologici provenienti dai siti di età nuragica. Sono invece risultati positivi alla malaria due campioni esumati da siti come quello di Sa Figu (600 - 560 a.C., periodo Cartaginese). Qui è stato rilevato anche un possibile caso di co-infezione malaria-leishmaniosi. Hanno detto gli autori dello studio: quello che è già emerso permetterà di scrivere una pagina nuova non solo nella storia di quell’antico flagello, ma in quella della Sardegna stessa».

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