Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
23 July 2013
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

 
L’UNIONE SARDA

 
1 - L’Unione Sarda / Provincia di Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
TEULADA. Record di longevità, dietro di loro preme un plotone di un’ottantina di ultranovantenni
LA TERRA DELLE ARZILLE CENTENARIE
Sei le vecchine che hanno abbondantemente superato il secolo di vita
TEULADA Terra di centenarie, arzille e in sentidu . In sei (ma sarebbero potute essere in sette se Maria Pia Cossu non fosse venuta a mancare pochi mesi fa a 103 anni) hanno abbondantemente superato il secolo di vita. E dietro di loro preme un plotone di un’ottantina di ultranovantenni che stanno facendo di Teulada, centro di 3.700 anime, un fenomeno di longevità unico nel suo genere e per questo da studiare. Un record che sarà al centro di A.Te.Ne, progetto di ricerca appena avviato dalla Comunità mondiale della longevità in collaborazione con l’Università di Cagliari, il Comune e lo Spi-Cgil.
Seduta sulla terrazza della casa Sanjust, Bardilia Marras, 101 primavere, discorre con l’amica, la coetanea Veronica Cuccu. Stringono mani, elargiscono baci, soprattutto ai bambini più piccoli, quasi in una sorta di passaggio di testimone. Sono solo due delle sei centenarie che vivono a Teulada. Le altre, rimaste a casa per qualche acciacco, sono: Anna Maria Guiso (101), Luigia Floris (101 ad agosto), Giovannica Putzu (105) e Grazia Pilloni (101). E sono loro e i tanti ultranovantenni del paese, la cosiddetta genti beccia , che hanno spinto lo Spi Cgil, il sindacato dei pensionati, a festeggiarle e dare stimolo ad un progetto di studio sui centenari di Teulada dove le donne (per gli uomini il record è 99 anni) la fanno da padrone. «Sono numeri che sorprendono, di cui non avevamo cognizione», dice il sindaco Daniele Serra. Non che la longevità fosse sconosciuta a Teulada, ma non certo in queste proporzioni. «I dati, 6 centenarie su 3.700 abitanti, offrono una proporzione che non ha eguali neppure nell’Isola. È la prova - spiega Roberto Pili della Comunità mondiale della longevità - che il territorio è riuscito ad esprimere un ciclo di vita più lungo dove, accanto a diversi fattori, c’è un’importante componente di spiritualità che accompagna questi grandi vecchi». Centenari che, a dispetto dell’età, si presentano lucidi e ricettivi. «È un altro aspetto che colpisce. Dopo i 65 anni - spiega Donatella Petretto, responsabile scientifico del gruppo di ricerca Gria - il rischio di demenza senile aumenta in modo esponenziale, non così per i centenari di Teulada». Soprattutto per le donne che, come ha sottolineato Salvatore Loi, autore di diversi saggi, «sono le vere custodi della nostra storia».
Maurizio Locci
 
 
2 - L’Unione Sarda / Sport (Pagina 38 - Edizione CA)
IL BIS DOPO LA COPPA RETTORE
Va alla Cantera il titolo sardo interuniversitario

Dopo la Coppa Rettore, la Cantera si è aggiudicata anche il titolo sardo interuniversitario. La squadra studentesca cagliaritana, detentrice del torneo interfacoltà, ha battuto nella finale regionale secca disputata sul campo del Cus Sassari (in località San Giovanni) la compagine olbiese Stazzi Uniti, a sua volta dominatrice del trofeo interfacoltà organizzato dell’ateneo sassarese.
Uno a zero il risultato. A segno l’attaccante Claudio Cocco, ma decisivo, sullo zero a zero, un salvataggio sulla linea in rovesciata di Federico Boi (difensore di Siurgus Donigala che nell’ultima stagione ha militato nel Campobasso). La finale regionale è stata riproposta dopo tre anni di assenza (per problemi organizzativi) nell’ambito di un protocollo d’intesa tra gli atenei di Cagliari e Sassari. L’ultima edizione si era svolta nel 2010 e la vittoria era andata al Mandarancio Meccanico, squadra di Villagrande Strisaili, che aveva prevalso sulla compagine I Disagiati. Dopo un esilio forzato a Monte Claro, quest’anno la Coppa Rettore cagliaritana è tornata a Sa Duchessa nel rinnovato impianto in erba sintetica utilizzato anche per l’hockey. ( p.l. )
 
 
3 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
Gli effetti del ripascimento: al confine tra Cagliari e Quartu le zone più pericolose
QUANDO IL MARE È UN NEMICO

Poetto: i rischi tra vento, correnti e sabbia instabile Al confine tra Cagliari e Quartu, il Poetto fa paura. È il tratto di mare più pericoloso. Qui si concentra il maggior numero di soccorsi ai bagnanti in difficoltà tra le onde o traditi da buche e voragini sul fondale: persone salvate grazie al pronto intervento dei bagnini o degli uomini della Capitaneria di porto. Proprio in questo punto domenica pomeriggio tre giovani hanno rischiato di affogare.
PERICOLI IN AGGUATO Ma sarebbe un errore piantare la bandierina con il simbolo “pericolo” solo in questo punto della spiaggia cagliaritana. Le mareggiate e le correnti, soprattutto quando soffia un vento di terra, smuovono i fondali sabbiosi, scavando buche e voragini improvvise creando pericoli imprevedibili. Se poi si aggiunge l’imprudenza dei bagnanti, anche con l’acqua di mare a un metro d’altezza si possono correre rischi.
DOPO IL RIPASCIMENTO Già in passato si era affrontato l’allarme “buche e voragini” al Poetto. Gaetano Ranieri, professore ordinario di Geofisica, aveva dato una spiegazione scientifica a un fenomeno naturale reso più pericoloso e più frequente da un fenomeno innaturale: il ripascimento. «Le dune sottomarine», aveva evidenziato Ranieri, «si sono formate con lo spostamento del famoso gradone. Quello, per capirci, che dopo il ripascimento ha fatto sì che prima di arrivare in acqua occorresse fare una piccola discesa. Il mare col tempo si è ripreso quella sabbia che è finita sul fondo marino coprendo, peraltro, la poseidonia, cioè la vita del mare. Questa sabbia a causa delle correnti si sposta formando voragini e vortici causati dal moto ondoso che va in direzioni diverse.
CORRENTI MARINE A seconda delle correnti, aveva spiegato il geofisico, si possono creare molte o poche voragini lungo tutto il litorale: «Il fenomeno cesserà quando la spiaggia sarà modellata dalle correnti. Quando ciò accadrà il mare si sarà ripreso tutti 360 mila metri cubi di sabbia ripasciuta nel 2002. Serviranno ancora alcuni anni. Ragionando sulle statistiche e sulla sua “struttura”, la spiaggia dei Centomila è meno pericolosa di tante altre. Soprattutto le prime fermate, al riparo dai forti venti di mare grazie al muro naturale della Sella del Diavolo, sono meno soggette alle correnti marine e alle mareggiate. Più ci si allontana dal porticciolo di Marina Piccola e più aumentano i possibili pericoli.
GLI INCIDENTI Forse non è un caso che domenica, all’altezza del Capolinea, due giovani e una ragazza abbiano rischiato di annegare. I primi due si erano gettati in acqua per cercare di salvare una ragazza in balìa delle onde, trovandosi immediatamente in difficoltà. Tutti e tre sono stati salvati dal pronto intervento dei bagnini. Nell’agosto del 2011, sempre nella stessa zona, prima del Lido del Carabiniere, due anziani avevano trovato un vuoto improvviso, iniziando ad annaspare perché la corrente li trascinava verso il basso. Erano stati salvati da due militari. Nel luglio dello stesso anno, due pensionate si erano trovate in difficoltà per la presenza di alcune voragini sempre nel tratto di mare della spiaggia libera tra il Golden beach e il Lido del carabiniere.
INSIDIE NASCOSTE Anche in altre zone del Poetto, come insegna la cronaca, i rischi non mancano. Nel settembre 2012, alla Sesta fermata, un uomo di 65 anni aveva rischiato di annegare con altri due ragazzi che si erano buttati in suo soccorso. I tre erano stati salvati da un altro bagnante e dalla bagnina di un vicino stabilimento balneare. Un’emergenza scattata per la forte risacca. Nel luglio 2011 la tragedia alla Quarta fermata. Un 28enne cinese era morto annegato dopo aver affrontato il mare, insidioso per le onde e le correnti. Una buca lo avrebbe fatto finire sott’acqua.
Matteo Vercelli


 


LA NUOVA SARDEGNA


4 - La Nuova Sardegna / Pagina 27 - Sassari
ARCHITETTI ANCORA SENZA FISSA DIMORA 
Sì alla convenzione per assegnare al Dipartimento sei aule a Santa Chiara, ma per ottobre potrebbero non essere pronte 
di Elena Laudante
ALGHERO Sulla carta, almeno, da giovedì la facoltà d’Architettura migliore d’italia (fonte: Censis) avrà finalmente una casa. Nella sostanza, però, non c’è certezza sulla data della consegna delle sei aule da destinare ai corsi nel complesso di Santa Chiara. Incertezza che rischia di far restare gli universitari ancora senza fissa dimora il prossimo anno accademico. «Non so se saremo pronti per il primo ottobre, l’inizio delle lezioni». Arnaldo Cecchini, direttore del Dipartimento di Architettura, è ovviamente soddisfatto del passaggio di consegne che sarà formalizzato dopodomani, con la firma della convenzione Comune-Ateneo, in municipio. Ma oltre alla stretta di mano tra il sindaco Stefano Lubrano e il rettore Attilio Mastino ci vuole di più. Ci vogliono banchi e lavagne, ad esempio. «Solo con la convenzione l’università può iniziare a bandire le gare per arredare le aule», spiega il professore. Aule che senza attrezzature non potranno essere utilizzate. «Dispiace che la convenzione sia stata firmata con un mese di ritardo, ma capisco che ci siano ancora lavori da fare». I lavori non sono così impegnativi, assicura invece l’assessore comunale ai Lavori pubblici Massimo Canu. «La ristrutturazione degli interni è stata completata. Manca solo la scala antincendio nel cortile, che necessita il posizionamento di una gru più grande di quella usata finora. Ma non ci vorranno più di una o due settimane». A quel punto, il cantiere sarà consegnato all’amministrazione e quindi alla facoltà, e si potrà iniziare a ragionare sugli interni. Le sei aule su tre livelli del nuovo complesso di Santa Chiara, indispensabili per dare una sede unica al dipartimento oggi “diffuso”, avrebbero dovuto essere pronte a giugno. Ma mentre in superficie gli operai imbiancavano pareti, è stato necessario sondare il sottosuolo di una zona dove un tempo sorgeva il vecchio quartiere ebraico. Ed escludere di calpestare importanti reperti archeologici. Solo allora quest’ala dell’ex ospedale è stata completata. Restano alcuni nodi da scogliere, handicap di un dipartimento che nonostante le difficoltà logistiche è tra i più blasonati del Paese. «Sappiamo ancora poco della biblioteca, il cui contratto con la Curia, per i locali dell’ex orfanotrofio, è scaduto a gennaio 2013 - ricorda Cecchini - e abbiamo ancora master e dottorato in sofferenza». Attualmente i circa 600 studenti di Architettura lodati dal Censis si barcamenano tra le quattro classi dell’asilo Sella, che è poi la sede principale, un’aula dell’orfanotrofio e due spazi del liceo artistico, dove si può finire a fare lezione nell’androne o nei corridoi. Con la consegna delle nuove aule di Santa Chiara la facoltà potrà avere finalmente una sede dignitosa, dove si concentreranno sei delle dieci classi (per due corsi completi). È della scorsa settimana la conferma del Dipartimento di Architettura, Design e Urbanistica di Alghero alla vetta delle facoltà simili d’Italia, almeno secondo una ricerca del Censis, che lo mette davanti ai Politecnici di Milano e Torino e allo Iuav di Venezia, quanto alla didattica. È sul podio (seconda e terza) per quanto riguarda invece la ricerca, nella valutazione dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca. Valutazione che rapportata al periodo 2004-2010 considera parametri come la qualità della rivista specializzata, più o meno prestigiosa, sulla quale il lavoro è stato pubblicato; lo scambio internazionale, la partecipazione di autori stranieri e la capacità di attirare risorse.
 
 
4 - La Nuova Sardegna / Pagina 20 - Sassari
ALLE CLINICHE PARCHEGGI DA SALASSO 
Il contratto sottoscritto con l’Università consente alla Europol di applicare le tariffe più alte della città 
di Luigi Soriga
SASSARI Per un mese, quello delle Cliniche universitarie, è stato il parcheggio più caro della città, un primato diviso a pari merito con i parcheggi interrati della Saba Italia. L’auto si poteva lasciare all’interno del cortile di viale San Pietro alla cifra di 40 centesimi ogni 20 minuti, per un totale di un 1 euro e 20 all’ora. Con una differenza sostanziale: questi della sanità sono stalli blu che l’utenza utilizza per necessità gravi, per problemi di salute personali o per visitare un parente ammalato. Volentieri chiunque farebbe a meno di sostare da quelle parti, se non fosse costretto. Insomma, chi parcheggia alle Cliniche non lo fa per andare a fare shopping, come invece avviene in molte altre zone blu della città. Ecco perché numerosi pazienti o familiari non hanno gradito il salasso di 1 euro e 20 all’ora, paragonabile solo alle tariffe dei parcheggi interrati. «Si è trattata di una fase sperimentale – spiega uno dei responsabili della Europol Service Marco Budroni – ed è stata pensata per venire incontro alle esigenze degli utenti. Frazionare il tempo di venti minuti in venti minuti dà la possibilità a chi non si trattiene a lungo di pagare di meno. Ora stiamo valutando se adottare questa soluzione anche in futuro». In questi giorni, infatti, è stata riadottata la tariffazione precedente, in vigore sino al 4 aprile scorso, cioè quella di 50 centesimi per la prima mezzora e un euro per un’ora. Significa che se si lascia l’auto per un’ora e 2 minuti, bisogna sborsare 2 euro. E vuol dire anche che se una figlia va a trovare per due volte al giorno una mamma ricoverata, è facile che spenda un minimo di 5 euro al giorno, ovvero 150 euro al mese. E non ha grosse possibilità di lasciare la vettura da altre parti, considerata la carenza di stalli nella zona di viale San Pietro. In ogni modo la Europol non applica di certo tariffe a proprio piacimento, ma si tratta di cifre che stanno dentro un contratto sottoscritto con l’Università di Sassari. E’ singolare invece come l’Ateneo predisponga una gara d’appalto che consenta di equiparare il parcheggio di una struttura sanitaria a quello di un qualsiasi altro parcheggio cittadino. O meglio: al più caro parcheggio esistente in tutta la città. L’Università esige un canone di affitto dalla Europol, quindi guadagna dai parcheggi, e si limita a controllare che il contratto venga rispettato, cioè che la Europol non spari più alto rispetto alle altre tariffe cittadine. Entro questi limiti la società di gestione parcheggi può ritoccare i prezzi. «I nostri margini di guadagno sono limitati – dice Budroni – gestiamo 247 stalli ma abbiamo molti dipendenti stipendiati. In più le associazioni di volontariato non pagano, i dipendenti dell’Aou hanno convenzioni molto convenienti e tutti gli utenti che accedono al parcheggio solo per ritirare un referto, hanno una franchigia di 15 minuti per non pagare il ticket. Questa è una opzione non prevista nel capitolato, che abbiamo pensato di aggiungere». Il problema è che la stragrande maggioranza delle persone che usufruiscono del parcheggio ignora completamente questa possibilità e sborsa i 50 centesimi. D’altronde non esiste un solo cartello che li avverta di questa agevolazione, e lo stesso personale della Europol non fornisce alcun assist in merito, perché talvolta gli stessi addetti non ne sono a conoscenza. Altro aspetto singolare è che l’utente va incontro a una sorta di pagamento a sorpresa, perché nè all’ingresso e nè all’uscita delle Cliniche esiste un cartello che descriva le tariffe applicate. Il contratto con la Europol è scaduto da dicembre scorso, e la società opera in regime di proroga. Il prossimo appalto non sarà predisposto dall’Università, perché i parcheggi saranno gestiti dall’Azienda Ospedaliera. «Stiamo già lavorando al nuovo capitolato che sarà pronto a gennaio – spiega il direttore generale dell’Aou Sandro Cattani – cercheremo di imporre delle tariffe più convenienti per i pazienti, allineate almeno alla fascia più bassa dei parcheggi presenti in città».
 
 

 


QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa CRUI
Link: rassegna stampa MIUR

 

Questionnaire and social

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