Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
07 July 2013

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 5 - Edizione CA)
In tempo di crisi serve più inventiva
Il ruolo delle università e delle aziende
Franco Manca*
 
Da sempre innovazione è sinonimo crescita. Innovare è un'attività complessa e, a parte episodi legati alla genialità di singoli soggetti, essa è appannaggio quasi esclusivo di quelle realtà che hanno caratteristiche di sistematicità.
Tra questi soggetti figurano il sistema dell'istruzione, in particolare le università, le imprese e il settore pubblico. Queste tre entità in Italia attraversano tutte situazioni di criticità più o meno intense. È noto come l'istruzione italiana sia debole particolarmente nelle università; le imprese dal canto loro, nel corso degli ultimi due decenni, hanno perso in competitività anche perché destinano quote molto contenute di risorse per la ricerca e lo sviluppo, influenzate anche dalle ridotte dimensioni medie delle aziende. È comprensibile che siano soprattutto le grandi imprese a impegnarsi nell'innovazione anche se quelle italiane lo fanno in misura molto inferiore rispetto ai concorrenti internazionali. Infine l'apparato pubblico che storicamente si è sempre disinteressato al sostegno della ricerca e dello sviluppo.
La situazione sarda è ancora più grave perché le criticità sono più marcate sia nel sistema dell'istruzione ma soprattutto nell'ambito delle imprese. Eppure ci sarebbe un gran bisogno di ruolo da parte delle imprese anche di quelle tradizionali. L'innovazione, infatti, non è una prerogativa dei nuovi settori. In Sardegna una spinta innovativa sarebbe molto importante per rilanciare distretti come quello del sughero o l'agroalimentare. In quest'ultimo comparto, fortunatamente, opera un soggetto pubblico, Sardegna Ricerche, che con il suo centro di Porto Conte offre grandi opportunità per l'attività di ricerca e sviluppo.
Questa attività, come la gran parte delle politiche messe in campo dalla nuova dirigenza, ha come obiettivo la ricaduta industriale, elemento determinante nei processi innovativi. Nonostante il grande impegno, e la due giorni organizzata da Sardegna Ricerche ne è una conferma, sarebbe necessario sostenere l'attività promossa dalla Regione con un protagonismo più convinto sia da parte delle imprese che delle università.
*direttore Centro Studi L'Unione Sarda
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cronaca Italiana (Pagina 10 - Edizione CA)
Messina
Compravendita di esami universitari
 
Esami di diverse materie, test di ingresso alle facoltà, abilitazioni professionali: tutto nell'università messinese aveva un prezzo, da duemila a 25 mila euro. Dopo le varie inchieste su parentopoli, le sospensioni e le condanne degli ex rettori, le indagini sugli affari degli appalti truccati e gestiti dai ras dell'ateneo, ora la direzione investigativa catanese, con l'inchiesta Campus, ha scoperto una compravendita di esami e altri titoli gestito da Antonio Domenico Montagnese, 50 anni. Il boss degli «esami facili» era stato indagato nell'ambito delle indagini svolte sull'omicidio del professor Matteo Bottari, e sembra agisse all'ombra della 'ndrangheta. Con lui arrestati il docente Marcello Caratozzolo, di 47 anni, Dino Galati, 57 anni, ex consigliere provinciale a Messina: accusati di associazione per delinquere aggravata dal metodo mafioso.
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Lavoro (Pagina 16 - Edizione CA)
Telit, ricercatori a Trieste e Cagliari
Programma finanziato con 44 milioni dal ministero dello Sviluppo
 
Il legame tra la Telit Communication e l'Isola diventa ancora più saldo. La società di telecomunicazioni italo-israeliana, leader del mercato e da anni già presente in Sardegna con un centro di ricerca a Sa Illetta, ha deciso di incrementare investimenti e personale. A Cagliari l'azienda attualmente impiega 47 persone, di cui 45 ricercatori, tutti impegnati nel settore delle telecomunicazioni, dell'elettronica e dell'informatica. Grazie a un nuovo programma tecnologico sovvenzionato con 44 milioni di euro dal ministero dello Sviluppo economico l'azienda vuole assumere 26 professionisti (18 da inserire nella sede di Trieste e 8 nella succursale di Cagliari). Sedici di questi già assunti e dieci ancora da reclutare. Scopo del finanziamento è la progettazione di una nuova piattaforma satellitare denominata Galileo. Il progetto cagliaritano durerà tre anni.
LE ASSUNZIONI Per portare avanti la ricerca la Telit selezionerà quindi un ingegnere specializzato nei protocolli GSM/GPRS/UMTS L1, un Software Drivers Engineer, un Embedded Software Engineer, un Test Automation Software Engineer, un Material e Process Engineer, un Software e Hardware Engineer, un Radio Frequancy Engineer e un Analog e digital audio Engineer. Gli stessi profili professionali sono richiesti anche per aspirare agli otto posti ancora disponibili a Trieste.
I due centri di ricerca lavoreranno, sia per i progetti di sviluppo che per le attività di formazione specialistica e avanzata, in collaborazione con i principali istituti scientifici e università italiani, tra cui le Università di Trieste, di Udine e di Cagliari, l'ICTP di Trieste e l'Istituto Superiore Mario Boella di Torino. Le ricerche effettuate in Sardegna dalla Telit riguardano il cosiddetto “Internet delle cose”: la tecnologia che permette a dispositivi e macchinari di comunicare fra loro a distanza. Nello specifico gli studi si concentreranno nel settore automobilistico e lo sviluppo di sistemi di posizionamento satellitare con cui equipaggiare le automobili del futuro. La sede di Cagliari da anni rappresenta per la Telit il centro di sviluppo delle tecnologie wireless e i progetti speciali. Inviare il curriculum alla sezione “Career” del sito www.telit.com, compilando l'apposito format o contattare la Telit Communication al numero di telefono: +39.040.4192.111
Luca Mascia
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
Stipendificio o agenzia culturale?
Il dilemma irrisolto della scuola italiana
Anthony Muroni
 
Nei giorni scorsi una nuova ricerca sull'istruzione in Italia ci ha ripetuto cose note ma troppo spesso trascurate: gli studenti universitari di oggi sono dei semi-analfabeti e arrivano in Ateneo impreparati, per colpa delle carenze della scuola dell'obbligo.
Bella scoperta. Basterebbe andare a spulciare tra gli elaborati consegnati dalle matricole che affrontano i test per l'ammissione nelle facoltà a numero chiuso per rendersi conto che molti hanno difficoltà persino a coniugare il tempo dei verbi. Non conoscono le basilari funzioni algebriche, per tacere delle questioni storiche, scientifiche e legate all'attualità.
È allora giusto partire da una domanda, forse ovvia e retorica: è possibile che la scuola formi male i suoi alunni per la penuria di mezzi economici a sua disposizione? Difficile sostenerlo, vista la spesa a carico dello Stato. Oppure il problema è legato al numero degli insegnanti? Altrettanto improbabile, visti i numeri.
Al livello in cui siamo non si tratta più di fare speculazione politica ma di scegliere il destino dei nostri figli, condannati a essere fagocitati da un sistema che non premia i più deboli.
Sì, i più deboli. Chi è più forte o ha la fortuna (che gli deriva solo dalla nascita) di avere alle sue spalle un retroterra culturale e familiare adeguato, riesce forse a completare la sua preparazione fuori dalla scuola o a sfruttare al massimo ciò che l'istituzione gli mette a disposizione.
Posto che le risorse destinate alla scuola non sono poche e che il numero di docenti a libro paga è più alto rispetto a quello della media europea, a ogni buon padre di famiglia non verrebbe in mente altro che di cambiare le cose. Come? Magari non tagliando la spesa (l'errore che sembrano fare tutti i governi) ma ridistribuendola. Magari cambiando il modo di reclutare i docenti e diversificando le materie di insegnamento. In tanti inizieranno a storcere il naso, sostenendo che in questo Paese è da 30 anni che si fanno riforme della scuola senza risolvere nulla.
Giusto. Ma ci siamo chiesti perché? C'entrerà qualcosa il fatto che tutte le volte che si sente parlare di istruzione, al centro non c'è mai l'offerta formativa ai ragazzi e la sua valutazione? Si ragiona, sindacalmente e aritmeticamente, di numero di cattedre, forza-lavoro, precari da stabilizzare, come se la scuola fosse un contenitore indistinto incaricato di elargire stipendi e di assorbire la disoccupazione dei giovani post-laureati e non il centro di formazione principe nell'organizzazione del futuro di un Paese.
Tutto questo senza tacere il fatto che esistono decine di maestre e maestri, insegnanti di medie e superiori per bene, preparati e innamorati del proprio lavoro, che spesso sono così coinvolti da arrivare ad anteporre la Missione alle loro famiglie e ai loro traguardi personali.
Il tema è così delicato che nessuno può pensare di avere ricette in tasca. Ma l'auspicio è quello di poter arrivare, un giorno, a sentir parlare di scuola non più dall'ottica degli stipendi che deve distribuire ma come centro di eccellenza formativa.
 

LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 15 - Ed_Cagliari
CAGLIARI
Innovazione, salone per le start up
In premio un “cervello”: un esperto col quale sviluppare il progetto
di Stefano Ambu
 
CAGLIARI Start up, due parole magiche che sembrano rappresentare le poche possibilità di trovare lavoro. Come anche e-commerce, social media marketing e tutte quelle risorse-speranze legate alla nuova economia. E che saranno al centro del primo Salone dell’innovazione in Sardegna in programma dal 12 al 13 luglio a Cagliari. I settori? Ict, aerospazio, biomedicina e biotecnologie, energia e ambiente e settori produttivi tradizionali? Tutti nel nome della ricerca e delle nuove tecnologie. La manifestazione è organizzata dalla Regione in collaborazione con Sardegna Ricerche. Ci sarà anche un concorso per le idee innovative, a partire proprio dalle start up. Il premio? Non un assegno, ma un aiuto concreto: un "cervello", o meglio un giovane con una borsa di studio che per un po' di tempo potrà dare una mano a sviluppare il progetto. «Un salone simbolo di una sfida che stiamo affrontando anche con ingenti investimenti – ha detto il governatore Ugo Cappellacci- vogliamo essere protagonisti di fronte a un momento di crisi straordinaria e a un mondo che cambia rapidamente. Vogliamo che la Sardegna diventi il primo parco dei cervelli d'Italia». E poi ha ricordato i passi avanti fatti dalla Sardegna, accertati dai dati del “‘Regional innovation scoreboard 2012” che la qualificano tra le regioni in continuo miglioramento. È prevista inoltre un’area riservata a incontri tra imprese, centri di ricerca e istituzioni, in cui potranno essere sviluppati accordi di partenariato e di collaborazione.
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 20 - Ed_Cagliari
Ersu, il direttore generale va alla guerra
Esplode la contrapposizione tra consiglio di amministrazione e dirigente sulle delibere di riorganizzazione dei servizi
di Alessandra Sallemi
 
CAGLIARI Nuova tempesta in vista per l’Ersu, col consiglio di amministrazione che il 24 giugno approva tre delibere e due giorni dopo corre a sospenderle tutte e tre a causa di una mail del direttore generale giunta fuori tempo massimo ma che in alcun modo poteva essere ignorata. La storia è esplosa pubblicamente dopo che la Confederazione sindacale sarda (Css) si è schierata a favore del direttore generale contro il cda e contro il presidente, diramando un comunicato stampa con scritto, addirittura, «ristabiliamo la legalità e la decenza all’Ersu di Cagliari». Mercoledì 3 luglio poteva esserci un chiarimento generale con la nuova convocazione del cda e quindi anche del direttore, ma questi (la dottoressa Michela Mancuso) non c’era perché malata e quindi il cda è stato rinviato. Raggiunta al telefono la presidente Daniela Noli si scusa «ma non rilascia dichiarazioni» e lo stesso fanno i tre consiglieri Roberto Murru, Gianmario Demuro e Alessio Mereu, motivo: non c’è ancora un verbale della seduta del 24 giugno che secondo le procedure deve essere stilato dal direttore generale e approvato dal cda, quindi su ciò che è accaduto non esiste una verità oggettiva (il verbale), bensì solo i pareri di ciascuno (le eventuali dichiarazioni su cosa è successo). La questione, Css la legge interamente a favore della dottoressa Mancuso e contro gli amministratori dell’Ersu, ma in attesa di un verbale correttamente compilato che dica cosa è successo non si fermano le indiscrezioni cominciate a trapelare dal 26 giugno in poi. Ecco cosa si racconta, dentro e fuori l’Ente regionale per il diritto allo studio che assieme ad altri enti sta diventando l’emblema della difficile convivenza tra chi viene nominato per amministrare e chi negli uffici deve applicare le delibere, con gli studenti che stanno a guardare e a subire ritardi di ogni sorta. Il 24 giugno all’ordine del giorno del cda c’erano due proposte per riorganizzare gli uffici dell’Ersu. Una, della direzione generale, si limitava a sopprimere l’ormai inutile magazzino e a spostare alcuni uffici tra i diversi servizi; l’altra, della presidente, approvata dal cda, dei tre servizi esistenti (amministrativo, gestione mense e alloggi, cultura e diritto allo studio) ne salvava due e il terzo, ritenuto meno ponderoso, lo divideva tra gli altri due. Scopo dell’operazione:rimediare, tra l’altro, al vuoto di organico dei dirigenti senza continuare a sacrificare l’unica dirigente che gestiva tutti e tre i servizi, due ad interim. Il servizio cultura e diritto allo studio veniva quindi diviso tra gli altri due, mentre si chiedeva alla Regione di avviare le procedure per trovare un dirigente interno che venisse in comando all’Ersu, per ottenere due dirigenti nei due servizi. Secondo legge, il direttore generale deve esprimere il giudizio di legittimità sulle delibere del cda: durante la riunione del 24 il direttore generale avrebbe espresso perplessità sul tipo di riorganizzazione senza però rilievi di natura formale. La seduta finisce, ma qualche ora più tardi, intorno alle 20, tutti i consiglieri del cda ricevono una mail in cui Mancuso nega il parere di legittimità perché della riorganizzazione deliberata non erano stati informati i sindacati. I consiglieri cadono dalle nuvole e scrivono una lettera dura alla dirigente: tra le altre cose, il compito di informare i sindacati delle delibere spetterebbe al direttore generale. E’ questa lettera dove i consiglieri di fatto definiscono inadeguata la condotta del direttore generale che viene inviata al presidente della Regione Ugo Cappellacci e alle organizzazioni sindacali.Secondo il cda la dirigente avrebbe potuto chiedere la sospensione della riunione del 24 giugno per approfondire le questioni di cui dubitava, ma non lasciar chiudere la seduta con tre delibere senza formulare rilievi giunti invece a consiglio finito. Il 26 giugno il cda ha convocato un consiglio urgente per sospendere le delibere: senza il parere favorevole del direttore generale sulla legittimità dell’atto, il cda rischiava comunque di passare un guaio. La riunione del 3 luglio non è approdata a nulla: non c’era il direttore generale, ma non era neppure pervenuto il verbale della riunione del 24. Una situazione pericolosa: basta ricordare le lamentele degli studenti quando il cda deliberò i lavori nelle case di via Monteacuto e di via Roma ma gli affidamenti dei progetti e dei lavori slittavano.

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