Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
06 July 2013

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 11 - Edizione CA)
Master & Back, altri 11 milioni per i giovani laureati sardi
Varato anche un piano per promuovere trenta nuove imprese
 
Dopo un'esperienza nelle Università straniere, per 250 laureati sardi si prospetta la possibilità di rientrare nell'Isola ed essere assunti. Per i percorsi di rientro Master & Back 2012-2013 la Regione ha stanziato 11,7 milioni di euro. Da settembre prossimo, inoltre, per circa 30 giovani si dovrebbe aprire un'ulteriore occasione con il programma Back Impresa, per cui sono stati previsti 3,3 milioni di euro. Chi ha conseguito una preparazione specialistica all'estero, potrà richiedere fino a 100mila euro per avviare un'impresa in Sardegna.
I NUMERI Da quando è stato attivato il Master & Back a oggi, sono stati investiti 100 milioni di euro. I percorsi di alta formazione e di tirocinio sono stati 3879. Di questi, 2371 si riferiscono all'ultimo periodo e alla programmazione del PO FSE 2007-2013. I percorsi di rientro sono stati fino a oggi 1762 (1614 sono per il bando 2007-2013). Ieri a Villa Devoto, il presidente della Regione Ugo Cappellacci, l'assessore regionale del Lavoro Mariano Contu e il direttore dell'Agenzia del Lavoro Stefano Tunis, hanno illustrato gli interventi finalizzati all'inserimento lavorativo nelle imprese di giovani che hanno intrapreso un'esperienza formativa all'estero. Il programma, anno dopo anno, ha registrato un incremento sui percorsi di rientro. Prendendo come esempio quelle che vengono considerate le trenta migliori Università al mondo, con il primo bando 2008/09 sui percorsi si era avuto un 2% di richieste, lievitato fino al 36% per la seconda scadenza del bando 2012. Se si prendono come parametro le prime 100 università a livello internazionale, nel primo anno i percorsi sono stati pari al 12%, per raggiungere il 94% nell'ultimo bando. «Riteniamo giusto incentivare un percorso di altissima qualità, basato sulla meritocrazia», ha chiarito Cappellacci, «perché abbiamo risorse che vanno gestite, che non bastano per tutti e che devono essere suddivise in questo modo».
I MIGLIORAMENTI Riconoscendo al precedente governo regionale la validità dell'iniziativa, il presidente ha precisato che nel corso degli anni sono stati apportati dei miglioramenti. «Nel primo bando, il tempo di gestione delle pratiche, che andava dalla presentazione delle domande alla pubblicazione della graduatoria», ha sottolineato, «arrivava a 10 mesi nelle prime tre annualità. Dal 2009 in poi siamo riusciti a ridurre i tempi a un massimo di 60 giorni, grazie anche alla modifica delle procedure e all'utilizzo di una piattaforma on line dedicata».
LE ASSUNZIONI La Regione ha stabilito premialità per le aziende che scelgono di assumere i giovani laureati a tempo determinato e indeterminato. «Per un contratto a tempo indeterminato», ha specificato Contu, «il cofinanziamento a carico dell'azienda è del 20%. Per contratti a tempo determinato di 24 mesi è pari al 35%, mentre di 12 mesi al 45%». Il Master & Back rappresenta per tanti giovani un'occasione per acquisire competenze. «Il nostro obiettivo è offrire opportunità lavorative stabili», ha aggiunto Tunis, «attraverso un'esperienza da fare lontano da casa. Dall'Unione europea arrivano raccomandazioni per mettere i giovani nella condizione di accrescere la loro preparazione».
ALTA FORMAZIONE Intanto è stata pubblicata anche la graduatoria dell'avviso del secondo bando 2012 per l'alta formazione. Sono previsti in totale 3 milioni 620mila euro, di cui 1,750 milioni di euro (più un incremento di 120mila) per la seconda scadenza e altri 1,750 milioni (con l'integrazione dell'avviso) che permetteranno a 100 giovani di ottenere borse di studio per master post-lauream nelle migliori Università del mondo.
Eleonora Bullegas
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Economia (Pagina 18 - Edizione CA)
Innovare ma non troppo
La Sardegna migliora leggermente la posizione rispetto al 2009
ma la spesa è ancora bassa per raggiungere livelli eccellenti
 
Il tema dell'innovazione anima il dibattito economico degli ultimi anni perché lo si considera uno strumento per affrontare le sfide economiche, sociali e ambientali quali il cambiamento climatico e la scarsità delle risorse naturali, ma anche un motore di crescita nei Paesi ad alto reddito che si ritrovano ad avere, a seguito della crisi, un'economia stagnante e una disoccupazione in crescita. Il motore dell'innovazione appare sempre più il sistema delle conoscenze, legate da un lato alla struttura dell'istruzione e dall'altro lato ai cambiamenti nel mercato. Nel primo campo sia l'Italia ma soprattutto la Sardegna appaiono in grande difficoltà dato che tutti gli indicatori, dal numero dei laureati alla dispersione scolastica, dalla conoscenza delle materie scientifiche al tempo necessario per concludere il ciclo del percorso scolastico, ci relegano a posizioni marginali. Sulle questioni riguardanti il mercato si deve osservare come i drivers dello sviluppo si presentino con caratteristiche diverse rispetto al passato. Le economie di scala sono state sostituite dalle economie della velocità, basti considerare il rilevante accorciamento del ciclo del prodotto mentre sono sempre più massicciamente presenti le economie di rete che oggi costituiscono il punto di forza dei sistemi più innovativi.
L'IMPATTO SULL'ECONOMIA Ma come si misura il livello dell'innovazione di una regione e che impatto può avere sull'economia? Quanto il sistema economico può incentivare o limitare l'innovazione? Il Regional Innovation Scoreboard (Ris) che mostra nell'edizione 2012 i primi effetti della crisi economica sulla ricerca e innovazione, misura il “livello di innovazione” raggiunto dalle regioni appartenenti all'Unione europea. Secondo questa graduatoria gli Stati europei e le singole regioni vengono suddivisi in: innovatori leader, innovatori follower, innovatori moderati e innovatori modesti.
I tre macro indicatori utilizzati per la costruzione del Ris sono: i fattori che abilitano il processo innovativo; gli input che misurano le risorse a disposizione dell'attività innovativa e gli output, cioè i risultati emersi dalle attività poste in essere che ne misurano la performance. Tra i fattori che abilitano il processo innovativo, ossia gli elementi esterni alle imprese che determinano un contesto favorevole all'innovazione, il capitale umano ha un ruolo di rilievo e si misura col livello di istruzione della popolazione e l'accesso alla formazione permanente. Altro fattore che favorisce il processo innovativo è il sistema degli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo, misurato rapportando la spesa pubblica in R&S al Pil. L'indicatore di input considera lo sforzo innovativo compiuto dalle imprese e si può misurare sia in termini di quantità di spesa in R&S che di personale addetto alla ricerca. Il terzo indicatore, che misura le performance, considera il numero dei brevetti e l'introduzione di innovazioni di prodotto o processo.
LA GRADUATORIA Nella classifica europea del 2012 la Sardegna si colloca tra le regioni con un moderato livello di innovazione (in linea con la media nazionale), migliorando leggermente la sua posizione rispetto al 2009 in cui risultava modesto innovatore. Il passaggio di livello non modifica però il carattere di debolezza dell'innovazione nell'Isola che mostra un ritardo strutturale sul tema, essendo caratterizzata da un sistema economico formato da imprese di piccole dimensioni, orientate per lo più al mercato interno che operano in un ambiente scarsamente reattivo all'innovazione e questo determina un perdurare di bassi livelli di produttività. Se a ciò si aggiunge la limitata dotazione di conoscenze e di capitale umano, si capisce perché la Sardegna ancora oggi presenti un quadro di indicatori che testimonia un ritardo, sia rispetto alle altre regioni italiane sia in riferimento alla media dell'Unione europea.
Francesco Manca
Lucia Schirru
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Economia (Pagina 18 - Edizione CA)
Un “ecosistema” sulla competitività
Le tante attività di Sardegna Ricerche
 
La capacità di innovare e rinnovarsi, dando vita a prodotti e processi originali e competitivi, rappresenta oggi un fattore essenziale per la sopravvivenza e la crescita di un'impresa, soprattutto in una fase di profonda crisi economica come quella di oggi, e in particolare in Sardegna, una regione che ha raggiunto importanti risultati nel campo dell'innovazione, riconosciuti anche a livello internazionale (e-Intensity Index 2011 e Regional Innovation Scoreboard 2012). Una delle principali sfide per i prossimi anni consisterà nella creazione di condizioni sempre più favorevoli allo sviluppo di un vero e proprio “ecosistema dell'innovazione” in Sardegna, basato su una crescente collaborazione tra imprese, università, centri di ricerca e istituzioni, in grado di lavorare insieme per lo sviluppo dell'economia regionale. Solo attraverso una decisa accelerazione nel campo dell'innovazione in tutti i settori economici, infatti, il sistema imprenditoriale sardo potrà uscire dalla crisi e ricominciare a creare posti di lavoro.
“Fare innovazione”, tuttavia, non è semplice. Sardegna Ricerche, sin dal 1985, quando si chiamava Consorzio 21, aiuta le imprese regionali, non solo quelle dei settori ad alto contenuto di tecnologia ma anche quelle dei settori tradizionali come l'agroalimentare, nel difficile percorso dell'innovazione. Con la creazione del Parco tecnologico regionale, inaugurato nel 2003, Sardegna Ricerche ha messo a disposizione delle imprese un'infrastruttura d'eccellenza con laboratori allo stato dell'arte e know-how per favorire il trasferimento dei risultati della ricerca in attività d'impresa. Facendosi portavoce delle esigenze di innovazione delle imprese, negli ultimi due anni l'ente ha avviato programmi e servizi utili a renderle più competitive sul mercato globale.
Da una parte, Sardegna Ricerche ha creato nuovi “sportelli” consulenziali specialistici dedicati ai problemi concreti delle imprese, tra cui lo Sportello appalti imprese, nato con l'obiettivo di ovviare a una situazione che vede le imprese sarde aggiudicarsi solo in piccola parte le gare d'appalto esperite nell'Isola. Lo Sportello, attraverso servizi gratuiti di formazione, informazione e consulenza alle imprese, si propone di incrementare la loro partecipazione agli appalti pubblici, sia nell'Isola che a livello nazionale, e di migliorare la loro capacità di predisporre offerte vincenti. L'offerta di servizi alle imprese è stata inoltre ampliata con la creazione dello Sportello ricerca europea, che aiuta ricercatori e imprenditori a partecipare ai bandi europei del 7° Programma Quadro e, prossimamente, di Europa 2020, e dello Sportello energia, che gestisce servizi di assistenza e formazione nel campo delle rinnovabili e della sostenibilità ambientale. A breve nascerà un nuovo Sportello, rivolto alle start-up, per l'accesso a servizi integrati che spazieranno dalla fase di scouting sino all'erogazione di voucher per la creazione d'impresa.
Dall'altra, con un investimento complessivo di circa 33 milioni di euro, i consolidati programmi per lo start-up d'impresa sono stati affiancati da nuovi interventi per i progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale di nuovi prodotti e per la valorizzazione produttiva e commerciale delle imprese. Nel 2013 sono stati avviati tre nuovi bandi “cluster” per aiutare le Pmi regionali a superare i limiti derivanti dal cosiddetto “nanismo” del tessuto imprenditoriale isolano attraverso l'aggregazione d'impresa e la collaborazione con i centri di ricerca regionali, sempre con l'obiettivo di favorire lo sviluppo dell'“ecosistema dell'innovazione”. Un “ecosistema” che consentirà alle imprese sarde di unire le forze per acquisire e mantenere la propria competitività sul mercato globale, e di costruire, insieme, il futuro dell'Isola.
Maria Paola Corona
Presidente Sardegna Ricerche
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Economia (Pagina 18 - Edizione CA)
Calcolare i risultati nel lungo periodo
Misurare gli effetti delle scelte politiche
 
La Sardegna si caratterizza per una componente pubblica della spesa in R&S pari all'88% contro il 45% nazionale. L'80% di questa è attribuibile alle Università quindi prevale la ricerca di base rispetto a quella applicata. La spesa delle imprese è praticamente nulla (0,08%), inferiore a quella delle imprese nei paesi dell'Europa dell'Est, appena entrati nell'Ue. Come si possono studiare gli effetti di tali politiche? Iniziamo da qualche evidenza che risulta dall'uso di modelli strutturali dell'economia sarda. I tempi della scoperta scientifica sono lunghi e gli investimenti in ricerca, cioè le policy in R&S, manifestano i propri effetti solo nel lungo periodo. Si tratta di effetti sul modo di incorporare il nuovo input in R&S, nelle funzioni di produzione e sul contributo di questo nuovo input in termini di efficienza. Le strategie dunque vanno perseguite sino a quando non se ne vedono gli effetti e non devono essere mutate ogni 5 anni, così come cambia il ciclo della politica. Vi sono poi delle evidenze, poche ma chiare, sulla persistenza degli effetti della policy una volta che la si interrompe. Simulando infatti un aumento temporaneo e non permanente degli investimenti (quello ad esempio legato al ciclo dei fondi strutturali), si ottiene che l'effetto massimo sul tasso di crescita del Pil si ottiene circa 10 anni dopo e che lo stesso permane nel sistema per circa 30 anni. L'uso di modelli strutturali di lungo periodo consente anche di vedere gli effetti che si producono dal lato dell'offerta, cioè sulle strutture produttive. Se tali investimenti venissero trattati come spese correnti (che esercitano effetti solo sul lato della domanda, cioè dei consumi) il loro impatto sarebbe naturalmente sottostimato, perché non terrebbe conto dell'aumento di capacità produttiva determinato dall'inserimento del nuovo input nella funzione di produzione.
A questo proposito si potrebbe obiettare che si rischia di insistere su strade che porteranno risultati (se li porteranno), solo dopo molti anni. Come si possono fare scelte strategiche che nel lungo periodo minimizzino la probabilità di sbagliarsi?
È necessario poi potenziare il collegamento tra ricerca di base e sistema delle imprese, quello che si chiama trasferimento tecnologico. Bisogna cioè puntare su ricerche di base che possano un giorno essere sfruttate dalle imprese sarde. A queste idee di fondo si ispira il prossimo ciclo di programmazione dei fondi strutturali (2014-2020) quando individua tra le priorità di investimento: «promuovere il trasferimento di tecnologie, l'innovazione sociale e le applicazioni nei servizi pubblici nonché il trasferimento di conoscenza e innovazione nel settore agricolo e forestale e nelle zone rurali». Sempre per massimizzare le ricadute di tali investimenti è opportuno costruire scenari globali in cui abbiano un ruolo anche le professioni del futuro. Questo significa che oltre a collegare le dinamiche del mercato del lavoro a quelle della R&S (elemento imprescindibile nei modelli macroeconomici costruiti per studiare l'effetto di tali policy a livello regionale), la definizione in chiave strategica delle direttrici della politica industriale deve tenere conto non solo delle ricadute degli investimenti in R&S sul sistema produttivo, ma anche di come questo evolverà, mirando a cogliere in anticipo le tendenze del mercato del lavoro. A titolo di esempio si potrebbe citare il caso delle bonifiche industriali, che produrranno in un futuro prossimo una notevole richiesta di laureati specializzati e sul cui ambito sarebbe utile investire anche dal lato della R&S. Lo stesso vale per quei settori che costituiscono l'ossatura del sistema produttivo sardo (agroalimentare e turismo) ma anche per i settori a più alto contenuto innovativo (biotecnologie e ICT).
Giorgio Garau
Università di Sassari

LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 14 - Ed_Cagliari
Master&back, più meritocrazia
Per i prossimi bandi la Regione ha annunciato una sorta di rivoluzione
 
CAGLIARI Master&Back, fase tre: più soldi, più meritocrazia, più velocità nei pagamenti. È questa la rivoluzione annunciata dalla Regione per i prossimi bandi. «Abbiamo ricevuto in eredità un’idea vincente e ora siamo riusciti a migliorarla», ha detto il governatore Ugo Cappellacci nel presentare le nuove regole insieme all’assessore al lavoro Mariano Contu e al direttore dell’Agenzia regionale al lavoro, Stefano Tunis. Da subito saranno a disposizione 11,7 milioni per 250 giovani laureati, che dopo il percorso di alta formazione all’estero, una volta rientrati nell’isola, cercano di inserirsi nel mondo del lavoro pubblico e privato. «Alle imprese – ha detto l’assessore – chiediamo di avere coraggio, di assumere i nostri giovani entro il 30 novembre, è questa la scadenza. Giovani sui quali abbiamo investito e che non dobbiamo farci scippare da altri, perché sono indispensabili per lo sviluppo della Sardegna». Se le assunzioni saranno a tempo indeterminato o minimo di un anno, visto che non sono più ammessi i contratti precari o a progetto, per le imprese è previsto anche un superbonus o cofinanziamento dal 20 al 45 per cento del progetto. E ancora, il monte finanziario crescerà di altri 3,3 milioni, che saranno destinati al progetto Back-impresa, per permettere a 30 laureati di mettersi in proprio e avviare le loro aziende dopo il master. Nel frattempo, è stata pubblicata la graduatoria del bando 2012, finanziato con quasi 2 milioni per il tirocinio di 50 giovani, e avviate le procedure per sostenere 50 borse di studio all’estero. Detto dei finanziamenti, in questa edizione del Master&Back la Regione ha puntato molto sulla meritocrazia: non ci saranno più interventi a pioggia. «L’alta formazione – ha detto Ugo Cappellacci – dipende molto anche dalla classifica internazionale delle università scelte dai laureati per il master e questo un criterio di selezione ha già dato i suoi frutti. Nel biennio 2008-2009, solo il 2 per cento delle iscrizioni era nelle prime 30 università del mondo, nel 2012 la percentuale è salita al 36. Mentre se il confronto è fra i primi cento atenei più titolati, le iscrizioni sono passate dal 12 al 94 per cento». L’ultima novità è stata annunciata dall’Agenzia del lavoro: «Tutte le procedure burocratiche sono state migliorate e accelerate, i pagamenti saranno regolari e con l’apertura di diversi sportelli favoriremo anche l’incontro fra domanda e offerta». (ua)
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 21 - Sassari
Ersu, meno borse di studio e tagli anche alle mense
Conti in “rosso” per l’ente di via Coppino. Serra: calano i fondi a disposizione Dal prossimo anno niente ristorazione per Alghero e le altre sedi distaccate
 
SASSARI I tagli si fanno sentire anche all’Ersu. In questi giorni l’ente sta pagando la seconda rata delle borse di studio, ma la situazione non è rosea per via del taglio ai finanziamenti pubblici. E così quest’anno non sono state soddisfatte le domande di tutti gli idonei. E il prossimo anno accademico non potranno essere garantiti i servizi di ristorazione nelle sedi di Alghero, Nuoro, Olbia e Oristano e i posti letto a Nuoro dove negli anni scorsi alloggiavano 16 studenti fuori sede. L’Ersu spiega che la situazione «è dovuta in parte alla diminuzione dei fondi per il diritto allo studio ma anche all’incremento del numero degli idonei che negli ultimi quattro anni son passati da 2254 a 2572. Rimasto quasi invariato il numero degli iscritti all'Università sassarese il dato in crescita è legato alla crisi economica che sta attraversando la Sardegna e al conseguente aumento del numero di famiglie a basso reddito». Sino allo scorso anno accademico l'Ersuè riuscito a soddisfare le esigenze di tutti gli studenti universitari aventi diritto investendo anche risorse proprie, ma i notevoli tagli subiti negli ultimi due anni anche ai contributi per il funzionamento dell'Ente non consentono più margini di manovra come in passato. A ciò si aggiungono i consistenti anticipi di denaro che l'Ersu si trova a dover fare per il pagamento alla Cassa Depositi e Prestiti del mutuo della residenza di via Coppino in quanto, per via del patto di stabilità, si sono allungati notevolmente i tempi per l'accredito dei fondi regionali. L'Ente si trova dunque costretto ad anticipare le rate del mutuo, il cui pagamento è obbligatorio, ricorrendo alla liquidità destinata alla gestione corrente. «Il regime dei tagli in Italia ha penalizzato in maniera pesante il diritto allo studio. Nel forum internazionale che si è tenuto recentemente a Bologna - dice il direttore generale dell'Ersu, Maria Assunta Serra - è emerso che negli altri stati europei le risorse stanziate per il diritto allo studio universitario sono notevolmente superiori a quelle investite nel nostro paese. La Germania investe 2 miliardi di euro e poco meno la Francia, seguono Polonia e Spagna. L'Italia è il fanalino di coda con soli 258 milioni di euro». Ma all’Ersu rielvano anche che la tassa regionale è rimasta invariata a 62 euro contro i 120 euro a cui è salita nel resto d’Italia. Intanto è in fase di pubblicazione il bando 2013-14 per il conferimento di borse di studio e servizi abitativi che prevede uno stanziamento di 3.947.000 euro a fronte dei 6.397.000 dell'anno accademico 2011-2012 dove furono pagati tutti gli aventi diritto.
 

7 - SardegnaQuotidiano
Cagliari – pagina 15
UNIVERSITÀ DAL 13 LEZIONI IN INGLESE
PER PARLARE DI EUROPA E DI DIRITTI
 
Il 13 luglio alle 9 sarà inaugurata la seconda edizione della Summer School “Europe, Regions and Human Rights ” nella Biblioteca universitaria. Coordinati da Gianmario Demuro (docente di Diritto Costituzionale della facoltà di Giurisprudenza di Cagliari), dieci studenti provenienti da ogni Ateneo coinvolto seguiranno le lezioni in inglese per 15 giorni, per parlare di Europa e governance multilivello dei diritti.

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