Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
02 July 2013
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

 
L’UNIONE SARDA

 
1 - L’UNIONE SARDA / Provincia di Sassari (Pagina 28 - Edizione CA)
SASSARI. Il valore dei beni si avvicina ai 300 milioni contro i centodiciotto dello scorso anno
I PALAZZI SCONOSCIUTI DELL’ATENEO
Sorprese dal censimento del patrimonio immobiliare dell’Università
«L’Università ha un patrimonio immobiliare vastissimo che conosce solo in parte». È una delle accuse mosse in passato all’Ateneo sassarese. Ora non è più così. Tutto il patrimonio immobiliare è stato censito. Il suo valore si avvicina ai 300 milioni contro i 118 dello scorso anno.
Valutati e catalogati anche edifici e terreni che l’Università ha ottenuto in comodato d’uso dal Demanio dello Stato e della Regione.
Il merito di aver concluso in appena cinque mesi un enorme lavoro di valutazione del patrimonio immobiliare dell’Ateneo è dell’Agenzia delle Entrate regionale e territoriale che hanno affidato l’incarico del censimento ad un gruppo di lavoro formato da undici tecnici.
«L’Agenzia delle Entrate ha messo in campo le proprie competenze su valori immobiliari e mercato degli affitti, attraverso l’applicazione di metodologie di stima adeguate alla particolarità dei fabbricati» si legge in un comunicato congiunto dell’Agenzia e dell’Università. «Sono stati valutati immobili con le più svariate caratteristiche: uffici, sedi di dipartimento, aziende agricole, e per la prima volta, gli immobili destinati alle cliniche chirurgiche».
L’attività di valutazione è stata eseguita grazie all’accordo di collaborazione fra i due enti siglato nel novembre 2012 per adempiere agli obblighi imposti dalla legge 240/2010 di riforma delle Università, in materia di contabilità economico-patrimoniale negli Atenei.
Soddisfatto anche il pro rettore Aldo Maria Morace, delegato del Rettore Attilio Mastino per l’edilizia: «È stato fatto un censimento capillare di tutti i beni dell’Ateneo. Non accadeva da troppo tempo e non era più possibile continuare a trascurare un problema che è di vitale importanza per la nuova contabilità richiesta dallo Stato». L’Università ha terreni, edifici, sedi di facoltà, palazzi per uffici distribuiti un po’ in tutta la Sardegna: «Diciamo che abbiamo ottenuto due grossi risultati» dice Piero Canu. «Il primo è il censimento delle proprietà e il conseguente sensibile adeguamento del patrimonio dell’Ateneo. La seconda è la possibilità di alienare, cioè vendere, tutto quello che è nostro ma non serve per le finalità d’istituto».
 Gibi Puggioni



2 - L’UNIONE SARDA / Quartu Sant’Elena (Pagina 17 - Edizione CA)
NUOVA 125. Per Francesco Annunziata, docente di Ingegneria, ingorghi inevitabili
«QUELLA STRADA È PERICOLOSA»
Il tecnico: sorpassi rischiosi perché manca la visibilità
« Strada è quando macchine si muovono sopra », direbbe Vujadin Boškov. In effetti, la Nuova 125 nel tratto quartese deve ancora scoprire la propria vocazione: strada in cui il sorpasso è difficile per quasi tutto l’anno, più simile a un parcheggio la domenica sera d’estate, quando l’ingorgo del controesodo blocca tutti per ore, anche se non più dentro le gallerie. Sarebbe necessario commissionare un altro aforisma all’allenatore serbo: una cosa tipo “se progetti una strada e poi ne fai metà, perché realizzi solo una carreggiata invece che due, funzionerà solo se sarà percorsa al massimo da metà del traffico per cui era stata progettata”. Si può aggiungere che, se della strada d’ingresso e uscita dalla Nuova 125 (cioè la Nuova 554) se ne costruisce solo un pezzo e poi la si fa morire nel nulla per non spendere - dirottando così gli automobilisti sulla vecchia 125 e sottoponendoli al martirio del semaforo di Quartucciu sulla vecchia 554 -, l’ingorgo da controesodo estivo diventa una certezza.
 L’ESPERTO Detta in maniera meno sportiva, anzi ben più tecnica, l’analisi è di uno che se ne intende: Francesco Annunziata, 72 anni, che la costruzione di strade (e di ferrovie e aeroporti) la insegna come materia di studio alla facoltà di Ingegneria dell’Università di Cagliari.
 SORPASSI PERICOLOSI Dice anche di più, e di peggio, Annunziata: ad esempio, che «la Nuova Orientale sarda, nel tratto da Quartu a Castiadas, non risponde alle norme in vigore ed è pericolosissima in caso di sorpasso. La legge», precisa, «impone che per almeno il venti per cento del percorso debba sussistere la distanza di visibilità per il sorpasso». In altre parole, esiste un’equazione per calcolare a quale distanza, in rapporto alla velocità consentita, un conducente impegnato in un sorpasso debba riuscire a vedere davanti a sé nella corsia di marcia opposta: se riesce a scorgere il veicolo in arrivo a una certa distanza può sorpassare in piena sicurezza, perché ha lo spazio per compiere la manovra e rientrare nella propria corsia. Se invece non ha visibilità fino a quella distanza, il sorpasso non può essere consentito. «Quella distanza di visibilità per il sorpasso», spiega Annunziata, «sulla Nuova 125 è di 550 metri: esiste solo dopo Geremeas, usciti dalla galleria di Mari Pintau, poi più nulla fino a Castiadas».
 LE CONSEGUENZE Potrebbero essere gravissime: «Chi si trova un veicolo lento davanti e un continuo divieto di sorpasso perché manca la distanza di visibilità», spiega il docente, «è portato a sorpassare malgrado il divieto, creando una situazione di pericolo. La Nuova 125 non genera il senso di sicurezza in chi guida, anzi lo innervosisce». Il rimedio ci sarebbe: «La visibilità manca soprattutto a causa delle curve. Basterebbe arretrare un po’ le protezioni laterali per migliorare la situazione, anche se leggermente». Anche perché soltanto i conducenti di corriere e Tir accostano nei punti in cui è possibile e consentono ai veicoli in coda di sorpassare, «mentre i conducenti di camper e di auto con il motoscafo sul carrello non lo fanno quasi mai».
 LE GALLERIE «Dovevano essere a doppia canna, una per ogni senso di marcia, invece le hanno fatte a una canna con due corsie, una per direzione, senza spartitraffico: ogni volta che le percorro, prego di non avere un incidente frontale per colpa di qualcun altro e di non trovarci dentro i ciclisti, che non potrebbero entrare in galleria ma nessuno controlla. Una è lunga due chilometri», aggiunge Annunziata: «Non voglio immaginare che cosa accadrebbe in caso di urto con incendio. Tra l’altro, non tutte hanno le vie di fuga pedonali e non c’è nemmeno il semaforo all’ingresso per bloccare il traffico all’aperto se la galleria è intasata».
 L’ASFALTO Per ragioni di prezzo, nella Nuova 125 è stato posato asfalto non drenante (costa dieci euro al metro quadro, contro i 17 del drenante), quindi è possibile che si formino pozzanghere durante i temporali. «Avrebbero potuto utilizzare il drenante almeno tra le diverse gallerie ravvicinate, quando si passa dall’asfalto asciutto al diluvio», sbuffa il docente di costruzione di strade, «ma neanche questo è stato fatto». Meglio non dirlo, a Boškov.
Luigi Almiento
 
Traffico
Il progetto 554 fatto a metà: «Non sarà mai ultimato»
La Nuova 554, che avrebbe dovuto sostituire quella attuale, era progettata da Sestu e doveva sfociare nella Nuova 125: «Le due strade erano in rapporto tra loro», precisa il professor Annunziata. Invece le cose sono andate in altro modo: la Nuova 554 finisce (per il traffico di rientro a Cagliari) improvvisamente a Gannì, nel territorio di Maracalagonis. Da lì bisogna percorrere un incrocio, poi una rotatoria e immettersi nella vecchia Orientale sarda.
«Le code per il controesodo estivo», spiega il docente della facoltà d’Ingegneria di Cagliari, Francesco Annunziata, «si formano proprio per questo motivo: l’uscita forzata dalla Nuova 554 costringe a percorrere una viabilità vecchia e insufficiente, non in grado di smaltire la grande quantità di auto in arrivo. Il lato peggiore della questione è che sarà così per sempre, perché la Nuova 554 non sarà completata». (l. a.)
 
 
 
3 - L’UNIONE SARDA / Commenti (Pagina 30 - Edizione CA)
Il lavoro alla base dei programmi di studio
Una scuola che accende l’amore per la terra
di Franco Epifanio Erdas*
Secondo la nostra Costituzione, il lavoro è un diritto di tutti, ma nell’attuale congiuntura il lavoro per tutti non c’è. Far leva sulle imprese e quindi sullo sviluppo del nostro sistema produttivo è quanto oggi da più parti si chiede a una seria politica del lavoro. Il problema è solo politico? Non c’è su questa materia qualche vuoto in più da colmare? In realtà, il problema è anche di natura educativa. Partendo da più lontano, dove il lavoro è ancora tutto da scoprire se non da inventare, e il diritto al lavoro è un principio sacrosanto, ma non tale da essere garantito per legge o per decreto, il futuro cittadino apprenderebbe a non crearsi falsi miti, destinati quasi sempre a cadere di fronte alla dura realtà.
Apprenderebbe, per esempio, che il lavoro non lo si trova in natura, già pronto per essere scelto e partecipato; che in natura si trova solo la materia su cui lavorare: la terra, gli animali, le miniere. Ma apprenderebbe anche qualcosa di più: il miracolo delle mani. Da quando l’uomo è diventato homo erectus, ancora ci sfugge l’enorme potere che abbiamo. Con le mani si può fare quasi tutto, anche costruire una civiltà.
“La montagna produce”: ci sarà in futuro anche per la scuola una giornata da dedicare ai suoi prodotti, di cui poter dire: “La scuola produce”? C’è stata in passato (fino alla caduta del fascismo) una scuola chiamata di “Avviamento professionale”, che aveva proprio questa singolarità: a conclusione dei tre anni prescritti, era prevista una mostra di oggetti prodotti da ragazzi e ragazze: biancheria per bagno e cucina, strumenti di lavoro e di uso comune come forbici, pinze, e così via. A distanza di anni, di quella scuola si ricorda, per condannarla, solo la matrice ideologica, ma si dimentica, stranamente, quello che rimane un merito incontestabile: chi la frequentava usciva con forti e autentici interessi verso il mondo del lavoro. Il segreto? Il lavoro come esperienza completa, produttiva di qualcosa che ha per chi lo compie un senso compiuto.
Non sono mancate neppure in passato esperienze ispirate all’idea che il lavoro corrisponde a interessi e bisogni profondi di ogni bambino, e che deve essere alla base di ogni programma di studio. Non era sempre lavoro vero. Oggi occorre solo un passo in più: calarsi nella realtà del luogo. Ma in quale realtà? Se si guarda ai programmi di formazione dei docenti delle diverse scuole, stupisce che ancora manchino due materie fondamentali, Storia e Geografia della Sardegna, e che si continui a preparare chi dovrà insegnare nelle nostre scuole esattamente come si insegna in regioni storicamente e geograficamente diverse, come il Piemonte o il Veneto. Aiuterebbero a capire perché un’isola, un tempo fonte di ricchezza per tanti popoli invasori, oggi non riesce neppure a bastare a se stessa. E magari a chiedersi se accendere fin da piccoli l’amore per la propria terra non sia la giusta contro-misura di fronte al rischio di un ulteriore esproprio di territorio agricolo, rispetto al quale, quello storico avvenuto ad opera dei pastori, sarebbe una inezia. Prima che l’esproprio continui e diventi un disastro, perché non dotare ogni scuola di un piccolo orto? Forse potrebbe realizzarsi il sogno di una scuola che sa usare la mente e le mani, che sa produrre non solo idee, ma anche “cose”. E chissà se tra le “cose” non ci siano un giorno anche i prodotti dell’orto.
 *Università di Cagliari


 


LA NUOVA SARDEGNA
 
 
4 - LA NUOVA SARDEGNA / Pagina 18 - Ed_Cagliari
 
Innovazione, neolaurerati a rapporto 
CAGLIARI Il Formez, su incarico della Regione, seleziona 22 laureati per l’ammissione al Percorso Formativo in Innovazione di Impresa. Diventare professionisti in innovazione d’impresa e accompagnare i processi di modernizzazione delle aziende sarde è l’obiettivo del Percorso di sviluppo di competenze in Innovazione di impresa realizzato dal Formez PA, con il Centro Regionale di Programmazione. L’iniziativa fa parte di un progetto più ampio, chiamato I’M Sardegna (acronimo di Innovation Manager Sardegna). A 22 giovani laureati, preparati e motivati viene offerta l’opportunità di investire nella propria crescita professionale, attraverso un’esperienza sfidante e ricca di stimoli. I giovani innovatori di impresa, appositamente selezionati tramite test, prove di assessment di gruppo e colloqui, potranno accedere al percorso formativo che prevede 192 giornate di lavoro, distribuite in 15 mesi. A tutti i partecipanti sarà riconosciuto un voucher come rimborso per le spese sostenute. Registrazione on line sulla pagina web del Progetto I’M Sardegna all’indirizzo http://www.imsardegna.it. Info al n. 07067956261 o 07067956235 dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12.30 o inviare una mail all’indirizzo selezione@imsardegna.it .
 
 
 
5 - LA NUOVA SARDEGNA / Pagina 34 - Cultura
AGLIENTU 
Dopo la Summer School di filosofia, arriva un oceano d’arte 
di Sebastiano Depperu
AGLIENTU L’estate del museo Mud’à-Mulino d’Aglientu avrà una programmazione d’eccezione, che vede per la prima volta la collaborazione con diverse istituzioni nazionali e internazionali (Accademia Belle Arti di Sassari; Università di Sassari, Bergamo, Diderot di Parigi, Ersu, Fondazione Banco di Sardegna, Regione e Comune di Aglientu). Si parte il 10 con la prima sessione della Summer School di Alta Formazione Filosofica a cura dell’associazione "InSchibboleth" in collaborazione con l’Università di Sassari, dal titolo "Tra metapolitica e politica". Si concentrerà attorno al pensiero filosofico di Miguel Abensour (Université Paris-Diderot) che interverrà assieme a Giangranco Dalmasso (Università di Bergamo). Dal 10 al 12, sarà riproposta la mostra allestita in occasione della manifestazione "Stazzi e Cussogghj": 140 immagini di Aglientu e dintorni (1900 - 1960) e un filmato sulla vita degli stazzi. Dal 14, è prevista la prima delle due rassegne d’arte contemporanea curate da Davide Mariani (Università di Sassari) che vedrà protagonisti otto giovani artisti. La prima, "Disappear" (14 luglio - 11 agosto), vedrà la partecipazione dell’artista argentina Alejandra Follesa, dei sardi Veronica Muntoni e Gianmarco Porru e dello slovacco Peter Trnkus. La seconda (dal 18 agosto) con altri quattro artisti fino a metà settembre. Entrambe saranno ad ingresso libero, tutti i giorni tranne lunedì e martedì, dalle 17 alle 21. L’estate si chiuderà con una retrospettiva sulla pittura figurativa del nord Sardegna del secondo ’900 con opere inedite provenienti da collezioni private. In mostra: Costantino Spada, Costan Porcu, Tore Canu, Eros Kara, Video Anfossi, Umberto Spera, Pinuccio Solinas, Giovanni Canu, Vanni Campus e Gian Marco Corrias Jimenez.




SARDEGNA QUOTIDIANO

6 - SARDEGNA QUOTIDIANO /
VIA TRENTINO Niente servizio da un anno. Pratiche ingolfate negli uffici. La presidente Noli: «Speriamo di aprire a ottobre»
ERSU «UNA MENSA GIOIELLO». MA È CHIUSA
Daniela Noli, presidente dell’Ersu: «Abbiamo fatto passi da gigante, sbloccando un iter fermo da anni. Ci sono tempi tecnici, tutti gli enti coinvolti hanno tante pratiche da visionare. Col nuovo appalto per le
mense, i cuochi saranno anche in via Trentino. Sarà una mensa gioiello».
Da un anno esatto la mensa universitaria di via Trentino è chiusa per lavori di ristrutturazione. E tantissimi studenti (29.512 i pasti serviti nei dodici mesi precedenti la serrata) pranzano e cenano in via Premuda, in piazza Michelangelo o alla Cittadella universitaria di Monserrato. Tra loro, anche i 229 abitanti della stessa casa dello studente di via Trentino, ventisei sono diversamente abili. Non si è mai trattato di una vera e propria mensa, ma di un selfservice. I piatti arrivavano dalle altre due mense cagliaritane, venivano riscaldati e consumati. Gli interventi maggiori – già compiuti – dovrebbero cambiare il volto della struttura di via Trentino: più posti a sedere (184, prima erano cento), una cucina nuova di zecca e una canna fumaria esterna. Costo: 800mila euro tondi, lavori appaltati dalla ditta Pellegrini. È la stessa ditta che si occupa di erogare le pietanze, e ha pescato i fondi, come da accordi, nel fondo cassa dedicato ai lavori di manutenzione delle strutture. Molti universitari hanno espresso la loro rabbia sulla lunga chiusura degli spazi della mensa. Il motivo è il più semplice: iter burocratici che devono rispettare lassi di tempo spesso lunghi, così come pareri e timbri autorizzativi che coinvolgono più enti.
MOLTI DISAGI PER I DISABILI Tra i ragazzi di via Trentino ci sono anche 29 disabili.
Il Comune, la Asl, ovviamente l’Ersu (di rimando la Regione) e i vigili del fuoco. La cronistoria dei lavori alla mensa universitaria di via Trentino si perde negli anni: già il vecchio Cda dell’Ersu aveva dato l’ok per i lavori, ma poi tutto si è fermato. Le carte vengono rispolverate nel 2010, a luglio 2012 si inizia. Tra via libera del Comune per la variante al progetto per il nuovo fumaiolo e carte da consegnare agli uffici del Genio civile per ottenere il certificato del collaudo (arrivato) si arriva al 19 giugno. Oggi mancano ancora dei tasselli: due ingegneri dell’Ersu stanno ultimando le carte da inviare ai vigili del fuoco, che devono fare un sopralluogo e rilasciare il prezioso certificato di prevenzione incendi. Altre carte stanno per arrivare nelle stanze comunali dell’Edilizia privata, per avere l’agibilità dei locali e i certificati di tutti i lavori svolti. Poi, la palla passa al Suap, per rinnovare le autorizzazioni. Classici ritardi, insomma, legati a lentezze di più uffici. Daniela Noli, presidente dell’Ersu, auspica l’apertura dei locali di via Trentino entro l’autunno: «Abbiamo fatto passi da gigante, sbloccando un iter fermo da anni. Ci sono tempi tecnici, tutti gli enti coinvolti hanno tante pratiche da visionare. Col nuovo appalto per le mense, i cuochi saranno anche in via Trentino. Sarà una mensa gioiello», dice la Noli, «un punto di riferimento centrale per gli studenti. Mi auguro che si possa fare il taglio del nastro per l’inizio del prossimo anno accademico, a ottobre».
Paolo Rapeanu
 
 
 
7 - SARDEGNA QUOTIDIANO / Pagina 6 - Sardegna
LAVORO Solo poche donne occupate e tante sono precarie
CGIL Un’assemblea regionale per analizzare le difficoltà che trovano le sarde nel mondo del lavoro e nella politica
In Sardegna le donne che non lavorano in modo stabile sono il 77 per cento. E nella galassia dei lavoratori precari le quote rosa superano il cinquanta per cento. Sono i dati poco confortanti emersi durante l’assemblea regionale delle donne organizzata dalla Cgil. Più che la passione per i fornelli pesano le difficoltà di inserimento delle donne nel mondo del lavoro e nella politica. «I dati ci dicono che la donna è discriminata rispetto all’uomo. Le statistiche sono impietose: tra gli occupati in modo stabile solo il 23 per cento è donna, tra i precari la percentuale sale al 54 per cento - ha spiegato Marinora Di Biase, segretaria regionale della Cgil - il tasso di fecondità pone l’Isola in fondo alla classifica nazionale e per quanto riguarda la rappresentanza è arrivata la bocciatura sulla doppia preferenza di genere, un atto di sopraffazione politica». Tante le donne che sono riuscite a conquistare un posto nella società presenti ieri all’hotel Mediterraneo per partecipare ai lavori dell’assemblea presieduta da Giannarita Mele, presidente del direttivo Cgil. Al suo fianco c’erano Vera Lamonica, della segretaria nazionale, i leader sardi di Cgil e Cisl, Oriana Putzolu e Michele Carrus, l’europarlamentare Pd Francesca Barracciu, Flavia Franconi, docente di Farmacologia all’Università di Sassari, Virginia Mura, direttore dell’Ufficio regionale del Lavoro e Paola Piras, docente di Diritto amministrativo all’Università di Cagliari e vice sindaco del capoluogo. «Le donne sono una risorsa per uscire dalla crisi, ma lavorano poco in Italia e nel Sud ancora meno - ha sottolineato La  Monica - per invertire la tendenza servono politiche sul lavoro, investimenti nei servizi pubblici. Si fa ancora fatica ad affermare una pratica di democrazia paritaria sostanziale».

 


QUOTIDIANI NAZIONALI
Link:
rassegna stampa CRUI
Link:
rassegna stampa MIUR

 

Questionnaire and social

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