Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
28 May 2013

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
Ateneo in lutto, addio a Casula
Clinico di fama e rettore, creò la Cittadella universitaria
Morto ieri a 97 anni uno degli ultimi grandi vecchi: domani la camera ardente
 
Fra un mese esatto avrebbe compiuto 97 anni. Ieri è scomparso Duilio Casula, “padre” della Cittadella universitaria di Monserrato, rettore per nove anni, clinico di fama e autore di numerose pubblicazioni nel campo della medicina del lavoro. Sicuramente uno degli ultimi veri “baroni” dell'ateneo cagliaritano, a cui ha dedicato gran parte della vita con una dedizione assoluta per l'insegnamento e la ricerca. Anche in pensione ha continuato a frequentare quotidianamente il suo studio prima nella clinica in via San Giorgio, che aveva inaugurato nel 1963 ereditando la cattedra del “maestro” Mario Aresu, e poi -nonostante l'età già avanzata - nella nuova sede di Monserrato.
CAMERA ARDENTE Domani dalle 9,30 verrà aperta la camera ardente nella sala Congressi proprio del campus universitario. I funerali, invece, si svolgeranno a Gesturi in forma privata. Lucidissimo sino alla fine, non ha mai voluto allontanarsi da quella che considerava la sua creatura e la sua seconda casa, per stare vicino ai vecchi allievi (ormai docenti e medici affermati) e ai ricercatori. Il potere, certo, lo affascinava, padre padrone del “suo” istituto e poi sullo scranno di magnifico rettore che coprì dal 1979 al 1991, gestendo un momento difficile dell'ateneo cittadino in piena espansione.
IL SOCIALISTA Fu anche un politico di primo piano in Sardegna per il Partito socialista, molto vicino a Bettino Craxi negli anni Ottanta, chiamato a incarichi importanti (fu vicesindaco e assessore comunale). Di questo suo impegno nel “Garofano” andava orgoglioso: «Insieme a Peppino Tocco siamo stati i primi due tesserati del dopoguerra», raccontò nell'ultima intervista all'Unione Sarda: «Ho vissuto tutti i momenti del partito sino all'era Craxi. Apprezzavo la sua azione politica e di governo. Ha saputo spezzare un'egemonia in Italia». Per questo alla sua caduta decise di smettere con la politica attiva, ma nel cuore rimase sempre socialista.
IL CLINICO Nato a Gesturi nel 1916 si trasferì giovanissimo nel capoluogo per gli studi. Medico nel 1948, ottenne la prima cattedra nel 1950, poi la docenza in medicina del lavoro di cui sarà capo d'istituto sino alla pensione e presidente della Società italiana degli specialisti. Fece parte del Consiglio superiore della sanità, di numerose commissioni nazionali ed europee. Il suo vanto fu l'ideazione e la creazione del Polo scientifico di Monserrato con un unico cruccio, mai ammesso, ma comprensibile: il taglio del nastro toccò al suo successore Pasquale Mistretta. Lui - raccontò poi - quel giorno era lì, ospite d'onore, a compiacersi per un sogno diventato realtà.
IL CAMPUS Di quel progetto, non più tardi di un paio d'anni fa, ricordava ogni passaggio burocratico, ogni figura (dal potente politico romano al più umile e prezioso geometra comunale), ogni battaglia: «Quando fui eletto rettore mi trovai ad affrontare il gravissimo problema dell'edilizia universitaria. L'ateneo scoppiava di studenti, le aule non bastavano più, ma soprattutto molti edifici cadevano a pezzi. Non si riusciva a far approvare il progetto dal Consiglio comunale. A Roma trovai una vecchia legge del 1981 che imponeva tempi stretti sia al Comune che alla Regione. Di fronte alla prospettiva di una brutta figura nazionale il Comune finalmente discusse e approvò il piano». Così nacque il campus tra Sestu e Monserrato.
IL CASTELLANO Oltre all'amore viscerale per l'università, le sue grandi passioni erano la musica e la storia. Nello studio dell'abitazione in Castello ben in evidenza i suoi interessi, oltre la medicina. Nella libreria i testi sacri di storia della Seconda guerra e del fascismo, da Churchill a Mack Smith e De Felice, storia e archeologia della Sardegna, Lilliu, Gramsci e Lussu. Si considerava un castellano doc, amava il rione dove abitava sin dal dopoguerra nello storico palazzo Zapata della famiglia della moglie Clementina Scarpa Asquer, scomparsa nel 2009. Lascia due figli, entrambi docenti universitari di prestigio. E il ricordo di essere stato uno degli ultimi grandi “senatori” della città.
Carlo Figari
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 11 - Edizione CA)
La cisl
«Atenei sardi penalizzati dalle novità sui test»
 
«Tre presunte innovazioni, eredità dell'ex ministro Profumo, rischiano di mettere definitivamente in ginocchio le Università di Cagliari e Sassari, collocandole in una situazione emarginata nella graduatoria nazionale degli atenei italiani ed europei». A lanciare l'allarme è la segreteria regionale della Cisl. Sotto accusa anzitutto i test di valutazione: «Se gli universitari sardi saranno tuttologi, Cagliari e Sassari avranno soldi in più. In caso contrario, tagli anche ai finanziamenti ordinari». La Cisl precisa che i sindacati non sono contrari alla valutazione, ma a un sistema che «più che alle competenze professionali guarda alla cultura generale».
Le altre due «innovazioni suicide» sono l'anticipo a fine luglio 2013 e aprile 2014 dei test per accedere ai corsi di laurea a numero chiuso di Medicina, Odontoiatria, Architettura e Veterinaria, e la graduatoria unica nazionale per le stesse facoltà.
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Commenti (Pagina 16 - Edizione CA)
La mancata crescita degli atenei
Un'università orfana della scuola
di Franco Epifanio Erdas*
 
Le università sono alle origini le vecchie scuole monastiche o vescovili, che, a cominciare dal XII secolo, e per iniziativa di studenti (a Bologna) e di professori e studenti insieme (a Parigi) si organizzano in corporazioni (chiamate Universitates), allo scopo di sottrarle alle autorità ecclesiastiche, e contestualmente aprirle alle materie profane, fino ad allora escluse dai curricoli. Sono certamente “istituzioni di alta cultura” come le definisce la nostra Costituzione all'articolo 33, ma alla nascita sono semplicemente “strutture d'insegnamento”, le cui figure-chiave sono i docenti e gli studenti. Il “dotto” o più in generale l'uomo di scienza e di dottrina è una figura essenziale, ma diventa costitutiva dell'università in quanto “maestro” o professore, che dir si voglia. Platone già esiste per suo conto come filosofo quando fonda l'Accademia, ma diventa essenziale all'istituzione quando si fa discepolo tra discepoli. Aristotele crea il suo Liceo, ma chi lo frequenta lo chiama “maestro”.
Da quando nascono come “Universitates magistrorum et scolarium”, le università sono tra le istituzioni che più a lungo si sono mantenute inalterate nel tempo. Non solo il modello, che associa insegnamento e ricerca, ma persino gli edifici, in alcuni Paesi (per esempio anglosassoni) sono rimasti quelli originari, e diventati ormai parti essenziali di una tradizione. Forse, è proprio in ossequio a una tradizione, quella dei teorici tedeschi (Humboldt, Schleiermacher, ecc.) che le nostre università non hanno mai ceduto all'idea di dissociare le due funzioni - ricerca e insegnamento - secondo il modello ancora in vigore nei Paesi dell'ex-Unione Sovietica (per inciso, anche la Pedagogia è tra le discipline che figurano nella “Accademia delle scienze”, dove si studia, non si insegna). È pur vero che un titolo di merito è anche fonte di grossi problemi, da cui la nostra università, nonostante le molte riforme, non riesce ad uscire. Che cosa ancora manca perché i nostri atenei crescano secondo la vocazione originaria? Manca il rapporto con la scuola.
Chi viene da quel mondo non può che rimanere sorpreso di fronte allo stupore di chi lamenta che gli studenti non sono sufficientemente preparati a frequentare i severi corsi universitari. Eppure è trascorso più di un secolo da quando, con la scoperta dell'infanzia e la nascita delle prime scuole infantili, i diversi ordini di scuola hanno cessato di avere carattere preparatorio a quelli successivi. Perché stupirsi se partendo dal basso si rischia di arrivare in ritardo agli appuntamenti che stanno più in alto? Chi ha vissuto gli anni del dominio marxista delle nostre facoltà non può non ricordare che la Didattica era del tutto assente non solo dai curricoli (si diceva: “Come si può comandare alla storia?”), ma anche dalla testa di tanti illustri docenti, e che la Pedagogia era la cenerentola delle discipline accademiche. E poco importa se a chi quelle discipline curava anche il più modesto tentativo di innovazione su questioni ancora aperte (per esempio, il controllo degli apprendimenti) non c'era volta che non venisse rimproverato come una indebita invasione di campo.
Il fatto che più addolora è che per anni hanno potuto godere di impunità personaggi a cui era permesso fare e dire tutto, anche predicare l'odio razziale e offendere - incredibile! - la memoria storica dello sterminio di un intero popolo. Che tristezza.
*Università di Cagliari
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Salute (Pagina 41 - Edizione CA)
Rinati e felici dopo il trapianto
Una indagine di Ematologia sulla qualità della vita
 
Che succede ai talassemici dopo il trapianto di midollo? Cosa fanno, come vivono? E ancora: la Regione ha fatto bene a investire nei trapianti? Se lo sono chiesti Guido Lucarelli, Istituto mediterraneo di Ematologia (Pesaro) e Giorgio La Nasa, Cattedra di Ematologia (Cagliari) che, fra il 2011 e il 2012, hanno realizzato la ricerca “Qualità della vita a lungo termine nel paziente talassemico trapiantato”. Un'indagine su 130 ex bambini microcitemici che all'epoca dell'intervento avevano un'età media di 12 anni, oggi 34, con punte di 40. Dopo averli rintracciati anche nella Penisola e all'estero, (con l'aiuto dell'assessorato alla Sanità) i due professori li hanno convinti a rispondere a un questionario scientifico, con domande sulla salute fisica, mentale e la qualità della vita. Quindi, il ricercatore Giovanni Caocci ha raffrontato i dati con quelli di altri 10 mila italiani.
L'INDAGINE «Ci siamo interrogati - spiega La Nasa - sugli effetti del passaggio dallo stato di politrasfusi super accuditi a cittadini come tutti gli altri. I risultati? Chi ha fatto il trapianto negli anni '80 e '90 ha un profilo di qualità della vita sovrapponibile a quello della popolazione generale. Per certi aspetti, anche migliore». La Talassemia guarita non ha lasciato tracce, o quasi. Dei 109 soggetti che hanno risposto (65 maschi, 44 femmine) 74 su 100 hanno ripreso a studiare, conquistando il diploma o la laurea; il 77% lavora, contro il 59% dei coetanei (indice occupazionale Istat). «E, si badi bene, non sono una categoria protetta: combattono ad armi pari con tutti gli altri per trovare un'occupazione». Il 41% vive coi genitori, proprio come i bamboccioni evocati dal compianto Padoa Schioppa. Gran parte di loro si è formata una famiglia: il 13,6% delle femmine e il 16,9 dei maschi hanno avuto figli. «Siamo nel range identico a quello della popolazione sana. Questo dimostra che, dopo il trapianto, si può procreare, nonostante le trasfusioni con sovraccarico di ferro».
SALUTE Più articolato, ma non tanto, il capitolo salute. Sotto il profilo della cosiddetta componente emotiva (equilibrio mentale) non sono emerse differenze fra i trapiantati e i giovani della stessa età. Sul fronte della salute fisica invece, 54 intervistati su 100 hanno denunciato malattie infettive. In particolare, (29%) epatiti. «Perché, prima che il sangue usato per trasfondere i talassemici fosse sottoposto ai controlli oggi obbligatori, si registrava un'alta incidenza di positività ai virus B e C». E i ragazzi contraevano l'epatite. Che anche oggi si fa viva.
GVHD Sempre in tema di eredità del passato, La Nasa e Lucarelli sono voluti andare ancora più a fondo, per accertare eventuali conseguenze nei trapiantati colpiti da complicanze (poi superate). Come la Gvhd (Graft versus host disease: rigetto del trapianto contro chi lo ospita). Il professore sottolinea che sotto il profilo della salute in generale «chi non ha avuto la Gvhd è sovrapponibile alla norma, mentre chi l'ha subita sta un po' peggio. Quindi, continuiamo coi trapianti, ma facciamo di tutto per evitare la complicanza, altrimenti i pazienti pagheranno un piccolo dazio per tutta la vita». Sul piano della salute mentale, chi ha sviluppato Gvhd ha un comportamento assolutamente normale. Coloro che invece l'hanno evitata, sono su un livello superiore. «Questo significa che hanno sviluppato una capacità di affrontare la vita fortemente motivata, tipica delle persone che ne hanno capito appieno la valenza». E La Nasa sottolinea che «spesso i trapiantati identificano il giorno dell'intervento con quello della nascita. Come dire: Dio mi ha salvato, ora questa vita me la spendo bene. La stessa reazione dei bambini colpiti da tumore».
ETÀ Anche l'età in cui si fa il trapianto è importante. L'indagine ha rivelato che chi è stato trattato dopo i 15 anni, ha avuto più complicanze nell'ambito della salute e una peggiore qualità della vita. «Da qui la convenienza a operare i pazienti quando sono ancora piccoli, perché poi staranno meglio. Badando a eseguire la migliore selezione del donatore: non possiamo fare trapianti non perfettamente identici».
Lucio Salis
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Salute (Pagina 41 - Edizione CA)
Quanto pesa il camice bianco se decidi sulla vita degli altri
Giorgio La Nasa, dall'ospedale all'università accanto ai talassemici
 
All'ultimo summit degli ematologi Gitmo di Milano (Gruppo italiano trapianti di midollo osseo) gli hanno affidato la lectio magistralis su un tema che gli è caro: la qualità della vita dei talassemici dopo l'intervento. Perché Giorgio La Nasa è uno che si porta l'ospedale dentro. Il suo rapporto coi pazienti non finisce quando abbandona il reparto alle pendici di Monte Urpinu. Continua, in un percorso di emozioni che alterna soddisfazioni a sofferenze. Sarà perché al camice bianco c'è arrivato per passione, complice una mitica figura di zio medico, ma della professione ha una visione etica. Sempre pronto a fare i conti con se stesso.
Cagliaritano, 59 anni, oggi è professore associato e direttore della Scuola di specializzazione in Ematologia. Posizione prestigiosa, per uno che ha avuto maestri illustri, (Guido Lucarelli, Licinio Contu, Ugo Carcassi) ma non ha trovato la strada in discesa. Anzi, un percorso che definisce «tortuoso». Ha svernato a lungo da ricercatore del Cnr, prima di approdare al lido sicuro della Asl di Cagliari. Dove sarebbe rimasto, se non avesse scalato i ranghi accademici. Un ospedaliero all'università: fra la bestemmia e il miracolo. «No, solo un concorso vinto». Concorso vero? «Sì, anche se mi rendo conto che è una cosa abbastanza rara».
Chi non gli vuol bene ricorda il grembiulino massonico. Lui ammette, ma ci ride sopra: «Per questo, la massoneria non serve». Religioso «ma a modo mio», moderato in politica, «non sarei credibile se dicessi che non è utile per fare carriera», si è votato dall'inizio ai trapianti di midollo. Sui talassemici (e non solo). Ricerca e assistenza, con l'animo sempre in affanno, fra trapianto, terapia tradizionale e genica. Scelte difficili, da fare col malato: un coinvolgimento forse eccessivo «perché ti rimangono dentro solo i fallimenti. Ferite quasi inguaribili, notti insonni a interrogarti se hai fatto tutto il possibile». E' il prezzo pagato a un rapporto coinvolgente, «se non lo accetti cambi mestiere». La Nasa si intende anche con gli arabi, colpiti dalla talassemia come i sardi: «Traduttori a parte, a volte basta uno sguardo per capirsi. Entri nella stanza e capisci cosa ci si aspetta da te».
Qualcuno ritorna, come quella bambina di Cipro che gli ha portato un rametto di olivo. Ora gli fa compagnia, in un angolo della scrivania. (l.s.)
 
L’UNIONE SARDA
6 – L’Unione Sarda
Salute (Pagina 41 - Edizione CA)
RICERCA
Se il medico indaga sul destino del malato
 
Dopo i primi avventurosi anni di quella che qualcuno definì chirurgia spettacolo, i trapianti di midollo osseo sono ormai diventati una terapia di routine, adottata per curare leucemie, linfomi e talassemici. Per questi ultimi, rappresentano la possibilità di affrancarsi definitivamente dalla malattia, di affrontare la vita sotto una prospettiva nuova.
Proprio questo aspetto hanno voluto esplorare gli ematologi Giorgio La Nasa, di Cagliari e Guido Lucarelli, di Pesaro, promuovendo un'indagine sulla qualità della vita dei soggetti trattati nei decenni '80 e '90. Ne viene fuori un quadro per certi versi sorprendente, che mostra gli ormai ex bambini talassemici (oggi adulti) bene inseriti nella vita sociale, in alcuni casi con una marcia in più degli altri nell'affrontarne le difficoltà. (l.s.)
 
L’UNIONE SARDA
7 – L’Unione Sarda
Salute (Pagina 41 - Edizione CA)
Giornate ematologiche
Sardegna e Toscana fra leucemie e linfomi
 
Giovedì e venerdì prossimi si terranno a Cagliari le “Giornate ematologiche Sardegna-Toscana”. Sarà un'occasione per parlare di leucemie, linfomi e trapianti di midollo. La manifestazione è organizzata dall'Ematologia Centro trapianti dell'ospedale Binaghi (Asl 8) e dal Dipartimento di scienze mediche dell'Università di Cagliari. Presidenti, i professori Alberto Bosi, ordinario all'Università di Firenze e Giorgio La Nasa, associato dell'Università di Cagliari.
Per la prima volta, gli specialisti del sangue si riuniranno nella Cittadella dei musei, sala Cotroneo, in piazza Arsenale 1. Inizio giovedì pomeriggio, alle 14, prosieguo il giorno dopo alle 9. È prevista la presenza dei maggiori specialisti dell'Ematologia sardi e della penisola, in rappresentanza delle università di Siena, Firenze, Bologna, Roma, Catania Sassari, Napoli, Pisa, Palermo, Verona e delle aziende sanitarie di Cagliari, Nuoro, Oristano e Sassari.
Giovedì, dopo il saluto delle autorità e l'introduzione ai lavori di Bosi e La Nasa, si parlerà di Sindromi mieloproliferative croniche, Sindromi mielodisplasiche e leucemie acute. Il giorno dopo, al centro dei lavori ci saranno Terapia cellulare e trapianto di cellule staminali ematopoietiche, Sindromi linfoproliferative e Mieloma multiplo. Sempre venerdì, alle 9,50, il ricercatore Giovanni Caocci illustrerà la ricerca compiuta dall'Ematologia dell'Università di Cagliari e da quella di Pesaro su “Qualità della vita nel paziente talassemico trapiantato: i dati a lungo termine”, della quale parliamo in altro articolo di questa pagina. Un lavoro che ha impegnato le équipes dei due atenei per oltre un anno, con risultati interessanti. (l.s.)
 
L’UNIONE SARDA
8 – L’Unione Sarda
Salute (Pagina 42 - Edizione CA)
Sardegna, malati in crescita ma la ricerca non si ferma
SPECIALE SCLEROSI MULTIPLA. Maria Giovanna Marrosu: «L'incidenza è alta»
 
Crescono le persone malate di sclerosi multipla. Se i dati più recenti parlano di 150 persone su 100.000 che combattono con la patologia neurologica, è certo che il numero è in aumento. Anche e soprattutto in Sardegna, dove la malattia è particolarmente frequente.
CAUSE «Non conosciamo le cause di questo fenomeno, anche se si ritiene che la concomitanza di vari fattori ambientali, peraltro ancora non conosciuti, agisca su un soggetto predisposto geneticamente alla malattia», spiega Maria Giovanna Marrosu, professore ordinario di Neurologia e direttore del Centro sclerosi multipla dell'ospedale Binaghi di Cagliari. «Certo è che i sardi hanno una particolare struttura genetica, arricchita di varianti di geni che predispongono alla patologia». Più difficile è chiarire i fattori ambientali che incidono sull'insorgenza della malattia, anche se secondo l'ipotesi igienica il miglioramento delle condizioni igieniche generali e la minor incidenza di numerose malattie infettive potrebbero contribuire a spiegare l'elevata reattività del sistema immunitario.
GIORNATA MONDIALE Domani si celebra la Giornata mondiale della sclerosi multipla, e per fortuna, sul fronte delle terapie, la situazione appare in miglioramento pur se non esiste ancora una cura definitiva. «Abbiamo a disposizione diversi farmaci in grado di ridurre il numero e la gravità delle ricadute e, in ultima analisi, di rallentare la disabilità conseguente alla degenerazione delle cellule del sistema nervoso», fa notare Marrosu. «Fra questi, gli immunomodulanti, rappresentati da copolimero e vari tipi di interferone beta. Circa il 30-40% dei pazienti risponde positivamente ai farmaci, se somministrati all'inizio della patologia. Sono tutti farmaci iniettivi, che devono essere somministrati cronicamente, valutando accuratamente la risposta clinica e il quadro di risonanza magnetica in particolare nei primi due anni di trattamento». Quando non si ottengono le risposte volute, si può passare alle cure di seconda linea. «Attualmente sono disponibili un anticorpo monoclonale (natalizumab) che viene somministrato mensilmente in flebo, un altro farmaco orale (fingolimod), che il paziente assume a domicilio dopo una prima in regime ospedaliero, e immunosoppressori, primo fra tutti mitoxantrone somministrato in ambiente ospedaliero, in flebo. Tutti questi farmaci hanno possibili effetti avversi, per i quali occorre un monitoraggio particolare».
IMMUNOSOPPRESSORI Per il futuro, sono in corso sperimentazioni con nuovi immunosoppressori, con immunomodulatori e con altri anticorpi monoclonali e altre nuove molecole saranno presto disponibili. «Tutti questi trattamenti aumentano le possibilità terapeutiche e la scelta personalizzata del farmaco, il più possibile vicino alle caratteristiche e alle esigenze del paziente», conclude Marrosu. «Tutto questo ha un risvolto in termini di costi, ma anche in termini di impegno nel seguire accuratamente il paziente, per valutare in termini di costo (non solo economico) e di efficacia la risposta farmacologica».
Federico Mereta
 
L’UNIONE SARDA
9 – L’Unione Sarda
Salute (Pagina 43 - Edizione CA)
«Contro l'Epatite B si vince grazie alla diagnosi precoce»
FEGATO. Il punto con Luigi Demelia, direttore di Gastroenterologia del Policlinico di Monserrato
 
L e cifre fanno riflettere. In Italia circa 700.000 persone sono infette dal virus dell'Epatite B. Ma solo 20.000 vengono regolarmente trattate e circa 50.000-60.000 individui hanno una malattia inattiva. Tutti gli altri, invece, sono portatori del virus ma non sanno di essere infetti, non sono controllati e soprattutto diventano un serbatoio di contagio. A fronte del programma di vaccinazione che preserva i giovani e molti adulti, quindi, il pericolo esiste ancora per chi non è protetto. L'infezione non dà fastidi in quattro casi su cinque e, quando si manifesta, lancia segnali poco chiari.
SEGNALI «Una persona che accusa facile affaticamento, profonda astenia, nausea, difficoltà digestive, malessere, sonnolenza post-prandiale e che magari ha avuto comportamenti a rischio deve saper cogliere questi segnali e recarsi dal medico», segnala Luigi Demelia, direttore della Struttura di Gastroenterologia e Patologie digestive del Policlinico di Monserrato dell'Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari. «Un fegato ingrossato e il riscontro di transaminasi alterate possono orientare la diagnosi».
DIAGNOSI La cosa più importante, quindi, è arrivare presto alla diagnosi, sia per prevenire le potenziali, gravissime implicazioni sulla propria salute che per evitare di infettare altre persone. «Tanto più precocemente si contrae il virus dell'Epatite B maggiore è la possibilità che l'infezione cronicizzi ed evolva in cirrosi o in tumore», fa notare Demelia. «Pertanto la diagnosi precoce è di vitale importanza proprio per quei pazienti con infezione asintomatica che dopo 15-20 anni dal primo contatto virale evolve verso quadri di insufficienza epatica grave. Quanto più precoci sono diagnosi e trattamento, tanto maggiori sono le possibilità di rallentare, se non addirittura bloccare, l'evoluzione della malattia».
INTERFERONE PEGILATO Sul fronte delle cure, infine, le buone notizie non mancano. «Le terapie farmacologiche attualmente disponibili sono efficaci, sicure e ad alta barriera genetica, ossia in grado di minimizzare lo sviluppo di resistenze da parte del virus al farmaco», aggiunge Demelia. «Grandi progressi sono stati fatti a partire dai primi anni '90 con l'avvento dell'interferone, successivamente migliorato sotto il profilo farmacocinetico grazie all'introduzione di interferone pegilato. Purtroppo, solo il 25-30 per cento dei pazienti risponde a questa terapia.
ENTECAVIR Dal 2000 sono stati introdotti farmaci antivirali di notevole potenza e scarsi effetti collaterali. «Nel 2005 sono arrivati entecavir e tenofovir, farmaci dotati di elevata barriera genetica, in grado di bloccare la replicazione virale con azzeramento del numero di particelle del virus circolanti. In questo modo il virus non ha più la capacità di infettare altre cellule epatiche e il danno strutturale si arresta», spiega Demelia. «Una compressa al giorno è sufficiente a tenere silente il virus dell'epatite che tuttavia si risveglia se la terapia viene sospesa. Questi farmaci hanno cambiato radicalmente la storia naturale dell'Epatite B». Ovviamente il paziente deve essere sempre sorvegliato e controllato periodicamente ma non vediamo più, per fortuna, situazioni drammatiche. «La stessa cirrosi si può curare e, qualora evolva nello scompenso o si manifesti un epatocarcinoma, abbiamo a disposizione una serie di validi approcci terapeutici che si avvalgono delle più moderne tecnologie chirurgiche (termo-ablazione con radiofrequenza o con microonde, resezione chirurgica, trapianto, chemio-embolizzazione) consentendo al paziente di vivere ancora molti anni», conclude l'esperto. (fe.me)
 
L’UNIONE SARDA
10 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 45 - Edizione CA)
Nativi digitali, nuovi barbari all'attacco
I diversi mondi disegnati dalle tecnologie al centro dei “Dialoghi di Scienza” a Cagliari
 
Barbari armati di tablet dal primo vagito contro romani avvezzi al vecchio impero. Ecco i due mondi diversi, i nativi digitali contro gli immigrati digitali, al centro dell'ultimo science café di “Dialoghi di Scienza”, rassegna di Sardegna Ricerche che sposa una formula destrutturata per un'immediata interazione (di persona e via social) tra ricercatori e pubblico. Sabato scorso, ai Sette vizi di Cagliari, il giornalista Mauro Scanu ha condotto una chiacchierata ritmata e ricca di spunti sulle odierne relazioni con i media digitali assieme a Giovanni Arata, studioso dell'impatto dei social media sulle organizzazioni e delle nuove forme di collaborazione online, e a Marco Boscolo, giornalista scientifico esperto in nuovi media (scrive tra gli altri su “Wired” e “Le Scienze”).
«Ma cos'è questo tablet?», chiede alla vicina una signora mentre in sala un video mostra un poppante che cerca di usare un giornale al pari dello schermo di quello stupefacente strumento piatto. Con l'oggetto digitale - la cui tattilità apre a immagini, notizie, universi distanti - il barbaro ha già dimestichezza: abita senza timore il nuovo spazio. Benvenuti nel “quarto schermo”, allora, quello dei tablet e degli smartphone. Mentre stupore e risata si prendono a braccetto imbattendosi nella visione del reale in dono al nativo digitale, le imprese macinano un quantitativo di app (applicazioni per i dispositivi mobili) mai visto in passato.
Quali conseguenze per i bimbi davanti a questo tipo di interazione? Non si sa, sebbene il fenomeno testimoni che l'uso sia normale per il barbaro. «Si pongono domande a noi romani genitori/insegnanti in quanto salta il modello didattico preesistente», nota Arata che suggerisce di accettare «la sfida dei barbari» e dei loro contributi. «A ogni rivoluzione della società ci si polarizza tra apocalittici e integrati», ricorda Boscolo, citando Eco, prima di bacchettare i giornalisti (e altri): «Il dibattito pubblico fa scrivere centinaia di articoli. Ma se su un quotidiano nazionale un collega confonde Google con l'Internet provider, cioè il servizio con la piattaforma tecnologica che consente il servizio, significa che il problema esiste non solo per i genitori spaventati dai figli ma anche per la classe intellettuale del nostro Paese, in difficoltà con la comprensione del fenomeno».
Paura ed entusiasmo a volte prevalgono sulla razionalità intanto che gli adolescenti emigrano su piattaforme social dove i grandi non sono ancora arrivati. I giovani perdono il senso della privacy e i genitore ignorano come tutelare i figli. E ai «tardoni digitali» tocca pure inseguire sentendo il pesante gap da immigrato digitale, un'osservazione dei presenti. Per la presidente di Sardegna Ricerche, Maria Paola Corona, vanno apprezzate le potenzialità dei mezzi, ormai utili appigli nei casi di disabilità: «Abbiamo la responsabilità di costruire un modo di fare digitale che sia il più positivo possibile».
Vantaggi e rischi, quindi. Compresi diffamazione sui social e diritto all'oblio contro un nostro sé sempre identificato online. E piaccia o no, il “Time” nell'ultimo numero sbatte in copertina i tempi della “Me generation”. Meglio non far finta di nulla.
Manuela Vacca
 
L’UNIONE SARDA
11 – L’Unione Sarda
Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
Jovanotti, quando la musica è energia
L'EVENTO. La star a Cagliari in diretta su www.unionesarda.it
 
Jovanotti a L'Unione Sarda di Cagliari. Il divo della canzone italiana è stato il protagonista della prima intervista in diretta streaming su www.unionesarda.it. Ieri mattina (dopo una lezione all'Università) negli studi di piazza L'Unione Sarda, tra il live di Radiolina e le telecamere di Videolina, l'incontro-web con l'artista romano è stato un grandissimo successo. In platea, i lettori che hanno deciso, con i loro commenti, di seguire il cantante in questa avventura on line. Un'ora di intervista per raccontare i suoi venticinque anni di musica. E dare appuntamento al 20 luglio per lo show dal vivo alla Fiera di Cagliari.
 
Spettacoli e Società (Pagina 46 - Edizione CA)
Dalla cattedra al palco
IN SCENA. Ieri all'Università, il 20 luglio alla Fiera
 
«Non sono laureato in questa disciplina, ma un diplomino sul campo me lo sono guadagnato». Sorride, Jovanotti. Ma non è il backstage di un concerto live. Lorenzo Cherubini, docente per un giorno a Cagliari, è salito in cattedra e ha parlato ai giovani degli anni '90. Sono gli studenti del Corso di Scienze della Comunicazione dell' Università che hanno gremito l'aula magna e hanno accolto la loro star del cuore con un'ovazione.
«Non siamo colleghi ma studio le stesse cose che studiano questi studenti. La musica è la forma universale e primordiale di comunicazione. I bambini prima ancora della parola, reagiscono alla melodia e al ritmo. In fin dei conti io faccio questo mestiere, con la musica, le parole, con la rete». Con la pittura. Con la poesia. Con la ritmica.
Cita Croce, invita alla lettura di Ovidio, prende a modello il divo adolescente Justin Bieber («gran comunicatore perchè quel che fa lo mette tutto in rete»), crea in diretta il contatto su twitter con il sito dell'Università.
E svela quello che sarà l'appuntamento dell'estate. Il 20 luglio Jovanotti porterà in Sardegna il suo “BackupTour 2013”: data unica, a Cagliari. «Un concerto? No, uno show», anticipa Roberto Massa, presidente di S&M che, con Zed Entertainment's World, organizza il poderoso live. Attenzione: “BackupTour 2013” è una mega produzione studiata per gli stadi. Cagliari ha dovuto ripiegare sulla Fiera. «Ma la scenografia grandiosa e il palco imponente saranno gli stessi», spiega ancora Massa. «Il nostro stadio sarà, per una notte, la nostra Fiera». Una Fiera dove raccontare venticinque anni di musica. «Tutta la mia musica», racconta Jovanotti. «La musica di ieri e la musica di oggi». Preparatevi, avverte la popstar, a non stare fermi un attimo. «Vi avvolgeranno il ritmo, le luci, i colori». La forza, la grinta, l'energia. Su www.ticketone.it tutte le informazioni.
 

LA NUOVA SARDEGNA
12 – La Nuova Sardegna
Pagina 21 - Ed_Cagliari
università
Concorso contestato, vince Castellaccio
Sassari, il 5 giugno il Tar si pronuncerà sul ricorso di una candidata figlia di un altro professore
 
SASSARI Rossella Castellaccio, 37 anni, ha vinto l’ultimo concorso contestato all’università. Impiegata amministrativa in Scienze politiche, insegnamenti già svolti nel recente passato in ateneo, ricoprirà l’incarico di ricercatore in Demo-etno-antropologia: 3 anni, rinnovabili per altri 3. Sempre che il Tar non decida di annullare tutto. Si parla infatti di concorso contestato per almeno due ragioni. La prima è la fitta raffica di critiche su modalità e criteri adottati nelle prove, rilievi evidenziati sul web, in particolare sul sito del Coordinamento nazionale dei precari accademici. La seconda motivazione è appunto il ricorso presentato al Tribunale amministrativo da un’altra candidata. Ma a suscitare un ampio dibattito ha poi contribuito una terza circostanza: sulla ventina di concorrenti iniziali (solo 6 ammessi agli orali dello scorso 18 aprile) figuravano diversi parenti di professori universitari. La vincitrice, per esempio, è figlia di Angelo Castellaccio, docente ordinario e storico del Medioevo, sino all’inizio del 2012 vicepreside a Lettere, facoltà che a suo tempo ha bandito il concorso. Da allora, per via della riforma Gelmini, questo settore è però confluito parzialmente, con i corsi di altre facoltà, in un nuovo dipartimento: Storia, scienza dell’uomo e della formazione. Mentre Angelo Castellaccio è passato a un diverso dipartimento - Scienze umanistiche e sociali - derivato sempre da “porzioni”di Lettere e Lingue. A opporsi in giudizio è invece Chantal Arena, di origini siciliane, esclusa dopo le prime selezioni, figlia di un ex docente, Nicolò Arena, in servizio a Sasssari sino a 4 anni fa, in Medicina. Al concorso ha preso parte inoltre, arrivando terza con 70 punti, Susanna Paulis, 36 anni, figlia dell’ex preside di Lettere a Cagliari e di una sorella del rettore dell’ateneo sassarese, Attilio Mastino. Ma, come ha chiarito lo stesso Magnifico, intervenendo sulla questione, «se avesse conquistato il primo posto, mia nipote non avrebbe mai potuto essere chiamata in servizio perché la legge Gelmini lo vieta». Rossella Castellaccio ha vinto con 72 punti. Al secondo posto nella graduatoria di merito, con 71, si è qualificata la romana Martina Giuffrè, 39 anni. Al quarto un’altra ricercatrice nata nella capitale, Valeria Trupiano, 36 anni, che ha avuto un punteggio pari a 69. Nessun piazzamento tale da poter venire presa in considerazione neppure in futuro per Silvia Venturoli, bolognese, che si era pubblicamente lamentata per lo spostamento degli orali, avvenuto per 3 volte consecutive. E aveva poi denunciato la sua impossibilità a esser presente alle prove conclusive del 18 aprile, ottenendo così dalla commissione di sostenere questa parte d’esame in videoconferenza. Il Tar deciderà il 5 giugno. Si oppone, con il suo ufficio legale, l’università turritana. Assieme a lei “resiste in giudizio” fin dalla presentazione del ricorso Rossella Castellaccio. Il padre Angelo, dopo la bagarre suscitata dal caso, ha dichiarato: «La procedura seguita è stata più che corretta perché io sono stato vicepreside a Lettere sino al 30 giugno 2012, in regime di prorogatio. Prima di quella data il Consiglio di facoltà di cui facevo parte si è limitato a specificare le discipline per cui si dovevano bandire i concorsi per ricercatore, dietro indicazione del rettorato. Vista la scissione tra i dipartimenti, non si capisce proprio come mai il mio nome sia stato tirato in ballo in questa faccenda». Mentre la figlia, già prima di vincere, aveva spiegato: «Chantal Arena ha fatto ricorso non perché io mi trovi in una qualsiasi posizione d'incompatibilità, ma perché eccepisce un giudizio eccessivamente sintetico sui candidati da parte della commissione». «Sono probabilmente l'unica presa in considerazione, nell'opposizione davanti al Tar, perché bisognava indicare comunque un contro-interessato: e questo è anche l’unico motivo per cui “resisto” in giudizio”, aveva puntualizzato. Per aggiungere ancora: «Nel merito ritengo di avere tutti i requisiti. Anzi, oggi vedo che si sollevano polemiche, ma nessuno lo ha fatto nei 3 anni durante i quali sempre a Sassari, nel settore dell'antropologia, ho svolto attività didattica a titolo gratuito nei corsi delle lauree specialistiche e delle triennali». (pgp)
 
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13 – La Nuova Sardegna
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La scomparsa di Duilio Casula il rettore del Policlinico
 
CAGLIARI Si è spento ieri, all’età di 97 anni, il professor Duilio Casula, cinquantasettesimo Rettore dell’Università di Cagliari, storico fondatore e direttore dell’Istituto di Medicina del lavoro e soprattutto “padre” del progetto di trasferire il corpo universitario dal centro della città nella piana di San Lorenzo, dove ci sono le facoltà scientifiche e il Policlinico. Casula, che sino a poco tempo fa si recava regolarmente nel suo studio all’Università, ha governato l’Ateneo dal 1979 al 1991, e in quegli anni ha lavorato per aprire l’Ateneo alla città e al suo hinterland, sia dal punto di vista logistico che per le relazioni politico-istituzionali tra Università ed enti locali. Casula, che nel corso della sua lunghissima carriera universitaria ha avuto modo anche di svolgere con prestigio attività politica, ricoprendo incarichi di governo nel comune di Cagliari nelle file del partito socialista. Craxiano di ferro, Casula è stato anche vicesindaco. Oltre alla prestigiosa carriera didattica, Casula verrà ricordato per aver messo la prima pietra nel’area del Policlinico; l’inaugurazione si tenne nel marzo del 1986. Un’altra epoca, da tutti i punti di vista.
 
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14 – La Nuova Sardegna
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Ersu, seminari sulla professione di pedagogista
 
CAGLIARI. Il ruolo e gli sbocchi professionali del pedagogista nella nostra società. Su questi temi verterà il ciclo di seminari che si svolgerà da giugno a luglio all'Ersu di Cagliari - in collaborazione con l'Anpe (associazione nazionale pedagogisti italiani) e la Facoltà di Studi umanistici dell'Università degli studi di Cagliari - con l'obiettivo di indirizzare gli studenti verso i possibili sbocchi professionali della laurea in Pedagogia. I dettagli dell'iniziativa saranno illustrati domani alle 9.30 all’Ersu in corso Vittorio Emanueie.
 
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ORGOSOLO
Universitari a lezione sul campo
Il paese dei murales al centro dello studio dell’ateneo di Cagliari
 
ORGOSOLO “Il modello Orgosolo” al centro di uno studio dell’Università di Cagliari. Lezione itinerante nel paese barbaricino per una quarantina di allievi della Facoltà di lingue e letterature straniere. Accompagnati dal professor Filippo Zirilli, docente di antropologia culturale e dalla tutor Valentina Zuddas, gli studenti hanno potuto toccare con mano il sistema economico-turistico, messo in piedi negli anni dalla comunità orgolese. Le attività sul campo, condotte al di fuori delle aule universitarie, consentono, infatti, di andare oltre l’immaterialità teorica di libri e manuali, per approcciarsi ad una dimensione sperimentata concretamente sui luoghi di riferimento. È questa occasione, allora, per confrontarsi direttamente con i protagonisti di tali realtà, per osservare, per raccogliere stimoli e spunti utili. Le guide della locale società servizi turistici, cultura e ambiente sono state, dunque, per una giornata i docenti d’eccezione del gruppo, raccontando, in una passeggiata tra le vie principali e le viuzze del paese, Orgosolo. I murales, i musei, il banditismo, l’impostazione turistica, l’immagine leggendaria. Sono stati i temi più importanti di una approfondita disquisizione, che ha visto gli studenti, attenti recettori di nozioni inedite, prendere appunti e rivolgere numerose domande ai relatori, al fine di costruire una ricerca appassionante su quella società, ricordata per la rivolta di Pratobello, e sui suoi punti di forza. «Il segreto di Orgosolo potrebbe essere racchiuso in uno slogan – ha spiegato il sindaco Dionigi Deledda, accogliendo la comitiva studentesca nell’aula consiliare – fare cose vecchie, per realizzare cose nuove». Questa è un po’ la ricetta, l’impostazione che racchiude la forza attrattiva, in termini turistici, di tutta una comunità e della sua gente. (ma.s.)
 
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16 – La Nuova Sardegna
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Ricerca, premiato scienziato di Laconi
Il giovane Emanuele Orgiu è tra i vincitori della prima edizione del Mit di Parigi
di Ivana Fulghesu
 
LACONI Non chiamiamoli più emigrati, ma semplicemente cittadini del mondo in cerca di nuove possibilità. Tra loro anche un ingegnere sardo, premiato nei giorni scorsi tra i dieci giovani innovatori più brillanti di Francia. Il laconese Emanuele Orgiu, infatti, è fra i vincitori della prima edizione francese del MIT Technology Review Innovator 2013, premio che, in precedenza, è stato assegnato a Zuckerberg fondatore di Facebook e Sergey Brin di Google. Il premio è destinato, infatti, ai migliori lavori di ricerca degli scienziati under 35 nel campo delle scienze, delle biotecnologie, nanotecnologie, informatica, telecomunicazioni e internet. Dopo la laurea in Ingegneria Elettronica e il dottorato di ricerca conseguito nell'Ateneo cagliaritano, nel 2006, Orgiu ha vinto una borsa di studio in Usa dove ha studiato a Silicon Valley, il metodo di impresa per lo sviluppo di una nuova generazione di sensori di plastica usa e getta. Conclusa l'esperienza americana, Orgiu approda in Francia all'Università di Strasburgo. Dal 2012 Orgiu coordina un progetto che studia il sistema per la produzione di nanonastri di grafene da utilizzare su dispositivi elettronici. «Non si tratta di una ricerca di base – specifica Orgiu – ma di un punto di partenza per poter sviluppare un prototipo». Il lavoro di Orgiu si concentra dunque su composti organici come alternativa al silicio per la fabbricazione di dispositivi elettronici e le sue invenzioni, realizzabili in tempi brevi, ridurranno il costo dei prodotti di elettronica, rendendoli più accessibili ad una porzione molto più grande della popolazione mondiale.
 
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17 – La Nuova Sardegna
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l’incontro con gli studenti
Jovanotti, energia e impegno Così il rap sale in cattedra
A Cagliari davanti a una folla di giovani cita Ovidio e Croce e parla di Internet
Ragazzi non perdete tempo in lamentele e risentimenti, sono ostacoli per il vostro cambiamento. Reagite e provate a immaginare il vostro futuro
di Walter Porcedda
 
CAGLIARI Lorenzo e Jovanotti. L'uomo e l'artista. Ma anche il fratello maggiore che dispensa buoni consigli. Sulla soglia dei cinquanta continua a pensare positivo ma tiene piantati i piedi per terra. E non usa tanti giri di frase per esortare i fans a darsi una mossa provando a «immaginarsi un futuro». Così parla alle centinaia di studenti che l'hanno atteso sin dal primo mattino di ieri, riempiendo l'Aula Magna di Lettere nell'incontro allestito dal corso di Scienze della Comunicazione. E quale testimone migliore si poteva trovare del protagonista del "Back Up tour" _ che approderà alla Fiera il prossimo 20 luglio? Jovanotti è d'altra parte simbolo di chi arriva al successo grazie a forte determinazione («avevo un fuoco che mi bruciava dentro sin dall'età di 10 anni»), capace ogni volta di ripartire da zero senza adagiarsi sugli allori. Unendo creatività e ingegno a una carismatica gestione del lavoro di squadra il cantautore ha inventato uno stile originale. Tra i pochi in Italia nel pop ad avere senso di innovazione e curiosità per tecnologie e social network (su Tweeter conta in una tribù di oltre un milione e 700 mila followers). Internet, arte, spettacolo e comunicazione al centro di un vulcanico faccia a faccia. Jovanotti è un fiume impetuoso. Limpido e diretto. Non è un mistero che sia amato da più di una generazione e i suoi concerti, come i dischi, abbiano un alto gradimento. Seduto al centro del tavolo parla accompagnandosi con gesti da showman che sa tenere il palco. Arringa e fa battute, mescolando ricordi a riflessioni. Sorride spesso, e gli occhi brillano come tizzoni illuminando una barbetta rada e rossiccia solcata da qualche filo bianco. Esagerato e straripante. Fisico e tenero, con un magnetismo che incatena. Non male per uno che da ragazzino desiderava «ferocemente di portare le emozioni alla luce, con qualsiasi mezzo». E non era certo la musica il primo sacro fuoco. «Volevo piuttosto essere un disegnatore di fumetti. Mio padre lavorava in Vaticano dove c'è una scuola di restauro e mosaico: sperava che uno dei figli prendesse quella strada». In realtà Jovanotti con l'arte poi dovrà fare i conti. E anche con la comunicazione. «Sì, perché per il mio lavoro, scrivo e uso la Rete. Sperimento nuove tecniche e linguaggi: c'è sempre da scoprire. Quello che è invece difficile da imparare e capire è l'aspetto poetico delle cose. Quel "X Factor" che si aggiunge misteriosamente a una pratica strutturata scientificamente. In ogni progetto c'è un margine di imprevedibilità o indeterminatezza. Qualcosa di profondo che è dentro il nostro vissuto. Forse precedente anche al linguaggio, a quello che si chiama logos. Certo si possono leggere gli scritti di Benedetto Croce sulla poesia per cercare di capirlo. Ma resta sempre qualcosa che sfugge». Dalla poesia alla vita. «Non mi interessa la Storia, ma le storie. Attraverso un individuo si esprime una società. Senza il singolo talento la Storia con la "S" maiuscola non ha senso. L'unica cosa al centro di qualsiasi tipo di narrazione. Qual'è la storia di un individuo? Sono le sue scelte. Steve Jobs diceva che bisognava unire i puntini. Quando ero bambino amavo nella “Settimana enigmistica” il gioco di unire i puntini. Talvolta li facevo casualmente e venivano fuori anche figure inedite e interessanti. Tuttora componendo la mia musica, viaggiando nel mondo o conoscendo le persone mi lascio guidare da sensazioni vaghe, non scritte. Le "Metamorfosi" di Ovidio ad esempio hanno dentro un'idea modernissima di identità multipla che aiuta a capire. Io sono Italiano, Europeo, ma anche romano e toscano. Prima si viveva in società chiuse che poi si sono rotte. La grande sfida ora è vivere nella globalizzazione. Cosa conta davanti a tanta molteplicità? La tua storia, la disciplina, il tuo unire i puntini all'interno di una costellazione infinita». Come accade nella Rete. «Internet è il sistema nervoso del mondo, dove ci si deve aspettare di tutto perché trasmette impulsi diversi. Regolare questo flusso per una società democratica è impossibile. Quello che conta è l'educazione». La Rete e l'innovazione stanno al centro del lavoro di Jovanotti. «Il mestiere di artista è oggi un lavoro di squadra. Io tengo dritte le antenne, elenco i temi guida: la squadra poi lavora assieme e progetta. Da un disco al tour. Alla base per me c'è il viaggio come il cardine di esperienza. Viaggiare nello spazio è come viaggiare nel tempo. Ragazzi fatevi un giro, prendetevi un po' di tempo. Fatelo per migliorare poi il nostro Paese. Non è più permessa l'ignoranza, bisogna sapere cosa accade nel mondo». E a proposito di giovani e della difficoltà di realizzarsi in tempi di crisi. «Tutto vero, ma non perdete tempo a lamentarvi. Reagite. Qual è la vostra sfida? Ci sono Paesi in cui si cresce? Se esistono si può fare anche qui. Non voglio frenare i vostri entusiasmi, ma non c'è cosa migliore che cavarsela da soli: nel mio lavoro ho avuto zero garanzie, zero tutele. Né le ho mai volute. Pensate ai vostri nonni, ai vostri padri. Hanno fatto la Resistenza e poi hanno dovuto ricostruire un Paese in macerie. Risentimento e lamentela sono inutili, sono ostacoli al cambiamento. Siete nell'età in cui potete immaginare il vostro futuro. Fatelo»
 
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18 – La Nuova Sardegna
Pagina 29 - Cultura-Spettacoli
L’ANALISI
Rilanciare la domanda: la vera ricetta anti-crisi
Gli imprenditori investono se hanno l'aspettativa di vendere i beni e i servizi che producono, non perché hanno agevolazioni fiscali
di BENEDETTO MELONI
 
Tutti gli indicatori più recenti certificano l'aggravamento della situazione economica e sociale in Italia e nella gran parte dei Paesi europei, fino a lambire la stessa Germania. Le prospettive di crescita vengono regolarmente posticipate. Il debito dei Paesi europei cresce ovunque. E' sempre più evidente che l'austerità, come risultato di incrementi impositivi e/o di riduzioni della spesa pubblica, non porta alla crescita. Ridurre il debito nelle fasi espansive è un dovere, farlo nelle fasi recessive è una cura letale. Se al calo dei consumi e degli investimenti privati si somma la riduzione dei consumi e degli investimenti pubblici non si capisce come possano attivarsi inversioni virtuose del ciclo economico. Parole come "austerità espansionistica" o riduzione di un supposto eccesso di diritti e di garanzie come strumenti di riattivazione automatica di un allargamento della base produttiva e occupativa si sono rivelate affermazioni ideologiche. Se è corretto arginare la crescita disinvolta e incontrollata del debito e se è moralmente e politicamente censurabile la classe politica responsabile di tale crescita è, però, assurdo dal punto di vista economico imporre il pareggio di bilancio in una fase di grave recessione come quella attuale. Le misure di cui si discute in questi giorni da parte del governo nazionale ed anche da parte di quello regionale sono poco efficaci (maggiore flessibilità per le assunzioni e, in qualche misura, la stessa riduzione dell’Irap) oppure, pur intervenendo su questioni importanti (credito a più basso costo o detassazione delle assunzioni), non affrontano il problema principale che è quello di riattivare la domanda. Un imprenditore investe se ha l'aspettativa di vendere i beni e servizi che produce, non perché ha agevolazioni finanziarie. In Sardegna sappiamo bene che chi ricerca finanziamenti agevolati e assume personale senza guardare alle prospettive di vendita non è un imprenditore affidabile. Oggi dobbiamo evitare che chiudano le imprese serie e dobbiamo favorire la nascita di aziende con prospettive concrete di crescita. Si tratta allora di agire sulla domanda privata e pubblica. Come dimostrano anche esempi recenti, bassi tassi di interesse per gli investimenti e agevolazioni per le assunzioni non danno i risultati attesi. Senza una domanda adeguata di beni e servizi «l'acqua c'è, ma il cavallo non beve», diceva Keynes. Si tratta in primo luogo di stimolare una più efficace presenza dello Stato in tutte le sue articolazioni attraverso l'attivazione di una oculata spesa per investimenti, cominciando con il pagare alle imprese quelli già fatti, con piani in infrastrutture e, comunque, finalizzati a favorire l'occupazione giovanile. In secondo luogo occorre attuare politiche redistributive a favore delle categorie medio basse. Come strumento di stimolo decisivo per la crescita, oltre che per una questione di giustizia sociale. Si tratta di porre fine da un lato al blocco delle retribuzioni, collegandolo all'incremento di produttività, anche nella pubblica amministrazione, dall'altro di rimodulare l'imposizione fiscale in modo da incrementare il reddito disponibile dei ceti più svantaggiati. In questi giorni ci viene ricordato che il rapporto fra la retribuzione di un lavoratore dipendente e quella di un top-manager è pari a 1 a 163, mentre nel 1970 era di 1 a 20. E' la fotografia delle distorsioni prodotte da decenni di sviluppo affidato alla falsa ideologia dell'autoregolamentazione del mercato, ma è anche l'indicazione di come e dove agire per porre rimedio a queste distorsioni. Occorre convincere l'Ue e, soprattutto, la Merkel e la Bundesbank. Ma è ormai chiaro che o l'Europa diventa un’unione politica vera o altrimenti da sogno rischia di diventare un incubo.
 
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19 – La Nuova Sardegna
Pagina 34 - Sassari
I ricorrenti di Medicina avranno accesso ai Corsi liberi
 
SASSARI I ragazzi che avevano proposto ricorso al Tar contro il test di Medicina sono stati ammessi alla facoltà e potranno sostenere alcuni esami. La soluzione è arrivata dopo una lunga trattativa che nei mesi scorsi aveva conosciuto anche momenti di tensione con l’occupazione della segreteria da parte dei ricorrenti. Cinquanta giovani che nel settembre del 2012 non avevano passato il test per il numero chiuso a Medicina e che avevano visto accettato il loro ricorso al Tar contro le modalità di svolgimento dell’esame, chiedevano infatti al rettore dell’ateneo turritano Attilio Mastino di essere immatricolati in forza della sentenza immediatamente esecutiva del Tribunale amministrativo di Cagliari. Da quel momento i ragazzi da una parte e lo staff dirigente dell’università dall’altra hanno portato avanti una trattativa poiché l’università non aveva ritenuto di poter accogliere la richiesta. Ieri invece in un comunicato congiunto i ricorrenti e il rettore Mastino hanno spiegato che i ragazzi potranno accedere alle lezioni e agli esami con il metodo dei Corsi liberi. In sostanza l’università ha messo gli studenti a scegliere due esami propedeutici del primo anno di Medicina. Quella dei corsi liberi è una possibilità che per regolamento viene data a persone iscritte in altre facoltà per un numero che corrisponde al 10 per cento degli iscritti. L’ateneo ha deciso di venire incontro ai ragazzi ricorrenti sforando sulla percentuale per quest’anno accademico. In attesa che il Consiglio di Stato al quale l’università si è appellata si pronunci. Il rettore ha detto di aver «molto apprezzato il confronto sviluppatosi nella facoltà di Medicina e l'impegno dei docenti e degli studenti per trovare soluzioni praticabili. Faremo di tutto perché le prossime prove di ammissione si svolgano con serenità». Sulla questione è intervenuto anche il presidente dell’Ordine dei medici Agostino Sussarellu: «I nostri studi statistici dimostrano che in Sardegna c'è una progressiva carenza di personale medico. Dal secondo anno in poi, il corso di laurea in Medicina subisce un netto calo di iscritti, dovuto all'ingente numero di trasferimenti. L'immatricolazione dei ricorrenti di Medicina potrebbe essere considerato, almeno per quest'anno, un parziale contributo per risolvere il problema». (g.g.)
 
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20 – La Nuova Sardegna
Pagina 32 - Ed_Oristano
Un export manager per i mercati esteri
La Camera di commercio rinnova il bando che permetterà l’ingresso in azienda di cinque tirocinanti
 
ORISTANO Ha riscosso successo il progetto di internazionalizzazione “Temporary Export Manager”, finalizzato a sostenere le imprese oristanesi sui mercati esteri, grazie all’inserimento nel sistema aziendale di una specifica figura professionale impegnata in questo settore. Le cinque imprese beneficiare, lo scorso anno, hanno tutte confermato con un contratto di lavoro il tirocinante messo a loro disposizione dalla Camera di commercio di Oristano che ora ripropone l’iniziativa, attraverso un bando. Per un periodo di circa sei mesi, cinque imprese disporranno di una figura di “junior/tirocinante in marketing internazionale”, che opererà affiancato da un “consulente senior temporary export manager” e da un funzionario referente per la Camera di commercio. I destinatari del progetto sono piccole e medie imprese di produzione e trasformazione di qualsiasi settore e giovani laureati. Saranno ammesse al progetto cinque imprese della provincia a cui verranno abbinati altrettanti tirocinanti. Le imprese saranno selezionate in base alle potenzialità dell’azienda (prodotto e organizzazione aziendale), la cantierabilità e la fattibilità del progetto di internazionalizzazione. I laureati aspiranti tirocinanti saranno selezionati in base al curriculum e ai requisiti richiesti dal bando. Nel corso del progetto il “consulente temporary export manager” metterà a fuoco e realizzerà, in stretta collaborazione e in accordo col management aziendale, il programma di internazionalizzazione. I cinque tirocinanti selezionati avranno l’opportunità di entrare in contatto con la realtà aziendale acquisendo esperienza e competenze in ambito di commercio e marketing internazionale. Il tirocinio, prevede un rimborso spese mensile di 400 euro lordi. Il progetto “Temporary Export Manager” ha l’obiettivo di avviare nuove azioni di sviluppo commerciale in ambito internazionale da parte delle imprese, le cui ricadute dovrebbero concretizzarsi nell’aumento dei flussi commerciali export del territorio. L’iniziativa, inoltre, ha un rilevante valore formativo, perché favorisce l’incontro tra giovani laureati e mondo produttivo locale, attraverso l’individuazione di nuove strategie di internazionalizzazione che permettano alle aziende di incrementare il fatturato estero. Anche quest’anno vi è un’alta probabilità che al termine del progetto i cinque tirocinanti possano ottenere un inserimento nell’azienda ospitante. La documentazione per l’adesione al progetto “Temporary Export Manager” dovrà essere presentata da imprese e aspiranti tirocinanti entro il 7 giugno, via e-mail all’indirizzo sportello.impresa@or.camcom.it o via fax al numero 0783 73764, o consegnata a mano negli uffici della Camera di commercio di Oristano, in Via Carducci 23.
 

21 – SardegnaQuotidiano
Cagliari – pagina 14
UNIVERSITÀ
CISL CONTRO L’EREDITÀ DI PROFUMO
 
Tre presunte innovazioni lasciate in eredità dall’ex ministro dell’Università, Francesco Profumo, rischiano di mettere definitivamente in ginocchio le Università di Cagliari e Sassari. A lanciare l’allarme è la segreteria regionale della Cisl. A finire sotto accusa i test di valutazione: «Se gli universitari sardi saranno tuttologi, le Università di Cagliari e Sassari avranno soldi in più, in caso contrario tagli anche ai finanziamenti ordinari», attacca il sindacato, «questo tipo di “valutazione generalista” fa dipendere il destino di un’Università da un test somministrato per via informatica». «La seconda “innovazione suicida” è l’anticipazione a fine luglio 2013 e ad aprile 2014 delle prove di ammissione ai corsi di laurea - mentre la terza innovazione penalizzante è l’introduzione delle graduatorie uniche nazionali».
 
22 – SardegnaQuotidiano
Pagina 20 – Cultura
L’INCONTRO CON GLI STUDENTI
Sale in cattedra il prof Jovanotti: «Il futuro? È tutto nelle vostre mani»
 
L’esordio ha spiazzato un po’ tutti: «Scienze della Comunicazione? Quando avevo diciott’anni nemmeno esisteva questa facoltà». Nessuna provocazione, soltanto sincerità nelle parole di Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, “professore ” per un giorno in occasione dell’incontro con gli studenti che si è svolto nell’aula magna del corpo aggiunto del Magistero. Il cantante è stato ospite proprio del corso di laurea in Scienze della Comunicazione, coordinato dalla docente Elisabetta Gola: «Ammetto di non avere grande esperienza accademica, e nemmeno immaginavo che si potesse inquadrare la comunicazione secondo regole fisse. La mia è piuttosto esperienza sul campo, che ha come suo punto di partenza la voglia di esprimere ciò che sento dentro. Un desiderio che ho sempre avuto, fin da bambino».
L’AULA MAGNA GREMITA Accolto dall’entusiasmo dei tantissimi studenti che hanno affollato l’aula magna, Jovanotti poco prima era stato ricevuto in Municipio dal sindaco, Massimo Zedda, che gli ha fatto dono di una copia di “Piccola città”, di Giuseppe Podda («Un modo per farti conoscere l’anima vera della città, in attesa del tuo concerto estivo», ha detto il sindaco al cantante). Il “prof ” Cherubini ha esortato gli universitari a «provare a immaginare il futuro. La società è satura, ma voi dovete sforzarvi di individuare il vostro ruolo». Nella lunga premessa che ha preceduto le domande degli studenti, il cantante si è soffermato su vari temi. Sul talento ha detto: «Non saprei dire esattamente cosa sia. Non ho fatto studi musicali a livello accademico, ma so che a guidarmi è il bisogno di esprimere ciò che sento bruciarmi dentro. E quando devo chiarirmi le idee, non ho problemi a chiedere consiglio a chi è più bravo o esperto di me». Su internet: «È una sorta di piazza, il sistema nervoso del pianeta che incanala impulsi di ogni genere. Difficile mettere paletti, fissare punti fermi, salvo quello della libertà individuale». Jovanotti ha sottolineato l’importanza dell’innovazione: «Cerco di stare sempre al passo coi tempi e mi appassiono alle nuove tecnologie. Questo vale anche in chiave artistica: i miei concerti e i miei tour sono caratterizzati dall’elemento della sperimentazione, della ricerca di novità».
TUTTI SU TWITTER Appena sbarcato all’aeroporto di Elmas, il cantante aveva scritto su Twitter: «Cagliari town! Meringhe appuntamenti all’aeroporto offerte da cuori premurosi che golosamente ringrazio». Anche durante l’incontro al Magistero non è mancato il “cinguettio”: Jovanotti ha scattato una foto dell’aula magna annunciando il «tweet in diretta dall’università di Cagliari ». Alla fine, tanto buonumore e applausi scroscianti. E una raccomandazione da vero “prof ”: «Viaggiate, visitate posti nuovi, confrontatevi con gente di altre nazionalità. E imoparate almeno una lingua straniera: nel villaggio globale, chi non sa esprimersi in inglese rischia di rimanere tagliato fuori». Nel tripudio generale, la lezione di Lorenzo si conclude qui.
Fabio Marcello

Questionnaire and social

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