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ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
23 May 2013
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

 
1 - L’Unione Sarda / Provincia di Sassari (Pagina 30 - Edizione NU)
 
SASSARI. Prezzi da vip all’Ateneo. E in Regione arriva un’interrogazione
CARO-MENSA ALL’UNIVERSITÀ
L’ira degli studenti: da noi le tariffe più alte d’Italia
Uno studente dell’Università di Sassari, prima fascia di reddito (la più bassa), spende per mangiare in mensa tra i 4,20 e 4,60 euro al giorno. In quinta fascia, invece, 14 euro, pranzo e cena. Per un figlio dunque, iscritto all’Università tra mille sacrifici, le famiglie spenderanno solo per i pasti dai 138 euro ai 420 euro al mese. Tariffe dell’Ersu sul servizio mensa che hanno reso l’Ateneo turritano tra i più cari d’Italia: per questo, il consigliere regionale di Sel – Sardigna Libera Daniele Cocco, ha chiesto chiarimenti al governatore Ugo Cappellacci e all’assessore regionale all’Istruzione Sergio Milia.
RISTORANTE UNIVERSITARIO Tariffe da vip per gli studenti di Sassari, a differenza dei loro colleghi del territorio nazionale. Nelle sedi di Firenze, Pisa e Siena, gli studenti compresi nella fascia di reddito da 36 mila a 75 mila euro pagano 3 euro a pasto completo; alla Sapienza di Roma, quelli in terza e quarta fascia, oltre i 56 mila euro, pagano rispettivamente 4 e 5,75 euro. «L’Università di Sassari – ha scritto Cocco – è tra le più care d’Italia e in nessun’altra città si sono registrati aumenti così elevati». Un incremento attivo nell’anno 2012 – 2013 e che arriva in un momento di crisi particolare.
FAMIGLIE IN CRISI Una famiglia media, in prima fascia e con due figli all’Università, dovrà sborsare, solo per la mensa, da 126 a 138 euro al mese per ciascun figlio. In quinta fascia, secondo le tariffe Ersu, ben 840 euro per entrambi. Il consiglio di amministrazione dell’ente ha giustificato gli aumenti con i maggiori costi sostenuti anche per elevare il livello di qualità del servizio: «L’Ersu di Cagliari – ha commentato Cocco - non ha apportato aumenti così importanti e gli studenti non hanno mai segnalato problemi. Chiedo al presidente Cappellacci e all’assessore Milia se siano a conoscenza di questa stangata per gli studenti turritani».
 
 
2 - L’Unione Sarda / Cultura (Pagina 42 - Edizione CA)
Presentati i volumi proposti dal Centro studi filologici con la casa editrice
LO SCRIGNO NELLA SOFFITTA Nuova luce sulle pagine sarde
Cuec ripubblica Lo Frasso, Buragna, Quasina e Costa
Sono stati presentati nell’aula magna del Rettorato dell’Università di Cagliari i nuovi titoli pubblicati dal Centro di Studi Filologici Sardi in collaborazione con la Cuec. Sede istituzionale, dunque appropriata, per una collana che si propone di sottrarre all’oblio le opere di antichi scrittori che costituiscono il nucleo della letteratura sarda.
La bella veste tipografica, l’ampia bibliografia, le note in calce aiutano il lettore a orientarsi tra stili e temi lontanissimi dal gusto attuale e per questa ragione affascinanti. Antonio Lo Frasso, nato ad Alghero nella prima metà del Cinquecento, fu un militare che avendo il titolo di Mossen (messere) poteva partecipare alle sedute delle Cortes e, se imprigionato, aveva il diritto di occupare una cella singola. Mossen Lo Frasso ci ha lasciato un romanzo del genere pastorale in prosa e versi redatto in catalano, castigliano, italiano e sardo. Nel lungo componimento di ambientazione campestre si narrano le vicissitudini di Frexano e dell’hermosa pastora Fortuna. “Los diez libros de Fortuna de amor” - a cura di Antonello Murtas con una dotta introduzione di Paolo Cherchi - era dedicato al Conte di Quirra don Luis Carroz Y De Centellas e dispiega tra le sue pagine ottave, canzoni, vilanesche, quintillas, terzine incatenate. E con la stessa forza fantastica mescola gli unicorni alle baruffe idilliache, i verdetti delle Muse alle diatribe filosofiche. La trama è assai esile, per non dire inesistente, e gli studiosi non hanno stabilito con certezza cosa volesse dire il Cervantes quando affibbiava alla raccolta la definizione di “libros disparatados”.
Le “Poesie del Signor D.Carlo Buragna” sono analizzate da Luigi Matt. L’autore nacque a Cagliari nel 1634 e visse lungamente a Napoli e in Calabria. Membro dell’Accademia degli Investiganti, sodalizio che propugnava l’abbandono dell’aristotelismo e del barocchismo, si interessava di geometria, fisica e diottrica (ovvero la rifrazione e la diffrazione secondo la teoria di Cartesio). Buragna stilò trattati in latino, “carmina et epistolas”, sonetti e liriche d’amore. Ammiratore del Petrarca e di Giovanni Della Casa, influenzato dal Tasso a parere di Gian Battista Vico, mise al centro del suo poetare, fitto di ossimori e di antitesi, la figura della donna idealizzata.
Di tutt’altri argomenti si occupò il vescovo Joannes Baptista Quasina, (Sassari, 1721), che rese pubblici gli atti del “Synodus Dioecesana Bosanensis”. Ventiquattro capitoli, diretti ai “venerabilibus fratribus”, che contenevano norme canoniche e temporali riguardanti i singoli comportamenti, il calcolo delle tasse, i metodi di controllo. Il Sinodo di Bosa fu preso a modello per altri consimili eventi per la saviezza e prudenza nonché per l’attenzione ai bisogni del popolo dei credenti. Contiene le regole inerenti a sacramenti, indulgenze, digiuni, decime, reliquie; si sofferma sull’onestà dei chierici, sugli ornamenti delle chiese, sul servizio del coro, sul valore della penitenza. Non mancano le formule dottrinali in limba: “attos de bonu cristianu”. La prefazione al volume curato da Maria Elena Fulgheri è firmata da Arrigo Miglio, l’introduzione da Tonino Cabizzosu.
In rapporto (anagrafico) coi succitati autori, Enrico Costa può essere considerato un ragazzino. Sassarese classe 1841, fu penna colta, feconda e arguta, e uomo dai diversi mestieri : impiegato di banca, ispettore all’Agricola Sarda, tesoriere municipale, archivista , agente per la società dei Vapori Francesi. Fondò e diresse il periodico “La Stella di Sardegna”, scrisse romanzi, poesie, novelle, saggi e un’opera in quattro volumi sulla sua città. “Alla Grotta di Alghero. Appunti e spigolature” (apporti di Daniela Lilliu, Cristina Marranca, Giorgia Porcu, Giuseppe Marci) è la descrizione semiseria di un’escursione notturna nell’antro del dio Nettuno. Tappa irrinunciabile per tutti i viaggiatori e meta di un’allegra brigata in gita notturna durante la brillante stagione balneare del 1884.
Sulla spiaggia di Calabona, nonché nello stabilimento Balduzzi, si mangiava, si pescava, si fumava, si faceva la calza e si organizzavano fidanzamenti e matrimoni. I gitanti, a bordo di ben venti barche equipaggiate di razzi luminosi e strumenti musicali, fanno rotta verso Capo Caccia ma un infido libeccio complica assai la traversata. Qualcuno comincia ad accusare il mal di mare ma peggio di tutti si sente Franceschino, corteggiatore della giovane Margherita e assai geloso del bruno Ferdinando. La triade amorosa, lui, lei e l’altro, è un escamotage narrativo che permette a Enrico Costa - anche librettista d’opera - di fornire minuziose notizie storico geografiche sulla zona d’Alghero e deprecare lo stato di una grotta che già nel ’700 risultava danneggiata. La decapitazione delle stalattiti, l’asporto di qualche pezzo di pietra cristallina non erano fatti rari neppure allora. Per tacere delle cannonate e delle infinite targhe affisse per ricordare visitatori illustri.
Ai quattro tomi riscoperti, si aggiungono la stampa dei discorsi dell’inaugurazione degli Anni Giudiziari 2013 e 1907 (Ettore Angioni, Emanuele Fois, Aldo Accardo), del convegno sul contributo della Sardegna all’Unità d’Italia (Giovanni Melis, Aldo Accardo, Giuseppe Marci) e del quinto Bollettino di Studi Sardi.
Alessandra Menesini
 
 
3 - L’Unione Sarda / Cronaca di Alghero (Pagina 31 - Edizione NU)
I pescatori lamentano la scarsa assistenza: «Non possiamo gestire da soli i crostacei sotto taglia»
Nursery aragoste: «Due anni fermi»
La Riviera fatica a far funzionare la sua zona di ripopolamento
Il programma di tutela dell’aragosta rossa? A passo di gambero. «Qui è tutto fermo da due anni», svela Giovanni Delrio, presidente della cooperativa di pescatori Sant’Elmo.«È dal 2011 che i biologi non si fanno vedere in porto».
RISERVA A RILENTO Il piano di ripopolamento del crostaceo sembra andare a gonfie vele dappertutto, tranne che in Riviera. In Sardegna sono state istituite cinque riserve gestite dal Dipartimento di Biologia animale dell’Università di Cagliari, diretto da Angelo Cau, l’esperto che cura il coordinamento scientifico dell’esperimento. «A Bosa, Oristano, Buggerru e Castelsardo stiamo ottenendo ottimi risultati - conferma il professor Cau - ad Alghero invece le cose vanno a rilento e il problema riguarda la marineria. Il progetto ha funzionato poco per mancanza di organizzazione».
ARAGOSTE MIGNON L’area individuata per il conferimento degli esemplari sotto taglia si trova a circa sei miglia da Capo Caccia. Qui dovrebbero essere rigettati in mare gli esemplari catturati per errore dai pescatori. Le aragoste mignon, marchiate per il riconoscimento, potranno così crescere indisturbate all’interno della zona di tutela biologica. «Sono gli stessi pescatori a occuparsi della liberazione degli esemplari - continua Cau - con la presenza dei biologi». Alghero aveva aderito al piano già nel 2011.
EQUIPE FANTASMA Ma qui gli armatori giurano di non aver mai visto l’équipe di esperti, «tranne la presenza di una biologa, una volta ogni tanto - dichiara Giovanni Delrio - per la marchiatura delle aragostelle che giacevano nel nostro vivaio». Il primo anno ne sono state ributtate in mare circa 300. Poi il silenzio. «Avevamo dato disponibilità a partecipare al programma anche nel 2012, ma senza riscontro. E infine lo scorso aprile, per la stagione in corso». Il coordinatore del progetto, Angelo Cau, ritiene ci siano ancora i tempi per ripartire. «Alghero può allinearsi alle altre realtà - assicura - stiamo aspettando che la Regione confermi l’utilizzo di quell’area». I benefici, a detta del direttore del Dipartimento di Biologia animale, sono sotto gli occhi di tutti. Nella costa centro-occidentale dove l’esperimento viene condotto dal 1997, gli esemplari sarebbero aumentati del 500 per cento.
DISPOSTI A COLLABORARE «La marineria algherese è disposta a collaborare - conclude il presidente della cooperativa Sant’Elmo - ma non possiamo certo essere lasciati soli, a trasportare aragoste sotto taglia fin dentro il porto, metterle a stabulare nella vasca in attesa della marchiatura, per poi ributtarle in mare, il tutto senza la presenza dei tecnici, perciò a rischio di multe salatissime».
Caterina Fiori

 
4 - L’Unione Sarda / Cultura (Pagina 43 - Edizione CA)
Inizia domani a Gorizia “èStoria” che ha come tema i “Banditi”. L’intervento di Maria Lepori
Briganti d’Italia e della Sardegna
Sono i “Banditi” i protagonisti della nona edizione di “èStoria”, Festival internazionale della storia, in programma a Gorizia da domani. In un momento storico contrassegnato dalla forte crisi economica, la scelta di “Banditi” significa spingersi a indagare il confine tra legalità e illegalità, giustizia e devianza. Tra gli ospiti anche Maria Lepori, docente di Storia moderna all’Università di Cagliari. Ecco un sunto del suo contributo.
Terra di pastori e di banditi, di sauvagerie e di criminalità, quell’immagine della Sardegna forgiatasi tra Otto e Novecento non è del tutto scomparsa dalle considerazioni degli studiosi e continua ad alimentare, in una versione addomesticata, il mito di un mondo esotico e primitivo propagandato da agenzie turistiche.
A porne le fondamenta fu il giovane antropologo siciliano Alfredo Niceforo con un saggio di gran successo, La delinquenza in Sardegna apparso nel 1897, in un momento di altissima densità criminale per l’isola. Basandosi su misurazioni craniche e dati statistici teorizzò una delinquenza nata dalle irriducibili diversità antropologiche e fisiche dei sardi rispetto agli altri italiani. Un popolo di pastori, nel “suo isolamento storico e topografico”, aveva subìto un arresto “nell’evoluzione generale” e conservava “gelosamente nelle pieghe recondite dei cervelli e dei nervi la dannosa eredità di sentimenti arcaici”. Da quell’arresto discendeva una patologia mentale e morale che si esprimeva in furti, grassazioni e omicidi, insomma in un’irrimediabile propensione all’aggressività. A confutare in modo definitivo le teorie della scuola lombrosiana sarebbe bastata la diminuzione spettacolare dei delitti nel primo cinquantennio del secolo appena trascorso, ma a complicare il quadro sardo fu la comparsa negli anni Sessanta di una pratica criminale sconosciuta al resto d’Italia, quella dei sequestri di persona. Un nuovo e forte allarme sociale calamitò l’attenzione di politici, sociologi, giuristi e storici. (...) tutti convennero su un endemico e peculiare banditismo sardo, annidato nell’interno montuoso dell’isola, in una Barbagia arcaica, di antiche e indomite comunità pastorali, depositarie di un peculiare “codice della vendetta”, un autonomo e alternativo corpus giuridico in ovvio conflitto con la legislazione dello Stato italiano. (...)
Invece per cogliere la peculiare criminalità rurale dell’isola nel XVII secolo, bisogna andare alla ben documentata e aspra conflittualità interna all’alta aristocrazia feudale. Furti e assassini, spesso opera di sgherri al servizio dei baroni, si inquadravano negli scontri continui tra nobili lignaggi, tra fazioni aristocratiche contrapposte che coinvolgevano in primo luogo i vassalli e straripavano poi dai confini dei feudi, per coinvolgere, in una catena di legami familiari e clientelari, anche il notabilato delle città e le istituzione regie. (...)Alla guida di formidabili partiti contrapposti, i Castelvì e gli Alagòn furono in grado di trasformare la loro guerra “privata” in una guerra di tutti contro tutti, estesa a tutto il territorio isolano. (...)
Maria Lepori
 
 
5 - L’Unione Sarda / Provincia di Oristano (Pagina 21 - Edizione OR)
ORISTANO. Seminario organizzato da Consorzio Uno
Lezione sulla contraffazione
L’associazione studentesca Egst, in collaborazione con il Consorzio uno, giovedì 30 organizza una conferenza dal titolo “La contraffazione: tematiche ed esperienze a confronto”. L’incontro si svolgerà nell’auditorium di san Domenico a partire dalle 9,30.
Hanno collaborato alla organizzazione della giornata Lorenzo Spanedda e Giuseppe Melis, docenti del corso di laurea in Economia e gestione dei servizi turistici. Economia e contraffazione sono infatti temi strettamente correlati: il fenomeno criminoso può generare pesanti ripercussioni sulle corrette e naturali dinamiche di mercato. Durante la mattinata interverranno lo scrittore Antonio Selvatici, il docente dell’università di Cagliari Cristiano Cincotti, Sergio Schena del comando provinciale della Guardia di finanza, Renzo Moro dell’Ispettorato ministeriale per la repressione frodi dei prodotti agroalimentari, Marcello Demuro per l’Agenzia delle dogane, e Giovanni De Iorgi dei Nas.
Durante il pomeriggio, invece, Marcello Atzeni dell’università di Cagliari renderà noti i risultati di un’indagine sul tema della contraffazione, svolta somministrando questionari agli studenti dei corsi di laurea del Consorzio uno. A conclusione della giornata, sempre sul tema contraffazione, si terrà una tavola rotonda alla quale prenderanno parte l’Adiconsum, l’associazione Cittadinanzattiva, la Cna, la Confartigianato e la Confcommercio di Oristano. ( f. c. )

 
6 - L’Unione Sarda / Cultura (Pagina 43 - Edizione CA)
Il personale Iccu: organici in calo, a rischio i saperi
Biblioteche italiane, il catalogo è questo (o ciò che ne rimane)
Che fine farà la biblioteca, tempio del sapere accessibile a tutti, senza il suo catalogo? Dove si potranno reperire i nuovi libri se nessuno aggiornerà più la lista? Una domanda che bisogna porsi subito, ancora con più grinta di prima e non abbandonarla in balia dell’indifferenza o di questioni “più urgenti”. Perché di tutto l’inchiostro versato a registrare le cronache di malessere (perenne?) della cultura italiana, un bel po’ ne merita l’allarme sui tagli ulteriori nel settore dei Beni culturali che colpiscono l’Istituto Centrale del Catalogo unico delle biblioteche italiane (Iccu). La riduzione dei fondi all’istituto che da oltre venti anni si occupa della catalogazione informatizzata di 5 mila biblioteche italiane è una pessima notizia a cui si sarebbe già dovuto porre rimedio da un bel pezzo. Lo stesso personale Iccu denuncia che non esiste più la trasmissione dei saperi perché i pensionamenti non vengono compensati da nuove assunzioni ma solo da collaborazioni esterne provvisorie, figlie dell’ormai provvisorio cronico italiano.
Addio, quindi, alla consegna alle nuove generazioni del bagaglio di conoscenze tecnico-scientifiche relativo al materiale antico e manoscritto, alla catalogazione e alla gestione dell’informazione. Eppure negli anni ’80 tirava aria di grandi vedute il cui risultato, per ora, è ammirato anche oltre confine. L’Iccu attiva e cura il Servizio bibliotecario nazionale (Sbn), conosciuto da studenti e studiosi e in generale da tutti coloro che, qui come all’estero, ricerchi un documento del patrimonio delle biblioteche italiane. La forza di questo sistema si basa sul decentramento territoriale e sulla cooperazione tra Stato, Regioni (in tutto sono 83 i poli regionali), venti università e le 5 mila biblioteche aderenti. Grazie a questa rete sono stati abbattuti i costi della catalogazione, garantendo così in pochi anni risultati non perseguibili per le biblioteche con la gestione tradizionale.
Il servizio Sbn ha organizzato un catalogo online (Opac Sbn) con il quale l’utente individua la biblioteca che possiede il documento e raccoglie le informazioni per ritirarlo o attivare una richiesta di prestito interbibliotecario nel caso in cui la struttura indicata non fosse per lui agevolmente raggiungibile. I numeri sono significativi perché via Internet accedono oltre 2 milioni e mezzo di utenti l’anno che visitano più di 35 mila pagine ed effettuano circa 50 milioni di ricerche bibliografiche tra i 14 milioni di titoli. In questi anni sono così cresciuti i servizi all’utenza con tutte le meraviglie del digitale. Ma ora i nuovi ridimensionamenti mettono in pericolo la qualità e la continuità del servizio stesso. E a rischio finiscono la ricerca e lo stesso diritto allo studio. Una campagna di mobilitazione è partita tra bibliotecari, librai e semplici cittadini, meglio non abbassare la guardia. E oggi occhi puntati sulla Capitale. In Commissione Cultura è infatti fissata l’audizione del ministro per i Beni e le Attività culturali, Massimo Bray, sulle linee programmatiche del suo dicastero. Ormai la decrescita continua che rode impunemente il pilastro cultura affligge già anche gli altri settori. Il cambio di rotta è, allora, quanto meno doveroso.
Manuela Vacca
 
 
7 - L’Unione Sarda / Economia (Pagina 15 - Edizione CA)
Cisl sarda
«Nell’Isola, 1 giovane su 4 non studia né lavora»
«I dati del rapporto Istat 2013 non costituiscono una sorpresa per la Sardegna. A cominciare da quello della disoccupazione che a marzo di quest’anno registra un tasso nazionale dell’11,5%, cinque punti inferiore a quello fissato dalla Sardegna nel quarto trimestre 2012: 16,4%». Oriana Putzolu, segretario generale della Cisl sarda, commenta così i dati diffusi con il rapporto Istat. «Il tasso di inattività al 40,3% nell’Isola, pari a 456 mila persone in età lavorativa, è la conferma delle dimensioni della crisi che attanaglia la Sardegna. Con patologie sociali che si aggravano sempre più, come l’uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione pari al 25,1%, mentre il 27,6% di giovani che non studiano e non lavorano in età tra 15 e 29 anni è la più alta tra le regioni italiane». Da qui la richiesta di «un piano straordinario per il lavoro» e di una «riforma dei sistemi di istruzione e formazione».

 
8 - L’Unione Sarda / Provincia Sulcis (Pagina 21 - Edizione PC)
PIANO SULCIS
Bando “99 ideas”, c’è la proroga
È stato prorogato al 27 giugno il termine per votare il progetto preferito delle “99 Ideas call for Sulcis”, il bando internazionale di idee legato al Piano Sulcis. Sul web da più di un mese si danno battaglia, a suon di “like”, 160 idee di sviluppo e rilancio del territorio, molte legate al turismo, qualcuna al rilancio di strutture da riconvertire, altre ad un uso sostenibile del carbone. Inizialmente il termine fissato era il 23 maggio, tanto che nelle ultime ore la campagna a favore delle singole iniziative si stava intensificando. Per ora è un testa a testa tra l’idea dei lavoratori Alcoa, Sevland, il parco tematico ed acquatico, che ha superato le 13 mila preferenze, e il campus universitario del volo di San Giovanni Suergiu (12.800 volti). Una commissione sceglierà le 6 migliori idee, mentre le 10 più votate riceveranno una menzione. (a.pa.)

 
9 - L’Unione Sarda / Nuoro e Marghine (Pagina 23 - Edizione NU)
OROSEI. Gli scarti di lavorazione possono produrre ricchezza: presentato un business plan
Il marmo da buttare vale quattro milioni
Un dato su tutti: nelle cave di marmo di Orosei, solo il trenta per cento del materiale estratto oggi si trasforma in blocchi utili e produce un fatturato totale di 60 milioni di euro. Il resto è sfrido, scarto. Che può essere utilizzato nel settore edile, zootecnico, ambientale, cartografico, nell’industria delle materie plastiche, della gomma e chimica in generale. Il venduto attuale quindi è solo una parte di una risorsa, il carbonato di calcio - sostanza di cui è composto il marmo - che ad Orosei e in tutta la Provincia potrebbe produrre ulteriori ricchezze.
È la prospettiva emersa ieri a Nuoro nel seminario promosso dall’Aspen e dall’Associazione degli industriali nuoresi. Hanno partecipato il presidente dell’Aspen Vincenzo Cannas, gli imprenditori del comparto lapideo, il presidente del Consorzio del marmo di Orosei, Matteo Carta, l’assessore al Lavoro della Provincia, Giuseppe Dessena.
Le produzioni realizzabili a regime con gli scarti delle lavorazioni potrebbero ammontare a 151mila tonnellate l’anno. A cui si aggiungono le 140mila tonnellate di inerti per l’edilizia e le costruzioni stradali già ricavate oggi dagli sfridi. Produzioni destinate al mercato regionale e nazionale che potrebbero portare ricavi superiori ai quattro milioni di euro annui. Lo ha riferito l’ingegnere industriale Giulio Pisano, della Sinope Srl, autore del business plan che a fronte di un investimento per impianto di nove milioni, promette di dare quasi la metà di ricavi, creando venti posti di lavoro. Numeri che confermano l’importanza di un distretto come quello estrattivo di Orosei che con quindici cave attive, ventidue società, undici stabilimenti, un laboratorio artigianale, e due impianti per la produzione di granulati per l’edilizia, oggi dà lavoro a ottocento addetti. Su circa 85mila metri cubi di marmo estratto ogni anno nelle cave baroniesi, settantamila sono destinati al mercato extraeuropeo.
Orosei è realtà produttiva strategica per tutta la Provincia. «Il comparto dà lavoro, compreso l’indotto, a 1000 persone e 20 aziende - ha ricordato il presidente di Confindustria Roberto Bormioli - e ha sempre fondato la sua forza sulla qualità, sull’innovazione tecnologica e sulla forte propensione all’export. Oggi Orosei è fuori dalle aree di crisi. Chiediamo lo sforzo di tutti, dalla Camera di Commercio alla Provincia e alle associazioni di categoria per farvi rientrare anche Orosei». Obbiettivo trovare risorse ed investitori. «Lo scarto della lavorazione da problema si trasforma in opportunità - ha riconosciuto il presidente della Confcommercio Agostino Cicalò - e mette insieme gli operatori. Tra poco le banche ridistribuiranno i soldi, ma avranno il problema a chi darli. Lo faranno sui progetti seri, è fondamentale predisporre piani strutturati e correlati e che siano sostenibili». Sostenibilità del progetto, anche se con qualche appunto, sulle quantità, avvallata anche da Giampaolo Siotto professore del dipartimento di ingegneria dell’università di Cagliari, che ha ricordato come sino ad oggi la risorsa marmo ad Orosei sia stata solo «grattata», e come il Comune sia l’unico polo estrattivo in tutta Italia ad avere un piano attuativo delle Cave, e come Orosei dal 1969, anno dell’apertura della prima cava di marmo abbia, in controtendenza, raddoppiato ogni dieci anni la sua popolazione grazie proprio alla ricchezza prodotta dal comparto.
F. Le.
 
 
10 - L’Unione Sarda / Gallura (Pagina 29 - Edizione NU)
SANTA TERESA. Nazionali
Porto Liscia regina del surf col Gran Slam
Porto Liscia come le isole Canarie e le Hawaii. Un eccitante parco giochi per i windsurfisti, dove gli onnipresenti venti sardi (il ponente può soffiare anche a 60 nodi) sono un alleato turistico per Santa Teresa di Gallura. Garantisce il campione italiano di Overall Giorgio Giorgi. «L’ottanta per cento delle seconde case della zona è stato acquistato da continentali che nel fine settimana vengono in quello che è noto come spot di Coluccia» aggiunge Stefano "Steddu" Pisciottu, ex azzurro oggi presidente del Porto Liscia Club, che ha organizzato un evento unico. Dal 1° al 8 giugno, il "Windsurf Gran Slam 2013" ospiterà per la prima volta quattro campionati nazionali in contemporanea: Freestyle coi suoi salti e rotazioni spettacolari, Slalom con le traiettorie mozzafiato, Formula Windsurfing, la Formula 1 della specialità sulla tavola con vela, e la classica Raceboard. In più è prevista una prova dimostrativa di "Speed", dove la velocità può anche raggiungere i 52 nodi (96 km/h) come dimostrato dal francese Antoine Albeau.
Sono attesi 160 iscritti da tutt’Italia. Quattro volte tanto i numeri abituali delle competizioni. Avere i migliori atleti a Santa Teresa singifica anche richiamare almeno un migliaio di spettatori al giorno. E tra questi molti turisti. E magari anche gli studenti universitari, perché come spiegano il rettore dell’Ateneo Attilio Mastino e il delegato allo Sport Piero Canu, «lo scopo è di arrivare ad una squadra, formata da studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo, che possa rappresentare l’Ateneo nelle varie discipline della vela. Si sperimenta poi una formula che mette in pratica quanto si studia nel corso di laurea in Economia e Managemente del turismo».
La manifestazione è stata presentata ieri mattina presso l’ala Eleonora d’Arborea. Attorno alla disputa delle regate di campionato nazionale, il "Windsurf Grand Slam 2013" porterà sulla spiaggia che si affaccia sulle Bocche di Bonifacio un villaggio dedicato agli appassionati della disciplina con spazi espositivi e di visibilità sia per le aziende che per i brand di settore.
Giampiero Marras
 
 
11 - L’Unione Sarda / Provincia di Sassari (Pagina 30 - Edizione NU)
SASSARI
L’Ateneo in piazza
 
La città di Sassari vivrà tre giorni di intensa allegria grazie alla manifestazione "Universitari in Piazza" in programma il 23, 24 e 25 maggio. Giunto ormai alla settima edizione, "Universitari in Piazza" è diventato un appuntamento consolidato del Maggio Sassarese. La manifestazione culminerà nelle giornate di giovedì, venerdì e sabato in piazza d’Italia, piazza Università e piazza Tola, da mattina a sera. (a. br.)

 


LA NUOVA SARDEGNA 
 
 
12 - La Nuova Sardegna / Pagina 24 - Cagliari
Meloni sull’ospedale pediatrico: si apra ora, poi il project financing
CAGLIARI Franco Meloni, consigliere regionale dei Riformatori, quando faceva il medico-manager ha aperto il Santa Barbara di Iglesias, il Brotzu di Cagliari e il policlinico di Monserrato: mai una volta, ricorda, si era completamente pronti. Lo dice richiesto di un parere sull’annunciata apertura dell’ospedale pediatrico al Microcitemico ristrutturato, operazione che sarebbe quantomeno avventata causa i ritardi nei lavori e che però è diventata urgentissima da quando varie autorità hanno dichiarato che la clinica Macciotta non è a norma: «E’ certo un atteggiamento difensivo, la Macciotta non può definirsi un luogo pericoloso, comunque tutto questo ha impresso un’accellerazione e io sono, come praticamente tutti, molto favorevole a un ospedale che riunisca le specialità pediatriche». Il punto è che al momento devono essere trasferite solo la clinica pediatrica e la neuropsichiatria infantile: anche il pronto soccorso non si fa perché dovrà andare nei locali al piano terra, ora della diagnosi prenatale per la quale la Asl 8 ha in progetto nuovi ambienti ancora da costruire. «Sì, è un inizio dell’ospedale pediatrico, ma in prospettiva tutte le specialità pediatriche confluiranno qui: così come il Brotzu, anche la terapia intensiva neonatale (“tin”) che, dalla Macciotta, ora si è deciso di portare al blocco Q a Monserrato, è auspicabile che si riunisca alla pediatria. E’ auspicabile da un punto di vista complessivo per la crescita culturale degli operatori favorita dagli scambi continui tra le professionalità. Ora va a Monserrato per questioni di spazio». L’affiancamento all’ostetricia universitaria non è il motivo principale: questa“tin” serve a tutto il sud Sardegna, potrebbe essere dovunque. Il prossimo problema è quanto ci vorrà ad avere tutti i locali che servono per completare il Microcitemico: «Se si vuole, se va bene per tutti, anche 3, 4 anni . Una quota di fondi c’è già – spiega Meloni – il resto si potrebbe realizzare con un project financing, soluzione che sempre più spesso resta l’unica possibile. Anche a Sassari, che ha una situazione ospedaliera difficile, sarebbe la soluzione giusta». Il problema denunciato però è che, già adesso, gli spazi del Microcitemico non bastano: «Mi risulta che siano sufficienti, certo la Macciotta viene da una situazione di spazi favorevole e quindi dovrà adattarsi. Si sopperirà con l’organizzazione». L’ospedale pediatrico non ha un nome. Secondo Franco Meloni, invece, c’è: «Quello di Antonio Cao». (a.s.)
 

13 - La Nuova Sardegna / Pagina 38 - Sassari
Oggi alle 10 a Sassari  “I dialoghi dell’Espresso”
SASSARI “I dialoghi dell’Espresso”, la nuova iniziativa del settimanale diretto da Bruno Manfellotto, hanno sinora toccato alcuni dei temi temi centrali del dibattito nazionale. Dall’inquinamento, a Napoli, durante un acceso incontro con l’allora ministro Corrado Clini, all’imprenditoria e alla legalità a Palermo con Tano Grasso, fino alla cultura a Bologna con giornalisti ed editori, alla corruzione a Milano con i magistrati Piercamillo Davigo e Alfonso Robledo e alla ricerca a Pisa con Margherita Hack e Piergiorgio Odifreddi. Ora “I dialoghi dell’Espresso” arrivano a Sassari con un dibattito sui “Diritti negati” che si terrà oggi, a partire dalle 10, nell’aula magna dell’ateneo in Piazza Università. Libertà rimesse in discussione, garanzie costituzionali di tutti che si trasformano in privilegi di alcuni. In poche parole la radiografia di un’Italia sempre meno libera. È questo il tema della discussione di oggi. Al tavolo dei relatori con Manfellotto ci saranno il rettore Attilio Mastino e il giurista Michele Ainis, autore del libro “Le libertà negate”, che racconterà il paradosso di un Paese dove a parole i diritti aumentano, ma nei fatti sono sempre più formali e meno sostanziali. «Un caso esemplare – annota Ainis nel suo libro – è quello della privacy: mai sono state scritte tante leggi per tutelarla e mai sono stati tanto potenti e numerosi gli apparati che la violano a nostra insaputa». Al dibattito parteciperanno anche il deputato di Sel Giorgio Airaudo e l’inviato dell’Espresso Fabrizio Gatti. A coordinare sarà il giornalista dell’Espresso Tommaso Cerno. 

 

QUOTIDIANI NAZIONALI
Link:
rassegna stampa CRUI
Link:
rassegna stampa MIUR

 

Questionnaire and social

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