Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
14 May 2013

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 36 - Edizione CA)
Storia dell'arte medievale
Nasce il premio Coroneo
Un riconoscimento per la miglior tesi magistrale
 
Per onorare la figura di Roberto Coroneo, illustre ed appassionato studioso, storico della storia dell'arte medievale, l'associazione culturale Sa Illetta, bandisce un premio per tesi di laurea magistrale a lui intitolato. Il concorso prevede l'assegnazione di un premio di 1.500 euro per la migliore tesi di laurea magistrale in Storia dell'arte medievale discussa nelle Università di Cagliari o Sassari. Può partecipare chi ha conseguito una laurea magistrale/specialistica o magistrale a ciclo unico in storia dell'arte medievale, in data successiva al 1 gennaio 2012, e sino al 31 luglio 2013. Il premio sarà attribuito da una commissione composta da Idimo Corte (associazione Sa Illetta), Rossana Martorelli e Andrea Pala (Università di Cagliari) e la sua consegna avverrà in occasione della tradizionale festa di San Simone che si celebra a Sa Illetta il 28 ottobre.
Per informazioni scrivere all'indirizzo di posta elettronica: info@saillettacultura.it
Roberto Coroneo, prematuramente scomparso all'età di 53 anni, bruciò le tappe della carriera accademica: ricercatore, poi professore associato e rapidamente ordinario a Cagliari. Ricca la sua bibliografia, che spazia attraverso i diversi ambiti del medioevo: dalla "cattedrale di Oristano" (2008) a "Sardegna preromanica e romanica" (2004), da "Scultura mediobizantina in Sardegna" alle "Chiese romaniche in Sardegna". Ebbe molti contatti anche fuori dall'Isola, con la Corsica, la Spagna e più di recente la Turchia, dove aveva cominciato ad indirizzare i suoi studenti.
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 36 - Edizione CA)
Il museo di Las Plassas
Muda, lo scrigno dei Giudicati tutto da scoprire
 
A Gonnostramatza, nel museo dei Turcus e Morus, le invasioni barbariche. Siamo intorno al 1500. Da allora inizia il racconto della nobiltà aristocratica nell'esposizione dei Cavalieri delle Colline di Masullas. In Marmilla si rivive la storia della Sardegna. Ma finora mancava un tassello: il periodo giudicale, in cui l'isola sfiorò il sogno d'indipendenza, svanito poi con Sa Battalla di Sanluri del 1409. Dal 18 maggio questo compito toccherà a Las Plassas. Ed in particolare a “Muda”, museo multimediale del Regno d'Arborea. Il centro sorge ai piedi del curioso colle che nella sommità ospita i resti del castello di Eleonora d'Arborea, dichiarato monumento dal 1908. L'Accademico dei Lincei, il compianto Giovanni Lilliu, iniziò a studiarlo negli anni quaranta del secolo scorso con le prime planimetrie. «Un'importante fortificazione arborense al confine con il giudicato cagliaritano», ha detto l'archeologo e studioso Giorgio Murru, che ha ideato e curato i contenuti scientifici di Muda assieme a Francesco Cesare Casula, Francesca Carrada, Giovanni Serreli e Gabriella Uccheddu, «dalla metà del 1300 acquista un ruolo più pregnante. Il castello, dove sventolava la bandiera del Giudicato d'Arborea, controllava l'economia di questa terra». Ovvero il grano. «Non a caso il giudice Mariano IV quando inizia la guerra coi catalani taglia fuori il Cagliaritano dalle produzioni granarie sarde». Ma come si viveva sul castello? E quali erano i rapporti con le valli? A questi ed altri interrogativi risponderà il nuovo museo, nato grazie alla scommessa del Comune diretto dal sindaco Paolo Melis, l'Istituto di Storia dell'Europa Mediterranea del Cnr, la Provincia e le Soprintendenze Archeologica ed ai Monumenti. All'esterno le sagome di chi trasportava i viveri al castello. Ad accogliere i visitatori una suggestiva foto aerea del colle. Poi l'epigrafe che testimonia l'antica presenza del popolo degli Uniretani. Dedicarono un tempio a Giove e «questo dimostra come già i Romani qui trovarono un territorio organizzato», ha aggiunto Murru. In un video l'epigrafe parlerà di sé ai turisti: un museo che parla del passato si serve dei nuovi strumenti multimediali con i reperti che si raccontano. Succede anche nel corridoio con dadi da gioco e flauto fatti di osso, una pentola in ceramica. Poi una riproduzione dell'interno del castello con le feritoie. Esposte per la prima volta alcune faccine oranti ritrovate sul colle: «Facevano parte di un luogo di culto, i cui materiali sono stati usati per la costruzione della fortezza», ha spiegato Murru. Si conclude con “A tavola col giudice”. In un video l'arrivo di Mariano IV a Las Plassas ed una tavola imbandita con i cibi del tempo. Il museo potrà essere visitato anche con audioguide plurilingui. Le stesse che presto accompagneranno i turisti per uno stradello sino al castello di Eleonora. Il 18 sarà una grande festa a Las Plassas: abiti medioevali, tornei, fuochi artificiali sul castello.
Antonio Pintori
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 16 - Edizione CA)
Addio al professor Galanello, lo studioso delle malattie rare
Era l'erede di Antonio Cao al Microcitemico. I talassemici: «Grave perdita»
 
Aveva un sogno: «Vorrei sconfiggere la talassemia». Con la ricerca nella genetica molecolare era riuscito a imboccare la strada della speranza: «Troviamo la serratura», ripeteva, «poi potremo cercare la chiave per vincere la malattia». Un male se l'è portato via a 65 anni: Renzo Galanello lascia un segno indelebile nella storia della sanità sarda. Prima allievo e poi erede di Antonio Cao, se ne va neanche un anno dopo e un nuovo lutto pesantissimo colpisce l'Ospedale microcitemico. Nell'Isola da quasi quarant'anni (di origini umbre), ha scelto di combattere contro l'anemia mediterranea, «che toglie il sorriso a troppi bambini».
SANITÀ SARDA IN LUTTO Direttore della clinica pediatrica e del day hospital del presidio di via Jenner, è autore di 170 pubblicazioni sulla talassemia, sui disturbi del metabolismo, sulle patologie ematologiche ereditarie. Tra i risultati raggiunti dopo anni di studi sulle terapie legate alla genetica spicca il riconoscimento del Microcitemico - da parte dell'Organizzazione mondiale della Sanità - come centro di controllo di riferimento delle malattie ereditarie in Italia.
IL MONDO DELLA TALASSEMIA È immediato il commento dell'associazione Thalassa Azione, legata a filo doppio all'ospedale di via Jenner e all'attività del professor Galanello: «Desideriamo ringraziarlo per tutto quello che ha fatto per noi. Ha raccolto la grande eredità e la sapienza del professor Antonio Cao». Il presidente della onlus Ivano Argiolas parla «di passione e dedizione profuse nella cura della talassemia» e si sofferma sulla «forza con cui ha sostenuto lo sviluppo di nuove terapie farmacologiche e genetiche per combattere la malattia».
IL CORDOGLIO DELL'ASSESSORE «Con Renzo Galanello ci lascia un'altra personalità della nostra medicina». Sono le parole dell'assessore regionale alla Sanità Simona De Francisci: «È uno scienziato che ha dedicato la vita professionale allo studio e alla cura delle malattie rare, della microcitemia. Migliaia di pazienti sardi gli sono grati». Naturale l'accostamento col suo predecessore: «Oggi piangiamo un professionista di prima grandezza, il continuatore del mai dimenticato Antonio Cao». L'assessore si dice però «sicura» che il Microcitemico, «pur senza l'apporto dei due luminari, saprà proseguire nel suo percorso sanitario di alta specializzazione».
IL RICORDO DELLA ASL La notizia della morte di Galanello è subito comparsa sull'homepage dell'Azienda sanitaria cagliaritana: «È morto un medico di assoluta eccellenza umana e professionale, un uomo che ha dedicato la vita alla ricerca per la prevenzione e la cura delle talassemie, delle patologie tipiche dell'età pediatrica e delle malattie genetiche». Toccante il commento dei colleghi: «Una grande perdita per la medicina sarda, lascia un vuoto incolmabile tra chi lo ha stimato, apprezzato e amato». (g. z.)
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
Santa Croce, i futuri architetti e la pedana delle polemiche
CASTELLO. Il progetto commissionato dal proprietario del Libarium
 
Tutto nasce più di un anno fa quando Danilo Argiolas, proprietario del Libarium, decide di rivedere gli arredamenti della terrazza sul bastione di Santa Croce: «Vista la vicinanza della facoltà di Architettura e la sua importanza per il quartiere di Castello ho pensato di chiedere un aiuto agli studenti», racconta l'imprenditore che a febbraio ha visto la sua creatura compiere vent'anni.
COINVOLTI GLI STUDENTI Cesarina Siddi, docente di “Architettura degli spazi aperti” nell'ateneo cagliaritano, accetta la proposta di Argiolas, che vuole disegnare il nuovo volto della terrazza con un concorso di idee: a marzo del 2012 viene così pubblicato il bando di “Creative Cagliari 3.0: Ricreazione al Libarium”, a cui partecipano più di cento studenti. Giuria internazionale - oltre al preside della facoltà di Architettura e allo stesso Argiolas, vengono inseriti professori di Rotterdam, Milano, Delft e Palermo - e montepremi di 2.900 euro, messi sul piatto dal padrone del Libarium.
Il progetto vincitore è quello che, ottenuta l'approvazione della sovrintendenza e del Comune, verrà portato a termine nei prossimi giorni: tavolini e gazebo verranno installati su «una pedana alta 40 centimetri» che permetterà ai clienti del bar di ammirare il panorama della città da seduti. In questi giorni l'area è stata recintata e entro il fine settimana si dovrebbero vedere i primi risultati. La nuova struttura - che costerà circa 35mila euro - sarà protetta dal plexiglass: tutto previsto dai disegni degli studenti di architettura premiati il 31 marzo del 2012 nell'aula magna di via Corte d'Appello, di fronte agli assessori comunali Barbara Argiolas e Paolo Frau.
SÌ DI ZEDDA Anche il sindaco Massimo Zedda, dopo le proteste di alcuni ambientalisti (preoccupati per la sorte e per «l'accessibilità» della terrazza) sul cantiere del bastione, ha assicurato: «A Santa Croce ci sarà una piattaforma amovibile autorizzata dagli uffici comunali e dalla Soprintendenza: nessuno forerà o scaverà sul monumento. Stiamo parlando», ha precisato Zedda, di un percorso rialzato che consentirà anche ai disabili di godere del panorama che si può ammirare da Castello. È stato proprio questo l'elemento decisivo per il rilascio delle autorizzazioni. Per il resto, la superficie concessa sarà sempre quella solita».
Michele Ruffi
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Salute (Pagina 35 - Edizione CA)
Sarà operativo entro un anno e mezzo
Primi passi del Registro regionale con diagnosi e schede dei tumori
Faa: adesso i dati stanno arrivando
 
L'assessore alla Sanità, Simona De Francisci, lo aveva promesso: il Registro regionale dei tumori si farà. Impegno assolto: nei giorni scorsi ha eliminato gli ostacoli che ne bloccavano il decollo. Li aveva denunciati Gavino Faa, ordinario di Anatomia patologica all'Università di Cagliari, che tre anni fa aveva ricevuto dall'assessore Liori l'incarico di predisporre il Registro. Ma il suo attivismo si era scontrato con i funzionari dell'assessorato che non fornivano i dati. Tant'è che il docente aveva minacciato di dimettersi. Non ce n'è stato bisogno: «L'assessore ha promosso per tempo una riunione, cui ho partecipato anch'io», spiega il professore «e ora i dati stanno arrivando».
Lei lamentava la mancata consegna delle Diagnosi ospedaliere e delle schede di dimissioni.
«Ora stanno cominciando a inviarcele: un grande passo avanti, che ci consente di lavorare bene. E di questo sono grato all'assessore De Francisci».
Schede con nomi e cognomi, come lei chiedeva?
«Sì, non più anonime. Proprio di questo avevamo bisogno»
Quando si completerà la consegna dei dati?
«L'importante è che, dopo 3 anni, abbiamo iniziato. Non ho mai chiesto di averli tutti subito».
Si riferiscono a Cagliari e Oristano?
«Ho l'incarico di predisporre il Registro regionale: ora ci stiamo occupando di Cagliari, Oristano, Iglesias e Carbonia».
Perché i numeri di Sassari e Nuoro ci sono da tempo.
«A Sassari il registro esiste da oltre 20 anni, a Nuoro dal 2010».
Ora dovrete assemblarli tutti.
«Si creerà una sorta di confederazione dei registri locali, dai quali nascerà il Registro regionale».
Quando sarà operativo?
«Entro un anno e mezzo, circa».( l.s. )
 
L’UNIONE SARDA
6 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari (Pagina 27 - Edizione NU)
Sassari
Anoressia: faccia a faccia
 
Guarire dall'anoressia, bulimia e disturbi dell'alimentazione incontrollata non è così facile. Anche perché, in tutta la Sardegna, non esistono centri specializzati multidisciplinari che possano intervenire sulle patologie. Questi temi di grande attualità saranno oggetto di discussione mercoledì 22 maggio alle 17, a Sassari, nell'aula Blu del centro didattico della facoltà di medicina.
Alla presenza delle autrici, Laura Dalla Ragione e Sabrina Mencarelli, sarà presentato il libro "L'inganno dello specchio" e illustrato il progetto "Servizio multidisciplinare per la prevenzione, diagnosi e terapia dei disturbi del comportamento alimentare".
L'incontro è organizzato dalla clinica psichiatrica, in collaborazione con la Neuropsichiatria infantile. (a. br.)
 

LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 9 - Ed_Cagliari
Alterazioni del Dna, allarme per i bambini nell’area di Sarroch
Studio di otto specialisti pubblicato su “Mutagenesis”
La ricerca è stata acquisita dalla Procura di Cagliari
di Mauro Lissia
 
CAGLIARI La Procura ha in mano un documento che potrebbe aprire una fase nuova nell’inchiesta sullo stato ambientale della costa orientale tra Cagliari, Pula e Teulada: è uno studio epidemiologico condotto da otto ricercatori di fama internazionale su 75 bambini di Sarroch. Dimostra come i piccoli che abitano vicino al polo industriale e sono esposti agli effetti sull’atmosfera delle guerre simulate condotte ogni anno al poligono interforze «presentano incrementi significativi di danni e di alterazioni del Dna rispetto al campione di confronto estratto dalle aree di campagna». Al di là dei dati, che possono essere valutati solo dagli scienziati del settore, allarma una delle affermazioni conclusive dello studio: «I nostri risultati - scrivono i ricercatori - sono in linea con quelli ottenuti da altri studi simili come quelli compiuti alla centrale termica di Taichung in Taiwan e a Pancevo, dove si trova il più grande polo petrolchimico della Serbia». Due siti che gli epidemiologi di tutto il mondo indicano come aree a forte rischio di neoplasie e di altri mali provocati dall’inquinamento atmosferico. Stavolta non si tratta di un’indagine isolata e priva di certificazioni scientifiche: a pubblicarla è “Mutagenesis”, una prestigiosa rivista di epidemiologia edita dall’università di Oxford. I ricercatori sono autorità assolute nel campo come Marco Peluso, Armelle Munnia, Marcello Ceppi, Roger W. Giese, Dolores Catelan, Franca Rusconi, Roger W.L. Godschalk e Annibale Biggeri. Lo studio - pubblicato il 27 febbraio 2013 - illustra in sette cartelle fitte di dati il metodo seguito per giungere alle conclusioni clamorose oggi all’attenzione del pm Emanuele Secci, che conduce da circa tre anni l’inchiesta giudiziaria sull’area industriale di Sarroch, ora estesa fino al poligono di Teulada. Scrivono i ricercatori: «La qualità dell'aria rappresenta una questione ambientale di importanza primaria nelle aree industrializzate, con potenziali effetti sulla salute dei bambini residenti nelle aree circostanti. La zona industriale di Sarroch, in provincia di Cagliari, ospita la più grande centrale elettrica del mondo e la seconda più grande raffineria di petrolio e parco petrolchimico d'Europa. Il sito industriale produce una complessa miscela di inquinanti atmosferici che comprendono benzene, metalli pesanti e idrocarburi policiclici aromatici». «A tal proposito - è scritto ancora su Mutagenesis - abbiamo condotto uno studio trasversale per valutare l'entità della diffusione di malondialdeide-deossiguanosina nell'epitelio nasale di un campione composto da 75 bambini di età compresa tra i sei e quattordici anni frequentanti le scuole elementari e medie di Sarroch, mettendoli a confronto con un campione di 73 bambini delle zone rurali. Inoltre, sono stati analizzati i livelli di alterazioni consistenti del Dna in uno studio composto da un sottocampione di 62 bambini». Prosegue la relazione: «Sono state rilevate le concentrazioni di benzene ed etil-benzene nell'aria dei giardini della scuola di Sarroch e in villaggio rurale attraverso campioni diffusivi. Le misurazioni esterne sono state effettuate anche in altre aree di Sarroch e in prossimità del sito industriale. I livelli esterni di benzene e di etil-benzene sono risultati significativamente più alti nei giardini della scuola di Sarroch rispetto al villaggio rurale. Elevate concentrazioni sono state inoltre rilevate nelle vicinanze del polo industriale». «Sia i livelli medi di malondialdeide-deossiguanosina, sia i livelli di alterazioni del Dna - è scritto nello studio - sono risultati significativamente più elevati nei bambini delle scuole di Sarroch rispetto al campione di confronto». Le conclusioni non sembrano lasciare spazio ai dubbi: «Il nostro studio - scrivono gli otto ricercatori - dimostra che i bambini residenti in prossimità del polo industriale di Sarroch presentano incrementi significativi di danni e alterazioni del dna» rispetto agli standard di riferimento. Infine: «I nostri risultati - è scritto - sono in linea con quelli ottenuti da altri studi simili come quelli effettuati nella centrale termica di Taichung in Taiwan e a Pancevo (nota come la città dei tumori, ndr). Essi riportano un incremento dei livelli del fenomeno di stress ossidativo», ovvero la condizione patologica causata dalla rottura dell'equilibrio fisiologico in un organismo vivente, fra la produzione e l'eliminazione, da parte dei sistemi di difesa antiossidanti, di specie chimiche ossidanti. Lo studio, firmato anche dal fiorentino Biggeri, che già in passato si è occupato a lungo dell’area di Sarroch, è destinato ad arricchire i risultati ottenuti finora dall’Università di Cagliari, incaricata dalla Procura di indagare le condizioni delle acque nella costa orientale e di recente dell’atmosfera: nel corso della prima fase è stata accertata una concentrazione anomala di derivati degli idrocarburi nei mitili e negli organismi filtratori. È ancora lontano dalla conclusione lo studio sulle condizioni dell’atmosfera.
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 17 - Ed_Cagliari
femminicidio
Sisaia e le altre vittime La leggenda del matriarcato
Tre storie di donne lontane nel tempo ma con destini simili, vicende che annullano le fantasie sul potere femminile nella società sarda
di MARIA ANTONIETTA MONGIU
 
Michela Murgia ha scritto che il femminicidio fa piazza pulita delle fantasie sul potere delle donne. Se diventasse pedagogia diffusa faremmo un passo avanti specie in Sardegna dove si vagheggia di matriarcato! Lo sciocchezzario che ne deriva, frutto di un tenace autocolonialismo, è amplificato persino dalla pubblicità istituzionale con narrazioni che scantonano nella mitopoietica. Si retrodatano domini femminili secondo il peggiore etnocentrismo ed una scadente storiografia. Sono le donne spesso a perpetuare lo stereotipo convinte che qualche autoriconoscimento possa derivare dalla sovrapposizione di un consolatorio antico epos con quello personale o con il recente femminismo. La conferma? Welfare e servizi al di sotto dei parametri ed ininfluenti rappresentanze femminili. L'aumentato numero di donne in politica, è in parte subordinato a logiche minoritarie e di facciata. Giovanni Lilliu, nel documentario dedicatogli da Marilisa Piga, affida il futuro alle donne. L'ottimismo dell'auspicio cela uno sconsolato pessimismo. Nei suoi scritti ipotizza la centralità delle nostre antenate, specie nella sfera del sacro, forse a surroga della miserabile quotidianità. Il mondo antico era violento per tutti. Per le donne di più. La mentalità e la cultura non cambiano in una generazione o con una messa in scena, soprattutto se la crudezza dei fatti smentisce le retoriche matriarcali antiche e recenti. Tre luoghi dai misteriosi nomi Sisaia, Manasuddas, Sant'Antiogu riferiscono di destini che dall'oggi si inabissano nei meandri della storia. Tre luoghi, a pochi chilometri, con tre corpi, straziati ed occultati, di donne vissute a distanza di millenni. Orrore e terribilità identici. Sisaia ovvero Blatta, la prima. Ha oltre quattromila anni. Qualche compassionevole studioso ha trasfigurato il nome dell'anfratto, vicino ad Oliena, dove il Gruppo Grotte di Nuoro la scoprì, in "antenata" per risarcirla almeno nella toponimia. Maria Luisa Ferrarese Ceruti e Franco Germanà, negli anni Settanta, ne ricostruirono la vita e le profanazioni. Ricomposero le sue ossa e le esposero nel Museo Archeologico di Nuoro. Quel corpo martoriato, dopo la segretezza ed il dolore, continua ad essere generoso con la storia della medicina e della mentalità. A Sisaia fu trapanato il cranio che si rinsaldò una volta riposizionato il disco osseo. Ignoriamo le ragioni e come si ovviò al disumano dolore. Subì fratture (fu picchiata?) che ugualmente si ricomposero. Morì per neoplasia ossea. Chi era questa donna che si trascinava sopportando atrocità inumane. Una sciamana? Una strega? Una diversa dalla sua comunità e sottoposta a violenze che gli studiosi cercano di nobilitare con l'alibi della sacralità. Manasuddas, il secondo luogo. Una caserma abbandonata. Una sorta di chiostro con un pozzo. La donna? Pietrina Mastrone. Non fu sola nell'orrore in quell'autunno nel 2007. Un ragazzo, Tiziano Cocco, condivise con lei gli assassini ed il pozzo che fu la loro tomba. Senza essersi mai visti i loro corpi marcirono insieme. Pietrina Mastrone viveva ad Oliena. Era borderline. Come ovunque la sua fragilità era luogo di iniziazioni proibite ed inconfessabili a conferma che l'amplificata retorica sulle donne occulta violenza, abusi, comportamenti omertosi Sant'Antiogu l'ultimo luogo. Dina Dore la donna. Uccisa pochi mesi dopo Pietrina Mastrone a casa, luogo pericoloso per molte. Bene hanno fatto le donne di Gavoi ad andare oltre la rimozione ed il silenzio e gli organizzatori di "Isola delle storie" a proseguire. Incombe e ci perseguita tuttavia il pensiero di una donna che muore soffocata nel buio di un cofano ascoltando il pianto della figlia. Il femminicidio si sostanzia di parole devastanti prima che di gesti omicidi. La favola sul matriarcato di chiacchiere evanescenti e bugiarde e di omertà. Rifiutiamole, d'ora in poi.
 
LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 20 - Ed_Cagliari
MICROCITEMICO
Scompare il professor Renzo Galanello
 
CAGLIARI Renzo Galanello, primario del day hospital Talassemici dell’età evolutiva del Microcitemico e della seconda clinica pediatrica dell’Università di Cagliari, specialista e figura di riferimento internazionale della Talassemia, è morto per una malattia incurabile all’età di 65 anni. «Galanello - ha ricordato l’associazione Thalassa Azione Onlus, appena appresa la notizia - ha raccolto la grande eredità e sapienza del professor Antonio Cao, venuto a mancare il 21 giugno dello scorso anno. Desideriamo ringraziare il professor Galanello per tutto quello che ha fatto per noi, per la sua passione e dedizione alla cura della talassemia e per la forza con cui ha sostenuto lo sviluppo di nuove terapie farmacologiche e genetiche della talassemia». Intanto l’Associazione sta raccogliendo le offerte per la realizzazione di una scultura in ricordo del professor Antonio Cao. La scomparsa di Galanello arriva in un momento di passaggio di grande importanza e per il quale il professore si era molto adoperato: la creazione al Microcitemico di un ospedale pediatrico completo.
 
LA NUOVA SARDEGNA
10 – La Nuova Sardegna
Pagina 20 - Ed_Cagliari
CELEBRAZIONI
Due convegni in ricordo di Luigi Pintor
 
CAGLIARI La giornata di domani vedrà una serie di incontri e dibattiti, organizzati dall'associazione del Manifesto Sardo presso la sala consiliare del palazzo civico del comune di Cagliari (10,30) e negli ambienti del Ghetto (15,30), per ricordare la figura di un intellettuale e di un giornalista intrinsecamente legato alla città, per cultura, formazione e vicende familiari. Nel corso dei due momenti verrà ricordato Luigi Pintor, a dieci anni dalla sua scomparsa. Definito a ragione un “intellettuale scomodo”, Pintor, giornalista e parlamentare, eroico partigiano impegnato nella difesa di Roma, Pintor è stato uno dei fondatori del Manifesto, e uno dei protagonisti del dibattito postsessantottesco dentro al Pci. Tocca proprio ai promotori del “ Manifesto Sardo” restituire un contributo di analisi e di riflessione collettiva su una personalità miliare nel panorama politico isolano e nazionale. L'incontro della mattina verrà avviato dagli interventi del sindaco Massimo Zedda e dell'assessore alla Cultura Enrica Puggioni. Le sfaccettature dell'impronta giornalistica di Pintor, che da verranno invece analizzate da Francesco Birocchi e Ottavio Olita, membri dell'associazione della stampa sarda. Il dibattito si svilupperà durante il pomeriggio nei locali del Ghetto degli ebrei, con gli interventi di uno dei fondatori del quotidiano Il Manifesto, Valentino Parlato, Loris Campetti e l'ex deputata nazionale ed europea Luciana Castellina. Tra i relatori Claudio Natoli, professore di Storia contemporanea presso l'università di Cagliari, che proporrà un excursus storico riguardo la sinistra del Pci degli anni '60; e Marco Ligas, direttore del Manifesto Sardo.
 
LA NUOVA SARDEGNA
11 – La Nuova Sardegna
Pagina 30 - Ed_Cagliari
SALUTE»POCHE PRECAUZIONI
Malattie sessuali: adolescenti a rischio
Triste primato a Sassari, dove nel 2012 è stato diagnosticato il maggior numero di nuovi casi di infezione da Hiv
di Gabriella Grimaldi e Daria Pinna
 
SASSARI Triste primato per Sassari che nel 2012 è stata la città italiana che ha registrato il maggior numero di nuovi casi di Hiv. Ventidue per l’esattezza, quasi due al mese. Un dato su cui riflettere visto che l’infezione causata dal virus responsabile della sindrome da immunodeficienza Aids era quasi finita nell’archivio delle malattie debellate. Invece continua a colpire, con la differenza che per fortuna, con i farmaci a disposizione oggi, raramente l’infezione da Hiv degenera in Aids. Dati allarmanti. Tuttavia dai dati raccolti a Sassari per l’Osservatorio nazionale risulta che le infezioni si verificano ancora. Ad essere mutati radicalmente sono i modi della trasmissione: in tutti i casi diagnosticati il passaggio del virus si è verificato per via sessuale mentre agli esordi di questa epidemia, negli anni Ottanta, la trasmissione avveniva attraverso l’uso promiscuo di siringhe tra i tossicodipendenti. Nella clinica delle Malattie Infettive diretta da Maria Stella Mura lo scorso anno sono stati diagnosticati dunque 22 casi tutti trasmessi per via sessuale (12 con rapporti omosessuali e 10 con rapporti etero). Si trattava di persone dell’età media di 39 anni, cittadini italiani tranne due. In un unico caso si trattava di Aids conclamata, otto invece erano infezioni in uno stadio piuttosto avanzato. Giovani disinformati. «Purtroppo i nuovi casi non accennano a diminuire – commenta la professoressa Mura –. E, anche se l’età media delle persone colpite da virus non è bassissima, è il caso di fare informazione tra i giovani. Infatti non c'è più attenzione ai campanelli d'allarme. Spesso i segnali fisici vengono ignorati – ha segnalato Maria Stella Mura nel corso di un convegno organizzato dalla Fidapa con Bpw Italy sulle malattie sessuali tra i giovani –. In base a quanto emerso da recenti studi, sembra tuttavia consolidarsi l’abbassamento della soglia di percezione della gravità del rischio di contagio Hiv/Aids – continua la Mura – che si palesa attraverso una sorta di “incapacità” dell’informazione di essere interiorizzata da parte degli adolescenti. Si vuole qui intendere che i ragazzi sembrano eludere il problema, pur avendo in partenza, gli strumenti per difendersi. D’altra parte, se negli anni Ottanta la principale via di contagio Hiv/Aids era la tossicodipendenza, si assiste ora a un mutamento del tasso di incidenza per via eterossessuale che potrebbe concretizzarsi, nel caso degli adolescenti, con una malintesa “dimenticanza del preservativo. Constatata l’importanza ricoperta dalla comunicazione, si potrebbe ipotizzare un eventuale intervento proprio nelle scuole del territorio, al fine di gettare le basi per una prima forma di sensibilizzazione nei confronti delle tematiche finora trattate». Infezioni pericolose. Ma da’altra parte quello della trasmissione dell’Hiv non è l’unico pericolo per i ragazzi. Gli adolescenti sono i primi a cadere nella rete di patologie come la Chlamydia, in aumento del 2%, o la sifilide, che sembrava essersi estinta grazie alla scoperta della penicillina, facendo registrare una lenta ma incessante recrudescenza del fenomeno. Le vittime ideali? I ragazzi alla continua ricerca dell'avventura di una sera, incuranti dei rischi e “nemici” del profilattico, ma in compenso irrimediabilmente affascinati dal mondo dello sballo. Sesso e droga, un connubio che moltiplica i rischi, questa è la realtà. «L'uso di sostanze stupefacenti non fa che aggravare le malattie, interferendo anche con l'azione dei farmaci – avverte la psichiatra Liliana Lorettu – . Di particolare interesse è il fatto che la popolazione che assume droghe è sessualmente più attiva e più promiscua di quella che non le assume. Più aumentano le condotte di consumo più sono presenti comportamenti sessuali pericolosi». Droghe e sesso. L’aumento delle tipologie di sostanze assunte corrisponde infatti, alla diminuzione dell’uso del preservativo e alla minore capacità di rifiutare il rapporto se il partner non vuole usare la giusta precauzione. Il problema, secondo l’esperta, sta nella scarsa valutazione del rischio da parte dei giovani, attratti sempre di più dal “proibito”. Rapporti sessuali non protetti fanno scattare l'allarme Chlamydia per i giovani tra i 15 e i 24 anni che, specie in estate, assumono un comportamento a volte spregiudicato, come ha sottolineato Stefania Zanetti, ordinario di Microbiologia. La Chlamydia è un’infezione, che può portare alla sterilità. Nel mirino della malattia finiscono soprattutto i giovani perché hanno abbassato la guardia e che non tengono più conto lella necessità di adottare precauzioni importanti. Ecco perché è fondamentale divulgare le informazioni a scuola e nei luoghi dove i ragazzini si riuniscono. Soltanto così, sottolineano infine gli esperti, sarà possibile evitare le recrudescenza di malattie in molti casi invalidanti che si pensava fossero state debellate anche grazie alla consapevolezza.

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