Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
10 May 2013
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA
 

1 - L’Unione Sarda / Cultura (Pagina 36 - Edizione CA)
Il romanziere e la mafia, la politica, le sceneggiature, il rapporto con Atzeni
ANDREA CAMILLERI A CAGLIARI PER LA LAUREA HONORIS CAUSA
«Ho imparato a scrivere libri vedendoli strappare per la tv»

Partiamo dalla morte di Andreotti?
«Chi è?».
Risposta andreottiana.
«In effetti».
In letteratura, come in ogni campo, ci sono i monumenti a se stessi. Le icone solenni e consapevoli. I venerati maestri, come li chiamava Berselli.
Andrea Camilleri, beato lui, è tutt’altra cosa. Garbato e spiritoso, felice di raccontare e curioso di ascoltare, ieri mattina è arrivato a Cagliari - che per l’occasione si è finalmente inventata una giornata di primavera afrosiciliana - per incontrare gli studenti del seminario sulla sua opera organizzato da Studi Umanistici, presentare il suo nuovo romanzo del filone storico “La rivoluzione della luna” (dedicato al breve e intenso periodo che nel Seicento vide Eleonora de Moura viceré della Sicilia) e infine, stamattina alle 11 in Rettorato, venire insignito della laurea honoris causa in Letteratura.
La sua lectio magistralis sarà “Riflessioni su un capitolo di Svevo”, ad occuparsi della laudatio del romanziere siciliano sarà il docente Giuseppe Marci che, come raccontato più volte, prestò la faccia al Montalbano mentale di Camilleri. Nel senso che (nel periodo ante-Zingaretti) dopo un incontro con Marci lo scrittore prese a immaginare il proprio commissario con i baffi e lo sguardo del professore sardo.
Prima di tuffarsi nella due giorni cagliaritana lo scrittore fa due chiacchiere con i giornalisti, cominciando da Andreotti che in realtà «è stato l’Italia democristiana, con le sue luci e le sue molte, moltissime ombre. Io non aspetterei che sia la Storia a dare un giudizio sul suo conto, come ci viene suggerito da un’altissima carica istituzionale: credo che un parere sul suo conto gli italiani se lo siano già abbondantemente formato. Che altro dire? Di certo se n’è andato nell’Aldilà con una valigia piena di misteri».
 Restiamo all’attualità: Ferrara dice che la mafia è l’essenza della Sicilia.
 «E questa è una minchiata, tanto per rimanere in ambito siculo. La mafia è una parte importante della Sicilia, ma non la sua espressione assoluta. Mi verrebbe da dirgli: ma caro amico, e allora Falcone di che cosa era espressione se non della Sicilia? E Borsellino? E gli altri magistrati, carabinieri e poliziotti siciliani che hanno fatto la loro stessa fine? E poi, scusi, se questa cosa fosse vera perché non dovremmo dirla anche della camorra, o della ’ndrangheta? Che cosa dovremmo dire di tutto un Paese dove la politica è così devastata che appena si sciolgono le Camere c’è un sottosegretario - fino a quel momento difeso strenuamente dai suoi compagni - che mette piede fuori dal Parlamento e va dritto in carcere?».
 A proposito di politica: il governo delle larghe intese.
 «Che cosa vuole che le dica? Come la penso io lo sanno i porci e i cani: non posso che essere contrario. Detto questo, già che il governo c’è almeno risolva le questioni urgenti. Trovi i soldi per la cassa integrazione e cambi questa legge elettorale schi-fo-sa. Poi torniamo al voto. Dice: “Eh ma così vince Berlusconi”. Va bene. Cioè: a me non va bene per niente, però il gioco della democrazia è questo. È l’alternanza».
 E nel frattempo lei va a ripescare il Seicento siciliano.
 «Guardi, quando vado a frugare nella Storia non lo faccio per impadronirmi di un personaggio e poi lasciarlo lì, inerte. Se mi occupo di una figura o di un fatto è perché lo vedo stingere sui giorni nostri, in qualche modo. Prenda la mia Eleonora: in poco tempo fece una quantità impressionante di cose positive, dal prezzo del pane calmierato ai ricoveri per le vecchie fino alle corporazioni professionali. Quando hanno il potere le donne lo esercitano con un impegno, una dedizione assoluti. Pensi alla Thatcher: terrorizzante! Io proposi per scherzo le quote azzurre: lasciamole fare, affidiamoci alle donne, non potrà che venircene del bene. Poi, certo, non sono solo le donne a lavorare bene: pensiamo a Crocetta, che da governatore siciliano ha abolito le Province. Lei ha un’idea dell’intreccio di potere che ha spazzato via con una firma?».
 Montalbano continua a mietere record di ascolti. Quanto è doloroso adattare un romanzo alla tv?
 «Le dico una storia che mi piace moltissimo. Quando gli americani si decisero a trarre un film da “Il postino suona sempre due volte” di Cain, lui non lo vide. Ci andò un suo amico, che poi corse da lui scandalizzato: “Oh James, sapessi come hanno ridotto il tuo libro!”. Lui scattò in piedi, andò alla libreria e poi, osservando il volume, rispose: “Ma no, mi sembra in ottime condizioni...”. Certo, di solito la versione cinematografica di un libro è molto più fedele di quella televisiva, io però firmo la sceneggiatura degli episodi di Montalbano e quindi non mi tocca soffrire. Mi capita di discutere, questo sì. Per esempio mi pareva che per “Una lama di luce” Francesco Bruni stesse alleggerendo troppo il testo, che trovava eccessivo: bene, alla fine aveva ragione lui. Si impara tanto in tv, sa? Io ero il produttore delegato Rai per i gialli di Maigret e ricorderò sempre come lavorava lo sceneggiatore, Diego Fabbri. Ha presente come funzionano i romanzi di Simenon, no? C’è un episodio che comincia e si interrompe, poi parte l’episodio due e si interrompe, poi il tre eccetera. Lui comprava sei edizioni economiche, strappava le pagine e ricomponeva gli episodi. Poi sceglieva: parto con questo, continuo con quest’altro... Destrutturava e ristrutturava. Quando scrivo, mentalmente seguo ancora quel modello».
 Ora cominciano le sue 48 ore nella città di Sergio Atzeni.
 «Mi colpì molto scoprire che leggendo il mio italiano regionale disse di considerarmi “un suo fratello”, esattamente come io percepivo lui. Ci siamo reciprocamente stimati a distanza, ma l’anno scorso ho avuto il profondo piacere di conoscere sua figlia. È stato come se questa nostra amicizia prendesse finalmente corpo».
Celestino Tabasso
 
 
2 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
Editoria
Presentata l’enciclopedia della musica sarda
È stata presentata ieri, col direttore editoriale Gianni Filippini, l’Enciclopedia della Musica sarda de L’Unione Sarda. Curata da Francesco Casu e Marco Lutzu, è uno strumento fondamentale per scoprire suoni e voci dell’Isola. Al rigore scientifico si somma la suggestione delle immagini. Non a caso nel corso della serata, nell’aula 16 del complesso universitario di Sa Duchessa, ci sono stati alcuni intramezzi musicali a cura di Andrea Pisu (launeddas), Vanni Masala (organetto) oltre al tenore
“S’aborinu” di Orune e Cuncordu “Sas Enas” di Bortigali. All’Enciclopedia della Musica sarda hanno collaborato migliaia di coristi e centinaia di formazioni canore, con gruppi sia femminili che maschili.
«Quasi tutti - scrivono Roberto Milleddu, Luigi Oliva e Ignazio Macchiarella - hanno un’attività concertistica, dentro e fuori la Sardegna, cui si accompagna l’incisione di compact disc destinati alla vendita e alla distribuzione gratuita a scopo promozionale. Molti sono attivi organizzatori di rassegne ed eventi concertistici, oltre che di iniziative benefiche e di volontariato.

 
3 - L’Unione Sarda / Cagliari (Pagina 16 - Edizione CA)
CURIOSITÀ. Aperto anche l’ex stallaggio Meloni, dove esordirono i rossoblù nel 1920
Là dove nacque il Cagliari
Nella caserma Trieste la memoria dei bombardamenti
C’è un altro modo di raccontare la storia in questi due giorni dedicati alla memoria, un filo sottile che lega i bombardamenti su Cagliari ai monumenti che verranno aperti ai cittadini per la diciassettesima volta. Sono quattro splendidi ficus retusa, cresciuti liberi nell’area abbandonata dell’ex caserma Trieste, che attraverso la video installazione di Marta Anatra del collettivo artistico Trw, Radici aeree, curato da Emanuela Falqui, interpretano un episodio parallelo a quelli del quarantatré. «Con questo video ho voluto rielaborare la storia usando gli alberi come metafora - spiega l’artista- queste piante tropicali hanno una particolarità: quando il terreno su cui poggiano è fragile, le loro radici cercano altre vie e tendono a svilupparsi dall’alto verso il basso ricoprendo ciò che trovano. In questo caso hanno ammantato l’edificio e sedimentato una speranza».
CIMITERO DI RICORDI È un cimitero di ricordi belli e brutti lo spazio in viale Trieste adiacente il corpo dei Vigili urbani: l’8 settembre del 1920, il luogo al tempo conosciuto come stallaggio Meloni, ospitò la prima partita del Cagliari calcio. Era il 1936, invece quando venne edificata la caserma dell’Aeronautica militare le cui flotte si alzarono in volo per supportare le operazioni di guerra in Spagna a sostegno del regime di Franco. Per la prima volta in Europa, gli attacchi furono rivolti ad obiettivi civili: non fu risparmiato neppure il momento di preghiera degli abitanti di Durango, sorpresi nel 1937, dal rombo degli aerei dell’aviazione legionaria italiana, che avevano una base anche a Cagliari, nella caserma Trieste.
 PALAZZO AYMERICH Il sentiero dei ricordi lascia il viale Trieste e sale su per il Castello, con tappa a Palazzo Aymerich. Qui non ci sono mura simboliche per arginare il dolore della guerra che non ha bandiere né confini. Canti, grida e pianti dalla Siria, dall’Afghanistan, da Mali deflagrano come bombe nell’installazione audiovisiva di Elisabetta Saiu, a presente memoria che solo le guerre non muoiono.
VIA SAN GIACOMO Tornando a valle, si giunge nel quartiere di Villanova. Nella casa di via San Giacomo 8, l’artista Valeria Muledda ha raccolto testimonianze e libere interpretazione su come i bombardamenti della seconda guerra hanno modificato gli spazi della città. Immagini, racconti, frammenti di memoria ricostruiscono i luoghi e i monumenti sotterrati anch’essi dalla bombe. L’artista le ha assemblate in un archivio sonoro di voci che potranno essere ascoltate semplicemente componendo un numero di telefono dedicato, rintracciabile su cartelli speciali segnalati sui luoghi.
LA CITTÀ VECCHIA Il percorso di interpretazione artistica cede il passo al racconto più tradizionale con le passeggiate per la citta vecchia. Tablet e social network per condividere e scoprire con l’associazione Sardegna alternAttiva i luoghi dei bombardamenti in Castello, mentre al laboratorio di didattica dei Beni culturali dell’Università, il compito di far conoscere Villanova, con il progetto Trentapiedi dei monumenti.
PROIEZIONI Il video di Saiu accompagnata dalle musiche di Henning Friman, verrà proiettato sulla facciata del palazzo Aymerich alle 21 di domani. Domenica, stessa ora, saranno le mura del palazzo comunale di via Sauro a far da schermo per il video di Marta Anatra e Marco Tanca e le musiche di Fabrizio Frisan.
Matilde Gianfico
 
 
4 - L’Unione Sarda / Sulcis Iglesiente (Pagina 21 - Edizione PC)
SANT’ANNA ARRESI. Saranno continuamente monitorati tutti gli arenili
Grande fratello in spiaggia
Le telecamere scruteranno il litorale di Porto Pino
L’occhio del “Grande fratello” sulle spiagge di Porto Pino. Webcam scruteranno la Prima e la Seconda spiaggia, ma non disdegneranno neppure uno sguardo su Porto Pineto e le altre splendide calette di Sant’Anna Arresi. Lo scopo? Studiare le "dinamiche dei litorali", ossia i ciclici (e cospicui) spiaggiamenti di posidonia, le mareggiate e il fenomeno dell’erosione dei litorali. Con un obiettivo ben preciso: difendere l’ambiente e offrire soluzioni per una più corretta valorizzazione di quella che è la meta marina preferita da migliaia di turisti e bagnanti del Sulcis.
Salvate le dune di sabbia dall’erosione, la nuova sfida per rilanciare Porto Pino è la creazione di un vero e proprio Centro di studi sulla dinamica dei litorali. Il sopralluogo di alcuni esperti, settimane fa, è stato il preludio all’imminente stipula di un protocollo d’intesa tra il Comune di Sant’Anna Arresi, l’Università degli studi di Cagliari e l’Ente foreste, già gestore del compendio di Candiani. Un’intesa che prevede «la sistemazione di numerose webcam che avranno il compito di monitorare le spiagge per un periodo minimo di due anni. Un lasso di tempo che consentirà - spiega il sindaco Paolo Dessì - di individuare e concordare le azioni d’intervento più adatte per risolvere le problematiche che conosciamo o che emergeranno». Una, anche se l’inverno e la primavera pare abbiano già fatto un buon lavoro, è quella dei giganteschi cumuli di posidonia che lo scorso anno (ma il fenomeno si ripete da un po’) hanno invaso il litorale decretando il flop della stagione turistica nella Prima spiaggia. Ma, anche in questo caso, al bando interventi di tipo invasivo. «La Prima spiaggia, come tutto Porto Pino, è un sito delicato e necessità di controlli costanti. Interventi di rimozione delle alghe, come avvenuto in passato con le ruspe, - assicura - non saranno più attuati». A ciò, poi, si aggiungeranno iniziative volte anche ad aumentare il già ricco patrimonio boschivo con la messa a dimora di ginepri e pini. «L’attività del centro poi - aggiunge - farà anche da supporto allo sviluppo del sistema produttivo locale, in particolare per le strutture ricettive e turistiche che riceverebbero il più ampio sostegno per la promozione delle loro attività». In questo caso, si prevede la costituzione di una rete di servizi d’intesa e in sinergia con il sistema ricettivo locale: ossia corsi di educazione ambientale, percorsi naturalistici e incontri per scoprire e creare una maggiore coscienza ambientale. E magari contribuire a diffonderla nel resto del territorio. «L’iniziativa è aperta anche ad altre realtà ed enti, come i vicini Comuni di Teulada o Masainas. Anche perché il fine - conclude Dessì - è quello di avere una visione complessiva dei nostri litorali e creare una rete di monitoraggio che copra e consenta interventi di tutela e valorizzazione di tutta la costa del Basso Sulcis».
Maurizio Locci
 
 
5 - L’Unione Sarda / Iglesias (Pagina 20 - Edizione PC)
Da via Monteverdi a palazzo Bellavista
Geoparco, nuova sede
Il Parco Geominerario trasloca. Ma al bando gli equivoci: l’Ente non va via di Iglesias, ma sposta la sede da via Monteverdi a Monteponi e, per la precisione, a palazzo Bellavista. Il trasferimento durerà solo per qualche tempo: giusto il tanto necessario - come si legge in un comunicato stampa diffuso ieri dal Consorzio del Parco geominerario - per effettuare i lavori di ristrutturazione di Villa Pertusola.
Opere programmate da tempo e che consentiranno al Parco «di ottemperare agli impegni assunti nei confronti del Comune di Iglesias, come da accordi a suo tempo sottoscritti». Il trasferimento a Bellavista è frutto di una convenzione stipulata tra Consorzio del Parco e Ausi, l’associazione che sostiene l’Università del Sulcis Iglesiente con sede proprio nello storico palazzo di Monteponi, seppure le attività didattiche che per anni hanno fatto di Iglesias il fulcro della formazione nel settore della Scienza dei materiali (ma anche di altre materie quali Ingegneria ambientale e Informatica) siano cessate ormai da tempo. Per il Consorzio del Parco il trasferimento a Bellavista «favorirà sinergie e attività in una prospettiva comune». (c. s.)


 


LA NUOVA SARDEGNA 
 
6 - La Nuova Sardegna / Pagina 40 - Cultura-Spettacoli
Andrea Camilleri, il mestiere di scrivere nell’Italia alla deriva
Questa mattina a Cagliari riceverà la laurea honoris causa Un affettuoso omaggio alla memoria di Sergio Atzeni
“Tannhauser” in versione nazi In Germania è caos
In luogo del conflitto fra amor sacro e amor profano stavolta “Tannhauser” di Wagner viene calato in pieno nazismo. Il palco si riempie di SS, sullo sfondo le camere a gas, eliminazioni efferate . Troppo anche per il pubblico tedesco, generalmente incline a dar spazio alla memoria punitiva del terzo Reich. Si segnalano malori fra gli spettatori. È l’effetto, pochi giorni dopo la prima (sabato scorso) di questo sfortunato allestimento al teatro dell’Opera di Duesseldorf, è che ieri del lavoro è stata eseguita soltanto la parte strumentale. Le scene sono state bandite, e la sovrintendenza dell’Opera del Reno si scusa con gli spettatori. Una decisione che ha lasciato attonito il regista, Burkhard C. Kosminski, tedesco. che ha rifiutato di tagliare i momenti più cruenti della sua messa in scena per «ragioni artistiche», e adesso denuncia la censura. «Wagner era un ardente antisemita, ma io non ritengo legittimo bastonarlo sulle orecchie in questo modo sul palcoscenico. Con l’Olocausto non ebbe nulla a che fare», è la difesa del direttore della comunità ebraica della città, Michael Szentei-Heise. «E mi risulta strano - aggiunge - doverlo difendere».
di Walter Porcedda Scherzi del Tempo e degli scrittori. Azzerano i secoli, così ciò che accadeva ieri è simile all’oggi. Eleonora De Moura, vedova del vicerè Aniello de Gusman, diventò vice regina per sbaglio e per poco nella Sicilia del 1677, ma varò provvedimenti rivoluzionari per l’epoca: abbassò il prezzo del pane e le tasse per le famiglie numerose. Fu amata dal popolo e per questo dopo intrighi e congiure rispedita in Spagna. Il tempo giusto per "La rivoluzione della luna" come si intitola l’ultimo romanzo per la Sellerio di Andrea Camilleri, da ieri in Sardegna, a Cagliari, per ricevere (stamane nell’Aula Magna del Rettorato) la laurea honoris causa in Lettere moderne europee e americane. «Quando scrivo i romanzi storici amo raccontare episodi che "stingono" nei nostri giorni e questa _ spiega _mi è parsa un’occasione mirabile. Mi sono imbattuto in una donna che in poco tempo, avendo poteri straordinari, riesce a fare del buongoverno. Mi è parso un fatto squisitamente contemporaneo. Non esiste attualmente alcuna donna che possa avere quel tipo di poteri, però quando vedi in questo governo una donna come Emma Bonino, ministro agli Esteri, o al ministero della Giustizia una signora che non viene dalla politica ma dall’amministrazione statale non puoi che compiacerti. Proviamo a dare maggior potere alle donne. Capace che ce la passiamo meglio, vedi la Thatcher: era un terrore sì, ma non demordeva. Quando hanno un’idea le donne si battono fino in fondo e con coerenza». Camilleri è in forma smagliante. La battuta sempre pronta e intrisa di un’ironia proverbiale. «Andreotti chi?» risponde riferendosi al politico dc scomparso qualche giorno fa. E aggiunge: «Ha rappresentato l’Italia democristiana con le sue luci e le moltissime ombre. Non c’è bisogno di aspettare il giudizio della storia per dirlo. Credo si sia portato un bel sacco di misteri nella sua valigia per l’aldilà». Ironia, arguzia ma anche considerazioni lucide sul presente e prese di posizioni nette come quella sull’appello firmato per la manifestazione indetta dalla Fiom per il 18 maggio sui temi dei diritti e del lavoro (« È la prima emergenza del Paese») con un’opinione precisa anche sul governo Letta . «Per le mie idee politiche non posso che essere contrario a questo governo. C’è da considerare però le urgenze da affrontare come quella di trovare i soldi per la cassa integrazione, rifare questa schifosa legge elettorale . Si risolvano queste cose e si torni presto alle urne». Guai a toccare la Sicilia e dipingerla con i soliti luoghi comuni. Giuliano Ferrara ha detto che "la mafia è la vera essenza della Sicilia"? Lo scrittore ribatte: «Minchiate! La Mafia purtroppo è parte grossa della Sicilia, ma non la sua vera espressione, perché allora si può sostenere anche che la vera essenza sono i Falcone, i Borsellino come le decine di magistrati, poliziotti, carabinieri siciliani uccisi dalla mafia. E la camorra’ e la n’drangheta? Quanta parte hanno? Il fatto è che nel Paese una politica assurda e devastante ha fatto sì che la mafia acquistasse maggiore potere. Se un deputato ed ex sottosegretario difeso strenuamente dal Parlamento appena smesso di fare il parlamentare finisce in prigione che immagine si da? Devastante per la politica, ma dà anche l’idea di cosa sia l’infiltrazione delle mafie dentro le istituzioni». Intellettuale impegnato, scrittore di fatti storici che guardano al presente, ma anche inventore di un eroe popolare come il commissario Montalbano. Una passione per il poliziesco appresa con la lettura di George Simenon inventore di Maigret, del quale proprio Camilleri fu il primo produttore tivù con la serie interpretata da Gino Cervi. «Lavorai con un grande commediografo, Diego Fabbri, che mi insegnò a destrutturare il romanzo e a ristrutturarlo in forma televisiva. Era come andare in una bottega di orologiaio. Levava la cassa e rimontava gli ingranaggi. Così ho imparato il mestiere. Quando mi venne l’idea di scrivere un poliziesco non potevo che seguire quella lezione. Il problema fu: come differenziarmi da Maigret? Allora decisi: uno è sposato? Allora l’altro no. Che tipo di indagine fanno? Maigret si mette dalla parte dell’assassinato, Montalbano allora guarderà l’ambiente e studierà il contesto». E infine un omaggio alla Sardegna. A un suo figlio letterato, Sergio Atzeni, che proprio un editore come Sellerio decise di pubblicare per primo. Uno scrittore che, come Camilleri, usava introdurre elementi di lingua sarda dentro i racconti scritti in italiano. «Quando lessi il primo romanzo di Atzeni, "Apologo del giudice bandito", rimasi estremamente colpito dalla sua scrittura. Ignoravo il fatto che leggendo i miei romanzi avesse detto a Giuseppe Marci ( ex preside della Facoltà di Lingue di Cagliari ndr) "questo è mio fratello". Io avevo pensato esattamente la stessa cosa di lui. Non ci conoscemmo mai. Ci siamo stimati reciprocamente a distanza. Però l’anno scorso ho avuto il piacere che sua figlia, Jenny, abbia voluto conoscermi. E’ come se quell’amicizia ci fosse stata veramente. E forse c’è stata davvero. Anche se non ci siamo mai incontrati»
 
 

  
    
SARDEGNA QUOTIDIANO
 

7 - Sardegna Quotidiano / Pagina  22 - Cultura
L’ULTIMO ROMANZO Si intitola “La rivoluzione della luna” (edizioni Sellerio, 276 pagine) l’ultimo romanzo di Andrea
Camilleri. Il libro è stato presentato ieri sera nell’aula magna della facoltà di Studi Umanistici.
COMMISSARIO MONTALBANO Siciliano di Porto Empedocle, classe 1925, scrittore, sceneggiatore e regista, Andrea
Camilleri è il “papà” del commissario Montalbano, “battezzato” con “La forma dell’acqua” (1994). Tra gli altri titoli di
successo, “Il birraio di Preston” (1995), “La mossa del cavallo” ( 1999), “La pazienza del ragno” (2004).
ANDREA CAMILLERI
Se la luna è una donna coraggiosa
Camilleri e Montalbano? Non per questa volta. Camilleri, una laurea ad honorem e “La rivoluzione della luna”. Lo scrittore siciliano è a Cagliari: oggi alle 11, nell’Aula Magna del Rettorato, l’Università gli conferisce la laurea honoris causa in Lingue e Letterature Moderne. Laudatio di Giuseppe Marci e lectio magistralis, “Riflessioni su un capitolo di Svevo”. Partiamo dall’ultima fatica letteraria. Un romanzo storico, come il precedente, “Il re di Girgenti”. Con il solito intreccio linguistico tra italiano e dialetto siciliano, con un tocco di spagnolo. “La rivoluzione della luna” (edito da Sellerio, come tutti i suoi libri), dove la luna è una donna, intelligente e seducente, un’eroina nella Sicilia della fine del XVII secolo. Eleonora de Moura, moglie del vicerè Anielo de Guzmán y Carafa, che, sul punto di morire, nomina suo successore la consorte. Dotata di grandi capacità politiche, risolleverà da carestia e miseria Palermo: ridurrà le tasse per le famiglie povere, il prezzo del pane, vigilerà sui commerci, introdurrà alcune riforme a sostegno delle donne. Dopo ventisette giorni, la durata di un ciclo lunare, il re sarà costretto a richiamarla in Spagna, per un tranello giocatole dai suoi nemici (i potentati locali, la Chiesa), ponendo fine alla “rivoluzione della luna”.
LA RIVOLUZIONE DELLA LUNA
«Quando scrivo i romanzi storici - spiega Camilleri - mi piace scrivere degli episodi che stingono nei nostri giorni. Questa mi è parsa un’occasione mirabile: una donna che in brevissimo tempo fornisce un esempio di come si possa governare bene in nome di pochi principi e dell’onestà ». Romanzo molto “contemporaneo”, allora. «Oggi non potrebbe esistere una Eleonora de Moura, che aveva poteri assoluti. Ma non posso che compiacermi nel vedere una Emma Bonino al ministero degli Esteri o una signora come la Cancellieri, che non viene dalla politica, alla Giustizia: le donne, quando si mettono di buzzo buono, portano fino in fondo le loro idee con una coerenza superiore a quella di noi uomini ». Intellettuale “organico”, Camilleri, che, a dispetto delle ottantasette primavere, vive pienamente la realtà civile e politica del nostro Paese, e che non ha mai fatto mistero delle sue idee. Andreotti? «Si è portato via un bel sacco di misteri nella sua valigia per l’aldilà». Il governo delle larghe intese? «Non posso che essere contrario, ma un governo ci deve essere, che metta mano alle emergenze del Paese, che riformi questa legge elettorale schifosa per poi tornare alle urne». Qualcuno (Giuliano Ferrara, su La 7, durante il dibattito su “Il divo”, il film di Sorrentino proprio sulla controversa figura di Andreotti) ha detto che “la mafia è la vera essenza della Sicilia”? «Queste sono minchiate», sentenzia. «Allora io dico che l’essenza della Sicilia si chiama Falcone, Borsellino, quelle decine di polioziotti siciliani che sono stati ammazzati dalla mafia». Talento multiforme Camilleri: scrittore, regista teatrale, funzionario Rai. Sua la produzione di sceneggiati memorabili, come “Le inchieste del commissario Maigret”, da Simenon, con Gino Cervi. “Ho capito cosa significa destrutturare un romanzo e ristrutturarlo in forma televisiva». Quello che è stato fatto con il suo amatissimo Montalbano, un cult ormai la serie con Luca Zingaretti, di cui è co-sceneggiatore. «Ogni opera letteraria soffre sempre quando viene trasposta in un altro linguaggio», dice. E racconta un aneddoto legato allo scrittore americano James Cain, l’autore de “Il postino suona sempre due volte” (di cui Visconti firmò la versione cinematografica italiana, “Ossessione ”). «Quando fecero il film negli Stati Uniti, Cain mandò a vedere il film un suo amico, che gli riferì: “se vedessi come hanno ridotto il tuo libro…”. Allora lui andò nella sua biblioteca, lo prese e disse: “a me sembra perfetto!”». Camilleri e la Sardegna. Il ricordo del padre, che fece la grande guerra con la Brigata Sassari, agli ordini di Emilio Lussu, e un omaggio a Sergio Atzeni (stessa casa editrice, Sellerio, e stessa scrittura, “contaminata”). «Quando pubblicò il suo primo romanzo io rimasi colpito. Non ci conoscemmo mai. Poi ho saputo che leggendo i miei libri aveva detto: “questo è mio fratello”. Io avevo pensato la stessa cosa».
Massimiliano Messina
 
 
8 - Sardegna Quotidiano / Pagina 8 - Sardegna
MANOVRA IN CORSO
I SOLDI DELLA REGIONE
Senza Cig ma con i denti nuovi
Un sorriso smagliante per tutti sarà la consolazione dei cassintegrati sardi che da giugno resteranno senza assegno. Tutto succede nell’articolo 4 della manovra finanziaria, che passa con 40 sì, 21 no e 5 astenuti, puntellando tra l’altro il progetto della “Flotta Sarda”, fortemente voluto dal governatore Ugo Cappellacci e dai sardisti. Approvati anche gli  articoli 5 e 6 che avvicinano la finanziaria al traguardo, previsto per martedì prossimo. Però, nella stessa seduta, ieri il consiglio regionale ha ripescato l’emendamento Pd sulle dentiere per gli indigenti, finanziato con 2 milioni di euro,
ma boccia la proposta del centrosinistra (primi firmatari i vendoliani) che invece ne metteva sul piatto 60 per la copertura degli ammortizzatori sociali. E in aula scoppia la bagarre. Anche perché l’emendamento 153 per il progetto “Over dental”, firmato dagli onorevoli del Pd Giuseppe Cuccu, Giampaolo Diana, Franco Sabatini e Gian Valerio Sanna, era stato
“condannato” già nella seduta dell’aula di mercoledì. Ma ieri è rientrato dalla finestra: «Era stato dichiarato decaduto per errore», dice la presidente Claudia Lombardo mentre tra i banchi del consiglio scoppia la rivolta. «È un’autentica truffa, il blitz in Aula non serve a restituire il sorriso ai sardi ma a soddisfare gli appetiti di chi ha denti buoni per gli affari», tuona
Giacomo Sanna, del Psd’az. «È un escamotage ignobile, si è votato per alzata di mano», attacca invece Claudia Zuncheddu di Sardinia Libera. Nessuna possibilità invece per i 60 milioni dei cassintegrati sardi: la proposta del centrosinistra non passa. Daniele Cocco, capogruppo di Sel in consiglio, sull’argomento dà battaglia: «La maggioranza si è assunta la
gravissima responsabilità di non dare speranza a 33mila cassintegrati sardi. Era necessario rifinanziare il fondo», aggiunge, «ad oggi i soldi non ci sono». Chiarisce meglio il concetto l’ex dipietrista Adriano Salis: «Non è stata data risposta ad un problema gravissimo che metterà a rischio la tenuta sociale. Abbiamo presentato una proposta di legge di emergenza per stanziare 30 milioni, mi auguro che venga accolta il prima possibile». Il democratico Giuseppe Cuccu illustra anche la “contromossa”: «Bisogna trovare le risorse, ma si può ancora agire con il bilancio, destinando risorse a questa emergenza». Ma a scaldare la temperatura dell’aula, è stata la votazione, con semplice alzata di mano, del provvedimento sulle “dentiere d’oro”. Si chiama “Overdental ” e nelle tre righe striminzite del documento si legge che predispone “impianti per cittadini edentuli economicamente svantaggiati”. Tradotto, chi è rimasto senza denti e non
si può permettere le relative cure, potrà avere diritto ad un “impianto” nuovo di zecca. E non si sta parlando di dentiere, ma di interventi odontoiatrici molto più seri, e ovviamente, anche molto più costosi. Il tutto poi sarà fatto in collaborazione con l’Azienda mista cagliaritana, in particolare con la struttura complessa di odontoiatria guidata da Vincenzo Piras. L’intento, nobile, è quello di fare prevenzione per contrastare i pericolosissimi tumori del cavo orale. L’esperimento coinvolgerà circa mille cittadini “economicamente svantaggiati ” e privi di denti. Ma chi conosce bene la materia ha già espresso non poche perplessità. È Gerhard Seeberger, ex numero del Associazione Italiana Odontoiatri, nonché padre nobile della “Carta della Salute” battezzata di recente. «Se ci si limita a mettere dei chiodi nella bocca della gente (procedura prevista dall’impianto ndr) perché magari la protesi non è fatta bene penso che questa non sia
prevenzione ma regalare i soldi agli amici», è il suo commento lapidario. E chiarisce: «Non capisco perché non FINANZIARIA Un sì contestato a due milioni per impianti odontoiatrici, bocciati i fondi per la cassa integrazione
vengano coinvolti i circa 1200 dentisti che operano in tutto il territorio. Così si privilegia solo l’Università e tra l’altro quella cagliaritana. Noi siamo pronti a fare la nostra parte, specie in un periodo di crisi come questo ». Difende invece il progetto Giulio Steri, capogruppo Udc: «Prima di parlare bisognerebbe conoscere meglio la questione», afferma. Tra i
provvedimenti approvati ieri anche l’istituzione di un fondo di garanzia da 5 milioni di euro per le famiglie bisognose. La proposta è arrivata dall’assessore al Bilancio Zedda, suscitando però le proteste dell’opposizione per la “mancanza di un progetto concreto e praticabile”.
Francesca Ortalli
 
 
9 - Sardegna Quotidiano / Pagina 12 - Cagliari
CULTURA E POLITICA
Rinasce il Cid «Per cambiare con le idee»
Rinasce a Cagliari il Centro di iniziativa democratica, l’associazione che negli anni Sessanta aveva animato, nelle riunioni nell’appartamentino di poche stanze in via Grazia Deledda, l’ambiente della cultura cittadina di allora. Al gruppo facevano riferimento Salvatore Naitza e Franco Restaino, Francesco Cocco e Alberto Granese, Michelangelo Pira e tanti giovani ricercatori che si erano formati sotto la guida di Antonio Pigliaru. In via Grazia Deledda si parlava di arte, di scienze e di politica e per la prima volta Cagliari riuscì a stringere un legame con i professori universitari che provenivano da altre sedi e che consideravano la città solo come una fastidiosa parentesi, in vista della carriera. Non mancavano gli  approfondimenti  le visite all’estero sostenute con i risparmi di ciascuno o con i piccoli e saltuari lavori nella città ospitante. Il circolo chiuse per cause naturali e molti dei protagonisti di quella stagione si sono affermati, con ineguale fortuna, nelle arti e nelle professioni. A distanza di qualche decennio alcuni protagonisti della stagione dell’epoca e nuovi appassionati di arte, politica e cultura ci riprovano e oggi si danno appuntamento per restituire alla città è un luogo stabile, di incontro, di analisi, di riflessione e di scambio di idee. Il Cid riparte con un comitato protore coordinato dall’ex deputato Pietro Maurandi e sostenuto da Carlo Arthemalle, Tore Cherchi, Raimondo Mandis, Ignazio Meloni, Cesare Mou, Marco Pitzalis, Lidia Sedda. Hanno dato l’adesione al rilancio del “cenacolo” che guarda ai valori della sinistra ma
che dichiara di non essere condizionato da nessun partito, giornalisti come Giancarlo Ghirra (segretario nazionale
dell’ordine), Paolo Branca (Unità) e Vito Biolchini, docenti universitari (Gianni Fresu, Marco Pitzalis, Giancarlo Nonnoi), lo storico Salvatore Cubeddu, l’avvocato Massimiliano Marcialis, la pittrice, Lidia Pacchiarotti, l’organizzatore culturale
Mario Faticoni e tanti altri tra imprenditori, artisti, ricercatori e manager. Tutti pronti a cambiare nel segno del Cid: «vogliamo contribuire a cambiare facendo vivere una Associazione, un “Centro” dove si pensa, ci si confronta e ci si impegna con una rinnovata e ritrovata passione civile».
 
 

QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa CRUI
Link: rassegna stampa MIUR

 

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