Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
17 March 2013

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Commenti (Pagina 17 - Edizione CA)
Come uccidere le università
Se il diritto allo studio diventa delitto allo studio
di Massimo Arcangeli*
 
Di recente ho partecipato come relatore a un bel seminario sul giornalismo promosso, all'Università di Cagliari, da alcune associazioni studentesche. Dei giornalisti ascoltati ho apprezzato la freschezza d'idee, la serietà dell'impegno civile e sociale, la propensione per un pensiero “differente”. Tutte cose che, con la complicità della riforma, hanno perlopiù abbandonato le asfittiche università italiane. Ma ecco un identikit degli esemplari che, molto frequentemente, vi si aggirano.
I ricercatori a vita (specie in via di estinzione). Sessantenni o giù di lì, hanno messo piede all'università profittando delle vecchie sanatorie ope legis prodotte dallo Stato assistenziale e hanno poi tirato i remi in barca, non producendo più nulla. Sono in compagnia di associati e ordinari che ruminano anche loro vecchie ricerche e le spacciano per nuove; incuranti del presente, evitano con somma cura di impantanarsi nel superliceo nel quale stanno affondando, anno dopo anno, gli atenei.
I folgorati sulla via della riforma. Compilano infaticabilmente moduli e tabelle, conoscono a menadito la nuova normativa, si smarriscono di fronte alla più lieve flessione del gradimento della loro materia, entrano in depressione se ottengono un insuccesso in aula. Docili soldatini al servizio della docimologia à la page, si comportano da diligenti insegnanti di scuola; guai a ricordargli gli obblighi del lavoro di scavo intellettuale, del dialogo con la comunità scientifica, dell'aggiornamento scientifico permanente.
I fannulloni conclamati. Per non dare troppo nell'occhio si muovono con circospezione sul luogo di lavoro, rintanandosi nei loro studi. Disinteressati alla ricerca tanto quanto alla didattica, riducono gli esami di profitto, per stare alla larga dai problemi, a quiz a crocette per semianalfabeti. Nessuno gli ha mai insegnato a formulare prove serie a risposta multipla o aperta, né hanno d'altronde mai avuto il benché minimo interesse a imparare a farlo.
A chi giova questa generale allergia al lavoro di ricerca, sia essa indotta dalla flaccidità intellettuale, dal superiore richiamo della vocazione didattica, dal cronico disimpegno? Innanzitutto ai rettori, per i quali l'unica cosa che conta davvero è che l'ateneo sforni laureati su laureati (pena la riduzione dei fondi), e poi al legislatore, che ha interesse ad anestetizzare il pensiero critico, a disarmare le militanze scomode, a respingere le proposte didattiche troppo coraggiose o innovative.
Il diritto allo studio si è trasformato in un delitto allo studio: lo studio del modo migliore per far fuori una volta per tutte l'università. I nostri studenti, fortunatamente, sono però ancora lì. Che rinuncino a smascherare i fannulloni del primo tipo, abbozzino un malizioso sorriso sui fannulloni del secondo, si vendichino dei fannulloni del terzo, continuano a essere loro, nel bene e nel male, i migliori giudici del nostro operato. Per sincerarsene basterebbe rendere di dominio pubblico le schede di valutazione degli insegnamenti impartiti. Vi troveremmo giudizi sensati, e marcheremmo la distanza tra chi fa bene il proprio lavoro e chi si sottrae del tutto ai suoi doveri professionali. Sarebbe un buon inizio per ridare dignità allo studio, per tornare a valorizzare l'intelligenza critica, per ricominciare a respirare l'aria salutare della ricerca. Fuori, ma soprattutto dentro, le aule universitarie.
*Università di Cagliari
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 48 - Edizione CA)
Convegno all'Università di Cagliari per la pubblicazione dei saggi sugli scavi
Monte Prama, i giganti sprecati
«Siamo sul tesoro e litighiamo»
Dal rettore Melis appello per valorizzare i monumenti
 
Sarà che sono dei giganti, e in quanto tali inevitabilmente ingombranti, ma dei monumenti di Monte Prama si è parlato a lungo, nel convegno cagliaritano di ieri in Rettorato, e non soltanto in termini scientifici.
Certo, le relazioni e la tavola rotonda che hanno accompagnato la presentazione di “Giganti di pietra” - l'accurato volume che l'editore Fabula ha dedicato al sito archeologico del Sinis - hanno approfondito il contesto storico in cui le sculture vennero realizzate. Ma nel suo saluto il rettore cagliaritano Giovanni Melis ha tratteggiato in modo piuttosto ruvido e diretto la penombra in cui i giganti oggi rimangono.
Ricordando di aver visto le statue pochi anni fa nel centro di Li Punti accompagnato dal rettore sassarese Attilio Mastino, Melis si è domandato: «In quale altra parte del mondo ci si permetterebbe il lusso di non valorizzare questi monumenti, né di garantirne la fruibilità a visitatori e studiosi? Io mi auguro che questo convegno ci aiuti a superare certi ostacoli tipicamente regionali e provinciali», dove se il primo aggettivo è di carattere territoriale, il secondo suona più come un apprezzamento negativo sulle dinamiche che si sviluppano a volte fra centri di potere e di sapere. La conclusione del saluto di Melis ai convegnisti invece non ha alcuna sfumatura da interpretare: «Abbiamo un patrimonio sommerso che preferiamo disputarci piuttosto che valorizzare».
Non è chiaro, in tempi di crisi diffusa e di sforbiciate crudeli alla cultura e alla ricerca, quali possano essere le prospettive per la valorizzazione - perché no - turistica oltre che scientifica di queste statue così imponenti e suggestive e del sito dal quale emergono.
Di sicuro sono passati 39 anni da quel giorno di marzo quando l'aratro di un contadino andò a sbattere su un gigante che quasi affiorava dal terreno. Considerarli una ingombrante novità che ancora non si sa come gestire sarebbe, come dire, una forzatura.
Che il problema non sia l'indecisione ma casomai la scarsità delle risorse lo ha chiarito poco dopo - in assenza del soprintendente per i beni archeologici Marco Minoia - la dottoressa Miriam Usai, che nel suo intervento ha accuratamente ripercorso le tappe degli scavi che dagli anni Settanta riportarono alla luce il patrimonio di Monte Prama e la successiva fase di restauro. Il registro dei visitatori - ha sottolineato - testimonia come i giganti non siano rimasti inaccessibili.
E le difficoltà nel sostenere la ricerca vanno di pari passo con quelle che in questa fase attraversa l'editoria - come ha spiegato il professor Guido Clemente, intervenuto a nome dell'editore, suo fratello Enrico. Ma i problemi che l'indebolimento del tessuto sociale crea non hanno inciso sulla qualità della pubblicazione, realizzata coinvolgendo i protagonisti degli scavi e secondo criteri di profondo rigore.
E mentre il mondo di oggi si interroga su come valorizzare il passato, quello di ieri dalle relazioni che si sono susseguite nell'aula magna del rettorato emerge in tutto il suo fascino complesso. La relazione del docente dell'ateneo sassarese Raimondo Zucca ha disegnato un Sinis capace di assorbire influssi e suggestioni culturali di altre zone, remote solo geograficamente. Dal gusto cipriota dei tripodi sui quali si lavora per poterli presto esporre al pubblico fino all'orientalismo del leoncino accucciato che costituisce il manico di pugnale - o di specchio - all'attenzione degli studiosi, tutto nella messe di reperti illustrata ieri racconta non un lembo di terra marginale, ma la penisola di un'isola al centro di un Mare intensamente frequentato.
E l'influsso estetico del Vicino Oriente riemerge anche nella relazione del professor Carlo Tronchetti, che legge i giganti come emblemi oltre che custodi delle virtù - la pietas religiosa e il valore guerriero - attribuite alle famiglie sul cui riposo vegliavano. È in questo quadro di valori che si sviluppa il processo di rifunzionalizzazione dei nuraghi, in molti casi destinati inequivocabilmente ad accogliere pratiche e momenti spirituali di un popolo molto meno isolato e culturalmente autarchico di come si è portati a immaginarlo.
Il Sinis, insomma, come tessera particolarissima del complesso e multicolore mosaico nuragico, come ha suggestivamente riassunto il dottor Alessandro Usai della soprintendenza cagliaritana. Un intervento, il suo, incentrato non solo e non tanto sulle risultanze degli scavi effettuati finora, ma sulle opportunità scientifiche e storiografiche che un'esplorazione più completa del territorio garantirebbe.
Una caccia alla storia da condurre «pietra per pietra» e passo dopo passo, calandosi innanzitutto come escursionisti attenti fra quelle colline e quei rilievi per individuare quale possa ancora nascondere un nuraghe o magari una di quelle tombe dei giganti che, a dispetto del nome, proprio nella penisola dei Giganti di pietra finora sono emerse con frequenza minore rispetto a molte altre zone dell'Isola.
Ma non di sole tombe vive la ricerca archeologica, né di soli monumenti. L'intensa presenza nel Sinis, il suo svilupparsi in una rete di microcomunità - con insediamenti anche minimi, a volte di una sola capanna - ricorda a chi conduce i sopralluoghi sul campo quanto fosse intensa l'attività di trasformazione del suolo da parte degli antichi sardi.
Una propensione a modificare, plasmare in profondità il territorio tale che «viene quasi da immaginare che i nuraghi, tutto sommato, li costruissero per riposarsi».
Celestino Tabasso
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Provincia di Oristano (Pagina 25 - Edizione OR)
Mogoro
Contributi per i bebè e per i neo laureati
 
Le famiglie visitate dalla cicogna lo scorso anno il premio lo hanno già ricevuto. Chi invece ha raggiunto il traguardo importante della laurea un premio lo riceverà presto. È tempo di contributi economici per il Comune. Il premio di natalità è già arrivato ai genitori che nel 2012 hanno avuto la gioia di un nuovo nato. Mille euro per ogni fiocco rosa o azzurro per un totale di 24 mila euro. La Giunta ha inoltre approvato il bando di concorso per l'assegnazione dei premi di laurea per le tesi discusse sempre lo scorso anno. Ci sono tre riconoscimenti in denaro di 2 mila, 1.500 e mille euro per i primi tre classificati neolaureati in una università italiana o straniera. Infine un quarto premio di 1500 euro per una tesi su materie che valorizzino storia, economia, cultura, scienza e tecnologie relative al territorio e alla comunità di Mogoro. (an.pin.)
 

LA NUOVA SARDEGNA
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Ed_Cagliari
Il rettore: «Il test? Regolare»
Sassari, i 100 ammessi dal Tar a Medicina. Mastino difende l’Ateneo
 
Sulla vicenda dei 100 studenti ammessi dal Tar al corso di Medicina, il Rettore di Sassari Mastino difende l’Università che ha tenuto «un comportamento ineccepibile e trasparente» su quei test contestati.
 
Pagina 5 - Ed_Cagliari
Medicina, il rettore difende il test
Mastino e la sentenza del Tar che ha riammesso cento studenti. Ora “salta” il numero chiuso
di Gabriella Grimaldi
 
SASSARI «L’università ha tenuto un comportamento assolutamente ineccepibile, trasparente e rispettoso dei diritti di tanti giovani cittadini e del loro futuro professionale». La notizia della sentenza del Tar che ha disposto l’ammissione di ulteriori cento studenti alla facoltà di Medicina, a causa di irregolarità nello svolgimento del test per il numero chiuso, ha suscitato l’immediata reazione del rettore dell’ateneo turritano Attilio Mastino. Il quale non ci sta a veder messa in dubbio la correttezza delle procedure amministrative messe in atto in occasione della selezione che si è svolta il 4 settembre del 2012. E annuncia già da ora che contro la decisione dei giudici del Tar cagliaritano l’università si costituirà in appello per poter porre in rilievo la sua posizione rispetto a quanto è accaduto. La sentenza del tribunale amministrativo ha infatti evidenziato la violazione delle regole di segretezza perché la commissione presente alla selezione ha identificato i candidati durante la prova chiedendo loro di mettere accanto al codice segreto il proprio documento d’identità. Secondo il Tar dunque era possibile abbinare il compito al nome del candidato prima della correzione. Il rettore Mastino a questo proposito obietta che «la commissione che ha eseguito l’espletamento della prova di accesso era semplicemente una commissione di vigilanza che non aveva alcun ruolo nella fase successiva della correzione dei compiti, affidata per disposizione del ministero al Cineca, un ente che ha sede a Bologna, e ciò proprio a garanzia di quelle regole di segretezza e anonimato che debbono contraddistinguere qualsivoglia selezione ad evidenza pubblica. L’università, in tutte le fasi di espletamento della prova, si è scrupolosamente attenuta alle disposizioni ministeriali che tra l’altro prevedevano che i candidati dovessero essere sempre prontamente riconoscibili dai componenti della commissione di vigilanza, da qui l’esigenza di esporre la carta d’identità». Secondo Attilio Mastino «inoltre, sempre per disposizione ministeriale, il Cineca ha ricevuto in consegna esclusivamente i moduli contenenti le risposte dei candidati, senza la scheda anagrafica, e ha provveduto alla correzione degli stessi tramite un sistema informatico che assicura il pieno anonimato. Soltanto dopo, al rilascio da parte della graduatoria elaborata unicamente sulla base dei punteggi assegnati e dei relativi codici, nel pieno rispetto delle regole di segretezza e anonimato a cui si è fatto giustamente appello, sono stati effettuati gli abbinamenti». L’università dice la sua anche per quanto riguarda la scelta, considerata inadeguata, del palazzetto dello Sport come sede per la prova. Gli stessi candidati infatti si erano lamentati del fatto che l’esame era stato disturbato da rumori molesti come musica a tutto volume partita per errore dagli altoparlanti, l’allarme anticendio, sempre frutto di un errore, e le voci dei bambini che giocavano nei giardini della struttura. Per non parlare del fatto che gli aspiranti medici erano stati costretti a rispondere agli ottanta test con i fogli poggiati sulle gambe. «Non credo fosse possibile – risponde il rettore – disporre una completa insonorizzazione del palazzetto dello Sport per vietare qualunque tipo di fastidio al lavoro dei concorrenti». Sta di fatto che adesso cento studenti in soprannumero entreranno di diritto nel corso di laurea, con tutte le polemiche che ne conseguono perché, secondo la sentenza del Tar, hanno diritto alla iscrizione a Medicina tutti i ricorrenti a prescindere dal numero di quesiti ai quali sono riusciti a rispondere. Perciò anche gli ultimi classificati nell’elenco delle persone che hanno sostenuto la prova potranno accedere al corso di laurea in Medicina e Chirurgia “saltando” di fatto l’ostacolo del numero chiuso.
 
Pagina 5 - Ed_Cagliari
le motivazioni
Violate le regole di segretezza
 
Una sentenza, quella del Tar di Cagliari scritta dal giudice Marco Lensi, che ha suscitato clamore. Di fatto cento ragazzi dei 1178 che avevano partecipato alla selezione del 4 settembre 2012 a Sassari si potranno iscrivere al corso di laurea in Medicina e Chirurgia perché sono state violate le regole di segretezza durante l’espletamento della prova. I componenti della commissione avevano infatti chiesto ai candidati di poggiare il loro documento d’identità accanto al foglio della prova e al codice segreto che avrebbe dovuto garantire l’anonimato fino a dopo la correzione degli elaborati. In questo modo, hanno ritenuto i giudici, l’abbinamento tra il compito e il candidato era possibile prima dell’invio al Cineca di Bologna, il centro nazionale che provvede alla correzione con strumenti informatici. Gli ammessi al corso, che da diversi anni è a numero chiuso, erano stati 120 più 20 posti disponibili per Odontoiatria. Ad essere ammessi all’iscrizione senza tenere conto della prova preliminare soltanto i ricorrenti, mentre restano fuori gli altri 958 giovani presenti nella graduatoria, che è stata risparmiata dal collegio giudicante perché un provvedimento di annullamento sarebbe stato lesivo dei diritti acquisiti da chi aveva superato la prova e si era già regolarmente iscritto ai corsi per l’anno accademico 2012-2013. I concorrenti avevano dovuto rispondere a 80 quesiti dei quali 40 concernenti la cultura generale e la logica, undici di chimica e altri undici di fisica e matematica. Gli ultimi diciotto invece riguardavano argomenti di biologia. Il ricorso è stato presentato dallo studio legale degli avvocati Michele Bonetti e Santi Delia che già in precedenza avevano contestato la regolarità dello svolgimento della prova effettuata in altre regioni italiane vedendo accolte le richieste. (g.g.)
 
Pagina 5 - Ed_Cagliari
Sul web esultanza e veleni
«Schiaffo ai raccomandati». «No, regalo ingiusto a chi ha fatto molti errori»
di Luigi Soriga
 
SASSARI Quello dei test d’ammissione all’Università è da sempre un pentolone che ribolle. Il Tar questa volta è come se avesse sollevato il coperchio: sono sbrodolati malumori, sfoghi, indignazione, sospetti. Questo fiume in piena si è riversato subito nei social network, dove il dibattito e i post sono accesissimi. Il primo dato che emerge è questo: tutti gli studenti, anche se con motivazioni spesso distanti anni luce, sono entusiasti che un tribunale abbia finalmente bocciato un concorso pubblico. È il primo richiamo formale a un sistema che loro giudicano “mafioso” e malato. I ragazzi sono molto diffidenti su questo tipo di selezioni, ci sentono sempre puzza di marcio. Non vedono, in questo stillicidio fatto di crocette, un criterio di meritocrazia. Giudicano il superamento della prova spesso aleatoria, perché la potenzialità di un candidato non si può contenere in 80 caselle. Ma soprattutto temono che qualcuno dei concorrenti viaggi su una corsia preferenziale, che faccia più strada degli altri grazie alle raccomandazioni. A questo proposito la carta di identità apparecchiata durante l’esame accanto al codice identificativo segreto del candidato (i due elementi dovrebbero incrociarsi, per ragioni di anonimato, solo dopo la correzione) per i ragazzi la dice lunga sulle possibilità di dare qualche spintarella. Quindi per loro ben venga la bacchettata del Tar. È il primo passo per una spallata alle porte sbattute in faccia agli studenti e alla loro voglia di formarsi culturalmente. «I numeri chiusi sono una negazione del diritto allo studio – dicono – le università dovrebbero essere aperte, la selezione avverrà dopo con gli esami». Linea di principio condivisa, però poi ci sono i ragazzi che per il test di medicina hanno studiato mesi, e quel traguardo se lo sono sudato e meritato. Ora, tutto a un tratto, si vedono raggiunti da 100 concorrenti, molti dei quali distanziati parecchio in graduatoria: «C’è qualcuno che su 80 domande ha risposto esattamente solo a 16 quesiti, e ora grazie a un ricorso vinto si ritrova dentro, come chi ha consegnato un test perfetto. Questo non è giusto, l’università dovrebbe verificare la preparazione di questi “miracolati” sottoponendoli a un’ulteriore prova». Infine c’è l’esercito degli altri 900 esclusi, quelli cioè che non hanno superato l’esame di ammissione e non hanno nemmeno presentato ricorso. Qualcuno perché ignorava questa possibilità, qualcun altro perché non poteva sostenere le spese legali, nonostante non si tratti di grosse cifre. «Eppure tutti noi, e non solo quei cento che hanno vinto la causa, abbiamo fatto il test con la musica e gli schiamazzi nelle orecchie. Abbiamo poggiato il foglio sulle ginocchia e abbiamo affrontato la prova con gli stessi disagi. Quel test che ha violato la legge dovrebbe essere annullato per tutti, a prescindere dai ricorsi».
 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 22 - Ed_Cagliari
UNIVERSITà
Il comitato degli studenti indipendentisti
 
CAGLIARI Si è presentata alla città ieri mattina, presso la sede di via Tempio, l'associazione giovanile Scida-Giovunus Indipendentistas, che nasce dall'incontro tra aderenti a diverse organizzazioni politiche indipendentiste sarde ed ha come fine principale il coinvolgimento di un numero maggiore di persone alle ragioni dell'indipendentismo e la creazione di una massa critica in Sardegna. «Inoltre – comunica il portavoce Nicola Meloni - gli studenti universitari aderenti a Scida-Giovunus Indipendentistas, contestualmente all’attività della piattaforma sociale, hanno creato un comitato studentesco nell’ateneo di Cagliari, il comitato Scida 2013». Il comitato indipendentista è stato riconosciuto dall’Ersu per l’anno accademico 2012/2013; il suo scopo sarà quello di portare all’interno dell’ateneo cagliaritano tematiche sociali e culturali sulla visione indipendentista della Sardegna. Tra le attività programmate diversi convegni tematici come l'università sarda, intesa quale sistema di istruzione che vada oltre il bilinguismo convenzionale; le basi storiche dell'indipendentismo sardo; la storia del sindacalismo indipendentista universitario europeo, «a tale proposito – spiega Meloni - saranno invitati i rappresentanti dei sindacati studenteschi di Paesi Baschi, Catalogna, Corsica ed Irlanda». Sono state programmate altre iniziative come il cineforum di Scida, il giornalino del comitato per stimolare il dibattito socioculturale sull’isols ed incoraggiare l’uso scritto della lingua sarda. Infine – conclude il portavoce - ci proponiamo di stampare una rivista dedicata all'informazione degli studenti sulla situazione dell’ateneo sul diritto allo studio». Pierluigi Carta

Questionnaire and social

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