Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
08 March 2013

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
Il giornalismo 2.0: seminario per i neolaureati
Le lezioni saranno condotte da alcuni professionisti della categoria
 
I cambiamenti e le prospettive della professione giornalistica: di questo parleranno alcuni giornalisti professionisti con 70 studenti e neolaureati dell'università di Cagliari.
Il seminario, che si intitola “Giornalismo da zero a 2.0. La professione nel XXI secolo: dalla carta al web”, organizzato dalle associazioni Rotaract Cagliari, Aegee Cagliari e Yousardinia, si svolge oggi e domani nelle aule del polo giuridico-economico dell'università. L'obiettivo è quello di far conoscere ai giovani le reali possibilità offerte dalla professione giornalistica. La prima giornata sarà incentrata sulla figura del giornalista, sul percorso professionale da seguire e sulle nuove professioni associate al giornalismo nate grazie a internet. Si comincia alle 9, in aula B, con l'intervento di Alberto Aime, presidente dell'ordine regionale dal '76 al '91, “Il giornalista nel villaggio globale”. Poi Mauro Manunza, ex vicedirettore dell'Unione Sarda, illustrerà i dettami dell'ordinamento professionale e del codice deontologico. Chiuderà la mattinata Francesco Birocchi, giornalista Rai, presidente dell'Assostampa, che parlerà di giornalismo televisivo e radiotelevisivo.
La sessione pomeridiana (dalle 15) sarà dedicata alle nuove professioni legate al giornalismo, e si chiuderà con l'intervento di Vito Biolchini, giornalista professionista, blogger e conduttore radiofonico. Domani, invece, alle 9 (aula magna Giurisprudenza) Anthony Muroni, responsabile del settore politico dell'Unione Sarda, illustrerà il funzionamento di una redazione. La giornata si chiuderà con una conferenza finale: i giornalisti racconteranno la loro esperienze professionali e risponderanno alle domande del pubblico. (ma.mad.)
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 27 - Edizione CA)
Clinica Macciotta: si chiude
De Francisci: «Il trasferimento non è più rinviabile»
SALUTE. Diktat dell'assessore regionale alla Sanità ai vertici dell'Aou e della Asl 8
 
«La chiusura definitiva della clinica Macciotta di Cagliari e il trasferimento dei piccoli pazienti dei reparti di Neonatologia e Pediatria non sono più rinviabili. Neonati e bambini, assieme alle loro famiglie, hanno diritto a essere curati in ambienti sicuri e decorosi». È il messaggio che lancia l'assessore regionale della Sanità Simona De Francisci ai vertici dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari e della Asl 8. L'assessore fa appello alla sensibilità dei direttori generali affinché siano rispettate le tempistiche per il trasferimento sia del reparto di Neonatologia al Blocco Q del Policlinico universitario (entro aprile) che di quello di Pediatria nel nuovo ospedale Pediatrico (a giugno) che sorgerà dove oggi è dislocato il Microcitemico.
POLICLINICO «Come Regione - sottolinea De Francisci - abbiamo attuato ogni azione sia per accelerare la dismissione della clinica Macciotta, sia per aprire, allo stesso tempo, il Blocco Q del policlinico universitario che per ampliare l'attuale Microcitemico. Di recente si era valutata anche l'ipotesi di trasferire temporaneamente i piccoli pazienti al Brotzu, ma poi il trasloco nelle nuove sedi si rivelerà comunque più veloce e meno oneroso di soluzioni provvisorie».
L'APPELLO «Faccio dunque appello alla sensibilità ai vertici dell'Aou e della Asl 8 perché, ognuno per le proprie competenze, mettano in campo tutte quelle azioni che accelerino i processi di trasferimento e si possa garantire così ai piccoli pazienti sistemazioni finalmente a norma. Restando ferme, ribadisco, le due date: che la Neonatologia sia spostata al Blocco Q entro aprile e Pediatria al nuovo ospedale pediatrico entro giugno», conclude l'assessore De Francisci.
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 27 - Edizione CA)
Prevenire il glaucoma
Iniziativa di Unione ciechi, Lions e Azienda ospedaliera universitaria
Per cinque giorni visite gratuite al San Giovanni di Dio
 
«Cagliari è una città problematica per i non vedenti». Raimondo Piras, presidente dell'Unione italiana ciechi della provincia, descrive «una situazione difficile per i ciechi». L'occasione è la presentazione della Settimana mondiale della prevenzione del glaucoma, una malattia della vista che colpisce il 2% della popolazione al di sopra dei 40 anni.
La prevenzione è fondamentale poiché è difficile, da parte delle persone affette, capirne i sintomi. La collaborazione tra l'Azienda ospedaliera universitaria e il Lions club ha permesso di garantire, dall'11 al 15 marzo alla Clinica oculistica del S. Giovanni di Dio dalle 16 alle 19, le visite gratuite. «Sono circa 20 mila, in Sardegna, le persone affette dal glaucoma», spiega Maurizio Fassarello, direttore della Clinica oculistica, «la prevenzione è un fattore molto importante». Le difficoltà si presentano a chi deve fare i conti con le barriere architettoniche: «Nell'isola ci sono 30 mila ipovedenti e circa 5 mila ciechi», sottolinea Piras, «queste persone hanno bisogno di sostegno. Servono operatori preparati per insegnare ai non vedenti a muoversi». Silvana D'Atri, presidente del Lions club di Monte Urpinu traccia un bilancio sull'attività dell'associazione che «da tempo porta avanti una campagna di sensibilizzazione e di sostegno nei confronti delle patologie della vista, attraverso importanti raccolte di fondi». (mat.s.)
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Provincia di Oristano (Pagina 26 - Edizione OR)
Andare a Cagliari? Un sogno
Appello per ripristinare la tratta Samugheo-Villamar
MARMILLA. Raccolta di seicento firme in dieci centri inviata a Regione e Arst
 
Seicento firme raccolte in Marmilla con una sola richiesta: «Ripristinate il bus da Samugheo a Villamar». Un appello all'Arst ed all'assessorato regionale ai Trasporti irrobustito da una delibera del Consiglio comunale di Nureci. Firme e proteste contro l'isolamento. La tratta soppressa due anni fa consentiva ad una decina di paesi di arrivare a Villamar la mattina per poi proseguire per Cagliari. Ora per molte comunità non c'è più un pullman per il capoluogo isolano con disagi per studenti ed anziani. Ma l'Arst ha risposto: «Nessun finanziamento regionale per ripristinare il pullman».
LE FIRME Il plico con le 600 firme è arrivato sulla scrivania del sindaco di Nureci Fabio Zucca, che ha convocato il Consiglio comunale. Unanime la condanna di maggioranza e minoranza così come la loro richiesta ad Arst e Regione: «Subito il ripristino della tratta». L'autobus partiva la mattina da Samugheo e poi passava ad Asuni, Senis, Nureci, Genoni, Nuragus, Gesturi, Barumini, Tuili, Las Plassas, Villanovafranca e Villamar, da dove poi si prende la coincidenza per Cagliari. Ora per andare in città i cittadini di diversi paesi devono recarsi ad Ales o Villamar e prendere altri autobus. Incastri e trasferte impossibili per studenti ed anziani.
LE PROTESTE «Utilizzavo il pullman per recarmi a Cagliari per visite mediche - ha detto Silvana Macis di Asuni - ora sono costretta a noleggiare un auto e spendere ogni volta 100 euro. Ma come faccio con una pensione di 400?». Voci di un territorio che si sente isolato e discriminato. «Frequentavo le Superiori a Cagliari e mi sono dovuto trasferire ad Oristano quando hanno cancellato il pullman - ha aggiunto Michele Tatti di Nureci - Anche noi paghiamo le tasse: perché dobbiamo subire tutto questo?».
I SINDACI «Un attentato alla cultura - ha accusato il sindaco di Asuni, Gionatha Petza - molti ragazzi hanno rinunciato all'Università. Vogliamo mantenere i servizi solo nelle coste?». La giustificazione dell'Arst per la cancellazione della tratta erano stati i pochi passeggeri. «Non si possono fare discorsi di numeri per i servizi nelle zone interne», ha rimarcato il sindaco Zucca. Carlo Poledrini, direttore regionale dell'Arst ha precisato: «Non ci sono finanziamenti regionali per il ripristino del pullman. Se arriveranno siamo pronti a riattivare la tratta».
Antonio Pintori
 
L’UNIONE SARDA
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 22 - Ed_Cagliari
De Francisci: «La clinica Macciotta deve essere chiusa»
 
CAGLIARI «La chiusura definitiva della clinica Macciotta di Cagliari e il trasferimento dei piccoli pazienti dei reparti di Neonatologia e Pediatria non sono più rinviabili. Neonati e bambini, assieme alle loro famiglie, hanno diritto a essere curati in ambienti sicuri e decorosi». È il messaggio che lancia l’assessore regionale della Sanità Simona De Francisci ai vertici dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari e della Asl 8. L’assessore fa appello alla sensibilità dei direttori generali affinché siano rispettate le tempistiche per il trasferimento sia del reparto di Neonatologia al Blocco Q del Policlinico universitario (entro aprile) che di quello di Pediatria nel nuovo ospedale Pediatrico (a giugno) che sorgerà dove oggi è dislocato il Microcitemico. «Come Regione – sottolinea De Francisci – abbiamo attuato ogni azione sia per accelerare la dismissione della clinica Macciotta, sia per aprire, allo stesso tempo, il Blocco Q del policlinico universitario che per ampliare l’attuale Microcitemico. Di recente si era valutata anche l’ipotesi di trasferire temporaneamente i piccoli pazienti al Brotzu, ma poi il trasloco nelle nuove sedi si rivelerà comunque più veloce e meno oneroso di soluzioni provvisorie».
 

LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 22 - Ed_Cagliari
Monumento funebre affiora nel cantiere di viale S. Avendrace
 
CAGLIARI Basta scavare e attorno al colle di Tuvixeddu saltano fuori resti archeologici. L’ultimo ritrovamento è di questi giorni: in un cantiere edile aperto tra le torri dei Fenicotteri e l’ex cantiere Cocco, tra viale Sant’Avendrace e via Santa Gilla, è riemerso un tratto di strada romana collegato a un mausoleo in blocchi di pietra. Il sovrintendente archeologico Marco Minoja è intervenuto immediatamente e ha firmato un decreto di dichiarazione d’interesse pubblico, che ha bloccato i lavori in quel sito e ha imposto una serie di prescrizioni all’impresa impegnata nella costruzione di una palazzina. Minoja ha confermato il ritrovamento: «L’abbiamo segnalato al Comune e sappiamo che la strada col monumento funerario si estende verso est e verso ovest. Noi non siamo certo in grado di fare ricerche per l’assoluta mancanza di fondi, in questi casi possiamo solo vincolare l’area. Ed è quello che abbiamo fatto». La scoperta è una nuova conferma di quanto Italia Nostra, il Gruppo di Intervento giuridico e altre associazioni denunciano da anni: l’area archeologica di Tuvixeddu non può essere circoscritta dai confini della necropoli finora scavata, ma si estende certamente su viale Sant’Avendrace e oltre la strada, per coincidere con l’ex cementeria oggi trasformata in un orribile complesso edilizio semideserto, sede di uffici e abitazioni. Sono ormai decenni che i permessi di costruire vengono concessi senza alcuna indagine conoscitiva sulle aree attorno al colle dei Punici, dove la scoperta di strutture antiche di enorme valore storico e culturale è affidata alle imprese edili. Per fortuna la sovrintendenza archeologica, piuttosto distratta nel corso dei lavori di realizzazione del parco pubblico a Tuvixeddu, con la gestione Minoja ha ripreso a vigilare su una zona della città in gran parte compromessa dall’incessante attività immobiliare ma ancora sostanzialmente inesplorata. (m.l)
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 36 - Ed_Cagliari
EMERGENZA»SANITÀ AL COLLASSO
Pronto soccorso: «L’Aou non collabora»
I medici dell’ospedale accusano i colleghi delle cliniche di negare i ricoveri e chiamano la questura per chiedere aiuto
di Gabriella Grimaldi
 
SASSARI Il paziente dove lo metto? Per il momento chi ha la sfortuna di capitare al pronto soccorso nel giorno sbagliato deve rassegnarsi ad aspettare, sulla barella (se ce n’è una disponibile), per intere giornate. Almeno fino a che non si libera un letto da qualche parte, non necessariamente nel reparto adatto alla propria patologia. Disagi gravissimi, che i medici dell’emergenza attribuiscono anche all’insensibilità dei colleghi dell’azienda ospedaliero universitaria che gestisce le cliniche di viale San Pietro. Con rabbia infatti, affermano che non c’è spirito di collaborazione e che pur davanti alla prospettiva di ricoveri negli ospedali di altri centri (ce ne sono stati diversi a Ozieri, di recente), raramente i medici dell’Aou rinunciano alla loro programmazione sanitaria e c’è il sospetto che si taccia di letti liberi con i quali si potrebbe tamponare in qualche modo la situazione. Anzi, per diversi operatori del pronto soccorso più che di un sospetto si tratta di una certezza venuta alla luce quasi per caso. Di sicuro c’è riprovazione per la mancanza di collaborazione davanti a un servizio, quello dell’emergenza, ai limiti del collasso. Basti pensare che alcune notti fa medici di un reparto internistico del Santissima Annunziata hanno chiamato la questura per comunicare che i pazienti erano sistemati nelle cucine e nel soggiorno, che non era possibile accogliere altri casi e chiedevano aiuto. Da parte loro i colleghi dell’Aou dicono di essere a conoscenza del sospetto che aleggia fra le barelle dell’ospedale civile ma negano con determinazione. «Ci teniamo a dire che ogni letto libero nei nostri reparti – afferma il direttore sanitario dell’Aou Francesco Tanda – è a disposizione di eventuali emergenze e posso assicurare che nessun posto rimane vuoto se c’è necessità. Noi abbiamo reparti internistici come malattie infettive, pneumologia, patologia medica, clinica medica, neurologia ed ematologia che comunque sono in qualche modo specializzati per determinate patologie. Ci troviamo invece spesso ad ospitare pazienti provenienti dal pronto soccorso che magari dovevano trovare posto nelle lungodegenze e che per vari motivi non possono essere dimessi nel breve periodo. Ecco che quel posto letto risulta occupato, mettiamo per 30 giorni, mentre lì avrebbero potuto ruotare diversi ammalati». Dalla direzione dell’Aou viene fatto rilevare anche che la Asl è titolare di una convenzione con la Regione per garantire il servizio delle urgenze, servizio per il quale percepisce corposi contributi. Della serie: volevate la bicicletta? E allora pedalate. Periodicamente il direttore Tanda prende parte a riunioni con il suo omologo della Asl Cesarino Onnis per cercare di trovare una soluzione ma a quanto pare i rapporti tra i medici e tra i reparti continuano ad essere basati su accuse e ripicche. Tanto che, per ammissione dei sanitari dell’Aou, le richieste di ricovero nelle lungodegenze della Asl vengono accolte con grande difficoltà. Intanto, tra un dispetto e l’altro il pronto soccorso è perennemente intasato, anche per il malcostume diffuso tra la popolazione di ricorrere a questo servizio non per effettiva urgenza ma per comodità o per altre ragioni non giustificabili. A farne le spese sono coloro che al pronto soccorso ci sono finiti per motivi reali e che stazionano nei corridoi dei reparti in attesa che i medici finiscano di litigare.
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 36 - Ed_Cagliari
Accordo per le indennità a 25 medici
Il Tar chiede tre milioni all’Università, per il momento l’Aou si accollerà gli arretrati dal 2011 a oggi
di Vincenzo Garofalo
 
SASSARI Dopo le due sentenza del Tar che obbligano l’Università di Sassari a pagare in tutto 3 milioni di euro a 25 docenti-medici per le indennità di posizione e di esclusività accumulate dal 2001 al 2011, il rettore, Attilio Mastino, alza la voce contro Regione e Asl e corre ai ripari siglando un protocollo d’intesa con l’Azienda ospedaliera che, per il futuro, mette al riparo l’Ateneo da nuove richieste di pagamenti. La convenzione è stata firmata ieri mattina, ma intanto il rettore commenta amaramente le due sentenze del Tar: «In un periodo di crisi economica così grave come quella che sta attraversando tutto il Paese, sentenze del genere, con una richiesta di pagamento da 3 milioni di euro rischiano seriamente di mettere in ginocchio l’università di Sassari – alza la voce Attilio Mastino –. Pur non contestando il diritto dei docenti di richiedere quanto loro dovuto, ci sono da fare alcune precisazioni sull’intera vicenda. La prima è che come amministrazione ci riserviamo di rivolgerci direttamente alla Regione, alla Asl n°1 e all’Azienda ospedaliera, in quanto riteniamo che i veri debitori siano questi tre enti: sono loro che hanno beneficiato dell’attività di assistenza sanitaria dei nostri docenti, e dovrebbero essere loro a onorare quel debito – prosegue il magnifico –. Bisogna anche dire che la legge cui fanno riferimento i ricorrenti e il Tar, la legge 517 del 1999, è una norma che finora non è mai stata applicata. Questo non significa che il problema non esista e nemmeno che l’Ateneo si stia disinteressando. Da quando sono rettore mi sono adoperato per risolvere la delicata questione, concludendo un intricato percorso con un protocollo d’intesa fra Università e Aou che sanerà la situazione dal 2011 in poi. Purtroppo restano in sospeso le prestazioni relative ai dieci anni precedenti, e se tutte si concludessero come da sentenza del Tar, per l’Ateneo sarebbe una catastrofe». I dettagli dell'accordo con l'Aou saranno resi noti oggi, intanto l'università dovrà pensare a come sborsare in un colpo solo 3 milioni di euro per pagare i debiti con soli 25 docenti. Anche perché i tempi imposti dal Tribunale amministrativo regionale sono strettissimi: le due sentenze sono state depositate il 28 febbraio scorso e danno 45 giorni di tempo all’Ateneo per sanare la situazione debitoria: «In caso di inerzia verrà nominato un Commissario ad acta», è scritto nel documento che riporta le decisioni dei giudici Marco Lensi, Grazia Flaim e Giorgio Manca. Il verdetto del Tar è stato richiesto dai 36 docenti per ottenere dall’Università il rispetto di due prime sentenze emesse, sempre dal Tribunale amministrativo della Sardegna, nel 2008, e mai onorate dall’ateneo. Le richieste di pagamento riguardano la doppia funzione (docente universitario e medico alle cliniche) svolta dai professori negli anni passati.
 
LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 24 - Sassari
Il Wwf contro l’Ersu: no al “campus santo”
Gli ambientalisti contestano la scelta di realizzare residenze per gli universitari nell’area Azzena vicina al cimitero. Dubbi anche del Comune e dell’ateneo
di Paoletta Farina
 
SASSARI La cionfra sassarese lo ha già ribattezzato “campus santo”. Facilmente comprensibile l’ironia visto che il campus universitario progettato dall’Ersu negli ex mulini Azzena si troverebbe proprio di fronte al cimitero. Scherzi a parte, l’idea comincia a incontrare diverse resistenze. Si leva la voce della sezione sassarese del Wwf che senza mezzi termini afferma: «La scelta operata dall'Ersu, di valore strategica ma operata senza coinvolgere la città, è inaccettabile sotto tutti i profili e Sassari deve respingerla. Altre soluzioni sono sicuramente possibili». E nei giorni scorsi dubbi e perplessità analoghe sono stati sollevati nel corso di un dibattito promosso da Sinistra ecologia libertà.che ha registrato una folta partecipazione di “addetti ai lavori”, sindaco Ganau e rettore Mastino compresi. Il problema che sia l’associazione ambientalista guidata da Wanda Casula che gli amministratori cittadini si sono posti è: ha senso costruire 300 posti letto spendendo 40 milioni per relegare gli studenti in periferia, in una zona tra l’altro pericolosa per il traffico, quando invece, come avviene in tanti altri centri universitari anche europei. la popolazione studentesca contribuisce a far vivere i centri storici, arricchendo ne il tessuto? Proprio dal dibattito di Sel sono emersi alcuni dati interessanti. Afferma il Wwf: «Il numero degli studenti iscritti nell'Università è crollato in pochi anni da 19.600 a poco meno di 14 mila. I posti letto da realizzare sono scesi da 570 a 320. L'acquisizione dell'area degli ex-mulini Azzena comporterebbe una spesa di 7 milioni di euro. Una parte del complesso industriale risale all'800 e sicuramente è vincolato. Il bando dell'Ersu indica una superficie minima di 4 ettari, con piante ad alto fusto ed integrata nel contesto cittadino, l'area Azzena è di poco più di un ettaro, non ha alberi ed è tagliata fuori dalle linee ferroviarie. Il progetto prevede residenza e servizi anche sportivi (con alti costi di gestione) ma potrà essere realizzato soltanto se il Puc lo permetterà. Nel consiglio di amministrazione dell'Ersu l'unico che ha votato contro è il rappresentante degli studenti ». La sociologa Antonietta Mazzette, sempre nel corso del dibattito, ha affermato che in altre più importanti università, si è abbandonato lo sviluppo delle residenze lontane dalle città a favore di quelle diffuse nel tessuto urbano. E' in questa direzione - sostiene la Mazzette - che deve continuare a muoversi l'ateneo turritano. In città, purtroppo, non si fa "gioco di squadra" ed ogni ente agisce per conto suo». «Anche il Comune è a favore delle residenze all'interno della città – afferma il Wwf –. Il sindaco ha ipotizzato il restauro del "Turritania" dove si potrebbero realizzare 180 posti letto. Se però il Puc dovesse consentire l'intervento nell'area Azzena, il rilascio della concessione edilizia sarebbe un atto dovuto. E il rettore Atilio Mastino Mastino che ha parlato discarso dialogo con l’Ersu, ha fatto la sua proposta: l'ex- brefotrofio, a due passi da piazza San Pietro». C’è da dire che la scelta dell’Ersu è vincolata da un finanziamento ottenuto per realizzare un campus. In sostanza non sarebbe possibile destinare i fondi per un altro utilizzo, come quello di ristrutturare case nel centro storico. In via Lamamora, c’è un esperimento riuscito anche se una delegazione di mamme ha chiesto che i loro figli non vi venissero alloggiati perchè secondo loro la zona è un covo della malavita. Insomma, il dibattito sul campus è aperto e vivace.
 
LA NUOVA SARDEGNA
10 – La Nuova Sardegna
Pagina 26 - Ed_Oristano
SCANO MONTIFERRO
Iscrizioni aperte al corso di Ingegneria informatica
 
SCANO MONTIFERRO Il Miit, Dipartimento didattico del Centro Multimediale Montiferru, collegato al Politecnico di Torino, apre le iscrizioni al corso di laurea in Ingegneria Informatica per l’anno accademico 2013/2014. Il corso, attivo da ben quattordici anni, è l’unico in Sardegna e si distingue per il suo piano di studi, orientato a formare laureati con immediata capacità operativa, sottolinea il responsabile in orientamento della scuola Roberto Lacedra. Oltre all’informatica i futuri ingegneri studiano a Scano anche elementi di elettronica e automatica, svolgono attività di laboratorio e durante il terzo anno effettuano un tirocinio in azienda. Esperienza che in alcune occasioni si trasforma in contratto di lavoro. Il corso insomma «Si distingue per l’elevata possibilità di impiego post laurea. Le statistiche indicano infatti che a distanza di un anno dal conseguimento del titolo, i laureati ancora in cerca di occupazione sono meno del 7%», spiega ancora Lacedra. Molti dei giovani ingegneri informatici trovano tra l’altro occupazione nell’isola «Grazie a una significativa presenza sul territorio sardo di aziende in campo informatico, sia di dimensione locale che di rilievo internazionale». Il profilo di ingegnere informatico è inoltre richiesto anche in aziende che operano nei settori tradizionali, con un ulteriore ventaglio di possibilità. Le iscrizioni al Mitt di Scano sono però a numero chiuso, per un massimo di 54 studenti. «L’ammissione avviene in ordine cronologico, pertanto all’esaurimento dei posti corrisponde la chiusura delle iscrizioni». Il termine massimo è fissato al 5 luglio, data valida solo in caso di posti ancora disponibili. Unico requisito per potersi iscrivere è il possesso del diploma di scuola superiore. (al.fa.)

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