Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
04 March 2013

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 15 - Edizione CA)
Università
Seminario sull'opera di Andrea Camilleri
 
Inizierà giovedì alle 13, nell'aula 2 dell'ex Facoltà di Lingue (via S. Giorgio, 12) un Seminario coordinato da Giuseppe Marci dedicato all'opera di Andrea Camilleri.
Il seminario è aperto agli studenti della Facoltà di Studi umanistici, si svolgerà a marzo e aprile e prenderà in esame i principali aspetti dell'opera camilleriana, così come i problemi legati alla trasposizione filmica nella serie televisiva del commissario Montalbano. Le lezioni, oltre che dal professor Marci, saranno tenute dai docenti Duilio Caocci, Antioco Floris, María Dolores García Sánchez, Paolo Maninchedda e Mauro Pala.
Al termine dei lavori i partecipanti elaboreranno una relazione conclusiva che sarà sottoposta al vaglio di una Giuria Internazionale composta, tra gli altri, dai professori Paolo Cherchi, Presidente della Giuria (University of Chicago); Giuliana Adamo (Trinity College, Dublino); Marco Aresu (University of Harvard); Francesca Congiu (University of Leeds); Marco Gargiulo (University of Bergen); Stefania Lucamante (Catholic University of America, Washington).
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari (Pagina 32 - Edizione CA)
Architettura senza casa
Entro marzo si decide sulla sorte della facoltà
ALGHERO. Il preside: se la comunità locale non è interessata, ce ne andremo
 
Architettura è ancora in cerca di una casa. Abbandonata l'aula di informatica all'Orfanotrofio, che serviva alla curia, studenti e professori sono ancora ospiti in un locale della chiesa, comunque insufficiente e inadeguato, tanto che i computer sono rimasti imballati negli scatoloni. Una situazione di pesante precarietà che incide negativamente sull'attività didattica della comunità universitaria algherese e dei suoi 600 iscritti. Nulla si sa dei locali dell'ospedale sui bastioni, promessi alla facoltà e interessati da un radicale intervento di ristrutturazione ormai in dirittura d'arrivo. Il direttore del Dipartimento, Arnaldo Cecchini, nel suo blog ha già fatto sapere che non solo l'interlocuzione operativa con l'Amministrazione non c'è stata, ma «non abbiamo neanche definito l'accordo per le sedi attualmente in uso».
PERICOLO Il pericolo è che Architettura non venga accreditata, anche perché «i criteri per l'accreditamento di Dipartimenti e corsi e dottorati sono severi - spiega Cecchini - e in qualche modo ci mettono a rischio». Gli studenti, il personale, i docenti e i collaboratori hanno diritto ai giusti spazi e la garanzia deve venire dall'Ateneo «sia che siano ad Alghero, a Sassari, a Olbia o a Oristano. Noi siamo in attesa di una scelta - incalza il preside - ma è l'Ateneo di Sassari, anche tenendo conto delle non modeste risorse disponibili per l'edilizia, che deve fare le sue scelte». L'opzione Alghero continua a essere la prima e la preferita, ma non è l'unica. «Se la comunità algherese non è interessata, proveremo altre strade». Entro aprile, in ogni caso, si dovrà decidere se mantenere o no in vita i corsi con le nuove immatricolazioni.
CACCIA AGLI SPAZI Il Consiglio di Dipartimento ha deciso di affidare a una commissione il compito della ricognizione sugli spazi, mentre un incontro in seduta pubblica è stato convocato per il 27 marzo. I tempi stringono, dunque, e la città, insieme all'Ateneo, deve esprimersi in tal senso. Allo stato risultano disponibili e agibili per le attività didattiche, di ricerca e amministrative solo gli edifici del Pou Salit e dell'Asilo Sella. «Quelli della Caserma continuiamo a utilizzali in modo improprio - prosegue il direttore del Dipartimento - perché sarebbero sostanzialmente inagibili, quelli prestati dal Liceo artistico, per la generosità e disponibilità del dirigente, dovremo restituirli prima dell'estate». Fatti i conti, i metri quadri utilizzabili sono meno di un terzo di quanto servirebbe. «Voglio dirlo chiaramente - avverte Cecchini nel suo blog - senza biblioteca, aula magna e laboratori un Dipartimento/Facoltà universitario non può esistere».
Caterina Fiori
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Lavoro (Pagina 9 - Edizione CA)
Il ruolo del gruppo Intesa Sanpaolo
Per le aziende sarde è un'opportunità in più
Pierluigi Monceri*
 
In uno scenario di competizione globale che impone investimenti su ricerca e innovazione e capacità di stare su mercati geograficamente assai distanti, la ridotta dimensione e patrimonializzazione delle imprese è un grave handicap. Questo limite, seppur caratteristico del tessuto produttivo italiano, al 99% costituito da Pmi, è maggiormente evidente nel mondo imprenditoriale sardo caratterizzato dal nanismo delle aziende e da una scarsa propensione a compiere processi aggregativi di tipo più tradizionale.
La rete di impresa, pur non rappresentando la soluzione di tutte le problematiche, si sta dimostrando una buona e convincente opportunità per creare sinergie e costruttive forme di collaborazione tra aziende. Lo strumento è relativamente giovane (introdotto dal legislatore nel 2009) ma sta conquistando l'attenzione degli imprenditori che guardano con crescente interesse alle forme di collaborazione. A novembre 2012 erano oltre 500 le reti di imprese costituite in Italia con il coinvolgimento di più di 2.800 aziende.
L'elemento di convincimento sta probabilmente nel fatto che il contratto di rete lascia ai soggetti costituenti ampi spazi di libertà per definire la formula di collaborazione, senza peraltro rinunciare e sacrificare le proprie autonomie imprenditoriali. Il contratto di rete, nelle sue due tipologie, una più leggera, con soli contenuti di impegni reciproci, e l'altra più forte, con possibilità di determinare una soggettività giuridica e un fondo patrimoniale, si connota per la sua flessibilità e capacità di adattarsi alle diverse esigenze che possono portare alla creazione di una Rete. Il Gruppo Intesa Sanpaolo ha, sin dall'inizio, guardato con grande attenzione e favore a questa modalità di alleanza e collaborazione tra le aziende e ha deciso, attraverso Mediocredito Italiano e le sue Banche del territorio, quale è Banca di Credito Sardo, di sostenere i processi di crescita dimensionale attraverso un'offerta organica di servizi, non solo finanziari, che permette di assistere le imprese che si mettono in rete sin dalla fase di pre-costituzione.
Le aziende che più mostrano interesse sono le micro e piccole imprese che, sfruttando la sinergia offerta dal contratto di Rete, possono giovarsi del miglioramento della produttività, di una più efficace promozione e distribuzione, possono meglio investire su innovazione e soprattutto meglio sostenere i costi di un'internazionalizzazione sempre più spinta e distante.
Nel 2012 BCS ha assistito la costituzione di una rete d'impresa e di filiera del comparto cerealicolo, composta da una ventina di aziende. Il nostro impegno per il 2013 è quello di favorire ulteriori 10 reti, alcune delle quali stanno per essere già formalizzate, che coinvolgeranno circa 250 aziende e che potranno essere percepite, non più singolarmente come micro, ma come 10 Pmi con programmi e prospettive differenti. La nostra convinzione nell'accompagnare le reti di impresa è dunque forte ed è nostro intendimento promuovere assieme ad associazioni di categoria, Università ed enti di ricerca, un laboratorio regionale che funga da osservatorio dedicato specificatamente al tema della crescita delle imprese sarde.
* Direttore generale Banca di Credito Sardo

LA NUOVA SARDEGNA
4 –La Nuova Sardegna
Pagina 11 - Sardegna
ieri, oggi e domani di giacomo mameli
Pulina: cibo di qualità ed economia verde, la ricchezza dell’isola
Il preside di Agraria a Sassari: grazie alla ricerca possiamo ridurre la dipendenza alimentare ed esportare di più
Da noi arrivano studenti e dottorandi da tutto il mondo Ciò che si produce nelle nostre aule è patrimonio della zootecnia globale
È utile produrre il torrone con miele sardo e il pane carasau con grano che non provenga dal Canada, ma dai campi tra il Tirso e il Coghinas
 
SASSARI La Sardegna? «Una prateria da riempire di aziende verdi, capaci di creare ricchezza diffusa. L'agricoltura fa vivere l'umanità, dà occupazione, è difesa dell'ambiente. Se sappiamo cogliere la portata delle innovazioni scientifiche possiamo costruire un'umanità migliore e – per stare a casa nostra – con una Sardegna più bella e più ricca. L'agricoltura – in tutto il mondo – è alimentazione, decoro rurale, tutela del paesaggio. È il nostro futuro», dice Giuseppe Pulina, 57 anni, preside di Agraria, fiore all'occhiello dell'università di Sassari (oggi la burocrazia lo vorrebbe chiamare direttore di dipartimento, ma Pulina ama la tradizione lessicale: «Tra poco si riparlerà di facoltà, non si può cancellare una parola con mille anni di vita»). Una cornice, intanto: «Con la medicina, l'agricoltura è stata quell'attività che ha salvato più vite umane. Nel 1960 gli uomini sottonutriti o affamati erano 800 milioni e la popolazione mondiale era di 2 miliardi e mezzo di cittadini. Oggi, dopo mezzo secolo, sono ancora 800 milioni ma la popolazione è schizzata a sette miliardi. Ieri a morir di fame era un quarto dell'umanità, oggi un decimo. La rivoluzione verde ha fatto aumentare di tre volte e mezzo la disponibilità di alimenti. Ma siamo a una svolta: più di ieri abbiamo diritto a nutrirci di alimenti sani. Ha senso spendere poco al market acquistando prodotti agricoli pieni di sostanze tossiche se poi devo imbottirmi di farmaci?». Il futuro? «È in gioco il destino dell'umanità. Nel 2050 dovranno essere sfamate dieci miliardi di persone. Ma terre disponibili non ce ne sono più. L'acqua è diventata l'oro blu. Non dovremo consumare nuovo suolo, né aumentare il ricorso ai concimi, a fonti energetiche. È in atto una rivoluzione perché non avremo prezzi e costi in caduta ma in crescita, si annuncia la battaglia del pane, Cina e India stanno accaparrando terre in tutti i continenti. A questa metamorfosi dobbiamo essere pronti». E la Sardegna? «Può avere un grande ruolo: è una regione a naturale vocazione agricola. Può crescere. Anche prosperare. Col supporto della scienza. E di un'altra variabile socio-economica: cooperazione». A disegnare questi scenari è uno scienziato chiamato da due mesi a coordinare i presidi delle facoltà italiane di Agraria, da tre anni presidente dell'associazione che riunisce i docenti di zootecnia delle università, del Cnr e di aziende private. Visiting professor a Leeds (Regno Unito), Cornell (Stati Uniti) e Perth (Western Australia), autore di oltre trecento pubblicazioni scientifiche, 70 delle quali valutabili nelle più autorevoli riviste internazionali, Pulina è nato in pieno centro storico a Sassari davanti alla sede dell'università. Secondo di quattro figli di Giuliano Pulina, militare dell'Esercito, e di Maria Loi (direttrice in città della ragioneria centrale dello Stato), frequenta il liceo scientifico. Si iscrive in Agraria, che aveva debuttato il 21 novembre 1950 con la prima riunione del comitato fondatore. Ne facevano parte nomi del mito: Arturo Carta (Patologia generale a Veterinaria), Carlo Gastaldi (Chimica farmaceutica) e Athos Goidanich (entomologo che arrivava da Torino). Bandiscono i primi concorsi per le cattedre di Industria agraria, Economia, Patologia vegetale, Entomologia. Sassari si impone, diventa facoltà al top nazionale. Ma soprattutto cambia il corso nuragico della Sardegna agrosilvopastorale. Con Antonio Vodret si mettono le basi per il salto di qualità dell'enologia, l'Entomologia è affidata a Romolo Prota, la zootecnia ha la sua guida in Paolo Brandano. Pulina si laurea nel 1979 col torinese Pietro Picarolo. Tesi d'avanguardia in anni di petrolio rampante (“Le energie alternative in agricoltura”), 110 e lode e pubblicazione. Subito il dottorato (il PhD) al ministero dell'Agricoltura e tanti incarichi (primo insegnamento: Genetica animale) ma soprattutto pubblicazioni che si impongono OltrAlpe. In particolare due testi (Cambridge Press) sull'allevamento delle pecore e delle capre (“Dairy Goats Feeding and Nutrition” e “Dairy Sheeps Feeding and Nutrition”). Nel 2007 (giunta regionale presieduta da Renato Soru) diventa direttore generale di Agris, agenzia che liquida i pletorici consigli di amministrazione degli ex Istituto zootecnico caseario, Cras, Stazione sperimentale del sughero, Istituto per l'incremento ippico, i Consorzi per la frutticoltura di Cagliari e quello di Sassari: tutti enti utili solo per la spartizione di lottizzate poltrone da sottogoverno. Oggi – dimessosi dall'incarico regionale il giorno in cui a Soru subentra Ugo Cappellacci – è full time universitario, insegna Ingegneria agraria e pianificazione del territorio rurale. Ufficio al terzo piano della facoltà di viale Italia, dietro la scrivania campeggia un quadro bucolico con pastore in pennichella e pecore brucanti. Gli studenti: 992 nel 2007-2008, quest'anno 835. Ma se cinque anni fa i fuoricorso erano il 45,3 per cento adesso sono scesi al 38 (34 nel 2010). E Agraria attrae studenti e dottorandi dal Brasile alla Siria, dalla Spagna all'Egitto, dall'Afghanistan alla Tunisia. Perché? «Alla teoria, alle esercitazioni in laboratorio uniamo applicazioni pratiche nei campi e nelle stalle». Non solo: «I nostri software di alimentazione per ovini e caprini sono utilizzati in tutto il mondo. Ciò che si produce nelle nostre aule e nei nostri studi è patrimonio della zootecnia globale. Nei settori di cui ho parlato Agraria di Sassari fa scuola nel mondo. Abbiamo una condizione di operosità scientifica superiore alla media nazionale con centinaia di pubblicazioni per anno. Su cinquanta medaglie di ateneo per la produttività undici sono andate alla nostra facoltà. Pur rappresentando noi un tredicesimo dell'università, con oltre trecento pubblicazioni, 70 delle quali valutabili, siamo a un quinto, cioè al doppio del secondo miglior Dipartimento». Pur con questa eccellenza l'agricoltura sarda soffre. «La Sardegna può giocare un ruolo davvero strategico. In Italia la sola zootecnia biologica rappresenta un settore di nicchia: ci sono 6800 aziende, metà delle quali fra Sicilia e Sardegna, dove si allevano principalmente bovini e ovini. È settore da far crescere». E qui segue un elenco delle nostre marcate incongruenze. «È utile ed economico produrre il torrone di Tonara o di Pratosardo con miele rigorosamente sardo? Certo. È utile ed economico sfornare il pane carasau fatto da grano che non provenga da Manitoba del Canada, dai campi fra l'Ontario e l'Hudson, ma fra il Tirso e il Coghinas? Certo. E così per l'olio, per la carne, pesci, frutta, prodotti dell'orto. Dobbiamo ridurre la nostra dipendenza alimentare ed esportare di più. E vanno chiuse le cosiddette filiere. Ripeto che occorre anche un sano spirito di cooperazione, il modello Arborea deve funzionare dal Sulcis alla Gallura». Non sarà tutto facile: «I prodotti buoni – senza cadmio, senza mercurio, senza diossina – non si potranno avere a basso prezzo. Tra l'altro il nostro sistema di sicurezza alimentare è tra i migliori al mondo. La Sardegna può inserirsi in questo discorso innovativo perché ha un ambiente eccezionale». Perché parla di rivoluzione culturale? «Se l'etica mi impedisce di comprare il pallone confezionato da un bambino indiano sfruttato come un paria, allo stesso modo devo rifiutare chi mi propone di acquistare una fettina a prezzi stracciati. La qualità della nostra carne è elevata: un buon taglio di vitella sarda, ben frollata fa sentire la differenza. Il che non vuol dire che altrove non ci siamo eccellenze alimentari: ma dobbiamo incrementare la nostra green economy. Che ci fa bene al portafogli e alla salute». Per concludere? "Con le innovazioni garantite dalla scienza possiamo trasmettere nuove conoscenze agli allevatori, ai contadini, ai manager dei campi». Una raccomandazione? «Tenersi cara la terra. Dopo i campi di sterminio – ha detto Andrea Zanzotto – dobbiamo evitare lo sterminio dei campi. La terra è fatta per l'agricoltura. Cioè per l'uomo».
 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 11 - Sardegna
Tre aziende a Tula, Solarussa, Ardara: quando i laureati diventano manager
 
Sta diventando una regola che i neodottori in Agraria – dopo aver girato un po' il mondo ed essersi confrontati con altri ricercatori – diventino anche manager. E creano Pil: fatturato e posti di lavoro. Succede a Tula dove Alessandro Mazzette, stage in Australia dall'illustre dorgalese Angelo Loi, dopo il dottorato di ricerca è diventato direttore del mangimificio SardaSementi. Con i fratelli manda avanti un'azienda con cento bovini e 850 tra pecore e capre nelle campagne di Riu 'e trofos, verso Ozieri, con vista sul nuraghe Bùlgidu. È stato tra i primi a innovare imponendo le aste per gli agnelli, per i concimi, per il latte. È Mazzette a organizzare un team di 35 giovani allevatori che credono e vivono dalla green economy. Anche altri neolaureati mettono a frutto gli studi nelle loro aziende. È il caso di Michele Deiana che si occupa di allevamento di pecore nella pianura di Solarussa. Idem per Antonio Satta che applica le teorie apprese all'università di Sassari nella sua fattoria di Ardara. «Toccare con mano questo raccordo scuola-lavoro è una delle soddisfazioni più appaganti», dice Pulina.
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 12 - Sardegna
Nuovi presidenti al Banco di Sardegna
Cambio della guardia a Sassari: in arrivo Antonello Cabras alla Fondazione mentre Arru guiderà la Spa del gruppo
francesco porcu Gli istituti bancari hanno ridotto i prestiti alle imprese dell’isola. I tassi di interesse e i costi aggiuntivi sono altissimi
di Alfredo Franchini
 
CAGLIARI Tra banca e imprese sarde ormai si applica l'arte del rattoppo. Le aziende sono sempre più sfiduciate, il sistema bancario vede crescere le sofferenze e spesso mantiene l'attivo solo grazie al trading finanziario. Un periodo tormentato con le imprese che invocano più dialogo ma al massimo riescono a "rattoppare" i propri conti, allarmate dalle condizioni di finanziamento e dal mancato pagamento dei propri crediti con la pubblica amministrazione. Che cosa accade? «Le imprese sarde hanno dovuto fare i conti con l’inasprimento delle condizioni del mercato del credito», afferma Francesco Porcu, segretario regionale della Cna, «c’è stata una progressiva riduzione del volume dei prestiti». Ma l’elemento più grave è che la contrazione dei crediti - incominciata per le piccole imprese alla fine del 2008 - si è estesa alle imprese di maggiori dimensioni. «A questo si deve aggiungere l’alto tasso d’interesse», afferma Francesco Lippi, presidente della Confapi, «sui prestiti ma anche sui mutui non agevolati per l’acquisto di case». Difficoltà che sono riconosciute dalla stessa Banca d’Italia: «In tutte le aree territoriali, per le imprese che hanno segnalato maggiori vincoli nell’accesso al credito, le tensioni si sono tradotte in un aumento dei tassi di interesse e dei costi accessori, tra cui commissioni e spese di gestione», si legge nel Report sulle economie regionali elaborato dalla Banca d’Italia. Di cosa si lamentano le imprese? Secondo il sondaggio congiunturale per il Report di Bankitalia, i principali ostacoli, segnalati da più di 80 aziende su cento, sono i livelli dei tassi di interesse e i costi accessori; 68 imprese su cento hanno denunciato, infine, la difficoltà ad avere nuovi finanziamenti. Tutti temi che ripropongono la questione, sempre rovente, del credito in Sardegna. Un mercato anomalo, perché quasi del tutto privo di banche cooperative, (ad eccezione della Banca di Cagliari, uscita da un commissariamento e della Banca di Arborea). Il 70 per cento degli sportelli nell’isola è controllato da due gruppi: Banco di Sardegna che fa capo alla Bper, e Banca di credito sardo (Intesa Sanpaolo). La Bper, il gruppo che ha in portafoglio Banco di Sardegna e Banca di Sassari, si appresta ad applicare il piano industriale che prevede, tra l’altro l’uscita di alcune centinaia di dipendenti. E per il Banco la primavera porterà grandi novità con la nomina dei nuovi vertici: i nomi più accreditati sono quelli di Antonello Cabras, ex senatore pd, per la presidenza della Fondazione mentre Antonello Arru, attuale presidente della Fondazione passerebbe alla presidenza dell’azienda bancaria. La Fondazione detiene il 49% del capitale della banca e, secondo i patti parasociali, non potrà scendere al di sotto del venti per cento della partecipazione al capitale.
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 12 - Sardegna
Tecnologie, l’isola è in crescita
L’Ict pesa per il 2% del fatturato regionale, ma servono più finanziamenti
di Sabrina Zedda
 
CAGLIARI Finanziamenti erogati con il contagocce. Tempi di pagamento biblici. Scarsa capacità di attrarre nuove imprese. E ancora: nanismo esasperato. Nel settore dell’Ict, quello che lavora su informazione, comunicazione e tecnologia, sono tante le rigidità da superare, eppure i margini di miglioramento ci sono. Grazie soprattutto a quell’humus fertile creato anni fa dal Crs4 (il centro di calcolo matematico del parco scientifico e tecnologico), Video on line e da Tiscali. Se ne è parlato nella sede dell’Assoindustria, nel convegno “Il ruolo dell’Ict nello sviluppo economico della regione Sardegna”, organizzato dalla Confindustria Sardegna meridionale insieme alla Banca di credito sardo. Nel 2011 il fatturato complessivo nell’isola dell’Ict si è attestato sui 660 milioni di euro, il 2% dell’intero fatturato regionale, con un peso del 13% sul fatturato del settore dell’interno Mezzogiorno. Ancora: con 1,9 addetti ogni mille abitanti, l’isola si colloca al terzo posto, nel meridione, dopo Abruzzo e Campania, mentre le imprese del settore sono complessivamente 2.422 per un totale di 8.603 addetti. Numeri che, se da un lato pongono la Sardegna in una posizione egregia rispetto al sud dello Stivale, appaiono ancora inferiori rispetto alla media nazionale. Per capirlo basta ancora un dato: il settore (tenendo in considerazione il numero di aziende) pesa per il 2% sull’economia locale, a fronte di una media del meridione dell’1,8%, e di un valore nazionale che è però del 2,4%. Come migliorare le performance? Pierluigi Monceri, direttore generale della Banca di credito sardo non ha dubbi: «Occorrono una maggiore capacità di attrarre nuove imprese, la capacità di offrire progetti strategici importanti e una maggiore velocità delle pubbliche amministrazioni nel mettere a disposizione i contributi». In quest’ottica Monceri lancia la proposta di un «laboratorio generale» in cui, chi voglia dare il proprio contributo, possa entrare: università, enti di ricerca, società che, con studi statistici, vogliano capire come si muove il settore. Perché in fondo, spiega il direttore generale di Banca di credito sardo, la ricetta migliore rimane quella di non smettere di investire in ricerca e sviluppo. Un fatto avallato dal presidente della Confindustria Alberto Scanu e avvalorato dal fattore moltiplicativo: «Se nell’Ict investo 100 -dice Massimo Deandresis, direttore di Srm, (Studi e ricerche per il Mezzogiorno) - alla fine del ciclo mi torna indietro 420». L’Ict è uno dei settori più sensibili alle variazioni economiche e poiché, dalla sanità alla pubblica amministrazione, nessuno ormai, fa a meno dell’Ict, se cresce l’economia, il comparto cresce ancora di più.
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 15 - Sassari
Si litiga di meno ma si fallisce di più
Le statistiche giudiziarie del Tribunale civile nel quinquennio 2008-2012 svelano un’altra faccia della crisi economica
di Daniela Scano
 
SASSARI Meno litigiosi (forse più per necessità che per scelta) ma assediati da una crisi che sembra cancellare gli orizzonti. Così diminuiscono le cause civili, ma aumentano i fallimenti e le esecuzioni sia mobiliari sia immobiliari. Le statistiche giudiziarie del tribunale civile descrivono i sassaresi negli anni più duri. Sabato il lavoro degli uffici giudiziari sassaresi è stato illustrato dal giudice Pietro Fanile, presidente del Tribunale, al pubblico che affollava l’aula magna dell’Università per assistere al convegno che viene organizzato all’inizio di ogni anno per illustrare il lavoro svolto da magistrati e personale amministrativo. L’appuntamento è utile anche per osservare da vicino i riflessi sulla vita della gente comune della crisi economica e sociale. A giudicare dai numeri delle cause sopravventute nel corso dell’anno nelle cancellerie del tribunale, anche a Sassari la crisi sta facendo sentire tutto il suo peso. I fallimenti, per esempio: l’anno scorso i “nuovi arrivi” sono più che decuplicati rispetto al 2008 quando erano arrivati cinque nuovi fascicoli. Niente in confronto alle 55 richieste dell’anno scorso. Anche se i giudici hanno intensificato il ritmo di lavoro, alla fine dell’anno sono stati iscritti a ruolo 529 fascicoli pendenti. Aumentano anche le istanze di fallimento, vale a dire le richieste presentate da creditori esasperati: nel 2008 erano state 95, durante il 2012 ne sono arrivate 170, i giudici ne hanno esaminate 147 e alla fine dell’anno sono state registrate 133 pendenze, L’altro specchio della crisi sono le esecuzioni, sia mobiliari sia immobiliari. Dal 2008 al 2012 sono aumentate di un terzo le cause sopravvenute. L’anno scorso, 437 soggetti hanno chiesto il pignoramento di beni immobili di debitori e cattivi pagatori. Si tratta per lo più di banche decise a rivalersi nei confronti di clienti che non riescono più a pagare le rate del mutuo. Il trend della crisi è in costante crescita: nel 2008 erano sopravvenuti 311 procedimenti per esecuzioni immobiliari, nel 2012 le nuove cause sono schizzate verso l’alto. I giudici del tribunale fallimentare, che avevano già smaltito una gran mole di lavoro nell’anno record 2008 (718 procedure esaurite nel corso dell’anno) ormai “viaggiano” a quota 387 esecuzioni immobiliari ordinate ogni anno. Il numero fotografa famiglie e imprese rimaste senza il tetto di una casa o di un capannone sulla testa. E altre 1.745 aspettano una decisione del tribunale. Le cose non vanno meglio se si esaminano i numeri delle esecuzioni mobiliari: vale a dire le richieste di pignoramento di beni mobili (compresi gli stipendi) di creditori. Nel 2008 c’erano state 1.583 nuove domande che erano andate ad aggiungersi ai 2.704 casi pendenti. I giudici del tribunale civile hanno lavorato moltissimo, al punto che all’inizio del 2011 le cosiddette pendenze erano “solo” 1116, ma nel corso dell’anno sono sopravvenute 2.069 nuove istanze. Al termine dell’anno scorso sono stati esauriti 2.220 procedimenti e ne avanzano appena 965. I giudici si danno da fare per abbattere l’arretrato, ma fanno fatica a stare dietro alla gran mole di lavoro. Colpa della crisi economica, spiegano gli osservatori esperti. Una conferma indiretta arriva dalla drastica riduzione dei contenziosi civili: nel 2008, negli uffici del tribunale civile erano sopravvenuti quasi seimila nuovi fascicoli, nel 2012 sono arrivate “solo” cinquemila domande. Ed è questo l’unico caso in cui, lavorando un po’ meno (5.554 affari esauriti contro i 6.688 del 2008) i giudici civili sassaresi hanno lasciato un arretrato nettamente inferiore: cinquemila fascicoli contro i 6.863 di cinque anni fa. Se i sassaresi danno meno da lavorare ai giudici per le loro liti civili, chiosano i tecnici, la ragione è semplice: con questa crisi, anche litigare costa.
 
LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 15 - Sassari
Diminuiscono anche le cause di lavoro
 
Il giudice Pietro Fanile ha illustrato anche i risultati raggiunti dal Tribunale del lavoro, che ha progressivamente smaltito gran parte dei procedimenti depositati nelle cancellerie. Anche in questo caso c’è stata una netta diminuzione delle cause sopravvenute (2357 nel 2012 contro le 3186 arrivate durante il 2008) a fronte di un sensibile aumento dei procedimenti esauriti (2971 nel 2012 contro i 2725 nel 2008). Alla fine dello scorso anno sono rimaste da definire 2674 cause di lavoro, molto meno delle 3552 rimaste al termine del 2008. Ma a questo risultato si è arrivati grazie al gran numero di cause definite dai giudici della sezione lavoro del Tribunale civile tra il 2009 e il 2011: 3203 nel 2009, 3665 nel 2010 e 3587 nel 2011. La sezione lavoro è uno dei punti di forza del tribunale civile, che può contare su magistrati validi e preparati. Il problema, come in altri uffici giudiziari, è costituito dagli organici insufficienti.
 

10 - SardegnaQuotidiano
Cagliari – pagina 13
RETTORATO MASTER IN BIOINFORMATICA
DOMANI LA CONSEGNA DEGLI ATTESTATI
 
Domani alle 10.30 nell’Aula Consiglio del Rettorato (primo piano, via Università 40) si terrà una conferenza a chiusura del primo Master di II livello in Bioinformatica, diretto dal professor Gianni Fenu organizzato dall’Università con la Regione Autonoma della Sardegna, Sardegna Ricerche e CRS4. Alle 11 seguirà in Aula Magna la consegna degli attestati agli allievi che hanno concluso il Master. 
 
11 - SardegnaQuotidiano
Cagliari – pagina 13
UNIVERSITÀ NELLA FACOLTÀ DI LINGUE
UN SEMINARIO DEDICATO A CAMILLERI
 
Giovedì alle 13, nell’aula 2 dell’ex Facoltà di Lingue (via San Giorgio 12) prenderà avvio un seminario coordinato dal professor Giuseppe Marci e dedicato all’ope - ra di Andrea Camilleri. Il seminario è aperto agli studenti della Facoltà di Studi Umanistici, si svolgerà nei mesi di marzo e aprile e prenderà in esame i principali aspetti dell’opera camilleriana, così come i problemi legati alla trasposizione filmica della serie di Montalbano.

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