Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
18 December 2013

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Pagina 22 - Economia
Stage per 450 studenti
Formazione, la compagnia ora rilancia
 
Tirrenia investe sulla Sardegna e sui giovani. Dopo aver formato 450 studenti parte la seconda edizione del progetto ForMare che oltre a offrire stage ad altrettanti ragazzi delle scuole sarde, prevede il coinvolgimento delle università, un finanziamento per le start up e le prime assunzioni anche se a tempo determinato.
PROGETTO Ieri, a bordo della nave Athara ormeggiata nel porto di Cagliari, è stato l'amministratore delegato della compagnia, Ettore Morace, a raccontare i risultati della precedente edizione ed annunciare le novità della prossima. I ragazzi dell'ultimo anno degli istituti tecnici e professionali a indirizzo logistico e turistico hanno avuto l'opportunità di accedere al mondo del lavoro e di svolgere diverse attività a bordo delle navi: dalla guardiania in navigazione all'assistenza all'imbarco passeggeri, dalla conduzione delle macchine alla gestione dei servizi di bordo. «Abbiamo mantenuto le promesse», ha confermato Marina Spinetti, ideatrice e responsabile del Progetto ForMare: «Tutti i ragazzi coinvolti hanno potuto svolgere gli stage, ora rilanciamo: la scuola sarda ha infatti bisogno di lavorare in sinergia con le imprese». Per questo nel 2014, oltre ai ragazzi delle scuole superiori, potranno partecipare gli studenti universitari con il Concorso “La tua idea per Tirrenia” con cui la società vuole sostenere la nascita e la crescita di nuove realtà imprenditoriali. Il progetto migliore, che dovrà riguardare la logistica, l'intrattenimento, la ristorazione o l'information technology sarà premiato con una borsa di studio di 10mila euro. L'idea, che dovrà essere descritta e inviata via mail a info@formaretirrenia.it entro il 21 marzo, dovrà essere particolarmente innovativa e con elevata capacità di tradursi in realtà. Info su www.formaretirrenia.it, marispinetti@tiscali.it. Nella nuova edizione, inoltre, Tirrenia inizia ad assumere, anche se con contratto a tempo determinato: due degli studenti che hanno svolto gli stage con particolare profitto potranno imbarcarsi a giugno e sottoscrivere un contratto con Tirrenia per due mesi. Il progetto prevede anche un concorso di poesia per i licei “Viaggi diVersi” dedicato al viaggio per mare con opere sia in italiano che in sardo a cui saranno dati dei premi dai 200 ai 300 euro.
TURISMO Un'azione a tutto campo elogiata anche dalla Regione: «Finalmente nel 2013 abbiamo invertito la rotta delle presenze turistiche», ha confermato Luigi Crisponi, assessore regionale del Turismo, «e questo grazie a una sinergia con le imprese turistiche e di trasporto. Dobbiamo continuare così». Per Crisponi nel 2013 le presente sono state 10,2 milioni, con un saldo finalmente positivo rispetto all'anno precedente che aveva registrato quasi 9,5 milioni di turisti.
Annalisa Bernardini
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Pagina 37 – provincia di Cagliari
Monserrato
Testimoni di guerra, libro di Mameli
 
MONSERRATO Dopo la presentazione avvenuta lunedì a Perdasdefogu, lo scrittore Giacomo Mameli propone domani alle 17,30 nella sala polifunzionale del Comune in piazza Maria Vergine il suo ultimo libro: “Il forno e la sirena” (Cuec Editrice). Interverranno i sindaci di Monserrato Gianni Argiolas e di Perdasdefogu Mariano Carta, lo scrittore e storico dell'Università di Cagliari Luciano Marroccu e il critico letterario dell'Università di Cagliari Mauro Pala. Letture di Maurizio Anichini e Pierpaolo Piludu. Modera Pietro Picciau. Il forno del titolo del libro è quello dei campi di concentramento in Germania, in Polonia, in Italia dove sono stati uccisi ebrei e zingari, omosessuali e soldati. La sirena è quella che doveva evitare la morte nelle città bombardate dal cielo e spingeva la gente a correre a perdifiato verso i rifugi. Due soppravissuti ricordano la loro vita umile e quei giorni del 1943, a Bergen-Belsen o ad Auschwitz-Birkenau, e il calvario di morte nel 1943 a Cagliari e Monserrato.
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Prima pagina
La lezione di Silvia ai tempi della crisi
Un possibile vademecum per non mollare
Lorenzo Paolini
 
Silvia ha 19 anni, vive a Rio Murtas, Narcao, si è diplomata all'istituto minerario Asproni di Iglesias, da ottobre studia Informatica all'università di Pisa. Una ragazza normale che come tutte le post-adolescenti ha una finestra sui social media, è appassionata di fumetti manga e giapponeserie in genere. Nota a margine: soffre di atrofia muscolare spinale, è collegata a un respiratore 24 ore su 24, vive una vita piena e intensa fra l'ospedale e la camera della villetta di famiglia. Intorno a quel letto ha saputo fabbricare, negli anni, una piazza virtuale che è palestra di belle speranze, luogo di studio, crocevia d'incontri e chiacchiere leggere.
Con lei la sanità in Sardegna ha scritto una delle pagine più belle e romanticamente scientifiche della storia. Ha sperimentato un'assistenza domiciliare com'era difficile immaginarne di meglio, ha provato soluzioni sul campo, escogitato stratagemmi salvavita, indossato le facce di una squadra di professionisti dal cuore d'oro. In una storia che sembra zuccherosa ed è invece luminosa e seria, si è fatto ricorso a tutta la tecnologia disponibile sul campo per darle parvenza umana. Anche l'istruzione pubblica è uscita vincitrice: anziché sapere di polvere e stantio, le proposte della scuola per portare la studentessa sui banchi lasciandola nel suo letto sono state geniali. Lezioni in videoconferenza, approfondimenti privati, tutoraggio volontario dei compagni, interrogazioni con tutti i crismi. Quando i dirigenti dell'ateneo toscano sono venuti in Sardegna per firmare l'accordo con la Asl, sono rimasti sbalorditi dal livello di eccellenza.
Poi c'è lei, la protagonista al di là delle sue intenzioni. È lei che ha impartito, e continua a fare ogni giorno, la più straordinaria delle lezioni. Ha deciso che avrebbe studiato, l'ha fatto. Adora scrivere e siccome le mani non la sorreggono, digita veloce utilizzando il puntatore ottico. Si è imposta una vita normale e non ha mollato, a dispetto di qualunque accidente. E anche quando la scommessa di fare la matricola universitaria sembrava francamente ardua, non ha mollato l'osso. Qualche anno fa è riuscita ad andare a Napoli, alla fiera del fumetto, con un viaggio che sembrava francamente impossibile. Ha una famiglia che l'adora alle spalle - padre cassintegrato Alcoa, madre casalinga, fratello cuoco, un cagnetto amatissimo - ma non basta a spiegare tutto. La chiave di lettura è quell'abitudine di sgranare gli occhi quando la gente si complimenta per il carattere tosto. Come a dire: cosa faccio di speciale?
La storia di Silvia non è un racconto di Natale, lei si offenderebbe parecchio, né un fervorino morale. Ma in tempi grotteschi in cui ciò che è dovuto diventa un gentile omaggio e l'unica soluzione sembrano i forconi (o la fuga), dimostra che una via c'è, in salita estrema ma percorribile. Una vicenda di costanza ferrea dove arrendersi non è un'opzione sul tappeto, la generosità viene prima della rivendicazione astiosa e l'impegno personale anticipa la sana e legittima protesta. Il che sarà, forse, banale. Ma vero.
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Pagina 35 - Cultura
Pula
Borsa di studio, vince Corda
 
PULA È andata ad Annaida Corda, neolaureata nel corso di Architettura delle Costruzioni dell'Università di Cagliari, la nona edizione della Borsa di studio in onore di Giacomo Pisu. Alla studentessa, che ha presentato una tesi dal titolo “Il collegamento metro-tramviario fra Cagliari e Pula”, andranno i 4 mila euro messi in palio dal Comune. La Borsa di studio è nata nel 2002 con l'obiettivo di premiare la migliore tesi riconducibile a Pula e al suo territorio. Il Premio venne istituito in memoria di Giacomo Pisu, giovane di Pula strappato alla vita da una malattia incurabile. Lo sfortunato studente, affetto da una malattia che gli impediva di frequentare la scuola, riuscì a diplomarsi, a iscriversi alla facoltà di Medicina. (i.m.)
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Pagina 55 – Spettacoli
Al Massimo
Beckett incontra Pirandello
Da domani a domenica
 
Prosa, pantomima e figura. Più linguaggi scenici si intrecciano in “Pirandello/Beckett”, la nuova produzione del Teatro Stabile di Sardegna al Massimo di Cagliari, per la regia di Guido De Monticelli. Il direttore artistico ha voluto mettere in scena Samuel Beckett, con “Atto senza parole” e Luigi Pirandello, con “All'uscita” nello spettacolo in cartellone dalle 21 di domani sino a domenica (unica data in cui il sipario si alza alle 19). Sul palco tre attori storici della compagnia, Isella Orchis, Luigi Tontoranelli e Paolo Meloni, con il mimo e giocoliere Edoardo Demontis, che ha vissuto l'esperienza di “Untitled_I will be there when you die” di Alessandro Sciarroni (Premio Rete Critica agli Ubu).
La messinscena si avvale inoltre di figure animate, realizzate dalla fondatrice di Is Mascareddas, la maestra burattinaia Donatella Pau. A curare le scene sono stati chiamati alcuni giovani studenti della Facoltà di Architettura (Edoardo Cossu, Marta Spiga, Valeria Spiga, Eleonora Uras) selezionati nelle precedenti collaborazioni con l'ateneo cagliaritano. Infine, Adriana Geraldo e Loic François Hamelin firmano rispettivamente costumi e disegno luci. Si incontrano e si confrontano nello stesso spettacolo «due piccoli capolavori, due gioielli della drammaturgia del '900», nelle parole di De Monticelli nelle note di regia, in cui spiega che sarà un che di fantastico a legare i due atti. «E se, nella pantomima di Beckett riecheggia, in un susseguirsi di comicissimi inciampi e umanissimi impedimenti - prosegue il regista - un che di chapliniano (o forse qualcosa che ricorda Buster Keaton, che non a caso fu l'interprete dell'unico film di Beckett), nel “mistero profano” di Pirandello siamo oltre la soglia della vita, all'uscita di un cimitero dove i personaggi sono in realtà “apparenze” appena fuoriuscite dalla loro esistenza terrena; in attesa di una dissoluzione che non tarderà a venire, non appena ogni residuo, ogni conto in sospeso con la loro vita passata si sarà esaurito». ( m.va. )
 

LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Sardegna
IN BREVE
MASTER SARDEGNA
 
Saranno i professori a immigrare nell’isola La Regione prova a risparmiare sui costi della formazione per i neolaureati in un momento di ristrettezze economiche, con il programma Master in Sardegna, organizzato in collaborazione con le Università di Cagliari e di Sassari, per il biennio 2013-2014 saranno svolti 21 corsi per 525 allievi che potranno beneficiare, soprattutto nei master dell'Ateneo sassarese, di lezioni gratuite, mentre a Cagliari il costo del master si aggira sui 500-100 euro a studente. Dal canto suo la Regione investirà complessivamente 3,220 milioni, con un costo a studente di 6.200 euro. Nel 2011 l'investimento complessivo era stato invece di poco superiore ai quattro milioni, mentre per ciascuno dei 362 beneficiari la Regione aveva speso 11.300 euro. Secondo il progetto presentato dall’assessore al lavoro Mariano Contu e dal rettore dell’università di Cagliari, Giovanni Melis, stavolta saranno i professori dei migliori atenei nazionali ed europei a «immigrare da noi» per insegnare agli studenti che invece rimarranno in Sardegna.
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 41 - Cultura-Spettacoli
Contro la privatizzazione di città e territori
Inerte o complice Così la politica devasta l’ambiente
Esce il nuovo libro di Antonietta Mazzette
Un testo a più mani
Un’analisi rigorosa che dimostra come la logica proprietaria abbia cancellato ogni forma di socialità
da capoterra a sarno La dimensione collettiva della politica ha ceduto il passo alle regole ferree della speculazione urbanistica
di Giacomo Mameli
 
Le nostre città sono davvero di tutti, della società? Sono pensate per “i più”, o stanno diventando “spazio” progettato per élites, per “i pochi”, per scorribande di chi – mettendoci le mani finanziarie e speculative – favorisce volutamente interessi privati di tutti i tipi? La domanda val bene per i nostri paesi, anche quelli micro sui monti o bordo spiaggia. Perché, davanti a «una pubblica amministrazione inerte» – inerti possono essere Roma e Firenze, Cagliari e Sassari, Rocca Priora e Villanova Monteleone – è evidente che sia «il mercato a organizzare spazi accessibili al pubblico in funzione delle sue specifiche esigenze economiche». Per cui se il regista è sua-maestà-il-mercante appare più che scontato che il traguardo sia il profitto personale o aziendale e non quel bene collettivo sempre più inafferrabile e utopistico. Il singolo imprenditore – accolto e riverito nei salotti del Potere – pensa a costruire palazzoni nella zona ics, ci fa insediare banche e paninoteche, sale cinematografiche e perfino centri di ricerca scientifica. Incarta e porta a casa il bottino. Poi organizza un festival jazz o di ballu tundu. Così quello spazio decisamente “privato” per una sera diventa virtualmente “pubblico”, “fruibile dalla gente”. In questo intreccio attorno a una città Ikea o Auchan creano anche l'angolo per l'altalena dei pargoli o un acqua-spam. In siffatti luoghi c'è chi spende e s'accontenta. Quello spazio gli sembra suo. Intanto il mercante incassa e versa in banca. La qualità della vita? È del mercante, non del cittadino. Mille vacuità. Così stanno oggi le cose attorno alla «concezione borghese di sfera pubblica». Ubriacati da mille vacuità ci sente smarriti nel «comprendere e criticare i limiti della democrazia nel tardo capitalismo». Con un rimpianto della agorà. Dove, «nella città pianificata», in quella pensata per i più e non per i pochi, si potevano svolgere «le attività di cui la comunità ha bisogno, gli affari della città come li definivano Platone e Demostene». Affari pubblici non speculazioni private. Il bisogno è l'asilo nido non la sala-giochi. Il bisogno è la biblioteca non il megastore con dvd di porno film. Il bisogno è l'assistenza agli anziani soli in casa non il centro Fitness & Body sotto i pilotis del condominio. Attorno a questi temi, affrontati con la metodologia e la tecnica della ricerca sociale, ruota il nuovo libro (“Pratiche sociali di città pubblica”, Editore Laterza, pagine 234, euro 22) della sociologa Antonietta Mazzette, direttrice del dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Sassari, che con altri colleghi di atenei italiane firma la regìa-radiografia di «sette tipologie di spazio pubblico». Cittadini esclusi. La studiosa sassarese aveva già indagato su questi tormenti urbanistici contemporanei con un altro volume, sempre per Laterza, dal titolo “Esperienze di governo del territorio” e, per l'editore Franco Angeli, nel 2007, con il saggio “La metropoli consumata. Antropologie, architetture, politiche, cittadinanze”. Nel 2009, con Laura Bovone e Lucia Ruggerone, Mazzette aveva scandagliato sulle “culture di governo e le pratiche urbane a Milano”. In queste pagine torna ora accresciuta la passione – unita alla accresciuta depressione – per il mancato «coinvolgimento del cittadino nelle decisioni che riguardano il mutamento urbano», ormai appannaggio di cementificatori e di studi di ingegneria di tutte le risme. Da pastori a faccendieri. È logico, oggi, chiedersi se nelle lottizzazioni attorno ai canali dell'apocalisse di Olbia abbia prevalso il bene collettivo o l'interesse del faccendiere giunto dalla Barbagia e ben presto riconvertito da pastore di pecore in lottizzatore fai da te di aree non edificabili. Per tornare a una significativa immagine della Mazzette, in queste faccende, era o no «inerte l'amministrazione pubblica»? Inerte – per i filologi – non è uno pigro. È uno che non sa, che non vuol sapere, che non possiede l'umiltà dell'inchiesta sul campo per capire il bisogno pubblico. Inerti a Olbia e Capoterra? Incerti a Sarno o nel Polesine? Facile la risposta. Tutt'altro che consolatoria perché ogni sindaco, ogni dipendente dell'ufficio tecnico, tutti i componenti della commissione urbanistica non hanno ascoltato il polso della società ma solo la richiesta protocollata “su grande agrariu”. È così evidente che nessuna amministrazione ormai – in tutto lo stivale – si domandi quali siano «i luoghi di incontro e di interazione per tutti, intesi – scrivono nel libro Camillo Tidore (Sassari) e Matteo Colleoni (Milano) in un capitolo sulla crisi e trasformazione dello spazio urbano – come ribalte della vita quotidiana, attrattivi di flussi e capaci di accogliere le differenze, in grado di contenere la quotidianità degli eventi, grandi e piccoli, che la città offre ai suoi fruitori». Quale città? Il libro scandaglia fra i bisogni e le pratiche di sette città o luoghi. Alfredo Mela parte dal Parco del Valentino che di Torino è il parco per antomasia e nota che si è creata «una convivenza reciprocamente accettabile» fra diversi, fra chi ci passeggia col barboncino o chi usa il parco come spiaggia a bordo Po. Tre sociologi milanesi (Francesco Memo, Flavio Pellegrinuzzi e Francesca Zajzzyk) leggono il mutamento della città che cambia osservando «dove tutti partono e dove tutti passano» alla Stazione Centrale e alla Stazione Lambrate col «diverso ruolo giocato dagli immigrati». Con Antida Gazzola vediamo la gente del Porto Antico di Genova, con Maurizio Bergamaschi e Marco Castrignanò lo Sala Borsa di Bologna, dove la biblioteca entra nel «circuito della sopravvivenza dei senza dimora». E ancora Umberto Segatori con la Fontana Maggiore di Perugia e Luciana Bozzo con la Piazza Umberto I di Bari. Costa Smeralda. Il libro è arricchito da un’analisi della stessa Antonietta Mazzette sull'aeroporto Costa Smeralda di Olbia, «anomalo spazio pubblico» ma «spazio sotto controllo». Dove «anche in uno spazio così delimitato e iperspecializzato si manifestano nicchie e corridoi di vita separati e distinti dentro i quali vigono codici comunicativi interni e comuni ai gruppi che si formano in virtù degli interessi comuni e dei comportamenti conseguenti». Spazi idonei per i viaggiatori last minute con Ipad e Smartphone, ma anche per i docenti universitari e per gli studenti di Economia e management del turismo (ottima e innovativa l'idea di una cronaca cronometrata ad horas nell'uso dei vari spazi). Si torna così ai classici greci, a Platone e Demostene, che amavano offrire i servizi di cui «una comunità ha bisogno». Aule e tavoli da studio. Non megastore né tavoli da biscazzieri.
 
 

Questionnaire and social

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