Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
08 December 2012

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca Italiana (Pagina 10 - Edizione CA)
L'Italia prova a sopravvivere
Crollano i consumi, allarme giovani, meno auto, più bici
IL RAPPORTO CENSIS. La foto di una crisi che mostra il ritorno dell'arte di arrangiarsi
 
ROMA Sono disposti a vendere l'oro di famiglia per arrivare a fine mese, a lasciare l'auto per andare in bicicletta, a coltivare l'orto piuttosto che subire i rincari del supermercato. Gli italiani vogliono sopravvivere alla crisi. E così «risparmiano, rinunciano, rinviano» facendo crollare la spesa. Ma sono «rimasti soli», sempre più distanti dalla politica. È un'Italia «separata in casa» quella che emerge dal Rapporto sulla situazione sociale del paese presentato ieri dal Censis. Da una parte ci sono l'«ordine» e il «rigore» del governo, dall'altra le strategie messe in atto dalla società e dalle aziende: «restanza» del passato (neologismo che sta per valorizzare ciò che resta funzionante dal tradizionale modello di sviluppo), «personalizzazione» e «riposizionamento». «Sopravvivremo anche ai probabili e/o improbabili governi del prossimo futuro. Ma perché dobbiamo sopportare governi in cui tutti vogliono governare, ma nessuno è d'aiuto al nostro stress di sopravvivenza? Forse è ora di trovare un modo di governare che si connetta ai processi reali, in una nuova sperimentazione di unità di governo e popolo», ha commentato il presidente del Censis, Giuseppe De Rita.
CROLLA SPESA FAMIGLIE Nei primi tre mesi del 2012 «la flessione delle spese delle famiglie è stata del 2,8% e nel secondo trimestre è stata vicina al 4%». Quest'anno i consumi reali pro capite «sono tornati ai livelli del 1997». In «drastica riduzione» anche la propensione al risparmio dal 12% del 2008 all'attuale 8%. Scendono poi del 25% gli investimenti nelle costruzioni: nel 2012 le vendite delle case potrebbero attestarsi sotto i livelli del 1996. Quest'anno sono 907 mila le famiglie intenzionate a comprare casa (1,4 milioni nel 2001) ma solo il 53,5% realizza l'acquisto (65,2% nel 2011).
LE RINUNCE Il 73% degli italiani va a caccia di offerte e alimenti poco costosi, il 62,8% limita gli spostamenti in auto o moto per risparmiare sulla benzina: tra gennaio e settembre le immatricolazioni sono diminuite del 25% rispetto allo stesso periodo del 2011, mentre in due anni si sono vendute invece 3,5 milioni di biciclette. Gli italiani rinunciano poi a viaggi (42%), articoli di abbigliamento o calzature (circa 40%), pranzi e cene fuori casa (38%). Per sopravvivere alla crisi si vende anche l'oro: negli ultimi due anni 2,5 milioni di famiglie hanno venduto oro e altri oggetti preziosi; 2,7 milioni di italiani coltivano invece ortaggi da consumare ogni giorno.
LAVORO «Tra il primo semestre 2011 e lo stesso periodo 2012 il numero delle persone in cerca di lavoro è aumentato di oltre 700 mila unità: +34% in un anno». Nel 2012 il numero degli occupati «ha registrato una flessione dello 0,3%» e sono stati bruciati 240 mila posti di lavoro destinati ai giovani. In controtendenza invece l'occupazione femminile, con 110 mila nuovi posti tra il 2010 e il 2011 (+1,2%) e con un saldo di +118 mila unità nel primo semestre 2012.
UNIVERSITÀ IN CALO Diminuiscono le immatricolazioni all'università (-6,3% tra il 2007/08 e il 2010/11 e un'ulteriore contrazione del 3% nel 2011/2012). A causa della crisi «la laurea non costituisce più un valido scudo contro la disoccupazione giovanile» e «i giovani si indirizzano verso percorsi di inserimento lavorativo meno aleatori».
AUMENTO MICROCRIMINALITÀ Crescono le denunce: nel 2011 sono state 2.763.012 a fronte delle 2.621.019 del 2010, con una crescita del 5,4% e un'incidenza di 45,4 reati ogni 1.000 abitanti. A crescere è soprattutto la microcriminalità.
BOOM INTERNET I lettori di quotidiani passano dal 67% di 5 anni fa al 45,5% di oggi, mentre prende sempre più piede internet: il 62,1% degli italiani (90,8% dei giovani) è un utente del web.
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Nuoro (Pagina 21 - Edizione NU)
A 110 anni dalla nascita
Salvatore Satta celebrato dalla sua scuola
 
Scuola, teatro e accademia. Task force di professionisti, giovani in formazione, professori universitari e intellettuali, per illuminare la figura di Salvatore Satta, il suo capolavoro, Il giorno del giudizio, la sua vita, la Nuoro di ieri e di oggi. A 110 anni dalla nascita dello scrittore e giurista nuorese, i primi a celebrarlo sono gli studenti dell'istituto tecnico che porta il suo nome, di cui ricorre il ventennale.
LE INIZIATIVE Primo appuntamento, presentato ieri dalla dirigente Pierina Masuri, il 14: visite nei luoghi menzionati dal romanzo. L'iniziativa nasce dalla collaborazione con I segni delle radici, laboratorio e compagnia teatrale del regista Gavino Poddighe. «Un esempio di didattica di situazione», commenta Masuri, «l'applicazione di ciò che si impara tra i banchi». Tanti i sipari quanti sono i siti dell'anima che scandiscono Il giorno del giudizio: «Guide narranti», commenta Poddighe, «di pagina in pagina, grazie alle letture che ne faranno questi ragazzi, disegneremo il percorso di vicende e personaggi. Vorremmo fossero le basi di una eventuale nuova professionalità». Il 15 dicembre in biblioteca, convegno con relatori d'eccezione: Ugo Collu, studioso di Satta, Peppino Marci, docente di letteratura contemporanea all'università di Cagliari, l'avvocato Basilio Brodu, l'ex preside dell'Itc Mario Porcu e Salvatore Soru, presidente dell'associazione Salvatore Satta.
Francesca Gungui
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Provincia di Oristano (Pagina 23 - Edizione OR)
SANTU LUSSURGIU.
Festival “A libro aperto”, alla scoperta della scrittura
 
A libro aperto torna dal 13 al 16 dicembre, o meglio si reincarna con i suoi protagonisti, per mettere in scena un festival letterario quanto mai singolare e inedito. «Concepito allo scopo di estendere il concetto di scrittura, oltre che ai libri, ai percorsi esistenziali degli autori cercando di recuperarne il senso originario di vera, profonda testimonianza umana» spiega con la sua lucida follia artistica il neodirettore Filippo Martinez. Ci saranno infatti il poeta Remundu Piras che si reincarnerà in Salvatore Zucca, il generale spartano Leonida in Filippo Martinez, il cantante John Lennon in Paolo Putzu, il drammaturgo William Faulkner in Giulio Giorello, il jazzista Billie Holiday in Rossella Faa, il filosofo e teologo Pavel Aleksandrovi Florenskij in Silvano Tagliagambe e lo scrittore-giurista Salvatore Satta in Bachisio Bandinu. Reduce dalle lezioni accademiche della sua Università della felicità, Martinez si cala nel vulcano culturale del Montiferru con il gruppo di suoi fedelissimi per dare vita alle reincarnazioni di persone che «abbiamo amato e apprezzato, che ci hanno donato qualcosa di bello, ma che non abbiamo potuto ringraziare». Per questo «renderemo loro la grazia ma non con discorsi celebrativi o lettura dei loro testi -precisa Martinez- per un'ora gli illustri personaggi perderanno la loro identità per ospitare affettuosamente quella di noi prescelti. Non faremo imitazioni e recite agiografiche, semplicemente li reincarneremo. Saremo loro, tutto ciò che abbiamo assimilato, continuando a essere noi stessi. E con la complicità del pubblico diventerà semplice, essenziale Teatro». Le associazioni culturali che "hanno mostrato partecipazione e tensione positiva", sottolinea Martinez, sono: i cori Cuncordu Aidos, Cuncordu Lussurzesu e Su Cuncordu 'e su Rosariu, poi la Consulta giovani, Pro Loco, Amici di Diego Are, Ammentos Lussurzesos, Elighes Uttiosos, Itinerando, Contiamo, Custos, Polifonica Monteverdi, Aidos Centro di Cultura Popolare Unla, Biblioteca Comunale.
Joseph Pintus
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 48 - Edizione CA)
CINEMA. Nelle sale “Dimmi che destino avrò” il film girato a Cagliari e hinterland
La ragazza rom e il commissario, opposti che cercano l'incontro
Da Peter Marcias poetica storia di diversità e integrazione 
 
Ci sono film che, a una prima visione, lasciano spiazzati ma poi ti crescono dentro perché necessitano di un tempo di decantazione più lungo. Succede con Dimmi che destino avrò (proiettato in prima al Festival di Torino e ora nelle sale) di Peter Marcias, dove la rarefazione del racconto procede per singulti, senza peraltro impoverirlo: si trovano infatti temi importanti, dalla questione rom all'emarginazione, dall'integrazione alle solitudini urbane. E sembra proprio quest'ultimo tema - periferico rispetto agli altri - il cuore segreto e pulsante del film, il collante del discorso sociale che a Marcias comunque interessa molto.
COERENZA DI STILE Anche qui come nell'esordio di Un attimo sospesi (2008) e nel successivo I bambini della sua vita , (2011) si nota la coerenza dello stile e dello sguardo sempre più maturi; l'occhio del regista sardo scruta le vite degli altri colte in un momento di crisi, di subbuglio psicologico, di affetti negati: non c'è alcuna storia d'amore, se non quella “particolare” che serve come pretesto narrativo (il presunto rapimento di una ragazza che sapremo poi, nella cultura rom, concludersi con un matrimonio), c'è invece la ricerca dell'altro, la possibilità che mondi lontani possano incontrarsi e dialogare.
LA RAGAZZA E IL COMMISSARIO I due opposti che si avvicinano - e si allontanano, forse il tempo dell'accettazione non è ancora arrivato, pare dirci il film - sono rappresentati da Alina, una giovane ragazza rom che è riuscita a studiare e da Parigi torna a trovare la famiglia che vive in un campo nomadi vicino a Cagliari, e il commissario Esposito, napoletano trapiantato in città, personaggio sfiorato dall'ambiguità dei sentimenti, dalla ricerca di un equilibrio nella sua quotidianità che scorre vuota, incaricato di indagare su chi ha rapito la ragazza (che è il fratello di Alina). Da una parte la coriacea personalità, attraversata però da una latente debolezza, e la forte radice rom di Alina che del suo vagare ne ha fatto anche una forma di volontà e emancipazione; dall'altra la razionalità dell'uomo di legge, pure lui percorso da una inquietudine che fa traballare i suoi valori consolidati.
CAMPO NOMADI Marcias si infila in mezzo a queste esistenze tormentate e sceglie come terreno di confronto, simbolico e reale allo stesso tempo, il campo nomadi dove differenze e diversità possono toccarsi ed esplodere. La sceneggiatura di Gianni Loy, intelligente pur con passaggi fragili, serve bene l'assist al regista, abile a sfruttare ogni ambiguità di racconto, a giocare tra finzione e documentarismo, soprattutto a coprire con un montaggio a strappo, ellissi e sospensioni una evidente povertà di budget. La parte più coinvolgente è ambientata nel villaggio rom (Marcias ha girato nei luoghi veri, tra Dolianova, Selargius e Monserrato, in quel contestato campo cancellato di recente) con la città indifferente che si staglia sullo sfondo, dove spiccano due belle sequenze: i bambini nomadi che parlano dei loro sogni e bisogni e la coinvolgente festa delle nozze.
EMBLEMA DELLA DIVERSITÀ Qui viene lentamente risucchiato il commissario che compie un percorso di accettazione e consapevolezza, intuendo quanto la legge sia lontana e sbrigativa dall'emergenza rom (le autorità premono per una retata) e quanto i piccoli gesti solidali (Esposito diventa allenatore di calcio dei bambini) possano aiutare l'integrazione. L'emblema della diversità se lo carica addosso la performance di Luli Bitri (attrice albanese di grandi capacità) che ha i tratti somatici perfetti e la giusta carica di disagio nel rappresentare quel mondo a sé, innaffiato da una buona dose di diffidenza e rabbia ma anche di apertura; e Salvatore Cantalupo (era il sarto in Gomorra ) non è da meno nel disegnare il personaggio dubbioso e curioso: la sequenza in cui dà buca all'appuntamento in ristorante ad Alina, che si è vestita con l'abito più sgargiante del suo popolo, spiega di una difficoltà di contatti su cui pesano più ragioni culturali che sentimentali. Anche perché il commissario si porta appresso il mascherato malessere di un figlio omosessuale (lo scopre in un locale travestito mentre canta, inutilmente gli aveva insegnato a giocare a pallone), altro confronto con una delle tante diversità davanti alle quali il film ci mette di fronte. Senza mai prendere posizione, senza mai pontificare.
LA SCELTA DEL DUBBIO Anzi, tutto il film è percorso dal dubbio, dal non detto o appena suggerito: è compito dello spettatore completare alcuni snodi del racconto, immaginarsi alcuni assilli psicologici dei protagonisti che la cinepresa spesso inquadra in momenti di solitudine, a passeggio sulla riva del mare, in metropolitana o tra le vie di Parigi. Loy e Marcias evitano volutamente che il film prenda la scorciatoia più scontata, ovvero cosa sarebbe successo se Alina ed Esposito si fossero incontrati, perché la (im)possibile love story - così come la già citata detective story - sono soltanto occasioni per innescare altri conflitti, altre piste su cui riflettere.
INDIFFERENZA DELLA CITTÀ E a proposito della solitudine, è funzionale la scelta di tenere fuori dalla vicenda il contesto urbano, per dare più spessore alla freddezza e impassibilità dei cittadini verso un problema sociale di si accorgono solo quando i fatti di cronaca li aizzano a schierarsi in maniera manichea. Marcias preferisce il tono sommesso e poetico, cerca di trovare una ragione nel degrado dei campi che inquadra senza filtri censori, tra baracche dagli interni pacchiani con tv al plasma, strade infangate su cui razzolano galline, carcasse d'auto e lavatrici. E trova soprattutto nei volti del popolo rom una verità genuina che dà al film un tocco di realismo.
LUCE E BUIO Al netto di qualche personaggio secondario appena abbozzato e di qualche didascalismo, Dimmi che destino avrò mostra un cipiglio d'impegno civile e morale, aggiunge altra credibilità al cinema dei sardi fatto in Sardegna (riprese a Cagliari e dintorni) e offre interessanti spunti di dibattito. Marcias non si schiera: se all'inizio fa baluginare i riflessi del sole sul campo nomadi, chiude invece con una immagine scura con i bambini rom vocianti che giocano col commissario-allenatore: un tramonto che prelude alla notte o forse un'alba che prelude a nuovi raggi di sole sul campo nomadi.
 

LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 26 - Sassari
CONFRONTO SULLA CULTURA
Comune e Accademia: ecco lo stato dell’arte
 
SASSARI E' forse la prima volta che un sindaco e l'intera giunta comunale si incontrano all'Accademia di Belle Arti "Mario Sironi" per un confronto a tutto campo con la direzione e il consiglio accademico del polo di alta formazione isolano. Nei giorni scorsi Gianfranco Ganau ha accolto l'invito del direttore, Antonio Bisaccia e insieme agli assessori comunali ha avviato una prima discussione su alcuni dei temi che coinvolgono direttamente le due istituzioni, in linea con il percorso di collaborazione tracciato negli ultimi anni. «Per Sassari l'Accademia - ha dichiarato Ganau - è motivo di orgoglio e come amministrazione apprezziamo molto il dinamismo e la permeabilità che negli ultimi anni l'hanno caratterizzata". Durante l'incontro istituzionale al quale erano presenti i docenti Sisinnio Usai, Marcello Madau, Enzo Carastro, Paola Pintus, Mario Tomasello e Federico Soro, si è posta l'attenzione sugli spazi dell' Ex ma' destinati all'Accademia che «vorremmo venissero trasformati - ha sottolineato il Direttore Bisaccia - nel nostro braccio espositivo per un' offerta culturale che caratterizzi la nostra produzione editoriale ed artistica». L'Ex Mattatoio di Sassari come ha spiegato il sindaco, è una struttura complessa che ambisce a diventare, così come da progetto, una vera fabbrica della creatività per la quale rimane aperto il confronto sulla sua prossima gestione. Un aspetto che riguarda tutti i nuovi spazi culturali, quelli appena ultimati e quelli i cui lavori sono in fase di completamento, "non ultimo - ha ricordato il primo cittadino - quello dell' ex Padiglione dell'Artigianato" - che vede impegnata la Regione nei lavori di ristrutturazione. «Sarebbe forse più utile alla città ma all'intera isola - ha ribadito Ganau - che il Padiglione ospitasse non soltanto un museo dell'artigianato ma che venisse trasformato in uno spazio di sperimentazione e di produzione culturale, a gestione mista, come il Museo del' 900» Un importante obiettivo che vede oggi particolarmente impegnata l'Accademia di Sassari è la presentazione dei sette nuovi corsi biennali di II° livello, metà dei quali strettamente legati anche alla ricerca, e l'istituzione della Scuola di Restauro, un'occasione storica per l'intero territorio.E sui nuovi corsi specialistici, in particolare quello di Scenografia che entrerà a regime nell'anno accademico 2013 - 2014, l'Accademia è pronta ad investire le sue professionalità negli spazi del nuovo Teatro Auditorium di Sassari che ben si prestano all'allestimento di laboratori di scenografia e costume per lo spettacolo, diventando così la prima Accademia italiana ad avere laboratori di produzione all'interno di un Teatro Comunale.
 
 

Questionnaire and social

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