Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
18 November 2012

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
Per superare i test di Medicina ora si può andare in Romania
UNIVERSITÀ. Clamorosa sentenza del Tar: sì al ricorso di tre studenti
 
Non serve più superare il test d'ammissione per accedere alle facoltà sarde a numero chiuso: basterà passare la prova preselettiva in qualsiasi altra nazione della Comunità europea e, successivamente, fare domanda di trasferimento al secondo anno se l'organico non è al completo.
LE SENTENZE Sono tre sentenze destinate a far discutere, quelle pronunciate venerdì dal Tar Sardegna, se non altro perché si collocano in un orientamento diverso della giurisprudenza del Consiglio di Stato che, ad aprile e a maggio di quest'anno, aveva stabilito che il riconoscimento reciproco a livello europeo riguarda solo «i titoli di studio e professionali» e non anche le «procedure di ammissione».
L'ORIENTAMENTO Il collegio della prima sezione del Tar cagliaritano, confermando un proprio orientamento espresso in altre due sentenze di quest'anno, ha invece deciso di accogliere il ricorso di tre studenti italiani che, dopo essersi immatricolati in Romania, hanno deciso di trasferirsi in Sardegna per studiare medicina.
A rivolgersi ai giudici per conto degli universitari sono stati gli avvocati romani Michele Bonetti e Santi Delia, domiciliati in città nello studio dell'avvocato Francesco Bolasco.
LA STORIA I tre studenti, iscritti al primo anno di medicina alla “West University Vasile Goldis” di Arad, in Romania, avevano presentato richiesta di trasferirsi in Sardegna, constatando che vi erano posti liberi al secondo anno. Pur avendo presentato l'attestazione che indicava il superamento della preselezione romena, non avevano potuto iscriversi perché non avevano fatto quella italiana. Una violazione, secondo i legali dei ragazzi, della convenzione di Lisbona dell'11 aprile 1997 che riconosce i titoli di studio superiore nei paesi dell'Unione europea.
LE MOTIVAZIONI Il Tar Sardegna, presieduto da Aldo Ravalli (a latere Giorgio Manca e Gianluca Rovelli) si è detto «consapevole» dell'orientamento diverso del Consiglio di Stato ma ha confermato il proprio già espresso in altrettante decisioni. «Va ribadito» cita la sentenza, «che per il caso in esame il passaggio fra università appartenenti a diversi Stati membri non viola il principio del numero chiuso previsto per l'iscrizione al primo anno». Accedere al secondo anno, essendoci posti disponibili, è «coerente col principio di libera circolazione degli studenti».
Francesco Pinna
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Nuoro e Provincia (Pagina 19 - Edizione NU)
Domani vertice in comune
Bruno Murgia (Pdl): la Regione salvi l'Ailun
 
Il deputato Bruno Murgia raccoglie l'appello del presidente dell'Ailun Lorenzo Palermo e sollecita la Regione a trasferire le risorse promesse. Domani per salvare la libera università nuorese con i suoi corsi di alta formazione è in programma in municipio un incontro tra i vertici dell'Ailun e i rappresentanti istituzionali del Nuorese.
«Chiedo che la Regione eroghi nel più breve tempo possibile la seconda tranche dello stanziamento previsto a favore dell'Aliun. Serve uno sforzo della Giunta per evitare che l'Ailun chiuda i battenti», dice il parlamentare del Pdl.
«Mancano all'appello circa 600 mila euro e l'ultimo trasferimento risale a circa un mese fa – spiega Murgia, della commissione Cultura e università della Camera –. L'attività didattica rischia di essere compromessa definitivamente e ci sono forti dubbi anche in merito agli stipendi dei dipendenti e alle spettanze dei collaboratori. Confido nella sensibilità della Giunta affinché liquidi quanto previsto, anche per evitare le azioni legali annunciate dai tanti creditori».
 

LA NUOVA SARDEGNA
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 8 - Ed_Cagliari
Sulle tracce dei protosardi I primi sbarchi in 4 ondate
Secondo gli studiosi si è estinto il ceppo iniziale vissuto a Perfugas e a Ottana I nuragici deriverebbero dall’«Homo sapiens sapiens» arrivato molto più tardi
Le ricostruzioni degli specialisti Un mondo misterioso in parte da scoprire
Le tesi più recenti fissano le traversate a una fase tra 600mila e 20mila anni fa
di Pier Giorgio Pinna
 
SASSARI A volte la fine segna un nuovo inizio. Il ritrovamento di utensili preistorici nella piana di Ottana fa riaprire pagine di un passato lontano. Lo scoop scientifico riaccende l’interesse sui primi uomini arrivati dalla terraferma. Sì, perché, se esiste un argomento che suscita attenzione, è quello dei tanti rebus legati agli albori della civiltà. Tema da sempre al centro di un libro avvincente in Sardegna: ora i suoi capitoli si arricchiscono, grazie a scoperte che consentono di ricondurre ad almeno 4 fasi gli sbarchi sull’isola. Le ultime ricerche portano infatti a una revisione delle originarie tesi sulla protostoria in questa parte del Mediterraneo. E c’è qualche novità recentissima. Ecco i fatti. La prima svolta avviene lungo le rive del rio Altana, a Perfugas, e risale alla fine degli anni Settanta. «Allora indagini stratigrafiche permisero d’individuare strumenti riferibili a un momento antico del Pleistocene medio, ossia a circa mezzo milione di anni fa: riconducibili, più precisamente, a un’industria litica realizzata nella tecnica chiamata Clactoniana – spiega Alberto Moravetti, docente di Preistoria e protostoria all’università di Sassari – Inoltre, a Sa Pedrosa-Pantallinu, vicino a Laerru, vennero riconosciuti depositi alluvionali risalenti a un periodo più avanzato del Pleistocene». «Non abbiamo tracce dirette così remote dell’uomo, ma solo le testimonianze che ci ha lasciato attraverso i suoi manufatti», aggiunge Paolo Melis, assistente di Moravetti. «Circa gli arrivi in Sardegna, poi, si possono ipotizzare fasi distinte – prosegue Melis – La prima, documentata dai ritrovamenti di Perfugas e ora nella piana di Ottana, va da 600mila a 100mila anni fa». Niente a che vedere, dunque, con la presenza riscontrata nell’isola (e in particolare nell’area di Fiume Santo) degli oreopitechi, primati forse derivati da scimmie, alti poco più di un metro, considerati un ramo collaterale degli ominidi e comunque vissuti svariati milioni di anni fa. Tra i 600mila e i 100mila gli antropologi sono invece inclini a rilevare una specie evoluta, con caratteristiche fisiche e genetiche precise, in grado di costruire appunto attrezzi e utensili. «In Sardegna la seconda fase, nel Paleolitico superiore, tra 100mila e 40mila anni fa, coincide così con l’arrivo di cacciatori a piccoli gruppi – continua Paolo Melis – Poi, tra i 40mila e i 20mila anni fa, si può ritenere possibile lo sbarco d’individui riconducibili all’Homo sapiens sapiens. Per chiudere con un periodo che coincide con grandi ondate partite da Nord Africa e Vicino Oriente: migrazioni che nell’isola segnano l’introduzione dell’allevamento e dell’agricoltura, a partire da 10-8mila anni fa». Lo studioso Franco Germanà – un medico sassarese che ha dedicato molte delle sue indagini alle fasi comprese tra Paleolitico ed età nuragica – nell’opera “L’uomo in Sardegna” (Edizioni Delfino) investiga a fondo sull’identità degli individui vissuti in quel lontano periodo. E ipotizza che «i paleosardi dell’Anglona potrebbero avere avuto una conformazione fisica a mosaico”: ovvero con caratteri somatici in parte evoluti e in parte arcaici. Parecchi genetisti, inoltre, sono convinti che almeno alcuni dei clan arrivati in Sardegna nelle prime due fasi si siano estinti. E che perciò i nuragici, e prima di loro i mitici Shardana o Popoli del mare, se mai sono esistiti con queste denominazioni, siano i discendenti dell’ultima fase migratoria. «Non esistono tracce di continuità tra i diversi gruppi», non si stancano infatti di sottolineare gli esperti. D’altronde, se gli arnesi trovati a Perfugas e più di recente nella piana di Ottana gettano sprazzi di luce su epoche ancestrali e se in Corsica sono state osservate tracce umane dirette risalenti a 80mila anni fa, in Sardegna non mancano reperti recenti. Come i frammenti di ossa. I più antichi sono quelli della Grotta Corbeddu, a Oliena. Nell’anfratto sono stati scoperti una falange e altri frammenti cranici, risalenti a un’epoca tra i 7.500 e i 14mila anni fa. E l’industria litica rilevata nella caverna documenta a ogni modo la presenza di famiglie attive in quella parte dell’isola già molto prima, grosso modo 20mila anni fa. «Nelle ricostruzioni è comunque indispensabile la massima prudenza, dato che ancora adesso ci sono autorevoli specialisti che dubitano persino che i resti rinvenuti in Anglona siano riconducibili a un periodo così remoto», ammonisce il professor Moravetti. «È insomma corretto porsi la questione di quando l’uomo sia sbarcato in Sardegna, ma sarà bene ricordare che le teorie si avvicendano non senza controversie scientifiche perché il Paleolitico pone sempre grossi problemi», aggiunge. «Sulla base dei dati disponibili si è a ogni modo ipotizzato che il popolamento della Corsica e della Sardegna sia il risultato di frequentazioni episodiche, occasionali, da parte di gruppi provenienti dall’arcipelago toscano, arrivati durante le glaciazioni che hanno determinato l’emersione della piattaforma costiera», conclude il docente. Poi, in epoca storica, sono sbarcati i più stretti progenitori dei nuragici. Ma ora gli archeologi sperano in nuove scoperte. Obiettivo finale: risolvere gli altri rebus che costellano il passato remoto dell’antica Ichnusa.
 
LA NUOVA SARDEGNA
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 29 - Sassari
Solenghi spiega il teatro ai giovani universitari
Affollato incontro organizzato dall’ateneo con la collaborazione della Cedac L’attore ha risposto alle domande sulla sua avventura sul palcoscenico
di Daria Pinna
 
SASSARI «Bisogna testare il proprio talento prima di buttarsi nel “crudele” mondo del teatro». È stato questo il consiglio spassionato che l’attore genovese Tullio Solenghi ha rivolto agli studenti universitari durante il primo appuntamento di “Back Stage: incontro con gli attori”, promosso dall’Ersu in collaborazione con l’ateneo sassarese nell’ambito della stagione teatrale Cedac 2012- 2013. Il ciclo di incontri si propone di creare, in un contesto informale, un’importante occasione di dialogo tra gli studenti e i protagonisti del teatro contemporaneo con l’obiettivo di approfondire le tematiche attinenti il lavoro dell’attore e quelle legate alla scelta dei testi e della messinscena. L’iniziativa consolida l’impegno dell'Ersu nella promozione del teatro che da anni si concretizza inoltre attraverso l'abbattimento del costo dei biglietti per gli universitari interessati a seguire la stagione di prosa. Con la sua innata simpatia, Tullio Solenghi protagonista nei giorni scorsi al Teatro Verdi dello spettacolo “Moscheta” di Ruzante, ha così voluto incontrare le nuove generazioni per dispensare qualche consiglio e perché no, fargli fare pure due risate. «A me piace quello che faccio - ha detto l’attore - lo faccio con passione e cerco sempre di trovare stimoli per continuare, e fortunatamente non mi posso lamentare». «Un consiglio ai giovani che vogliono fare gli attori? Studiare moltissimo. Ma anche andare a teatro a vedere qualsiasi cosa. Non basta studiare solamente, ma anche andare a vedere e capire. E poi soprattutto fare l’attore con grandissima umiltà, perché altrimenti avanti non si va, si finisce subito. Recentemente mi si è riaccesa la lampadina, mi sono lasciato prendere dalla voglia riconfrontarmi con il primo amore, il teatro, e dal fascino che hanno tutte le sfide». Il prossimo appuntamento di Backstage avrà come protagonista il 19 febbraio 2013 Claudio Santamaria, noto attore cinematografico e interprete di fiction televisive in scena al Nuovo Teatro Comunale di Sassari con “Occidente solitario” di Martin McDonagh. L'ultimo appuntamento della rassegna previsto per il 18 aprile vedrà invece la partecipazione di Gianfranco Jannuzzo, versatile e raffinato attore e drammaturgo e Milena Miconi protagonisti della commedia briullante “Cercasi Tenore” .
 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 36 - Sassari
Accordo per lo sviluppo tra Comune e Architettura
Villanova, siglato dal sindaco Meloni e dal direttore del dipartimento Cecchini Una cooperazione su progetti a favore della cultura e dell’economia locale
di Leonardo Arru
 
VILLANOVA MONTELEONE , Il Comune e la facoltà di Architettura di Alghero insieme per una “buon governo” del territorio. Il sindaco Quirico Meloni e Arnaldo Cecchini, direttore del Dipartimento di Architettura, Design e Urbanistica dell’Università di Sassari, hanno siglato un accordo di cooperazionei. L’atto non formalizza soltanto una collaborazione già in essere, come i Workshop del Master Eco-Polis, ma pone le basi per un’integrazione reciproca della propria azione sul territorio sviluppando interventi a favore della cultura e del sistema urbano, economico e sociale. «Architettura ad Alghero rappresenta una grande risorsa per il nostro territorio –afferma il sindaco Meloni – per questo è importante aprire alle professionalità che operano al suo interno nel campo della progettazione, della pianificazione urbanistica, territoriale e della valorizzazione delle risorse paesaggistiche e ambientali». Nell’attuale scenario di crisi, i territori devono affrontare sfide enormi. A causa delle misure di austerità prese dal Governo centrale e dalle Regioni, gli enti locali devono riorganizzarsi e razionalizzare le spese per continuare a garantire i servizi essenziali.«Siamo costretti a fare i conti ogni giorno per far quadrare i bilanci dell’amministrazione, – continua Quirico Meloni – ma è nostro compito guardare anche oltre la crisi fornendo alle istanze dei cittadini risposte concrete e prospettive lungimiranti. Mai come in questo momento c’è bisogno di attrarre risorse senza ricorrere ai fondi di bilancio degli enti locali, ma è soprattutto necessario valorizzare le risorse già presenti nel territorio come il capitale umano e sociale». Su questi presupposti si fonda la cooperazione tra l’Università e l’amministrazione che hanno costituito un gruppo di lavoro congiunto tra amministratori locali, tecnici comunali, docenti e ricercatori, per l’implementazione e il coordinamento di progetti a scala locale e sovralocale. Un accordo non limitato alle strutture tecniche localizzate ad Alghero, ma esteso ai Dipartimenti, le Facoltà e i centri di ricerca con cui sono stati stabiliti rapporti ufficiali, a partire da quelli con cui sono stati attivati corsi di laurea e master in comune - in Catalogna, in Portogallo, in Francia, in Germania, in Cina . «Accordi come questo non nascono con l’obiettivo di finanziare il Dipartimento ma sono a titolo gratuito – conclude Arnaldo Cecchini – lasciando ad apposite convenzioni l’eventuale definizione di attività specifiche che possono essere retribuite. Da parte nostra ci impegniamo alla massima trasparenza nel rendere pubblico l'uso di queste eventuali risorse, che - come quasi sempre facciamo – destiniamo quasi interamente a borse di studio e assegni di ricerca».
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 36 - Sassari
«Un modello da estendere ad altre realtà»
 
Per il direttore del Dipartimento di Architettura Arnaldo Cecchini l’accordo «va nella direzione di mettere a disposizione le competenze e le esperienze maturate nell’ambito di progetti, studi e ricerche in modo che queste possano trovare i canali istituzionali per fornire una consulenza costante e qualificata alle amministrazioni locali di tutto il nord Sardegna e oltre; vorremmo che questo accordo sia un modello da sviluppare ed estendere anche ad altre realtà del territorio per contribuire a valorizzarne la competitività e lo sviluppo economico, migliorandone la vivibilità». (l.a.)
 

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