Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
28 November 2012
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’Unione Sarda / Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
LA STORIA. È affetto da tetraparesi spastica: diventa “operatore culturale del turismo”
IL 110 E LODE SPECIALE DI PAOLO
Comunica indicando le lettere con gli occhi: laurea a 27 anni
«G-r-a-z-i-e». Gli occhi di Paolo corrono sulla tavoletta trasparente, cercano la giusta combinazione di lettere per esprimere la prima emozione da laureato. «Centodieci e lode», dicono i professori, giusto un secondo prima di essere coperti dagli applausi. Sarebbero vietati, subito dopo la discussione della tesi, ma stavolta si fa un’eccezione perché eccezionale è lo studente che ha appena concluso il corso di studi: Paolo Puddu convive dalla nascita con una tetraparesi spastica, si muove su una sedia a rotelle e comunica solo con lo sguardo, oltre il sorriso.
LA LAUREA A ventisette anni è diventato «operatore culturale per il turismo», uno dei rami della facoltà di Lettere dove ieri, insieme alla famiglia e agli amici dell’associazione Abc Sardegna, ha coronato il suo sogno. Il percorso non è stato semplice: «Molti consigliavano a Paolo un tipo di studi differente», racconta il padre Enrico, medico al Binaghi, emozionato «più del giorno della mia laurea». Fin dalle scuole primarie, i professori consigliavano «di seguire un programma diverso da quello ministeriale, perché non ritenevano mio figlio in grado di seguire le materie e gli argomenti studiati da tutti gli altri ragazzi. Invece alla fine si è diplomato con un programma ministeriale», dice con orgoglio all’ingresso dell’aula magna del polo universitario di Sa Duchessa. Qui Paolo ha sostenuto trentasei esami, «con una media superiore al ventotto», spiegano i genitori, in un periodo di tempo perfettamente in linea con i ritmi degli studenti dell’ateneo cagliaritano.
LA MAMMA «Lui è un campione, è bravissimo, ha una grande fiducia nelle sue possibilità ed è per questo che è riuscito a laurearsi», dice la madre, farmacista della Asl, occhi lucidi e carichi di gioia.
GLI STUDI La tesi presentata con la voce di Simona Putzu, al suo fianco di fronte alla commissione di laurea, ha analizzato il tema del “trasporto aereo e disabilità”, che Paolo conosce bene: «Negli ultimi anni i problemi si sono moltiplicati, purtroppo le compagnie aeree non seguono regole omogenee e a volte vengono richiesti certificati medici per avere assistenza durante il volo», spiega il padre.
LA DISCUSSIONE «Ho scelto questa tesi perché ritengo importante il tema della disabilità nel settore dei trasporti aerei e mi auguro che in futuro si possa trovare un sistema che consenta alle persone di viaggiare in maniera sempre più semplice», ha detto Paolo Puddu ai professori alla fine della discussione.
L’ASSOCIAZIONE «Tutto il percorso scolastico e universitario di Paolo è un esempio virtuoso di come, se i progetti vengono adeguatamente sostenuti, si possano ottenere risultati strepitosi e si possa migliorare il benessere delle persone e della società», spiegano dall’associazione Abc Sardegna. «Paolo ha un’assistenza personalizzata, degli educatori che lo aiutano nella comunicazione e nella sua autonomia personale, permettendogli di frequentare le lezioni all’università, di studiare e di prepararsi e di sostenere gli esami. Insomma, di vivere una vita indipendente. Questo anche grazie alla legge 162, il piano basato su un intervento cooprogettato e personalizzato, legge che è diventata il “modello Sardegna”, invidiato in tutta Italia». Ecco perché la laurea di Paolo diventa un’occasione per ricordare: «Rischiare di perdere questi servizi significherebbe rischiare che tanti non riescano più a vivere la loro vita dignitosamente. La battaglia di Salvatore Usala fa capire quanto sia importante lottare per non fare passi indietro e per non perdere i diritti così faticosamente ottenuti».
LA TENACIA Paolo comunque ci ha messo del suo: «Ha una memoria di ferro, è formidabile. Legge qualsiasi cosa e la ricorda perfettamente», spiega Enrico Puddu. E poi a ventisette anni la forza di volontà è determinante. «Anche avere una famiglia che ti sostiene lo è. Ci siamo noi genitori, c’è la sorella Elena, ci sono gli amici dell’associazione», dice mentre gli occhi di Paolo volano di nuovo sulla tavoletta trasparente, cercano le lettere giuste per esprimere la propria emozione.
«Oggi è il giorno più bello della mia vita».
Michele Ruffi


2 - L’Unione Sarda / Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
Una lezione di vita Quando la malattia
è un incentivo
di Fabio Manca
Nel suo percorso di studi Paolo non ha voluto corsie preferenziali. Quelle che il ministero dell’Istruzione riserva agli studenti disabili. Non le ha volute alla scuola elementare, né alle medie né al liceo. Fosse stato per lo Stato, anziché il diploma avrebbe ottenuto un attestato, cioè un contentino. Ma Paolo, affetto da tetraparesi spastica dalla nascita, non aveva bisogno di trattamenti di favore ma solo di stimoli e di fiducia. Ciò che gli hanno dato i suoi genitori, i suoi insegnanti di sostegno, i suoi amici, i volontari dell’Abc Sardegna. Lui ha lavorato duro meritando la media del 28 dopo 36 esami. E la laurea con 110 e lode in Operatore culturale per il turismo che ha ottenuto ieri è stata anche il suo ringraziamento a chi lo ha sostenuto. Sia chiaro: la sua laurea non è stato un finto spot alla tolleranza e al buonismo. Paolo ha studiato davvero, ha tenuto i ritmi degli studenti “normali”, ha discusso una tesi destinata a dare un contributo vero alla mutazione della cultura del trasporto dei disabili. Il suo è un esempio eccezionale, una straordinaria dimostrazione del potere della volontà: la malattia può essere uno stimolo.
E lo dimostra anche un’altra storia: quella di Francesco, brillante studente diciannovenne di un istituto superiore cittadino affetto da sindrome di Williams, un ritardo mentale associato a un carattere socievole ed estroverso. Stimolato dalla famiglia, ha avuto un percorso di studi brillante. Sino a quando gli hanno cambiato l’insegnante di sostegno e Francesco ha smesso di studiare, si è isolato, non voleva più andare a scuola. I dirigenti dell’istituto non hanno capito. I genitori l’hanno dovuto trasferire in un’altra scuola, dargli un altro insegnante di sostegno per cambiare il corso delle cose. E lui ha ripreso ad essere un ragazzo brillante.
 
 
3 - L’Unione Sarda / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
LA RICERCA. Studio sui votanti Il centrodestra?
Nelle primarie sarde è rimasto a guardare
Allora dov’erano, le truppe di elettori di centrodestra pronte a inquinare le primarie? In giro per l’Italia si segnalano pochi casi; ma che il fenomeno in Sardegna sia stato pressoché irrilevante lo dice persino una ricerca scientifica. Condotta solo su Cagliari, è vero: ma è intuitivo che azioni simili - nel caso - si possano fare nelle grandi città, più che nei piccoli centri.
I RICERCATORI Lo studio è quello del gruppo di ricerca Candidate and Leader Selection, guidato dai docenti universitari Fulvio Venturino (Cagliari) e Luciano Fasano (Milano). Da anni al lavoro sul tema, hanno creato un osservatorio nazionale sulle primarie 2012. A Cagliari i rilevatori (studenti di Scienze politiche e giovani del Pd, coordinati da Stefano Rombi dell’Università di Pavia) hanno intervistato circa mille votanti: il 10 per cento del totale, un campione statisticamente molto ampio.
È emerso che, alle Politiche del 2008, aveva votato Pdl solo il 2,3 per cento dei partecipanti alle primarie, e l’Udc addirittura solo lo 0,3. «Così pochi da essere insignificanti, nessuna mobilitazione pro-Renzi», riflette Rombi, che aggiunge: «Del resto non è mai accaduto».
GLI ALTRI DATI Tra i votanti cagliaritani sono leggermente più numerosi gli uomini (51,1 per cento contro 48,9), ma le preferenze per i cinque candidati sono grosso modo identiche tra i due generi. Colpisce il fatto che il 54,7 per cento abbia più di 56 anni. Solo il 7,8 si colloca tra i 18 e i 25, fascia in cui (come in quelle 26-35 e 36-45) ha prevalso Vendola. Bersani sembra piacere di più man mano che sale l’età dei votanti: tra gli ultra 65enni raggiunge il 65,4 per cento mentre Renzi si ferma al 18,9.
Titoli di studio piuttosto elevati, quelli degli elettori delle primarie: circa 48 su cento hanno la laurea, 40 un diploma. Solo 9 si sono fermati alla licenza media, mentre la percentuale che ha un titolo ancora inferiore è del 2,3. A chi si interroga sul voto cattolico, l’analisi di Rombi e Venturino rivela che i veri praticanti sono il 17,6 per cento, mentre il 50,6 non partecipa mai alla messa domenicale. Il resto frequenta la parrocchia solo a Natale e Pasqua o saltuariamente.
Giuseppe Meloni
 
 
4 - L’Unione Sarda / Cronaca Italiana (Pagina 9 - Edizione CA)
La sentenza della corte ue
No alla dittatura “trilinguista”

«Le conoscenze linguistiche costituiscono un elemento essenziale della carriera dei funzionari». Ma per bandi e prove di selezione a livello europeo non possono e non devono essere utilizzati solo ed esclusivamente inglese, francese e tedesco. Questo il nocciolo della sentenza con cui, ieri, la Corte di Giustizia della Ue ha accolto il ricorso presentato dall’Italia contro la prassi di Bruxelles di pubblicare i bandi di ricerca di personale in tre sole lingue. Prassi che, secondo i giudici, costituirebbe una sorta di «discriminazione».
Per questo, la Corte ha stabilito che d’ora in poi le news sui concorsi continentali dovranno obbligatoriamente e «senza alcuna eccezione» essere pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale Europea in tutte e 23 le lingue ufficiali.
 
 
5 - L’Unione Sarda / Cultura (Pagina 42 - Edizione CA)
Bilinguismo per scolari
News scozzesi: la limba è ricca di fosforo
«M ia madre era logudorese ma non mi ha mai parlato in sardo: pensava che non fosse utile. Se avesse saputo quel che so io oggi, mi avrebbe messo da subito in condizioni di imparare la limba».
Antonella Sorace poi il sardo lo ha imparato, e ha imparato anche quanto ai bambini (e non solo) faccia bene vivere con più di un idioma nelle orecchie. Ieri è venuta a spiegarlo ai sardi, nella sua veste di docente di Linguistica Acquisizionale all’Università di Edimburgo e animatrice di “Bilingual matters”, il programma lanciato dal suo ateneo e dal governo locale scozzese che - dopo Trentino, Paesi Baschi, Norvegia e Grecia - approda in Sardegna su iniziativa della Regione sotto il nome di “Bilinguismu Creschet”.
A Cagliari, in una Biblioteca regionale affollatissima, la docente ha prima di tutto spazzato via alcuni luoghi comuni. «Non solo gli studi dell’Università di Edimburgo, ma anche le ricerche di altri centri dimostrano che il bilinguismo modifica il cervello in modo significativo, rendendolo più flessibile: crescere un bambino “esponendolo” a due lingue è un investimento per tutta la società. Non è vero che crescerà confuso, non è vero che l’impegno di passare da una lingua all’altra può ritardare lo sviluppo cognitivo né può andare a scapito del rendimento scolastico nella lingua maggioritaria. Ed è falso, infine, che il bilinguismo è utile solo se entrambi gli idiomi sono di larga diffusione.
È vero, casomai, che avere presenti due sistemi linguistici fa capire meglio come funzionano le lingue e quindi rende più facile apprenderne anche una terza e una quarta; ed è vero che i bambini bilingui imparano a leggere prima degli altri».
Ma secondo le ricerche citate dalla Sorace, i vantaggi del crescere sentendo i genitori e i maestri che parlano tanto in inglese quanto in gaelico (o tanto in italiano quanto in sardo) ha vantaggi non solo culturali, ma anche neurologici e politici. Nel senso che «il bilinguismo è un investimento per la vita, non solo per la carriera scolastica, visto che rallenta il declino delle proprietà cognitive. Ma soprattutto il bambino che parla più lingue deve scegliere di volta in volta quella più adatta per comunicare con gli interlocutori che gli si presentano: un’abilità che consiste nell’assumere il punto di vista del prossimo, riuscire a immedesimarsi nell’altro, e al tempo stesso controllare, monitorare se stessi per accertarsi del fatto che si sta usando il modulo comunicativo corretto o più efficace. Quanto alla diffusione delle lingue padroneggiate dal bambino, è del tutto indifferente che si tratti di un idioma parlato da tre miliardi di persone o di una minuscola lingua comunitaria con 50 parlanti: l’effetto benefico sulla capacità cognitive è lo stesso. Quel che cambia, e direi in modo sensibile, è l’effetto sulla lingua: nessun idioma sopravvive se non ci sono bambini che lo sanno parlare. Oggi bilinguismo significa anche tutela di un sistema e di un’identità culturale».
Celestino Tabasso
 
 
6 - L’Unione Sarda / Cronaca di Alghero (Pagina 27 - Edizione OL)
Ambiente
Parco, seminario sulle specie rare

La «Centaurea horrida» al centro dell’incontro sulla conservazione di habitat comunitari presenti nelle aree costiere mediterranee e di specie vegetali rare, in programma oggi nella sala conferenze del parco di Porto Conte. Il convegno, dal titolo «Tassonomia genetica e conservazione biologica in un hotspot di biodiversità vegetale», vuole essere un approfondimento scientifico e seminariale aperto a studiosi, ma anche ad appassionati di queste tematiche. L’iniziativa è promossa dal Dipartimento di Scienze della natura e del territorio dell´Università degli Studi di Sassari e rappresenta la tappa finale di un progetto di ricerca realizzato con fondi erogati dalla Regione e coordinato da Rossella Filigheddu del Dipartimento di Scienze della natura e del territorio. (c. fi.)
  


LA NUOVA SARDEGNA 
 
7 - La Nuova Sardegna / Pagina 23 - Sassari
svolta all’università
IL TAR ROMPE IL MURO DEL NUMERO CHIUSO 
Accolti i ricorsi di italiani che hanno frequentato il primo anno di Medicina in Romania: ora possono studiare in città 
di Nadia Cossu
SASSARI Il sogno di diventare medico, una passione che appartiene a molti giovani che si affacciano al mondo universitario. Immaginano quel futuro, pensano di avere le carte in regola e la giusta dose di coraggio per prendersi cura degli altri, nel senso letterale del termine. Spesso però quel sogno muore non appena il test di ingresso alla facoltà di Medicina e Chirurgia seleziona senza pietà chi un giorno potrà diventare medico. È per questa ragione – per l’impossibilità cioè di accedere liberamente agli studi per i quali uno sente di esser portato – che molti decidono di prendere altre strade oppure, nella migliore delle ipotesi, di raggiungere i propri obiettivi altrove. La Romania è uno dei Paesi dove scelgono di andare molti degli studenti italiani che non riescono a superare “a casa loro” i test di ingresso a Medicina. La sentenza “storica” del Tar. Con due sentenze depositate il 14 e il 15 novembre scorsi il Tribunale amministrativo della Sardegna ha segnato una svolta epocale. Tre studenti del Lazio e della Sicilia che dopo aver superato un test preselettivo hanno frequentato il primo anno di Medicina alla West University Vasile Goldis di Arad (Romania) potranno continuare i loro studi proprio a Sassari. Gli studenti in questione, infatti, dopo aver accertato che nella facoltà di Medicina e Chirurgia turritana erano rimasti dei posti liberi, avevano presentato domanda di iscrizione al secondo anno per l’anno accademico 2012-2013. Ma l’Università di Sassari aveva negato l’iscrizione sostenendo in sintesi che «pur in presenza di posti liberi al secondo anno, il nullaosta può essere concesso solo dopo aver superato l’esame di ammissione al corso di laurea in Medicina e Chirurgia in Italia, in quanto i ricorrenti provengono da un ateneo non italiano». Il collegio del tribunale amministrativo sardo, evidentemente, non la pensa allo stesso modo e ha confermato l’orientamento già espresso con altre due sentenze del 23 maggio e 19 ottobre 2012 che riguardavano il caso di due studentesse della facoltà di Medicina di Bruxelles. Anche allora, verificata la disponibilità di posti liberi, era stata fatta domanda di iscrizione nell’ateneo turritano. L’Università di Sassari con le stesse motivazioni si era opposta ma il Tar si pronunciò a favore delle studentesse. Come ha spiegato l’avvocato Francesco Bolasco del foro di Cagliari bisognerà attendere le motivazioni della sentenza ma in sintesi il collegio dice che «il passaggio fra Università appartenenti a diversi stati membri (da Arad in Romania a Sassari con iscrizione al secondo anno) non viola il principio del numero chiuso previsto per l’iscrizione al primo anno (ai sensi della legge n° 264 del 1999)» e inoltre «che l’iscrizione al secondo anno, formulata su posto disponibile e vacante (il che non è stato contestato dall’Università) è coerente con il principio di libera circolazione degli studenti universitari fra Stati europei e di riconoscimento dei periodi di studio svolti all’estero». Il Consiglio di Stato. Il Tar va persino “contro” il diverso orientamento espresso dalla giurisprudenza del Consiglio di Stato che con le sentenze del 10 aprile e 18 maggio 2012 sostiene che «il riconoscimento reciproco a livello europeo riguarderebbe solo “i titoli di studio e professionali” e non anche “le procedure di ammissione”». Ma per il Tar, invece, la prova preselettiva superata in Romania piuttosto che a Bruxelles, in sostanza, deve ritenersi valida anche in Italia in virtù di norme ben definite – alle quali ovviamente si sono appellati i legali degli studenti ricorrenti – e dello stesso Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea. Ha ben ragione quindi l’avvocato Bolasco (presso il quale si sono domiciliati i colleghi del Lazio e della Sicilia Michele Bonetti e Santi Delia) a dire che qualora la sentenza dovesse essere confermata potrebbe cambiare automaticamente l’orientamento del Consiglio di Stato. Un precedente importante. Ora l’Università di Sassari potrebbe decidere di impugnare la sentenza e a quel punto bisognerà attendere cosa succederà in seguito. Una cosa è certa: si sta creando un precedente molto importante. La condicio sine qua non è chiaramente l’esistenza di posti vacanti nell’ateneo. Una volta appurato questo, qualsiasi studente che in precedenza non è riuscito a entrare nella facoltà a numero chiuso della propria città potrebbe chiedere – dopo uno o due anni di studio all’estero – di rientrare nel proprio Paese. E questo potrebbe valere non solo per il corso di laurea di Medicina e Chirurgia ma anche per tutte le altre facoltà che prevedono il superamento di un test d’accesso. Nel caso specifico gli ultimi studenti che hanno presentato ricorso al Tar, Antonello Mecca, Marina Di Bisceglie e Stefano Maglieri, potrebbero tornare in Italia. Non saranno proprio a casa ma di sicuro il disagio verrà ridotto notevolmente. Sia in termini economici che affettivi: non saranno più costretti a spendere cifre spropositate per il viaggio e non dovranno stare lontani dalla famiglia. E, da non tralasciare, avrebbero l’opportunità di formarsi in un’Università che vanta numerose eccellenze. L’Università di Sassari. Con due provvedimenti del 17 luglio e un terzo dell’8 agosto l’Università di Sassari non ha valutato le domande di trasferimento presentate dai ricorrenti e si è costituita in giudizio insieme al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Ma il Tribunale amministrativo, pronunciandosi sul ricorso, lo ha accolto annullando di conseguenza quegli stessi provvedimenti. Scenari futuri. Come era prevedibile nello studio dell’avvocato Francesco Bolasco negli ultimi giorni il telefono continua a squillare. Sono studenti sardi trapiantati altrove che chiedono se sia possibile anche per loro rientrare a casa. La risposta affermativa non può prescindere dalla famosa condicio: l’effettiva presenza di posti vacanti nei corsi di laurea che questi giovani studenti vorrebbero poter frequentare.
 
 
8 - La Nuova Sardegna / Pagina 24 - Sassari
FONDI EUROPEI, LE SCELTE E I PROGRAMMI DEL FUTURO 
Nei prossimi sette anni arriveranno tre miliardi di euro dall’Unione europea, occasione storica per la Sardegna: venerdì un convegno alla Promocamera 
SASSARI Nei prossimi sette anni arriverà un fiume di denaro attraverso i Fondi strutturali europei: 3 miliardi di euro a partire dal 2014. Si tratta di risorse che condizioneranno la programmazione, la spendita, le scelte e la crescita della Sardegna. Se ne parla venerdì mattina - dalle 9.30 - nella sala conferenze della Promocamera a Predda Niedda. Il convegno regionale «2014-2020, nuova strategia dei Fondi strutturali europei, opportunità e prospettive delle politiche comunitarie per le imprese», è promosso da Promocamera, Camera di commercio e Confartigianato Imprese Sardegna. L’incontro sarà aperto da Alessandra Giudici, presidente della Provincia. Seguiranno Gavino Sini, presidente della Camera di commercio; Luca Murgianu, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna e Gianuario Pilo, presidente di Promocamera. Quattro i segmenti analizzati nel convegno, con la partecipazione di Gianluca Cadeddu, direttore del Centro regionale di programmazione della Regione e Tonino Piludu, presidente del Crel; Andrea Murgia, corresponsabile Po-Fesr Sardegna e Flavio Burlizzi, responsabile ufficio Unioncamera di Bruxelles;Andrea Benassi, segretario generale Ueapme e Attilio Mastino, rettore dell’Università di Sassari, Francesco Pigliaru, pro rettore dell’Università di Cagliari e Pietro Esposito, segretario generale della Camera di commercio nord Sardegna; Massimo Sabatini, direttore Area Mezzogiorno di Confindustria, Francesco Garufi, coordinatore Aree politiche di coesione sociale e Mezzogiorno della Cgil, Filippo Spanu, segretario Confartigianato Imprese Sardegna. Interverrà il parlamentare europeo Giommaria Uggias, conclusioni affidate a Sabina De Luca. Il convegno sarà coordinato dal giornalista della Nuova Sardegna Alfredo Franchini.
 
 
9 - La Nuova Sardegna / Pagina 23 - Ed_Cagliari
TRAGUARDI
Paolo, tetraplegico: 110 e lode per la laurea in turismo

CAGLIARI La tetraplegia spastica che gli lascia liberi di muoversi solo gli occhi non gli ha impedito quasi di saltare sulla sedia a rotelle per la felicità quando la commissione gli ha conferito la laurea in operatore culturale per il turismo col voto di 110 e lode: Paolo Puddu, 27 anni, ieri mattina nell’aula magna della facoltà di Lettere ha fatto emozionare il suo vasto pubblico, le persone che, da quando aveva 6 anni, hanno cominciato con lui una corsa a ostacoli senza fine. Quel bambino privo di muscoli e che non parlava ha sempre avuto un’intelligenza vivace ed esigente: in prima elementare non si accontentava delle spiegazioni dell’insegnante di sostegno, maestra Careddu della scuola Randaccio se ne rendeva conto da quegli occhi che la cercavano e così si è inventata qualcosa per fare da maestra anche a lui. I genitori, Enrico e Susanna, medico e farmacista, l’hanno portato per anni a Filadelfia negli Stati Uniti alla clinica Doman dove imparavano esercizi che il ragazzo doveva ripetere tutti i giorni, per 12 ore al giorno consecutive. Tornavano in Sardegna, nella casa cagliaritana di via Cagna, e cercavano i volontari che, uno per ogni ora, si avvicendavano nell’appartamento ormai comunità aperta e solare. «Paolo seguiva una dieta particolare per reggere a tanto sforzo», ricorda il padre, socio di Abc Sardegna e evidente sostenitore della legge 162 che davvero ha aiutato suo figlio. All’università Paolo ha seguito tutte le lezioni: l’udito è perfetto, la sua capacità di assimilazione immensa, gli assistenti alla comunicazione Simona Putzu, Giusi Pedone e Nisar Ahmad spiegano che il loro ruolo è quello di consentirgli di parlare attraverso la tavoletta con le lettere che lui segnala con gli occhi: «Io non parlo ma non sto mai zitto», scherza Paolo leggendo le lettere della tavoletta. La tesi di grande attualità: sui trasporti aerei e i diritti dei disabili. 
  
 
10 - La Nuova Sardegna / Pagina 36 - Nuoro
UNIVERSITÀ, RIPARTE LA CACCIA AI FONDI 
Caterina Loi: «Finora, nonostante le proteste, è arrivato solo un milione di euro dei 2,7 milioni dell’annualità 2011» 
di Valeria Gianoglio
NUORO Dopo due mesi di promesse e annunci strappati con le unghie e con i denti, tra professori in piazza, docenti pronti alle dimissioni in massa, lezioni all’aperto in segno di protesta, e comunicati agguerriti di studenti, associazioni, vertici dell’ateneo e politici, alla fine, dei 2 milioni e 732mila euro dovuti dalla Regione per l’annualità 2011, sinora, all’università nuorese ne sono arrivati soltanto 1 milione. Giusto il tanto che basta per consentirle di pagare qualche mensilità ai docenti, di restituire un po’ di ossigeno alla cooperativa Ecotopia che gestisce da tempo tutti i servizi, di placare, anche se solo per un istante, le richieste delle banche alle quali sono stati chiesti i prestiti per mantenere in vita l’ateneo. Ci sarebbe di che disperarsi, insomma, almeno sul fronte finanziario, per l’ateneo barbaricino, eppure il commissario straordinario del Consorzio universitario, Caterina Loi, di perdere le speranze, non ne vuole proprio sapere. Sarà –e lo dice lei stessa– la sua lunga esperienza da ex amministratrice locale, spesso alle prese con conti, bilanci e risorse insufficienti – sarà la sua naturale propensione all’ottimismo e alla concretezza, sarà, soprattutto, la voglia di credere in una istituzione che nonostante i problemi di cassa continua in modo ostinato a sfornare successi, corsi, ricerche e tanti nuovi iscritti. «I finanziamenti, ci mancano solo i finanziamenti certi e che ci consentano finalmente di avere una sicurezza finanziaria per almeno cinque anni – Caterina Loi lo ripete scandendolo per bene come per convincere chi ancora non ha afferrato il concetto – perché nell’università nuorese, tutto il resto c’è: iscritti, corsi di laurea, nuove iniziative, scuole di specializzazione, e altre persone e istituzioni pronte a investirci su. Mancano solo i finanziamenti». Caterina Loi è francamente stufa, e non lo nasconde, di cominciare ogni santo anno che passa, insieme a studenti e cooperativa, la solita battaglia per strappare alla Regione i finanziamenti dovuti all’ateneo barbaricino. È stanca di dover bussare ogni anno alle porte degli uffici cagliaritani per vedersi rispondere “sì, vedremo, faremo il possibile”. È stanca di dover chiedere l’aiuto delle istituzioni locali e dei politici del Nuorese perché anche loro intercedano e magari compiano il miracolo. «Sino a questo momento – spiega, all’indomani di un vertice con i colleghi dell’università di Oristano, di Sassari, e i consiglieri regionali del Nuorese – la Regione a ottobre ci ha dato solo un milione di euro, ma all’appello, solo per restare all’annualità 2011, mancano 1 milione e 700mila euro. Sino a questo momento ci è arrivato solo un acconto che ci è servito una parte per pagare i servizi della cooperativa, una parte per coprire i crediti. Ci hanno promesso un altro milione nei prossimo giorni, e con quello pagheremo un altro acconto alla cooperativa e altre spese. Non riusciremo a ripagare tutto, perché una parte dei soldi che ci arriveranno se li porterà via la banca con gli interessi». «Ma l’altro grande capitolo ancora tutto da scrivere – aggiunge, sconsolata, il commissario del consorzio universitario – è quello legato ai finanziamenti del 2012. Per questi altri 2 milione e 730mila euro, infatti, ancora nulla è stato scritto, promesso, né tantomeno ci è arrivato. C’è solo una delibera della giunta regionale ma di concreto, nelle nostre casse, non c’è ancora nulla. Ma è ora di finirla, con questo sistema: l’università nuorese merita decisamente di più che essere costretta a inseguire fondi arretrati».
Il maxi vertice con Oristano 
Si sono incontrati avant’ieri sera in una delle sedi periferiche dell’università nuorese, quella di Sa Terra mala, e l’argomento all’ordine del giorno era un triste classico delle sedi universitarie gemmate: la carenza di fondi. All’incontro erano presenti i vertici dell’ateneo barbaricino, i colleghi dell’università di Oristano, anch’essi alle prese con gli stessi problemi finanziari, i vertici dell’ateneo di Sassari, i delegati di Provincia e Comune di Nuoro, alcuni politici regionali. La richiesta che è stata presentata ai consiglieri regionali è stata, in estrema sintesi, una sola e piuttosto precisa: è stato chiesto loro di fare pressione alla Regione perché, nella finanziaria regionale 2013, venga garantito un impegno finanziario pluriennale per le università gemmate di Nuoro e Oristano. I due atenei, insomma, chiedono la garanzia di finanziamenti per almeno cinque anni, in modo da poter programmare al meglio i loro corsi, le nuove iniziative, i programmi per il futuro. (v.g.)
 
 
11 - La Nuova Sardegna / Pagina 49 - Sport
Venerdì gli Stati generali del mondo sportivo sardo 
A Cagliari la conferenza triennale. Ecco come la Regione spenderà i 51 milioni
E dal Coni si sottolinea l’assoluta urgenza di attualizzare la Legge 17 
CAGLIARI Cinquantuno milioni di euro: un tesoretto che, di questi tempi, regala un sorriso ad atleti e sportivi sardi. È questo il nocciolo della quinta Conferenza regionale dello sport, che dopo aver toccato Sassari, Nuoro e Oristano torna a Cagliari ma concentrata in una sola giornata, e non più nei canonici tre giorni. I lavori - dalle 9 alle 16 di venerdì al pala Congressi della Fiera di Cagliari - batteranno su tre argomenti: l’ammodernamento della legge 17 con un riferimento giuridico allo sport paralimpico, la sinergia col Coni e il capitolo «sport e salute». "Ai lavori, di pregio per lo spessore dei relatori e per la qualità dei temi da dibattere, partecipa anche il presidente nazionale dello sport paralimpico, Luca Pancalli. Inoltre - spiega l’assessore regionale allo Sport, Sergio Milia - confido sulla riflessione tra il nostro assessorato e quello della salute. E sulle iniziative di crescita da innescare con riverberi occupazionali, turistico e ambientali». L’evento di dopo domani - attesi, tra gli altri, il governatore Ugo Cappellacci, l’assessore Simona De Francisci, il rettore cagliaritano Giovanni Melis, il coach della Dinamo Romeo Sacchetti - è centrale per il futuro delle oltre tremila associazioni censite da Villasimius a Porto Torres. «Complimenti all’assessorato: l’Albo, il monitoraggio e l’attivazione della Banca dati, unica in Italia, permettono di dare risorse a chi fa davvero sport lasciando fuori chi improvvisa" dice il numero uno del Coni, Gianfranco Fara. Che rilancia sulla legge 17: "Risale al ’99, è preziosa ma va attualizzata con gli input delle associazioni". Milia annuisce: "La legge è tra le più avanzate del Paese, ma va migliorata». Dal Coni emerge un’altra richiesta: la sistemazione delle federazioni. «A breve, attendiamo sviluppi per la zona di via Pessagno, a Cagliari». Intanto, la conferenza dà visibilità alle opere avviate dall’assessorato. "Il Piano 2010/12 è stato condotto con ottime performance per l’impiantistica e le attività legate allo sport. Il sito on line? Sono iscritte oltre 1.500 società" segnala Antonio Conti, direttore generale dell’assessorato dal febbraio 2011. E i 51 milioni? "Intanto, in quattro giorni dalla delibera di giunta, abbiamo saldato un milione e 700 mila euro alle società. Poi - rilancia Milia - con 10 milioni del Piano triennale, 20 dei fondi Fas e i 21, recuperati dal mancato avvio dei palazzetti a Cagliari, Oristano e Nuoro, chiudiamo il 70 per cento delle richieste del 2011". Un nuovo look per rispondere alle esigenze dello sport sardo.
Mario Frongia
     

12 - La Nuova Sardegna / Pagina 24 - Sassari
tavola rotonda
Unicef per i diritti dei bambini
All’Università confronto con il presidente nazionale Guerrera
SASSARI “I ragazzini sono tutti uguali, perché i loro diritti no?”. La domanda, solo apparentemente retorica, domani nell’aula magna dell’Università di sassari stimolerà il dibattito della tavola rotonda organizzata dal comitato regionale dell’Unicef in occasione della Giornata sui diritti dell’infanzia e della adolescenza. L’anniversario cadeva il 20 novembre, 23° anniversario della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia, ma a Sassari è stato posticipato per rendere possibile la presenza del presidente nazionale del Comitato italiano per l’Unicef, Giacomo Guerrera. Il presidente arriva oggi nell’isola e, accompagnato da Silvana Pinna, presidente del comitato Unicef di Sassari, partecipa agli eventi in programma a Valledoria e a Sennori dove ai bambini figli di immigrati sarà assegnata la cittadinanza onoraria. Di diritti dei bambini si parlerà a lungo, domani sera all’Università, nella tavola rotonda moderata dal giornalista Franco Ferrandu. I lavori, alle ore 16, saranno aperti dal saluto della presidente regionale dell’Unicef Paola Manconi. Seguirà un breve intervento del rettore Attilio Mastino che l’Unicef ha ringraziato per avere concesso la sede più prestigiosa dell’ateneo per un evento che l’Unicef comitato Sardegna ha organizzato con grande passione. Oltre Giacomo Guerrera, le relazioni della tavola rotonda sono state affidate al sindaco Gianfranco Ganau e al direttore della Caritas italiana, don Francesco Soddu. «In Italia – si legge in una nota dell’Unicef – la popolazione straniera residente al 31 dicembre 2010 equivaleva a 4 milioni 570 mila persone, con un’incidenza del 7,5 per cento rispetto alla popolazione residente complessiva. Quasi il 22 per cento della popolazione straniera è composta da minorenni e di circa 650 mila bambini e ragazzi sono nati in Italia (le cosiddette seconde generazioni)». I diritti di questi bambini, le loro aspettative e le loro speranze saranno il fulcro del dibattito promosso dall’Unicef. Perché è vero che i ragazzini sono tutti uguali, ma non i loro diritti.


 

QUOTIDIANI NAZIONALI
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