Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
06 September 2012
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA
 
1 - L’Unione Sarda / Cagliari (Pagina 15 - Edizione CA)
Il racconto dei giovani che hanno partecipato: domande non complicate
TEST IN FACOLTÀ, IERI LA PROVA DEI FUTURI INGEGNERI
Continuano gli esami per accedere alle facoltà a numero chiuso. Ieri è stato il turno dei futuri ingegneri che si sono cimentati nei test che danno accesso alla facoltà di piazza d’Armi. In tutto sono state 1.273 le domande per 900 posti, «ma alla prova ha partecipato circa il 90 per cento degli iscritti», specifica la preside Alessandra Carucci.
I corsi triennali a numero chiuso sono quelli di ingegneria Meccanica, Biomedica, Chimica, Elettrica ed elettronica, per l’Ambiente e il territorio e Civile. Ognuno con 150 posti disponibili. Cifre che rendono inutile il numero chiuso. «Qualcuno può essere escluso dai corsi più ambiti ma può entrare in altri e cambiare al secondo anno, come fanno in molti», spiega Carucci. Ingegneria continua a essere una delle facoltà ambite dai ragazzi isolani.
Infatti, in tanti sono arrivati da tutta l’Isola. Fuori dalle aule c’erano amici e parenti che hanno accompagnato gli studenti, come il gruppo si supporto di Guendalina Fronteddu: amica, fidanzato e fratello arrivati da Carbonia, che dalle 9 hanno atteso fino alle 15 per vederla uscire dall’aula Z. Si farà attendere anche domani, visto che la giovane si cimenterà anche nelle prove per accedere alla facoltà di Fisica. «Il mio sogno è lavorare al Cern di Ginevra», afferma mentre è ancora provata dalle domande del test. Infatti, se non dovesse entrare in Fisica spera almeno in Ingegneria chimica.
Invece Nicola Pitzalis ambisce a diventare ingegnere meccanico. È arrivato assieme alla sorella Laura: «Siamo partiti alle 6,40 in treno da Oristano», spiega. Poi racconta del test: «Le domande non erano semplici ma nemmeno troppo difficili, richiedevano una preparazione minima per affrontare una facoltà come ingegneria».
 
2 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
Mobilità internazionale
Oggi, alle 16.45, nell’aula A della facoltà di Scienze Politiche, si terrà una conferenza pubblica di divulgazione dal titolo “Mobilità internazionale per la formazione e l’occupazione giovanile-da una best practice in Sardegna del Programma Leonardo alle nuove opportunità per i giovani sardi”.
 
3 - L’Unione Sarda / Oristano e Planargia (Pagina 32 - Edizione CA)
BOSA. Un decreto provvisorio in attesa dello studio richiesto all’Università di Sassari
RETI KILLER, STOP DELLA REGIONE
L’assessore regionale all’Agricoltura ed alla Pesca, Oscar Cherchi, ha prorogato fino al prossimo venti settembre il provvedimento di sospensione della pesca con il sistema a circuizione (pesca con le cianciole) nel mare di Bosa, tra Capo Marrargiu a Santa Caterina di Pittinuri. Vietata, col sistema delle cianciole, la pesca alle specie pelagiche di media e grossa pezzatura (consentita, quindi, per sardine e specie di piccola taglia). Cherchi, lo scorso mese di agosto, aveva prorogato una prima volta il decreto, chiedendo un parere tecnico scientifico alle Università di Cagliari e di Sassari: solo l’ateneo cagliaritano ha finora risposto e, quindi, per le medesime ragioni, il responsabile regionale ha reiterato il provvedimento di sospensione, in attesa del parere dei biologi sassaresi.
LA REGIONE «Ho inviato nei giorni scorsi una richiesta all’Università di Sassari ed ho avuto l’assicurazione che il parere arriverà entro il mese - spiega Oscar Cherchi - Quando avrò acquisito entrambi i giudizi scientifici, assumerò una decisione definitiva, tenendo conto di tutti gli elementi e delle ragioni che mi sono state formalizzate dalla marineria locale».
L’UNIVERSITÀ Cagliari nei giorni scorsi, aveva espresso la sua opinione: la pesca con il sistema a circuizione, se effettuata secondo i modi e nei tratti di mare consentiti dalla Legge, non è tanto dannosa quanto quella con lo strascico. I pescatori bosani, con poche eccezioni e d’intesa con lo stesso Ateneo Cagliaritano, hanno predisposto un Piano di gestione locale che prevede una regolamentazione della pesca lungo il tratto costiero del mare di Bosa, alternando zone di salvaguardia a quelle di pesca: un piano che non prevede strascico e cianciole.
COMUNE La loro protesta ha motivato il sindaco Piero Casula a chiedere al ministero dell’Agricoltura ed all’assessorato regionale la sospensione delle autorizzazioni concesse alle barche che effettuano la pesca con le cianciole lungo la costa bosana: «La nostra esclusiva preoccupazione - spiega Casula - è quella di tutelare le ragioni della marineria locale nel momento in cui compie uno sforzo, corredato da un qualificato parere scientifico, per avviare una regolamentazione della pesca nel nostro mare. Non stiamo compiendo battaglie contro qualcuno, ma per qualcosa».
 
4 - L’Unione Sarda / Tempo d’estate (Pagina 47 - Edizione CA)
KOUNELLIS, UN ARTISTA NEL CUORE DEL SULCIS
«Se qualcuno ha il peso nel cuore, il suo posto è qui». Il qui è la costa del Sulcis-Iglesiente malinconicamente bellissima in un giorno in cui le nuvole combattono veloci in cielo, restituendo al mare repentini giochi di luce. Chi parla è invece un viaggiatore fuori da ogni registro, Jannis Kounellis, uno dei più grandi pittori internazionali, greco di nascita (è nato al Pireo), italiano per scelta- «la Madonna di Tiziano, così donna, per me è stato un buon motivo» - maestro dell’Arte Povera e al tempo stesso quasi un viandante pronto ad ascoltare ogni sussulto, a leggere ogni forma di questa terra, oggi così ferita. Artista militante, è in Sardegna per partecipare alla Scuola estiva di architettura promossa dall’Università di Cagliari, che si è posta come tema centrale proprio il paesaggio del Sulcis Iglesiente, argomento di così stretta attualità da rendere la passeggiata di Jannis - «io non mi stanco mai di viaggiare, fare il pittore senza viaggiare è un peccato mortale» - ancora più significativa, perché la parola peso significa cultura, curiosità, storia, condivisione. «Oggi è morale essere qui».
Una testa di capelli bianchi, baffi e due occhi scuri che si accendono di stupore e ironia, parla sottovoce mentre sorseggia l’ennesima sigaretta. Ne accende una dopo l’altra, affondando la mano nella tasca della giacca blu a caccia di pacchetto e accendino, amorevolmente controllato da Michelle, la sua compagna. Una coppia bella e sorridente, ormai italiana. «È fantastico, bellissimo, c’è verticalità - sussurra mentre osserva la collina che precipita nella spiaggia di Funtanamare - Siamo abituati a guardare tutto in orizzontale, con il computer davanti. Invece la verticalità è l’aspirazione, la conoscenza. Anche il viaggio di Ulisse era verticale». Verticale e peso per Kounellis vogliono dire luogo che vive e racconta una storia d’identità di questo pezzo martoriato di Sardegna. Poi guarda un vecchio camino di miniera e ritorna con la mente agli anni Sessanta, i primi trascorsi in Italia quando a Torino fece uno spettacolo «al teatro “Gobetti” dove c’era una donna incinta e una ciminiera alimentata con legno e carbone».
Carbone. Chi non ricorda una delle più grandi e rivoluzionarie opere del maestro “Un quintale di carbone” del 1967? La vita sa intrecciare piccole sorprese che diventano grandi emozioni. A Buggerru è un giorno importante, si ricorda l’eccidio del 1904 dei minatori in lotta, ma tutto diventa presente: chi lotta oggi sono i minatori della Carbosulcis che hanno appena lasciato il cuore della miniera. A dispetto dei suoi 74 anni, Kounellis ascolta in piedi ogni intervento. Appena fuori dal vecchio deposito per l’acqua utilizzato come sala conferenze c’è una piccola montagna di carbone con sopra un paio di scarponi e due caschi. «Ci hanno aggiunto un simbolo» osserva con un sorriso, lui che con i materiali duri ha a lungo lavorato per teorizzare che «un quintale di carbone all’angolo di uno spazio pubblico polarizza tutto lo spazio». «A me -aggiungere per spiegare il suo pensiero su ciò che qui dà pane - piacciono “I mangiatori di patate” di Van Gogh e la letteratura francese, Victor Hugo e l’epopea del carbone. Io - e negli occhi passa un fulmine - sono uno démodé».
Mai bugia fu detta meglio. Folgorante, tagliente spiega che qui tutto gli «appare identità di lavoro. La corsa all’oro ha fatto la storia dell’America, ma la miniera americana muore, qui invece tutto lascia una traccia, un’identità di lavoro. Tutto parla e rappresenta un inizio, un vero inizio perché non c’è fine». E forse per dargli un senso di sacralità cita anche il biblico Salomone e la regina di Saba quando entra nel buio della terra della Galleria Henry, un capolavoro dell’architettura mineraria finalmente recuperata. «Sembra la miniera di Salomone…piena d’oro». L’oro non c’è, ci sono la fatica e sudore di chi l’ha scavata. «Ma tutto è fatica, non solo il lavoro fisico, anche scrivere costa fatica. Ecco perché bisogna vivere la fatica con leggerezza e appesantire il resto. Avere consapevolezza». Alla banale domanda sul breve viaggio nel ventre della terra, il Maestro risponde con un universo: «mitologico». Il viaggio continua e Kounellis è curioso di incontrare i giovani allievi «il futuro, instaurare un dialogo, avere la capacità di dire che ha ragione l’altro, anche quando non si parlano altre lingue». Parlano la forma, le scelte, l’arte. A chi, al termine della passeggiata nello stremato e bellissimo Sulcis, gli chiede di riassumere le impressioni di un giorno risponde: «L’Urlo di Munch». È tutto.
 
Architetti e pittori alla scuola della miniera
Il cuore della polemica a lungo è stata sui non luoghi. La prima Scuola estiva internazionale di Architettura, inaugurata lunedì scorso in via Corte d’Appello a Cagliari replica con due settimane di confronto sul territorio dei luoghi, anzi “Sardegna. Il territorio dei luoghi. Il progetto dei paesaggi minerari e insediativi costieri del Sulcis-Iglesiente”: questo il titolo dell’iniziativa del Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Architettura, sostenuta dall’Ateneo, dalla Provincia di Carbonia-Iglesias e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. In due settimane i circa 70 partecipanti (in gran parte studenti provenienti dalla Svizzera, da Marsiglia, dal Canada e da Berlino, oltre che iscritti alla facoltà cagliaritana) si confronteranno sul progetto dei paesaggi minerari e insediativi costieri del Sulcis Iglesiente, un territorio della Sardegna particolarmente significativo nella storia dell’industria mineraria isolana che ha determinato la forma di questo paesaggio negli ultimi due secoli. I relatori sono i grandi dell’architettura internazionale. All’iniziativa partecipa uno dei più importanti e geniali maestri della fotografia contemporanea, Mimmo Jodice: il suo è uno dei grandi nomi della storia della fotografia italiana. Stamattina l’autore della mostra “Les yeux du Louvre”, chiusa nei giorni scorsi, incontrerà gli studenti. Altrettanto significativa la partecipazione di Jannis Kounellis, il maestro dell’Arte Povera, protagonista martedì di un viaggio nel Sulcis con il presidente della Provincia Sulcis-Iglesiente Tore Cherchi nei panni di uno straordinario Virgilio. Tra i viaggiatori anche il direttore della Summer School Nicola Di Battista. «Un team di professionisti ha studiato il territorio - spiega Di Battista -. Per esempio è stato fatto uno studio sul sistema dei porti nati come approdi minerari ». L’obiettivo del lavoro è stato quello di capire e quantificare le risorse di un territorio «per scoprire, è un altro dato, che si utilizza solo il 2 per cento del suo potenziale turistico». «Bisogna partire da quello che c’è perché - incalza - il territorio è la nostra forza, il nostro viso, dice chi siamo». Con un pizzico di verve polemica ricorda, da architetto, che non ci sta ad «arrivare quando le cose sono decise. Le infrastrutture cambiano un paesaggio: un ponte porta da una parte all’altra, ma se è sbagliato, danneggia il contesto per sempre». Dunque confronto, dialogo e consapevolezza di essere nel cuore del Mediterraneo. «Abbiamo voluto chiamare alcuni maestri come Kounellis perché spiegassero ai giovani la loro idea di luogo».Tra i grandissimi ospiti della scuola l’architetto Eduardo Souto De Moura, vincitore del premio Pritzker.

 
LA NUOVA SARDEGNA 
 
5 – La Nuova Sardegna / Iglesias (Pagina 24 - Edizione CA)
FONTANAMARE, A GRANDI PASSI VERSO IL PORTO TURISTICO
Iniziati i controlli e le verifiche tecniche del tratto di costa dove sorgerà il bacino artificiale per le imbarcazioni
Si viaggia a passi spediti per la realizzazione del porto turistico di Fontanamare dopo l’inserimento del progetto, da parte della provincia nel piano Sulcis. Nei giorni scorsi sono iniziativi i controlli e le verifiche tecniche nel tratto di costa che dovrebbe essere utilizzato per il posizionamento degli sbarramenti che dovranno delimitare il bacino artificiale
per ospitare le barche da diporto.
Da qualche tempo i ricercatori dell’università di Cagliari ed alcuni studiosi stranieri hanno avviato gli studi sul moto ondoso per evitare che si verifichino i fenomeni di insabbiamento. L’equipe tecnica è composta, tra gli altri dall’architetto greco, naturalizzato italiano, Jannis Kounellis e dal prof. Nicola Di Battisti dell’Università di Cagliari che dovranno anche predisporre un progetto di massima per la compatibilità ambientale.
Jannis Kounellis è un architetto di fama mondiale, creatore dell’Arte povera, che ha accolto la proposta di fornire il proprio contributo professionale per la realizzazione di un progetto che sia eco-compatibile. Il mare e le correnti nel Golfo del Leone non sono facilmente controllabili soprattutto nei mesi invernali quando le onde superano anche i 7 metri di altezza. Occorre quindi progettare un rifugio sicuro per le barche, gli yacht e i gommoni. La zona prescelta è quella della cosiddetta “spiaggetta “ che propone sul lato Est un tratto di costa rioccia e quindi adatta a fornire la base per il braccio principale del bacino artificiale. A disposizione ci sono già 3 milioni di euro, parte del pacchetto finanziario di 15 milioni che l’ente intermedio ha programmato per la costruzione di altre infrastrutture nel Sulcis Iglesiente. «Il porto – sostiene il sindaco Pietro Cocco – rappresenta la base per lo sviluppo turistico della zona. Anche quest’anno, nonostante la crisi del settore delle vacanze, i centri che dispongono di attracchi portuali non hanno subito calo di presenze. Per quanto riguarda il porto di Fontanamare, si tratta di un’opera sensibile e quindi va studiata con severità tecnica: la forza del mare, assume proporzioni non facili da contenere». Occorrerà quindi ricorrere alle soluzioni adottate nei porti che si affacciano sugli oceani Logisticamente l’opera si propone decisamente appropriata, baricentrica tra Carbonia e Iglesias e la zona è ben collegata con i centri di Gonnesa e Nebida che aspirano a diventare punti nodali del turismo iglesiente. Inoltre, sulla costa occidentale dell’isola, la più battuta dai venti dominanti di Maestrale e di Libeccio scarseggiano i porti turistici e i ripari sicuri per le imbarcazioni da diporto. Quello di Fontanamare va a colmare un’esigenza, fino ad ora non soddisfatta, del diporto nautico che rappresenta uno dei possibili fattori di sviluppo del turismo in Sardegna.
 
6 – La Nuova Sardegna / Estate (Pagina 31 - Edizione CA)
NEI SEMI DI CARDO IL SEGRETO PER CONTRASTARE ANTICHI VELENI
Un convegno a Stintino con esperti internazionali mette a confronto archeologia e biologia molecolare e ci aiuta a comprendere vecchie e nuove malattie
E’ possibile scoprire con esattezza la natura delle malattie che hanno portato alla morte i faraoni o gli antichi guerrieri nuragici? In quale modo possiamo dimostrare se l’Uomo di Neanderthal o gli arcieri di Mont’e Prama avessero una malattia specifica? Oggi questa idea non è fantascienza. Può essere una concreta ipotesi di ricerca grazie alle moderne tecniche della biologia molecolare. Si chiama «Mummies, Bones and ancient Pathogens» l’importante convegno che prenderà il via domani ( e si concluderà sabato) nella sala consiliare del comune di Stintino. Un appuntamento di straordinario fascino che ha messo insieme biologi molecolari, biotecnologi, archeologie studiosi
delle più svariate specializzazioni provenienti da alcuni dei più prestigiosi centri di ricerca del mondo. Uno dei capitoli più avvincenti del convegno riguarda il ritrovamento casuale di un vaso colmo di semi nell’area archeologica di Sant’Imbenia (Alghero).
Un ritrovamento che fino a poco tempo fa sarebbe rimasto lì, con tante domande e poche risposte. Che Sant’Imbenia fosse, tremila anni fa, un luogo importante di commerci e scambi ce lo avevano spiegato gli archeologi. Che lì vicino ci fosse un approdo che attirasse mercanti fenici e dall’Oriente, era considerato cosa certa. E date queste premesse si capisce anche come mai quella piazza dell’antico villaggio fosse stata organizzata per accogliere mercanti e visitatori levantini. Ma perchè quel vaso (di fabbricazione sarda) che conteneva quei semi di cardo? Perché conservare semi di una pianta così diffusa in tutto il Mediterraneo?Il gruppo di ricercatori dell’università di Sassari che fanno capo al professor Salvatore Rubino, professor David Kelvin e professor Marco Rendelli, è stata in grado di estrarre il Dna da questi semi antichi. «I semi di Sylibum marianum– spiega il professor Rubino– possiedono delle proprietà medicinali conosciute fin dall’inizio del periodo romano. Un’attività medicinale ben documentata è la capacità dei semi di contrastare gli effetti dell’avvelenamento da funghi mortali».
Altre proprietà includono attività rigenerative del fegato. Inoltre, lo stesso gruppo di bioarcheologi, in un esperimento preliminare, ha parzialmente sequenziato il Dna antico, e ciò rappresenta un risultato scientifico di notevole importanza. Le sequenze ottenute hanno rivelato un’elevata corrispondenza del DNA antico con le parziali sequenze presenti in banca dati di DNA moderno di Sylibum marianum. Che relazione esiste tra la carta d’identità genetica di quei semi antichi e quella dei semi dei cardi che crescono oggi in Sardegna?
«Sfortunatamente– dice Rubino– la sequenza completa del moderno Sylibum marianum, a differenza di altre piante di più alto valore commerciale, non è a tutt’oggi conosciuta e un’analisi dettagliata delle similitudine tra i semi antichi e quelli moderni di Sylibum marianum deve attendere il sequenziamento della pianta moderna». Senza correre troppo con la fantasia si potrebbe pensare a perfezionare le virtù del cardo in modo da utilizzarle in chiave farmacologica o energetica. Non è azzardato ipotizzare, infatti, che quel vaso antico contenente quei semi altro non fosse se non una sorta di piccola farmacia pronta all’uso di chi avesse subito un avvelenamento da funghio avesse comunque seri problemi di natura epatica.
Un altro tema importante che verrà affrontato nel convegno riguarda le cosiddette mummie di Castelsardo. Bianca Paglietti dell’università di Sassari ha isolato e studiato le spore vive, dopo 200 anni, di un bacillus che vive in ambiente acquatico, recentemente sequenziato in Corea. Sarebbe azzardato ipotizzare che quella mummia appartenesse a qualcuno che avesse viaggiato in estremo oriente, ma è lecito credere che quell’uomo fosse un marinaio o avesse familiarità con il mare.
Interessanti, tra le altre relazioni quella del professor Marco Milanese che ha scavato le sepolture dei morti di peste ad Alghero tra 1400 e il 1500. Grazie alle avanzate tecniche della biologia molecolare è stato isolato l’agente patogeno di quella terribile epidemia.
A proposito di antiche patologie, la storica della medicina, professoressa Eugenia Tognotti presenterà una relazione sulle patologie che hanno colpito la Sardegna tra il quindicesimo e ventesimo secolo.
 
DAL SIMILAUN ALLA CRIPTA DI CASTELSARDO
Domani e sabato Stintino diventerà la capitale della bioarcheologia
A Stintino due giornate di confronto tra storici, biotecnologi ed esperti di Dna antico. Ricercatori dalle università
d’Europa, dalla Cina, dall’Arabia Saudita e dal Canada a confronto per parlare di mummie, ossa e antichi agenti patogeni
che nel passato provocarono la morte di centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo e anche in Sardegna. La due giorni che si svolgerà a Stintino, nella sala consiliare del palazzo comunale, domani e dopo 7 all’8 settembre (inizio ore 9,30),consentirà di tracciare la storia dell’uomo attraverso lo studio delle ossa umane. A partire dalla mummia di Ötzi, l’uomo di ghiaccio ritrovato sulla montagna del Similaun nelle Alpi Venoste. Domani, dopo i saluti, gli interventi di Susanna Sawyer, Carsten Pusch, Paolo Francalacci, Bernardino Fantini, Marco Milanese, Gino Fornaciari, Frank Ruhli, Giovanni Fadda, Raffaella Bianucci, Helen Donoghue. Sabato, invece, sarà la volta di Marco Rendeli,Elisabetta Garau, Rossella Filigheddu, co- Alberto Leon. E poi ancora Cristiano Farace, Roberto Madeddu, Manuela Murgia, Bianca Paglietti, Claudia Viganò, Patrizi. E FrancoCampus e Luca Ruiu, Ignazio Floris , Nikki Kelvin.
Ai lavori oltre al rettore dell’università di Sassari Attilio Mastino interverranno anche i professori Piero Cappuccinelli, Giovanni Fadda Mohammed Al Ahdal direttore del dipartimento di Infection and Immunity del centro di ricerca dell’ospedale King Faisal di Riad in Arabia Saudita.

QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa CRUI
Link: rassegna stampa MIUR

 

Questionnaire and social

Share on:
Impostazioni cookie