Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
17 July 2012
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’Unione Sarda / Cronaca Regionale (Pagina 5 - Edizione CA)
La rabbia dei giovani ricercatori
«FINANZIATI E POI BUTTATI VIA»
Lavori incompiuti e due prospettive: disoccupazione o emigrazione
Non c’è un altro Paese al mondo in cui si investe in cervelli e ricerca e quando si trovano gli Einstein non si valorizzano ma si buttano a mare, assieme ai loro lavori scientifici. Accade solo in Italia e quella dei “Giovani ricercatori” sardi è una storia emblematica. Iniziata bene (con il finanziamento, grazie alle legge 7 del 2007, di 630 progetti di ricerca) proseguita senza intoppi (con una valutazione intermedia dei lavori che ha portato ad una selezione dei migliori) e finita male con l’abbandono delle menti migliori al loro destino.
Uomini e donne preparati che grazie alle borse di studio hanno fatto ricerche sul cancro, sulla mobilità urbana, sul papilloma virus, sull’obesità, sull’inquinamento delle acque, su foraggi di ultima generazione, sulle celle fotovoltaiche ibride. Alcune di esse sono state pubblicate su riviste scientifiche, altre non si sono ancora concluse, altre hanno potenzialità enormi ma si sono interrotte.
Per questo i ricercatori hanno chiesto alla Regione che i migliori progetti venissero rifinanziati, sollecitavano incentivi all’inserimento della figura del giovane ricercatore nei bandi di ricerca successivi. Chiedevano anche di favorire, magari attraverso incentivi economici e fiscali, il loro inserimento lavorativo in imprese o istituti di ricerca o di incentivare il proseguo dei progetti in aziende private in modo da favorire lo sviluppo della ricerca oltre la sfera pubblica. Invece niente. «I bandi successivi sono stati pubblicati e a noi è stata preclusa la partecipazione. Hanno investito un sacco di soldi su di noi e li hanno buttati alle ortiche lasciandoci due sole alternative: la disoccupazione o l’emigrazione», attacca Valentina Sulas, antropologa e autrice di una ricerca su “I riti matrimoniali in Barbagia”.
LE STORIE Le loro storie sono significative. Paola Scano e Simone Muscas per due anni hanno elaborato il progetto Moses, il primo studio sulla mobilità sostenibile a Sassari. «Partendo da una analisi sul campo dei flussi di traffico e sugli spostamenti delle persone siamo arrivati alle soluzioni applicabili sulla città», raccontano. «Nel corso dei due anni le collaborazioni, a titolo gratuito, sono state tante, dall’amministrazione comunale, all’università», raccontano. «Un mese fa il progetto si è concluso, ma da fare ci sarebbe ancora tanto. Nel nostro caso, non avendo l’università o un centro di ricerca pubblico alle spalle, ma avendo svolto il progetto in un ente ospitante privato non abbiamo nessuna possibilità che gli venga data la necessaria continuità».
Nathascia Lampis si è laureata in fisica col massimo dei voti nel 1997, ha due titoli di dottorato, ha lavorato su un altro progetto per 4 anni grazie ad un assegno di ricerca universitario ed ora ha iniziato l’ultimo semestre del progetto Giovani ricercatori. «Dopo sarò tagliata fuori dai concorsi universitari perché laureata da troppo tempo e dai bandi regionali perché l’accesso è riservato solo a chi è già di ruolo o non abbiano già compiuto il 37 anni di età. Io ne ho 40».
LE ALTRE RICERCHE Annalisa Ortu e Carla Concas si sono occupate invece di obesità. «Abbiamo dimostrato che il concetto di obesità va esteso all’intera famiglia dei disturbi del comportamento alimentare e che per questo è necessario un approccio multidisciplinare con nuovi protocolli di intervento». Un fatto importante visto che «a tutt’oggi non esiste una terapia certa e omogenea o un centro multidisciplinare che possa determinare una vasta ricaduta sociale, con sbocchi occupazionali di alta professionalità in Sardegna».
Manuela Atzori ha lavorato per cercare di capire se la presenza di specifiche mutazioni in determinati geni potessero essere coinvolti nella suscettibilità a contrarre l’infezione da Papillomavirus , principale agente eziologico del tumore del collo dell’utero. «Sarebbe stato interessante poter proseguire lo studio aumentando la casistica o il numero di geni da analizzare ma non è stato possibile perché avendo come ente ospitante una società privata e non un’università sono stata esclusa dall’ultimo bando di ricerca».
L’EPATITE C Giuseppina Sanna e Bernardetta Busonera hanno fatto una ricerca sugli inibitori della moltiplicazione degli Rna virus (responsabile, tra l’altro, dell’epatite “c” e della Sars) e sul principio attivo identificato negli estratti di un arbusto, il Daphne Gnidium. «Vorremmo passare allo step successivo e avviare studi mirati al suo impiego come microbicida per la prevenzione delle infezioni da Hiv/Aids».
Angela Piga ha studiato il rumore generato dagli aerei in movimento nello scalo di Cagliari-Elmas al fine di determinare l’impatto dell’infrastruttura aeroportuale nei centri abitati. Il suo studio potrebbe consentire al Comune di perimetrare le aree di rispetto e di elaborare un piano urbanistico che consenta di migliorare la qualità di vita delle persone residenti nell’area.
I RITI MATRIMONIALI La ricerca di Valentina Sulas è consistita nel raccogliere tramite il metodo dell’osservazione partecipante, come raccomandato dall’antropologia classica, circa cento interviste in alcuni tra i paesi della Barbagia. Queta raccolta che è la prima parte del lavoro, è finalizzata ad una mappatura del rito, finora inesistente, e ad un suo inquadramento teorico in un panorama ben più vasto dei rituali in tutto il Mediterraneo. «Da questa ricerca sono venuti fuori spunti innumerevoli per altre che potrebbero riguardare i riti funebri, la questione dell’integrazione culturale con comunità allofone, il ruolo dei cibi rituali nella cultura Barbaricina, il passaggio dal familismo alle comunità-paese».
«PER ME SPESI 100MILA EURO» Poi c’è la storia di Ps, che preferisce restare anonimo. «Otto anni fa facevo il ricercatore in un’organizzazione internazionale a Granada, in Spagna», racconta. «Ero emigrato per mettere a frutto i miei studi sulla cooperazione internazionale e sui flussi migratori nel bacino del Mediterraneo. Nel 2007 mi convincono a rientrare a casa e inizia il mio calvario. Ho fatto un mio progetto di ricerca ma dopo che la Regione ha investito più di 100 mila euro nella mia formazione mi trovo a 39 anni, sposato con due figli, disoccupato e privo di motivazioni. C’è stata una lenta e costante opera di distruzione della mia dignità da parte del sistema di assegnazione e ridistribuzione dei posti di lavoro».
Fabio Manca

L’assessore La Spisa: premieremo i progetti migliori
«Noi offriamo occasioni, non diamo posti di lavoro»
«Noi abbiamo dato una opportunità a oltre 630 ragazzi investendo 40 milioni di euro. E lo abbiamo fatto per far sì che avessero l’occasione di restare nel mondo della ricerca, sviluppare contatti, fare pubblicazioni, sviluppare competenze. Ma non siamo un ufficio di collocamento e non possiamo garantire loro un lavoro. Tuttavia al termine dei periodi di ricerca faremo una valutazione finale dei progetti e premieremo le eccellenze. È l’unico modo possibile per abbinare le nostre e le loro esigenze».
Giorgio La Spisa, assessore regionale alla Programmazione non intende polemizzare con i “Giovani ricercatori” ma ricorda che queste erano le condizioni stabilite fin dall’inizio. «Anche sul master and back abbiamo investito 50 milioni dando a molti ragazzi l’opportunità di formarsi in università importanti e di lavorare in aziende locali, ma non possiamo garantire loro un posto di lavoro, non è il nostro compito».
Insomma, la linea della Regione «è trasparente» dall’inizio. «Non abbandoniamo le nostre menti migliori, semmai le valorizziamo». Si tratta di capire come: «Nel corso delle valutazioni intermedie è emerso che la qualità media dei progetti è alta. Ora, quando faremo le valutazioni finali, potremo calibrare gli interventi successivi finalizzati a premiare i migliori». Come? «Non lo sappiamo, ma siamo aperti a raccogliere suggerimenti». (f.ma.)
 
 
 
2 - L’Unione Sarda / Cronaca Regionale (Pagina 7 - Edizione CA)
INCONTRI
Oggi a Cagliari Squinzi e Profumo
Il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Francesco Profumo e il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi saranno oggi a Cagliari. Il primo parteciperà all’incontro “Smart Cities and communities” in programma alle 11 all’hotel Mediterraneo. Nella circostanza illustrerà, assieme al presidente della Regione Ugo Cappellacci le azioni per promuovere la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo imprenditoriale finalizzate al rilancio e alla crescita della Sardegna e del sistema-Italia nel suo complesso. Il secondo incontrerà a porte chiuse gli associati alla Confindustria sarda per fare il punto sulla situazione nazionale e isolana.
Cappellacci e Profumo presenteranno, tra l’altro, il bando sulle città e comunità intelligenti, al quale ha partecipato anche la Sardegna insieme alle Regioni che rientrano nell’obiettivo “Convergenza”, e due nuovi bandi in scadenza.
 
 
 
3 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 20 - Edizione CA)
Appuntamento a ottobre al Forte Village. Istituite in suo nome due borse di studio
OMAGGIO AL PROFESSOR PINTUS
Ricordo al congresso nazionale di Igiene e Medicina preventiva
Dal congresso nazionale di igiene un omaggio al professor Lucio Pintus, già ordinario di Igiene dell’ateneo cittadino, nonché protagonista di una brillante carriera che lo ha visto ricoprire i più importanti ruoli del panorama sanitario regionale e nazionale. In occasione del 45° meeting della Società italiana di Igiene e Medicina preventiva (SItI) che si terrà al Forte Village dal 3 al 6 ottobre, verrà ricordato uno degli artefici della sanità sarda dell’ultimo secolo, alla cui memoria la sezione sarda della SItI ha istituito un Premio, con la creazione di due borse di studio per soggiorni didattici in strutture di rilevanza nazionale e internazionale riservate a giovani specialisti del settore residenti nell’Isola. Il bando, consultabile su www.siti2012.org, scade il 31 luglio. Saranno selezionati i due contributi migliori e la proclamazione dei vincitori avverrà in occasione dell’inaugurazione del congresso nel resort di Santa Margherita di Pula. L’ultima volta che il Sud Sardegna ha ospitato l’evento risale al 1969, quando si tenne la 25° edizione. Si tratta di un importante appuntamento, che quest’anno avrà come tema “La prevenzione e la sanità pubblica al servizio del paese: l’igienista verso le nuove esigenze di salute”. Nutrito il programma scientifico che vedrà la partecipazione dei maggiori esperti italiani di igiene e sanità pubblica. ( p. l. )
 
 
 
4 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)REGIONE. Occupato l’assessorato al lavoro: «Dateci i fondi promessi» Master & back sul piede di guerra Parlano di «tempi biblici», difficili da «accettare» e «metabolizzare». E di un’attesa per i fondi diventata «estenuante». I ragazzi del comitato Master & back non riuscivano più a stare con le mani in mano e ieri mattina hanno invaso pacificamente il sesto piano del palazzo dell’assessorato regionale del lavoro.
«Non andremo via da qui senza una certezza assoluta - dichiarano - non sappiamo più a chi credere, stiamo aspettando da mesi». Reclamano il finanziamento per lo scorrimento delle graduatorie, «approvato in finanziaria ben 4 mesi fa». Si tratta di 21,5 milioni di euro, di cui 18 per lo scorrimento delle graduatorie dei percorsi di rientro, e 3,5 per quelle dell’alta formazione. «Ho avuto un incontro con l’assessore del lavoro Liori tre settimane fa - racconta il portavoce del comitato, Pier Andrea Marras - e mi ha detto che la delibera sarebbe stata approvata nella prossima riunione di giunta, ma ne sono state fatte tre e non è stato ancora approvato nulla, per questo siamo venuti qui, per avere una riposta».
Una ventina di ragazzi sono stati ricevuti dal direttore generale dell’assessorato, Massimo Temussi, che ha dato loro le prime rassicurazioni: «La delibera per i 18 milioni di euro verrà discussa nella prossima riunione di giunta - prevista in settimana - per quanto riguarda quella dei 3 milioni e mezzo, che dovrà esser valutata dall’organo politico, si parla di fine agosto, primi di settembre». Per la delegazione è fondamentale che le valutazioni vengano fatte al più presto possibile: «Stiamo aspettando questi soldi da 4 mesi, ci stiamo indebitando e stiamo avendo un sacco di problemi a portar avanti i master». «Personalmente ho pagato 13 mila euro - racconta Francesca Pusceddu - e poiché sono la prima degli esclusi in graduatoria, quando ci sono stati promessi dei nuovi fondi ho scelto di andare avanti, indebitandomi e mettendo in difficoltà la mia famiglia».
I ragazzi del comitato hanno lasciato il palazzo con la promessa di un incontro con l’assessore Liori, previsto a giorni, e in mancanza di risposte annunciano l’occupazione ad oltranza. «Ci dicono sempre che qualcuno viene prima di noi perché ha famiglia», sottolineano in coro. «E noi? Noi la famiglia non ce la possiamo nemmeno permettere».
Veronica Nedrini
  
 

 
 
LA NUOVA SARDEGNA 
 
5 - La Nuova Sardegna / Pagina 20 - Sassari
Pari opportunità, questione centrale nel nostro Ateneo 
ELEZIONI DEL CDA, LA REPLICA DEL RETTORE 
Attilio Mastino «Adotteremo le necessarie modifiche statutarie ma difenderò gli organi legittimamente eletti»
Mi si consenta di commentare e di respingere l’accusa di maschilismo rivolta agli organi accademici dell’Università, in particolare al Senato accademico e al Consiglio di amministrazione. A questioni fondate si affiancano giudizi sommari e un poco offensivi, sostanzialmente ingiusti se lasciano passare l’idea che l’Ateneo non sia attento alle pari opportunità. Rispetto le osservazioni formulate da Antonietta Mazzette e da Giuseppe Pulina, che hanno segnalato un problema e sollecitato una risposta tecnico-giuridica che stiamo definendo con l’ufficio legale (con l’avvocatessa Rosanna Ruiu), con la delegata giuslavorista (Vittoria Passino) e col prorettore vicario (Laura Manca) e che presenterò mercoledì in Senato accademico. Sono sicuro che lo spirito e la lettera delle norme vigenti sono stati rispettati e che non ci sono illegittimità, ma se ci fossero stati errori nella difficile procedura elettorale rimedieremo con animo aperto e libero da condizionamenti, sicuri di fare il bene dell’Ateneo. Il tema costituzionale delle pari opportunità è un principio vitale che non solo è al centro del nuovo statuto dell’Università ma al centro dei nostri comportamenti e degli orientamenti di una qualunque società civile, senza concessioni paternalistiche ma con l’intento di riconoscere capacità e competenze, di includere e non di escludere. Il nostro statuto afferma che l’Ateneo riconosce e garantisce a tutti, nell’ambito della comunità accademica uguale dignità, parità e pari opportunità, nonché l’assenza di ogni forma di discriminazione, in particolare relativa al genere. Concretamente, fanno parte del Senato accademico, a parte la prorettrice, tre donne su 18 componenti, una in rappresentanza dei professori associati (Margherita Solci), una in rappresentanza del personale tecnico amministrativo (Grazia Toccu), una studentessa (Eleonora Secchi). In Cda siedono 11 componenti, di cui due donne, a parte la prorettrice (Giovanna Deiana, Valeria Lodde). In Giunta siedono 4 donne su 7, le professoresse Laura Manca, Lucia Giovannelli, Maristella Mura, Donatella Spano, con deleghe larghissime, che vanno dalla didattica alla ricerca, dalla sanità alla programmazione: la loro designazione è avvenuta non per graziosa decisione maschilista, ma sulla base di un generale apprezzamento e con amplissime deleghe operative. Sono orgoglioso di esser stato il primo rettore dell’Università di Sassari ad esser stato affiancato da un prorettore vicario donna, soprattutto sono grato di un impegno e di una dedizione vera all’Ateneo da parte di tutte le 229 donne docenti e le 363 donne del personale tecnico amministrativo (60% del personale). Forse si poteva e si doveva fare di più: ci ho tentato in tutti i modi ed è per questo che avevo sostenuto la nomina in Senato di almeno una delle due direttrici di dipartimento; per questo, ancora, avevo letto prima del voto le tardive raccomandazioni della Presidente del Comitato unico di garanzia professoressa Lucia Piga, arrivate dopo che due donne soltanto avevano proposto la propria candidatura, rispetto ai 26 maschi, compresi i candidati proposti dai dipartimenti che ora protestano. E questo dopo che la Commissione di valutazione (con un’ampia rappresentanza di donne) aveva escluso una delle due candidate. Come è noto mi sono astenuto dal voto, considerando tutti i 15 candidati selezionati degni di considerazione al momento del voto. I meccanismi avviati con il nuovo statuto sono quanto mai complessi e devo dire che mi sorprende che l’ ex presidente del Comitato pari opportunità al momento opportuno non abbia fatto i necessari passi, previa sensibilizzazione delle colleghe, quando si è definita la procedura elettorale e si sono raccolte le candidature. E’ del resto inaccettabile che venga a posteriori delegittimato un organo nominato regolarmente, chiedendo al Rettore l’impossibile adozione di provvedimenti autoritativi che sarebbero - questi sì - del tutto illegittimi. In questo sarò assolutamente determinato a difendere gli organi legittimamente eletti. Sono però qui a dire che adotteremo a breve tutte le modifiche statutarie che si renderanno necessarie e che il processo elettorale ha indicato come urgenti. Se gli organi accademici lo riterranno, si adotteranno provvedimenti correttivi per garantire quote di partecipazione minime, anche attraverso il sistema del secondo voto di genere piuttosto che attraverso quote minime da destinare alle donne. Soprattutto si deve lavorare per raccogliere più candidature al femminile, per sentirci tutti più coinvolti nella gestione dell’Ateneo. Il dibattito di oggi è dunque un’occasione positiva, a condizione che i candidati partano dall’idea di accettare serenamente il responso delle urne, senza furbizie che nascondano strategie perdenti.
Attilio Mastino

Rettore dell’Università di Sassari
 
 
 
6 - La Nuova Sardegna / Pagina 19 - Sassari
Incontri “riparativi” vittime-colpevoli 
Tribunale di Sorveglianza e Università presentano un piano per il recupero dei detenuti dopo l’espiazione della pena 
di Elena Laudante
SASSARI «Quando ho incontrato un gruppo di detenuti ho raccontato loro della mia esperienza di vittima di uno scippo. Ho spiegato come mi sentivo, cercato di trasmettere le mie emozioni. Si sono sciolti. Ad un tratto, non ero più il magistrato di Sorveglianza, ma una vittima». Per inculcare il concetto di “giustizia riparativa” ad alcuni condannati, ci ha messo la faccia. Maria Antonietta Vertaldi, presidente del Tribunale di Sorveglianza - autorità sull’esecuzione della pena dei condannati definitivi - si è presentata da alcuni di loro incarnando le vesti di chi sta dall’altra parte. Le avevano appena strappato la borsa dal braccio, per strada. E ha espresso le sue paure. Perché «chi capisce di aver fatto del male e si mette in discussione, diventa parte attiva di un processo di responsabilizzazione». E magari evita di ripiombare nel circolo vizioso della recidiva, probabile per chi entra in carcere. L’alto magistrato ha rivelato l’episodio nel corso di un focus group, ultimo step di un progetto Tribunale-Università di Sassari che ha un obiettivo dirompente: cambiare la prospettiva di chi delinque, fargli comprendere il punto di vista di chi subisce la violenza. E magari far incontrare vittime e carnefici, anche se non dello stesso episodio. Questo è la parte più “spinta” del percorso chiamato appunto giustizia riparativa, pratica prevista da una convenzione Onu che l’Italia fatica ad applicare. I pochi precedenti riguardano tentativi di suturare le ferite della nostra Storia. Come quando Olga D’Antona, vedova del giurista ucciso dalle Brigate rosse, ha visitato i detenuti del carcere di Padova. Ma l’odio trascinato dal dolore di chi è vittima di un crimine non conosce proporzioni, nè bada alla “rilevanza” del fatto. E se l’odio delle vittime può essere cieco, allo stesso modo chi l’ha causato - il condannato - non sa vedere il dolore arrecato. A Sassari ci lavorano da due anni, grazie a un protocollo seguito dalla Vertaldi e dalla docente della facoltà di Giurisprudenza Patrizia Patrizi, nell’ambito di un programma europeo. Non solo discussione accademica. «Sono convinta che le nuove carceri servano - ha detto la presidente durante l’incontro di ieri con operatori del settore - ma servono anche mezzi, strutture, progetti come questo, per creare reti sociali ed evitare che il detenuto commetta sempre gli stessi reati», ha spiegato la Vertaldi. San Sebastiano vuole intraprendere questa via, anche perché la responsabile dell’area “trattamentale” (si occupa della rieducazione dei reclusi), Maria Paola Soru, è anche referente regionale del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria proprio in tema di giustizia riparativa. E qualche mese fa la psicologa Maria Letizia Naitana aveva organizzato, nel carcere di via Roma, un corso di “sensibilizzazione verso le vittime”: i detenuti andavano a lezione di introspezione. «Perché spesso bisogna partire dall’acquisizione della consapevolezza di sé e del fatto. Mentre finora il trattamento è stato passivo - ha spiegato la Soru durante l’incontro - col totale disimpegno del detenuto». Giustizia riparativa vuol dire anche offrire alla vittima un risarcimento significativo, anche se solo simbolico. Oppure, mettere il proprio tempo a disposizione della collettività, come nel progetto - poi saltato per ragioni tecniche - che vedeva detenuti impegnati nella pulizia dell’Asinara, ma da volontari. Inutile nascondersi di come si tratti di una sfida ardua, in un territorio piccolo e pieno di conflitti come il nostro. Che fino al 2005 - ha ricordato Mariano Mameli, avvocato, delegato del Consiglio dell’ordine - «aveva il più alto numero di recidivi d’Italia».
 
 

QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa CRUI
Link: rassegna stampa MIUR

 

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