Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
24 June 2012

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

LA NUOVA SARDEGNA
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Ed_Cagliari
INDIPENDENZA O CESSIONE DI SOVRANITÀ?
Negli Usa le cose vanno meglio perché gli Stati hanno ceduto molto potere al governo federale Una lezione per l’Europa, ma anche per la Sardegna
di FRANCESCO PIGLIARU
 
C'è un tema che chiunque voglia fare politica in Sardegna non può evitare: la Sardegna deve aspirare all'indipendenza? E' una domanda complicata, come tutti sanno. Se ne discute in tutto il mondo, da sempre. Ci sono, pronte all'uso, molte risposte possibili: per esempio, si può sostenere che l'indipendenza sia un valore in sè, costi quel che costi; o si può invece sostenere che rappresenti la condizione necessaria per ottenere condizioni di vita migliori. Trovo questo secondo punto di vista più interessante perché meno vago del primo e comunque e più valutabile con dati alla mano. In più, credo che aspirazioni "costi quel che costi" siano merce molto rara: l'Economist ha recentemente rivelato che il rischio di perdere 500 sterline all'anno a testa sembra sufficiente a convincere la grandissima parte degli scozzesi (il 79%) a mettere nel cassetto i sogni di indipendenza. I conti economici dunque bisogna farli e un modo per iniziare è prendere sul serio la tempesta in cui da anni è coinvolto l'euro e l'intera costruzione dell'unità europea. Il centro di questa tempesta è infatti la questione della sovranità dei singoli stati che formano l'unione. Per dirla un po' brutalmente, il caos nasce dal fatto che la rinuncia alle monete nazionali (una perdita di sovranità nella politica monetaria da parte dei singoli Paesi) non è stata accompagnata da una parallela perdita di sovranità in altri ambiti come quelli della politica fiscale o della vigilanza sul sistema del credito.
Questa insufficiente "cessione di sovranità" nazionale a favore di un livello sovranazionale di governo impedisce oggi all'Europa di affrontare e di risolvere problemi tutto sommato limitati come quelli della Grecia e dei debiti sovrani accumulati dai singoli stati membri. Per capire questo punto, basta immaginare come la crisi greca verrebbe affrontata negli Usa. Lo ha spiegato efficacemente Paul Krugman in un articolo di pochi giorni fa sul New York Times. Perché – si chiede Krugman – l'area del dollaro funziona senza crisi statali gravi come quelle che stanno minacciando la sopravvivenza dell'euro? La risposta è che esiste «un forte governo centrale, e che le attività di questo governo di fatto forniscono piani di salvataggio automatici agli Stati colpiti da crisi economiche». Naturalmente, la forza di questo governo centrale ha origine nella molta sovranità che i singoli stati hanno ceduto a suo vantaggio. In questo modo, il governo centrale americano ha oggi un potere di intervento adeguato ad affrontare crisi globali e crisi locali: può stimolare l'economia dell'intera nazione creando un debito federale garantito dalla banca centrale, e può finanziare enormi trasferimenti di reddito dagli stati ricchi a quelli in crisi in modo automatico, evitando snervanti e incerte trattative come quelle che oggi ruotano intorno alla scarsa disponibilità dell'elettorato tedesco a sostenere i Paesi dell'Europa del sud. Se mai usciremo da questa crisi ne usciremo con istituzioni ispirate a quelle statunitensi: singoli Stati senza possibilità di finanziare la spesa pubblica creando debito, con banche vigilate a livello europeo e dunque sottratte all'influenza (più o meno virtuosa) "locale". E soprattutto con un governo europeo a cui delegare la politica fiscale e il potere di decidere quando e come intervenire per affrontare le situazioni di crisi. Il tutto ottenuto attraverso uno scambio tra riduzione di sovranità "locale" e aumento della "copertura assicurativa" per tutti contro il rischio di crisi. E' un sistema che ha dimostrato di funzionare bene: né la California, né la Florida, né altri stati americani mostrano oggi alcuna aspirazione a rendersi indipendenti dagli enormi benefici elargiti da questo disegno virtuoso di governo multilivello. E se la California non sogna l'indipendenza, perché dovrebbero sognarla la Sardegna o la Scozia? A prima vista, capirlo è davvero difficile. Più una economia è piccola, più deve scommettere su poche cose, fare scelte di specializzazione molto nette. E queste scelte portano con sè, inevitabilmente, molta volatilità: si può crescere anche rapidamente, ma con forti oscillazioni. Le crisi rischiano dunque di colpire con più frequenza la Sardegna che la California, e la Sardegna ancora più della California dovrebbe guardare con interesse a sistemi che garantiscono un'alta protezione contro questo rischio. Poi, naturalmente, non tutte le scelte collettive sono dettate da calcolo economico e il dibattito continuerà a lungo.
 

L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 5 - Edizione CA)
La Spisa
Ricerca di base: dalla Regione 34 milioni
 
«Competere nell'innovazione significa scegliere, con criteri rigorosi, i campi nei quali è possibile eccellere in ricerca e la Sardegna ha scelto di percorrere questa strada in modo deciso investendo 34 milioni per rifinanziare la legge 7 sulla ricerca di base, 25 milioni dal protocollo attuativo con il Miur per progetti industriali e sperimentali e ricerca applicata per organismi di ricerca e imprese, 30 milioni dal Fesr per start up di imprese innovative e per sostegno all'attrattività del territorio attraverso iniziative di finanza innovativa».
Lo ha detto il vice presidente e assessore della Programmazione, Giorgio La Spisa, concludendo a Pula l'incontro: “Telethon in Sardegna: le sfide della ricerca genetica in un convegno internazionale”.
«Per stare al passo dei nuovi modelli di competizione internazionale occorrono nuove strategie di ricerca e di sviluppo», ha aggiunto La Spisa. «È necessario concentrare gli interventi e le risorse valorizzando i punti di forza del nostro sistema di ricerca e del nostro sistema produttivo rafforzando, in linea con le politiche europee in materia di ricerca, la nostra presenza in settori emergenti ad alta intensità di conoscenza».
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Commenti (Pagina 16 - Edizione CA)
Antonio Cao e l'insegnamento per i ragazzi
COMMENTI L'eredità di un illuminato
 
Antonio Cao, 83 anni, una vita intensa, un'eccellenza della società civile, dalla cultura, alla politica, alla scienza, rifuggiva dalla banalità, era consapevole della sua intelligenza, con aristocratica eleganza (è opportuno ricordare sua madre, Sacerdoti, ebrea). Da Cagliari, allievo del professor Macciotta, agli scenari internazionali della medicina e della scienza, dalla Sardegna, ma con la consapevolezza del continuo confronto, oltre i confini delle chiudende nazionali. Nella vita universitaria ha privilegiato l'isolamento, fuori dalle anguste bagarre accademiche degli ultimi decenni, non gli è stato necessario, l'Ateneo cagliaritano ha riconosciuto il valore delle sue attività professionali di pediatra e di scienziato.
Giovanni Lilliu e Antonio Cao, due personaggi molto diversi, ma con percorsi comuni, dai nuraghi e dalla talassemia, diversi gli argomenti di studio, affrontati con la stessa curiosità scientifica; ambedue sardi, forse anche orgogliosi di esserlo, ma oltre ogni forma di chiuso provincialismo, oramai oggi, padri nobili della nostra regione, ne dobbiamo essere fieri. Clinica pediatrica, Microcitemico, centro del CNR, a Monserrato, sono le tracce di Antonio Cao. I suoi allievi riconoscono il valore di quella paternità, è una pesante eredità che non può essere dispersa, ma oltre ogni forma di banale e inutile accademismo. Non lo sappiamo, ma forse è quanto auspicava lo stesso Cao dal suo contributo, un insegnamento per i giovani, oltre i loro obiettivi di carriera, per i loro meriti. È quanto ha insegnato da una posizione privilegiata, ma acquisita per i suoi meriti professionali, con fatica, ma con una continua perseveranza e consapevolezza dei propri mezzi intellettuali. Un possibile commento: “Non sono più i tempi”. Sarebbe desolante.
Paolo Pani
(Cagliari)
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 52 - Edizione CA)
Come gestire un piccolo museo al tempo della crisi: si può fare
L'esperta lombarda Elena Marelli convinta del progetto
Esperienza di CasaManno ad Alghero: biglietto unico e iniziative con i privati
 
Una settimana fa ad Alghero è stata inaugurata CasaManno, il nuovo museo di storia moderna e contemporanea dedicato al grande politico sardo. Il 3 luglio si annuncia l'apertura del Museo nazionale garibaldino nell'ex Forte Arbuticci a Caprera con la presenza del capo dello Stato Napolitano e del premier Monti. Altri due musei in un'isola che ne conta circa 180 di ogni genere e ispirazione. Un patrimonio enorme, ma in proporzione con scarsa affluenza di visitatori. Il Compendio Garibaldino di Caprera, l'unico a superare i centomila visitatori all'anno, non rientra neppure nelle statistiche dei venti musei più importanti d'Italia che staccano dai 200 mila ingressi in su. In Sardegna già stentano i "vecchi", come si farà a gestire i nuovi in tempo di crisi? La lombarda Elena Marelli è l'esperta chiamata dalla Fondazione Siotto e dal Comune a progettare il percorso museale di CasaManno, ma soprattutto a studiare un programma per farla vivere.
Perché un nuovo museo?
«Quando nel 2008 sono stata chiamata a partecipare a questa esperienza, il mio primo pensiero fu di chiedermi perché un museo dell'800 quando è nota la disaffezione dilagante dei nostri ragazzi verso questo periodo storico. Ed ancora mi chiedevo come possa oggi un museo fare ricerca e didattica, che sono le sue finalità istituzionali, se il suo futuro dipende unicamente dall'arrivo regolare di risorse pubbliche».
Che risposte si è data?
«Bisogna creare un museo vivo, non solo da visitare, ma da essere vissuto soprattutto dai giovani e dagli studenti. Per questo sarebbe stata necessaria, come si è fatto, una stretta collaborazione tra Fondazione Siotto, Comune di Alghero, Unità Tecnica di Missione della Presidenza del Consiglio dei ministri e operatori privati. Un ruolo importante poi lo dovranno svolgere le scuole. Il primo passo l'abbiamo fatto in occasione di "Monumenti aperti" quando abbiamo sperimentato una collaborazione con il locale liceo artistico Costantino».
Qual è stato il risultato?
«Ottimo. I ragazzi hanno portato idee, energia. È un errore ritenere queste collaborazioni un modo per avere aiuti a basso costo».
In pratica cosa hanno fatto?
«In questo momento stanno realizzando gadget artistici ripresi dal materiale esposto al museo. Siamo riusciti a far sentire CasaManno il loro museo. Inoltre è già luogo di attività per i bambini che giocano con le installazioni multimediali sparse nelle sale e imparano le nozioni della storia. Fra breve, grazie al lavoro di Fiorella Gargiulo e Antoni Arca, partiranno i laboratori di didattica».
CasaManno, piccola nei tre livelli di esposizione, è però ricca di contenuti che si raccontano attraverso un percorso davvero innovativo. L'allestimento multimediale di immagini, suoni e voci rende interessanti e facilmente comprensibili temi altrimenti digeribili solo da studiosi e appassionati. In una sala sono esposti su un bancone i libri di autori contemporanei al barone algherese. Basta toccare un volume che su un grande schermo partono le immagini legate a quel personaggio il quale, con la voce di un attore, racconta il barone Manno dal suo punto di vista . «Interviste immaginarie, ovvio, per un biblioteca virtuale», spiega la Marelli.
Quando è stato avviato il progetto di CasaManno era il 2008. Da allora la crisi economica si è mangiata tutti i fondi per la cultura a livello nazionale e regionale. Grandi strutture come il Maxxi di Roma sono state messe in discussione, grandi mostre come quella dei Maya a Brescia sono saltate, istituzioni dell'Unesco hanno messo in cassa integrazione i suoi dipendenti e si è parlato di privatizzare i musei d'arte contemporanea.
Come si fa a far vivere un museo, per giunta piccolo e di nicchia?
«Con un programma di gestione. CasaManno è nata come centro di ricerche: per questo è stata già avviata un'intesa con le due università sarde. Come museo stiamo operando per trovare risorse economiche attraverso le convenzioni con i privati».
Quali?
«Tra le numerose iniziative vorrei citare alcune molto significative per Alghero città turistica. L'aperitivo con visita al museo. Con un unico biglietto i frequentatori del vicino locale potranno avere accesso al museo e i visitatori concluderanno la visita con l'aperitivo. Similmente un unico biglietto darà accesso al museo agli utilizzatori del trenino, della carrozza o dell'imbarcazione per la Grotta di Nettuno. Auspichiamo che questo esempio, imitabile da tutti i musei locali, sia l'occasione per una sempre più ampia integrazione tra le diverse offerte non solo culturali, perché tutti abbiamo bisogno di migliorare i conti di gestione».
Come sono state accolte le vostre proposte?
«La risposta è stata entusiasta. Solo se sapremo accendere l'interesse verso le nostre attività potremo avvicinare a noi gli operatori e gli imprenditori».
La curatrice del museo ricorda l'apporto che ha dato l'impresa Giorico di Alghero che ha messo a disposizione i suoi dipendenti e ha finanziato i lavori per l'ascensore a tempo di record in occasione dell'arrivo del presidente Napolitano, lo scorso febbraio.
Un ruolo importante per farvi conoscere è sicuramente il web. In che modo?
«Certo, abbiamo già da tempo il nostro sito. Tutte le iniziative saranno promosse attraverso i social network».
In pratica cosa significa centro di ricerca?
«Oltre la collaborazione con l'università e gli studiosi, penso ad eventi, mostre temporanee, quant'altro sarà ispirato dal lavoro dei ricercatori. Questa attività, che assorbirà buona parte del bilancio del museo, non può andare solo a beneficio dei tecnici e degli studiosi, ma dovrà essere motivo di nuove idee e partecipazione. Così pure il nostro archivio digitalizzato dovrà essere facilmente fruibile e aperto a tutti».
Carlo Figari
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 24 - Edizione CA)
Libro sulla famiglia
 
Incontro letterario giovedì in via Lanusei 19. In programma c'è la presentazione del libro di Elisabetta Ruspini, "Studiare la famiglia che cambia". L'iniziativa si deve al Centro di documentazione e studi delle donne. L'incontro si svolgerà nella sala "Eleonora d'Arborea". Interverranno le sociologhe Anna Oppo, Ester Cois e Sabrina Perra. (p.l.)
 
L’UNIONE SARDA
6 – L’Unione Sarda
Iglesias (Pagina 24 - Edizione PC)
Comune
Intitolate tre nuove vie: c'è la mamma di Calvino
 
A Iglesias tre nuove strade sono state dedicate all'iglesiente Alessandro Macciò, alla pedagogista Maria Montessori e alla botanica Eva Mameli Calvino, mamma dello scrittore Italo. Lo ha deciso la Giunta con la delibera 135, assunta «sia a seguito dell'edificazione in atto a Monte Cresia, sia per regolarizzare toponomastica in località Is Cungiaus e Piazzale delle poste a Montepon».
Macciò era un tenente dell'Aeronautica. Il suo aereo ebbe un'avaria ma si sacrificò riuscendo a evitare una strage. Sarà ricordato fra le vie Trexenta e Pergolesi.
A Monteponi spazio alle donne come la sassarese Eva Mameli Calvino: creò l'industria floreale di San Remo, fu la prima donna a ottenere la libera docenza in un'università italiana e a dirigere l'orto botanico di Cagliari. La sua strada sarà vicino alla nuova via Montessori. (m. c.)
 

Questionnaire and social

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