Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
14 June 2012

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 42 - Edizione PC)
I vendicatori smarriti 50 anni dopo Pigliaru
La ricerca presentata al convegno di antropologia di Austis
Offese e sanzioni negli ovili di oggi
 
Quanto resta della vendetta barbaricina, 53 anni dopo che Antonio Pigliaru la codificò come ordinamento giuridico?
Abbastanza, ma di certo non tutto. Quella normativa non detta che regnava su pascoli e ovili oggi ha le stesse crepe, gli stesse sbeccature della società agropastorale di cui il filosofo orunese prima assorbì e poi analizzò scientificamente le regole.
Una prima, originale ricognizione sulla vigenza della Vendetta è stata compiuta di recente da un gruppo di dodici studenti coordinati da Giovanni Cossu (Elsa): una ricerca sul campo effettuata tra Sedilo e Austis e presentata proprio ad Austis nel convegno di antropologia che si è tenuto lunedì e martedì, sotto la presidenza dei docenti cagliaritani Giuseppe Lorini e Michelina Masia.
La prima differenza tra quel mondo tradizionale - per alcuni versi addirittura classico, per le assonanze con l'antichità mediterranea - e quello del pastore postmoderno sta nel reddito: tutti gli intervistati hanno spiegato ai ricercatori che dal gregge si ricava molto meno di un tempo, e certo non a prezzo di minori sacrifici. Il latte vale molto meno, mentre ad aumentare è stata la burocrazia. La fiducia nelle istituzioni, al contrario, non pare essersi sviluppata, sia che parliamo di giustizia sia che ci riferiamo all'amministrazione.
A cambiare in profondità è stato il concetto di offesa. Fra i torti insopportabili, tali da attivare la vendetta, Pigliaru inseriva il furto della capra da latte o del maiale messo all'ingrasso per alimentare la famiglia, o strappi a un galateo quasi vittoriano, come la rottura di una promessa di matrimonio. In una società resa più precaria dalla “catastrofe antropologica” della modernità ed economicamente forse meno povera, ma certamente più fragile, le offese sono altre. In primo luogo, spiega la ricerca, “il non riconoscimento del lavoro che si svolge in campagna”. In un certo senso è una profonda novità: chi mi ruba la capra da latte mi toglie un mezzo di sostentamento, chi disconosce il valore del mio lavoro mi toglie senso. Da un altro punto di vista, è un po' la stessa cosa: se mi rubi la capra o fai cartello per pagarmi il latte due soldi, mi stai comunque offendendo perché mi togli quell'elemento vitale e ineffabile che tutti gli intervistati chiamano rispetto . Oggi poi mi offende il furto di bestiame a qualunque titolo - mentre nella Barbagia di Pigliaru l'abigeato di per sé era dannoso, ma non necessariamente offensivo. E altrettanto odiosi, infine, sono i furti di macchine da lavoro e la sempre detestata delazione.
Individuati i nuovi crimini, è più problematico definire le sanzioni. Rivolgersi alle forze dell'ordine? La maggioranza degli intervistati non lo farebbe, gli altri sì ma più come passaggio burocraticamente doveroso che nella convinzione che sia utile. Tutti - tranne uno - concordano sul fatto che vendicarsi sarebbe giusto, agli occhi propri e della comunità. Ma nessuno sa o vuol dire quale sarebbe esattamente la sanzione opportuna. C'è solo un intervistato, un ragazzo, che risponde con nettezza, poche parole che riassumono mezzo secolo di spaesamento: «In realtà non lo so neanche io come reagirei».
Celestino Tabasso
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 42 - Edizione PC)
Pastore e bandito, leggi diverse
De Lucia e gli equivoci giuridici sul Codice barbaricino
 “Law” e “right” nell'Isola, la relazione del docente milanese di filosofia del diritto
 
«In Barbagia esistono almeno due tipi di vendetta. Essi scaturiscono da due diversi codici: uno è quello noto come codice barbaricino, l'altro appartiene alla società criminale ( societas sceleris )». Nel corso del convegno dedicato all'Antropologia della vendetta (Austis, 11 e 12 giugno) Paolo di Lucia, docente di Filosofia del diritto a Milano, ha presentato un'interessante interpretazione del pensiero di Antonio Pigliaru. Vendetta barbaricina e vendetta criminale rispecchiano dunque due organizzazioni sociali differenti. La prima è ascrivibile a quella che il filosofo del diritto sardo, ispirandosi a categorie esplicitate da Norberto Bobbio, attribuisce alla cosiddetta società dei pastori: il “noi” (noi pastori) si basa su rapporti di tipo interpersonale. «Ciascun membro di questa società è in relazione diretta con gli altri, attraverso rapporti personali», precisa Di Lucia, «e il riconoscimento dell'altro è indipendente dall'avere uno scopo comune». Al contrario nella società di “noi banditi”, i rapporti sono transpersonali: la relazione tra i membri è indiretta e in funzione di uno scopo. In questo caso «l'altro viene riconosciuto in quanto appartenente a un fine comune». La società di “noi pastori” ha quindi un proprio ordinamento (e il suo codice di vendetta) che rivendica un diritto oggettivo (law), il diritto della comunità stessa, per Pigliaru comunità di vita, insediata in un'area culturale originaria. Al contrario i membri della societas sceleris rivendicano un diritto personale (right), una giustizia di tipo soggettivo. Le implicazioni non sono di poco conto se si pensa che, in buona parte della letteratura successiva a Pigliaru e nel sentire comune, la vendetta barbaricina coincide con quella dei banditi. Su questo punto il filosofo del diritto è chiarissimo: “Erroneo sarebbe concludere che la pratica della vendetta in Barbagia si esaurisca nel quadro del banditismo come una pratica fatalmente connessa alla pratica del banditismo stesso”. Chiarisce Di Lucia: «La connessione tra i due ordinamenti esiste nel senso che dal momento in cui l'ordinamento barbaricino (il diritto di questa specifica comunità umana) è in conflitto con l'ordinamento dello Stato, si apre la possibilità che da questo stesso conflitto nascano le condizioni, per qualcuno, di entrare a far parte della società dei banditi».
Il banditismo è quindi una possibilità che scaturisce dall'ordinamento barbaricino ma non una conseguenza necessaria. E Pigliaru fu netto: “Non è un rapporto essenziale, ma accidentale, derivando principalmente da quel conflitto di ordinamenti e sistemi etici per cui, chi sia stato offeso e creda ancora nel sistema della vendetta come sistema normativo, si trova spesso nelle condizioni di dover rischiare la condizione di bandito”.
Carla Etzo
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 51 - Edizione CA)
Per l'infanzia: “Viaggio nel mondo dei dinosauri”
Ecco il libro “evoluto”: racconta una storia lunga 65 milioni di anni
 
Chi ha detto che i libri non possono evolvere? Basta aprire questo “Viaggio nel mondo dei dinosauri” (Editoriale Scienza, 2011, pagine 32, euro 22,90) per capire che l'evoluzione è possibile. A guardare tutte quelle finestrelle, i cartoncini mobili che sembrano dar vita ai rettili estinti 65 milioni di anni fa, e soprattutto le figure che si sollevano quando si sfogliano le pagine sembra che tra i libri classificati “per bambini” sia in atto un'autentica evoluzione. E questa evoluzione paradossalmente non è frutto di raffinate tecnologie elettroniche ma riguarda l'elemento tradizionale del libro, cioè la carta. Così le scoperte fondamentali della palentologia dei lucertoloni giganti, la classificazione dei predatori e degli erbivori, il significato dei nomi e le storie delle scoperte diventano tappe di questo viaggio tridimensionale chiamato pop-up. Il libro così evoluto si arricchisce di emozioni e le emozioni diventano veicoli del sapere.
Un viaggio splendidamente illustrato da cinque maestri di fama mondiale, Bob Nicholls, Leonello Calvetti, Maurizio De Angelis, Nicholas Forder, Thomas Bayley. E così questo libro evoluto, scritto dal geologo scozzese Dougal Dixon contribuirà a alimentare il legame, da sempre molto stretto tra i dinosauri e i bambini. Come si può facilmente constatare durante una visita al percorso dell'evoluzione allestito subito dopo il Planetario dell'Unione Sarda.
Secondo Gian Luigi Pillola, paleontologo dell'Università di Cagliari, il rapporto bambini-dinosauri discende dal fascino verso queste creature estinte, ma non troppo dissimili dai mammiferi o dai rettili attuali.
Professore, perché di tanta attrazione?
«Forse per ammirazione nei contronti di queste creature che sembrano uscite da un cartone animato. O più paura della loro potenza, delle dimensioni, della crudeltà che sembrano ispirare. Il fattore spettacolarità è davvero trainante e poche cose reggono la concorrenza dei dinosauri».
Vi capita spesso di constatarlo?
«Insieme ai suoi studenti osservo spesso le reazioni di tutti i visitatori di fronte al T-Rex esposto nel Museo palentologico di Carbonia. E più sistematicamente abbiamo analizzato quelle di un gruppo di bambini cagliaritani al Natural History Museum di Londra, pochi mesi fa».
Cosa colpisce maggiormente la fantasia dei bambini?
«In generale la reazione più frequente è rappresentata dalla meraviglia di fronte a resti di organismi vissuti tanto tempo fa. In particolare, per il fatto che gli stessi si siano conservati e giunti fino a noi e per le numerose informazioni che ci possono fornire sugli ambienti del passato. Nel caso dei fossili custoditi nel Museo dell'Università di Cagliari, benché non si tratti di dinosauri, si aggiunge anche lo stupore dato che pochi immaginano che anche sotto i nostri piedi si celano dei tesori scientifici meravigliosi. In questo caso la vista di un coccodrillo gavialoide, Tomistoma calaritanus, scoperto dentro le rocce affioranti in Piazza d'Armi, oppure gli enormi carapaci delle tartarughe, come quella ritrovata a Is Mirrionis, non fanno che lasciare “impietriti” anche molti visitatori».
Andrea Mameli
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
In Breve
Ghiandole salivari
 
Oggi e domani nella sala congressi dell'hotel Regina Margherita, la Clinica di otorinolaringoiatria dell'azienda ospedaliero-universitaria diretta da Roberto Puxeddu organizza un incontro di aggiornamento sulla «patologia infiammatoria e tumorale delle ghiandole salivari maggiori», durante il quale un team di esperti farà il punto della situazione sulle più moderne tecniche di diagnosi e di terapia.
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Oristano e Planargia (Pagina 24 - Edizione OR)
Scuola estiva nel castello
Due settimane di lezioni dell'Università di Sassari
BOSA. Ad agosto un corso sulle tecnologie applicate all'archeologia
 
Il castello di Serravalle sarà al centro di una importante iniziativa culturale dell'Università di Sassari, in collaborazione con la Regione ed il Comune. Dal 30 luglio al 18 agosto 2012, Bosa ospiterà la Summer school sul tema “Techonologies and archaeometry for post classical arghaeology”, un corso dedicato all'ingresso delle nuove tecnologie applicate alla ricerca archeologica.
L'Università di Sassari ha voluto questo percorso che seguirà con il suo Dipartimento di storia, scienze dell'uomo e della formazione, congiuntamente al Centro regionale di programmazione e della Soprintendenza archeologica di Sassari e Nuoro. Il castello è già stato oggetto di diverse campagne di scavo curate dal responsabile del Dipartimento universitario, Marco Milanese, ordinario di archeologia e Direttore scientifico della scuola. «Le attività prevederanno l'alternarsi di esperienza di laboratorio - spiega Milanese - condotte su reperti medioevali degli scavi del castello e sul sito, a lezioni teoriche affidate a docenti di numerose Università, individuati in base alle loro specifiche competenze, che rappresenteranno ambienti e laboratori di ricerca di fama internazionale».
Si parlerà di documentazioni digitale dei monumenti, archeologia dell'architettura, le potenzialità di analisi di chimica applicate ai materiali ed ai siti archeologici e, inoltre, delle tecniche mediate dalle scienze della terra in archeologia, informatica e beni archeologici. «L'iniziativa si muove nella linea del centro interuniversitario di ricerca sulle tecnologie per i beni culturali - spiega Marco Milanese - il cosidetto CIRTEBEC, recentemente istituito grazie ad un accordo fra le Università di Sassari, di Cagliari e la Regione».
Antonio Naìtana
 

LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 9 - Ed_Cagliari
Imprese sarde piccole e casalinghe
Ricerca della Carige presentata a Sassari: troppa riluttanza a integrarsi e a guardare all’estero
di Federico Sanna
 
SASSARI Crescita strutturale e sguardo verso i mercati esteri. Sono questi i due ingredienti necessari all'economia sarda per poter riemergere evidenziati durante il convegno organizzato dalla Banca Carige ieri pomeriggio a Villa Mimosa sotto la guida del giornalista del “Sole 24 Ore” Gianfranco Fabi. «È un momento difficile per tutti – ha esordito il vicedirettore generale della Carige Gabriele Delmonte – anche per le banche. La crisi ha dato il via a un circolo vizioso apparentemente senza fine, ma ne usciremo. Le banche italiane hanno una struttura solida ed è giusto che supportino soprattutto le piccole e medie imprese che puntano verso i mercati internazionali. È questo il primo passo da fare per invertire la tendenza e noi lo stiamo già facendo». In base ai dati raccolti dalla banca genovese l'economia sarda risente di un livello di internazionalizzazione ridotto che ancora oggi vede l'industria della raffinazione petrolifera fare la parte del leone. Un dato allarmante che sottolinea la drammatica incapacità da parte del tessuto imprenditoriale locale di sfruttare il proprio potenziale, frenato da un evidente sottodimensionamento strutturale delle imprese. «In un clima di forte instabilità – ha detto Guido Papini dell'ufficio pianificazione della Carige – le uniche aziende che hanno dimostrato di poter reggere l'onda d'urto sono state quelle che hanno puntato con decisione sui mercati esteri e su standard qualitativi elevati dei processi di produzione». Una soluzione che sembra fare a pugni col «nanismo delle nostre aziende» come sottolineato dal professor Marcetti. «Se vogliamo aumentare la nostra capacità di penetrazione nei mercati esteri – ha spiegato il presidente di Confindustria per il Nord Sardegna Pierluigi Pinna – dobbiamo crescere sia da un punto di vista dimensionale che in termini di capitale d'investimento». Ed è proprio qua che nasce l'annoso problema dell'accesso al credito. La realtà sarda si ritrova a fare i conti con un numero elevato di imprese di dimensioni estremamente ridotte che rifiutano con decisione qualunque tipo di interazione ma sopratutto di integrazione con altre aziende del territorio, limitando così la propria competitività sui mercati internazionali. «Gli imprenditori sardi – ha aggiunto Piergiorgio Saladini, responsabile per i servizi alle imprese della Carige – devono comprendere che la cosiddetta “small size” rischia di frenare sia l'export che l'innovazione di prodotto e di processo tagliando fuori dal mercato realtà dotate di un grande potenziale». Preservare l'integrità e l'identità della propria impresa sembra infatti essere uno di quei punti fermi ai quali gli imprenditori sardi non vogliono rinunciare. Un'esigenza comprensibile che gli addetti ai lavori non vedono però vincolante: «Le reti d'impresa esistono proprio per questo. Preservano l'identità aziendale ma consentono al tempo stesso un'integrazione orizzontale che permette al piccolo di agire come se fosse grande».
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 9 - Ed_Cagliari
L’allarme Cisl: nel Sassarese disoccupazione e povertà record
di Antonio Meloni
 
SASSARI Nel Sassarese il tasso di disoccupazione giovanile supera il 50 per cento mentre il 19 per cento delle famiglie vive sotto la soglia di povertà e l’85 per cento delle pensioni è sotto i mille euro. Davanti a questi dati parlare di mercato del lavoro è difficile, la Cisl lo ha fatto tracciando le coordinate della riforma che il governo nazionale sta per varare. Ieri nel salone della camera di commercio Mario Medde e Gavino Carta (rispettivamente segretario regionale e territoriale), affiancati dagli esperti di diritto del Lavoro Marco Lai (università di Firenze) e Vittoria Passino (università di Sassari) hanno indicato le priorità per affrontare un’emergenza che rischia di minare un’intera generazione. I dati snocciolati in apertura da Gavino Carta sono come un pugno nello stomaco: «Se ragioniamo in termini economici, il Sassarese è nella stessa situazione di Stati come Spagna e Grecia». A sentire Mario Medde, nel resto dell’isola la situazione non è troppo diversa. «Il fatto è – taglia corto Medde – che manca ancora un nuovo modello di sviluppo». La soluzione non è certo dietro l’angolo, ma nel provvedimento che dovrebbe riformare il mercato del lavoro emergono alcuni segnali che portano a sperare. «Nella riforma – spiega Marco Lai – si tenta di combinare in armonia flessibilità e sicurezza due concetti antitetici che possono convivere solo se al lavoratore vengono concesse alcune garanzie». Non solo flessibilità, dunque, ma anche sostegno al reddito in caso di licenziamento e un percorso di formazione finalizzato al reinserimento nel lavoro. «Formazione – prosegue Lai – che sia mirata alle reali necessità del mercato del lavoro locale e permetta al lavoratore di ridurre il periodo di disoccupazione». Ultima, non per importanza, l’agevolazione verso l’esodo per i lavoratori anziani e il contrasto a tutti i casi di abuso della flessibilità. Il presidente della Provincia, Alessandra Giudici, indica la strada di una riforma dal basso che riporti al centro il lavoratore: «Mai si è pensato di riformare il mercato in funzione di chi lavora e allora questo è il momento opportuno per farlo ripartendo proprio dalle esigenze primarie». Sulla disciplina del licenziamento ha fatto il punto Vittoria Passino illustrando gli aspetti fondamentali della riforma riguardo al tanto discusso articolo 18. Si è quindi aperto il dibattito a cui hanno preso parte, fra gli altri, due lavoratori: Davide Tilocca operaio del polo industriale di Porto Torres e Alessandra Moro, rappresentante dei 31 lavoratori del Csl che aspettano da tempo la soluzione di una vertenza travagliata. Le conclusioni del convegno, moderato da Vannalisa Manca, giornalista della Nuova Sardegna, sono state affidate a Giorgio Santini, segretario generale aggiunto della Cisl nazionale.
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 21 - Ed_Cagliari
Tutti attorno al grande telescopio
San Basilio, tra gli ultimi visitatori anche il Nobel Richard Robert Ernst
 
SAN BASILIO Richard Robert Ernst, premio nobel ( 1991 ) e premio Wolf per la chimica, ha visitato nei giorni scorsi il Sardigna Radio Telescope (SRT), il più grande radiotelescopio d'Europa con una parabola di 64 metri di diametro, installato nell'altipiano di Pranu Sanguni, al limite di confine tra San Basilio, Sant'Andrea Frius e Silius, che scruterà il cielo della Sardegna, e tra breve entrerà in funzione non appena sarà completato il collaudo. L'ingegnere svizzero è stato accompagnato da Andrea Possenti, il direttore dell'Inaf-Osservatorio Astronomico di Cagliar, al quale ha fatto i migliori auguri di successo. Il SRT continua ad essere meta privilegiata di turismo scientifico. Martedi sera è stato visitato anche dai partecipanti al meeting progetto Cassini, un centinaio di studiosi internazionali, che si è svolto in un hotel di Cagliari. Ieri è stata la volta dei partecipanti alla scuola sarda di astrofisica ( il ciclo dedicato alle tecnologie in radioastronomia e nelle scienze spaziali ) che si è svolto al parco tecnologico di Pula. Intanto, tra i radio astronomi di tutto il mondo cresce l'attesa per l'entrata in funzione a pieno regime del Sardigna Radio Telescope: «Il momento più esaltante ed emozionante per tutti noi – ha sottolineato fiducioso il direttore Possenti-– sarà quando cattureremo la prima onda proveniente da un corpo celeste». (ja.bu.)
 
LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 34 - Sassari
L’università salverà il Cagnulari
Ricercatori e produttori uniti per valorizzare il vitigno protagonista della rassegna “Vini di Coros”
di Franco Cuccuru
 
USINI Solo unendo le forze si possono raggiungere risultati che possono portare a una crescita e al rilancio del settore vitivinicolo. Questo concetto è stato uno degli aspetti dominati della quindicesima edizione dei “Vini di Coros”, la rassegna che punta alla valorizzazione dei vini della provincia di Sassari. Fino a cinque anni fa il concorso era riservato ai soli produttori del territorio di Coros, finchè si è pensato di allargare gli orizzonti e aprire le porte anche ad altre realtà della provincia. L’incontro di sabato, che ha fatto emergere nuovi aspetti che puntano a un miglioramento e a una crescita, ha avuto come tema del convegno il “Recupero e valorizzazione dei vitigni autoctoni della Sardegna”. L’argomento ha trovato terreno fertile nella realtà locale perché Usini in tema di vitigni autoctoni ha un posto di primordine. E se oggi si parla di Cagnulari lo si deve molto a Usini, appunto. Tornando indietro nel tempo, circa trent’anni fa, grazie a Billia Cherchi, pioniere dell’enologia del territorio e non solo, ha avuto l’accortezza di non fare disperdere questo vitigno, con un’attenta opera di recupero, riportandolo alla luce, valorizzandolo, impiantando estese di Cagnualri e mettendolo in bottiglia per poi proporlo al pubblico. Quindi Usini-Cagnulari è un binomio perfetto. «La Sardegna ha una tradizione millenaria e come oggi almeno l’80 per cento dei vitigni presenti nell’isola faccia parte della nostra tradizione. Vitigni introdotti e selezionati nei millenni che – ha detto Giovanni Nieddu dell’Università di Sassari – si sono in ogni caso ben ambientati. Il Cagnulari, ha i suoi tratti distintivi e si trova prevalentemente in questo territorio». Esiste un progetto di grande importanza, non solo a carattere regionale al quale si può rifare la zona di Coros e «anche i vitigni di questo territorio si possono avvalere delle metodologie di miglioramento sia per quanto riguarda la parte viticola sia quella enologica – ha detto Giovanni Antonio Farris docente di Microbiologia dell’Università di Sassari che da quindici anni segue il concorso di “Coros” –. Occorre la volontà dei produttori perché il progetto della Convisar ha dimostrato che gli obiettivi non gli hanno posti dall’alto i politici o semplicemente i ricercatori, ma gli stessi viticoltori e su quegli obiettivi i ricercatori e tecnici hanno lavorato per realizzarlo. Auspichiamo quindi che anche in questo territorio si possa realizzare un piccolo progetto, unendo produttori, istituzioni, ricercatori e tecnici in modo da chiarire le linee di miglioramento dei vitigni in primo luogo il Vernentino e il Cagnulari». Altro aspetto fondamentale è la cooperazione sul quale si è soffermato Mariano Murru direttore tecnico dell’azienda Argiolas presidente del comitato tecnico del consorzio Convisar: «Una tematica fondamentale è la collaborazione tra produttori enti di ricerca e Università». Anche il sindaco Peppino Achenza continua a sostenere la tesi delle collaborazione: «Da soli non si va da nessuna parte è auspicabile quindi, aprirci oltre il territorio di Usini con altre realtà della zona che presentano potenzialità vitivinicole.
 
LA NUOVA SARDEGNA
10 – La Nuova Sardegna
Pagina 38 - Sassari
DA DOMANI ALLA FACOLTA’ DI ARCHITETTURA
Al via un progetto tra design, animazione e giornalismo
 
ALGHERO Da domani al primo luglio è in programma in città la seconda edizione del workshop progettuale “InformAnimation”, un corso organizzato dalla facoltà di Architettura, nell'ambito del programma Erasmus intensive programme, che punta a esplorare le potenzialità del linguaggio dell'animazione nel trasformare contenuti complessi in dati accessibili e di immediata comprensione, riservando una particolare attenzione alle piattaforme web. Il progetto formativo è stato concepito in collaborazione con un consorzio di università europee di cui la facoltà di Architettura di Alghero è capofila. Quasi trenta studenti provenienti da quattro diversi Paesi europei (Italia, Spagna, Grecia, Regn

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