Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
26 May 2012

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Primo Piano (Pagina 4 - Edizione CA)
Il rapporto Crenos
Redditi e consumi ancora fermi
«Sistema incapace di innescare un cambio di marcia»
Tra i pochi aspetti positivi rilevati dallo studio la crescita dell'occupazione femminile
 
I redditi e consumi dei sardi sono fermi. Qualche segnale positivo si intravede solo nel mercato del lavoro, con un miglioramento della condizione occupazionale della donna. Continua a soffrire invece il turismo: l'anno scorso sono calati arrivi e presenze, e nemmeno le prospettive appaiono confortanti. Sono queste le indicazioni salienti emerse dal diciannovesimo rapporto del Crenos sull'economia isolana, presentato ieri nella facoltà di Ingegneria a Cagliari dallo staff di ricercatori coordinato da Stefano Usai.
IL LAVORO Per i sardi con oltre 15 anni, secondo i numeri del rapporto riferiti al periodo 2007-2011, la componente attiva della popolazione (il risultato della somma di occupati e disoccupati) è passata da 680 mila a circa 696 mila. Ma un dato spicca su tutti: mentre il tasso di attività degli uomini diminuisce di 10 mila unità, quello delle donne aumenta sfiorando il 10% di crescita. In generale si registra un leggero incremento del tasso di occupazione (+3,6%). Il tasso di disoccupazione resta elevato, assestandosi al 13,5% nel 2011, contro un valore pari all'8,4% per l'Italia e al 13,6% per il Mezzogiorno. Nel 2007, il tasso di disoccupazione sardo era pari al 9,9%, mentre il valore per l'Italia era al 6,1% contro quello del Mezzogiorno all'11%. Come detto, le notizie positive sono solo al femminile: il tasso di disoccupazione maschile passa nel periodo 2007-2011 dal 7,2% al 12,8% (dopo aver toccato 13,5% nel 2010), quello delle lavoratrici rimane pressoché costante al 14%, seppur con qualche oscillazione fra il 2007 e il 2011.
I REDDITI Il Pil pro capite della Sardegna (ma in questo caso i dati si riferiscono al periodo 2007-2009) registra un calo del 3,1% con una leggera tenuta rispetto ad altre aree del Paese. Stesso discorso per i consumi regionali: -2,8%. Le ripercussioni per il potere di acquisto e i redditi delle famiglie sono evidenti, denuncia il rapporto del Crenos: «C'è infatti il rischio di un nuovo aumento dell'indice di povertà relativa, stabile nel 2010 al 18,5%».
IL TURISMO Dopo un 2010 negativo soprattutto per i turisti stranieri, il 2011 non è confortante: gli arrivi e le presenze diminuiscono soprattutto a causa di un forte calo della componente italiana della domanda. Ciò è dovuto sostanzialmente al ridimensionamento e al rincaro dei collegamenti via mare che riducono fortemente la competitività complessiva della regione. Il Crenos rileva che rispetto al 2010, e a fronte di un aumento della domanda turistica internazionale (+3,5 gli arrivi; +9,3% le presenze), gli italiani diminuiscono in maniera consistente (-14,7% gli arrivi, -16,3% le presenze).
LE PROVINCE Si sono registrati, comunque, segnali positivi per le province di Oristano e Ogliastra. Variazioni in rosso, invece, per il resto della Sardegna: calo vicino al 47% nel Medio Campidano. Ma vanno male (-16%) anche Cagliari e Nuoro. Moderata riduzione per Sassari e Olbia che, tuttavia, mettono a segno numeri positivi negli alberghi. Emerge, poi, che gli stranieri pernottano soprattutto nella provincia di Olbia-Tempio (il 45%).
LE PROSPETTIVE Che cosa ci si attende per il 2012? Secondo le previsioni del Crenos, si profila un ulteriore periodo di contrazione dei flussi turistici (-2,1%). A fronte della riduzione della domanda turistica straniera (-1,5%), gli esperti si attendono però un debole ritorno degli italiani (+0,5%).
L'EXPORT Per quanto riguarda le esportazioni, la Sardegna conferma la forte dipendenza dal settore petrolifero (che pesa per l'83% sul totale esportato). Ad ogni modo, il contributo di settori a più alto valore aggiunto (quelli che l'Istat definisce a domanda mondiale dinamica, tra cui gli articoli farmaceutici, computer, apparecchi elettronici e ottici, apparecchi elettrici, piuttosto che le attività professionali, scientifiche e tecniche), in Sardegna è decisamente marginale (appena il 7,7%) e mostra tassi di crescita negativi nel medio periodo (-11,4% tra il 2007 e il 2011).
IL SERVIZIO PUBBLICO Allarme per il sistema sanitario regionale: secondo i numeri forniti dal Crenos, l'Isola sembra allontanarsi da un percorso di risanamento e razionalizzazione della spesa. Problemi simili si riscontrano pure per i servizi pubblici comunali: nonostante la spesa rallenti, la Sardegna registra imponenti uscite nel settore sociale, che sono cresciute, nel quinquennio 2005-2009, dell'86%, molto più della media del centro nord italiano. Fa passi da gigante, al contrario, la raccolta differenziata (che supera il 42% contro una media nazionale del 33,6%).
LA COMPETITIVITÀ Nelle conclusioni del rapporto tracciato dal Crenos, si dipinge «un'economia intrappolata in un sentiero di crescita stagnante e incapace di mettere in atto cambiamenti che consentano di liberarsi da questa condizione». Diverse le pecche riscontrate: scarsa propensione all'innovazione, con imprese sarde oltre i 10 addetti che hanno medie di utilizzo di computer e web fra i più bassi rispetto al quadro nazionale. Poco confortanti anche le perfomance del capitale umano, con la percentuale di laureati che cresce sì, ma troppo lentamente. Per gli esperti del Crenos, l'economia isolana non può ripartire se non si avvia «un percorso di riforme strutturali che riguardano il mercato del lavoro, il mercato dei prodotti, la regolamentazione dei servizi e il settore del credito. Riforme», aggiunge il rapporto, «di cui si sente la necessità e che sono invocate a gran voce, anche in sede comunitaria, in un momento in cui l'utilizzo dei tradizionali strumenti di sostegno della domanda», i contributi pubblici, «è vincolato dai parametri di stabilità». Senza questi interventi, conclude lo studio, «le manovre di assestamento di bilancio e di riduzione della spesa attuate dai governi nazionali e locali difficilmente avranno l'esito sperato».
Lanfranco Olivieri
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Primo Piano (Pagina 4 - Edizione CA)
L'ASSESSORE. Giorgio La Spisa
«Situazione difficile, cerchiamo di ripartire dai segnali positivi»
 
«La situazione non è facile, ma dobbiamo ripartire dai segnali positivi». Giorgio La Spisa, assessore regionale della Programmazione, fa il punto sul rapporto del Crenos. La sua è un'analisi che combina amarezza e spirito propositivo. «Amministrare in un periodo di crisi come quello attuale, con 400 milioni in meno da immettere nel sistema, impone la responsabilità di scelte indirizzate verso obiettivi perseguibili: per questo abbiamo scelto di impostare in modo forte la nostra azione di governo su credito, ricerca, infrastrutture e servizi alle imprese».
I RISULTATI Gli strumenti messi in campo in questi tre anni «stanno dando buoni risultati», dice La Spisa, «anche se certamente dobbiamo puntare a migliorare ancora, lavorando per obiettivi prestigiosi e ottimizzando il lavoro della Pubblica amministrazione. Le imprese sarde hanno risentito più delle altre della crisi, ma i 238 milioni per il fondo di garanzia messi a disposizione dalla Regione stanno costituendo un sostegno che sta funzionando».
LE RISORSE Sulle infrastrutture, a seguito di alcune delibere Cipe, continua La Spisa, «sono state sbloccate risorse prima per oltre un miliardo, poi altri 300 milioni su innovazione, ricerca e competitività, e complessivamente altri cento milioni sulla tutela ambientale. Rimangono ancora da programmare 462 milioni», precisa La Spisa, «da sbloccare con delibere Cipe per altre infrastrutture che dovremo decidere con lo Stato per interventi che rientrano nel Piano per il Sud. Attraverso il Piano di azione e coesione sono previsti inoltre 340 milioni, per interventi sulla rete dei trasporti e sulla scuola digitale: risorse che», aggiunge l'assessore, «se utilizzate bene possono essere un grandissimo punto di crescita per il sistema scolastico. Gli investimenti sui nostri giovani», conclude l'assessore, «attraverso il rifinanziamento della legge 7 sulla ricerca con 34 milioni all'anno per tre anni e l'arrivo di altri 25 milioni dal ministero danno un segnale forte sulle nostre priorità». ( lan. ol. )
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Primo Piano (Pagina 4 - Edizione CA)
LE IMPRESE. Luca Murgianu
«Siamo nel baratro. La politica agisca bene o la crisi peggiorerà»
 
«Siamo nel bel mezzo del baratro della crisi: l'uscita dipenderà soprattutto dalle scelte della nostra classe politica. Altrimenti, la situazione non potrà che peggiorare». Il grido d'allarme è di Luca Murgianu, coordinatore del Tavolo associazioni imprese della Sardegna. Il rappresentante delle categorie produttive dell'Isola, di fronte ai dati del diciannovesimo rapporto del Crenos, non ha dubbi: «La strada per risollevare le sorti dell'economia sarda è ancora molto lunga».
IL PATTO DI STABILITÀ Nel mirino di Luca Murgianu finisce soprattutto il Patto di stabilità: «Fa risultare virtuose», sottolinea l'imprenditore, «le Amministrazioni che non pagano le imprese, ma così sono bravi tutti. Oggi è necessario apportare dei correttivi al Patto di stabilità, che ha il vizio di imporre agli enti locali limiti di spesa troppo stringenti: nella sanità, per esempio, un'impresa - prima di vedersi pagata una fattura - deve aspettare quasi un anno». Sotto accusa anche gli incentivi alle aziende: «Molte imprese nate anche nel 2008», dice Murgianu, «non hanno ancora visto nulla di quanto garantito».
LE CRITICHE Fra le criticità denunciate da Murgianu c'è anche la questione del capitale umano e del turismo: «In Sardegna», spiega il rappresentante di tredici organizzazioni isolane con 150 mila aziende e circa mezzo milione di lavoratori, «manca una politica coordinata legata ai trasporti. E questo incancrenisce un sistema economico già fragile». Per non parlare poi delle difficoltà legate al credito: «È sempre più difficile accedervi», lamenta Murgianu. «Credo che sia arrivato il momento per le banche di assumere un ruolo sociale».
CHE COSA FUNZIONA Nel rapporto del Crenos sono segnalate ombre, ma anche luci: «Ci sono settori», conclude Murgianu, «con grandi potenzialità come l'Ict (le tecnologie legate a internet), ma anche lo stesso turismo, l'agroalimentare e l'energia verde». ( lan. ol. )
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)
AUTORITÀ PORTUALE.
Per il Tar la nomina di Massidda è legittima
Sorpreso Massimo Deiana, che aveva fatto ricorso
 
Il Tar dà ragione a Piergiorgio Massidda: la sua nomina alla presidenza dell'Autorità portuale di Cagliari è legittima. Contro l'elezione, risalente allo scorso settembre aveva fatto ricorso il preside della Facoltà di giurisprudenza ed esperto di diritto dei trasporti, Massimo Deiana che oggi si dice sorpreso. «Non ho nulla di personale contro il senatore Massidda con cui anzi mi lega un rapporto di simpatia e amicizia ma mi chiedo se dobbiamo tollerare ancora che le nomine funzionino così», ovvero scelte politiche a discapito dei requisiti legali. Secondo Deiana la legge 88/94 che istituisce le autorità portuali richiede per il suo presidente «ampia e comprovata esperienza professionale nel settore portuale e dell'economia marittima». Nel caso di Massidda il Tar ha stabilito «si sia trattato di un atto di alta amministrazione dove prevale la discrezionalità», spiega Deiana, «ma mi chiedo se la nomina non debba comunque rispettare quanto chiesto dalla legge: altrimenti l'articolo della legge 88/94 è carta straccia».
Ora è probabile che Deiana impugni la sentenza davanti al Consiglio di Stato che in passato ha anche già deciso come gli atti fortemente discrezionali debbano comunque rispettare la legge. Il problema non è quindi la valenza politica della nomina: «Io voglio contestare il principio di far prevalere l'opportunità politica a discapito dei requisiti legali, e questo è proprio di tutti gli schieramenti politici nazionali».
Il Consiglio di Stato potrebbe pronunciarsi entro l'anno e se ribaltasse la decisione del Tar la nomina di Massidda sarebbe illegittima e da rifare. Non è però automatica l'elezione di Massimo Deiana a presidente dell'Autorità portuale. ( an. ber. )
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
Dalla parte degli studenti
Intervista con Daniela Noli, 46 anni, dal 2010 alla guida dell'Ersu
«Subito il campus perché Cagliari sia più giovane» 
 
«Dalla parte degli studenti». Più che uno slogan, un'ossessione. Lo ripete più volte, un concetto che prepotentemente ritorna anche quando il discorso prende altre deviazioni. Del resto, a scorrere il suo curriculum, è sempre stata vicino ai giovani e ai loro problemi: fra gli altri incarichi ricoperti in passato, membro della Commissione Politiche giovanili dell'Anci nazionale e assessore al Comune di Cagliari per le Politiche giovanili. Anche per queste “medaglie” conquistate sul campo dell'efficienza, Daniela Noli, 46 anni, nel 2010 è stata nominata presidente dell'Ersu, Ente regionale per il diritto allo studio universitario (una decina di laureati su un centinaio di dipendenti), facendone non un'occupazione di poltrona ma una missione. Dice di essere sempre a disposizione degli studenti, «la prima cosa che ho fatto è stata convocarli, mi hanno ringraziato perché mai un presidente aveva ascoltato le loro istanze». Il suo obiettivo è garantire a tutti, non solo a chi si rivolge all'Ersu per ottenere agevolazioni, gli strumenti per rendere meno complicata la vita universitaria. Gli ultimi sondaggi le danno ragione: l'Ersu riscuote l'apprezzamento degli studenti.
Un tesoretto di fiducia da non dissipare...
«Semmai da far crescere. Quando mi sono insediata dissi che questa sede dell'Ente, così centrale, a due passi della stazione, della Casa dello studente, dal polo universitario doveva essere un punto di riferimento per tutti i giovani. Un dirigente replicò che era una sede istituzionale, gli risposi che l'istituzione esisteva e ognuno di noi aveva un incarico perché c'erano gli studenti».
Dalle parole è passata ai fatti?
«Settimo, ottavo e nono piano erano chiusi. Non c'era necessità di altri uffici amministrativi e mi sono battuta per dare questi spazi ai giovani. Abbiamo allestito lo sportello Student jobs: fornisce informazioni su strutture e servizi ed è gestito dagli stessi studenti, perché è importante che dialoghino col medesimo linguaggio. E la pagina Facebook ha fatto boom con milioni di contatti».
Altri progetti?
«All'ottavo piano c'è una sala conferenze e al settimo, oltre a postazioni internet, fra poco apriremo uno spazio per i pendolari ai quali Cagliari non offre nulla. Loro spesso hanno un'ora buca tra una lezione e l'altra oppure non sanno dove andare a ripassare: ora avranno una sala relax, per incontrarsi, studiare, relazionarsi».
Basta il budget di 26 milioni di euro annuo per lavorare?
«Figurarsi, l'anno scorso era di 35 milioni. Bisogna gestire con oculatezza, risparmiare e spostare qualche risorsa sui punti deboli».
L'Ente però potrebbe evitare di pagare consulenze esterne. Nel 2011 sono stati spesi 35 mila euro.
«Sono contraria alle consulenze esterne. Ma per certi problemi non abbiamo personale specializzato. Dovrebbero arrivare in organico 6 persone, una di queste con competenze legali».
Come si risparmia se la coperta è già corta?
«Per esempio nelle piccole cose: acqua, luce, telefono. L'Ersu è un ente pubblico, è di tutti, serve cambiare la mentalità dello spreco, del “tanto non è casa mia”. L'anno passato il risparmio è stato di 10 milioni che abbiamo girato sul capitolo borse di studio».
Tema dolente: 6660 domande, 5432 idonei, ma i soldi li hanno presi in 3975. E gli altri?
«Sono i cosidetti idonei non beneficiari: 1448 studenti. Che dire, è un handicap. Hanno ragione. Non succede solo in Sardegna ma in quasi tutte le altre regioni».
Qualcuno dice: prendere meno, prendere tutti.
«Ne ho discusso con gli studenti e sono stati loro a dirmi no. Quei soldi sono così pochi che non consentono di scialacquare: chi beneficia dei buoni pasto, a marzo li ha già finiti e per due mesi pagano i loro genitori».
I criteri di selezione sono accettabili?
«Non so rispondere. Parto dal presupposto che i ragazzi hanno ragione. Ricordo però che la legge che garantisce il diritto allo studio è del 1991 e il decreto legislativo del 2001 è ancora bloccato».
Qualche soluzione per dare concretezza alle parole?
«Coinvolgere i privati. Nel nuovo statuto dell'Ente si parla di sponsorizzazioni e donazioni. Ma lo statuto è fermo in commissione».
Lentezze della politica. A proposito, lei è espressione diretta del presidente della Regione: qual è il peso dei partiti nell'Ersu?
«Mai ricevuto pressioni, è la verità. Forse in passato è accaduto ma non mi riguarda. Però non posso negare che all'interno della struttura ci siano delle correnti di partito forti, c'è l'idea sbagliata che se una proposta arriva da chi ha la casacca di un colore diverso dalla tua, bisogna sempre stigmatizzare, chiosare».
Intorno all'Ersu ci sono ghiotti interessi. Quindi la politica ci mette il naso?
«Io nasco come tecnico e queste diatribe non mi interessano. Ho un consiglio di amministrazione a maggioranza di centrosinistra, all'opposto della parte politica da cui sono stata nominata. Ma l'intelligenza supera queste divisioni: andiamo tutti d'accordo e lavoriano benissimo per raggiungere obiettivi e per il bene degli studenti».
Il caso del campus universitario sembra dire il contrario: la politica s'è messa di traverso, ora pure una bega giudiziaria.
«Vero, sono 11 anni di cose inenarrabili. È ora di finirla perché a Cagliari non nasce mai niente e quando sta per nascere tutto si blocca. Sono stati spesi tanti soldi dei cittadini e questo vergognoso ritardo non fa che penalizzare gli studenti».
Ha avuto la percezione che qualcuno volesse allungare i tempi per convenienza?
«Non giudico chi mi ha preceduto. Il capitolo consulenze, appalti, cambi di idee non lo voglio aprire. Dico solo che il campus poteva essere costruito quattro anni fa».
Sembra che sia una delle sue priorità.
«Il campus è fondamentale. Il bando scade a fine mese, spero entro l'anno di poter deliberare l'affidamento. Sarà una struttura con servizi, campi sportivi, sale studio, teatro, mensa: un polo di incontro tra giovani, non solo studenti. Avrà 500 posti letto. Oggi nelle case dello studente sono 891, ne servirebbero almeno 1500. Preciso: il campus non sarà un dormitorio, come ha ironizzato qualcuno. Anzi, ci darà la possibilità, affittando d'estate a universitari stranieri, di favorire gli scambi culturali con gli atenei del resto del mondo».
Cagliari è una città universitaria?
«Ha tutte le caratteristiche per diventarlo. Purtroppo qui i giovani non sono visti come una risorsa, non c'è un dialogo con loro. I primi a non farlo sono i commercianti: servirebbe una politica di pasti convenzionati, di iniziative culturali a 1 euro, i modi migliori per immetterli nel circuito sociale e economico. Bisogna partire da qui per aspirare al ruolo di città universitaria».
Sergio Naitza
 
L’UNIONE SARDA
6 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
Assicurare servizi nonostante i tagli
LA SCHEDA. Case, teatri, borse di studio e contributi per l'affitto: ecco cosa offre l'Ente
 
L'Ersu in Sardegna nasce con la Legge regionale 37 del 1987, che crea anche nell'Isola l'ente che sostituisce le vecchie Opere universitarie, istituite nel 1933. Il suo obiettivo è realizzare «interventi per la promozione e l'accesso ai corsi universitari e post universitari».
I SERVIZI Per onorare l'ambizioso compito a cui è chiamato, l'Ersu mette a disposizione degli universitari cinque Case dello studente, borse di studio, contributi per l'affitto, per le tesi di laurea e per i viaggi d'istruzione. Si tratta di servizi a cui si accede per concorso, i cui criteri sono fissati a livello ministeriale. Altri, come l'accesso alle quattro mense, la biblioteca e il recente sportello Student Jobs (orientamento al lavoro), Servizio sanitario per gli studenti fuori sede (all'ospedale San Giovanni di Dio) e il Welcome day (sala studio e relax) sono invece rivolti alla generalità degli studenti.
LE CASE Inutile dire che i servizi principali sono erogati delle “case”. La più capiente, quella di via Trentino, ha 229 posti letto, poi c'è via Monte Santo (208 posti), via Businco (202), via Roma (128) e via Biasi (124). Un numero di stanze insufficiente se si considerano le esigenze dei fuori sede: su 1.656 domande, quelle idonee sono 1.338, mentre i posti letto sono 891.
I CONTRIBUTI Sempre legato alla residenza in città è il Contributo fitto casa. Introdotto nel 2007, è un rimborso delle spese sostenute per pagare il canone di locazione. Il numero degli studenti che l'hanno richiesto nell'ultimo anno è aumentato del 23%: 1.581 domande. Anche in questo caso, è enorme il divario tra il numero degli idonei, 1.443, e quello dei beneficiari, 682. La situazione è peggiorata nell'anno accademico in corso, perché la Regione ha tagliato i fondi per il programma, scesi da 3.250.000 euro del 2008 a 1.273.344. Numeri che confermano come la necessità di realizzare un Campus diventa sempre più stringente per la popolazione universitaria.
CULTURA E SPORT La futura struttura di viale La Playa affiancherà servizi già esistenti, come quelli per lo sport di via Monte Santo o quelli culturali di via Trentino. Qui sono attivi il cineteatro Nanny Loy (149 posti), la sala Maria Carta (50 posti) e quella Cosseddu (99 posti, adatta per video conferenze e dibattiti) oltre alla biblioteca Michelangelo Pira con oltre 2.000 volumi e sala studio.
Mario Gottardi
 

LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna on line
Economia, l’isola viaggia con il freno a mano tirato
Indicatori distanti dai livelli europei, redditi e consumi bloccati. L’assessore La Spisa: «Servono scelte traumatiche»
di Alfredo Franchini
 
CAGLIARI. Sempre più lontani dall’Europa, un poco meglio delle altre regioni del Mezzogiorno ma molto peggio del resto d’Italia e dei Paesi del vecchio continente, con l’eccezione della Romania e della Bulgaria. E’ questa la Sardegna che emerge dal Rapporto annuale del Crenos, il centro di ricerca economico che fa capo alle Università di Cagliari e Sassari, diretto da Stefano Usai, giunto alla diciannovesima edizione. Il sistema economico dell’isola ha il freno a mano sempre più tirato, con la stagnazione dei redditi e dei consumi e un’elevata incidenza della povertà, come dimnostrano i dati del Rapporto Crenos presentati da Giovanni Sulis. In un quadro cupo, dove mancano incrementi di produttività, bisogna cercare qualche punto di forza tra i segnali che arrivano, ad esempio, dalla quota di donne che hanno trovato lavoro: +3,6. Un risultato raggiunto grazie all’aumento dell’occupazione nel settore dei servizi. Ma anche su questo ci sarebbe da esaminare le statistiche collegate: l’occupazione maschile è diminuita del cinque per cento e se la partecipazione femminile al mercato del lavoro è un segnale incoraggiante c’è ancora da rilevare che si partiva da numeri “piccoli” e, infine, bisogna capire qual è il terziario a cui si affacciano le nuove occupate. «Se sono servizi reali, come possono essere quelli del turismo, va bene perché si crea occupazione», afferma Giorgia Giovannetti dell’Università di Firenze, »se fossero servizi alle imprese, non sarebbe molto utile».
Una della grandi differenze tra il sistema economico sardo e quello nazionale sta nella composizione delle esportazioni che, nonostante tutte le difficoltà, tengono in Italia. Nell’isola, invece, la quota del petrolio è preponderante e per il resto si tratta di valori minimi; poi il settore Hi tech è addirittura fermo allo 0,48% delle esportazioni totali. Eppure proprio in quetso settore, segnala Giorgia Giovannetti, si potrebbe puntare se è vero che scendono le quote riservate alla chimica e al’estrattivo (che sono poi la voce principale), e l’alimentare è in ripresa. E’ questo un settore estremante delicato perché da un parte mostra grandi potenzialità, dall’altra ci ricorda che la Sardegna importa molto più di quanto non esporti.
Turismo. Dovrebbe essere il settore cardine ma purtroppo arrivi e presenze sono in calo. Resta invariato il male della stagionalità, giugno e settembre, i mesi spalla della stagione per eccellenza, sono stati salvati solo dagli stranieri venuti nell’isola grazie ai voli low cost. «La qualità è un fattore su cui puntare», afferma Giorgia Giovannetti, «si dovrebbe legare il turismo all’agroalimentare, valorizzare i prodotti a chilometri a zero».
Imprese. Diversoil punto di vista delle imprese sarde che è stato rappresentato ieri da Luca Murgianu, presidente della Confartigianato e guida pro tempore della rete che racchiude dodici sigle di associazioni del mondo della produzione, dall’industria, all’artigianato al commercio, in rappresentanza di 150 mila aziende e 400 mila persone. «Attenzione, la crisi non è passata», avverte Murgianu, «siamo nel mezzo del baratro. Forse si rivedranno le stelle nel 2014 ma dipenderà dalle scelte». E a questo proposito Murgianu spara a zero sul Patto di stabilità: «Un circuito perverso, un bubbone che impedisce di mettere in circolo risorse che dovremmo spendere. Un bubbone che fa apparire come virtuose quelle amministrazioni che non pagano per rispettare il patto di stabilità». Murgianu,da imprenditore. ricorda che il turismo è in crisi anche per la politica scellerata nei trasporti e che la tassa di soggiorno è mal vista dagli operatori del settore per un semplice fatto: è destinata a servizi che non sono erogati da chi quella tassa la emette. «Senza contare che da un aparte c’è la tassa di soggiorno e dall’altra il bonus per i turisti». L’attacco al Patto di stabilità è contrastato dall’assessore al Bilancio Giorgio La Spisa: «E’ vero che pesa tanto ma non si può dire che è un bubbone. La verità è che per molto tempo abbiamo pensato di avere mnolti soldi. Ma quel Patto ha un’origine: lo sviluppo basato sul debito pubblico».
Le scelte. La Spisa non ha dubbi: «Dobbiamo cambiare il modo di fare politica. Lo devono capire tutti, a cominciare dalla maggioranza consiliare perché non si possono prendere impegni di spesa che non si pososno mantenere. Abbiamo 400 milioni in meno nel sistema e nessun assessore al bilancio potrà tirali fuori. Si tratta di capire dove siamo». E La Spisa cita l’esempio di un incremento di stipendio per i regionali che vale sei milioni di euro «e che deriva da un contratto che lo Stato h adetto di bloccare. Bene quei sei milioni significa bloccare gli incentivi alla legge 51 degli artigiani. Bisogna capire che è il tempo delle scelte traumatiche». Il quadro non è confortante, ha concluso il direttore del Crenos, Stefano Usai, non lo sono i dati macroeconomici, non lo è l’andamento dei singoli settori. Ma in economia sono molto importanti anche gli occhiali “rosa” e quindi cogliere i segnali di quelle flebili variazioni che aprono alla speranza come il nuovo apporto all’economia che arriva dalle donne sarde. Timide variazioni su cui occorrono scelte da parte della politica.
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Prima pagina - Ed_Cagliari
Stritolati tra stagnazione e povertà
 
Dal rapporto Crenos sull’economia sarda la fotografia di un’isola con il freno a mano tirato I redditi e i consumi sono bloccati. Siamo sempre più lontani dall’Europa.
 
Pagina 3 - Ed_Cagliari
Rapporto crenos
L’isola con il freno a mano tirato
Indicatori distanti dai livelli europei, redditi e consumi bloccati. L’assessore La Spisa: «Servono scelte traumatiche»
di Alfredo Franchini
 
CAGLIARI Sempre più lontani dall’Europa, un poco meglio delle altre regioni del Mezzogiorno ma molto peggio del resto d’Italia e dei Paesi del vecchio continente, con l’eccezione della Romania e della Bulgaria. E’ questa la Sardegna che emerge dal Rapporto annuale del Crenos, il centro di ricerca economico che fa capo alle Università di Cagliari e Sassari, diretto da Stefano Usai, giunto alla diciannovesima edizione. Il sistema economico dell’isola ha il freno a mano sempre più tirato, con la stagnazione dei redditi e dei consumi e un’elevata incidenza della povertà, come dimnostrano i dati del Rapporto Crenos presentati da Giovanni Sulis. In un quadro cupo, dove mancano incrementi di produttività, bisogna cercare qualche punto di forza tra i segnali che arrivano, ad esempio, dalla quota di donne che hanno trovato lavoro: +3,6. Un risultato raggiunto grazie all’aumento dell’occupazione nel settore dei servizi. Ma anche su questo ci sarebbe da esaminare le statistiche collegate: l’occupazione maschile è diminuita del cinque per cento e se la partecipazione femminile al mercato del lavoro è un segnale incoraggiante c’è ancora da rilevare che si partiva da numeri “piccoli” e, infine, bisogna capire qual è il terziario a cui si affacciano le nuove occupate. «Se sono servizi reali, come possono essere quelli del turismo, va bene perché si crea occupazione», afferma Giorgia Giovannetti dell’Università di Firenze, »se fossero servizi alle imprese, non sarebbe molto utile». Una della grandi differenze tra il sistema economico sardo e quello nazionale sta nella composizione delle esportazioni che, nonostante tutte le difficoltà, tengono in Italia. Nell’isola, invece, la quota del petrolio è preponderante e per il resto si tratta di valori minimi; poi il settore Hi tech è addirittura fermo allo 0,48% delle esportazioni totali. Eppure proprio in quetso settore, segnala Giorgia Giovannetti, si potrebbe puntare se è vero che scendono le quote riservate alla chimica e al’estrattivo (che sono poi la voce principale), e l’alimentare è in ripresa. E’ questo un settore estremante delicato perché da un parte mostra grandi potenzialità, dall’altra ci ricorda che la Sardegna importa molto più di quanto non esporti. Turismo. Dovrebbe essere il settore cardine ma purtroppo arrivi e presenze sono in calo. Resta invariato il male della stagionalità, giugno e settembre, i mesi spalla della stagione per eccellenza, sono stati salvati solo dagli stranieri venuti nell’isola grazie ai voli low cost. «La qualità è un fattore su cui puntare», afferma Giorgia Giovannetti, «si dovrebbe legare il turismo all’agroalimentare, valorizzare i prodotti a chilometri a zero». Imprese. Diversoil punto di vista delle imprese sarde che è stato rappresentato ieri da Luca Murgianu, presidente della Confartigianato e guida pro tempore della rete che racchiude dodici sigle di associazioni del mondo della produzione, dall’industria, all’artigianato al commercio, in rappresentanza di 150 mila aziende e 400 mila persone. «Attenzione, la crisi non è passata», avverte Murgianu, «siamo nel mezzo del baratro. Forse si rivedranno le stelle nel 2014 ma dipenderà dalle scelte». E a questo proposito Murgianu spara a zero sul Patto di stabilità: «Un circuito perverso, un bubbone che impedisce di mettere in circolo risorse che dovremmo spendere. Un bubbone che fa apparire come virtuose quelle amministrazioni che non pagano per rispettare il patto di stabilità». Murgianu,da imprenditore. ricorda che il turismo è in crisi anche per la politica scellerata nei trasporti e che la tassa di soggiorno è mal vista dagli operatori del settore per un semplice fatto: è destinata a servizi che non sono erogati da chi quella tassa la emette. «Senza contare che da un aparte c’è la tassa di soggiorno e dall’altra il bonus per i turisti». L’attacco al Patto di stabilità è contrastato dall’assessore al Bilancio Giorgio La Spisa: «E’ vero che pesa tanto ma non si può dire che è un bubbone. La verità è che per molto tempo abbiamo pensato di avere mnolti soldi. Ma quel Patto ha un’origine: lo sviluppo basato sul debito pubblico». Le scelte. La Spisa non ha dubbi: «Dobbiamo cambiare il modo di fare politica. Lo devono capire tutti, a cominciare dalla maggioranza consiliare perché non si possono prendere impegni di spesa che non si pososno mantenere. Abbiamo 400 milioni in meno nel sistema e nessun assessore al bilancio potrà tirali fuori. Si tratta di capire dove siamo». E La Spisa cita l’esempio di un incremento di stipendio per i regionali che vale sei milioni di euro «e che deriva da un contratto che lo Stato h adetto di bloccare. Bene quei sei milioni significa bloccare gli incentivi alla legge 51 degli artigiani. Bisogna capire che è il tempo delle scelte traumatiche». Il quadro non è confortante, ha concluso il direttore del Crenos, Stefano Usai, non lo sono i dati macroeconomici, non lo è l’andamento dei singoli settori. Ma in economia sono molto importanti anche gli occhiali “rosa” e quindi cogliere i segnali di quelle flebili variazioni che aprono alla speranza come il nuovo apporto all’economia che arriva dalle donne sarde. Timide variazioni su cui occorrono scelte da parte della politica.
 
LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 3 - Ed_Cagliari
seconde case
Turismo, in nero 22 milioni di notti
 
Il turismo non va bene, un po’ per la grande concorrenza e un po’ per via dei trasporti. Ma non bisogna ignorare la quota rappresentata dal sommerso. Il Crenos ha stimato che ci sono ventidue milioni di pernottamenti che sfuggono all’ufficialità. In sostanza il 73% delle seconde case viene affittato in nero. Le notti “ufficiali” nell’indagine effettuata dall’Istat ammontano infatti a 30.198.00 e quelle di origine italiana sono 8.149.164. Il dato ovviamente non può essere preciso visto che si tratta di sommerso, e quindi di nascosto, ma l’incidenza presunta delle seconde case in nero è calcolata al 73 per cento. Non è la più alta:la Sardegna è preceduta da Molise (83), Sicilia (82) e Calabria (81).
 
LA NUOVA SARDEGNA
10 – La Nuova Sardegna
Pagina 22 - Ed_Cagliari
Il Tar dà ragione a Massidda: ha i titoli per l’authority
Primo round a favore dell’ex senatore nel ricorso intentato dal preside della facoltà di Giurisprudenza Massimo Deiana
 
CAGLIARI Il Tar ha dato ragione a Piergiorgio Massidda: poteva diventare presidente dell’autorità portuale, con la sua nomina la legge è stata rispettata nella forma e nella sostanza. Le censure alla sua designazione, «pur suggestivamente esposte» dal ricorrente Massimo Deiana preside della facoltà di Giurisprudenza, non sono state giudicate appropriate. La storia è nota e aveva suscitato anche un certo clamore. Massidda (difeso dagli avvocati Giovanni Contu e Matilde Mura), parlamentare da cinque legislature, medico di professione e senatore membro di varie commissioni fra cui, l’ultima e di recente nomina, quella per i Trasporti, era stato designato dal ministro delle Infrastrutture presidente dell’autorità portuale col consenso della Regione. Il motivo di fondo l’aveva spiegato lui stesso: nel porto di Cagliari, oltre alla conoscenza dei problemi, serviva una persona di comprovata capacità politica e quindi di estese relazioni. Deiana era insorto: niente di personale, l’ordinario di diritto della navigazione riteneva che un parlamentare non potesse essere considerato solo perché tale persona «di comprovata professionalità» in un settore come quello dei Trasporti e della portualità anche se aveva partecipato alla stesura di leggi ecc. Nel ricorso Deiana sottolineava che un parlamentare che si fosse occupato di sanità non per questo poteva diventare primario di un reparto ospedaliero se non ne avesse avuto i titoli professionali specifici. I giudici del Tar hanno rigettato il ricorso perché la legge istitutiva dell’autorità portuale sarebbe stata rispettata in pieno sia nelle procedure, sia nella scelta del candidato in quanto «le competenze affidate all’autorità portuale e al suo presidente sono molteplici e non richiedono solo conoscenze di carattere tecnico». Ancora, secondo i giudici del Tar «la nomina è caratterizzata da un’amplissima discrezionalità e presenta i caratteri della fiduciarietà»; «il presidente dell’autorità portuale non è, e non potrebbe essere, un dirigente tecnico» come dimostrerebbero anche i requisiti richiesti che sono richiamati nella legge 1994 in modo generico. «Non è richiesto uno specifico titolo di studio – continuano i giudici amministrativi – né uno specifico percorso professionale». In occasione di alcune interviste Deiana (rappresentato dall’avvocato Silvio Pinna) aveva spiegato le proprie ragioni: il problema non stava nel fatto che avessero escluso lui, bensì nel non rispetto del dettato della norma che chiedeva la designazione di esperti di «massima e comprovata qualificazione professionale nei settori dell’economia dei trasporti e portuale». (a.s.)
 
la replica
«E’ una questione di principio»
 
Deiana: «Vorrei chiarire che se vincessi il ricorso non sarei nominato presidente dell’autorità portuale, vado avanti per il principio». Massimo Deiana ribadisce la non personalizzazione del ricorso, ma spiega che, nel rispetto totale della sentenza dei giudici, non la condivide. il Tar dice che questa nomina è un atto di alta amministrazione e quindi discrezionale, ma la legge chiede che la nomina sia di persona di ampia e comprovata esperienza. Ricorrerà al Consiglio di Stato.
 
 

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