Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
29 March 2012

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 46 - Edizione CA)
Se un festival di filosofia risponde alla fame di senso
Remo Bodei: «La gente vuol capire se stessa e il mondo»
Si è chiusa a Cagliari la tre giorni promossa dallo Stabile e dall'Università
 
«La gente segue i festival di filosofia perché ha fame di senso, vuol capire se stessa e il mondo, e né la scuola, né i mezzi di comunicazione di massa sono in grado di offrirle risposte adeguate. Essi ammanniscono in genere solo una specie di fast food intellettuale poco saporito». Parola del filosofo cagliaritano Remo Bodei, colto al volo mentre attende un aereo che lo porterà lontano dalla sua Itaca. Protagonista dal 2001 del Festival della filosofia di Modena (340 eventi, 170mila presenze in tre giorni lo scorso settembre tra Modena, Sassuolo e Carpi), sabato scorso ha aperto con Antonio Delogu i dialoghi che hanno caratterizzato il festival cagliaritano, nato dal felice incontro tra il Dipartimento di Filosofia dell'Università e il Teatro Stabile della Sardegna. «La filosofia, basata sulla discussione pubblica, nemica della superstizione e del dogmatismo», aggiunge, «rappresenta non solo un antidoto alla violenza e al conformismo, ma anche un presidio della democrazia». Se non sale in cattedra.
Dar senso al mondo, senza passare sotto le forche caudine di una fede imposta, spingendo le persone a cercare risposte senza accontentarsi di soluzioni date: un esperimento, quello tentato nel nome del teatro (per Hannah Harendt l'arte politica per eccellenza) che si è concluso con un bilancio eccellente. Perché è riuscito, come auspicavano gli organizzatori, a intercettare «una diffusa domanda di cultura e di riflessione pubblica sulle grandi questioni della vita individuale e collettiva, nei territori della morale, della politica, della religione». Questioni che non toccano solo intellettuali e filosofi di professione, ma hanno coinvolto, in questa prima edizione, la Cagliari che va regolarmente a teatro (gli abbonati del Massimo avevano l'ingresso gratuito), gli studenti, e chiunque, pagando un biglietto di tre euro (o dodici per il carnet) volesse seguire i vari incontri. Come sempre, mondo giovanile a parte, la prevalenza è stata femminile (del resto, si sa, le donne sono portate a porsi più domande degli uomini, e ad avere meno risposte). Un pubblico attento, disposto a concentrarsi e confrontarsi su temi ardui. “La legge, la libertà la grazia” il titolo dostoevskiano della manifestazione che ai grandi temi esistenziali dei “Fratelli Karamazov”, in scena di sera in quello stesso spazio con la regia di Guido De Monticelli, era dedicato.
La ricerca di una patria di senso è anche questo. Si tratti di filosofia, declinata nella concretezza somma del suo ruolo - farci riflettere sulle cose - si tratti di scienza o di letteratura. Dai presocratici ai nostri giorni, cos'altro hanno fatto finora i filosofi, e gli esseri umani, se non cercare di dare un senso alle cose? E allora che meraviglia una tre giorni di incontri sui temi più svariati, con filosofi, giuristi, letterati. Che meraviglia sentir parlare gli altri, riconoscere pari dignità alle interpretazioni, mettere in evidenza un relativismo che è rispetto delle tradizioni e delle idee altrui, e scoprire - questo sì è un assoluto - ciò che di profondo ed essenziale c'è nella interiorità di tutti: l'appartenenza alla stessa fragile, impaurita umanità.
Martedì Roberta De Monticelli, coordinatrice con Pierluigi Lecis dell'iniziativa, ha dato una splendida lettura del “Noli me tangere” evangelico: giù le mani dal mio corpo, dalla mia vita e dalla mia morte, ma anche giù le mani da me che sono Dio. Interpretazione altrettanto illuminata per “svegliati ragazza” (è sempre Gesù che parla): apri gli occhi e sii tu a verificare la legge. Non esiste autorità che si possa sostituire alla tua coscienza morale.
Maria Paola Masala
 
Cultura (Pagina 46 - Edizione CA)
Scavare, e trovare la spiritualità
Il grande potere del teatro e la sovranità del pubblico
Roberta De Monticelli e Pierluigi Lecis nell'ultimo dialogo della manifestazione
 
Insediamento di giovani nelle poltrone del Massimo di Cagliari. Manifestanti del diritto di partecipazione a una prima edizione piuttosto frequentata, da addetti e non addetti ai lavori. Un popolo intento ad ascoltare e interrogare in tema di Legge-Libertà-Grazia. O a scavare, per usare un verbo ripetuto più volte dallo studioso Pierluigi Lecis che con la collega Roberta De Monticelli ha curato il primo Festival di Filosofia in Sardegna. E se a organizzarlo ci ha pensato il Teatro Stabile della Sardegna in collaborazione con l'Università di Cagliari, ha ragione anche un altro accademico, il pedagogista Alberto Granese, quando accanto all'assessore comunale alla Cultura Enrica Puggioni formula un congedo che sa di arrivederci all'anno prossimo e parla di teatrocrazia. Sovranità del pubblico, nel luogo giusto e nello storico viaggiare in parallelo di teatro e filosofia.
Tra gli aspetti più discussi una nuova tendenza, a fine secolo, di capovolgimento della secolarizzazione della religione: i valori religiosi riacquistano una spinta propulsiva sollevando nuove tensioni e interrogativi teorici. Una fase post-secolare registrata da Habermas e Rawls. E la filosofa De Monticelli dell'Università milanese del San Raffaele viene sollecitata sul palco allestito per la messinscena dei “Fratelli Karamazov”. Dostoevskij, con tutta la potenza di tematiche, aleggia. I suoi personaggi si fanno carico di libero arbitrio, di ingiustizia, di molteplici perché disseminati nel romanzo. La domanda appare in duplice contesto, quello cognitivo e l'altro legato alla giustificazione. L'uomo non può soffrire senza chiedersi perché.
E l'indignazione si configura come sentimento morale per eccellenza.
Il buono, il cattivo. Il cuore non decide ma riconosce.
Sul libero arbitrio, quindi, tanto da scavare. L'oggi è interessato dalla questione del controllo etico e giuridico del potere ripreso da Ratzinger. Che entra nella tematica dell'etica pubblica e dello Stato liberale e del loro rapporto con la religione. Per la De Monticelli è nichilismo affidarsi a un'autorità che dice di interpretare la volontà di Dio anche nel caso in cui Dio non ci sia. «Possiamo tornare indietro? Rischiamo di averlo fatto», dice. Dostoevskij nel romanzo riprende il Talitha kumi di Cristo. “Svegliati, ragazza”, guarda come stanno le cose. Ma Cristo ha detto anche “Noli me tangere”, ricorda la studiosa. Le ripercussioni sono immediate sul testamento biologico: «Si arriva allo sconcertante assurdo di porre come norma dello Stato la decisione sul trattamento sul mio corpo morente». Noli me tangere, ripete. Non mettere le mani sul mio corpo. «E anche non mettere le mani sul divino, cioè non parlare del divino quando sei anche tu solo come uomo».
Manuela Vacca
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 47 - Edizione CA)
Dizionario di esperti, domani presentazione a Cagliari
Dopo molti decenni si è rotto il silenzio sulle idee dei liberali
 
Un'opera inedita e preziosa che va a colmare un'annosa lacuna. Si tratta del primo tomo del “Dizionario del liberalismo italiano” (edito da Rubbettino), che verrà presentato a Cagliari in occasione del convegno “I liberali nella storia d'Italia”, domani alle 9,30 nell'Aula Magna Motzo (facoltà di Lettere e Filosofia, via Is Mirrionis 1). Organizza il Dipartimento di Storia, Beni culturali e Territorio dell'Università, in collaborazione con l'ISPLI (Istituto storico per il pensiero liberale) e con la partecipazione dei dottorandi e dottori di ricerca in Storia moderna e contemporanea. Un convegno a cui prenderanno la parola illustri accademici, tra cui Fabio Grassi Orsini (Università di Siena), Francesco Atzeni (Direttore del Dipartimento di Storia dell'Università di Cagliari), Laura Pisano (Università di Cagliari), Gerardo Nicolosi (Università di Siena), Raimondo Cubeddu (Università di Pisa), Maria Corrias (Università di Cagliari), Antonio Casu (Biblioteca della Camera dei deputati).
L'obiettivo è quello di ripercorrere le tappe principali della tradizione liberale in Italia, in tutte le sue molteplici sfumature e correnti. Quando si parla di liberalismo non si può pensare a un movimento caratterizzato da una matrice univoca e monolitica, bensì a un movimento policentrico e variegato. Il centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia ha rappresentato un'occasione importante per rimediare a una lacuna perché la mancanza di un dizionario ha costituito una sorta di paradosso, vista e considerata la rilevanza che il liberalismo ha avuto nella storia d'Italia, per l'unificazione del Paese, la sua indipendenza e la costruzione di uno stato moderno.
Inoltre, non si può certo trascurare il significativo contributo dato dai liberali all'evoluzione del pensiero filosofico, politico ed economico, alle scienze giuridiche, sociali e al giornalismo. L'idea di realizzare un “Dizionario del liberalismo italiano” nasce da un'esigenza obiettiva: mentre esistevano ed esistono dizionari su quasi tutti i movimenti politici, non esisteva un'opera del genere che riguardasse il liberalismo. Dunque, ai numerosi dizionari del fascismo, della Resistenza, del comunismo, del movimento cattolico, del socialismo, dei movimenti anarchici, si aggiunge finalmente uno dedicato al liberalismo.
Il Dizionario (più di mille pagine) rappresenta una sorta di summa del pensiero liberale, dalla A alla Z, dove trovano spazio i principali concetti, le istituzioni, i soggetti politici e le vicende storiche nell'arco temporale che va dal Congresso di Vienna (1815) fino agli anni Novanta del XX secolo, vero e proprio turning point per la politica internazionale, a causa della fine della guerra fredda, del crollo dell'Urss, della crisi del comunismo e del collasso del sistema dei partiti in Italia. Gli autori sono storici, economisti, giuristi, critici, giornalisti, appartenenti a scuole di pensiero e a indirizzi diversi, che hanno lavorato in piena indipendenza e autonomia, accomunati dall'interesse scientifico e, soprattutto, ispirati da un ethos civile. L'obiettivo è quello di fornire un efficace strumento di consultazione per chi intende approfondire la storia, i princìpi e gli strumenti dell'idea liberale. Il Dizionario è organizzato in lemmi teorici e di ricostruzione storica, un secondo volume di prossima pubblicazione verrà dedicato alle voci biografiche, con apparati statistici e cronologie istituzionali.
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 7 - Edizione CA)
L'uomo giusto per gli addii al celibato
L'arrestato perde il posto. Sconcerto a Ingegneria ma qualcuno sapeva della sua doppia vita
 
È stato automaticamente sospeso dal servizio Michele Di Martino, dal 1988 segretario di Ingegneria e agli arresti domiciliari da lunedì su ordine del Gip Roberta Malavasi con l'accusa di sfruttamento, reclutamento e induzione alla prostituzione. L'articolo 48 del contratto collettivo di nazionale di lavoro dell'Università parla chiaro: «Il personale che sia colpito da misura restrittiva della libertà personale è sospeso d'ufficio dal servizio con privazione della retribuzione per la durata dello stato di detenzione o comunque dello stato restrittivo della libertà».
Un motivo in più di sconcerto e nervosismo in piazza d'Armi. C'è il timore che da questa vicenda arrivino “schizzi di fango” nell'ex dipartimento di Ingegneria strutturale, dove l'uomo lavorava. Nessuno immaginava che dietro quella persona mite e dall'aria affabile si potesse celare il gestore di un postribolo con una gabbia per cani, una vera gogna, elettrodi, collari, fruste, manganelli, manette e battipanni, “dildo” di ogni tipo e il necessario per la pratica del sesso sadomaso. Eppure qualcuno nell'ateneo sapeva della doppia vita del funzionario.
RITARDATARIO «L'unica cosa che gli si poteva rimproverare è la poca puntualità». Usa il passato il professore Francesco Annunziata, ex direttore del dipartimento Ingegneria strutturale. Un docente che con Di Martino ha lavorato per tanti anni, fino al 26 gennaio scorso quando passò le redini del dipartimento (nel frattempo accorpato ad altri per effetto della riforma Gelmini) ad Antonello Sanna. Il perché è presto detto: si riferisce a comportamenti risalenti a due anni fa, quando fece la segnalazione dei ritardi del segretario in rettorato e Di Martino venne richiamato. «Da allora è migliorato», assicura l'ingegnere. Nessuno ha messo in relazione quei ritardi con la doppia vita del funzionario.
LA STANZA Nemmeno le altre due segretarie che lavorano nella stanza accanto a quella dell'istruttore di tennis. Le due donne, che vogliono rimanere anonime, assicurano che il loro collega è «una persona affabile» e che nulla nei suoi comportamenti, poteva dare adito alla passione per il sesso estremo. L'ufficio di Di Martino è una piccola stanza rettangolare. Carte e documenti sono appoggiati alla rinfusa su armadi, sedie, sul pavimento e sulla scrivania. Sul muro sono appese due foto, senza cornice, dei suoi tre figli.
NELL'ATENEO Se nell'ex dipartimento di Ingegneria strutturale tutti cadono dalle nuvole ed esprimono preoccupazione per il buon nome dell'Università, lontano da Ingegneria c'è chi è a conoscenza della doppia vita del funzionario. Nel cuore dell'ateneo qualcuno sa che Di Martino gestiva due videoteche-sexyshop. Altri, persino che offriva spogliarelliste, soprattutto per addii al celibato. Le voci corrono velocemente tra le facoltà e così qualcuno, quando doveva organizzare una festa per un amico o parente prossimo alle nozze, si rivolgeva al segretario di Ingegneria per avere una ragazza che facesse lo strip . E magari qualcosa di più.
Mario Gottardi
 

LA NUOVA SARDEGNA
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 3 - Attualita
GLI ESPERTI
«Non c’è solo il razzismo violento»
Angioni e Manconi: anche il senso di superiorità è intolleranza
di Paolo Merlini
 
Gli episodi di Alà dei Sardi e Oristano, e le sentenze che li accomunano nella aggravante dell’odio razziale, rappresentano dei fatti isolati ed estremi o sono il sintomo di un male più generale, che riguarda ampi strati della nostra società? «Io li considero una sorta di parte emersa di un iceberg - dice l’antropologo Giulio Angioni – che nasconde una molto consistente situazione di normale e più tranquilla intolleranza verso le presenze straniere, e che nelle persone meno educate, meno ragionevoli e più fragili si manifesta anche in questi modi. Il fatto è che si considera razzismo solo questo genere di episodi e non invece il sentimento di superiorità che non arriva a questi livelli, ma ha le stesse origini. Questo è razzismo violento - continua Angioni - ma c’è anche un normale razzismo che non è violento in persone che violente non sono. In altre invece si può trasformare». Ma è un fenomeno in crescita, da dove ha origine? «Lo stesso atteggiamento della politica, e mi riferisco alla Lega e al precedente governo, spesso è criminale, e come tale è stato sanzionato da organismi internazionali. Certo può incentivare comportamenti simili». Luigi Manconi, sociologo, ex senatore, attento osservatore della giustizia italiana, premette di non conoscere i fatti specifici delle due condanne emesse ieri in Sardegna, ma ritiene che l’odio razziale sia «un’aggravante prevista molto opportunamente e che viene utilizzata con notevole prudenza. La prudenza con cui viene utilizzata è, a mio avviso, un atteggiamento opportuno perché bisogna evitare di banalizzare quello che è una previsione giuridica estremamente significativa. Individuare quell’aggravante, documentarla, dimostrarla e considerarla all’atto della condanna è qualcosa - dice Manconi - che trovo decisamente giusta, ma che va appunto manovrata con grande intelligenza e con un’attenta verifica». Ma anche una frase ingiuriosa come quella rivolta alla donna cubana, pur indubbiamente razzista, rientra in questo quadro? «Francamente sì, sempre premettendo che non conosco i fatti - dice Manconi -. In quel caso l’ingiuria nasceva proprio dalla presunzione che, trattandosi di una straniera, la sua disponibilità a vendere prestazioni sessuali fosse più probabile rispetto a una donna non straniera». Ma in questo è ravvisabile odio razziale, non siamo di fronte a un caso estremo del malcostume nazionale ben rappresentato dal premier Berlusconi che dava dell’«abbronzato» a Obama? «Odio razziale è una formula che racchiude un’intenzione discriminatoria: tratto una italiana meglio di una cubana perché nei confronti di una cubana ho un apprezzamento minore della sua dignità di donna. L’intenzione qui mi pare fortemente discriminatoria. Quanto a Berlusconi, ricorderà che allora ci fu uno scandalo internazionale, ma anche in quell’occasione ci fu una valutazione differenziata. Quella battuta era semplicemente l’espressione di una povertà di spirito, oltre che di una grave inconsapevolezza».
 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 22 - Sassari
UNIVERSITà
Domani convegno sull’alta formazione
 
SASSARI Domani alle 9,30, l’aula magna del Rettorato ospiterà un convegno dal titolo «Il sistema dell’Alta Formazione in Sardegna. I contenuti e gli obiettivi del protocollo d’intesa fra le università sarde e l’assessorato regionale del Lavoro». Saranno presenti tra gli altri i rettori dell’università di Sassari e di Cagliari, Attilio Mastino e Giovanni Melis, il sindaco di Sassari Gianfranco Ganau e il direttore regionale dell’assessorato al Lavoro Massimo Temussi.

Questionnaire and social

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