6 - La Nuova Sardegna / Pagina 8 - Sardegna
Vietato rottamare i fuoricorso
Sentenza dà ragione a 200 studenti: potranno laurearsi
CAGLIARI. Gli studenti in ritardo con gli esami finiti fuoricorso anche da anni non devono perdere il diritto di arrivare alla laurea in quello stesso corso di studi: è il Consiglio di Stato a stabilirlo, accogliendo il ricorso in appello presentato dagli avvocati Mauro Barberio e Stefano Porcu per conto di 202 giovani che in base al regolamento sulle carriere emanato dall’università di Cagliari il 28 maggio 2010 rischiavano di non prendere l’agognata pergamena.
I giudici del Tar avevano dato ragione all’ateneo, riconoscendogli l’autonomia nella scelta delle regole di carriera studentesca e la necessità di non tenere aperti corsi di studi in fase di esaurimento in attesa dei ritardatari.
Ma i giudici amministrativi supremi - la sesta sezione di palazzo Spada, relatore Giulio Castriota Scanderberg, presidente Luigi Maruotti - ieri hanno ribaltato la decisione cancellando in un colpo solo il regolamento impugnato, le delibere di approvazione del Senato accademico e quella del consiglio di amministrazione. A disincentivare le «lungodegenze» universitarie ritorna quindi in funzione la sola norma prevista dall’ordinamento italiano, che stabilisce la decadenza degli studenti che non abbiano sostenuto esami per otto anni consecutivi. Gli altri, poco alla volta, potranno avanzare verso la laurea senza trovarsi di fronte a una porta chiusa.
Ma vediamo quali sono state le posizioni contrapposte finite all’esame dei giudici amministrativi dei due gradi. L’università di Cagliari aveva previsto la decadenza dai corsi di studio per le varie categorie di studenti iscritti in periodi diversi: in un caso avrebbero perso il diritto a concludere il corso se non avessero terminato gli esami entro un numero di anni pari al doppio della durata normale, in un altro entro il 30 aprile 2012 e in un altro ancora nel triplo degli anni previsti.
La ragione dell’ateneo: attuare sino in fondo la riforma, dismettendo i corsi considerati esauriti. Se i giudici del Tar hanno valutato come legittime queste norme perchè ancorate all’autonomia degli atenei, i magistrati d’appello hanno osservato che «detta autonomia non può esorbitare dai principii generali fissati nell’ambito del regolamento attuativo» legando le scelte dell’università di Cagliari - e di tutte le altre - a una «cornice normativa generale». In pillole: il regolamento cui si sono opposti i 202 studenti sardi «non ha una base giuridica nella normativa nazionale» ma al contrario in base alle leggi in vigore «le università devono assicurare la conclusione dei corsi di studio e di rilascio dei relativi titoli secondo gli ordinamenti didattici previgenti agli studenti già iscritti alla data di entrata in vigore dei regolamenti stessi». Come dire che le regole non si possono cambiare quando la partita è già cominciata. Infatti - scrivono i giudici nelle ultime righe della sentenza - le «disposizioni regolamentari impugnate vanno annullate erga omnes ma nelle sole parti che risultano di pregiudizio per i ricorrenti di primo grado».
Sembra di capire che l’Università potrà stabilire regole nuove, in linea con quelle statali, per gli studenti che si iscriveranno da ora in poi.
Sulla sentenza il rettore Giovanni Melis ha osservato che «ad oggi nessuno è stato dichiarato decaduto. L’obiettivo del regolamento è sempre stato quello di stimolare gli studenti iscritti fuori corso da anni a riprendere con regolarità gli studi. Tale obiettivo può dirsi ampiamente raggiunto: ad oggi, infatti, 1.500 studenti, potenzialmente decadenti per effetto delle norme introdotte, concluderanno il proprio corso di laurea entro l’anno. Valuteremo il dispositivo della sentenza - aggiunge il rettore - per comprendere come si possa continuare a garantire un efficiente servizio didattico su corsi che, anche per effetto delle varie riforme ministeriali, non sono più attivi da oltre un decennio». (m.l)
7 - La Nuova Sardegna / Pagina 1 - Cagliari
Lavoro, i troppi precari senza diritti
Associazione Jan Palach: incontro con l’ex ministro Damiano
BETTINA CAMEDDA
Cagliari. Compie vent’anni l’associazione studentesca Jan Palach. Venti anni al fianco degli studenti universitari con manifestazioni, eventi culturali e dibattiti per favorire il pluralismo democratico nell’universo giovanile. Un pluralismo che oggi si scontra con la precarietà e con la difficile ricerca del posto di lavoro. Su questa linea ieri l’associazione studentesca, presieduta da qualche mese da Claudia Lancioni, ha presentato nella sala Nanni Loy il convegno ‘Equilibrio precario, tra tutele in discussione e precari senza diritti’. Un incontro tra gli studenti e l’attuale ‘mondo del lavoro’ fatto di precari cinquantenni e di trentenni sfiduciati che smettono di cercare un posto. ‹‹Il precariato è ormai diventato uno strumento interno al modello produttivo. Bisogna creare degli ammortizzatori sociali e bisogna agire sui costi - sottolinea l’ex Ministro del Lavoro Cesare Damiano - finché il lavoro flessibile o precario costerà di meno con stipendi bassi noi avremo questa distorsione». Sul tavolo del confronto tra governo e parti sociali la riforma del mercato del lavoro e le due più accreditate proposte sul contratto unico di inserimento: il Ddl Nerozzi degli economisti Boeri e Garibaldi e la proposta Flexsecurity lanciata dal professore Pietro Ichino.
‹‹Il mercato del lavoro in Sardegna soffre delle continue sollecitazioni della precarietà. Dare maggiore flessibilità a mio avviso non è la direzione giusta - spiega il Sindaco di Cagliari Massimo Zedda - è necessario ragionare su questi temi».
8 - La Nuova Sardegna / Pagina 21 - Sassari
La disabilità vista con gli occhi dei ragazzi
L’ateneo promuove un concorso riservato a chi frequenta gli istituti superiori
SASSARI. «La disabilità nel mondo studentesco», è il tema del concorso indetto dall’Università di Sassari e rivolto agli studenti che frequentano l’ultimo anno degli istituti di istruzione secondaria delle province di Sassari e Olbia-Tempio.
L’obiettivo dell’iniziativa è quello di sensibilizzare il pubblico giovanile sulle problematiche con le quali ogni giorno si misurano i diversamente abili che ancora troppo spesso devono fare i conti con barriere architettoniche e soprattutto mentali che hanno riflessi negativi sul vivere quotidiano di chi già affronta percorsi molto difficili e dolorosi. La partecipazione al concorso è aperta a qualsiasi forma e comunicazione espressiva.
Si può quindi concorrere con un testo scritto, con una fotografia, ma sono ammessi anche disegni, video o brani musicali. I singoli elaborati e prodotti multimediali dovranno essere inviati all’Università di Sassari entro il prossimo 29 febbraio. Come detto la partecipazione è riservata agli studenti delle scuole superiori.
In palio ci sono quattro premi del valore di mille euro ciascuno.
Per avere maggiori informazioni sul concorso è possibile anche contattare Giovanni Battista Sechi (079/229931) o Silvia Carta (079/229928) dell’Ufficio Orientamento e Diritto allo Studio.
9 - La Nuova Sardegna / Pagina 21 - Sassari
La formazione di «Ulisse»
Soggiorni di studio e tirocini oltre i confini europei: dall’ateneo 110mila euro, domande entro il 27 febbraio
SASSARI. La mobilità internazionale studentesca è sempre più al centro delle politiche dell’ateneo cittadino. Per consentire ai propri iscritti di maturare nuove esperienze sia di studio sia di tirocinio nei paesi non aderenti all’Erasmus, attraverso il programma Ulisse “Student mobility for study and for placement”, l’Ateneo ha stanziato quest’anno 110mila euro, una somma quattro volte superiore a quella che era stata prevista per il 2011. Il progetto si affianca alle altre iniziative messe in campo dall’Università di Sassari per le mobilità internazionali studentesche, tutte finanziate, oltre che con i contributi dell’Unione Europea e del ministero dell’Università, anche con il determinante apporto dei fondi della Regione.
In particolare, con il programma Ulisse l’ateneo incoraggia gli studenti a mettersi in gioco oltre i confini comunitari: le borse variano dai 1000 ai 3000 euro a seconda della durata dei soggiorni e dei costi di viaggi.
«Grazie all’Ulisse lo scorso anno (primo anno di sperimentazione) circa trenta studenti dell’Università di Sassari hanno potuto arricchire il proprio bagaglio culturale e professionale con interessanti esperienze di studio e con tirocini molto qualificati - spiega il delegato del rettore, Piero Sanna -. Alcuni hanno frequentato centri di ricerca e istituzioni di alta formazione, altri hanno collaborato con organizzazioni non governative, con importanti istituzioni sanitarie, con rinomati studi professionali. Tra i paesi toccati dalle mobilità dell’anno scorso, oltre agli Stati Uniti e alla Russia, figurano il Libano, l’Egitto, la Georgia, il Brasile, la Thailandia, la Cina e il Giappone. Tutti sono ritornati entusiasti e con il desiderio di allargare ulteriormente i propri orizzonti. Quest’anno, grazie all’incremento del fondo stanziato dall’Ateneo, potremo assicurare un sostegno nettamente più incisivo e soddisfare un maggior numero di domande».
Possono partecipare al programma Ulisse gli studenti iscritti ai corsi di laurea, alle scuole di dottorato e ai master dell’Università di Sassari. Le proposte di candidatura dovranno essere trasmesse dal 13 al 27 febbraio in formato elettronico alle presidenze delle facoltà e in duplice copia cartacea all’Ufficio Relazioni Internazionali (lo sportello in via Macao è aperto da lunedì a venerdì, dalle 10.30 alle 12.30. Il telefono è 079 229757). Tutte le informazioni relative al progetto Ulisse si possono trovare sulla home page del sito dell’Ateneo all’indirizzo www.uniss.it cliccando sull’apposito banner.
10 - La Nuova Sardegna / Pagina 21 - Sassari
Apre «Sa domo ’e carrera longa»
È nel cuore del centro storico la quarta residenza universitaria
Spazio alla tecnologia e alle mostre d’arte Sono 42 i posti letto
SASSARI. Più che una residenza universitaria sembra un albergo a quattro stelle. Un gioiello architettonico incastonato in un contesto che da tempo attende adeguata valorizzazione. Il restauro di Casa Ledà, 42 posti letto nel cuore della città vecchia, è solo uno dei primi passi verso la tanto agognata rinascita del centro storico. Il presidente dell’Ersu, Gianni Poggiu, lo ha detto a chiare lettere nell’intervento di apertura della cerimonia inaugurale della nuova Casa dello studente. Pubblico delle grandi occasioni, ieri, per l’inaugurazione della quarta residenza universitaria sassarese.
«Sa domo ’e carrera longa», così è stata ribattezzata, è una tappa importante del piano di potenziamento grazie al quale l’Università si avvia verso il traguardo dei mille posti letto, fissato dal consiglio di amministrazione dell’Ersu, per rispondere in modo ottimale alle esigenze dei fuori sede. Una volta realizzato il gioiello occorre però lavorarci attorno perché non si può certo sperare che il centro storico brilli di luce riflessa. «Al sindaco - ha detto il presidente dell’Ersu - chiediamo di proseguire con il piano di recupero di questa importante parte di città». Le rassicurazioni di Gianfranco Ganau non si sono fatte attendere: «Gli interventi di contorno sono già stati avviati e la prossima consegna del mercato civico è una tappa fondamentale del piano». Tra acquisto e restauro, l’operazione di recupero dello storico palazzo, d’angolo fra le vie Lamarmora e Rosello, appartenuto ai conti Ledà d’Ittiri, è costato tremilioni e 150mila euro, un concorso di spesa tra ministero dell’Istruzione e Regione sarda grazie all’accordo di programma quadro. 1125 metri quadrati, distribuiti su quattro livelli, impiantistica nuova di zecca e soluzioni tecnologiche all’avanguardia. L’edificio è dotato di tre caldaie, una cucina, spazi comuni per la socializzazione e perfino una lavanderia. Arredi e complementi da resort di lusso: nelle ampie sale, infatti, è possibile visitare una mostra di circa venti pezzi tra sculture, pitture, incisioni e illustrazioni, realizzate in collaborazione con l’Accademia di belle arti e curata dal pittore Sisinnio Usai. «Sarà il fiore all’occhiello dei servizi abitativi Ersu - dice soddisfatta Maria Assunta Serra, direttore generale dell’ente - la consegna di questo edificio era uno dei nostri obiettivi primari». Sulla stessa frequenza è il rettore Attilio Matsino: «L’immobile innalza la qualità delle nostre residenze ed è in linea con le strutture ricettive internazionali». Soddisfazione anche nelle parole del presidente della Provincia Alessandra Giudici che ha fatto appello alla sinergia tra le istituzioni in un momento difficile.
Raccogliendo l’invito, l’assessore regionale all’Istruzione, Sergio Milia, in chiusura, ha rivolto un appello ideale all’unità di intenti: «Per far sì che il centro storico recuperato diventi una preziosa risorsa per la città». Milia ha anche auspicato che presto si possa posare la prima pietra del campus universitario, prossima tappa nel piano di potenziamento delle dotazioni universitarie. La mattinata si è conclusa con una gradita performance musicale del trio Nemesis composto da studenti del Conservatorio.
11 - La Nuova Sardegna / Pagina 8 - Sardegna
La Marina: «Non c’è un sottomarino davanti a Is Arenas»
Il docente di Geologia incaricato degli accertamenti: «Quella è una formazione rocciosa naturale»
CAGLIARI. La Marina non ha dubbi: la sagoma che si trova davanti alla spiaggia di Is Arenas nell’Oristanese, a 620 metri dal promontorio di Capo Mannu, sotto dieci metri d’acqua, non è di un sommergibile. Non diventerà quindi un sacrario della Marina in onore dei militari morti durante una missione di guerra, non alimenterà più il sospetto che la copertura di pietra fosse in realtà cemento colato da qualcuno per nascondere verità inconfessabili in tempi di pace. Ieri pomeriggio nella sede di Marisardegna il comandante regionale ammiraglio Gerald Talarico ha presentato le sue prove: una ricerca condotta nel novembre 2011 dal professor Sandro De Muro, ordinario di Geologia all’università di Cagliari, con la collaborazione del fotografo subacqueo Giampaolo Dore che ha documentato la presenza di una formazione rocciosa naturale le cui caratteristiche hanno suggerito l’ipotesi che sotto le concrezioni ci fossero resti di un sommergibile, forse quel Veniero II che lasciò il porto di Cagliari il 17 maggio 1942 per andare in missione alle Baleari e non fece mai ritorno. Dalle cronache della Marina inglese si apprese poi che aerei di quell’aviazione avevano assaltato un sommergibile in emersione la mattina del 7 giugno 1942 nella zona dalla quale il Veniero aveva inviato l’ultima segnalazione. Mai fu ritrovato nelle numerose campagne di recupero condotte dalla Marina nei due anni successivi al 1945. Dunque De Muro ha dato conto di quel che ha analizzato. Un video ha mostrato la zona, la roccia, l’attività dei ricercatori che hanno scalpellato undici pezzi per esaminarli e stabilire di quale materiale fosse composta la formazione.
Poi, con una serie di slide che mostravano le analisi dei pezzi strappati al fondale e le condizioni geofisiche attraverso le quali in milioni di anni si modellano le rocce, De Muro ha «letto» il libro geologico della sagoma sottomarina davanti a Is Arenas. Le cavità che potevano essere scambiate per le tracce degli oblò, nella realtà presentata da De Muro sono «buchi» formati dall’erosione delle pietre spostate dal moto ondoso. Anche i pezzi del presunto portellone adagiato sul fondale «sono strati di roccia che hanno basculato». Sul «pinnacolo di roccia associato alla torretta del sommergibile - ha spiegato Demuro - si può affermare che si tratta di una formazione molto diversa dalle misure di una torretta del genere, alta 12 metri e che quindi, qui, sarebbe dovuta essere affiorante».
In sostanza, la roccia che ha attirato l’attenzione pubblica è un sedimento di materiali duri e materiali più teneri che quindi sono stati erosi, fino a 4, 5mila anni fa si trovava fuori dall’acqua e poi il mare l’ha ricoperta. In 9mila anni il mare è risalito di 50 metri (in tutta l’isola) «la morfologia della roccia conserva la memoria di quel periodo di emersione», dai campioni risulta che si tratta di rocce particellari oppure di «secrezioni biochimiche» su rocce da parte di organismi viventi. Per concludere, quel che si vede fuori e dentro il mare davanti allo stagno di Is Benas è «il prodotto dell’arretramento della falesia» dovuto all’erosione atmosferica e del moto ondoso. «L’impegno profuso dai reparti subacquei della Marina e dall’università per arrivare alla verità - ha spiegato l’ammiraglio Talarico - è dovuto al rispetto che la Marina militare ha per i marinai mai tornati del sommergibile Veniero II e per le loro famiglie». (a.s)
12 - La Nuova Sardegna / Pagina 4 - Oristano
Narbolia, oggi e domani il festival letterario
Marroccu e Capovilla tra musica e viaggiatori
NARBOLIA. Oggi e domani al Monte Granatico il festival “Ananti de sa Ziminera”. Oggi alle 18.30 Luciano Marrocu, ordinario di storia contemporanea all’università di Cagliari, alternato dalle letture dell’attore del Cada die teatro Pierpaolo Piludu, parlerà della Sardegna vista con gli occhi dei viaggiatori dell’800 e del 900. Dopo festival curato da “Kuntra live & events”: inizio alle 21.30, al bar Sivori con il cantautore modenese Bob Corn.
Domani (17.30), Monte Granatico, incontro con il musicista Pierpaolo Capovilla per parlare del ruolo della musica nella società contemporanea. Con Capovilla dialogheranno Fabio De Luca, vicedirettore di Rolling Stone, e l’etnomusicologo Diego Pani. (p.maro)
13 - La Nuova Sardegna / Pagina 35 - Cultura e Spettacoli
Industrie culturali, rapporto sulla Sardegna che cambia
Edes pubblica un saggio di Rosario Cecaro su vecchi e nuovi media
MANLIO BRIGAGLIA
Non so quanti lo sanno, ma la Sardegna ha un primato assoluto in campo nazionale in tema di innovazioni telematiche, anzi - se si può dire - telemediatiche: in quanto proprio nell’isola videro la luce il primo giornale on line, il primo web italiano, il primo motore di ricerca italiano, la prima web mail. Lo scrive Rosario Cecaro nel suo libro sulle «Industrie culturali», pubblicato dalla Edes qualche tempo fa, ma sempre fortemente attuale. Cecaro è stato a lungo giornalista alla «Nuova», poi redattore della Rai, infine ricercatore e docente universitario e, come tale, direttore della Scuola di Giornalismo della Facoltà di Scienze politiche. È all’interno di quest’ultimo incarico, evidentemente, che ha scritto questo saggio pieno di notizie interessanti sulla storia della comunicazione in Sardegna nell’ultimo mezzo secolo e di riflessioni ben meditate sull’industria culturale in genere: anzi, sulle industrie culturali, al plurale, come dice appunto il titolo del libro, secondo la teoria dell’inglese David Hesmondhalgh che in un suo saggio di cinque anni fa proponeva proprio di usare il plurale per indicare che il discorso non riguarda una attività unica, per quanto molto articolata, ma vere e proprie attività (e relativi prodotti) profondamente diverse una dall’altra.
Quelle che interessano di più a Cecaro sono il giornalismo, la radio, la televisione e, insieme con loro, la comunicazione direttamente collegata all’informazione. Viste però non solo in termini generali (il cuore del libro è in realtà una lucida sintesi delle ultime teorie intorno alle industrie culturali nel mondo), ma soprattutto in relazione con la Sardegna. Un osservatorio privilegiato, dice Cecaro, in cui le politiche culturali hanno mostrato una significativa peculiarità e hanno anticipato gli interventi in ambito nazionale. Perché proprio la Sardegna? Perché, adottando quattro criteri proposti da Roberto Cartocci, la Sardegna appare come una «regione normale», cioè, sì, con sue specificità (credo che in tutte le quasi duecento pagine del libro non appaia una volta che è una il termine «identità», forse a dimostrare che in questo privilegiamento della Sardegna non c’è nulla né di orgoglio regionale né di folclorismo «buzzurro» - secondo un bell’aggettivo-definizione messo in circolo da Luigi Berlinguer - ma allo stesso tempo con una serie di caratteri del suo «capitale sociale» che la collocano sempre nella metà superiore di ideali classifiche: il numero dei giornali venduti, lo sviluppo della cooperazione, la diffusione dei servizi sociali e del volontariato, la percentuale di donatori di sangue. Dunque, come dice un sottotitolo, «La Sardegna terreno di sperimentazione». Ma anche, come dice un altro sottotitolo, uno stringente riassunto di tutto quello che c’è capitato «dai giornali di Rovelli alle tecnologie digitali». Una lunga lunga strada, e ancora ce n’è da camminare.

14 - Sardegna Oggi / venerdì 3 febbraio 2012 - online
Cagliari, arriva il progetto per la nuova ala della Cittadella Universitaria
Il Consiglio di Amministrazione dell’Università di Cagliari ha approvato questa mattina l’avvio dell’iter che porterà alla realizzazione della nuova spina dipartimentale della Cittadella universitaria di Monserrato. I nuovi edifici ospiteranno il Centro Servizi di Ateneo per la Ricerca (CESAR) e i laboratori medico-scientifici che attualmente si trovano ancora in alcuni punti della città.
CAGLIARI - “Si tratta di un progetto – spiega il Rettore Giovanni Melis – cofinanziato dal Piano per il Sud. Contiamo che le risorse del cofinanziamento arrivino, altrimenti si procederà per lotti funzionali. Siamo in linea con il piano strategico presentato con il programma elettorale: si razionalizzano così le strutture didattiche e di ricerca superando l’attuale dispersione in numerosi edifici”. Il finanziamento atteso ammonta a circa 30 milioni di euro, i lavori dovrebbero essere ultimati entro tre anni.
Il progetto. A progettare l’opera è lo studio cagliaritano Studio Professionisti Associati srl, dell’ingegner Aldo Vanini e dell’architetto Massimo Faiferri. Questa mattina in Cda è stato presentato il progetto preliminare dell’importante complesso edilizio: “La data odierna è storica – aggiunge il dirigente dell’Ateneo Antonio Pillai – perché si tratta di una iniziativa che implica il ripensamento di tutti gli spazi che si libereranno in città, compreso l’edificio della Clinica Macciotta che entro l’anno sarà liberata per effetto del completamento del blocco Q a Monserrato, e il San Giovanni di Dio”.
15 - Sardegna Oggi / venerdì 3 febbraio 2012 - online
Niente più rischi per i fuoricorso all’Università di Cagliari
Consiglio di Stato boccia la decadenza
Rientra l’allarme per gli studenti fuori corso dell’Università di Cagliari che rischiavano di essere cancellati dal regolamento che gli imponeva di laurearsi entro il 2012. Una sentenza del Consiglio di Stato ha ribaltato quanto disposto dal Tar della Sardegna, che aveva respinto il ricorso degli studenti coinvolti. Soddisfatte le associazioni che si opponevano al provvedimento.
CAGLIARI - Le motivazioni del Consiglio di Stato contestano il principio di autonomia su cui l’Università fondava la legittimità del suo decreto. “Il meccanismo – sottolineano i magistrati - in assenza di una disposizione normativa nazionale che abiliti le singole università a disporre, in conseguenza della disattivazione dei corsi, la decadenza degli studenti che vi risultano iscritti, non può prescindere dalla ricerca del consenso della popolazione studentesca interessata all’adesione a una nuova opzione di sviluppo della propria carriera”.
La reazione del Rettore. “A oggi nessuno è stato dichiarato decaduto – ha detto il Rettore dell’Università di Cagliari, Giovanni Melis -. L’obiettivo del regolamento è sempre stato stimolare gli studenti iscritti fuoricorso da anni a riprendere con regolarità gli studi. Tale obiettivo può dirsi ampiamente raggiunto: 1500 studenti, potenzialmente decadenti per effetto delle norme introdotte, concluderanno il proprio corso di laurea entro l’anno. Valuteremo il dispositivo della sentenza per comprendere come si possa continuare a garantire un efficiente servizio didattico su corsi che, anche per effetto delle varie riforme ministeriali, non sono più attivi da oltre un decennio”.