Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
28 January 2012

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

 L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Libri (Pagina 50 - Edizione CA)
Eresie economiche
Paolo Savona sull'iniquità della manovra Monti 
 
È stato ministro dell'Industria nel governo Ciampi e allievo di Guido Carli, quand'era governatore della Banca d'Italia. Sono solo due dei prestigiosi incarichi che Paolo Savona, economista cagliaritano, ha ricoperto nella sua lunga carriera. Classe 1939, dalla laurea in poi ha svolto diversi ruoli pubblici in Italia e all'estero. Autore di molti libri, nell'ultimo, Eresie, esorcismi e scelte giuste per uscire dalla crisi. Il caso Italia (Rubbettino editore, 112 pagine, 12 euro), parla dell'attuale crisi e delle ragioni che hanno trascinato gli italiani in questo sfacelo. «Paghiamo gli errori commessi dagli Stati Uniti e dall'Unione europea nel dopo trattato di Maastricht», sottolinea il professore, che individua anche qualche «scelta giusta» per uscire dalla secca, come neppure il governo attuale secondo lui ha fatto.
Perché non le piace la manovra Monti?
«La considero inefficace e iniqua».
Inefficace perché?
«Perché imprime un'ulteriore spinta deflazionistica all'economia italiana, oltre quella che viene dalle condizioni esterne all'Italia».
Iniqua?
«Iniqua perché per mantenere il livello di spesa pubblica con tutte le sue inefficienze - che è il vero problema del Paese - preferisce aggredire i redditi e la ricchezza privata, anche dei meno abbienti, invece di cedere prima il patrimonio pubblico».
Nel suo libro definisce la manovra “la madre di tutti i mali”. Ma se non l'avessimo fatta?
«La considero la madre di tutti i mali perché non corregge gli effetti degli errori commessi dalle scelte “eretiche”, elencate nel libro, ma trova i mezzi per finanziarli. La lunga storia delle manovre, dalla prima crisi della bilancia dei pagamenti del 1963 in poi, indica che la pressione fiscale è continuata ad aumentare, come pure la spesa pubblica, ma quest'ultima meno, generando un rapporto debito pubblico/PIL che è il problema numero uno italiano».
Lei sostiene che questi guai vengono da lontano: Stati Uniti, Unione europea. Possibile che la nostra classe dirigente non abbia colpe?
«Abbiamo le nostre colpe, ma sono solo la goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo degli errori americani ed europei. A cominciare dalla decisione unilaterale degli Stati Uniti di non rispettare più l'Accordo di Bretton Woods nel 1971. I mali italiani sono la dose, non l'overdose».
È sempre del parere che si debba uscire dall'euro?
«Mai sostenuto. Ho solo detto che un Paese serio con un gruppo dirigente onesto deve avere sempre a disposizione un Piano B, nel caso in cui i danni prodotti per restare nell'euro superino i vantaggi».
Dunque qual è la sua posizione?
«La mia posizione è che non dovevamo entrare, ma ora che ci siamo dobbiamo valutare il costo di restarci senza garanzie, ossia senza unione politica. Conosciamo i costi per starci, deflazione e disoccupazione, ma non quelli per uscire. Non si vuole neanche studiare il problema».
Il professor Monti è stato chiamato a salvare l'Italia.
«Ogni tanto il Paese crede di potersi affidare all'uomo della provvidenza. La provvidenza è in noi. I problemi superano le capacità di Mario Monti a risolverli».
Si dice che la recessione durerà due anni. Come affrontarla da comuni mortali e non da privilegiati?
«Forse durerà anche di più e forse l'Italia scenderà definitivamente dalla posizione raggiunta. Insisto: la crisi si affronta riducendo la pressione fiscale e smettendo di chiedere allo Stato servizi e protezioni che non è più in condizione di dare».
Metà del nostro lavoro se ne va in tasse, e tra poco non basterà questo. La pressione fiscale sembra essere l'unica soluzione alla crisi.
«Insisto ancora che un settore pubblico che grava per la metà sul reddito nazionale e che si avvia, con il consenso di tutti (la nuova “eresia”, secondo il mio paradigma di lettura della realtà), ad aggredire la ricchezza privata non consente una ripresa economica e porta al degrado della società».
Monti non può aver sottovalutato la questione.
«Il governo Monti non ha affrontato questo problema e lo individua invece nei modi di organizzazione dell'attività privata: tassisti, farmacisti, avvocati, notai... La diagnosi è sbagliata e lo è quindi anche la terapia».
Quali alternative per uscirne?
«Diciamolo pure una volta ancora: ridurre il peso dello Stato sui redditi prodotti dai privati. È stato fatto? No, perché la pressione fiscale aumenterà e con essa la spesa. Vedremo i risultati tra un anno. L'eredità sarà più pesante».
Le liberalizzazioni non sono una delle soluzioni possibili?
«Le liberalizzazioni sono un passaggio indispensabile per un futuro migliore se si affronta la principale tra esse: quella di liberarsi del peso dello Stato».
Nei suoi ruoli pubblici, ha mai lavorato a questo?
«Quando ero direttore delle politiche comunitarie proposi che l'Italia applicasse unilateralmente la direttiva Bolkenstein sulla liberalizzazione dell'offerta di servizi. Con La Malfa chiedemmo anche il supporto del prof. Monti».
E non se ne fece nulla. Perché nessun governo, né quelli politici, né questo tecnico riescono ad essere efficaci, per esempio contro l'evasione fiscale?
«Perché non vogliono esserlo. Le battaglie improvvisate sono anch'esse esorcismi. Occorre innanzitutto un sistema fiscale giusto e quello che abbiamo non lo è. È confuso e vessatorio».
In Sardegna la disoccupazione è ai massimi storici. Sarebbe possibile - con una classe dirigente capace - adottare politiche indipendenti da quelle centrali?
«È possibile fare qualcosa, ma non rovesciare una situazione che ha radici nei problemi irrisolti mondiali e, specificatamente, europei. A questo deve provvedere il governo nazionale».
Ma anche la politica locale dovrebbe fare la sua parte.
«Ciò che può fare una classe dirigente locale è programmare e concentrare i suoi interventi per mantenere nel territorio il potere di acquisto che in esso si forma e in esso affluisce. È ciò che chiamo la politica della “pentola bucata”: occorre turarne i buchi».
La disonestà dilaga in ogni campo: da dove partire per un'etica diversa?
«Dal sistema educativo, cominciando a educare gli educatori».
Anna Piccioni
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Provincia Ogliastra (Pagina 25 - Edizione NU)
Commento
Nei sentieri dei pastori l'elisir di lunga vita
 
Il primato mondiale della longevità ha molte spiegazioni. A Villagrande si vive più a lungo anche perché si cammina di più, su strade in pendenza (i sentieri dei pastori), e il passaggio dall'alimentazione con cibi «autoprodotti» a quella con cibi industriali è arrivato negli anni Cinquanta, dieci anni dopo il resto d'Italia. Sono le conclusioni di unsa ricerca di due studiosi dell'Università di Sassari: il ricercatore del dipartimento di Scienze biomediche Gianni Pes e l'endocrinologo Francesco Tolu. Pes ne aveva parlato alcuni mesi fa quando Villagrande ufficializzò il suo primato mondiale. Ora i risultati di questo studio sono stati pubblicati dalla prestigiosa rivista scientifica Nutrition Metabolism and Cardiovasular Disease, una bibbia in fatto di salute e nutrizione. La notizia conferma due belle verità. Non solo i centenari di Villagrande, ma anche i ricercatori sardi sono di caratura mondiale. (t. pl.)
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Provincia di Nuoro (Pagina 21 - Edizione NU)
Alta formazione a Nuoro
Master turismo con i docenti della Cattolica
 
L'Università Cattolica, che da decenni richiama studenti da ogni parte della Sardegna, inizia a Nuoro un percorso inverso: porta sul territorio i suoi docenti, la sua organizzazione e la sua pluriennale esperienza attivando, in collaborazione con l'assessorato regionale al Lavoro, un master Must di primo livello per Manager dello sviluppo turistico territoriale e della gestione di imprese turistiche. Le lezioni e le iniziative formative connesse, inizieranno nella sede dell'Ailun il 28 febbraio per concludersi a luglio. Le iscrizioni scadono l'8 febbraio: il bando e i moduli per la domanda di ammissione sono disponibili sui siti della Regione sarda e dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.
Il Master rinnova e duplica a Nuoro un'esperienza formativa che lo scorso anno ha coinvolto, tra Cagliari e Sassari, 41 studenti. Francesco Timpano, docente di Economia politica e direttore scientifico del Master, sottolinea l'importanza strategica di una iniziativa che si sviluppa e si svolge in un territorio particolarmente vocato allo sviluppo turistico. «L'Università Cattolica - sostiene Timpano - è da sempre molto attenta alle politiche di sviluppo, soprattutto nelle aree più svantaggiate».
Antonello Menne, docente di Diritto privato e coordinatore del Master che ripropone a Nuoro un modello sviluppato da circa otto anni dalla Cattolica nella sede di Piacenza, sottolinea l'importanza di un corso universitario che bene si sposa con le previsioni di forte incremento del Pil sardo nel settore turistico. «È anche l'occasione - precisa Menne - per aprire un confronto serrato con gli operatori che volgono lo sguardo ai mercati internazionali e hanno voglia di crescere e creare nuova occupazione». Oltre alle attività didattiche specifiche (lezioni frontali e stage) l'iniziativa coinvolge infatti le organizzazioni di categoria, il mondo della produzione e la Camera di commercio con seminari, incontri e momenti di confronto con i docenti (una trentina) per favorire un interscambio di conoscenze tra esperienze locali e internazionali.
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 54 - Edizione CA)
Il Giorno della Memoria all'Università di Cagliari
Il ghetto di Varsavia, simbolo della Shoah
Enzo Collotti: «Il riscatto della rivolta»
 
Nel ghetto la vita valeva poco o niente. Ogni giorno a migliaia morivano di fame, di stenti e di malattie. Ogni giorno partivano i convogli dalla stazione dell'appello diretti alle camere a gas di Treblinka. E ogni giorno i nazisti si divertivano a uccidere a caso. Sopravvivere era solo questione di fortuna, tutti sapevano che prima o poi sarebbe arrivato il loro momento. Il ghetto, a Varsavia come a Lodz, Lublino e nelle piccole città, era solo l'anticamera della morte o del lager: un luogo ben definito nella pianificazione nazista che, dopo la conferenza di Wannsee nel gennaio 1942, avrebbe portato alla soluzione finale degli ebrei. Lo sterminio di un popolo intero, sei milioni di morti in quella pagina atroce chiamata Shoah.
Ieri il “Giorno della Memoria” (anniversario della liberazione di Auschwitz avvenuta il 27 gennaio 1945 da parte dei soldati dell'Armata Rossa) è stato l'occasione a Cagliari per rievocare la storia del ghetto di Varsavia. Una vicenda-simbolo che racchiude tutto l'orrore dell'Olocausto, ma che nel tragico epilogo riporta anche la gloriosa pagina del riscatto: tra il 19 aprile e il 16 maggio del 1943 un gruppo di poche decine di giovani ebrei, armati solo di pistole e bottiglie incendiarie, si rivoltò ai nazisti e li tenne in scacco per quasi un mese. Il mitico capo Mordechai Anielewicz e la compagna si sacrificarono per consentire ai compagni, tra i quali Marek Edelman, di fuggire attraverso le fogne.
Il nome di Edelman, scomparso nel 2009, è stato citato più volte ieri nell'aula magna della facoltà di Lettere dove si è celebrato il Giorno della Memoria con una serie di interventi sull'Olocausto. Ogni anno (ormai è un appuntamento fisso) il Dipartimento di studi storici diretto da Francesco Atzeni «propone una approfondita riflessione - come ha ribadito nel presentare l'incontro - sui grandi temi della Shoah».
A ricostruire le vicende del ghetto di Varsavia il professor Enzo Collotti, uno dei massimi studiosi a livello europeo di nazismo, fascismo e della Shoah. Con lui la scrittrice ebrea romana Pupa Garribba che ha commosso gli studenti ricordando l'immensa figura del dottor Janusz Korczack, il direttore dell'asilo degli orfani che volle accompagnarli sino all'ultimo viaggio. Gran parte dei bambini morì nelle camere a gas, lui nel tragitto in treno sfinito dal dolore per vedere i suoi piccoli orfani condannati allo sterminio. La docente Donatella Picciau e la storica Maria Luisa Plaisant hanno ribadito il significato e l'importanza di celebrare ogni anniversario nelle scuole e nell'università affrontando volta per volta i vari temi dell'Olocausto.
«Il ghetto nasce come luogo di segregazione della popolazione ebraica nei territori occupati dai nazisti», ha spiegato Enzo Collotti. Il muro di tre metri venne tirato su già nel 1940 attorno a una superficie pari al 4 per cento dell'intera città, ma nella quale fu rinchiuso il 30 per cento degli abitanti di Varsavia». Due anni dopo c'erano segregati 400 mila ebrei. In principio la “ghettizzazione” rientrò nella politica di lento sterminio per fame e malattie. Di continuo veniva svuotato con deportazioni in massa verso i lager e poi di nuovo riempito con gli ebrei provenienti da altre zone occupate. A metà del 1942 erano rimaste 70 mila persone, in gran parte giovani destinati al lavoro. Con la decisione della soluzione finale iniziò l'ultimo atto del ghetto che poi venne distrutto completamente, come mostrano le immagini girate dagli stessi nazisti e i film. L'ultimo, il “Pianista” di Roman Polanski, è sicuramente realistico nel documentare la vita e poi il totale annientamento.
Carlo Figari
 

LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Fatto del giorno
Il ministro: «Prima una consultazione pubblica»
Sul valore della laurea il governo ha rinviato
MARIA BERLINGUER
 
 ROMA. Il governo prende tempo sull’abolizione del valore legale del titolo di studio e lancia una mega consultazione in rete sulla laurea. E’ Mario Monti ad annunciare che il tema è uscito dal pacchetto sulle semplificazioni, pur ritendo l’argomento importante per il futuro. «Siamo considerati un governo decisionista ma non c’era molta scelta per le condizioni in cui ci siamo trovati ad agire, ma quando si può agire senza urgenza siamo favorevoli al dibattito», dice il Professore, che spiazza un po’ tutti, visto che è la prima volta che il governo dei professori rinvia una scelta per ascoltare gli umori della «gente». Monti cita Enaiudi che già le 1947 si era posto il problema in un libro sulla «vanità del titolo di studio». «Ci siamo accostati a questo tema con animo sgombro da pregiudizi ideologici con l’orientamento di superare, almeno da parte mia, il simbolismo del valore legale e per questa ragione abbiamo deciso di non affrontarlo in questo decreto», aggiunge.
 «Si è pensato ad una consultazione pubblica, fondamentalmente attraverso internet», spiega il ministro dell’Istruzioe, Francesco Profumo. «Abbiamo confermato che il valore dal punto di vista accademico non può essere cambiato ma il tema è come questo titolo può essere utilizzato all’interno del comparto pubblico e in quello privato. In quello privato non c’è limitazione, il tema in discussione è relativo al pubblico», aggiunge.
 Per Profuno sono due i temi di attenzione: gli scorrimenti in alcune pubbliche amministrazioni a seguito dell’acquisizione di un titolo e il voto di laurea nella valutazione dei concorsi pubblici».
 Le università saranno valutate dall’Agenzia nazionale di valutazione sia in termini di strutture che in termini di corsi di laurea. «In Italia ci sono 77 università, i voti sono diversi da università a università e si è ritenuto opportuno conservare il voto di laurea come criterio di valutazione», aggiunge Profumo.
 L’annuncio della mega consultazione arriva dopo la levata di scudi di molte sigle degli studenti contro l’abolizione del valore legale del titolo di studio. «Nessuno tocchi le nostre lauree», chiedono gli studenti universitari e delle scuole superiori di Udu e Rete della conoscenza, denunciando i rischi della mancata valutazione del voto di laurea nei concorsi pubblici.
 Apprezzamento viene però espresso per il mega censimento via internet. Rete conoscenza invita tutti gli studenti «a mobilitarsi e a intervenire in difesa dell’università pubblica e della dignità e della qualità della propria preparazione». «Non intendiamo attendere che la consultazione ufficiale abbia inizio e nel caso in cui il ministero non avvii nessuna consultazione o che questa sia solo una farsa la Rete è pronta a organizzare dal basso un referendum per dare a tutti gli studenti la possibilità di esprimersi votando sul proprio futuro».
 
Pagina 2 - Fatto del giorno
Meno burocrazia nella vita degli italiani
Cambio di residenza in due giorni, tempi brevi per tutti gli atti e sparisce il «bollino blu»
PAOLO TAGLIENTE
 
 ROMA. Quasi sei ore di riunione. Sei ore destinate a modificare in maniera sostanziale l’atteggiamento degli italiani, da sempre diffidenti quando non addirittura ostili, nei confronti della pubblica amministrazione. Nel decreto semplificazioni varato ieri dal Consiglio dei ministri, infatti, accanto a provvedimenti più tecnici e di ampio respiro rivolti alle imprese, ce ne sono altri non meno importanti, ma destinati a incidere sulla vita quotidiana dei singoli cittadini e delle famiglie. Misure che, come spiega un comunicato di Palazzo Chigi, si propongono di «migliorare la qualità dei rapporti che ciascuno di noi ha quotidianamente con le strutture pubbliche. Non più, dunque, lunghi tempi di attesa per ottenere un documento, moduli amministrativi complicati e uffici pubblici inaccessibili». Tutti confermati i contenuti della bozza resa pubblica nei giorni scorsi.
 Cambi di residenza e certificati. I cambi di residenza, che secondo l’Istat sono circa un milione 400 mila all’anno, saranno validi dopo due giorni dalla richiesta. Nessuna modifica, invece, per i controlli previsti e le sanzioni in caso di dichiarazioni false. Cambiamenti anche per carta d’identità e passaporto la cui scadenza coinciderà con il giorno del compleanno del suo possessore. Un semplice accorgimento per non dimenticarsi di rinnovare in tempo il documento. Tempi più brevi anche per la trascrizione degli atti di stato civile, essenziale per certificati di nascita, matrimonio e morte, per la cancellazione o l’iscrizione alle liste elettorali. Tutto questo all’uso esclusivo di comunicazioni telematiche che, tra Comuni e Questure, renderanno più rapide le comunicazioni relative alle carte d’identità, delle iscrizioni, cancellazioni e variazioni anagrafiche degli stranieri. Senza contare che, tenendo conto solo delle spese di spedizione, le amministrazioni risparmieranno almeno 10 milioni di euro all’anno.
 Social card. La carta acquisti viene prorogata in via sperimentale nei comuni con più di 250 mila abitanti. Con uno stanziamento di 50 milioni di euro.
 Patenti agli anziani. Più semplice e veloce, per i guidatori ultraottantenni, rinnovare la patente. Il rinnovo, che avrà durata biennale, potrà essere ottenuto direttamente da un medico monocratico e non più da una commissione medica locale.
 Bollino blu. Stop ai controlli annuali dei gas di scarico. D’ora in poi il famigerato “bollino blu” verrà rinnovato contestualmente alla revisione dell’auto che avviene la prima volta dopo quattro anni e poi a cadenza biennale.
 Diversamente abili. Basta con le inutili duplicazioni di documenti e di adempimenti nelle certificazioni sanitarie a favore delle persone con disabilità. Il verbale di accertamento dell’invalidità potrà sostituire le attestazioni medico legali richieste, ad esempio, per il rilascio del contrassegno per il parcheggio e l’accesso al centro storico, l’Iva agevolata per l’acquisto dell’auto, l’esenzione dal bollo auto e dall’imposta di trascrizione al Pubblico registro automobilistico.
 Lavoratrici in gravidanza. La norma modifica l’articolo 17 del decreto legislativo 26 marzo 2001 e, all’atto pratico, si semplifica la procedura per l’astensione anticipata dal lavoro in caso di gravidanze più complesse.
 Scuola, università ed edilizia scolastica. Arrivano per le scuole le “reti” territoriali. L’iscrizione all’Università si farà solo via web e spariranno anche i libretti: le valutazioni per gli studenti saranno on line. Il Cipe, inoltre, metterà a punto un piano di messa in sicurezza degli edifici scolastici esistenti e di costruzione di nuovi edifici «al fine di assicurare il tempestivo avvio di interventi prioritari e immediatamente realizzabili».
 Commissario anti-lentezza. Verrà istituita la figura di un commissario ad hoc al quale qualsiasi privato cittadino potrà rivolgersi in caso di lungaggini dell’amministrazione.
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Sardegna
Crolla l’occupazione maschile, le donne sottopagate
Presentati a Cagliari i dati sul mercato del lavoro nell’isola, preoccupa la condizione giovanile
BETTINA CAMEDDA
 
 CAGLIARI. Dall’espansione alla crisi, resta ancora da individuare l’àncora di salvezza. L’Italia, uscita non indenne dal periodo buio del 1992-1994 - con una perdita in 3 anni di 35mila posti di lavoro -, torna a fare i conti con una nuova crisi e con meno risorse sulle quali investire.
 Industria, terziario, istruzione confermano un triste bilancio che sarà difficile invertire se non con una politica adeguata e competente. Basti pensare all’industria isolana. Negli ultimi anni, dal 2007 al 2010, la Sardegna ha assistito al crollo dell’industria, soprattutto la chimica. Un crollo che ha influito pesantemente sull’occupazione maschile che nei numeri sembra essere tornata indietro di vent’anni.
 Di pari passo è invece aumentata di ben 17mila unità l’occupazione femminile. Con la crisi ha raggiunto i livelli più alti mai toccati prima. Un incremento registrato soprattutto nel settore terziario: si tratta però di occupazione precaria, poco qualificata, leggera in termini di orari e di retribuzione. Donne poco pagate, che continuano ad essere meno retribuite degli uomini, che svolgono un lavoro non qualificato. I dati, relativi al 2010 e ai primi due trimestri del 2011, sono raccolti nel Rapporto sul “Mercato del Lavoro in Sardegna”. Il volume, realizzato dal Centro studi di relazioni industriali dell’Università di Cagliari con il contributo della Fondazione Banco di Sardegna e curato da Maria Letizia Pruna, docente di Sistemi di welfare, è stato presentato ieri nella facoltà di Scienze Politiche. Il dato allarmante interessa i giovani: su 172mila dai 15 ai 24 anni solo 33mila sono occupati (19,2%); 21mila cercano lavoro mentre 118mila sono inattivi. Nel 2010 il 4% dei giovani tra i 15 e i 19 anni ha soltanto la licenza elementare. La Sardegna, su 440 regioni europee, si colloca insieme ai territori poveri di Turchia e Portogallo per livello di istruzione: circa il 54% della popolazione tra i 25 e i 65 anni non ha conseguito un titolo di studio secondario. Un’alta percentuale che diminuisce nelle regioni che stanno affrontando meglio la crisi, come la Germania: appena il 10%.
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Oristano
«Serve una nuova cultura imprenditoriale»
Le iniziative dei Giovani industriali dopo la nomina del direttivo: Vagnozzi presidente
In programma master per la gestione delle aziende, corsi formativi e il salone dell’orientamento per gli studenti
MICHELA CUCCU
 
ORISTANO. Master per la gestione d’impresa, ma anche una fiera del lavoro per favorire l’incontro fra le aziende e i disoccupati: è la ricetta anti-crisi proposta dai giovani industriali di Oristano che ha appena rinnovato il direttivo. Ieri mattina Alessandro Vagnozzi, riconfermato alla guida del gruppo giovani imprenditori di Confindustria, ha presentato squadra e programma.
 Luigi Attianese, Carlo Ferrari, Francesco Pireddu e Stefano Tiana, eletti per amministrare la sezione durante il prossimo biennio, assieme a Vagnozzi hanno messo a punto un programma ambizioso, che punta a portare nuove idee per contrastare la crisi che certo non da oggi attanaglia l’economia della provincia.
 Territorio che, come ha sottolineato il presidente, pur ricco di potenzialità paga una serie di grossissimi ritardi in termini di sviluppo «non solo relativamente alla carenza di infrastrutturazioni», ha detto il presidente del gruppo giovani imprenditori «prova ne sia che fino allo scorso anno siamo stati l’unico territorio in Italia, fra gli ultimi in Europa, ad utilizzare i fondi strutturali comunitari». Da qui l’impegno a lavorare «per far crescere una nuova cultura imprenditoriale che permetta di creare iniziative che mettano assieme privati e amministrazioni pubbliche».
 Crescita economica che secondo i giovani di Confidustria «deve passare attraverso una crescita della cultura imprenditoriale», da qui la decisione di mettere subito in cantiere la seconda edizione dell’executive master per la gestione d’impresa, un corso formativo destinato proprio agli imprenditori. Intanto sarà riproposto il Salone dell’Orientamento destinato agli studenti delle ultime classi delle scuole superiori in procinto di scegliere se proseguire gli studi o cercare un lavoro. Salone che, ha annunciato Vagnozzi, vedrà qualche modifica nel format ma non nella sostanza.
 Si pensa soprattutto ai disoccupati. Da qui l’idea di organizzare, nei prossimi mesi, la prima fiera del lavoro, destinata, secondo le prospettive, a fare in modo che da un lato, si trovino, anche se parziali, risposte alla disoccupazione, dall’altra a consentire alle imprese di trovare più rapidamente ed in loco professionalità e competenze.
 E mentre sul fronte universitario, si punta a intensificare la collaborazione con il Consorzio Uno, ci sono in programma interessanti novità di collaborazioni con le scuole medie inferiori. Il gruppo giovani industriali, assieme alla Provincia, avvierà infatti una sperimentazione di orientamento scolastico rivolto agli studenti di terza, per individuare i percorsi di studio più adarenti alle alle loro attitudini.
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 34 - Cultura e Spettacoli
CINEMA
Autori sardi su Raitre Oggi «Trincea» di Dessì
 
CAGLIARI. Con la «Trincea» di Giuseppe Dessì si apre oggi sulla terza rete Rai alle 17 una serie di trasmissioni dedicate al cinema sardo. L’iniziativa è della sede regionale, ma il direttore Romano Cannas sottolinea che si tratta di un progetto condiviso con l’assessorato regionale alla Cultura e aperto alla collaborazione anche di altre Istituzioni che si occupano di cinema, come la Cineteca sarda, l’Istituto superiore etnografico di Nuoro e le stesse Università di Cagliari e di Sassari. L’obiettivo è anche quello di proporre al pubblico della tv alcuni film di registi sardi che, pur avendo ottenuto spesso un grande successo di critica, non sono riusciti ad entrare nei circuiti della distribuzione nelle sale cinematografiche.
 «Silenzio in sala, il cinema sardo in tv» è il titolo del programma che sarà curato dallo stesso Romano Cannas. La prima puntata sarà dedicata non ad un giovane regista ma al grande scrittore di Villacidro Giuseppe Dessì che nel 1961 scrisse per la Rai la sceneggiatura della «Trincea» che racconta la grande epopea dei fanti della Brigata Sassari. Lo sceneggiato in bianco e nero inaugurò la nascita della seconda rete televisiva, ma fu scelto anche per ricordare il centenario dell’unità d’Italia. La regia è di Vittorio Cottafavi. Tra gli interpreti anche due grandi attori, i fratelli Carlo e Aldo Giufrè.
 
LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 35 - Cultura e Spettacoli
La fatica fisica aiuta a invecchiare
Camminare molto e non esagerare con l’alcol per arrivare a cent’anni
Da una ricerca dell’Università di Sassari esce confermato il primato della Sardegna in fatto di longevità
 
 SASSARI. Le persone, contadini e pastori, che hanno faticato per raggiungere il luogo di lavoro (tragitto più lungo e con una pendenza territoriale maggiore) e hanno bevuto meno alcol sono vissute anni in più rispetto agli altri. E’ un dato statistico emerso nella ricerca di due studiosi dell’Università di Sassari sui motivi di longevità fra la popolazione sarda.
 Il Comune di Villagrande Strisaili in Sardegna detiene un primato mondiale. In questo piccolo centro dell’Ogliastra le probabilità di un uomo di raggiungere la soglia dei 100 anni sono più elevate che in qualsiasi angolo del pianeta e le aspettative di vita maschili e femminili sostanzialmente si equivalgono (mentre nella media italiana sono più numerose le donne centenarie).
 Sulle ragioni che concorrono a questo invidiabile record hanno indagato i due studiosi dell’Università di Sassari: il ricercatore del Dipartimento di Scienze Biomediche Gianni Pes e lo specialista endocrinologo Francesco Tolu. I risultati dello studio sono stati pubblicati dalla rivista scientifica Nutrition Metabolism and Cardiovasular Disease.
 Per la loro ricerca i due studiosi sassaresi si sono serviti di documenti storici, alcuni dei quali mai utilizzati e risalenti agli anni Trenta e Quaranta, che hanno consentito di ricostruire le abitudini di vita e nutrizionali della popolazione sarda.
 Pes e Tolu hanno poi raccolto i dati demografici dei 377 comuni dell’isola da cui sono emersi differenti livelli di longevità, a seconda dell’area, riconducibili, come la letteratura ha chiarito, in minima parte a fenomeni genetici (25%) e per lo più a fattori ambientali, stili di vita e abitudini alimentari (75%). Per meglio definire e quantificare la longevità Pes e Tolu hanno adottato l’Estreme Longevity Index (Eli), un indice che misura la probabilità di un neonato di arrivare a 100 anni, metodo ritenuto più accurato rispetto al vecchio criterio della prevalenza utilizzato sinora dalla comunità scientifica che fornisce il numero di anziani (prescindendo dal luogo di nascita) in una porzione geografica stabilita.
 I due studiosi hanno, quindi, posto la loro attenzione su alcuni fattori (l’alimentazione, la tipologia dell’attività lavorativa, la distanza percorsa per raggiungere il posto di lavoro e la pendenza del territorio del comune di appartenenza). Dalla correlazione di questi elementi sono emersi alcuni dati interessanti: i quattro centri della Sardegna che vantano una maggiore longevità maschile, fra cui il centro ogliastrino di Villagrande Strisaili, sono quelli in cui il tragitto per recarsi al lavoro è più lungo e con una pendenza territoriale maggiore. Ma l’indagine ha evidenziato, infine, anche una debole correlazione con il consumo di vino: dallo studio emerge che si vive più a lungo nei luoghi in cui si beve una minore quantità di alcool.
 
LA NUOVA SARDEGNA
10 – La Nuova Sardegna
Pagina 18 - Sassari
Iniziativa dell’ateneo cittadino
Concorsi pubblici: lezioni ad hoc
 
 SASSARI. Al via il 3 febbraio il corso di preparazione su «Diritto e organizzazione delle amministrazioni locali». L’iniziativa sarà presentata oggi alle 10 nel Dipartimento di Giurisprudenza alla presenza dell’assessore regionale del lavoro Antonello Liori. Gli obiettivi dell’iniziativa, promossa dal Dipartimento di Giurisprudenza, d’intesa con la facoltà, sono quello di fornire a diplomati e a laureati una preparazione adeguata ad affrontare le selezioni indette da enti regionali, Comuni, Province, Aziende sanitarie e Camere di commercio e, in prospettiva, di agevolare un più immediato inserimento nei contesti lavorativi. Il corso costituisce una novità nel settore della formazione pubblica in Sardegna.
 Le lezioni avranno inizio il 3 febbraio e si concluderanno a giugno. Complessivamente avranno una durata di cento ore. L’intero corso si terrà nei locali del Dipartimento di Giurisprudenza. Il piano didattico, con docenze altamente qualificate, si articolerà in lezioni plenarie e in momenti più ristretti di approfondimento seminariale. Ogni due mesi è prevista una simulazione che accerterà il livello di apprendimento raggiunto da ciascun partecipante.
 
LA NUOVA SARDEGNA
11 – La Nuova Sardegna
Pagina 18 - Sassari
Sanità d’eccellenza nel sottoscala
L’assurda storia del Centro di ipertensione dell’Aou
Settemila visite all’anno ma il reparto sulla carta non esiste
 
 SASSARI. È come se negli ambulatori del Centro per l’Ipertensione si fosse verificato un evento sismico. I rivestimenti delle pareti sono staccati, ai tubi al neon mancano pezzi, dal soffitto penzolano tubi e fili elettrici, il mobilio è tutto scrostato, scatoloni e ferrivecchi sono ammassati ovunque. Niente di eccezionale, però: si tratta dell’inevitabile decadenza di una struttura abbandonata.
 Per questo motivo i medici che ogni giorno, al piano terra della Clinica medica in viale San Pietro, visitano da 35 a 52 persone provenienti da tutta l’isola (per un totale di settemila visite all’anno) hanno scritto una lettera ai propri pazienti per sensibilizzarli su una situazione intollerabile e che peraltro è sotto gli occhi di tutti.
 Proprio gli utenti che si rivolgono al centro diretto dal professor Nicola Glorioso per problemi legati all’ipertensione o affetti da patologie correlate, vivono sulla loro pelle lo sfascio nel quale versano i quattro «sgabuzzini» che ospitano gli ambulatori, i locali adibiti alla ricerca, gli archivi e la sala d’attesa. Chiamarla sala d’attesa è davvero un azzardo: a metà mattina il corridoio dove danno le porte degli ambulatori è stipato di persone che ostacolano loro malgrado il passaggio del personale. In fondo al corridoio c’è una scrivania dalla quale la segretaria stabilisce gli orari delle prossime visite e risponde a mille domande contemporaneamente.
 Nella lettera i due medici (Nicola Glorioso e Chiara Troffa) e le due infermiere che formano lo staff del centro, dichiarano di non poter garantire un’assistenza dignitosa ai loro pazienti a causa della carenza di personale e per la totale inadeguatezza dei locali.
 La situazione del Centro di ipertensione è surreale. Basti pensare che il centro, riconosciuto e certificato dalla Società europea di ipertensione in realtà non esiste. La Asl prima e l’Azienda ospedaliero universitaria poi non hanno mai riconosciuto al centro un’autonomia e quindi, nonostante i numeri e le prestazioni noti a tutto il mondo scientifico, gli ambulatori per l’ipertensione risultano essere niente di più che una delle tante attività interne alla Clinica medica.
 Quindi parrebbe «normale» che i medici, il personale e i pazienti siano ridotti da vent’anni in un sottoscala, tra mille difficoltà di ordine pratico ed economico. Tutto questo mentre attraverso il lavoro massacrante i medici del centro riescono a ottenere finanziamenti per la partecipazione a ricerche internazionali.
 Adesso però, sembra che una luce in fondo al tunnel i forzati del Centro di ipertensione riescano a vederla. La notizia arriva direttamente dalla direzione generale dell’Aou. «Abbiamo già stabilito che al Centro di ipertensione sarà assegnato un intero piano del padiglione di Malattie infettive in via di realizzazione - dice il manager Sandro Cattani -, L’università ha assicurato che lo stabile sarà ultimato entro novembre di quest’anno». C’è poi l’aspetto del riconoscimento formale della struttura per l’ipertensione: «Il Centro è già previsto come Unità operativa semplice nell’atto aziendale che sarà presentato a marzo». Una boccata d’ossigeno per Glorioso, il suo staff e le migliaia di pazienti che hanno bisogno delle loro cure.

Questionnaire and social

Share on:
Impostazioni cookie