Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
22 January 2012
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
Scienze dell’Educazione
Rabbia studenti: «Da ottobre senza docenti»
«Non abbiamo docenti e da ottobre a oggi abbiamo fatto una sola settimana di lezione», dicono gli studenti. «Tutta colpa dei tagli della sciagurata legge Gelmini», replica il preside. Promotori della protesta unanime sono gli iscritti alla facoltà di Scienze dell’Educazione che dopo il biennio hanno scelto l’indirizzo Educatore sociale territoriale . «Delle lezioni previste dal nostro piano di studio, nel primo semestre ci è stato possibile seguirne solo una e per una sola settimana. Non possiamo sostenere esami, perché non abbiamo docenti. E chi di noi intendeva laurearsi entro quest’anno accademico, dovrà suo malgrado posticipare il traguardo». Malumori che il presidente del corso di laurea Marco Salis cerca di smorzare: «È un corso a esaurimento, dal prossimo anno sarà disattivato. I due curricula, tra cui quello in questione, prima previsti dal piano di studi, sono stati accorpati in un unico corso per via dei tagli ai finanziamenti. L’adeguamento alle disposizioni della legge Gelmini ha portato a ritardi nell’assegnazione degli insegnamenti di questo corso».
Le tasse universitarie però gli studenti le hanno pagate e senza sconti. Chi ha sostenuto tutti gli esami degli anni precedenti sostiene di essere bloccato. «Abbiamo più volte chiesto spiegazioni - protestano gli universitari - ma è da mesi che ci ripetono sempre la stessa cosa: è una questione di giorni ». Da ottobre a oggi ne son passati tanti, di giorni e di mesi, e una risposta dicono di non averla mai ricevuta. «A tutti gli studenti che mi hanno chiesto spiegazioni ho illustrato chiaramente la situazione», smentisce Salis.
Il preside Antonio Cadeddu conferma in parte la situazione denunciata dagli studenti: «Effettivamente a oggi non è stato possibile svolgere le lezioni previste per il primo semestre. Colpa dei tagli della riforma universitari». Ma sia Cadeddu che Salis assicurano che «tutti gli insegnamenti sono stati attribuiti» e che «al massimo entro i primi di febbraio le lezioni riprenderanno regolarmente».
Sara Marci


2 - L’Unione Sarda / Oristano e Provincia (Pagina 46 - Edizione CA)
Commento
I miliardi dal Cipe non passano per Oristano

Nel piano nazionale del Sud, varato dal Cipe, di un miliardo e mezzo di euro non c’è niente per Oristano. La Giunta regionale ha concesso giusto due frattaglie, sette milioni e mezzo per impianti fognari a Bosa e nel Barigadu, ma la polpa vera è su Cagliari, Sassari e Olbia. Con Oristano restano fuori anche altri territori pronti a «scatenare le guerra perché questa è una vergogna», urla il segretario provinciale Cisl, Antonio Patta. E’ previsto un incontro a brevissimo, sono in stampa documenti, mobiliteranno le popolazioni. Insomma, si faranno sentire «perché non è possibile che tutto si fermi a Cagliari e a Sassari. Se loro hanno situazioni difficili, le nostre sono disperate». E aggiunge: «Di questa storia ne dovremo parlare, qualcuno ci dovrà dare spiegazioni», dice ancora Patta. Il riferimento è ai due assessori regionali oristanesi Oscar Cherchi e Angela Nonnis.
La delibera della Giunta conseguente allo stanziamento Cipe, riserva una bella fetta alla Olbia-Sassari, Cagliari-Tortolì, alla strada di San Priamo, alla 554, all’asse mediano, all’aeroporto di Cagliari e di Alghero, ad Abbanoa per interventi nel settore idrico. «Più di un miliardo per opere anche importanti ma possibile mai che a Oristano si spidocchi anche sui 2 milioni di euro per Fenosu?», si domanda sconcertato Patta. Altri 301 milioni andranno alle Università di Cagliari e Sassari e 203 milioni per interventi ambientali, fra i quali anche i sistemi fognari di Bosa e del Barigadu. «Ma non si tratta di interventi strutturali, tesi allo sviluppo», obietta il segretario provinciale della Cisl. Meglio di nulla anche se tutto porta al niente. ( a. m. )
 
 
3 - L’Unione Sarda / Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
LE STORIE. Francesco Bergamo e i segreti della demodoxalogia
Gli strateghi del lavaggio del cervello La utilizzano servizi segreti, Nato, spie, strateghi della guerra e famosi comunicatori di massa. Si chiama demodoxalogia. Francesco Bergamo, 45 anni, veneziano, uno dei massimi esperti del ramo, la definisce «una disciplina che insegna a capire l’opinione pubblica, indirizzarla, controllarla e talvolta abbindolarla». Riconosce che «in mano a un potenziale dittatore farebbe sfracelli» e conferma che in fondo è una tecnica per il lavaggio di massa del cervello. Nata durante il Ventennio, è tornata dopo un lungo periodo di silenzio nelle aule dell’università. Non a tutti è consentito conoscerne i meccanismi.

Cronaca Italiana (Pagina 9 - Edizione CA)
Come manipolare cuori e cervelli: manuale per aspiranti dittatori   
GIORGIO PISANO
Ci osserva, ci studia, ci spia. Registra desideri, simpatie e antipatie politiche, intuisce frustrazioni, speranze e schieramenti. Poi decide se è il caso di intervenire: cambiandoci il cervello.
Si chiama demodoxalogia. Francesco Bergamo, uno dei massimi esperti italiani del ramo, la definisce «una disciplina che insegna a capire l’opinione pubblica, indirizzarla e controllarla». Ammette che può «essere pericolosa: in mano a un potenziale dittatore dei nostri tempi farebbe sfracelli». Non a caso se ne servono i servizi segreti di tutto il mondo, gli strateghi della guerra. E quelli delle comunicazioni di massa.
Nata quasi un secolo fa, la demodoxalogia è ritornata dopo un lungo periodo di silenzio nelle aule universitarie. Non va confusa con i sondaggi d’opinione, le campionature o i microreferendum che riempiono giornali e televisioni. È qualcosa di più approfondito e, per molti versi, più inquietante. Basti dire che richiede caratteristiche molto particolari a chi vuole imparare l’abicì di una tecnica che può portare molto lontano. Nel bene e nel male.
Quarantacinque anni, una figlia, pendolare a tempo pieno fra Venezia e il resto del Paese, Francesco Bergamo tiene molto a precisare che dietro questa disciplina non c’è niente di esoterico: la massoneria, detto più brutalmente, non c’entra. Giornalista al seguito delle Forze armate in missione all’estero, addetto stampa di diverse aziende e società (compresa quella che raccoglie gli italiani col più alto quoziente intellettivo), ha perfezionato il “metodo inde” ossia la lettura trasversale dei telegiornali: capire, e non solo, perché vanno in onda certe notizie e altre invece no. Ma soprattutto rilevare l’andamento generale della popolazione, le pulsioni collettive, finalità recondite di certe battaglie civili, analisi di leadership nascenti. In parole povere, la demodoxalogia vive in mezzo a noi ma non siamo in grado di accorgercene. È uno strumento capace di farci mutare rotta, condizionare scelte e opinioni. Una sorta di microscopio, insomma, che ci tiene costantemente sotto osservazione, quasi fossimo farfalle da collezione. «In determinate occasioni può servire ad abbindolare l’opinione pubblica».
Direttore di una piccola (e storica) agenzia di stampa a Roma, appassionato di rugby, Bergamo racconta una “febbre” iniziata per caso. Nel Duemila lo ha folgorato la partecipazione a un convegno in cui si spiegava come si forma e si manovra l’opinione pubblica, tema che ha finito per diventare la ragione della sua vita. Negli anni ha contribuito ad allargare il raggio d’azione dell’intelligence militare e civile dimostrando che vi sono molte fonti aperte (quotidiani e tivù) da dove si possono raccogliere informazioni preziose in vista di grandi manovre sulla testa e il cuore della gente. Su questo argomento ha scritto un articolo su “Pagine di Difesa” che risulta il più cliccato in assoluto, più letto perfino di quelli che compaiono sul sito ufficiale dei Servizi segreti.
Ce n’è quanto basta per cercare di saperne di più. Bergamo, che immagina quali siano curiosità e timori dell’uomo della strada, non aspetta altro. «Per sgombrare il campo da sospetti, bugie e illazioni».
Cos’è davvero la demodoxalogia?
«La scienza che studia l’opinione pubblica e i suoi messaggi. È nata nel ’28 a Perugia dal genio del professor Paolo Orano. La demodoxalogia (dal greco demo, doxa, logos) significa “discorso sopra il popolo”. Fu insegnata all’Università Pro Deo che oggi si chiama Luiss. È sopravvissuta grazie a poche persone. In quanto scienza fascista scomparve perché scomoda e pericolosa».
Chi se ne serve?
«Durante il Ventennio monitorava la pubblica opinione. Ora va per la maggiore, presso i servizi segreti, la versione militare Nato. In ambito civile viene usata da chi si occupa di relazioni esterne, addetti stampa e giornalisti. I demodoxaloghi se ne servono per lo studio della pubblica opinione».
Perché è un’arma dei servizi segreti?
«Perché è potente e comoda. Per Henry Truman i segreti erano quasi sempre pubblicati dai giornali. I Servizi passano il tempo a leggere e parlare, ecco perché è usata. È la più veloce per avere informazioni a basso costo e rischio. In inglese si chiama Osint (Open sources intelligence) ma la scuola italiana è più avanti perché applica una metodologia speciale e usa formule particolari per rilevare la pubblica opinione».
Quale margine di precisione può avere?
«La precisione sta nel capire la tendenza di un movimento sul nascere o sui nuovi bisogni della gente. Indica la direzione più probabile».
Chi se ne è servito per la prima volta in Italia?
«Un cultore fu il generale di Corpo d’armata Adriano Magi-Braschi. Se ne serviva per lavoro, per capire gli sviluppi potenziali dell’opinione pubblica. Lavorava al Sifar del generale De Lorenzo e questo spiega molto. Credo sia stato il primo ad usarla nel dopoguerra. Poi è calato un velo di silenzio che ha avvolto tutto e tutti».
Un clamoroso errore?
«Dal punto di vista scientifico, l’ha commesso un demodoxalogo quando, nella foga di esplicitare una formula che evidenziasse la stretta correlazione tra territorio, popolazione, risorse naturali ed umane, si perse nel ragionamento geometrico nell’accostarla al teorema di Euclide. Paragone assolutamente fuori luogo, infondato e privo di argomentazioni».
Un successo.
«Quello nelle politiche del 1968 con la rielezione del deputato liberale Massimo Alesi che aumentò i consensi elettorali, rispetto alla precedente elezione avvenuta con i resti, mentre il partito in tutta Italia perse voti e parlamentari. Dal punto di vista scientifico si registrano continue conferme alle linee di tendenza rilevate col metodo inde . A riprova che non siamo di fronte a una teoria campata per aria».
In sostanza, la demodoxalogia controlla le pulsioni dell’uomo-massa.
«Le pulsioni dell’uomo-massa non hanno scampo! Ecco perché solo a poche persone di fiducia e comprovata onestà intellettuale viene insegnata completamente. Avere le chiavi di accesso al controllo delle masse è una questione seria e delicata. La demodoxalogia evidenzia i bisogni e li indirizza, ma può anche contrastare campagne stampa avversarie. Una persona smaliziata potrebbe davvero creare danni seri».
Sembra una definizione di setta.
«Ma non lo siamo neppure lontanamente. Nessun esoterismo, nessun test d’accoglienza ma solo lunghe chiacchierate per conoscere a fondo il potenziale studente».
Può avere una funzione da Grande Fratello.
«Grande Fratello? Non sarà quello della Marcuzzi, vero? Guardi, attualmente ci sono 300 società nel mondo che controllano l’informazione e quattro agenzie in particolare lanciano l’80 per cento delle notizie che arrivano ai giornali. Credo ci sia una famiglia di grandi fratelli . Per non farsi condizionare, il lettore deve solo porsi sempre due semplici domande: perché succede questo ora? Chi ci guadagna? Il ragionamento critico poi camminerà con le sue gambe».
Può servire per combattere una guerra sporca?
«Sì. Le operazioni militari vengono preparate mediaticamente sia per giustificare i costi con l’opinione pubblica interna, sia all’estero per plasmare la gente comune sulla bontà della causa. Questi complicati meccanismi sono impostati prima, supportati durante e mantenuti dopo. Inoltre, la guerra è disinformazione e vince chi depista o intossica di più l’avversario».
Quali sono i vantaggi militari della demodoxalogia?
«Ha lo strategico vantaggio che un uomo solo può controllare molti dati. Nei Servizi le attività sono compartimentate per tipologia: spionaggio da fonti umane, fonti aperte, elettronico, eccetera. La demodoxalogia ne racchiude diverse: è questa la vera forza della scuola di pensiero italiana».
Vantaggi civili e politici per chi governa?
«Capire i veri bisogni e le aspirazioni del popolo. Chi governa è spesso circondato dagli adulatori che per tornaconto deformano la realtà. Ascoltarli è un suicidio. La demodoxalogia scatta la radiografia quanto più esatta possibile della situazione consentendo di governare bene col conforto di informazioni corrette e genuine».
Qual è la differenza rispetto a un sondaggio basato su campionatura?
«In un sondaggio la campionatura, per quanto affinata per numero di campioni e stratificazione, non coglie i trend che affiorano da determinate categorie. Col metodo inde si rilevano i picchi statistici e le tendenze in atto: quelle che diverranno vera e propria opinione di quel pubblico in esame. È un metodo veloce e di basso costo in quanto non interpella campioni estratti da un universo generico ma quello che in demodoxalogia definiamo come leader (cioè portatore e creatore dell’opinione espressa da un singolo agglomerato umano definito pubblico secondo particolari nostri canoni)».
C’è stato un battesimo di fuoco?
«Facevo l’addetto stampa per un ente e volevo migliorare la mia formazione professionale. Per pura curiosità ho messo il naso in un convegno dove si parlava dell’opinione pubblica, della sua capacità - più o meno consapevole - di inviare messaggi e farsi indirizzare. In questo modo ho scoperto la demodoxalogia. Sulle prime ero un po’ scettico ma alla fine ho dovuto arrendermi all’evidenza. Per un addetto stampa è importante capire bene la gente comune e io cercavo esattamente questo. Credo che l’opinione pubblica stia all’addetto stampa come l’ossigeno sta all’uomo. L’addetto stampa non deve scrivere molto e bene, ma scrivere poco e penetrare a fondo l’area popolare a cui intende rivolgersi. In sostanza deve sempre avere presente a quale pubblico si sta rivolgendo. Non solo: deve conoscerlo a fondo, studiarne l’orientamento e le possibili reazioni».
Di demodoxalogia non si parla più.
«Per scelta. Vede, essendo una scienza scomoda, fascista e anche golpista (Magi-Braschi fu implicato nel golpe Solo) i miei predecessori decisero di tenere un profilo basso. Il difficile apprendimento e il lungo apprendistato fanno il resto. Ultimamente sta risorgendo perché i 24 studiosi della Sidd (una società che si occupa della divulgazione della materia) stanno lavorando bene. Oggi c’è un interesse nuovo, tanto che il professor Arduino Paniccia ha bruciato tutti sul tempo con una lezione di demodoxalogia al corso di Studi strategici ed Economia internazionale all’Università di Trieste. È stata la prima lezione in un ateneo italiano dopo un periodo di assenza di quasi 25 anni».
Al di fuori della rete di intelligence, dove può essere utilizzata?
«Giornalismo, uffici stampa e pubbliche relazioni. Ecco un esempio: il piccolo industriale non può permettersi una struttura complessa di comunicazione e stampa e proprio per questo si rivolge a società specifiche. Con la demodoxalogia avrebbe in una botta sola il valore aggiunto: mansioni standard più analisi della pubblica opinione e del mercato. Insomma, potrebbe dotarsi di una sola persona che svolga contemporaneamente ufficio stampa, comunicazione e intelligence economica. Questa ultima inoltre assolutamente legale perché le informazioni verrebbero estratte da fonti aperte, cioè giornali, radio, internet e televisione. Credo che nessuno vada in galera per aver letto i giornali, no?»
pisano@unionesarda.it
 
 
4 - L’Unione Sarda / I nostri soldi (Pagina 36 - Edizione CA)
LOCAZIONI. Per un trilocale servono 700 euro
Gli studenti cercano a San Benedetto
L’accesso al credito è un problema per chi vuole comprare casa, e così molte giovani coppie scelgono la soluzione dell’affitto. Lo conferma un’indagine condotta da Tecnocasa nel primo semestre del 2011. «Questo mercato è vivo, soprattutto al centro», conferma il team manager per la Sardegna del gruppo immobiliare, Fabrizio Laconi. «San Benedetto, ad esempio, è molto richiesto perché è il cuore nevralgico della città, ma anche perché ha molti punti di ritrovo per gli studenti, come le mense universitarie». In zona, secondo Teconocasa, ad alimentare il mercato delle locazioni sono, infatti, soprattutto studenti e immigrati che cercano bilocali e trilocali arredati: per un bivano si spende circa 450 euro al mese. A cercare l’affitto nella zona di Pirri, invece, sono soprattutto lavoratori fuori sede e giovani coppie in cerca del primo acquisto, con contratti di tipo transitorio. «Oggi ottenere un mutuo non è semplice», aggiunge Laconi, «e in attesa di trovare la soluzione più adatta in molti sono obbligati a scegliere per un periodo l’affitto: l’andamento dei prezzi rispecchia in generale quello delle compravendite». Quindi tra le zone più care, e scelte soprattutto dalle famiglie, ci sono i quartieri di Monte Urpinu e Bonaria. Nel primo semestre del 2011, poi, sono aumentate le richieste di locazione anche a Genneruxi. «I canoni si sono mantenuti comunque stabili», fa notare lo studio. «Per un bilocale la spesa mensile si è attestata tra i 500 e i 600 euro, per un trilocale non ha invece superato i 700». ( an. ber. )
   
 

 
LA NUOVA SARDEGNA 
 
5 - La Nuova Sardegna / Pagina 26 - Sassari
Maciocco saluta l’ateneo 
Va in pensione anticipata, il ministro Profumo gli ha conferito il titolo di «professore emerito» 
SASSARI. È andato in pensione anticipata dall’università il 31 dicembre l’urbanista Vanni Maciocco che ora è «professore emerito». Il titolo, a riconoscimento di una carriera brillante, gli è stato conferito a tempo di record dal ministro Francesco Profumo su richiesta del consiglio di facoltà di Architettura, che Maciocco ha fondato portandola a livelli di eccellenza. Tempiese di origine, nato a Olbia, sessantaquattro anni, laureato in Ingegneria a Pisa, nel 1970, e poi in Architettura a Firenze nel 1974, il professor Maciocco ha insegnato nell’ateneo pisano, poi al Politecnico di Bari, quindi a lungo a Cagliari in Ingegneria, prima di arrivare nell’università sassarese dove teneva la cattedra di pianificazione territoriale.
 È uno di quei sardi che sono riusciti a muoversi nella scena internazionale e i suoi progetti sono stati pubblicati in diversi volumi e presentati in esposizioni in tutto il mondo. Portano la sua firma, solo per citarne alcuni, il polo universitario naturalistico a Piandanna, il Centro di restauro a Li Punti e il restauro del complesso dell’ex ospedale sui bastioni ad Alghero, che diventerà sede di Architettura. La facoltà algherese lo ha avuto preside dalla nascita e in pochi anni il professor Maciocco è riuscito «con tenacia, passione, visione culturale, apertura multidisciplinare e generosità intellettuale a farla diventare una scuola riconosciuta in Italia e all’estero», hanno scritto i colleghi del consiglio di facoltà nelle motivazioni della richiesta al ministro Profumo di conferirgli il titolo di professore «emerito». A Maciocco, infatti, si deve un rinnovamento della didattica grazie all’apertura verso docenti giovani e di talento che hanno contribuito a farla conoscere ovunque.
 
 
6 - La Nuova Sardegna / Pagina 2 - Gallura
Università. La dotazione passa da 340 a 385mila euro. Le domande si presentano entro il 15 febbraio 
Il Comune aumenta i fondi per le borse di studio 
OLBIA. L’amministrazione comunale aumenta i fondi delle borse di studio per gli studenti universitari. Da 340mila a 385mila euro. Al bando possono partecipare tutti gli studenti che siano residenti a Olbia da almeno tre anni e siano iscritti a un corso di laurea triennale o specialistica, il cui nucleo familiare abbia un reddito Isee pari o inferiore a 25mila euro. Ovviamente i candidati alla borsa di studio dovranno essere in possesso di crediti formativi o esami annuali pari al 60 per cento previsto dal piano di studi dell’anno accademico 2010-2011, nonché di una media aritmetica non inferiore a 24/100. A parità di reddito tra più candidati prevarrà chi ha conseguito la media più alta, in caso di ulteriore parità il più giovane di età.
 Le borse di studio saranno di 1500 euro per gli studenti in corso al polo universitario di Olbia e di 2800 per quelli fuori sede. Le borse verranno assegnate fino ad esaurimento delle risorse disponibili. Il bando comunale prevede anche 5 borse di 8mila euro per gli studenti più meritevoli, ovvero quelli che al 30 settembre 2011 avevano una media di 28/30 oppure quelli che hanno conseguito, entro la stessa data, la laurea con una votazione non inferiore a 102/110. Inoltre, 2 borse di studio da 2800 euro saranno assegnate a studenti con gli stessi requisiti, ma con un reddito Isee inferiore ai 5mila euro.
«Siamo contenti, anche in un momento di crisi come questo, di aver aumentato i fondi per gli universitari - afferma Gesuino Achenza, assessore allo Spettacolo con la delega all’Università -. La nostra amministrazione intende valorizzare la cultura e i suoi giovani». Le domande dovranno essere presentate entro il 15 febbraio. Info: telefonare ai numeri 0789.52174, 52098, 52097, 24800. (al.pi.)
 
 
7 - La Nuova Sardegna / Pagina 26 - Sassari
Sicurezza, le proposte al governo 
Domani all’università un convegno con Scanu (Pd) e Saltamartini (Pdl) 
SASSARI. «Quale modello di sicurezza per un Governo tecnico». È il titolo della conferenza di studio organizzata dalla associazione onlus «Movimento per la sicurezza» con il patrocinio della Provincia, del Comune di Sassari e del Consorzio Costa Smeralda.
 Domani alle 10 l’aula magna dell’Università ospiterà qualificati relatori, tra i quali spiccano i nomi dei senatori Gian Piero Scanu e Filippo Saltamartini, rispettivamente del Pd e del Pdl.
 Scanu fa parte della quarta commissione Difesa e della commissione parlamentare di inchiesta sull’uranio impoverito, mentre Filippo Saltamartini è membro della commissione di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali.
 I lavori saranno introdotti da Daniele Sechi, presidente di «Movimento per la sicurezza». Seguiranno i saluti del prefetto Salvatore Mulas, del questore Antonello Pagliei, della presidente della Provincia Alessandra Giudici, del sindaco Gianfranco Ganau, di Gian Paolo Demuro (direttore della scuola universitaria per le Professioni legali) e di Renzo Persico, presidente del Consorzio Costa Smeralda. Oltre che ai due parlamentari, le relazioni della giornata di studio sono state affidate a Giovanni Barrocu, assegnista di ricerca di Procedura penale all’Università di Sassari; all’avvocato Mariano Mameli, consigliere dell’Ordine forense di Sassari; e infine a Riccardo Rossi, sostituto procuratore presso il tribunale di Tempio Pausania.
 
 
8 - La Nuova Sardegna / Pagina 12 - Sardegna
Abbandoni scolastici: nell’isola 1 studente su 4 non arriva al diploma 
Presa in esame la fascia 18-24 anni, in difficoltà soprattutto i maschi
Le donne sono più brave 
CAGLIARI. I giovani che disertano la scuola e non ultimano gli studi superiori sono 26 su cento in Sicilia. Al secondo posto si piazza la Sardegna con un tasso balzato al 23,9 per cento pari a un incremento di oltre due punti tra il 2008 e il 2010. La forbice con la media nazionale - dopo la metà degli anni 2000 quando l’isola segnava una netta inversione di tendenza col passato - si è di nuovo paurosamente allargata.
 Isola sempre più giù. Se nel 2007 la distanza Sardegna-Italia segnava 2.1 punti (contro i 10.8 del 2004), nel 2010, dicono i dati Istat, è più che raddoppiata balzando a un divario di 5.1. Numeri in controtendenza col resto del Paese dove gli abbandoni scolastici sono pur sempre alti rispetto alla media europea e agli obiettivi di Lisbona, ma in costante diminuzione (dal 22,9 del 2004 si è scesi al 18,8 del 2010). La retromarcia nello sfascio educativo è tutta made in Sardinia con percentuali analoghe fra città capoluogo e centri dell’interno e punte impressionanti nel Sulcis e nel Nuorese. Il dato inequivocabile è che a un ragazzo sardo su quattro (tra i 18 e i 24 anni) non piace né andare né stare a scuola. «Paghiamo un’offerta formativa tradizionale e una istruzione tecnica e professionale inadeguata, per nulla in linea con le esigenze della società informatica contemporanea e con la struttura economica dell’isola», dice Bachisio Porru, presidente regionale dell’associazione dei presidi e dirigente del liceo scientifico “Enrico Fermi” di Nuoro: «Ho più alunni io nelle prime classi del liceo rispetto a tutti gli studenti dell’Istituto agrario. È un controsenso. Credo sia uno sfasamento totale in una provincia a vocazione agropastorale, artigianale e turistica. Emerge una scuola con indirizzi imposti, non in sintonia con i territori nei quali opera»
 La grande fuga. Ed ecco - con tanti altri motivi - il grande esodo, l’emorragia educativa a partire dalle scuole medie per arrivare accentuata ai massimi livelli soprattutto negli istituti tecnici e professionali. Una smentita solenne ai dirigenti sardi del ministero dell’Istruzione che, in un caravanserraglio di falsità, sbandieravano di aver debellato gli abbandoni scolastici. Sta avvenendo l’esatto contrario. Indossiamo la maglia nera nella formazione. Nerissima. Nella nostra isola (dove sono diminuite anche le iscrizioni negli atenei di Cagliari e Sassari) si è scatenata una tanto accentuata quanto devastante rincorsa all’analfabetismo di andata e di ritorno. Nell’anno scolastico 1999-2000 gli abbandoni nel primo e secondo anno delle superiori erano dell’11.4 per cento assottigliati al 4.3 nel biennio 2004-2005. Contrasto alla dispersione anche negli anni seguenti. Poi la virtù è svanita. Le carte della scuola si sono imbrogliate col ritorno a corsi professionali burletta, meno rigorosi delle scuole tradizionali. Ed ecco che oggi in Sardegna sta avvenendo l’esatto contrario di quanto si registra nel panorama nazionale. La fuga dalla scuola (“nella popolazione tra i 18 e i 24 anni con al più la licenza media e che non frequenta altri corsi scolastici” secondo la definizione dell’Istat) è in costante incremento dal 2007. Allora si era registrato il 21.8 per cento archiviando un disastroso 28.3 per cento del 2006 preceduto da un più devastante 33.2 per cento del 2005. Poi l’impennata di cui si è detto. Che fa seguito ai recenti dati della commissione europea presieduta dalla principessa Alexia Juliana Marcela Laurentien dei Paesi Bassi. Il gruppo di studiosi da lei guidato aveva il compito di “individuare i metodi per migliorare i livelli di alfabetizzazione” degli adolescenti europei comparandoli alle competenze dei quindicenni di 65 Paesi dei cinque continenti in lettura, matematica e scienze. Ebbene: in Europa, quasi 20 adolescenti su cento “sono privi - scrive la stessa Commissione europea - delle capacità fondamentali di lettura e di scrittura, il che rende loro più ardua la ricerca di un lavoro e li pone a rischio di esclusione sociale”. Il conteggio dei ragazzi meno “attrezzati” è stato condotto attraverso l’ultima indagine Pisa (Programme for International Student Assessment) dell’Ocse su coloro che hanno ottenuto basse performance (al di sotto del secondo livello sui 6 previsti dall’indagine) in lettura. In Italia i quindicenni “privi delle capacità fondamentali di lettura e di scrittura” sono 21 su cento. Nelle isole la percentuale schizza al 31,4 per cento. Sardegna e Sicilia drammaticamente sorelle analfabete a pari punti. «Arrivano demotivati dalle medie, credono che frequentare un istituto professionale sia un gioco. E così nel primo e nel secondo anno gli abbandoni esplodono - denuncia Daniela Diomedi, preside dell’Antonio Meucci di Cagliari -. I giovani motivati non mollano. Il corso per odontotecnici ha ottimi tassi di frequenza e poi di occupazione, cala invece la tensione tra i meccanici, i meccanici termici, gli elettricisti, gli elettronici».
 I dati Istat. Le nuove tabelle dell’Istat sono tanto vere quanto impietose. La Sicilia, come detto, è in vetta agli abbandoni scolastici col 26 per cento registrato nel 2010. Al secondo posto c’è la Sardegna col 23.9, tasso cresciuto di un punto sul 2009 e sul 2008 e di 2.1 sul 2007 quando cominciavano ad essere dimenticati numeri ancor più choccanti (vedi tabella). Dopo la Sardegna si collocano la Puglia (23.4 per cento), la Campania (23) e la provincia autonoma di Bolzano col 22.5 per cento. Le zone più virtuose sono quelle del ricco Nord-Est: la provincia di Trento (11.8 per cento) seguita dal Friuli Venezia Giulia (12.1) e dalla regioni centrali (Umbria e Marche, entrambe col 13.4 per cento). Il Piemonte è al 17,6 mentre la Lombardia registra il 18,4. L’Emilia Romagna (14.9) meglio della Toscana (17.6 contro un 16.9 dell’anno precedente con un incremento di 0.7 punti).
 Studiano di più le donne. I dati sulla Sardegna sarebbero ancor più disastrosi se la maggiore propensione femminile allo studio non compensasse in parte il crescente disinteresse maschile. Gli abbandoni da parte delle donne si fermano al 16,1 per cento (al di sotto quindi della media nazionale) contro il dato-maschi che è quasi doppio e schizza al 31,1 per cento. Un dato statistico peraltro in linea anche con i tassi di laurea: nel 2010 la Sardegna aveva 137 mila laureati e post laureati di cui 79mila donne e 57mila maschi. La percentuale della popolazione laureata femminile in Sardegna è del 10,5 per cento (11.5 la media nazionale) contro l’8% di quella maschile (in Italia 10.5).
 Le reazioni. «Gli studenti non hanno fiducia nella scuola e gli insegnanti si sentono bistrattati e disincantati», dice Maria Grazia Kalb, vicepreside dell’Istituto alberghiero “Antonio Gramsci” di Monserrato (1285 frequentanti). «Molti giovani si iscrivono ai professionali pensando che non sia necessario l’impegno e il metodo. E sbagliano. Se vedono rigore reagiscono scappando dai banchi. Ma chi resta si forma bene e trova anche lavoro». Sotto accusa, da parte di tutti i dirigenti, anche le famiglie. «Non è facile avere collaborazione - dice Cesira Vernaleone, preside del tecnico commerciale “Leonardo da Vinci” di Cagliari -. I ragazzi arrivano poco preparati dalle scuole medie, sentono un peso il rispetto degli orari, dell’educazione». Guido Tendas, preside del liceo classico “De Castro” di Oristano aggiunge: «Ci sono anche problemi strutturali. Le condizioni di viaggio dei pendolari sono quelle di trent’anni fa. Mancano le motivazioni, e va anche detto che gli insegnanti non sempre sono migliorati né vengono aiutati a migliorare. Mancano i corsi di formazione, la capacità di comunicazione non è adeguata, non è frequente trovare un insegnante che sappia motivare, interessare gli alunni». Riccardo Virdis, ex sindaco di Lanusei, per trent’anni preside in Ogliastra: «Le motivazioni degli abbandoni sono molteplici: i ragazzi preferiscono l’incerto di un lavoro saltuario al super-incerto di un lavoro post-diploma, molti non sopportano i ritmi scolastici, il chiuso di un’aula per cinque ore. Poi si è diffusa la sensazione che studiare non serva. Aggiungiamo che molti insegnanti sono demotivati, non sanno creare feeling con i giovani. Le famiglie a loro volta sono distanti. E la polverizzazione degli istituti non ha giovato. Non ci possono essere cento scuole sotto cento campanili». La soluzione? Guido Tendas: «Ridare centralità vera alla scuola. Insegnamenti teorici ma anche e soprattutto pratici. Obiettivo che si è smarrito negli ultimi decenni».
 
 
9 - La Nuova Sardegna / Pagina 2 - Cagliari
CAGLIARI
Libro di Vincenzo Sassu
Si terrà giovedì 26 gennaio a partire dalle 17 nell’aula magna della facoltà di Lettere la presentazione del libro “Là-bas la banlieue. Rivolte, media, immigrazione nel contesto francese” dello scrittore e giornalista Vincenzo Sassu. L’evento è organizzato da UniCa 2.0 in collaborazione con il Comitato ‘L’Italia sono anch’io’. Per l’occasione sarà allestito un banchetto di raccolta firme a sostegno delle leggi di iniziativa popolare su cittadinanza e diritto di voto per gli immigrati “Norme per la partecipazione politica ed amministrativa e per il diritto di elettorato senza discriminazioni di cittadinanza e di nazionalità” Modifiche alla L. 5 Febbraio 1992, N. 91, “Nuove norme sulla Cittadinanza”. Saranno presenti Vincenzo Sassu, scrittore e autore del libro, il comitato “L’Italia sono anch’io”, varie associazioni ed esponenti delle comunità.Coordina: Claudia Sarritzu.(b.c.)
 
 
10 - La Nuova Sardegna / Pagina 3 - Nuoro
FORMAZIONE 
Master sull’impresa turistica dal 28 febbraio all’Ailun 
NUORO. Prenderà il via il 28 febbraio il secondo Master universitario di I livello per manager dello sviluppo turistico territoriale e della gestione di imprese turistiche attivato dall’assessorato regionale alla Formazione e dall’Università cattolica del Sacro Cuore a Cagliari (Centro regionale di formazione professionale) e a Nuoro (Ailun). «Si rinnova così - spiega una nota della Cattolica - un’esperienza formativa che lo scorso anno ha coinvolto 41 studenti e che mira a costruire profili adatti alle specificità del territorio sardo. Si tratta di un’iniziativa che cerca di preparare il terreno per reagire alla crisi con il necessario investimento in capitale umano in un territorio strategico per la Sardegna. Il master universitario Must organizzato in Sardegna ripropone un modello sviluppato da circa otto anni nella sede di Piacenza dell’ateneo dei cattolici italiani. Si svilupperà da febbraio a luglio». La scadenza per la presentazione delle domande è fissata per il prossimo 8 febbraio. Il bando del Master e la domanda di ammissione sono disponibili sui siti della Regione e sul sito dell’Università.
 
 
11 - La Nuova Sardegna / Pagina 39 - Sassari
Lavoro e diritto alla dignità 
Allora: perché mai vogliamo un luogo decente, silenzioso, in cui accogliere civilmente chi si rivolge a noi? La faccio semplice. Chi lavora in una azienda ospedaliera-universitaria ha tre «compiti contrattuali» se è professore universitario: 1) insegnare, 2) fare ricerca - progettare/eseguire progetti scientifici per capire meglio malattie e terapie, 3) assistenza - valutare e gestire la salute della gente in base al rischio (medio-alto: ricovero; basso: ambulatoriamente).
 Tre cose collegate: la didattica si fa con le metodologie della ricerca e per fare ricerca clinica è essenziale vedere molti pazienti. La ricerca fa entrare nelle casse delle nostre aziende sanitarie «soldi freschi» che vengono usati anche per attivare contratti di lavoro. Il nostro «gruppo di lavoro» è composto da due medici, due infermieri, una biologa, ed una segretaria: largamente sottodimensionato rispetto alle nostre prestazioni. Tuttavia, lavoriamo con armonia e siamo ricercati da diverse organizzazioni nazionali e internazionali. La biologa e la segretaria hanno contratti pagati, appunto, con soldi della ricerca. La grave carenza di medici ed infermieri ci costringe a lavorare ben più a lungo di quanto dovremmo. Per avere liste di attesa accettabili e garantire le consulenze ai reparti abbiamo dovuto dilatare i nostri tempi di lavoro: il problema non è di essere pagati in più - mai visto un soldo di straordinario, ben inteso - ma di essere veramente stanchi dopo 10-12 ore.
 Ma tant’è. Per fortuna ci sono gli specializzandi di cui, ovviamente, dobbiamo però controllare ogni cosa, anche a loro vantaggio. Solita lamentela? No, non siamo di quelli: gli organici andrebbero decisi sul lavoro reale riequilibrando le cose con unità operative affini che hanno organici molto maggiori e che, quindi, per l’Azienda rappresentano un costo: ma queste unità spesso vengono incentivate. I soliti incozzi? Non lo so, certo si resta perplessi. Un sistema basato su professionalità e prestazioni verificabili dà risposte, si regge e crea reddito: quello degli incozzi crea inefficienza, spese e malcontento.
 La Aou di Sassari ha una dirigenza stabile e pienamente operativa solo da pochi mesi. È stata messa al corrente di tutto questo fin dal suo insediamento. Qualcosa è stato fatto dal precedente Commissario: speriamo che le decisioni definitive per metterci in grado di lavorare con dignità, serenità e tranquillità - cioè formalizzazione dell’Unità operativa, organico adeguato etc. - vengano adesso prese. Se la suonata non cambiasse in tempi brevi, mi permetterò di chiedere il vostro aiuto: vedremo come, magari decidendo assieme.
 
 
12 - La Nuova Sardegna / Pagina 51 - Cultura e Spettacoli
Piccole editrici crescono: il debutto di Voltalacarta 
Due trentenni con la passione per i libri a caccia di esordienti 
FABIO CANESSA 
Sassari. L’università, una laurea umanistica, la difficoltà nel trovare un lavoro, il precariato, la frustrazione. L’inizio della storia è (purtroppo) comune, una storia che i giovani oggi conoscono bene. Il proseguo invece è molto particolare. Perché Luana e Silvia hanno reagito alla crisi occupazionale in modo originale e creativo. Con la forza delle idee e della passione. La passione per i libri.
 Nasce così la casa editrice Voltalacarta, dalla scelta coraggiosa di due trentenni: Luana Scanu, di Calangianus, e Silvia Sanna, di Sassari. Un nome che da una parte è un tributo a una nota canzone di Fabrizio De André («Volta la carta» appunto), dall’altra richiama simbolicamente la svolta che le due ragazze hanno voluto dare alla loro vita: «Dopo la laurea in lettere - raccontano - ci siamo ritrovate nella situazione “disperata” che accomuna ormai tanti neolaureati. E abbiamo reagito puntando su una cosa che ci è stata sempre a cuore, cercando di trasformare in un lavoro l’amore per i libri. Già all’università avevamo fondato un’associazione culturale per promuovere la lettura e organizzare presentazioni».
 Ma dall’idea alla sua concretizzazione il passo è lungo e gli ostacoli non mancano: «Sì, tra insidie burocratiche e necessità di fondi per avviare l’impresa non è facile. Per ora non abbiamo ricevuto alcun finanziamento regionale». Ma a Luana e Silvia non fa difetto lo spirito d’iniziativa: «Ci hanno prese per pazze - ricordano le giovani editrici - tanto più in un momento di crisi come questo. Ma noi avevamo già scelto. Ci è stato molto utile anche un corso di editoria che abbiamo seguito a Cagliari, organizzato dalla Marcos y Marcos. Vedere, sentire parlare dei libri come fossero dei figli da chi fa questo lavoro è stato un ulteriore stimolo».
 Il primo “figlio” di Luana e Silvia è stato «Nudo a metà», scritto dall’esordiente Paolo Mura, di Osilo, e pubblicato un paio di mesi fa. Un giallo ambientato a Sassari. «È stato un colpo di fulmine. La lettura del manoscritto, tra i tanti arrivati, ci ha messo subito d’accordo. E scegliamo un libro soltanto se siamo convinte totalmente entrambe, pur avendo di base gusti letterari diversi».
 Una scelta che si è rivelata azzeccata. Le copie della prima edizione di «Nudo a metà» sono state vendute in brevissimo tempo rendendo necessaria la ristampa del romanzo: «Siamo molto contente che stia andando bene. E per questo dobbiamo ringraziare di cuore anche i librai sardi indipendenti che ci hanno aiutato, appoggiato, dato preziosi consigli».
Luana e Silvia ribadiscono più volte l’aiuto e l’importanza dei librai indipendenti, anelli di congiunzione tra scrittori, piccole case editrici e lettore. Un rapporto diretto quello con i librai sardi ai quali le ragazze portano direttamente i libri: «Ci occupiamo - spiegano - di tutto quello che riguarda il libro che decidiamo di pubblicare. La scelta della carta, della copertina, il lavoro di editing, la distribuzione, la pubblicità attraverso internet, le presentazioni con gli autori». Rapporto con i librai, ma anche con le biblioteche dove spesso si svolgono le presentazioni. Una rete preziosa per il territorio, professionalità del posto che si incontrano: «E ci sarebbe piaciuto - sottolineano - che anche la tipografia fosse stata sarda. Invece, dispiace dirlo, siamo state costrette a scegliere uno stampatore di Padova che ringraziamo molto per quello che sta facendo».
 Dopo il buon esordio con «Nudo a metà», Voltacarta Editrici ha già pubblicato un altro libro, «Assenza di vento», puntando questa volta su un romanzo di un’autrice non sarda, ma sempre esordiente: Anna Ponara. Un altro giallo ambientato questa volta negli uffici postali di una cittadina veneta (l’autrice, nata a Vittorio Veneto, lavora come portalettere). E le prossime pubblicazioni? «Continueremo a puntare sulla narrativa - dicono Luana e Silvia - A breve sarà completato un progetto che ha anche un valore sociale a cui teniamo molto. Per adesso preferiamo non svelare i dettagli. Abbiamo inoltre già individuato alcuni manoscritti interessanti tra quelli che ci hanno mandato e invitiamo chiunque abbia un romanzo nel cassetto a scriverci al nostro indirizzo mail info@voltalacartaeditrici.it».
  
      
   
SARDEGNA 24 
 
13 - Sardegna 24 / Pagina 25 - Culture e spettacoli
IL RICONOSCIMENTO
È Allevi il laureato dell’anno «Bisogna seguire i sogni»
IL MUSICISTA PREMIATO DALL’ATENEO DI MACERATA
Musicista e filosofo, Giovanni Allevi torna all’Università di Macerata per ricevere dalle mani del rettore Luigi Lacchè il riconoscimento di “Laureato dell’anno”. Il pianista, che proprio nell’ateneo marchigiano si è laureato in Filosofia nel 1998, è stato premiato ieri con l’ambito premio, alla presenza del rettore e della professoressa Daniela Gasparrini, presidente dell’Associazione dei laureati dell’Università che da nove anni porta avanti l’iniziativa. «In questo periodo buio - ha commentato Allevi - ci sembra di non avere speranze, ma se sapremo trasformarci in quel globulo rosso, se sapremo resistere all’omologazione imperante potremo sicuramente venirne fuori. Dobbiamo seguire i nostri sogni, accettandone i rischi. Portiamo ossigeno a un mondo che non ne ha più. La nostra esistenza si trasformerà in un’esperienza che vale la pena di essere vissuta». Nel riconoscimento si legge come Allevi sia «uno degli artisti più rappresentativi della scena artistica italiana a livello internazionale, che ha saputo, attraverso il suo pensiero filosofico, approfondire il rapporto tra Arte e Vita».
 
 

QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa CRUI
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