Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
22 August 2012

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 4 - Edizione CA)
Cultura, una capitale sarda
«Il bando europeo rappresenta un'opportunità di sviluppo»
La proposta alla Giunta regionale del deputato nuorese del Pdl Bruno Murgia
 
«Una città sarda rappresenti tutta l'Isola nella sfida per aggiudicarsi il bando europeo per “Italia 2019: capitale europea della cultura”. Occorre subito un tavolo per individuare il candidato più adatto». Lo sostiene Bruno Murgia, deputato del Pdl, che si rivolge alla Giunta formulando una proposta di intervento immediato in un ambito, quello della cultura, sempre più strategico per l'economia della Sardegna. «In questi mesi», spiega il parlamentare nuorese, «numerose città italiane, con Venezia (e il Nordest), Torino, Bari, L'Aquila, Bari e molte altre, stanno costruendo i comitati e le proposte per partecipare al bando. Dal 1985 a oggi 32 sono state le città designate di anno in anno, tra cui Glasgow, Cracovia, Porto, Atene. Per ognuna di queste il ritorno economico, sociale e culturale è stato fondamentale. La selezione operata ogni hanno è rigida. Vincono le proposte migliori, le idee migliori che l'Europa poi andrà a finanziare con il corollario di iniziative ed eventi che dureranno esattamente 12 mesi».
«La mia proposta è semplice - continua Murgia - ed è indirizzata alla Giunta, in particolare all'assessorato della Cultura ed eventualmente a quello del Turismo. Si tratta di designare una città sarda - con l'accordo di tutte le principali città isolane - a rappresentare la Sardegna nella sfida per aggiudicarsi il bando. È necessario dunque attivarsi subito e aprire il tavolo di lavoro. Occorre che intorno all'iniziativa si muovano le migliori energie sarde, dalle università alle associazioni fino al mondo dell'impresa privata».
I motivi di questa urgenza sono semplici, secondo l'esponente del Pdl. La Sardegna deve diventare l'Isola della cultura, della innovazione e della industria creativa. Ci sono le possibilità per fare questo dando, nello stesso tempo, una risposta efficace alla crisi economica che colpisce la Sardegna con drammatica violenza e anche in previsione di un autunno caldo, con la pressoché totale chiusura del comparto industriale, per i noti motivi».
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Ogliastra (Pagina 33 - Edizione CA)
PERDASDEFOGU. Il premio
I vecchietti festeggiati già 12 mesi fa
 
Centenari da record si, ma senza alcuna sorpresa. Alla fine di luglio del 2011, gli arzilli vecchietti della famiglia Melis hanno ricevuto il riconoscimento del Guinness, gli auguri di tutto il paese e hanno posato per la foto pubblicata sull'Unione Sarda del primo agosto di un anno fa.
A certificare che i Melis sono la famiglia più longeva del pianeta, era stata una funzionaria romana del Guinness dei primati che li aveva scoperti quasi per caso. L'organizzazione che ricerca in tutto il mondo delle storie straordinarie aveva contattato una centenaria di Villagrande e si era sentita rispondere: «Si, è vero, io ho cento anni, ma sono da sola. Invece, a Perdasdefogu di centenari c'è ne una famiglia intera». La storia da record era iniziata così, quello ricevuto la mattina del 9 luglio scorso è il settimo sigillo, la pergamena da incorniciare e che, manco a dirlo, merita un brindisi in più.
IL PROFESSORE Chi non è rimasto affatto stupito dalla storia dei fratelli di Perdasdefogu è il professore dell'Università di Sassari Luca Deiana che i centenari li conosce bene e finora ne ha classificato quasi duemila e cinquecento. In quindici anni di lavoro ha messo su una squadra fatta di scienziati che «cercano il segreto della vita», assicura al telefono. «La mia curiosità è nata dalla parola “chent'annos”. Un giorno mi sono detto “se esiste una parola un motivo ci sarà” e così ho iniziato le mie ricerche». Uno studio rigoroso basato solo su atti certificati dall'anagrafe del Comune o, in alternativa, dai libri conservati nelle cappelle delle chiese di paese. «Se ci viene segnalato un centenario, ma non ha il certificato del Comune, non lo inseriamo nella bancadati. Se manca anche solo un giorno al compimento del centesimo anno, non lo inseriamo». Insomma, rigore e disciplina, che vanno a braccetto con scienza e tecnologia. «Abbiamo una banca biologica nella quale conserviamo il Dna dei centenari. Eseguiamo dei prelievi del sangue e mettiamo a confronto lo stile di vita». Migliaia di nonnini tanto diversi tra loro che in comune hanno una cosa sola: «Vivono come se dovessero vivere per sempre».
M. C.
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari (Pagina 37 - Edizione CA)
Ersu, nessun taglio
Previsto un aumento delle tariffe dei pasti
SASSARI. I servizi assicurati con i fondi del disavanzo
 
Nuove idee per garantire la qualità dei servizi: è l'esempio dell'Ersu di Sassari che per superare i problemi derivanti dai tagli, ha chiesto alla Regione Sardegna di poter usufruire di 600 mila euro del proprio avanzo di amministrazione per garantire i suoi servizi per l'anno accademico 2012-2013. "Grazie al nulla osta dell'assessore Giorgio La Spisa, con questa misura potremo assicurare per il prossimo anno accademico il mantenimento di tutti i servizi e la loro qualità" ha detto Maria Assunta Serra, direttore generale dell'Ersu. Una svolta dopo i tagli, tra cui quelli derivanti dalle minori entrate da parte della Regione per la gestione corrente, che hanno portato ad avere in cassa 500 mila euro in meno dei contributi destinati al funzionamento dell'ente. Per ottimizzare le risorse, l'Ersu ha anche deciso di trovare altri fondi mettendo a reddito nel periodo estivo i 10 posti letto della residenza di Alghero, attivando un progetto di turismo universitario. Tra le altre misure anche l'aumento del 20 per cento alle tariffe dei pasti mensa; un incremento causato dal crescere dei prezzi dei prodotti alimentari. Tra le novità, la ristrutturazione della residenza di via Padre Manzella, la predisposizione di un angolo cottura per la preparazione dei pasti per gli studenti con intolleranze alimentari e la possibilità di avere tariffe agevolate sui pasti per gli studenti che conseguono l'80 per cento di crediti l'anno.
Michele Cocchiarella
 

LA NUOVA SARDEGNA
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 5 - Ed_Cagliari
Shardna, indagini per falso in bilancio
La Finanza ipotizza alterazioni contabili per 2,5 milioni. Nessuna traccia della vendita del 2009 al San Raffaele
di Giuseppe Centore
 
CAGLIARI Sono a una svolta le indagini su Shardna, la società di genetica nata nel 2000 a seguito di una idea di Renato Soru e fallita lo scorso giugno. Secondo ambienti investigativi, il nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza ha concluso un primo troncone di indagini relative alla società inviando una corposa segnalazione alla Procura della Repubblica. Nel documento sarebbe ipotizzato il reato di falso in bilancio e false comunicazioni sociali per gli amministratori e i sindaci del biennio 2007-2008. Per procedura all’invio dovrebbe seguire l’iscrizione degli ex amministratori nel registro degli indagati. La crisi di Shardna è stata certificata lo scorso giugno con la decisione della sezione fallimentare del tribunale che ha sancito la fine della società. Da quel momento ha ricevuto nuova linfa l’indagine delle Fiamme Gialle che ha analizzato i conti soprattutto del biennio 2007-2008, ritenendo certa una alterazione patrimoniale per 2,5 milioni di euro, (1,5 nel 2007 e l’altro nel 2008). Secondo gli investigatori sarebbero stati capitalizzati costi per ricerca e sviluppo in maniera inappropriata; molte spese non sarebbero state correlate, secondo questa ipotesi investigativa, o attinenti a progetti di ricerca. Ma non è questo l’unico versante su cui si è indirizzata l’attenzione della Finanza. Ve ne sono altri due, entrambi forieri di sviluppi clamorosi. Il primo riguarda gli esiti della principale attività di ricerca pubblicamente conosciuta: la mappatura del dna di 15mila sardi. Il secondo attiene alla vendita, avvenuta nel 2009 della società alla galassia del San Raffaele del defunto Don Luigi Verzè. Sull’indagine genetica, i finanzieri hanno a lungo cercato gli esiti fisici, o informatici del lavoro svolto, ma si sono arresi: non hanno trovato nulla del lavoro che ha visto impegnati una decina di giovani ricercatori sino a poche settimane fa. Che fine hanno fatto quelle mappe (l’unico cespite aziendale a conservare un valore commerciale e scientifico), dove sono finite? Chi le ha? Risulta alla “Nuova” che la ricerca di quel materiale sia stata fatta non solo in Sardegna ma anche a Roma e a Milano, ma l’esito sarebbe stato negativo. Dubbi anche sui soldi con i quali il San Raffaele ha pagato Shardna al suo fondatore, l’ex presidente della Regione Renato Soru. Le indagini avrebbero appurato che nei libri contabili di quella cessione (all’inizio per 4 poi scesi a 3 milioni a seguito di una perizia di parte) non c’è traccia. Secondo fonti investigative l’acquisizione di Shardna da parte del San Raffaele serviva ad altro, magari ad accreditare la struttura sanitaria lombarda come attenta alle esigenze sanitarie e scientifiche dell’isola e quindi in grado di meritare l’accreditamento amministrativo per il nuovo ospedale di Olbia. Tracciare i soldi della vendita di Shardna non sarà facile, perchè si sono persi nel mare magnum del crack miliardario del San Raffaele. Ma i soldi sono uno dei sentieri ancora da percorrere. L’altro è quello legato al destino della ricerca. Quale è il valore reale del lavoro svolto dai dipendenti di Shardna in questi anni? Dove sono finiti i dati elaborati? Da chi sono stati verificati? Domande alle quali gli investigatori non sono ancora riusciti a dare una risposta convincente a dissipare i dubbi.
 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 5 - Ed_Cagliari
LA STORIA
Dal sogno della genetica allo sfratto per morosità
 
CAGLIARI L’inizio è stato col botto, bastava leggere la vecchia scheda informativa, presente sino a ieri, sulla società che compare nel sito di Sardegna Ricerche. «Shardna è una società di biotecnologie specializzata in ricerche nel campo della genetica molecolare, fondata nel 2000 per iniziativa di Renato Soru e di Mario Pirastu, direttore dell'Istituto di genetica delle popolazioni del Cnr di Alghero. Nel 2009 Soru ha ceduto il suo 84 per cento alla Fondazione San Raffaele-Monte Tabor. Shardna conduce le sue ricerche in Ogliastra su popolazioni rimaste isolate per secoli. Lavorano con Shardna medici, biologi, epidemiologi,genealogisti, matematici, bioinformatici, sistemisti, programmatori ed esperti di statistica e di bioetica. Insieme hanno costituito una delle prime banche dati del genoma al mondo. Per la raccolta e il trattamento dei dati, Shardna ha costruito un database nel quale confluiscono dati genealogici, anagrafici, clinici-epidemiologici, genetici, comportamentali e ambientali, nonché un'infrastruttura costituita da una serie di software e tool informatici e bioinformatici elaborati all'interno della società stessa. Shardna ha già raggiunto alcuni importanti risultati, tra cui l'identificazione di uno dei geni responsabili della calcolosi renale e della proteina correlata. Inoltre ha individuato numerosi loci associati a ipertensione, obesità e disturbi della vista. Shardna è in grado di offrire servizi e prodotti bioinformatici, utilizzazione del Database, individuazione di geni, proteine e target farmaceutici, screenings epidemiologici focalizzati, servizi di Genotyping, servizi di diagnosi molecolare e di consulenza genetica, concessione di brevetti, servizi per l'industria farmaceutica». Il sogno si è infranto con fragore. Il liquidatore fallimentare volontario, Gianluigi Galletta, aveva incontrato alcuni mesi fa il personale rimasto: tre amministrativi, tre informatici, tre biologi, un genealogista che da ottobre non vedevano stipendio, e che sono stati poi sfrattati perchè la società non aveva soldi per pagare l’affitto. Neppure l’intervento della Provincia è servito a scongiurare il crack, così come inutile è stato l’appello del sindaco di Talana, Franco Tegas, presidente del parco genetico d’Ogliastra. «Quei campioni appartengono ai donatori e alla comunità d’Ogliastra. Dal 1996 abbiamo partecipato con entusiasmo e passione alle diverse attività scientifiche; nessuno può portarci via ciò che per natura ci appartiene». Il punto è che i risultati della ricerca non sono stati trovati dagli investigatori. Quando Shardna decollò doci anni fa, (con Soru solo proprietario di Tiscali e generoso socio con un investimento per l’82 per cento delle azioni pari a una decina di miliardi), l’orizzonte era amplissimo, sterminato: ricerca genetica avanzata e contatti con i principali laboratori di ricerca genetica e molecolare. Purtroppo il sogno durò pochi anni, colpa forse anche dalla “discesa in campo” del suo proprietario, che fece diventare Shardna oggetto di un feroce scontro politico. Con i risultati fallimentari di questi ultimi mesi.(g.cen.)
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 19 - Sassari
i tagli all’università
Meno fondi all’Ateneo: mensa più salata
Dalla Regione sforbiciata di 500mila euro. L’Ersu cerca di tamponare con ritocchi sui pasti e turismo universitario
 
SASSARI Il nuovo anno universitario si apre con una brutta sorpresa per gli studenti: in mensa sborseranno il 20 per cento in più di quanto pagato finora. Ritocco al rialzo, di per sé irrisorio (le minime passano da 1,93 euro a 2,10) che comunque peserà sul bilancio già magro degli studenti. È la crisi, bellezza. Che sui fondi agli Atenei si riverbera con effetto moltiplicatore. Tanto che l’Ente per il diritto allo studio di Sassari stima in 500mila euro il taglio ai trasferimenti della Regione da destinare alla gestione corrente. Mezzo milione che diventano 700mila euro, se si valutano gli ultimi due anni. E allora il «piccolo ritocco» sui pasti, come lo definisce il direttore generale dell’Ersu Maria Assunta Serra, diventa quasi obbligatorio. Anche perché, spiega, «ci consentirà di garantire l’alta qualità del nostro servizio ristorazione che ha avuto nell’ultimo anno un’impennata del numero di utenti». In fila col vassoio, l’anno passato, si sono messi il 30 per cento di studenti in più, nelle due mense di Sassari come nelle sedi periferiche di Olbia e Alghero. Messo a dura prova dai tagli - spiegano dagli uffici attraverso un comunicato - l’Ersu sta cercando strade alternative per garantire i servizi nell’anno di vacche magre, il prossimo, che forse si annuncia il peggiore. Nel quale verranno spesi i risparmi accumulati in mesi di gestione finanziaria oculata. Ecco perché l’ente ha chiesto e ottenuto dall’assessorato regionale alla Programmazione di poter utilizzare i 600mila euro dell’avanzo d’amministrazione. «Una misura d’emergenza - prosegue Serra riferendosi al nulla osta arrivato dall’assessore Giorgio La Spisa - grazie alla quale potremo assicurare tutti i servizi e la loro qualità». Un’altra strategia per attutire l’impatto dei tagli punta su un progetto di turismo universitario, mettendo a reddito 10 posti letto della residenza universitaria di Alghero. Dell’aumento del 20 per cento sulla mensa non si lamenta il rappresentante degli studenti, Giosuè Cuccurazzu, che ammette: «In uno scenario di tale emergenza questa misura si è resa necessaria anche in considerazione degli sforzi fatti dall’ente nell’ultimo anno per migliorare sempre più la qualità del servizio ristorazione che offre prodotti locali, a filiera corta. Stiamo predisponendo - spega l’universitario - un angolo cottura maggiormente funzionale per preparazione dei pasti per gli studenti con intolleranze alimentari e stiamo valutando la possibilità di offrire anche la domenica il servizio con uno spazio ristoro nel piano sopraelevato della mensa di via dei Mille». Cuccurazzu ha ricordato le agevolazioni sul costo dei pasti per chi raggiunge almeno l’80 per cento dei crediti all’anno. Ma alla ripresa delle lezioni forse gli studenti troveranno anche nuovi spazi comuni, come quelli che l’Ersu sta ristrutturando e riorganizzando in via Padre Manzella, o i locali polifunzionali di via dei Mille, attrezzati anche per iniziative culturali. Intanto scade il 31 agosto il bando per borse di studio e servizi abitativi: info sul sito ersusassari.it.
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 16 - Cultura-Spettacoli
l’opinione
La “limba comuna”, un’opportunità reale per scrivere in sardo
Chi si oppone alla Lsc dimentica che è la sola possibilità per la nostra lingua di entrare a pieno titolo nel mondo della cultura digitale
di DIEGO CORRAINE
 
Dopo che, nel 1999, la "lingua" sarda e la sua possibile ufficialità è approdata alla legge statale 482, dalla vecchia contrapposizione "sardo, dialetto o lingua" lo scontro si è spostato sulla necessità o meno di una sola norma scritta di riferimento e sulle sue possibili soluzioni. Una contesa interminabile se ancora oggi, in vari blog o articoli, si leggono frasi il cui senso è "dobbiamo decidere come scrivere in sardo" o "il sardo ha bisogno di una norma scritta univoca". Come se finora, in questo campo, non fosse accaduto nulla e dovessimo sempre cominciare daccapo. Perché una norma scritta del sardo c'è già, usata soprattutto da chi ha passione o necessità di scriverlo: la cosiddetta Lsc (limba sarda comuna). Con questa norma escono libri, siti internet, riviste, strumenti informatici e altro. Queste regole ortografiche e linguistiche sono la mediazione tra la migliore letteratura classica scritta in sardo, da Gerolamo Araolla a Giovanni Matteo Garipa, da Matteo Madau a Giuseppe Cossu, e i vari dialetti "parlati". Con l'aiuto dell'informatica, si potrebbe portare il sardo nei sistemi operativi (Linux, MacOs, Win), nei navigatori (Firefox e altri), nelle reti sociali (Facebook, Twitter), nella scuola, nell'economia, nella sanità, nell'amministrazione, nell'informazione. Inutile negarlo, ma tutto ciò non si può fare senza una norma come la Lsc, a dispetto di chi vorrebbe ragionare ancora a colpi di logudorese e campidanese, che altro non sono che astrazioni soggetive dei dialettologi per collocare le diferenze dei distinti dialetti, non lingue reali. Con effetti pure contradditori: c'è chi è contro la Lsc perché è "logudorese", chi è contro la Lsc perché "non è logudorese". In realtà, questa strana unione degli opposti mette insieme sia chi non vuole la Lsc semplicemente perché non vuole nessun modello scritto di riferimento, perché non vuole il sardo ufficiale, funzione per la quale ci sarebbe già l'italiano ad "unirci", sia chi non vuole la Lsc perché vorrebbe il proprio "dialetto" elevato al rango di modello unico di riferimento. Insomma, una miscela di rinuncia all'identità e ufficialità linguistica e di becero localismo o campanilismo. A entrambi ricorderei il diritto all'ufficialità del sardo sancito dalle leggi, e che: a) la Lsc ha funzioni generali di intercomunicazione sovralocale, che propone, rispetto alla comune origine latina, una mediazione tra i dialetti più conservatori (Baronia di Orosei) e i più innovatori (Lanusei, Cagliari), come nel caso di Lucem latino, che è il centrale "lughe", rispetto a luche, luhe, lu°e, luge, lugi, luxi in altri dialetti; b) i più di trecento dialetti sardi, più vicini a chi parla, hanno funzioni più locali e interpersonali, per cui è utile poter trascrivere tutti i fonemi, es.: th, ã, x, h, ecc. In poche parole, tra il modello scritto Lsc e le varietà dialettali del sardo c'è un rapporto di complementarietà non di esclusività. Quanto alla presunta distanza dal latino, chiamata in causa da qualcuno contro la Lsc, è chiaro che l'essere vicini o meno al latino non è un valore in sé, e che il confronto con la matrice comune latina serve semmai a valutare il grado di mediazione raggiunto. Ma, allora, a che serve la interminabile diatriba sul "come" scrivere in sardo, anziché occuparsi "di" scrivere in sardo? A me pare un'operazione di sfinimento, per dimostrare che coloro che si occupano di sardo sono in perenne bisticcio e che dunque non si concluderà mai nulla. Il solito "non fare e non lasciar fare".
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 20 - Ed_Cagliari
Anfiteatro, un monumento fragile
 
CAGLIARI Pericolo scampato all'Anfiteatro. Lunedì pomeriggio le fiamme- nella giornata più difficile sul fronte incendi in centro da qualche anno a questa parte- hanno toccato non solo Monte Urpinu, ma anche l'antico monumento romano. Il pronto intervento dei Vigili del fuoco- sopra via Raffa Garzia e in viale Fra Ignazio- ha evitato il peggio. Ma le preoccupazioni rimangono. Ieri l'assessore comunale all'ambiente e al verde pubblico Paolo Frau ha effettuato una passeggiata-sopralluogo intorno al recinto dell'arena. Danni non ce ne sono, a una prima occhiata. Ma l'allarme è scattato: le sterpaglie possono facilitare il lavoro di chi vuole fare male al pezzo forse più importante della storia della città. Tutto questo mentre proseguono i lavori per "liberare" il monumento dalla "legnaia". Il via libera, su proposta dell'assessore ai Lavori Pubblici Luisa Anna Marras, al primo progetto definitivo per lo smontaggio degli allestimenti dell'Anfiteatro era stato dato a febbraio. C'era anche un finanziamento di 320mila euro: operazione partita con i pareri favorevoli della Soprintendenza per i beni architettonici, paesaggistici, storici e artistici per le province di Oristano e Cagliari e della Soprintendenza per i beni archeologici di Cagliari. Due fasi, una più leggera con la pulizia del sito. E l'altra più pesante con il vero e proprio smontaggio delle strutture in legno. Tempi? Difficile prevedere la conclusione dei lavori. Ma l'obiettivo è chiaro: sarà più monumento che arena spettacoli. Anche se ci sarà spazio per concerti e show, magari con una capienza ridotta e una diversa sistemazione del palco.(st.am.)
 
LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 21 - Ed_Cagliari
MARACALAGONIS
Concluso lo studio del Cnr sulla religiosità del paese
 
MARACALAGONIS L’istituto di storia dell’Europa mediterranea del cnr di Cagliari ha portato a termine il progetto di ricerca, raccolta e riordino di fonti (documentarie, fotografiche, orali) sul tema della religiosità a Maracalagonis, cofinanziato dalla provincia di Cagliari, con i fondi della legge regionale sulla lingua e la cultura della Sardegna, e dal comune. Il progetto, svolto con la collaborazione della parrocchia Vergine degli Angeli e delle “obrerias”, ha impegnato per circa cinque mesi un’equipe di studiosi di storia, di storia dell’arte e di storia etno.antropologica. «I materiali raccolti – spiega Simonetta Sitzia, dell’università di Cagliari, ideatrice e curatrice del progetto – hanno consentito di aggiornare le conoscenze sinora possedute sulla storia delle chiese urbane della Vergine degli Angeli, della Vergine d’Itria, di Santa Lucia e delle due chiese rurali di San Basilio, e San Gregorio. Le fonti archivistiche hanno in particolare fornito numerosi dati sulle chiese ormai scomparse di San Giorgio, San Tommaso, Santo Stefano, San Lussorio e San Bartolomeo, oltre a notizie di carattere toponomastico, utili a inquadrare l’insediamento di età medievale e moderno entro cui si colloca la storia degli edifici”. La ricerca etno antropologica si è articolata in due fasi: interviste a persone anziane del paese e riprese dei momenti più significativi delle feste religiose». Jacopo Bulla

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