Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
30 December 2011
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
Dal ministero 254 mila euro per Cagliari, che scala la classifica delle università virtuose
Ateneo, in arrivo 60 nuovi associati
Sono in arrivo circa 60 nuovi professori associati all’Università. Il passaggio di grado per molti ricercatori sarà dovuto, in buona misura, all’assegnazione delle risorse ministeriali del Piano straordinario 2011 per la chiamata dei docenti di “seconda fascia”. A Cagliari spettano 253.759 euro, che secondo il rettore Giovanni Melis serviranno a «far diventare professori associati circa 50 ricercatori». Ma a questi fondi vanno aggiunti quelli dell’ateneo, che consentiranno «di immettere in organico altri 10 posti».
IL PIANO STRAORDINARIO Il ministero dell’Università ha messo a disposizione circa 13 milioni di euro, da ripartire fra tutti gli atenei “virtuosi”, quelli che rispettano i vincoli di bilancio. A Cagliari spetta l’1,98% del totale, con un’attribuzione di 12 punti organico, l’unità di misura che equivale al costo medio annuale di un professore ordinario. Un associato vale lo 0,7 di un docente di prima fascia, dunque secondo i calcoli del ministero ci sarebbero 17 nuovi docenti. Alla cifra indicata dal rettore, 50, si arriva aggiungendo i fondi che l’ateneo ora stanzia per i ricercatori che verranno “liberati” con il passaggio di grado di molti di loro.
LA PROCEDURA DI ASSUNZIONE Adesso spetta ai singoli dipartimenti inviare al rettorato le richieste dei nuovi associati da inserire nella pianta organica. Solo in seguito, ma entro il 2012, il rettore emanerà il bando di concorso con i posti disponibili per ogni area scientifica. Dunque crescerebbe il corpo docente che oggi è composto da 224 professori ordinari, 294 associati e 490 ricercatori. Inoltre, ci sono i professori e ricercatori a tempo determinato, 18, che fanno salire il totale a 1.026. Una composizione che però presto potrebbe trasformarsi.
«Un’opportunità fondamentale», commenta il ministro Francesco Profumo, «per mettere alla prova le nuove modalità di reclutamento previste dalla legge 240/2010 (la riforma Gelmini, ndr ) consentendo di riconoscere i meriti scientifici acquisiti dai ricercatori e incentivare la mobilità nazionale e internazionale». Infatti ai bandi, essendo pubblici, possono partecipare i ricercatori di tutte le università italiane e anche gli stranieri.
IL SALTO IN GRADUATORIA La notizia positiva non è solo l’arrivo dei fondi da Roma ma soprattutto la scalata di Cagliari nella classifica della premialità del Ministero. Infatti l’ateneo cittadino in un anno è passato dal 21° al 17° posto, avanzando dunque di quattro posizioni rispetto all’ultima valutazione effettuata. Quindi si consolida un trend positivo, visto che due anni fa si era fermata al 24°. Numeri che fanno diventare raggiante il rettore: «La posizione raggiunta fa ben sperare anche per il futuro». Che si prospetta sicuramente più ricco. Infatti, a partire dal 2012, la quota per i concorsi da associato «si consoliderà in un importo pari a 78 milioni di euro annui», afferma il ministero.
LA SODDISFAZIONE «L’ateneo vede riconosciuti i suoi sforzi per restare tra gli atenei virtuosi», commenta ancora Giovanni Melis. «Il miglioramento raggiunto consente di ottenere risorse aggiuntive da destinare ai concorsi per associato». Parole che in tanti aspettavano ascoltare.
Mario Gottardi
 

2 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
LA MIA CITTÀ. Alla vigilia degli 80 anni Mistretta si racconta senza nostalgia
«Ora dico ciò che mi pare»
L’ex rettore: per Cagliari servono scelte di qualità
Nostalgia della poltrona da rettore?
«Per niente. Finalmente ho più tempo per scrivere, studiare e leggere. E pensare a come contribuire a migliorare Cagliari».
Non è più semplice farlo occupando uno scranno politico?
«Non conta la poltrona che occupi, ma la tua credibilità, la tua onestà e l’esperienza che hai maturato negli anni».
Pasquale Mistretta taglierà a settembre il traguardo degli 80 anni, ben 18 li ha trascorsi alla guida dell’Università di Cagliari. Si definisce «professore emerito, almeno così dicono» perché il termine pensionato non gli piace. Il suo rapporto con l’Ateneo non si è interrotto, i suoi studi ora sono concentrati sul quartiere Marina, «cerniera urbanistica della città».
Un aggettivo per Cagliari?
«Diversa. Rispetto agli anni ’50-’60 è cambiata profondamente. Non solo per effetto dell’espansione urbanistica. È variata anche nei suoi abitanti. I cagliaritani veri, i de nosusu , si sono spostati. Ma sentono ancora forte il loro attaccamento alla città e alle sue tradizioni. La processione del venerdì Santo, da Villanova alla Cattedrale, è uno dei momenti più sentiti».
I suoi rapporti da rettore con sindaci e presidenti di Regione?
«Non ho mai criticato le altre istituzioni. Ho sostenuto Emilio Floris su molti punti e, ci crederanno in pochi, ho condiviso alcune idee di Renato Soru. Grande collaborazione anche con i loro predecessori, come Mario Floris, Mauro Pili e Mariano Delogu. Oggi, non avendo più un ruolo istituzionale, posso dire quello che mi pare. A qualcuno non importerà. Ma c’è ancora chi mi ascolta».
È stato candidato sindaco. Perché?
«La politica dà risposte solo se ha soldi da spendere. Altrimenti preferisce non decidere nulla. Le scelte importanti vengono rimandate. Ho pensato di candidarmi a sindaco perché volevo provare con mano se esistono davvero delle difficoltà insormontabili nell’amministrare una città come questa. Ho perso la competizione elettorale e non mi sono potuto dare una risposta».
Se fosse stato eletto cosa avrebbe fatto?
«Avrei realizzato delle opere pubbliche solo se davvero funzionali a qualcosa e non giusto per spendere quattrini. Avrei cercato le risposte a una semplice domanda: cosa vogliamo che sia la città? Bianca o di colore, cattolica o musulmana, per gli studenti o per gli anziani, per i poveri o per i ricchi? Inoltre avrei cercato di dare una regolamentazione urbanistica ed edilizia finalizzata a un’idea precisa di città e non caotica come avvenuto in tutti in questi anni»
Cosa augura a Cagliari per il 2012?
«Che finalmente vengano fatte scelte di qualità e di grande integrazione. Anche con l’hinterland. Se non si cambia registro e non si pianifica il futuro, la città rischia di non avere un futuro».
Matteo Vercelli
 
 
3 - L’Unione Sarda / Pagina 1 - Cagliari
Sprechi stop, risparmio: 22 milioni 
Zedda: «Non taglieremo i servizi ai cittadini». Traffico: è una priorità 
CAGLIARI. Il giovane sindaco Massimo Zedda nei pochi mesi del suo mandato ha risparmiato 22 milioni di euro con ritocchi ovunque sia stato possibile nella gestione del Comune, ma i tagli del Governo richiedono per il 2011 un risparmio di 31 milioni di euro e quindi bisogna trovarne altri 9 da tagliare «i tecnici sono già al lavoro - diceva ieri Zedda - ma vogliamo riuscirci senza toccare i servizi». Il sindaco ha rispettato la tradizione: alla fine dell’anno ha tirato le somme del lavoro fatto (piano per il litorale ecc.) e di quello che aspetta la giunta per il 2012 «al quale bisogna guardare con speranza, perché momenti anche più brutti di questo la Sardegna ne ha passati altri». Zedda ha promesso che il Comune farà la sua parte con una lotta permanente allo spreco («chiamiamole spese superflue», ha suggerito), «perché non è vero che la macchina pubblica non può essere efficiente e tenere a bada i conti». Il Ctm è un esempio: il bilancio è in regola, «contribuiremo a migliorare ancora tutto questo», diceva il sindaco. Numeri sui nuovi aggiustamenti che saranno necessari, Zedda non ha voluto darne: «Se lo avessi fatto nelle dichiarazioni programmatiche le avrei dovute riscrivere almeno 3 volte perché le manovre del Governo hanno richiesto per altrettante volte correzioni importanti rispetto a ciò che ci si aspettava, fra poco c’è la conferenza del presidente Monti e sapremo altro». L’Imu non viene salutata con commenti pro o contro: lo Stato ne tratterrà gran parte, «cercheremo di non incidere come tassazione giocando sulle aliquote».
 Dunque nel marzo 2012 il Comune avrà dismesso tutti gli immobili affittati («un grosso risparmio»), non ci sono risorse per costruire nuovi edifici, ma sarà premiante la scelta del Comune di «riqualificare» tutto quello che già c’è. Una buona carta da giocare è la collaborazione tra istituzioni, «il campus universitario ne è la dimostrazione - sottolineava Zedda - abbiamo dato a un’altra amministrazione la possibilità di costruire per i non cagliaritani cui si vuole dare servizi. Siamo disposti a ragionare con gli altri». E’ grazie a questo nuovo corso che Cagliari può considerare una priorità l’allungamento del tratto di metropolitana leggera da piazza Repubblica a piazza Matteotti: «L’ha chiesto il sindaco di Settimo - raccontava ieri Zedda - perché quella linea collega all’area vasta uno snodo come piazza Matteotti» dove, è noto, confluiscono ogni giorno 30 mila persone con l’auto e 12 mila pendolari con i pullman dell’Arst e da dove partono i bus per tutto il resto della città. Cagliari ha 156 mila abitanti ed eroga servizi per 350 mila, il 33 per cento dei bambini degli asili e delle scuole cagliaritane non sono di Cagliari, 200 mila veicoli ogni giorno entrano in città e cercano parcheggio: collaborare con tutti i comuni dell’area vasta è l’unica soluzione per decongestionare la città e quindi parlare seriamente di ambiente. Nel centro storico saranno installate le telecamere per liberare quelle strade dalle auto dei non residenti, si sta studiando una colorazione diversa per i posteggi dei residenti, per 2.800 posti auto a pagamento, ci sono migliaia di pass di residenti che non portano soldi al Comune. In via Piero della Francesca si farà una rotatoria e la strada verrà collegata con la 554, sul viale Marconi si installerà una rotatoria per l’accesso all’asse mediano. Per far rivivere il centro storico: il frazionamento degli immobili se in favore di parenti fino al terzo grado ora si può fare e deve essere rivista la destinazione d’uso in uffici non più rispondente alle necessità di un mercato in crisi. Le giovani coppie devono poter restare in città e in centro, il Comune lavorerà con gli incentivi e anche per le politiche di residenzialità è necessaria la condivisione da parte degli altri comuni. Il piano urbanistico deve essere adeguato al piano paesaggistico regionale: finora si è andati avanti con varianti e quindi nell’incertezza, che deve finire con il piano particolareggiato del centro storico. Nell’ex convento vicino al rettorato (fondi per 5 milioni di euro) si faranno residenze e servizi studenteschi. Infine, richiesto dai giornalisti sulla situazione del Teatro lirico, Zedda ha definito una «genialata» lo sciopero preventivo che ha fatto saltare lo spettacolo. Per il Sant’Elia: se non ci gioca il Cagliari è una cosa, se ci gioca la squadra della città è un’altra, certo «non posso demolire lo stadio, il giorno dopo verrei arrestato». (a.s)
 
 
4 - L’Unione Sarda / Provincia di Oristano (Pagina 23 - Edizione OR)
Mogoro
Borsa di ricerca sul centro storico
Il centro urbano di Mogoro diventa oggetto di studio per l’Università di Cagliari.
Il Consiglio comunale della cittadina della Marmilla nell’ultima seduta ha approvato lo schema di convenzione fra il Comune ed il dipartimento di architettura dell’Università di Cagliari per il laboratorio “Idee e progetti per il paese di Mogoro”.
L’amministrazione ha messo a disposizione 8 mila euro per due assegni di ricerca destinati a un corso di studi che sarà attivato nell’anno accademico in corso nello stesso dipartimento per lo studio dei caratteri costruttivi e distributivi degli edifici presenti a Mogoro, realtà urbana e territoriale importante nell’isola per il suo patrimonio archeologico ed architettonico ma anche per il suo sviluppo urbano, non senza elementi di crisi nella comunità locale. ( an. pin. )
 
 
5 - L’Unione Sarda / Sulcis Iglesiente (Pagina 27 - Edizione PC)
PROVINCIA. Bando riaperto dopo la pressante richiesta delle famiglie
Ritornano le borse di studio per aiutare i “figli della crisi”
I “figli della crisi” potranno ancora avere un contributo per continuare a studiare anche in questi mesi che la loro famiglia fa i salti mortali per tirare avanti.
LA DELIBERA Così ha deliberato la Giunta provinciale guidata da Tore Cherchi che, nei giorni scorsi, che ha deciso di riaprire ufficialmente i termini per il conferimento delle borse di studio: le potranno richiedere gli studenti figli di lavoratori espulsi o a rischio di espulsione dai processi produttivi. Non sarà la soluzione ai mali delle famiglie diventate loro malgrado “disagiate”, ma si tratta comunque di un forte aiuto. «Considerato che il Sulcis Iglesiente soffre una gravissima e perdurante crisi economica, con evidenti e immediate ricadute sulle famiglie - ha spiegato in una nota l’assessore provinciale alla Pubblica Istruzione, Alessandra Pintus - con una delibera di Giunta dell’agosto scorso avevamo provveduto a conferire borse di studio a favore degli studenti, figli dei lavoratori espulsi o a rischio d’espulsione dai processi produttivi». La risposta era stata massiccia e si era già arrivati alla pubblicazione delle graduatorie definitive. «Ma, ad oggi, nonostante tale procedimento risulti definitivamente concluso - ha aggiunto l’assessore Pintus - presso i nostri uffici continuano a pervenire da parte di numerose famiglie del territorio, che vivono un forte stato di disagio, richieste di nuova pubblicazione del bando».
NUOVO BANDO Le famiglie sono in ginocchio e nessun padre vorrebbe mai dire a suo figlio che i soldi per l’istruzione non ci sono più: «Accogliendo queste sollecitazioni, che denotano una forte emergenza economica e sociale, sono stati riaperti i termini per la presentazione di ulteriori istanze per l’attribuzione delle borse di studio». Potranno richiederle gli studenti iscritti presso gli Istituti superiori e chi frequenta le facoltà universitarie: nel primo caso la borsa sarà di 400 euro, nel secondo di 800 euro. Il requisito per rispondere al bando è quello di essere figlio di lavoratori disoccupati, in mobilità o in cassa integrazione, residenti ovviamente nel territorio della Provincia».
Le domande dovranno essere compilate a nome del genitore e correlate di tutti gli allegati richiesti: dovranno pervenire, in busta chiusa presso l’ufficio Protocollo della Provincia (in via Mazzini 39, 09013 Carbonia), entro le 12 del 10 febbraio 2012. (s. p.)
 


 
LA NUOVA SARDEGNA 
 
6 - La Nuova Sardegna / Pagina 20 - Sassari
Dai sindacati e dalla Camera di Commercio il grido d’allarme sul fronte lavoro 
«Formazione, unica risorsa» 
Ecco la ricetta per i giovani in cerca di occupazione 
ANTONIO MELONI 
Sassari. La metafora del coltellino svizzero rende un’idea solo parziale dei numerosi requisiti richiesti oggi ai giovani per entrare nel mondo del lavoro. La tanto celebrata flessibilità non basta più, servono anche versatilità e una capacità di adattamento non comuni. Tutto questo dopo avere acquisito titoli e specializzazioni. Dal convegno «Il lavoro, quando? Come?», promosso dalla Cisl e dall’Università, nella sala conferenze della Camera di commercio, arrivano segnali preoccupanti in sintonia con la crisi che da qualche anno sta mettendo in ginocchio un’intera generazione. Le certezze che solo trent’anni fa costituivano i capisaldi del mercato del lavoro sono venute meno nel breve volgere di poche stagioni «Perché l’economia - ha detto Gavino Carta, segretario territoriale della Cisl, aprendo i lavori del convegno - ha gradatamente guadagnato terreno a scapito di una politica che non interpreta più il comune sentire della gente». L’unica arma a disposizione dei giovani è la formazione, intesa non solo come istruzione, ma anche come capacità a saper sfruttare gli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia. Il presidente della Camera di commercio, Gavino Sini, lo ha ricordato ieri, ai tanti giovani presenti al convegno dedicato alle politiche del lavoro: «Andiamo verso un periodo di competitività in cui la tendenza sarà la riduzione delle tutele, l’unico rimedio efficace è la formazione e l’abilità a sapersi adattare alle trasformazioni». Trasformazioni profonde, che investono anche l’Università, come ha rimarcato il rettore Attilio Mastino: «E’ quanto mai opportuno che gli atenei ripensino il modello di offerta formativa, in modo che sia più direttamente collegato al territorio e al mondo del lavoro, tenuto conto del fatto che siamo sempre più europei». In questo contesto il legame col sindacato gioca un ruolo determinante per superare le tante difficoltà che nei prossimi anni le istituzioni scolastiche e l’università saranno chiamate ad affrontare. Da qui la necessità che lo stato investa di più nei settori della formazione e della ricerca, veri motori capaci, nel medio e lungo periodo, di far ripartire la crescita e lo sviluppo. Da angoli visuali diversi, è toccato ad Alberto Valenti, ricercatore di diritto del lavoro all’Università, e Paola Ignazia Porcu, psicologa e psicoterapeuta, stimolare il dibattito che si è sviluppato nel corso della mattinata. La dottoressa Porcu, in particolare, ha descritto nel dettaglio i segni della sindrome del precario, una vera crisi che porta a una lenta e graduale perdita d’identità nel vano tentativo di inseguire il miraggio della stabilità. Una ventata di ottimismo è arrivata con l’intervento di Elisa Mocci, giovane imprenditrice, appena ventiquattrenne, che ha avviato con successo una società che opera nell’organizzazione di eventi. Partita in sordina solo quattro anni fa, con un sito Internet che pubblicizzava la sua attività, oggi, con una decina di collaboratori, sta per costituire una società a responsabilità limitata. A chi le chiede come abbia fatto, la giovane manager risponde senza esitazione «Credendoci e lavorando sodo». Il convegno, moderato da Francesco Soddu, ordinario di storia delle istituzioni politiche all’Università, patrocinato da Camera di Commercio e Fondazione Banco di Sardegna, concludeva il corso di formazione universitaria «Scienze del lavoro e sviluppo territoriale», rivolto a 25 giovani, ai quali a fine mattinata è stato consegnato l’attestato. La chiusura dei lavori è stata affidata a Giovanni Matta della segreteria regionale Cisl.
 
 
7 - La Nuova Sardegna / Pagina 16 - Attualità
Rischio povertà per uno su quattro 
Si fa fatica ad arrivare a fine mese, redditi più bassi al Sud e nelle isole 
Dagli arretrati con le bollette a chi non paga le rate del mutuo o non può riscaldare l’abitazione 
ROMA. La buona notizia è che le difficoltà economiche delle famiglie italiane non presentano grandi variazioni tra il 2009 e il 2010. Quella brutta è che quasi un quarto degli italiani era ed è a rischio di povertà o di esclusione sociale. Il quadro lo ha delineato l’Istat nel report Reddito e condizioni di vita» relativo all’anno 2010.
 Rischio povertà. L’indicatore del rischio di povertà o esclusione sociale è, nel 2010, pari al 24,5%, un livello analogo a quello dell’anno precedente. In particolare, nel biennio 2009-2010 risultano sostanzialmente stabili in Italia sia il rischio di povertà sia quello di grave deprivazione materiale, mentre è aumentata dall’8,8% al 10,2% la quota di persone che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro, dove cioè le persone di 18-59 anni lavorano meno di un quinto del tempo. Per gli indicatori di deprivazione materiale l’unica differenza di qualche rilievo riguarda la difficoltà incontrata nel riscaldare adeguatamente l’abitazione, che cresce nel Mezzogiorno.
 A fatica a fine mese. La percentuale delle famiglie che nel 2010 ha dichiarato di arrivare con molta difficoltà alla fine del mese è del 16%, nel 2009 era stata del 15,3%. L’8.9% si è trovato in arretrato con il pagamento delle bollette; l’11,2% con l’affitto o il mutuo; l’11,5% non ha potuto riscaldare adeguatamente l’abitazione. La tipologia familiare meno esposta ai disagi è quella delle coppie senza figli; le situazioni di maggiore vulnerabilità sono quelle delle coppie con almeno tre figli, quelle in cui è presente un solo genitore e quelle in cui vivono anziani soli. Il 31,3% delle famiglie con tre o più minori si è trovato almeno in una occasione, nel 2010, senza soldi per comprare vestiti necessari, il 18,1% ha avuto problemi a pagare le spese mediche e il 6,3% quelle alimentari.
 Redditi più bassi al Sud. La metà delle famiglie italiane ha percepito nel 2009 circa 2.050 euro netti al mese. Tenuto conto dell’inflazione, il reddito medio è rimasto praticamente invariato rispetto all’anno precedente; nel 2008 l’indagine aveva registrato una riduzione dell’1,8 del reddito netto familiare medio. Ma è profondo il divario territoriale: il reddito medio delle famiglie che vivono al sud e nelle isole è inferiore di circa un quarto (75,9%) rispetto a quello delle famiglie residenti al nord. Il 12,9% delle famiglie che abitano nel Mezzogiorno è gravemente deprivato, valore più che doppio rispetto al centro e più che triplo rispetto al nord. Il reddito familiare è tanto maggiore quanto più è alto il livello di istruzione del principale percettore: quando si tratta di un laureato, il reddito medio della famiglia risulta più che doppio rispetto al caso in cui il percettore ha la licenza elementare o nessun titolo di studio. Le famiglie in cui il principale percettore è donna hanno un reddito mediano inferiore di circa un terzo rispetto alle altre.
 Diseguaglianza. Per valutare la disuguaglianza sociale tra le fasce di reddito, le famiglie vengono divise in cinque categorie: il quinto più povero percepisce l’8,2% del reddito totale, mentre il quinto più ricco ha il 37,2% del totale. Anche qui sivede lo svantaggio del Mezzogiorno: il 36% delle famiglie residenti al Sud e nelle Isole appartiene al quinto con i redditi più bassi, mentre una famiglia su quattro del Nord e del Centro fa parte del quinto più ricco. La disuguaglianza media è comunque poco più alta di quella europea.
  

QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa CRUI
Link: rassegna stampa MIUR

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