Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
21 November 2011

 

 

RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA

L’UNIONE SARDA 
1 – L’Unione Sarda
Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
Master & back, oggi sit-in
 
«La Regione raddoppierà i fondi esigui a disposizione per i percorsi di rientro del Master & back». Lo disse il presidente della Regione Ugo Cappellacci lo scorso 23 giugno. Oggi i giovani candidati ai “percorsi” manifesteranno dalle 9 alle 13 sotto il palazzo della Regione. Chiederanno che Cappellacci e le altre istituzioni regionali vadano oltre la promessa di raddoppiare i fondi destinati al programma, deliberando il finanziamento di tutte le domande idonee all’attivazione di un percorso di rientro.
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 11 - Edizione CA)
Magistero
Opera lirica, incontro musicale
 
Domani, alle 9, si terrà, nella Facoltà di Magistero, una conferenza-concerto sull’opera lirica tenuto dalla professoressa Mariella Longu (che è ex docente di Storia della musica al Conservatorio di Cagliari) con gli interventi musicali degli allievi del corso.
Martedì, alle 21, al teatro Nanny Loy (che fa capo all’Ersu) si terrà il concerto finale degli allievi del Master Class, tenuto dal maestro Aldo Tarchetti (docente di direzione orchestrale presso il Conservatorio di Cagliari) e dal cantante lirico Gianluca Belfiori un master class di perfezionamento per cantanti lirici nella Facoltà di Magistero patrocinato dal’Ente dello studio universitario. Il corso si occupa dello studio dell’opera musicale da Claudio Monteverdi a Giacomo Puccini.
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 12 - Edizione CA)
Lavoro
Progetto per giovani, contributo da 400 euro
 
Scadono mercoledì 30 novembre le domande per la selezione di giovani disoccupati impegnati in progetti di utilità e rilievo sociale. L’intervento prevede l’erogazione di un contributo di 400 euro ed è rivolto all’«accrescimento delle competenze» dei giovani diplomati e laureati attraverso la loro partecipazione a progetti (presentati da organizzazioni senza scopo di lucro) sulla tutela del patrimonio ambientale, artistico e culturale. È incluso l’ambito di promozione e aggregazione sociale. Possono richiedere i contributi i giovani tra i 18 e i 32 anni, residenti in Sardegna, emigrati o figli di emigrati. La candidatura dovrà essere inviata on line sul sito www.sardegnalavoro.it e poi inoltrata a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno all’assessorato del Lavoro in via XXVIII Febbraio, 1 09131 Cagliari. Per più informazioni si può contattare l’ufficio relazioni col pubblico allo 070.6067038. per ricevere assistenza sui servizi on line è disponibile il Servizio Help Desk al numero 070.513922, attivo dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 14 e dalle 15 alle 18. (al. co.)
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Ultime della notte (Pagina 10 - Edizione CA)
Scienza
Inventato il materiale più leggero del mondo
 
ROMA È un microlattice metallico ultralight, cento volte più leggero del polistirolo, ed è costituito per il 99 per cento di aria. Secondo quanto si apprende dalla rivista Science , è il nuovo materiale più leggero del mondo.
A guidare la squadra di esperti dell’Università della California che ha inventare la lega di nichel-fosforo formata da una serie di tubi cavi è stato uno scienziato italiano, il triestino Lorenzo Valdevit.
«I materiali diventano più forti quando la scala è ridotta a livello nanometrico - ha dichiarato Valdevit in un comunicato stampa - Combinate questo aspetto con la possibilità di adattamento del microlattice e si dispone di un metallo unico».
«Il nuovo materiale è abbastanza forte da riuscire a riprendersi dopo essere stato compresso del 50%, ma abbastanza leggero per poter stare sopra una piuma senza schiacciarla», hanno detto dall’istituto di Irvine.
Secondo gli esperti le proprietà del metallo, che è stato sviluppato per ’Defense advanced Research Project Agency del Pentagono, lo rendono ideale per esempio per applicazioni inerenti all’industria aerospaziale, oppure per l’assorbimento degli urti e l’insonorizzazione. Un ventaglio di possibilità che, al momento, appare ancora tutto da esplorare.
 

LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 8 - Sardegna
La straordinaria esperienza guidata a San Sebastiano dalla sociologa Cecilia Sechi
Cartoline dall’inferno del carcere sostituite da foto della vecchia Sassari
Sedici detenute impegnate per mesi a catalogare immagini del passato hanno ritrovato brandelli di speranza
 
Sassari, ore 15 di mercoledì 16 novembre. Una ragazza dolcissima, forse nigeriana, treccine nere, occhi ardenti e supplici, portavoce delle detenute nel braccio femminile del carcere di San Sebastiano. Dice: «Abbiamo sete di libertà, di libertà».
 Sorride e ripete tante volte: Freedom, Freedom. Invocano libertà Ioy e Rosemary, Anne che è polacca, Mbiya ed Helen, Antonella e Luciana. Non sono giovanissime. La maggior parte - le recluse sono 16, 8 le straniere - deve scontare lunghe pene. Da alcuni mesi «viviamo meglio perché i cittadini di Sassari si sono accorti di noi. E li ringraziamo perché si sono privati di cose care. Ci hanno permesso di non vivere solo in cella, ma di stare insieme, di fare gruppo, di lavorare in biblioteca, di conoscere, di apprendere un metodo nel catalogare fotografie». Migliaia di immagini in bianco e nero, ingiallite e color seppia dall’anno di fondazione del penitenziario (1871) fino al 1971. «Noi ricambieremo con un libro che speriamo esca a Natale». Titolo: «San Sebastiano saluta Sassari, Sassari saluta san Sebastiano». Aspettando che questo carcere - tra i più disumani d’Italia soprattutto nell’infernale braccio maschile - chiuda presto i battenti per trasferirsi alla periferia della città.
 Tanta luce e un grande tavolo. Dizionari di italiano e inglese. Dalle finestre si vedono muri in malora, cadenti, umidi. La foto più vecchia forse è quella che ritrae «Grazietta Ledda levatrice col marito Giovanni Gregorio». Scattata dallo studio Armando Lori. È impressionante notare una somiglianza totale con Grazia Deledda e il marito Palmiro Madesani. La donna con lo stesso viso e la stessa pettinatura del premio Nobel. Il marito vestito come un nobiluomo fin de siècle. Un’altra immagine è del 1899, è piazza d’Italia nel giorno dell’inaugurazione del monumento a Vittorio Emanuele II alla presenza di Umberto I e Margherita di Savoia. Trovate l’ex caffè Andry detto «La gabbia dei matti» per via di una sorta di dehors allestito sulla strada. Ecco i dipendenti delle Poste, anno 1913, la chiesa di Santa Maria di Betlem con donne attorno alla fontana allora in uso e tante brocche e bagneruole, fiaschi e bidoni. Un’antica processione, non si sa di quale anno, chierichetti con tonaca bianca, carabinieri con giubbe e bandoliere, il prete tutto nero con cingolo, manipola e stola incrociata sul petto. Rivedete la stazione ferroviaria, Benito Mussolini alla finestra del palazzo della Provincia, un raduno di pie donne con l’arcivescovo Arcangelo Mazzotti, una famiglia che fa picnic in campagna, San Pietro in Silki, l’arrotino Giovanni Franzoni. Quest’ultima foto l’ha inviata Luciana Repetto. La detenuta che l’ha esaminata ha scritto a fianco: «Una generazione fenomenale». Caterina Micillo Loriga ha spedito il ricordo stampato dell’inaugurazione del servizio tranviario cittadino nel 1952. Una detenuta sarda ha scritto: «Ai tempi passati su ogni cosa il monsignore dava la sua benedizione. Anche oggi è ancora così». Il rettore dell’università, Attilio Mastino, invia la foto della famiglia del capostazione di Sassari Umberto Scampuddu. La detenuta Iolanta Anna Petuyl ha testualmente commentato, come una poetessa: «Ogni giorno per lavoro andato, ogni giorno dal lavoro ritornato, con tanta gente si vede, con tante storie si tocca, vede lacrime, separazioni, ritorni. Tutto con treno arrivare e tutto con treno andare. Ogni vagone con un occhio vede mille storie, gente diversi, solo stazione in Sassari è uguale, come famiglia e casa, senza cambi».
 Tante foto, si diceva. Mandate da quasi un centinaio di abitanti di Sassari. E qui catalogate con un numero progressivo, il nome del proprietario della foto, la descrizione della stessa, il commento e il nome della «critica d’arte» che l’ha selezionata. Le detenute hanno già trascorso dieci ore in questa biblioteca con libri di Stephen King e John Grisham, Giovannino Guareschi (“Noi del boscaccio”) e Piero Marras (“L’artista e il cinghiale”). Di Danilo Scanu c’è il libro “Come rinascere”. Sì. In carcere si rinasce creando gruppo sociale, cancellando il monologo col dialogo, la solitudine in incontro, ripensando soprattutto «al concetto di pena che non può restare quello dell’Ottocento». Un progetto dell’associazione Festinalente, nata a gennaio dello scorso anno col giornalista Roberto Paracchini, la documentarista Marilisa Piga, lo chef di Thiesi Giovanni Fancello. E altri volontari. Regista una delle donne sarde più sensibili e positive nel sociale. Si chiama Cecilia Sechi, sassarese, 52 anni, ex assessore (non ricandidata per scelta, “il ricambio è il sale delle istituzioni”) del Comune di Sassari. «Eravamo abituate al carcere di via Roma, volevamo lasciare un segno. E creare un feeling tra città e penitenziario. La risposta è stata esaltante». È stata lei - con pochi altri esempi in Italia tra Bologna, Firenze e Piacenza - a essere designata dal consiglio comunale come «garante delle persone private della libertà personale». Scelta opportuna, civile, con l’incarico alla persona giusta con le competenze giuste. La società - tormentata e sgomenta, quella delle scuole e degli asili - Cecilia Sechi l’ha studiata con metodo. Prima la laurea in Scienze sociali a Parma col massimo dei voti, poi Pedagogia a Sassari con una tesi sull’inserimento sociale e scolastico dei minori stranieri in Sardegna. Legge Thomas Mann, va «quando è possibile» al cinema, «attrice preferita Kate Winslet», ama la ginnastica artistica. Primi lavori nei Comuni di Nughedu San Nicolò, Portotorres, Ittireddu. Rileva il periodico Aree (Associazione regionale dell’età evolutiva). Insegna al corso di laurea del servizio sociale. Costante il desiderio di crescere. Adesso frequenta il dottorato sulla Governance e i sistemi complessi promosso dal Centro studi urbani diretto a Scienze politiche dalla sociologa Antonietta Mazzette. «Dopo quella nomina da parte del Comune dovevo fare qualcosa, in attesa che il carcere venga trasferito in ambienti meno incivili e umilianti. Ma è evidente che ogni carcere, così come è ancora concepito, è una sconfitta per tutta la società. Ripeto e insisto: ci dobbiamo interrogare tutti sul concetto di pena».
 Al braccio femminile di San Sebastiano si entra in compagnia di Cecilia Sechi. L’okay è giunto dal ministero di Giustizia. La responsabile dell’area educativa Maria Paola Soru, oristanese, è con le altre educatrici: Tiziana Renzi romana (“qui da 27 anni”), le sassaresi Simona Ibba e Manuela Serra. Tutte a contatto con le detenute. I loro nomi sono sulla lavagnetta della segreteria. Il nido è nella cella 9. Ornella Vanoni cantava che alle Mantellate, a Roma, «Cristo nun ce sta dentro a ’ste mura». Qui ci sono le statuine del Sacro Cuore, di padre Manzella, Padre Pio, una Madonna biancoceleste. Una parete è illuminata dal sole, spicca un mega-orologio dell’AutoMeilogu di Thiesi. Le agenti di custodia sono gentili. Due nordafricane hanno impreziosito l’ambiente. Sullo spioncino del portone d’ingresso c’è un telo multicolor con il lilla delle violaciocche e il giallo delle mimose. Arrivano le detenute. Dalle buste escono le ultime foto arrivate e pronte da catalogare. Ci sono i nomi dei proprietari: Bruno Erre, Anna Maria Tamponi, Franca Toninelli, Angelo Sanna da Cagliari, Francesca Ogana, Nietta Nieddu, Rosalba Pazzola, Caterina Loriga, Gianfranco Ganau con la prima Cavalcata del 1949, tante foto di Iva Passino, Domenico Siddi, Peppino Faverol. «Le famiglie di Sassari sono entrate in carcere e le detenute sono entrate nelle case dei sassaresi. È stato uno scambio che ha fatto passare ore felici a chi sta scontando una pena». E una promessa della Sechi: «La maggior parte delle foto verranno raccolte in un libro. È il dono delle detenute alla città che le ha ospitate: in un carcere che certo non può più stare al centro della città col quale ha vissuto in simbiosi per più di un secolo». Foto e anche pensieri sul carcere. Li hanno inviati gli ospiti di Casa Serena. Caterina Mura ha fatto per dieci anni l’agente di custodia «tra prostitute, tossicodipendenti, ladre, assassine e...madri. Ciò che più mi ha commossa è stata la presenza dei bambini. Vorrei avere più potere per poterle ascoltare». Francesco Mura: «Lavoravo a Perdasdefogu nella base militare, conobbi pastori di Orgosolo che portavano in caserma il gregge. Tra essi incontrai i fratelli Mesina e presi confidenza con Grazianeddu. Saltava come una lepre. Era riuscito a saltare con Atienza un muro alto e bianco cercando la libertà nei suoi monti». Grazia Puddu: «San Sebastiano è un luogo di pena, ma anche di desideri. Proprio lì i sogni e i desideri riempiono le stanze, le celle e si rincorrono liberi, senza paura di essere incarcerati».
 Ore 17. Suona una campana, sono passate due ore catalogando fotografie dell’Amarcord per immagini di Sassari. Le detenute devono tornare in cella. I visi sono meno sorridenti. Gli occhi ancora supplici. Con la ragazza dolcissima, forse nigeriana, che ripete: “Freedom, Freedom, Freedom».
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 22 - Cultura e Spettacoli
I ricordi di famiglia diventano storia collettiva
Dai filmini in super 8 al digitale: a Nuoro il progetto della Regione
La Cineteca Sarda ha già raccolto centinaia di pellicole
 
 NUORO. Domani alle 18.30, all’auditorium della Biblioteca Satta, sarà presentato il progetto «La tua memoria è la nostra storia», promosso dall’assessorato alla Cultura della Regione e dalla Società Umanitaria della Sardegna con l’obiettivo di costruire un archivio della memoria dei sardi, attraverso il recupero, la conservazione e la valorizzazione di quei filmati realizzati fino al 1985 su pellicole di ogni formato per documentare episodi di vita familiare o sociale. A questi si aggiungono i film amatoriali realizzati da associazioni culturali, politiche, sindacali. Sono partner del progetto la maggior parte dei sistemi bibliotecari della Sardegna che svolgono anche ruolo di centri di raccolta, compreso il Consorzio “S. Satta” di Nuoro e la Fasi, la Federazione delle associazioni dei sardi in Italia e nel mondo. Il progetto, partito il 3 giugno 2011, ha raccolto in questi mesi 2500 filmati. Il lavoro di digitalizzazione ha proceduto fino ad oggi alla digitalizzazione di 700 filmati. All’appuntamento saranno consegnati ai proprietari dell’area nuorese i dvd con le digitalizzazioni di 121 filmati ricevuti dalla cinetexa nelle varie sedi di accoglienza (le immagini sono accompagnate da musiche originali di Arnaldo Pontis). Chi vorrà potrà portare i propri film di famiglia che gli verranno restituiti digitalizzati nei mesi prossimi. Sarà infine proiettata una selezione di materiali digitalizzati negli ultimi mesi.
 Alla serata partecipano l’assessore alla cultura Sergio Milia, il direttore della Cineteca Sarda di Cagliari, Antonello Zanda, il docente di antropologia dell’Università di Cagliari Felice Tiragallo e il critico cinematografico della Nuova Sardegna, Gianni Olla. Coordina l’incontro il direttore della Biblioteca Satta Tonino Cugusi. La serata si conclude con la proiezione del film «Un posto in questa galassia» del regista italosloveno Alvaro Petricig, che sarà presente all’appuntamento.
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 21 - Cultura e Spettacoli
Aritmetiche meraviglie
Una lectio magistralis di Piergiorgio Odifreddi ha chiuso a Cagliari il Festival della scienza
DANIELA PABA
 
Nella sala consiliare di Palazzo Regio, lo scorso sabato sera a Cagliari, non ci stava proprio più nessuno e la gran parte del pubblico accorso a sentire Piergiorgio Odifreddi, il matematico impertinente, star della divulgazione scientifica, è rimasta due ore pigiata sul fondo, trattenendo il respiro per non perdere nemmeno un passaggio di racconti e visioni sulla storia della geometria. Con la lectio magistralis di Odifreddi si è chiuso il quarto FestivalScienza, che per una settimana ha animato l’Exmà. A pochi giorni dall’uscita di «Una via di fuga» (Mondadori, 288 pagine, 20 euro) dedicato all’aritmetica, Piergiorgio Odifreddi ha illustrato il suo progetto editoriale - raccontare la storia della matematica attraverso le sue branche fondamentali geometria, aritmetica, algebra e analisi - a partire dal libro uscito lo scorso anno, «C’è spazio per tutti», perché, come ha detto, «a fare il polemista e intervenire sul Papa ci si stufa». «C’è spazio per tutti» - ha spiegato il matematico piemontese - racconta la storia della geometria in modo poetico, non per aggiungere nuove dimostrazioni, ma perché già gli antichi si erano interessati degli apriori kantiani, Spazio e Tempo, disegnando figure geometriche e misurando il tempo interiore a partire dai sessanta battiti del cuore che scandiscono ogni minuto della vita. Studio di Numeri, Figure e Forme attraverso le quali si possono leggere l’Arte e la Natura in una percezione di continuità intima tra antichi e moderni. I Babilonesi sanno risolvere 2000 anni prima dell’anno 0 le equazioni di secondo grado, l’approssimazione dei numeri irrazionali risale ad Archimede, senza contare che la geometria è più facile perché è visiva e si capisce.
 La matematica illustrata come un libro d’arte: l’idea non è nuova, ma solo in tempi recenti si è deciso di proporla a tutti, non solo a quanti frequentano studi universitari di settore. Risale al Medioevo un’idea che Galileo esprime nel Saggiatore - mentre con improperi a sproposito si scagliava contro il gesuita Orazio Grassi sull’esistenza delle comete - quando invita a leggere la Natura come un grande libro di segni fatto di triangoli, cerchi, quadrati.
 La storia della geometria di Odifreddi sceglie tre figure simbolo, presenti nel dipinto di Raffaello La scuola di Atene, «prigioniera delle stanze Vaticane, finché non sarà liberato e non certo da questo governo Monti, anzi». Pitagora ritratto da Raffaello circondato dai seguaci delle varie epoche con il tetraktis, la tavola dei primi quattro numeri naturali spiegati con il triangolo rettangolo di base quattro. Filosofi-fisici raccontati dalla tradizione come profeti, cui una comunità scientifica matura ha riconosciuto i saperi, fuor di leggenda, salto che altri in ambiti di fede non hanno fatto.
 Il sapere secolare col suo corredo di tradizione leggendaria, senso magico delle proprietà di numeri e forme si dispiega sotto gli occhi del pubblico, dalla tradizione greca a quella zen, passando per Delaunay, Malevic, le architetture del Duomo di Milano e le volte a vela dei nostri moderni aeroporti. Archimede calcola l’area del cerchio e chiarisce il rapporto costante tra superfici e volumi, tra il cono, la sfera e il cilindro. Perfezione della sfera che si ritrova nella cupola di santa Sofia, a Istanbul, nei templi indiani, nel sistema solare ma anche nel pallone di calcio, «l’invenzione più grande» perché tra i solidi archimedei quella sfera composta di 12 pentagoni regolari, e 20 esagoni con 60 vertici si ritrova in natura nella composizione molecolare del carbonio 60. Esagoni di carbonio, che stanno alla base delle nanotecnologie della nostra modernità.
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 16 - Cronaca
UNIVERSITÀ
Una tavola rotonda sull’accesso al credito
 
OLBIA. Accesso al credito e strumenti finanziari a sostegno dell imprese sono l’argomento della tavola rotonda in programma oggi, dalle 9, nell’aula magna del Polo universitario, all’aeroporto. Il convegno è promosso da Università, Associazione degli industriali, Ordine dei commercialisti di Olbia Tempio, Sardafidi, Sviluppo Sardegna e Deir. Intervengono il presidente regionale di Confindustria Massimo Putzu, il preside della Facoltà di Economia Francesco Morandi, il presidente dei commercialisti Franco Molinu e l’economista Alessandro Trudda.
 
LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Sardegna
Nell’isola 522 geologi per preservare l’ambiente
Il presidente dell’Ordine: «Siamo pochi ma è la professione del futuro»
MARIO GIRAU
 
 CAGLIARI.Almeno per vocazione i 552 geologi iscritti all’Ordine regionale si sentono “sentinelle” della terra e dell’ambiente. Ma per vivere si devono accontentare di lavorare soprattutto nel settore delle costruzioni e dell’infrastrutturazione. È il paradosso di una professione apparentemente condannata al ruolo di ancella dell’edilizia pubblica e privata, in realtà proiettata verso il futuro.
 «Quando decollerà una politica di lungo respiro su energie alternative, bonifiche ambientali ed emergenza rifiuti - dice il presidente regionale dei geologi, Davide Boneddu - si apriranno rilevanti prospettive per la nostra attività». Particolarmente interessanti per una categoria che conta soltanto 316 liberi professionisti a tempo pieno, mentre 82 lavorano nella pubblica amministrazione, e nell’immediato futuro non teme pericoli d’inflazione per il numero ridotto di studenti frequentanti a Cagliari l’unica Facoltà di Scienze della terra esistente in Sardegna: nell’anno accademico 2011-2012 soltanto quaranta matricole. Forse è meglio così: trentatre iscritti all’ordine ogni centomila abitanti sono più che sufficienti alle attuali esigenze del mercato isolano. Il settore delle costruzioni, dal quale il geologo deriva - secondo una ricerca nazionale del Cresme (Centro ricerche economiche e sociologiche di mercato) - il 43 per cento del proprio volume d’affari, è infatti ormai saturo. «La nuova frontiera occupazionale - aggiunge Boneddu - per noi si chiama difesa del suolo con zone sempre più vaste da mettere in sicurezza. La Regione dal 2004 ha predisposto il Pai (Piano di assetto idrogeologico) con le schede relative alle singole aree ritenute pericolose, sulle quali intervenire. Ancora in itinere l’approvazione del Piano stralcio per le fasce fluviali. Opportunità di lavoro, dunque, se accompagnate da una diffusa sensibilità per la tutela del territorio”. Una nuova cultura geologica, precondizione per non perdere l’altro treno lavorativo rappresentato da energie rinnovabili, cambiamento climatico, bonifiche ambientali ed emergenza rifiuti, temi che assegnano alla geologia un campo di applicazione eccezionale. «Nel comparto energetico la Sardegna è con Lazio e Toscana la regione con il più alto potenziale di sfruttabilità dell’energia a bassa entalpia, quella prodotta dal calore terrestre”. Anche l’emergenza rifiuti è un problema che nell’isola, in assenza di una seria pianificazione, potrebbe manifestarsi in un futuro non molto lontano. «Toccherà ai geologi - precisa Boneddu - formulare ipotesi innovative per lo stoccaggio e lo smaltimento». «La nostra professione - aggiunge il vice presidente Antonello Frau - è proiettata nel futuro e la consiglierei ai giovani, non come espediente per abbassare l’età media dei nostri iscritti ferma a 46 anni». Tra gli strumenti per rendere capillare la cultura del territorio e pianificarne gli interventi, gli esperti pensano alla riproposizione della “condotta geologica”, “ambulatorio” ambientale permanente a chilometri zero, al servizio di quattro-cinque comuni limitrofi.
 

10 - SardegnaQuotidiano
Cagliari – pagina 14
UNIVERSITÀ TUTOR PER STRANIERI
INDETTA UNA SELEZIONE PUBBLICA
 
L’Università ha indetto una selezione per un co.co.co per attività di tutoraggio agli studenti stranieri. Tra i requisiti: laurea magistrale, Sono richieste la laurea magistrale, esperienza professionale di almeno sei mesi in attività analoghe e la certificazione comprovante la conoscenza della lingua inglese. Scadenza per le domande: 23 novembre. Per info: unica.it/concorsi.
 
11 - SardegnaQuotidiano
Cagliari – pagina 12
Sanità Topi e liquami dentro la Macciotta
LA DENUNCIA Fogna esplosa, corridoi invasi dai miasmi
Lettera di un padre: il veleno per i ratti a portata di bimbo
 
Bambini tra corridoi allagati da fogne guaste, topi e sporcizia di ogni genere: ecco come appare oggi la clinica pediatrica di via Porcell. Che la Macciotta stia cadendo a pezzi è risaputo da anni, però se il padre di un bambino scrive una lettera pubblica e la correda di foto che riportano un corridoio allagato di reflui fognari, ecco che la denuncia è ancora più forte. E se il disgustoso spettacolo offerto ai bimbi e ai loro genitori è stato risolto in poco tempo lo si deve solo al lavoro incessante di medici e infermieri che tentano di offrire un servizio, un tempo considerato l’eccellenza, in una struttura inadeguata.
Le immagini non lasciano dubbi: liquidi torbidi nei pavimenti. C’è anche il freddo, perché non c’è riscaldamento. «Si tratta di un vecchio corridoio trasformato in sala d’aspetto, con un continuo via vai di homeless che si servono proprio del bagno intasato», racconta il padre di un bambino. Che descrive la scena: «Le correnti d’aria d’inverno sono mortifere, i miasmi che provengono dal bagno famigerato sono insopportabili». Le esperienze, una più assurda dell’altra, si ripetono di bambino in bambino: «Qualche mese fa un bambino mentre aspettava di poter entrare a fare attività ha toccato un’esca per topi messa lì senza avvertimento alcuno», riporta il papà.
E la rabbia del genitore cresce nel momento in cui scrive dell’amara scoperta: «Sappiamo che qualcuno ha spedito un fax alla direzione sanitaria del servizio di Neuro Psichiatria Infantile alcuni mesi fa per segnalare la presenza di topicida alla portata dei bambini, non hanno mai risposto, in compenso da poco è sparito il topicida». Quindi anche l’autore della lettera non può non tornare sul tanto atteso trasferimento della struttura pediatrica, come di tutto il San Giovanni di Dio: «È stato sollecitato il trasferimento al Tribunale del malato, ma nulla è cambiato».
Le due strutture continuano a rimanere in condizioni di degrado e si attende il tanto annunciato trasferimento al Policlinico di Monserrato. Sembra quasi che il cambio di sede, dato sempre per imminente, giustifichi tutti i disagi: ratti, trappole e freddo. Ma a resistere sono i piccoli pazienti, esposti a grandi rischi oltre che ai problemi che li portano alla Macciotta, e il personale che deve arginare i problemi.
Dall’azienda sanitaria non negano la criticità della situazione e ribadiscono: «La situazione dell’ospedale Macciotta e del San Giovanni di Dio è noto, si sta facendo di tutto per accelerare il trasferimento». Il trasloco è in sospeso dal 2008 e già quattro anni fa i disagi erano inaccettabili, a cominciare dai guasti agli ascensori, che più di una volta potevano essere fatali per i piccoli pazienti imprigionati all’interno, oppure per un servizio inesistente in cui “a salvarsi”è solo il personale che lavora facendo slalom tra pozzanghere, topi e carrelli carichi di biancheria sporca e cibo.
Lazzaro Cadevano
 
LA STRUTTURA
IL TRASFERIMENTO E LA GARA D’APPALTO PER IL 2012
 
La Macciotta e diversi reparti del San Giovanni di Dio dovevano essere trasferiti nella struttura del Policlinico di Monserrato già nel 2008. Ma il blocco Q, che ospiterà i reparti ancora non è pronto. Dall’Azienda assicurano che il trasferimento si farà nel 2012: lo scorso 8 agosto, dopo l’apertura delle buste e il via libera ai lavori, sono stati stanziati altri 28 milioni di euro per il completamento del trasloco. Il 19 agosto il direttore Roberto Sequi ha dichiarato: «Questa struttura è inadeguata, i disservizi sono frutto dell’usura e dell’inadeguatezza » .
 
L’INDIGNAZIONE
L’IRA DEL GENITORE «MANCA PURE IL RISCALDAMENTO»
Cinque fotografie seguono il testo della lettera del papà pubblicata sul portale vitobiolchini.wordpress. com. Un bagno con un pavimento ricoperto di un liquame denso, un corridoio allagato di acqua maleodorante. «Non c’è riscaldamento, tanto meno una macchina che distribuisca piccoli snacks o caffè, e molti bimbi e i loro genitori arrivano da fuori provincia ». Quando arrivano forse stanno in piedi: «Ci sono quattro sedie contate» dice e riporta in una foto il papà. «E quella sala d’aspetto/corridoio è pericolosa».

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