Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
23 September 2011

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL'UFFICIO STAMPA DELL'ATENEO

L’UNIONE SARDA 
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 20 - Edizione CA)
Polemiche dopo il caso Cda-Ata
«Serve democrazia»
Gli universitari e il nuovo Statuto:
 
Vogliono uno Statuto democratico, riflesso di tutte le anime che fanno vivere il mondo universitario. Con questo spirito i tre rappresentanti degli studenti nel Consiglio di amministrazione dell'Ateneo di Cagliari, espressione della lista Unica 2.0, hanno votato a favore dell'emendamento che intendeva garantire una rappresentanza in seno all'organo amministrativo anche al personale Ata.
DISCUSSIONE Proposta che, bocciata in sede di votazione e ritenuta inopportuna dal Rettore, ha innescato un'aspra polemica coi sindacati e deluso gli studenti: «Sin dall'inizio - osserva Matteo Quarantiello, rappresentante di Unica 2.0 insieme a Emanuele Loi e Salvatore Senis - abbiamo lamentato il fatto che non si procedesse secondo uno spirito di piena partecipazione democratica. Ormai la bozza è stata predisposta e non ci pare rispondente agli intendimenti che ci animavano e che volevano cogliere l'opportunità per depotenziare alcune misure della riforma Gelmini contrastanti coi bisogni reali dell'Università».
LA RIFORMA Il giudizio, quindi, non investe soltanto la nomina dei rappresentanti del personale Ata all'interno del Cda, ma riguarda l'impianto complessivo del nuovo Statuto: «Non ci piace la ratio con cui è stato concepito - sottolinea Quarantiello, - peraltro, in alcuni punti, ci appare in contrasto con la riforma che intende dare maggiore potere sul piano della didattica ai Dipartimenti, piuttosto che alle Facoltà».
IL RETTORE Una posizione che evidentemente non incontra il favore del Rettore Giovanni Melis: «Il testo è stato ampiamente discusso ed è frutto della più ampia partecipazione e della convergenza democratica. Gli studenti sono testimoni del fatto che tutti gli sforzi sono stati compiuti, anche sul piano del ruolo assegnato a dipartimenti e Facoltà, per perseguire l'obiettivo della qualità e dell'efficienza». Sulla vicenda dei rappresentanti del personale Ata nel Consiglio di amministrazione, precisa: «La discussione è ancora aperta e per la sua definizione è necessario che si trovi pieno accordo all'interno degli organi accademici». Il nuovo Statuto dovrà essere approvato entro il mese di ottobre.
Manuela Arca
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cagliari Quartieri (Pagina 21 - Edizione CA)
Marina
Ex allievi scolopi, domani il raduno
 
L'associazione Ex allievi Istituto San Giuseppe Calasanzio dei Padri Scolopi terrà domani il raduno annuale, al quale presenzieranno il Generale dell'Ordine padre Pedro Aguado, l'Assistente Generale per l'Italia e l'Europa Centrale padre Mateusz Pindelski e Generale per l'Italia Ugo Barani. Alle 10 la messa nella chiesa del Santo Sepolcro, alle 11 nel teatro di Sant'Eulalia, dopo le comunicazioni agli ex Allievi da parte dei religiosi e del presidente dell'associazione, Alberto Demuro, la presentazione delle nuove iniziative.
Quest'anno è prevista una collaborazione con le Facoltà di Scienze, Fisica e Matematica dell'Università cittadina, che culminerà in una mostra documentaria con l'esposizione di materiale (anche inedito) su “Galileo e gli Scolopi. Una tradizione che continua”. (al.at.)
 

LA NUOVA SARDEGNA
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
«Saremo penalizzati anche economicamente»
Per il rettore saranno circa un migliaio gli interessati
Polemica nell’ateneo, gli studenti contestano il provvedimento che fa decadere i «fuori corso»
BETTINA CAMEDDA
 
 CAGLIARI. Continua la disputa degli studenti fuori corso che saranno esclusi dai loro corsi. «Fra qualche mese decadiamo con una perdita cospicua di soldi e del nostro percorso di studi - denuncia Simona Simbula, di Elmas, mamma e laureanda del corso quinquennale in Psicologia - non ci viene concessa una proroga e chi non riesce, o decade o fa il passaggio ad un corso di laurea triennale, con un’ulteriore spesa per la specializzazione».
 E anche sul numero degli studenti interessati c’è polemica. Secondo il dirigente provinciale dell’Italia dei Valori Ogliastra Andrea Murra questo provvedimento interesserà diverse migliaia di persone. Non sono bastate, in pratica le rassicurazioni fatte nei giorni scorsi dal rettore Giovanni Melis, in merito all’interrogazione presentata in Consiglio regionale da alcuni consiglieri del Pd. Il responsabile dell’ateneo, ha sottolineato in una nota la volontà del Senato accademico di riesaminare la questione, gli studenti «non rischiano di perdere il percorso universitario compiuto fino ad oggi, ma sono invitati ad accelerare il sostenimento degli esami e rimodulare il proprio percorso didattico in base ai nuovi ordinamenti». Inoltre in rapporto al numero il magnifico ha sottolineato che «gli studenti interessati nell’immediato dal provvedimento sono poco più d mille e nessuno rischia di perdere il percorso universitario compiuto sino ad oggi».
 Ma la polemica non si ferma a una questione di numeri, secondo Murru il rettore Melis «ha deciso di scalare le classifiche di “merito”» ricorrendo a una finzione burocratica: «Cancellando coloro che non riusciranno a completare in tempo il percorso di studi». Un decreto, secondo Murra, equivale ad una sorta di «mannaia». Da qui l’appello di Murru affinchè istituzioni e forze politiche, operino in «questa battaglia di pura civiltà, soprattutto in considerazione al numero sempre inferiore di iscritti all’università». Secondo il rettore Melis, invece, «l’obiettivo per gli iscritti è quello di rimodulare il percorso didattico in base ai nuovi ordinamenti, in modo da avere una preparazione completa e aggiornata». Resta poi il problema «di un certo numero di “pseudo-studenti” che - a distanza di oltre 15 anni di iscrizione ai corsi quadriennali - non hanno superato nemmeno un terzo degli esami previsti». Nello stesso tempo il Senato accademico «si è impegnato a riesaminare la questione sulla base dell’aggiornamento dei dati: non è evidentemente interesse dell’ateneo impedire ad alcuno di conseguire la laurea».
 
LA NUOVA SARDEGNA
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
Campus, a rischio trenta milioni
Martedì un consiglio d’amministrazione Ersu con Regione e Comune
I finanziamenti disponibili vanno impegnati entro l’anno o si corre il rischio di perderli
ROBERTO PARACCHINI
 
 CAGLIARI. In ballo ci sono circa trenta milioni di euro che dovranno essere impegnati entro il 31 dicembre di quest’anno. Altrimenti gli studenti universitari fuori sede continueranno a pagare affitti salati e, spesso, in nero per una camera in affitto.
 Mentre se si facesse un progetto cantierabile entro l’anno, potrebbe vedere finalmente la luce un primo tasello del campus universitario di viale La Plaia. Questo il senso dell’incontro che c’è stato l’altro ieri a margine del vertice per l’ente lirico, tra il sindaco Massimo Zedda, Daniela Noli (la presidente dell’Ersu, l’ente per il diritto allo studio della Regione), l’assessore regionale Sergio Milia (Cultura e pubblica istruzione) e il collega comunale Paolo Frau (Urbanistica). Per vedere di accelerare le procedure la reponsabile dell’Ersu ha invitato sia la Regione che il Comune a partecipare al prossimo consiglio d’amministrazione dell’ente (che si terrà martedì): per mettere a punto assieme un’ipotesi di progetto che possa servire da base a una conferenza dei servizi che coinvolga tutti gli interessati.
 L’antefatto da cui partire è il progetto del 2000. Si trattava di un piano integrato che vedeva la partecipazione dell’Ersu e di un privato (l’Edilia costruzioni). Allora, oltre a una casa dello studente classica (quella ideata da Di Martino) per oltre novecento posti letto, era previsto anche un albergo (in uno dei due silos dell’ex semoleria), un archivio del Comune (nell’altro silos) e un autoparco in superficie di quattro piani. «Ora, però, le condizioni sono mutare - sottolinea Roberto Murru, del consiglio d’amministrazione dell’Ersu - anche perché c’è stata l’acquisizione dell’area da parte della Regione. Quindi è possibile ipotizzare un intervento diverso e con uno spettro più ampio di servizi per gli studenti».
 A questo punto, però, il tempo stringe. Entro dicenbre i finanziamenti dovranno essere impegnati. E questo si potrà fare solo se i soggetti interessati (Regione e Comune) troveranno un accordo. Per il momento c’è la volontà politica. Si tratta di renderla operativa. Coi trenta milioni disponibili sarà possibile realizzare solo cinquecento posti letto mentre quelli ipotizzati nei precedenti progetti erano vicini al migliaio. Inoltre quelli necessari per gli aventi diritto in graduatoria sono più di millecinquecento e i fuori sede che abitano a oltre 50 chilometri da Cagliari sono 12mila.
 Come accennato, però, secondo gli enti interessati bisognerebbe ripensare il progetto integrato di un tempo. Uno degli obiettivi è quello di puntare all’integrazione degli universitari nel tessuto urbano e questo è possibile anche creando strutture aperte a tutti.
 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
Un cagliaritano nominato all’Agenzia italiana del farmaco
Il neurofarmacologo Luca Pani presidente dell’Aifa nazionale
 
CAGLIARI. Luca Pani psichiatra e farmacologo cagliaritano è stato nominato presidente dell’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco. L’Aifa, che opera sugli indirizzi dell’Istituto superiore di sanità, è un ente pubblico snodo fra le case farmaceutiche da una parte, i medici dall’altra, gli utenti al centro e le amministrazioni pubbliche chiamate a far quadrare i conti della sanità a lungo zavorrati da una spesa farmaceutica eccessiva. L’Aifa governa infatti anche il delicato tema dei prezzi dei farmaci e ha un’ulteriore importante competenza: quella di monitorare l’uso dei farmaci, le prescrizioni, gli effetti collaterali. Pani è allievo della scuola di neuroscienze di Cagliari fondata da Gianluigi Gessa, è docente universitario e ricercatore nel campo della neurofarmacologia, ha fatto lunghi soggiorni di studio e di lavoro negli Stati Uniti.
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 49 - Cultura e Spettacoli
Medicina, percorsi di genere
Si apre oggi all’Università il convegno «Genes, Drugs and Gender»
Come definire terapie orientate alle differenze non solo anatomiche tra uomini e donne
EUGENIA TOGNOTTI
 
Sarà una sorta di riunione degli stati generali della medicina di genere, con studiosi di sette Paesi il convegno «Genes, Drugs and Gender» che si aprirà a Sassari oggi, organizzato dal dipartimento di Scienze farmacologiche dell’ateneo turritano, in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità e la Fondazione internazionale Menarini.
 Nei due giorni di lavori del congresso - presieduti da Stefano Vella dell’Istituto Superiore di Sanità e dalla professoressa Flavia Franconi dell’Università di Sassari - studiosi di sette diversi Paesi affronteranno temi riconducibili a svariati ambiti della medicina di genere: patogenesi, diagnostica, clinica, farmacologia, epigenetica (definita da qualcuno come l’insieme di «tutte quelle cose occulte e meravigliose che la genetica non è in grado di spiegare»).
 L’interesse per la medicina di genere - con la quale si indica la distinzione in campo medico delle ricerche e delle cure in base al genere di appartenenza, non solo da un punto di vista anatomico, ma anche biologico, funzionale, psicologico e culturale - ha conosciuto un exploit in anni recenti. Lo dimostra non solo il fervore di ricerche e il moltiplicarsi, da una parte all’altra dell’Atlantico, di incontri di studio, meeting e convegni: tra poche settimane, in Svezia, il prestigioso Centro per la medicina di genere del Karolinska Institutet, fondato nel 2001, festeggerà il decennale, alla presenza della regina Cristina. Lo slancio che ha assunto questa branca delle scienze biomediche è teso a recuperare i ritardi nella comprensione degli effetti dell’omologazione del corpo maschile e femminile nella medicina occidentale. Frutto di una millenaria costruzione - che passa attraverso Aristotele e Galeno - nella quale hanno un ruolo fondamentale il pensiero medico scientifico e gli apporti della biologia, dell’anatomia, della fisiologia. La medicina si sviluppa attorno alla nozione che la norma sia: maschio giovane bianco, con peso standard: un modello a cui i medici hanno fatto riferimento lungo i secoli, curando le donne come se fossero uomini. Anche il cuore delle donne soffre e si ammala. Ma la tendenza nella «lettura» dei sintomi e dei trattamenti è quella dell’omologazione; ed è ormai ampiamente dimostrato che, a differenza dei malati uomini, le donne subiscono un numero maggiore di errori diagnostici e ricevono meno cure. Il fatto è che le preoccupazioni per le variazioni ormonali a causa del ciclo mestruale e la possibilità di gravidanza hanno fatto sì che le donne in età fertile siano state sistematicamente escluse, fino ad anni recenti, dai trial clinici che testano farmaci per le patologie cardiovascolari. Considerate da sempre più frequenti negli uomini, sono in realtà il killer numero uno per la donna tra i 44 e i 59 anni. Una delle sessioni del convegno è dedicata alle «Malattie cardiovascolari e genere»: uno dei relatori, Maria Grazia Modena - direttore della cattedra di Cardiologia dell’Università degli di Modena e del Centro benessere donna della stessa città - parlerà delle malattie cardiovascolari che nelle donne dopo la menopausa rappresentano la prima causa di morte in assoluto, causando il 52 per cento dei decessi. La problematica di genere nel campo delle malattie cardiovascolari sta facendo da volano ad un filone di ricerca in cui sono impegnati studiosi sassaresi, come, tra gli altri, il professor Antonello Ganau, direttore della Scuola di specializzazione in Cardiologia che col il suo team sta conducendo uno studio sulle differenze di genere nella evoluzione delle cardiomiopatie.
 Un altro importante aspetto della medicina di genere riguarda le differenze nelle risposte terapeutiche maschili e femminili ad alcuni farmaci, notata la prima volta nel 1932. Gli esempi sono innumerevoli e riconducibili all’influenza esercitata da fattori genetici e ormonali, alla minore massa corporea, alla più elevata percentuale di grasso, ecc. Le donne, per dire, richiedono, in genere, la metà della dose di barbiturici per indurre il sonno. La mobilitazione scientifica, ma non solo, su questi temi, ha già dato risultati anche in Italia: l’Istituto Superiore di Sanità ha avviato di recente un progetto strategico incentrato sull’impatto delle terapie a seconda del genere, al fine di arrivare a cure più appropriate, in modo da ridurre il carico di spesa per il Servizio sanitario nazionale.
 Promette interessanti sviluppi lo studio congiunto tra l’Istituto Superiore di Sanità e l’Università di Sassari - di cui ha dato conto - nel comunicato di presentazione del convegno - Monica Bettoni, direttore generale dell’Istituto Superiore di Sanità: le cellule femminili si adattano di più e riescono a sopravvivere meglio di quelle maschili quando sono sotto stress ambientale e farmacologico.
 Altri risultati arriveranno dal convegno. Per secoli la scienza medica ha effettuato studi e ricerche, usando come unico modello scientifico di riferimento il corpo maschile, mentre quello femminile era indagato e studiato come corpo riproduttore.
 C’è da augurarsi che questo fervore di studi - di cui dà conto anche questo convegno - contribuiscano a migliorare l’efficacia dei trattamenti e a migliorare la salute delle donne.
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 10 - Sardegna
Una sfida tra Pd e Sel per progettare la «vera alternativa»
 
CAGLIARI. Il centrosinistra non deve commettere gli errori del 2006 e 2008 che consentirono il ritorno in sella di Silvio Berlusconi. Lo hanno sostenuto ieri Enrico Letta (Pd) e Gennaro Migliore (Sel) in un confronto serrato su alleanze e programmi svoltosi nell’ambito della festa democratica nazionale su università e ricerca.
 I due appassionati interventi del vice di Bersani e del coordinatore della segreteria di Vendola hanno fatto emergere qualche divergenza sulle alleanze (Letta più orientato sull’Udc e critico con Di Pietro, Migliore in posizione di feeling con l’Idv) ma la comune volontà di costruire una «vera unità» per una «vera alternativa» che ricostruisca il Paese dopo lo sfascio provocato da Berlusconi nelle istituzioni e nell’economia e dal berlusconismo nella società.
 A margine del convegno, Letta ha affermato che «Berlusconi mira solo alla sopravvivenza e sta creando danni colossali al Paese». Per quanto riguarda la Sardegna e all’ultimo caso in cui è rimasto coinvolto Renato Soru (un’inchiesta della Guardia di finanza su una presunta evasione fiscale), Letta ha affermato: «Ho piena fiducia in Soru e sono certo che risolverà questa vicenda. Il Pd ha bisogno di lui».
 Oggi ci sarà un altro dibattito politico con protagonisti l’ex ministro Beppe Pisanu, sempre più critico con Berlusconi, e il vice capogruppo del Pd al Senato, Luigi Zanda.
 La festa nazionale, organizzata dal consigliere regionale del Pd Marco Meloni che è anche responsabile di università e ricerca nella segreteria di Bersani, ha dato vita a numerosi e interessanti dibattiti sui temi dell’università e della ricerca.
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 11 - Sardegna
Settis: «Il nuovo piano paesaggistico devasterà la bellezza dell’isola»
La Sardegna era all’avanguardia nella difesa del territorio ora rischia di diventare l’ultima ruota del carro
PIER GIORGIO PINNA
 
 SASSARI. Non piace per niente quel che sta succedendo in Sardegna a Salvatore Settis, uno dei massimi esperti di gestione dei beni culturali e di tutela del paesaggio. «Con il governatore Renato Soru l’isola aveva espresso un momento alto per la difesa del territorio non a livello regionale ma nazionale: ora da locomotiva d’Italia la Sardegna rischia di diventare l’ultima ruota del carro», spiega lo specialista, che negli anni scorsi si è occupato di temi ambientali scottanti nell’isola, primo fra tutti il caso Tuvixeddu, l’antica necropoli in pericolo nel cuore di Cagliari.
 Archeologo, docente universitario, ex direttore della Scuola Normale di Pisa, storico dell’arte, recentemente Settis ha scritto per Einaudi un libro dal titolo emblematico di una realtà in negativo: «Paesaggio, Costituzione, Cemento». Calabrese di Rosarno, 70 anni, è autore di numerosi altri saggi su questi argomenti ed è membro di diverse istituzioni accademiche internazionali.
 - La giunta regionale di centrodestra vuole cambiare il piano paesaggistico voluto dal precedente governo di centrosinistra. Perché non è d’accordo su quest’impostazione? Ritiene possano esserci danni per l’ambiente?
 «Questo non è un progetto alternativo, è la semplice distruzione del precedente piano per lasciare spazio al cemento. L’isola nel 2005 si era mossa all’avanguardia per proteggere le coste, sino a diventare un importante riferimento. L’idea che viene avanzata adesso per stravolgere tutto il sistema non può dunque che essere giudicata in maniera molto sfavorevole».
 - Per quali ragioni, esattamente?
 «La revisione apre la strada alla speculazione edilizia. Una minaccia che, detto per inciso, incombe su tutta l’Italia, non solo sulla Sardegna. Ma il pericolo assume nell’isola una valenza particolare».
 - Perché?
 «Non si capisce il motivo per cui prima di pensare a nuove costruzioni non si affronti il recupero dei centri semispopolati, la questione dei villaggi abbandonati o disabitati. Non si comprende insomma il mancato ricorso a una politica del riuso di paesini e borghi a volte bellissimi e che, a ogni modo, appartengono alla storia del territorio. Favorendo nuove costruzioni si farebbero nascere i soliti posti per vacanze ormai uguali in tutto il Mediterraneo, dalla Tunisia al Marocco».
 - Entrando nello specifico, che cosa pensa di una revisione dei vincoli a salvaguardia delle coste?
 «La logica d’azione è la stessa del piano casa lanciato dal governo Berlusconi. Una logica fondata sull’illegalità. Dov’è infatti la norma che a livello nazionale dovrebbe consentire l’attuazione del patto a suo tempo annunciato con le Regioni? Non esiste. Quindi tutti i piani casa varati dalle amministrazioni regionali, compresi quelli fatti dagli esecutivi di centrosinistra, non sono legittimi».
 - Nella bozza della giunta Cappellacci si fa riferimento a una quantità di deroghe e alla possibilità di un aumento di volumetrie sino al 25%.
 «Che cosa aggiungere? Vale sempre lo stesso discorso, così come per le modifiche ipotizzate sugli indici di fabbricabilità nelle zone interne. Non si capisce quale idea di Sardegna si vuole. Mentre è chiaro un altro aspetto: la straordinaria bellezza dell’isola potrebbe essere alterata in modo devastante».
 - A suo modo di vedere, è sbagliato eliminare le intese Comuni-Regione e dare eccessivo spazio alle amministrazioni locali nella difesa di beni che contribuiscono a definire l’identità culturale dell’isola?
 «Nessuno si può sognare di fare quel che vuole. E bisogna che i sindaci per primi svolgano correttamente la loro parte. Perché tutti devono rispettare il Codice dei beni dello Stato. Un Codice che prevede una serie di azioni concordate, con responsabilità condivise, tra Municipi, Unioni o Consorzi di Comuni, Province e Regione. In Italia il paesaggio è il grande malato: per curarlo bisogna chiamare a consulto tutti i medici».
 - E in Sardegna?
 «L’isola non fa eccezione. Anche perché finora ha spesso dimostrato di sapersi difendere meno di altre realtà. Guardiamo, per esempio, la Corsica: là i litorali sono stati preservati molto meglio, i corsi sono riusciti a farsi rispettare più dei sardi. Ma noto che le cose cambiano, che da qualche tempo la sensibilità per la tutela del paesaggio cresce e che i comitati di salvaguardia si stanno moltiplicando ovunque».
 - È favorevole all’espansione dei campi da golf e dei porti turistici con sviluppo di residenze e servizi collegati lungo i litorali dell’isola?
 «Come potrei esserlo? È una strategia che punta ad assecondare soltanto le passioni dei ricchi. Ma che si rivela estremamente nociva per il territorio. Oltre che, naturalmente, a prevedere profitti solo per le imprese che operano nel settore delle costruzioni».
 - In definitiva, che giudizio dà di una revisione della legge salvacoste?
 «Mi pare di averlo già detto in modo chiaro: del tutto negativo. E a tutti coloro che parlano soltanto della necessità di costruire di più faccio a mia volta una domanda. Da vent’anni Berlusconi e quelli che la pensano come lui si affannano a sostenere che l’edilizia è il principale motore dell’Italia: ma allora come mai la nostra economia è ferma e le agenzie internazionali ci continuano a declassare?».
 
LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 12 - Sardegna
«Sui trasporti siamo allo sfascio»
La Cgil presenta un dossier e attacca: continuiamo a subire
UMBERTO AIME
 
CAGLIARI. I trasporti per un’isola si sa sono strategici, dovrebbero essere una priorità, il pane quotidiano. È così alle Baleari e a Rodi, non in Sardegna. Dove viaggiare da Olbia per Civitavecchia, Genova, Roma o Milano, ma anche da Cagliari a Sassari, in treno, è sempre un incubo. Purtroppo. Nel presentare il suo libro bianco «Diritto alla mobilità, un problema mai risolto», la Cgil è stata dura e precisa nell’analisi, col segretario generale Enzo Costa: «Oggi i trasporti passeggeri e merci da e per la Sardegna sono allo sfascio - ha detto - perché, con testardaggine, inseguiamo ancora le emergenze, invece di imporre quello che vogliamo e ci servirebbe allo Stato, agli armatori, alle compagnie aeree, alle Ferrovie». Non c’è nulla da fare: l’isola oltre la denuncia non sa andare, e finisce così per subire le scelte di Roma o Napoli, e mentre «noi litighiamo semmai per un trenino - sono state le parole dell’eurodeputato dell’Idv Giommaria Uggias - a Bruxelles programmano e investono in Europa». Col risultato che l’isola resta tagliata fuori dai grandi progetti, dalle Autostrade del mare, dalle rotte internazionali del traffico aereo. «Ci vorrebbe più autorevolezza da parte della politica, nel pretendere quanto ci spetta - ha detto Michele Carrus, segretario della Cgil - «ma la Regione non ha neanche ha un piano dei trasporti, l’ultimo è datato 1989, e nel frattempo abbiamo ingoiato la privatizzazione della Tirrenia, e oggi ci scontriamo con la crisi preoccupante di Meridiana. Diciamo la verità: non siamo capaci di incidere e prendere il comando delle operazioni». Ogni tanto c’è qualche scatto d’orgoglio, come per alcuni è stata la «Flotta Sarda», ma non secondo la Cgil: «Perché come accade da troppo tempo, chi di dovere ha tamponato le falle, in questo caso il caro-traghetti, senza però risolvere i problemi alla radice, cioè rivendicare con forza il nostro diritto sacrosanto alla mobilità interna ed esterna, anche a favore di chi sardo non è». Con in più questa seconda denuncia, reale e amara, sostenuta da Confindustria: «Senza certezze sui trasporti, non possono esserci garanzie di sviluppo economico e sociale», ha detto Marco Bertucelli, nel presentare lo studio su «un maledetto problema storico». Che la Regione, è stata la replica dell’assessore ai trasporti Christian Solinas «vuole invece risolvere senza lasciare ancora tutto alla mercé dell’iniziativa privata». Ma se questa è una delle possibili strategie, i tempi non possono essere quelli della politica, ha detto Massimo Deiana dell’università di Cagliari: «Sappiamo di non essere un mercato appetibile per gran parte dell’anno, siamo appena un milione e seicentomila, ma allora qualcuno mi spieghi perché la Corsica, dove sono persino meno, dalla casa madre ha ben 187 milioni per la continuità territoriale, mentre noi non riusciamo a gestire i nostri 50 per le navi, o a ottenere tariffe aeree vantaggiose?». La risposta è arrivata ancora da Enzo Costa: «Bisogna sbattere i pugni, altro che scorciatoie».

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