Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
26 June 2011

 

Rassegna quotidiani locali
A cura dell’Ufficio stampa

 L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
Geografia
Acqua, oro blu?
 
Incontri in ateneo L’acqua sarà, come sembra, al centro dei conflitti del ventunesimo secolo? O attorno a questa risorsa fondamentale e insostituibile trionferà lo spirito di collaborazione tra Paesi? A queste e ad altre domande cercherà di rispondere il 14° Seminario europeo di Geografia dell’acqua, una delle più antiche “summer school” europee, che quest’anno sarà ospitato dall’Università di Cagliari. Da lunedì prossimo a giovedì 7 luglio, 60 tra professori, ricercatori e dottorandi di diverse università europee (Cagliari, Cluj-Napoca, Monaco di Baviera, Padova, Pécs, Praga, Siviglia, Sofia, Tartu, Udine e Zara) specializzate nello studio della geografia dell’acqua sotto l’aspetto fisico-naturalistico e socio-politico-economico, si incontrano nelle aule della Facoltà di Lingue (ex Clinica Aresu) per discutere sul tema.
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
TAR. Il tribunale riconosce il titolo estero per l’assegnazione della borsa di studio
Laurea Usa, sì al Master&Back
Regione obbligata a finanziare i percorsi di rientro
 
Vedi la foto Per le borse di studio del Master and Back vale anche la laurea americana. L’hanno ribadito i giudici della prima sezione del Tar Sardegna accogliendo il ricorso presentato dal violinista cagliaritano Alberto Sanna, 40 anni. Tra i massimi esecutori isolani della musica barocca e autore anche di alcuni dischi che si trovano in vendita, il concertista sardo si è diplomato in violino al Conservatorio di Milano, laureato alla Longy School of Music di Cambridge, negli Usa, per poi frequentare il master ad Oxford.
Il ricorso è legato alla borsa di studio che Sanna ha ottenuto dal 2005 al 2007 per frequentare il St. Anne’s College di Oxford. La Regione, però, non gli ha riconosciuto la laurea americana al pari di quelle di secondo livello italiane, tanto da estrometterlo dai percorsi di rientro nell’Isola. Inutile provare a spiegare l’eccellenza degli studi: per l’Agenzia del lavoro il titolo ottenuto a Cambridge non valeva la laurea specialistica nostrana.
«Sarebbe illogico e incongruo», scrive il collegio presieduto da Aldo Ravalli nella sentenza, «che il medesimo titolo di studio (laurea estera a Cambridge) possa considerarsi titolo idoneo per consentire, tramite il Master and Back, l’acquisizione di una nuova specializzazione (ad Oxford), finanziata dalla Regione, con disconoscimento, poi, del suo valore nell’ambito del “Programma di rientro”, direttamente correlato nella sua funzione a consentire e ad agevolare il “ritorno” del soggetto nell’isola dopo la maturazione della nuova esperienza». Il Tar ha così ordinato alla Regione di inserire Sanna nella short-list per il rientro, come previsto dal bando, cancellando la norma limitativa che estrometteva le lauree specialistiche conseguite all’estero.
Francesco Pinna
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
FIERA. Conclusa la manifestazione promossa dall’assessorato regionale
La Borsa delle carriere
Manca: «Domanda e offerta si sono potute incontrare»
 
Oltre 170 incontri fra giovani e aziende, 600 iscrizioni ai laboratori tematici organizzati per dare strumenti pratici ai giovani e alle piccole imprese (come impostare la propria carriera, come strutturare un’efficace ricerca attiva del lavoro, come affrontare o gestire i colloqui di lavoro). È il bilancio del Laboratorio delle carriere, manifestazione organizzata alla Fiera di Cagliari dall’Agenzia regionale per il lavoro.
Si è trattato di tre giornate di incontri, laboratori e seminari dedicati al programma regionale di alta formazione Master and Back, che hanno consentito l’incontro fra i giovani laureati sardi e le aziende interessate ad ospitarli nei loro percorsi di rientro. Durante l’iniziativa è stato presentato il bando 2010- 2011 sul “Back”.
Alcune aziende (Saras, Banca Intesa, Skylogic, Price WaterhouseCoopers, Banco di Sardegna, Banca di Sassari) hanno illustrato le loro metodologie di reclutamento di profili professionali altamente formati. L’assessore regionale del Lavoro, Franco Manca, ha giudicato positiva l’esperienza del laboratorio delle Carriere: «Ritengo molto importante l’iniziativa dal punto di vista del metodo, perché ha fatto in modo che domanda e offerta si siano potute incontrare». Manca ha anche sottolineato che «il Master and Back non deve alimentare facili illusioni».
 

LA NUOVA SARDEGNA
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 3 - Cagliari
CAGLIARI
Simposio internazionale sulle risorse idriche
 
Domani iniziano i lavori del XIV simposio internazionale sulla risorse idriche «Environmental conflicts and sustanaible water policies in the mediterranean region» organizzato dalla facoltà di scienze politiche dell’università di Cagliari. Il convegno si terrà nell’aula magna, facoltà di Lingue, ex Clinica Aresu, alle ore 8.30.
 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Nuoro
Etica e scienza a confronto in un animato dibattito tra gli avvocati e i genetisti
La salvaguardia del diritto a dignità e riservatezza si scontra spesso con le esigenze della ricerca
 
 NUORO. Scienza ed etica a confronto per una sintesi tra tutela dell’indiividuo e salvaguardia della ricerca scientifica: da una parte ci sono i diritti della persona alla dignità e alla riservatezza; dall’altra si pongono le esigenze della ricerca, anch’essa indispensabile per la tutela del diritto alla cura e alla salute. Ne hanno parlato venerdì a Nuoro avvocati e medici nel convegno “Gene-Etica”.
 «Di fronte alle potenzialità della scienza, oggi capace di ampliare in poco tempo i confini, l’individuo è diventato più vulnerabile». Si apre con le parole di Priamo Siotto, presidente dell’ordine degli avvocati nuoresi, il dibattito tra scienziati ed esperti di diritto che si sono ritrovati venerdì all’auditorium della biblioteca Satta in occasione del convegno “Genetica” sulle malattie rare e comuni in Sardegna”.
 «Tra un paio d’anni sarà possibile avere il sequenziamento completo del proprio DNA per mille euro». Parole di Gianni Romeo, professore di genetica dell’università di Bologna che ha fatto cenno agli sviluppi della ricerca sul patrimonio genetico ricca di implicazioni etiche, giuridiche e commerciali. A cordinare il dibattito è stato Basilio Brodu, avvocato della scuola forense, che ha ricordato l’impossibilità di «ridurre l’essere umano a una sequenza di dna». Dalla diagnosi di malattie rare alla prevenzione di malattie ereditarie, fino alla previsione della reazione di un individuo a un farmaco: sono diverse le finalità dei test genetici utili per ricostruire il patrimonio ereditario di individui e comunità. A testimoniare l’importanza della ricerca sui geni è stato il professore di clinica pediatrica Antonio Cao che, da direttore del gruppo di ricerca che negli anni Settanta ha dato il via alla diagnosi prenatale della talassemia, ha ammonito: «La ricerca di base sulle cellule staminali embrionarie deve essere consentita».
 «Si tratta di questioni delicate - avverte l’avvocato Carlo Pilia -. La tutela dei diritti della persona urta contro le esigenze della ricerca scientifica, fondamentale per salvaguardare il diritto, primario, alle cure e alla salute». Uno dei temi chiave attiene alla privacy: da una parte, c’è l’esigenza di raccogliere informazioni attraverso i test sul patrimonio genetico, dall’altra c’è la necessità di conservare i dati raccolti, di metterli in sicurezza e renderli fruibili. «Il rischio più alto - continua Pilia - è che le peculiarità del patrimonio genetico di singoli e comunità sia oggetto di discriminazione». «Sarebbe un problema se le compagnie assicurative iniziassero ad applicare polizze più alte per il solo fatto che una determinata popolazione è più soggetta a determinate malattie. Il problema esiste e l’opinione pubblica americana si è più volte confrontata sull’argomento».
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Pagina prima - Oristano
Al via uno studio pilota contro la sclerosi multipla
Oristano, la Regione finanzierà una ricerca alternativa fondata sul metodo Zamboni
Nel mondo scientifico è in corso un acceso dibattito sulla validità del sistema
 
 ORISTANO. La Regione finanzierà uno studio pilota sulla cura della sclerosi multipla attraverso il metodo messo a punto dal professor Paolo Zamboni. A darne notizia nel corso del convegno organizzato dall’Aism, è stato il professor Ettore Manconi, angiologo e ricercatore universitario del Dipartimento di scienze cardiovascolari dell’ateneo di Cagliari. È sua la proposta di uno studio da eseguire con la massima cautela e affidato alle università sarde e alle aziende miste con i centri cardiovascolari e per la cura della sclerosi multipla. Proposta che adesso è al vaglio della giunta.
 
Pagina 8 - Cagliari
Studio pilota sul metodo Zamboni
Ricerca alternativa sulla sclerosi multipla: la finanzierà la Regione
Nel mondo scientifico c’è un dibattito molto acceso Le speranze dei malati
MICHELA CUCCU
 
 ORISTANO. La Regione finanzierà uno studio pilota sulla cura della sclerosi multipla attraverso il metodo messo a punto dal professor Paolo Zamboni. A darne notizia, ieri mattina, nel corso del convegno organizzato dall’Aism, è stato Ettore Manconi.
 Il professor Manconi è un angiologo e ricercatore universitario del Dipartimento di scienze cardiovascolari dell’ateneo di Cagliari. È sua la proposta di uno studio da eseguire con la massima cautela e affidato alle università sarde ed alle aziende miste con i centri cardiovascolari e per la cura della sclerosi multipla. Proposta che adesso sarebbe al vaglio della Giunta regionale. «Ho l’autorizzazione a dire pubblicamente che sia l’assessore alla Sanità, Antonello Liori, che il suo collega al Bilancio, Giorgio La Spisa (assenti ieri mattina ai lavori, ndc), sono interessati a far partire nell’isola questo tipo di studio», ha detto infatti Manconi, strappando applausi dalla platea, ma accolto con freddezza soprattutto dai neurologi presenti al teatro Garau dove si svolgevano i lavori. Infatti, la terapia chirurgica di disostruzione dei vasi sanguigni nei pazienti con sclerosi multipla, indicato comunemente “metodo Zamboni”, diventata, anche grazie a Facebook, un caso internazionale, e che consiste in quella che comunemente è chiamata angioplastica, è al centro di forti polemiche. Da un lato c’è chi la avvicina alla ormai nota “Terapia Di Bella”, la “cura” del cancro con le somatostatine che alla fine degli anni Novanta fu al centro di un aspro dibattito scientifico. Dall’altro c’è invece chi sostiene che, prima di accantonare definitivamente il “metodo Zamboni”, sia necessario fare ancora studi epidemiologici approfonditi. Anche il convegno di ieri ha dato l’opportunità alle due linee di pensiero su questa terapia applicata ancora oggi in via sperimentale (e a pagamento, quasi sempre in cliniche private) di confrontarsi. L’obiettivo era infatti quello di far chiarezza, senza alimentare vane speranze. In Sardegna, dove l’incidenza della malattia è forte con costi sociali enormi, come ha affermato la professoressa Maria Giovanna Marrosu, da decenni in prima linea per la cura della sclerosi multipla, l’attenzione sulla questione è massima. Non a caso ieri, durante il dibattito (coordinato dal dottor Bruno Palmas e dalla responsabile dell’Aism di Oristano, Paola Manconi), ha strappato più di un applauso la testimonianza di portata da Lino Vidili, avvocato oristanese che di recente si è sottoposto all’intervento. «A me ha fatto bene: anche se l’autonomia non è cambiata, oggi, cammino meglio. Certo, per sottopormi all’intervento sono dovuto arrivare fino a Napoli e pagarlo di tasca, cosa che non a tutti è possibile. E io non trovo giusto che non sia il servizio sanitario pubblico a farsi carico delle spese della cura».
 Sono stati però i professori Paolo Gallo, docente associato di neurologia dell’Università di Padova e Diego Centonze, neurologo di Tor Vergata, a raffreddare gli entusiasmi. Portando i risultati delle sperimentazioni fatte presso le loro Università e a anche all’estero, come ad esempio, in Germania e Olanda, non sarebbero emerse responsabilità o correlazioni fra l’ostruzione dei vasi sanguigni e la sclerosi multipla. Più possibilista invece, l’angilogo, il professor Ettore Manconi, che invece avrebbe rivelato un stretta correlazione nel 90 per cento dei casi esaminati.
 Da qui l’esigenza di cautela e chiarezza, soprattutto, come hanno sostenuto tutti, non creare inutili aspettative sui pazienti ed i loro familiari.
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 8 - Sardegna
Dalla chimica verde la plastica del futuro
Parla l’esperto: «Buste, linee per alimenti, imballaggi tutti rigorosamente biodegradabili»
 
 SASSARI. Professore associato all’università, quarantasette anni, Alberto Mariani a livello accademico è il maggiore esperto sardo di chimica macromolecolare. Cioè quella particolare disciplina di studio che fra l’altro si occupa delle plastiche e della chimica verde. Con la sua équipe ha condotto di recente una ricerca sul grafene, materiale mezzo milione più piccolo di una capocchia di spillo considerato l’oro della nuova informatica: grazie a ultrasuoni e a specifici solventi, è riuscito a ottenerne altissime concentrazioni. Ora Mariani, con il collega Ugo Azzena, su incarico del rettore Attilio Mastino è divenuto uno dei referenti dell’ateneo sassarese per i contatti con i protagonisti della nuova industria di Porto Torres. Un settore che lo vede tra gli specialisti con maggiori competenze a spiegare quali merci saranno prodotte in concreto e con quali prospettive scientifiche.
 - Di che si parla, nella sostanza, quando ci si riferisce alla chimica verde?
 «Di una particolare forma di produzione industriale che permette di usare sostanze di origine naturale e che porta a prodotti e merci biodegradabili o destinate al compostaggio, ossia al trattamento eco-compatibile di frazioni organiche dei rifiuti».
 - Da che nasce questa green economy? Come può diventare eco-sostenibile un tipo di produzione che ha sempre creato grossi problemi d’inquinamento?
 «Non si devono confondere aspetti differenti. Una cosa è la chimica, per così dire, tradizionale. Un’altra, quella di cui si discute oggi, la verde. In quest’ultimo caso le materie prime da trattare arrivano in genere da olii estratti da piante, o comunque da vegetali. E a prescindere dal fatto che siano di origine naturale o sintetica possono comunque essere biodegradabili. In questo campo ci sono molti luoghi comuni e pregiudizi da cancellare».
- A che cosa si riferisce
 «Uno dei miti sbagliati è questo: la chimica di origine naturale è necessariamente buona, mentre la chimica di origine sintetica è necessariamente cattiva. Non è vero, è un modo erroneo di porre la questione. E per capirlo basta pensare alla cicuta: sostanza che si trova in natura ma può avere per l’uomo conseguenze peggiori di molti veleni sintetici».
 - Come si ricollegano questi ragionamenti ai piani per Porto Torres?
 «L’accordo siglato sinora prevede processi eco-compatibili che porteranno a prodotti biodegradabili. In estrema sintesi, la costruzione d’impianti per tre tipologie di prodotti. In un ciclo chiuso al proprio interno, nel quale in sostanza tutto si riutilizza, verranno garantite fasi di lavorazione, cicli, merci differenti. A ogni modo si ricorrerà solo in minima parte a materiali di origine fossile come il petrolio».
 - Quali?
 «Il primo tipo di prodotto è costituito da un genere di plastica biodegradibile, chiamato MaterBi. È una miscela di più componenti: la parte più consistente è l’amido, sostanza naturale che si ottiene dal mais, dal grano, dalle patate. Il resto è perlopiù derivato da frazioni di olii vegetali come l’olio di ricino. Il MaterBi è destinato alla confezione di buste per i rifiuti umidi da riciclare, imballaggi per l’agricoltura e l’allevamento. Ma anche a manufatti per pellicole, oggetti stampati come penne, linee di catering e supporti per alimentari. Più in generale alla sostituzione di molte cose fatte sinora con la plastica tradizionale».
 - E le altre tipologie?
 «Una seconda forma di lavorazioni riguarda la realizzazione degli stessi prodotti di partenza indispensabili per ottenere le stesse plastiche biodegradabili. Una terza, quelli ottenuti come coprodotti delle altre due».
 - Per esempio?
«Lubrificanti per olio motore utilizzati da auto, moto, aerei, altri veicoli a trazione. E addittivi per pneumatici, normali e no, cioè quelle sostanze usate per migliorare la qualità delle gomme. Con un’avvertenza: tutti gli scarti di lavorazione si degradano naturalmente».
 - Discorsi forse un po’ troppo articolati, complessi...
 «Solo in apparenza. Ma su quest’ultimo punto, vorrei spiegarmi meglio. Di norma, oggi, per ottenere un più efficace irrigidimento delle gomme si aggiungono cariche di nerofumo. Grazie alla chimica verde è già possibile ottenere lo stesso risultato con gli amidi. E ci saranno evidenti vantaggi: meno inquinanamento minore resistenza all’attrito, quindi consumi inferiori e maggiore durata nel tempo».
 - Lei parla spesso di biodegradabilità, ma che cosa intende esattamente?
 «Le plastiche tradizionali possono sopravvivere integre per decine di anni, addirittura per secoli. Con la chimica verde il processo naturale di degradazione delle nuove plastiche riguarda un periodo compreso fra i 3 e i 7 mesi, a seconda di condizioni ambientali legate a temperatura, umidità e situazioni dei terreni dove si depositano le nuove plastiche».
 - Quali parti del mondo sono più coinvolte nella chimica verde?
 «Cina, India, Brasile per quanto concerne le materie prime. Ma nella trasformazione con l’impianto di Terni e adesso con lo stabilimento di Porto Torres Novamont si pone all’avanguardia».
 - Ma con che tassi d’inquinamento?
 «Per come sono state impostate le questioni a Porto Torres l’impatto del processo di trasformazione sarà molto basso. Diverso il discorso sulla produzione di energia destinata a far marciare le strutture. Ma verranno bruciate masse di origine vegetale, e non fossile come petrolio e gas naturale».
 - E allora?
 «Così la quantità totale di anidride carbonica nell’atmosfera non aumenterà. Ma questo non è più un settore di mia competenza e non mi azzardo a fornire dati. Invece, sul piano stretto della chimica verde, nello stabilimento da 120mila tonnellate all’anno appena ipotizzato, come co-prodotto si otterrà perlopiù acqua. Mentre tutte le altre componenti saranno usate nel ciclo chiuso con un notevolissimo abbattimento dei fattori inquinanti».
 - Ne è proprio sicuro?
 «Certo. Con una immagine brutta ma efficace direi che nel progetto chimica verde a Porto Torres si fa un po’ come per il maiale: non si butta via niente. Dagli amidi agli olii vegetali sino alle biomasse per l’energia: tutto sarà riutilizzato».
 - Prospettive di mercato?
 «Ottime. Nel 2009 in tutto il mondo sono state prodotte 200mila tonnellate di bioplastiche. Per il 2013 si prevede di arrivare a 900mila, nel 2020 a 3 milioni. E se si pensa che lo stabilimento di Porto Torres sarà uno dei più grandi al mondo, i conti sono presto fatti».

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