Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
04 May 2011

 

Rassegna quotidiani locali
a cura dell’ufficio stampa

 L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Nuoro (Pagina 14 - Edizione NU)
Università, scelta dovuta
Comune e Provincia vogliono la Fondazione
Replica dopo le accuse dell’associazione sull’inerzia delle istituzioni
 
Botta e risposta tra l’Asusc, l’associazione scaturita dal comitato per la salvaguardia dell’università nuorese, e la parte istituzionale del Consorzio in liquidazione, tutta al femminile: il commissario Caterina Loi, la delegata per l’università Franca Carroni e l’assessore comunale Paola Demuro.
L’OBIEZIONE «Le pessimistiche e distruttive affermazioni dei rappresentanti dell’Asucs sulla Università in crisi e sulla presunta occasione persa , contrapposte a quelle invece entusiaste dei rappresentanti delle istituzioni locali per i risultati concreti già ottenuti in favore dell’ateneo nuorese dal mese di dicembre a questa parte, fanno dubitare sulle reali intenzioni dell’Associazione stessa, che, lungi dal sostenere lo sviluppo della realtà universitaria, tende piuttosto ad alimentare un clima di scontro assolutamente unilaterale - lamentano le tre donne - come spiegare altrimenti le periodiche bordate sulla necessità di mantenere in vita un Consorzio dal quale il consiglio provinciale, per impedimento legislativo, ha deliberato il recesso quasi tre anni fa?». A conferma di ciò ci sarebbero alcune errate interpretazioni delle leggi tirate in ballo qualche giorno fa dai rappresentanti dell’Asusc per contestare l’abbandono della foma del Consorzio per sposare invece quella della Fondazione partecipata.
I SOCI La Provincia e il Comune non potrebbero partecipare a più di un Consorzio, senza deroghe. Per non mettere a rischio il Consorzio per la pubblica lettura Satta, il Comune e la Provincia sarebbero stati costretti a sciogliere il Consorzio universitario per creare una nuova realtà. «La deroga è infatti riferita solo alle amministrazioni comunali e non poteva quindi valere per la Provincia - precisano Loi, Demuro e Carroni - per quanto riguarda il supposto mancato coinvolgimento sul progetto fondazione, questo è stato illustrato da tempo in pubblici e partecipati incontri che si sono tenuti nell’aula del Consiglio Provinciale, e ai quali sono stati invitati tutti i Comuni di Nuoro e la Provincia di Ogliastra».
I FAVOREVOLI Molti rappresentanti istituzionali si sarebbero già dichiarati favorevoli al progetto e quindi potenzialmente pronti a far parte della Fondazione. La scelta sulla forma giuridica «è stata individuata da uno studio commissionato dal Consorzio universitario sulla analisi socio-statistica e giuridica sull’Università a Nuoro, redatto nel 2010 da Andrea Soddu e Matteo Valdes». Allo studio avrebbero partecipato anche persone che ora «inspiegabilmente remano contro».
Maria B. Di Gaetano
 
2 – L’Unione Sarda
Nuoro e Marghine (Pagina 17 - Edizione NU)
Il pecorino piace ai cinesi
Alla fiera una delegazione in arrivo da Pechino
MACOMER. Gli stand aperti da sabato anticipano la Mostra degli ovini
 
Le produzioni dell’agroalimentare legate all’allevamento della pecora si aprono ai nuovi mercati dell’estremo oriente alla ricerca di opportunità di valorizzazione del ricco paniere dei prodotti sardi. Ancor prima della presentazione ufficiale del nutrito programma che animerà la Mostra nazionale degli ovini di razza sarda iscritti al libro genealogico che si svolgerà a Macomer il 13, 14 e 15 maggio, è questa una delle novità più significative della rassegna zootecnica che, per la settima volta dalla sua istituzione, viene organizzata nella sua edizione nazionale.
L’EVENTO Sabato 14, infatti, nella struttura fieristica ai piedi del monte di Sant’Antonio che anche quest’anno ospiterà la rassegna, sarà presente una delegazione cinese composta dal rettore, preside e vicepreside del Wine College delle città di Penglai e da operatori economici del settore agroalimentare di Pechino. «L’idea di coniugare i nostri prodotti con la cucina cinese, antichissima e diffusa in tutto il mondo, può consentirci di entrare nel gigantesco mercato cinese senza essere costretti ad esportare anche la nostra cucina». È questo il commento del professor Giuseppe Pulina, direttore del Dipartimento di Scienze Zootecniche dell’ateneo turritano e organizzatore del viaggio della delegazione cinese, sotto l’egida dell’ambasciata italiana a Pechino e dalla Fondazione Italia-Cina, presieduta da Cesare Romiti che, per l’evento, sarà rappresentata dal professor Thomas Rosenthal.
LE DELEGAZIONI «Inutile rimarcare - sostiene l’assessore comunale alle Attività produttive Luciano Luciani - come l’occasione possa rappresentare un’opportunità straordinaria per le nostre realtà produttive. La visita della delegazione cinese consentirà di mettere in mostra le ricchezze delle nostre produzioni in un mondo fortemente interessato al nostro agroalimentare, che rappresenta un mercato potenzialmente immenso».
CANALI DI VENDITA L’aspettativa di amministratori, associazioni e operatori è quella che dall’incontro possano nascere rapporti commerciali capaci di aprire ulteriori canali di vendita per i prodotti del nostro agroalimentare. Un’opportunità del tutto concreta visto che alla Mostra nazionale degli ovini verrà anche quest’anno affiancata la Mostra regionale dei prodotti della filiera giunta alla sua quarta edizione e che, da quando è stata proposta, cresce ogni anno sia in termini di partecipazione che di consenso da parte del pubblico. «Anche quest’anno - sostiene l’assessore Luciani - facciamo il tutto esaurito, gli stand sono tutti assegnati e i produttori potranno contare sulla possibilità di accedere a questa dimensione internazionale che rappresenta una novità assoluta per la manifestazione».
Luca Contini
 
3 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari (Pagina 20 - Edizione OL)
Cliniche
Epilessia, a Sassari un centro di eccellenza
 
La clinica di Neuropsichiatria infantile dell’Azienda ospedaliero universitaria di Sassari, che al suo interno ha attivo il Centro per la diagnosi e la cura dell’epilessia dell’età evolutiva, ha ottenuto un riconoscimento dalla Lega italiana contro l’epilessia e per i prossimi tre anni farà parte di uno speciale elenco che annovera le dieci strutture più prestigiose di tutta Italia, considerate centri di riferimento nazionale.
Secondo le statistiche, un bambino su cento è affetto da epilessia. Si tratta di una patologia caratterizzata dal ripetersi nel tempo di crisi convulsive, a loro volta scatenate da un’improvvisa iperattività delle cellule cerebrali.
Solitamente la malattia insorge entro il ventesimo anno di vita dell’individuo predisposto, ma non è da escludersi una manifestazione in età adulta. L’epilessia viene considerata una malattia sociale a causa della sua elevata incidenza e per le conseguenze rilevanti in fatto di qualità della vita di una famiglia dove è presente un bambino epilettico. È quindi fondamentale un’assistenza sanitaria di livello eccellente.
 
4 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 40 - Edizione CA)
«Santa Cristina, sito astronomico»
Il testo di Lebeuf sul pozzo sacro come osservatorio lunare
Ieri il docente ha presentato a Cagliari il libro dopo due anni di verifiche conclusive
 
La tesi è affascinante dal punto di vista storico, oltre che lusinghiera per i sardi che coltivano l’amor di (piccola) patria: i nuragici erano degli astronomi sapienti e raffinati. La dimostrazione è il pozzo sacro di Santa Cristina, un osservatorio lunare capace di calcolare con precisione i cicli lunari e prevedere le eclissi. Nel buio del pozzo il riflesso della luce sul bordo dei gradoni indicava la declinazione della luna: una scala luminosa come display dell’andamento lunare. Così parlò due anni fa a Serri il professor Arnold Lebeuf, docente di storia delle religioni all’università di Cracovia e componente della Seac (Società Europea di Astronomia Culturale). E questo ha ribadito ieri a Cagliari, presentando all’Unione ex allievi salesiani il suo volume “Il pozzo di Santa Cristina - un osservatorio lunare”, pubblicato dalla polacca Tlitan Tlapalan (224 pagine).
La sua tesi si è modificata dal 2009 a oggi?
«No, ho trascorso questo periodo alla ricerca di conferme, che ho puntualmente trovato. L’anno scorso ho passato un mese a Santa Cristina, vivendo letteralmente lì, e il solstizio d’estate mi ha dato la possibilità di fare alcune definitive verifiche».
Quindi Santa Cristina è anche un osservatorio solare?
«Assolutamente no: è un osservatorio lunare. Il fatto è che certe condizioni atmosferiche, ad esempio un cielo velato o lattiginoso, possono determinare un margine d’errore nelle misurazioni lunari. Il sole, che è molto più luminoso, a quel punto consente di regolare le misurazioni trigonometriche, con uno “spot” luminoso molto nitido».
Alcuni obiettano che il tempio-osservatorio sarebbe stato inagibile dopo qualunque pioggia.
«Io credo che anche quando Santa Cristina era in funzione ci fosse un canale di scolo come oggi: in caso contrario non sarebbe stato possibile fare le immersioni rituali, simili a quelle che nella tradizione ebraica le donne fanno al chiaro di luna per purificarsi dopo il ciclo e dopo il parto, con il livello dell’acqua non oltre metà torace. Ho chiesto che mi venga dimostrato o indicato il contrario, e cioè che il canale non c’era, ma non è successo».
Due anni fa lei definiva il suo studio “una ricerca multidisciplinare che susciterà attacchi multilaterali”.
Breve sorrisetto: «Non ne sono ancora arrivati. Purtroppo».
Domanda d’obbligo per uno studioso di archeoastronomia: l’anno prossimo finisce il mondo, dicono gli ossessionati dal calendario Maya.
«È una solenne idiozia. Il 21 dicembre 2012 finisce il calendario Maya, non il mondo. C’è una sola cosa sensata da fare quel giorno: ficcarsi sotto le lenzuola con una bottiglia di vino, una bella ragazza e un calendario cinese».
Celestino Tabasso
 
5 – L’Unione Sarda
Cagliari e Provincia (Pagina 13 - Edizione CA)
Villa Devoto apre al pubblico
Tra le novità anche l’ospedale civile e il Sacro cuore
MONUMENTI APERTI. Nel weekend oltre cento siti visitabili per la manifestazione
 
Villa Devoto, l’ospedale civile, la cappella del Sacro cuore. Sono le principali novità cagliaritane dell’edizione 2011 di Monumenti aperti, la quindicesima dall’anno della fondazione, in programma il prossimo fine settimana a Cagliari, Capoterra, Sassari e Settimo San Pietro. Presentata ieri dagli assessori regionali al Turismo e alla Cultura Luigi Crisponi e Sergio Milia e dal presidente di Imago Mundi Fabrizio Frongia, la manifestazione punta a superare i 250 mila visitatori che l’anno scorso, da maggio a ottobre, hanno affollato gli oltre 500 tra monumenti, siti archeologici e naturalistici dell’Isola.
LE SCUOLE Saranno oltre 10 mila i volontari che illustreranno i siti nei 55 Comuni di sei province (mancano solo Ogliastra e Nuoro) che hanno aderito all’evento. Sono soprattutto studenti delle scuole di ogni ordine e grado e delle università che facendo da guide turistiche, sottolinea Frongia, «riscoprono i luoghi-simbolo dei loro territori e ne conservano la memoria».
In città i monumenti visitabili saranno 106, quattro più dell’anno scorso (102), 90 dei quali sono aperti tutto l’anno. Il sito più visitato fu il cantiere della Mediateca del Mediterraneo che proprio sabato, a un anno di distanza, è stata aperta al pubblico.
SEDE DELLA REGIONE L’inagurazione sarà sabato alle 17 a Villa Devoto. La sede istituzionale della presidenza della Regione sarà aperta per la prima volta al pubblico. Costruita tra il 1915 e il 1919 da Oddone e Girolamo Devoto, è stata acquistata dalla Regione nel 1955. Da allora a oggi la villa è stata quasi sempre usata come sede di rappresentanza, tranne per un breve periodo degli anni sessanta, in cui al suo posto si usò la Villa Scano di viale Trento, e tra il 2004 e il 2009.
Tra le bellezze il parco della villa, grande 17.000 metri quadrati, che ospita numerose essenze arboree, tra cui gli unici terebinto della Sardegna e alcune sculture di Pinuccio Sciola. Nell’edificio anche alcune interessanti opere d’arte tra cui l’Eleonora D’Arborea e La rivoluzione di Giovanni Maria Angioy del 1958 di Foiso Fois.
SACRO CUORE Aperto al pubblico, quest’anno, anche il complesso dell’istituto Sacro Cuore delle Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli, in via Macomer. Da vedere, in particolare, la cappella dell’Istituto. L’interno dell’edificio è completamente affrescato dal pittore Giovanni Bacicia Scano. Vi si trovano tre grandi affreschi simili a grandi quadri per lato, tre sul lato destro e tre sul lato sinistro.
Biasi.
L’OSPEDALE CIVILE L’altra novità è l’ospedale civile, visitabile, naturalmente, nelle zone non occupate dai degenti. Progettato da Gaetano Cima, fu costruito tra il 1844 e il 1848, quando fu inaugurato. Ma il suo sviluppo durò sino al 1937 quando, anche grazie a cospicue donazioni private, furono realizzate alcune sopraelevazioni. Saranno visitabili anche alcuni dei numerosi corpi staccati, tra i quali la suggestiva farmacia.
Fabio Manca
 
6 – L’Unione Sarda
Carbonia (Pagina 17 - Edizione PC)
Uno studente su 10 si ritira
Dati allarmanti dagli Stati generali della scuola
Lo scorso anno soltanto la metà degli allievi è stata promossa a giugno
 
Uno su dieci si è ritirato prima della fine dell’anno scolastico e soltanto meno della metà è stato promosso a giugno. In base ai dati sulla stagione di studi 2009-2010, è allarmante la situazione della dispersione scolastica e delle bocciature nelle scuole superiori del territorio.
LA CRISI Uno dei motivi, sostanzialmente un fattore psicologico, è rappresentato anche dalla crisi economica del territorio: le difficoltà di molte famiglie si ripercuotono sugli adolescenti che finiscono per demotivarsi. I libri non sono più la priorità. Se si aggiungono poi i problemi del trasporto pubblico, con pendolari che arrivano a casa due ore dopo la fine delle lezioni a causa di certi orari delle corse davvero impossibili, e l’edilizia scolastica insufficiente, allora si spiega questo stato di salute infelice dell’istruzione superiore di secondo grado.
STATI GENERALI La situazione è emersa alcuni giorni fa a Carbonia nel corso della prima conferenza degli stati generali della scuola organizzata dalla Provincia. Il quadro, riferito al 2010, è tutt’altro che rassicurante: su 6.449 studenti iscritti, 677 (cioè il 10 per cento) ha gettato la spugna prima di finire l’anno scolastico. I ragazzi promossi direttamente a giugno sono stati 3.203, cioè meno del 50 per cento. Di conseguenza sono risultate alte anche le percentuali dei bocciati (1.160, quasi il 18 per cento) e dei rimandanti a settembre (1.365, ovvero il 21 per cento).
GLI ESPERTI Inevitabile la riflessione della Provincia e degli stati generali della scuola, anche alla luce di un fatto: nel Sulcis l’offerta degli indirizzi formativi non è ristretta. Per alcuni esperti, come il presidente del Centro iniziativa democratica insegnanti, Rosa Maria Maggio, «la dispersione scolastica è anche l’esito di un processo sociale che porta alla disaffezione verso l’apprendimento». Insomma, per usare le parole del docente universitario di Pedagogia Alberto Granese «nel Sulcis il fenomeno dell’abbandono matura in un contesto economico demotivante».
I CASI Insomma, si studia di meno per colpa della crisi. Non è valso ovviamente per tutte le scuole, ma ci sono stati casi limite. All’Ipia Ferraris di Iglesias il 29 per cento degli iscritti si è ritirato: «Molti forse hanno confuso - spiega il preside Alberto Mantega - lo studio professionale con i corsi professionali, senza nulla togliere a questi ultimi». All’istituto Angius di Portoscuso sono stati bocciati il 48 per cento degli studenti: «Una stagione non felice - afferma la preside Antonietta Cuccheddu - ma è evidente che le difficoltà del territorio si ripercuotono in famiglia e nei ragazzi». Alto anche il livello dei ritiri (19 per cento) all’Istituto Angioy di Carbonia: «Molti ragazzi - analizza il vice preside Fernando Floris - hanno scelto di studiare da privatisti e molti hanno chiesto il trasferimento». Le contromisure spettano alle istituzioni pubbliche. Per l’assessore Alessandra Pintus «Il sistema scuola va ripensato coinvolgendo in modo attivo i giovani per progettare interventi didattici efficaci».
Andrea Scano

LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
Concorso per la Città della scienza
L’ateneo cerca idee per le facoltà scientifiche nel complesso di Monserrato
 
 CAGLIARI. L’università cerca idee per progettare una cittadella della scienza dove sia agevole studiare, far lezione, ricercare senza che questa diventi un’astronave ma sia, al contrario, un insieme di edifici che si armonizzano con i blocchi della facoltà di Medicina. In una decina di giorni gli uffici dell’ateneo avranno pronto il bando del concorso di idee indirizzato ad architetti e ingegneri per far crescere il complesso di Monserrato dedicato a Scienze e Farmacia.
 Il rettore Giovanni Melis crede in questa operazione pensata per agevolare gli studenti e i professori, favorire la didattica e gli scambi culturali, tenere assieme insegnamenti diversi legati da necessità comuni. Dovrà essere un luogo confortevole, razionale, di facile accesso. Nel nome della scienza, il bando chiederà che i progettisti si cimentino su un centro per i servizi comuni necessari alla ricerca scientifica, anche questo alla fine luogo di incontro di cervelli, personalità, menti curiose e discepoli che cercano un loro futuro. I soldi per la progettazione ci sono: «Un finanziamento regionale - sottolinea il rettore che ricorda sempre il sostegno della Regione per lo sviluppo dell’università - e anche fondi d’ateneo. Si tratta infatti di un’opera di grande importanza per tutto l’ateneo».
 Altra cosa è il blocco Q, l’ultimo immobile ancora da costruire dell’insieme di edifici che formano la facoltà di Medicina. E’ stato finanziato per intero, dopo anni di attesa: la didattica e anche parte dell’assistenza resa dalla facoltà di Medicina sono tutt’ora faticosamente divise in due, una a Monserrato e l’altra nel vecchio San Giovanni di Dio e alla clinica Macciotta. Un terzo dei progetti di sviluppo della facoltà sono bloccati dall’edilizia universitaria lasciata a metà.
 Il San Giovanni sgomberato dalle cliniche universitarie forse sarà oggetto di un accordo col Comune perché accolga alcuni musei che in città non possono nascere causa carenza di location prestigiose, suggestive, storiche quanto basta. La clinica Macciotta se sarà svuotata anche questa potrebbe seguire la sorte del San Giovanni oppure diventare un opportuno prolungamento dell’ex clinica Aresu, ora sede del centro di ricerca Crenos e dell’intera facoltà di Lingue. E’ qui che in ateneo si parla di allestire la foresteria per gli studenti e i professori stranieri, una struttura indispensabile se l’università vuol continuare a marciare sulla strada dell’internazionalizzazione, indicata come unica via d’uscita per far crescere ricerca e didattica. E’ l’unico neo riscontrato da docenti e studenti stranieri: Cagliari offre poca ospitalità a chi viene per studiare e per fare ricerca, il mercato dei fitti non fa distinzione nel pretendere mensili elevati e troppo spesso in nero, non esistono case dello studente nei pressi delle facoltà universitarie. La foresteria nell’ex clinica Aresu non deve essere costruita dal nulla, dopo un’opportuna ristrutturazione si può utilizzare l’edificio davanti alla clinica dove c’era l’auditorium e l’aula delle lauree. Ultimo capitolo: gli alloggi per gli studenti fuorisede, ma questa è un’istanza per il prossimo sindaco di Cagliari.
 
Pagina 1 - Cagliari
L’ateneo premia le eccellenze e le presenta al mondo del lavoro
 
CAGLIARI. I 22 migliori laureati dell’università di Cagliari verranno premiati in rettorato il 16 maggio prossimo con fondi della dotazione dovuta al versamento del 5 per mille a favore dell’università da parte dei contribuenti sardi. La cerimonia si tiene per il secondo anno. Ideata per sottolineare l’impegno dei giovani più meritevoli, per dare una visibilità virtuosa e tangibile al merito, quest’anno la manifestazione ha un’ulteriore scopo: quello di mettere in evidenza i laureati più brillanti davanti al mondo del lavoro isolano. Come dire: questi ragazzi hanno dimostrato qualcosa, che spazio c’è per le idee, la preparazione, l’entusiasmo in un’isola alla disperata ricerca di soluzioni per il futuro? Un premio ai ragazzi ma anche un richiamo alla responsabilità per imprenditori privati, amministratori pubblici, operatori economici di varia estrazione: facciamo fuggire anche questa ondata di ragazzi bravi o ci sforziamo di trattenerli qui perché aiutino il sistema a riprogettare un futuro sostenibile? La riscoperta del talento come motore per la rinascita di un intero sistema, l’apprezzamento dell’impegno nel cercare una preparazione approfondita e anche lo stimolo che si offre all’intera comunità studentesca nell’applaudire pubblicamente chi si distingue nello studio sono le motivazioni dei premi che verranno assegnati il 16 maggio. Insomma: l’università a poco a poco si è scaricata di una serie di pesi accumulati negli anni e adesso cerca di andare avanti meglio attrezzata verso l’antica missione di formare le nuove leve della cultura e dell’economia. Resta da vedere come risponderanno le vecchie leve di questi due settori.
 
Pagina 1 - Cagliari
A 3 anni dalla laurea il 90% ha un’occupazione
Il 25 maggio convegno organizzato dall’università sul rapporto tra livello degli studi e occupazione
 
CAGLIARI. Il 25 maggio prossimo in luogo ancora da decidere l’università organizza un convegno che sviluppa i dati proposti agli studenti delle scuole superiori sarde durante la Settimana dell’orientamento, celebrata a Monserrato con un migliaio di studenti venuti da tutta l’isola per capire cosa offre l’ateneo e quali sbocchi occupazionali ci si può attendere. Nella conferenza di presentazione il rettore mise l’accento sul peso che i corsi universitari conclusi in tempi giusti e con un buon impegno nella qualità dello studio possono avere nella ricerca di un lavoro e anche nella lotta sociale alla disoccupazione. Il convegno del 25 maggio entrerà nei dettagli dei vari argomenti appena accennati dal rettore nella conferenza di presentazione della Settimana dell’orientamento e si propone di offrire agli studenti sardi uno sunto veritiero delle possibilità che l’università apre a chi si iscrive e arriva alla laurea. Non è una novità che la laurea metta in moto un ascensore sociale che altrimenti è molto più faticoso azionare. Negli Stati Uniti fondazioni, istituti privati, imprenditori, il governo investono milioni di dollari in borse di studio per trovare cervelli, farli studiare e mettere in circolazione il mix di talento e preparazione di cui nessuna società può dire di non avere bisogno. Il rettore Melis ha dimostrato dati alla mano che anche nella piccola Italia e nell’ancor più piccola Sardegna gli studi universitari e la laurea riescono a essere un piedistallo di partenza più alto per conquistare un lavoro soddisfacente e una retribuzione adeguata. Iscriversi all’università di Cagliari non è una scelta residuale: è fra le 54 università italiane che partecipano alla ripartizione della quota premiale del ministero per la qualità della didattica e della ricerca. Cagliari è al ventunesimo posto di questa graduatoria. A tre anni dalla laurea il 90 per cento dei giovani ha trovato un lavoro. A due anni l’86 per cento. I laureati del 2009 a un anno dalla laurea hanno trovato lavoro tutti quelli usciti da Medicina, l’83 per cento da Giurisprudenza, il 72 per cento da Ingegneria. A tre anni dalla laurea sono al 92 per cento da Farmacia, al 93 per cento da Ingegneria, all’85 per cento da Scienze della formazione. Nel complesso i laureati del 2007 usciti dall’ateneo cagliaritano a tre anni dalla laurea avevano trovato lavoro al 90 per cento. Un dato: la maggior parte ha trovato occupazione in Sardegna.
 
8 – La Nuova Sardegna
Prima Pagina
UNIVERSITÀ
No all’ateneo unico
ATTILIO MASTINO
 
Le università italiane stanno dando applicazione da qualche mese alla «Grande riforma» voluta dal ministro Maria Stella Gelmini.
 
Pagina 17 - Fatto del giorno
SEGUE DALLA PRIMA
Contro la riforma imposta dal governo servono sinergie tra i due atenei sardi
Il progetto del ministro punta ad una forzosa integrazione tra università solo per ridurre i costi
 
Un progetto, quello che il governo vuole attuare, imposto nonostante le accese contestazioni e le proteste contro una legge considerata punitiva verso il mondo universitario: l’approvazione dei nuovi statuti è prevista entro il mese di luglio e le commissioni statutarie stanno ormai ultimando il loro lavoro. Rimangono molti punti interrogativi sulle funzioni degli organi di governo e sulle modalità di costituzione dei dipartimenti. Tra gli aspetti che appassionano di più gli addetti ai lavori c’è questa sorta di spaventosa «transumanza» dei docenti e del personale dalle Facoltà ai Dipartimenti di nuova istituzione, ai quali verrà affidata ogni competenza in materia di ricerca, di formazione, di trasferimento e di assistenza.
 C’è però un aspetto che rischia di passare sotto silenzio: l’articolo 3 della legge 240, nel quadro degli interventi per contenere la spesa pubblica, introduce incentivi per la federazione e la fusione degli atenei, con l’intento di razionalizzare la distribuzione delle sedi universitarie. Abbiamo già avuto numerose avvisaglie di questi orientamenti con il blocco di nuove iniziative formative nelle sedi gemmate deciso con decreto dal ministro: Nuoro, Oristano, Olbia, non potranno progettare nuovi corsi di laurea. E poi con le decisioni adottate sulla formazione degli insegnanti, che sarà organizzata su base regionale: sarà attivato un solo corso di laurea presso l’ateneo con maggior numero di studenti. Il numero delle scuole di specializzazione mediche viene ridotto con un’unica sede in Sardegna. Una dimensione regionale sarà a breve adottata anche per i test d’ingresso ai corsi di laurea a numero programmato, per Odontoiatria e Medicina, con gravi scompensi e disagi, legati alla rilevante differenza di potenza demografica che comporterà un ripiegamento su Cagliari, che pure è collocata in posizione decentrata rispetto al resto di una Sardegna che si desertifica al suo interno. L’orientamento del ministro è chiarissimo e la fusione tra atenei di una stessa regione è fortemente raccomandata.
 A Sassari il Senato accademico ha chiesto al Rettore di manifestare pubblicamente la netta contrarietà a questo disegno governativo, che d’altra parte contrasta con le politiche ben più aperte e generose della Regione Sardegna: come è noto l’Università di Sassari celebrerà tra qualche mese un anniversario, quello dei 450 anni dalla nascita del collegio gesuitico; ma anche l’Università di Cagliari ha una storia che affonda nell’età spagnola. La regionalizzazione del sistema universitario e la concentrazione in un’unica sede sarà forse possibile in realtà differenti: Sassari dista da Cagliari duecentoventi chilometri, mentre tutte le altre Università italiane si trovano a breve distanza tra loro. Senza parlare dell’insularità e dei collegamenti da terzo mondo, con costi significativi dei trasporti a carico degli studenti. Paradossalmente da Alghero è più semplice raggiungere Barcellona piuttosto che Cagliari.
 Non c’è nessuna ragione scientifica o territoriale per un ripiegamento su Cagliari; sarebbe sciocco non contrastare il volano che tende a distorcere l’allocazione di investimenti, risorse, popolazione. Conosco troppo bene le posizioni del Rettore dell’Università di Cagliari, l’amico Giovanni Melis: ci lega un rapporto di amicizia, una piena sintonia di obiettivi e di progetti. Dunque il progetto di fusione dei due atenei non è all’ordine del giorno, ma semmai occorre lavorare di più per la nascita di un sistema universitario regionale, articolato in due università distinte, proiettate ciascuna per suo conto in una dimensione internazionale. Attraverso un accordo di federazione, i due Senati accademici dovranno discutere la programmazione strategica e l’offerta formativa definendo sinergie, evitando duplicazioni, premiando le eccellenze, mantenendo un equilibrio che razionalizzi i corsi di laurea. Se non intervenissimo con decisione, il declino del sistema universitario della Sardegna avrebbe riflessi sulle future generazioni: il nostro compito è colmare le lacune nella conoscenza, aumentare il numero dei laureati, offrire ai giovani sardi un ambiente formativo aperto e internazionale. Occorre declinare il processo di internazionalizzazione partendo dalla Sardegna, favorendo la nascita di un ambiente cosmopolita, aperto, ricco di stimoli, con una molteplicità di punti di vista.
 Non è sufficiente limitarci a sostenere la mobilità studentesca: occorre adottare altre misure, come far nascere corsi di laurea internazionali, garantire un livello di conoscenza delle lingue straniere di eccellenza, impartire un numero adeguato di lezioni in lingua straniera, promuovere soggiorni lunghi all’estero attraverso i dottorati, garantire una conoscenza tecnologica e informatica diffusa. Occorre dare agli studenti punti di vista nuovi, orizzonti più larghi, mentalità più aperte. L’ambiente di apprendimento deve coinvolgere di più anche la città che ci ospita, con spazi di qualità dove lo studente incontri i sui abitanti, restituendo alla città un potenziale formativo. Anche Sassari deve crescere più velocemente e sentire la responsabilità di ospitare una prestigiosa università, estendendo le sue offerte culturali, con una elevazione della qualità della vita e degli incontri sociali.
* RETTORE UNIVERSITÀ DI SASSARI
 
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Sardegna
Staminali, nell’isola record di donatori
Trapianti di midollo osseo: la Sardegna comanda la classifica
 
FIRENZE. È la Sardegna la regione più sensibile alla donazione di cellule staminali emopoietiche, quelle in grado di rigenerare il midollo osseo. È uno dei dati diffusi durante il quinto congresso del Gitmo (gruppo italiano trapianti di midollo osseo), in corso al palazzo degli Affari di Firenze: l’isola, con 1230 iscritti al registro donatori ogni centomila abitanti, è al vertice della classifica nazionale, quella che vede all’ultimo posto la Campania (solo 56 benefattori su centomila abitanti). «È una regione particolarmente colpita dall’anemia mediterranea - spiega Alberto Bosi, presidente di Gitmo e ordinario di malattie del sangue all’università di Firenze -, una patologia che può essere curata proprio grazie alle cellule staminali. Stupisce invece la poca attenzione di alcune regioni ad altissima densità abitativa, ma scarsamente aderenti al registro». Dopo, la Sardegna, nella classifica positiva si piazza il Veneto (1046), poi l’Emilia Romagna (963). Troppo pochi donatori, in ogni caso, vista l’alta incidenza di malattie come le leucemie acute, immunodeficienze congenite, i mielomi, i linfomi e l’anemia mediterranea, che hanno il 50% di guarigione entro 5 anni grazie alle staminali. Per incentivare l’iscrizione al registro donatori è in programma una serie di iniziative: la prima dal 16 al 19 giugno a Roma, con la quarta edizione di BaskeTiamo.
 
10 – La Nuova Sardegna
Pagina 29 - Sassari
I mercoledì della politica territoriale catalana
Oggi all’ex Asilo Sella la prima di cinque conferenze organizzate da Architettura
 
ALGHERO. Cinque mercoledì dedicati allo sviluppo delle città e alle politiche territoriali della Catalogna. Li organizza - da stasera alle 20,30 nella sede dell’ex Asilo Sella, in via Garibaldi - la facoltà di Archittetura in collaborazione con la Xarxa Vives d’Universitats e l’Espai Llull (la rappresentanza della Regione catalana ad Alghero), che attraverso l’esperienza e gli studi urbanistici del geografo Oriol Nello, analizzerà per l’intero mese di maggio le innovative politiche applicate dai catalani nella regolamentazione dello sviluppo e nella trasformazione del paesaggio urbano. Un tema attualissimo dal quale si potranno trarre utili spunti di riflessione per la gestione dello sviluppo del territorio locale.
 Le nuove città e le politiche abitative, i problemi dei quartieri in declino e le borgate, il delicato passaggio da città a metropoli con l’importate gestione delle trasformazioni paesaggistiche e il piano di tutela delle coste nello sviluppo turistico. Queste le tematiche in calendario che verranno analizzate durante i cinque incontri, il primo dei quali è previsto per oggi.
 I seminari presenteranno l’esperienza catalana che davanti ad alcune dinamiche di urbanizzazione,portatrici di molteplici vantaggi ma anche di notevoli problemi sociali, ambientali ed economici, che ha continuato ad rinnovarsi nella ricerca di nuove forme di gestione delle trasformazioni territoriali a beneficio della collettività. Il geologo Oriol Nello esporrà le modalità di leadership portate avanti dal governo catalano con l’obiettivo di orientare e correggere l’evoluzione della città e del territorio portando a testimonianza l’esperienza diretta avuta come membro del Parlamento di Catalogna (dal 1999 al 2003) e segretario per la Panificazione del governo catalano (dal 2003 al 2011). Nello attualmente è professore nel Dipartimento di Geografia dell’Università autonoma di Barcellona e membro dell’ «Institut d’Estudis Catalans». Da questa primavera la Facoltà di Archittettura dell’Università di Sassari ha scelto di inserire il professor Nello all’interno del suo organico docente. Per gli studenti di archittettura la redazione di un documento sui temi trattati nel corso delle conferenze darà diritto a un credito.
 
11 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
Il Crimm aderisce all’iniziativa
 
 CAGLIARI. Il Centro di ricerca sui modelli di mobilità del dipartimento di Ingegneria del territorio dell’università (Crimm) ha aderito alla campagna per la mobilità sostenibile «1x100». La partecipazione del Crimm (spiega Marina Boetti presidente dell’associazione Pamoja che ha lanciato la campagna) non sarà una semplice adesione ma, alla luce dello studio sulla mobilità condotto sul metrò leggero (Casteddu Mobility Style), si sostanzierà in un progetto di collaborazione con la campagna «1x100» più ampio, con l’obbiettivo congiunto di promuovere la metropolitana leggera, uno dei cardini della mobilità sostenibile.
 
12 – La Nuova Sardegna
Pagina 39 - Cultura e Spettacoli
E i nuragici presero la luna
Arnold Lebeuf: «Il sito di Santa Cristina è un osservatorio»
WALTER PORCEDDA
 
«Il pozzo nuragico di Santa Cristina? Un osservatorio astronomico perfetto. Un sistema raffinato per calcolare un fenomeno di grande complessità come quello delle fasi lunari e prevedere le eclissi». Sembra non avere dubbi Arnold Lebeuf, francese archeoastronomo, docente di storia delle religioni presso l’università di Cracovia che scoprì per caso l’esistenza del pozzo sacro nel 1973, in un convegno in Bulgaria, grazie a un articolo di Carlo Maxia ed Edoardo Proverbio. Molti anni dopo, nel 2005, approdò nell’isola per compiere ricognizioni e studi approfonditi ora raccolti nel volume, «Il pozzo di Santa Cristina, un osservatorio lunare» (edizioni Tlilan Tlaplan) che l’autore ha presentato ieri nella sala dei Salesiani. Oltre duecento pagine, tra testi, calcoli scientifici, splendide foto (in parte realizzate dal fratello Guillaume e Tomas Stanco) che raccontano una tesi sbalorditiva. Tremila anni fa su quell’altopiano a due passi dalla Statale 131, i nuragici edificarono, nell’arco di diversi anni, una elaboratissimo osservatorio. Tale da suggerire conoscenze astronomiche e scientifiche avanzatissime in un’epoca così lontana. Un fatto probabilmente unico nella nostra geografia occidentale.
 E così sul sito archeologico improvvisamente sembrerebbe accendersi una luce e allo stesso tempo aprirsi un enigma. Perchè di quel raffinato sapere nuragico non è rimasta traccia? Si deve forse rivedere la tesi il pozzo fosse dedicato al culto delle acque?
 «L’uno non esclude l’altro - risponde Lebeuf - Era un tempio delle acque come tantissimi altri nell’Isola. Qui, come citavano già Maxia e Proverbio nel loro articolo, la luna si rispecchia nel fondo del pozzo ogni 18,6 anni. Si chiama il ciclo del drago. Quando lo vidi nel 2005, costruito con le pietre e i gradini a degradare restai impressionato. E mi chiesi: se davvero si può verificare che la luce della luna ogni 18 anni giunge nel fondo del pozzo vuol dire che negli altri anni arriverà ad altri livelli. E questo significa che il sito non è più solo un luogo rituale, ma forse, un autentico strumento scientifico. Cioè un osservatorio. Non ha nulla a vedere con l’orientamento dei templi o delle chiese. A Santa Cristina è qualcosa di diverso e straordinario. Soprattutto per l’epoca: mille anni prima della nostra era. Qualcosa da far venire il mal di testa agli storici della scienza».
 Lebeuf è anche cosciente di eventuali polemiche sulla sua teoria. «Ci saranno studiosi che non saranno d’accordo, ma per me, in base ai risultati delle osservazioni e dei calcoli, l’eccellenza della sua realizzazione è di tale precisione che per un solo istante si possa pensare sia frutto del caso. Ci sono troppi elementi concomitanti che vanno tutti nella stessa direzione, e complementari gli uni con gli altri, che fanno del sito un autentico apparecchio di osservazione scientifico.
 Come sono riusciti a costruirlo? Occorre una perfetta conoscenza delle teorie lunari, la cosa più difficile da studiare nell’astronomia. Poi bisogna disegnare un progetto perfetto. Non si può costruire mano a mano che si osservano le fasi del satellite. È stato pianificato punto per punto prima di scavare sulla roccia. Sapevano esattamente cosa avrebbero costruito. Un lavoro di maestria straordinaria che tuttora non riesco ancora a comprendere fino in fondo».

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